Pensiero
Elon Musk ha fatto figli con l’utero in affitto e evitato la guerra atomica. Potrebbe essere l’anticristo, ma va bene così
La notizia finita sui giornali è che Elon Musk avrebbe avuto un altro figlio, l’11°, nel giugno del 2022. Lo si apprende dalla biografia dedicata al magnate sudafro-statunitense a opera dello storico Walter Isaacson in uscita, la stessa che ha rivelato che Musk avrebbe spento i satelliti Starlink quando l’Ucraina stava colpendo la Crimea – come ha fatto ieri notte distruggendo un sottomarino e una nave da sbarco russi.
Quotidiani e TV la prendono come grande succulento pezzo di gossip da lanciare ai lettori che oramai hanno imparato a conoscere Musk, che è un personaggio che riesce a far notizia ogni giorno, più volte al giorno. Ci informano che la madre sarebbe la ex fidanzata canadese, la musicista Claire Bouchier, in arte Grimes.
Il succo della notizia è: guarda qui, pettegolezzo sulle celebrità, miliardario e cantante. Guarda quanti figlio ‘sto Musk.
Bisogna capire che la storia dietro è un po’ più complicata, e difficilmente pubblicabile, specie se si vuole fare solo gossip.
Innanzitutto, l’ultimogenito (?) Techno Mechanicus Musk, detto Tau, sarebbe nato, come la precedente figlia avuta da Grimes – la bambina si chiama Exa Dark Sierael Musk – via maternità surrogata.
Il che significa che il bimbo è stato prodotto in laboratorio e poi impiantato in una donna che ha affittato il suo utero all’ultramiliardario e la cantante.
Potrebbe non essere nemmeno l’unica donna con cui ha fatto figli affittando uteri altrui: in rete si sprecano le speculazioni su chi sia il vero padre di Oonagh Paige Heard, la figlia dell’attrice Amber Heard – divenuta nota ai più per lo scatologico processo intentatole dall’ex marito Johnny Depp – apparsa nel 2021. La Heard e Musk si erano frequentati nel 2016. Nel 2020 il giornale britannico Mirror aveva scritto che la Heard «era impegnata in una battaglia legale con Elon Musk per gli embrioni congelati». Della eventuale paternità di Musk non vi è alcuna conferma, e la Heard non ha rivelato chi sia il padre avuto via surrogata.
Techno «Tau» Mechanicus è il terzo figlio avuto con Grimes, che, ricordiamolo, è con probabilità la più grande cantautrice vivente, una musicista che per creare la sua musica eterea e sottile è capace di miscelare e superare generi che non hai mai sentito nominare e che magari nemmeno esistono ancora.
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Il primo figlio, X AE A-XII Musk, era nato nel 2020. Il bimbo compare spesso nel prezioso feed Twitter di Musk, che sembra portarlo in giro spesso, ed è genuinamente entusiasta del fatto che gli somigli terribilmente: pubblica foto comparative di lui da bambino e del piccolo X che in effetti gli danno ragione.
Practicing martial arts with my sparring partner pic.twitter.com/bifsH2Mejs
— Elon Musk (@elonmusk) August 12, 2023
In un’intervista l’anno scorso, era saltato fuori che Musk e Grimes avevano avuto una figlia, però con la surrogata. Con il primogenito Grimes aveva avuto, a quanto dice, una gravidanza travagliata, e non voleva più avere quei problemi.
L’esperienza dell’essere incinta era stata in qualche modo messa in musica in una canzone, ipnotica e bellissima, di fine 2019, «So Heavy I Fell Through the Earth» («Così pesante che sono caduta attraverso la Terra»).
La settimana scorsa, in un post su Twitter, la cantante pareva alludere al fatto che Elon non le stesse facendo vedere il figlio (forse l’unico concepito naturalmente?) e che rispondesse più né a lei né al suo avvocato. Il tweet è stato poi cancellato
Tuttavia il ragazzo-padre mica si è fermato lì. Durante l’estate dello scorso anno emerse che Shivon Zilis, una dirigente di Neuralink, la società di Musk che vuole impiantare chip nel cervello degli esseri umani, nel novembre 2021 aveva segretamente partorito due gemelli. Non si sa niente, in questo caso, dei pargoli, nemmeno il nome, anche se il cognome ora è stato stabilito, via tribunale, è Musk. Il fatto che siano gemelli potrebbe far pensare alla fecondazione in vitro, ma non esistono informazioni pubbliche in merito.
Il fatto è che la passione della riproduzione in provetta da parte di Musk è risaputa.
Sospettiamo che dietro possa esservi una filosofia gestionale, quella de «first principles thinking»: invece che ascoltare l’opinione di chiunque – della massa di esperti, soprattutto – su una cosa, è meglio pensare scomponendo il problema nei suoi principi, e ricomporre la soluzione. In pratica, mettere in discussione ogni presupposto che pensi di conoscere su un determinato problema, per poi creare nuove soluzioni da zero.
Secondo alcuni, è questa filosofia che ha reso Musk l’uomo più ricco del mondo: quando i colossi dell’auto snobbavano l’auto elettrica, lui calcolò i costi dei materiali e l’avanzamento tecnologico, creando Tesla, ora l’azienda automobilistica più capitalizzata del pianeta.
Quando la NASA e la Roscosmos (l’agenzia spaziale russa) e chiunque altro giudicava impossibile la produzione di un razzo riutilizzabile – in grado quindi, di abbattere immensamente i costi di lancio di materiale oltre la stratosfera – lui creava SpaceX proprio con quell’assunto, e oggi l’azienda è il vero soggetto dominante della cosiddetta Space Economy, e lo sarà per i decenni, forse per i secoli a venire. Anche lì, c’erano dei principi economici e fisici da ritrovare per cercare la soluzione: proprio quello che deve fare uno che ha studiato fisica (non esattamente la materia in cui è più facile laurearsi, anche in Italia) e marketing, come ha fatto Musk.
Anche nella produzione dei figli deve essere scattato un ragionamento del tipo «first principles». E il motivo potrebbe essere tragico: il primo figlio, Nevada Alexander Musk, avuto dalla prima moglie Justine Wilson che era con lui dai tempi del College, è morto d’improvviso quando aveva 10 settimane. Un caso di SIDS, la morte improvvisa dell’infante. Non sappiamo se Musk, che si è detto redpillato riguardo ai danni da vaccino mRNA (lui stesso e suo cugino ne avrebbero subiti) abbia visto che c’è una quantità di letteratura sulla possibile correlazione tra SIDS e vaccini pediatrici.
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La morte del primogenito potrebbe forse aver aperto in Musk la necessità di considerare la questione figli in termini di qualità e di processo.
I figli successivi con la prima moglie furono prodotti con la fecondazione artificiale. Nel 2004 vennero alla luce i gemelli Griffin e Xavier, quest’ultimo noto perché divenuto transgender con il nome di Vivian, fenomeno di cui il padre, con cui il ragazzo trans non vuole avere più nulla a che fare, incolpa la costosa istruzione impartitagli nelle scuole prestigiose, che avrebbero reso il bambino comunista e poi pure trans.
Seguì nel 2006 un’altra infornata via provetta: stavolta il parto fu trigemellare con Kai, Saxon e Damian. Potrebbe esserci una logica informatica: un figlio avuto naturalmente è un single point of failure, mentre con la provetta butti dentro quantità di embrioni, sperando che qualcuno attecchisca, di qui il parto di gemelli, sempre considerando che il resto degli embrioni li puoi conservare in azoto liquido.
In pratica, la maggior parte dei figli di Musk è stato ottenuto sinteticamente.
Come sa il lettore di Renovatio 21, riveste particolare importanza che il miliardario con la prole, l’anno passato sia stato ricevuto dal papa, che non può non essere stato informato che stava per ricevere in udienza, ed immortalato fotograficamente, con una «famiglia» prodotta in laboratorio, quindi (sempre più teoricamente) lontano dalla dottrina cattolica, che di per sé insegnerebbe che la riproduzione artificiale non è accettabile, perché in concreto uccide più embrioni che l’aborto, e sottrae la vita al lavoro naturale di Dio. Come sa il lettore, crediamo che l’incontro Bergoglio-Musk sia servito per sottolineare che la chiesa cattolica sta per aprire alla produzione di esseri umani in laboratorio.
Honored to meet @Pontifex yesterday pic.twitter.com/sLZY8mAQtd
— Elon Musk (@elonmusk) July 2, 2022
Abbiamo un’ipotesi precisa sulla questione della provetta. Gli uomini sintetici che ne escono potrebbero essere quei personaggi di cui parla l’Apocalisse di San Giovanni.
«La bestia che hai visto era ma non è più, salirà dall’Abisso, ma per andare in perdizione. E gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era e non è più, ma riapparirà» (Ap 17, 8)
Niente ci fa pensare che Musk, che pure ha confessato al Saturday Night Live di soffrire di Asperger, si fermerà nel suo uso della provetta. «Bambino maximus!» disse al TG1 quando è tornato qualche mese fa a Roma, a far cosa non si sa, ma ha abbracciato la Meloni, cosa che ci ha ricordato che lui è piuttosto alto e lei no. Guardando la telecamera, diceva che bisognava fare tanti figli, e lui stava facendo la sua parte.
Ho accolto con grande piacere oggi a Palazzo Chigi @elonmusk. Un incontro molto proficuo e un momento di grande cordialità dove abbiamo affrontato alcuni temi cruciali: innovazione, opportunità e rischi dell'intelligenza artificiale, regole europee di mercato e natalità. Avanti… pic.twitter.com/MOQlirj7XC
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) June 15, 2023
Non siamo rimasti indifferenti quando Musk ha cominciato a sfidare il mainstream sul tema della sovrappopolazione – uno dei grandi dogmi della Necrocultura – parlando di implosione demografica, e arrivando a definire il massimo teorizzatore pubblico della «bomba demografica», Paul Ehrlich, come un uomo da disprezzare che ha cagionato immane danno all’umanità (il Vaticano bergogliano, di contro, invita Ehrlich alle conferenze).
E quindi, Musk ha stabilito per «first principle thinking» che il crollo della popolazione vada combattuto con l’uso indiscriminato di provetta e surrogata? Cosa dobbiamo pensare che dirà, quando sarà ultimata la tecnologia dell’utero artificiale?
Lui, intanto, avanza, anche con discrezione, come uno super-spreader – quei personaggi che disseminano provette del proprio sperma per generare una prole sempre più vasta. Abbiamo visto, su questo sito il caso dei donatori spermatici via Facebook, ma vi sono anche casi più profondi, come quel miliardario giapponese che si sta creando un esercito di figli in Tailandia, o il caso antico, non ancora riprotecnologico, di Genghis Khan e la sua discendenza infinita: uno studio del 2003 ha stabilito che almeno 16 milioni di persone che vivono oggi hanno una linea diretta con il condottiero mongolo comprovabile geneticamente.
— Elon Musk (@elonmusk) August 21, 2023
A pensarci, la questione della riprogenetica spinta su mogli e concubine, non è l’unico tratto che sa di apocalisse che esce dal personaggio.
Ciò che sta riuscendo a fare in fatto di business – e di geopolitica – è immenso.
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Con Tesla ha creato un polmone economico gigantesco, per giunta inattaccabile dal punto di vista ecologico, visto che sono le uniche vere auto che non vanno a combustibili fossili (tutti gli altri marchi ci stanno provando, ma la più funzionale delle auto elettriche è la Tesla, punto).
Con SpaceX è divenuto il principale soggetto spaziale privato del mondo, e finanche uno dei principali soggetti spaziali tout court. Possiamo dire che la Space Economy è qualcosa che dipende dallo stimolo dato al settore di Musk, abbattendo i costi di messa in orbita, e divenendo partner strategico della NASA – e cioè dello Stato americano, che non potrà fare a meno di lui nella nuova corsa allo spazio – contro Cina, Russia, India… – appena partita.
Con la costellazione di satelliti Starlink ha silenziosamente disintermediato un settore ancora più difficile di quello delle auto e dei lanci spaziali: quello delle telecomunicazioni. D’un colpo, Musk può rendere obsoleti i grandi vettori telefonici, gli internet provider, l’intero fragile sistema di cavi sottomarini spesso pagati, oltre che dagli Stati-nazione, da Google e Facebook.
Ciò vuol dire che un domani se Musk si inventasse il «Teslaphone», non solo potrebbe distruggere Apple e Samsung e la ridda di cinesi al seguito, ma anche Vodafone, TIM, AT&T, T-Mobile, ogni possibile carrier telefonico della terra. Il guadagno che potrebbe derivarne è incalcolabile.
Di più: l’acquisto di Twitter, ora divenuto X, parla dello stesso progetto di egemonia dell’economia mondiale. X.com era il nome della sua società che divenne in seguito, fondendosi con una società rivale capeggiata da Peter Thiel, PayPal – sì, lo stesso sistema di pagamento tramite cui Renovatio 21 da qualche giorno vi chiede donazioni (ma se ci scrivete vi diciamo per l’IBAN).
Musk riebbe da PayPal il dominio X.com da PayPal qualche anno fa, adducendo che vi era legato sentimentalmente (il nome dei figli prova come l’uomo sia ossessionato dalla lettera X). Ora Twitter, divenuta la sua piattaforma social, si chiama X, e gira sul sito X.com. Il suo valore informativo è stato confermato dalle interviste di Tucker Carlson, ora migrato sul social, viste centinaia di milioni di volte, invece dell’audience di massimo 15 milioni raggiunti con la TV via cavo. Qualcuno parla di morte definitiva della TV.
L’acquisto di Twitter per una cifra da molti considerata esagerata servirebbe, per sua stessa ammissione, non solo a rinstaurare la libertà di espressione uccisa da Biden e dalla pandemia, ma a creare un equivalente americano del social cinese Weibo, attraverso cui i cittadini della Repubblica Popolare non solo scrivono e messaggiano, ma pure pagano nei negozi e online.
Twitter/X sarebbe quindi il ritorno di Musk al tentativo fatto con PayPal di disintermediare gli istituti bancari, creando sistemi di pagamento più rapidi e intuitivi, adatti alla vita digitale.
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Il lettore può cominciare a vedere avvicinarsi i pezzi di questo puzzle pazzesco. È un titanico progetto di disruption totale: disintermediata l’industria dell’auto, disintermediato l’industria spaziale, disintermediati la TV e i media, un domani disintermediate le telefoniche e le banche.
A questo aggiungeteci la possibilità più paurosa di tutte: non vi sarà nemmeno bisogno di telefonini Tesla e forse nemmeno di app, perché i satelliti Starlink potranno interfacciarsi direttamente con i microchip Neuralink che vi avranno impiantato nel cervello.
Senza il segno di Musk – il segno X – non potrai né comprare né vendere…? Non potrai più vivere?
Tutte queste che stiamo qui descrivendo sono, sì, componenti della politica dell’anticristo – dal segno della Bestia all’esercito di umanoidi il cui nome, come scrive la Rivelazione, non è scritto nel libro della vita.
Lui lo sa, qualcuno deve averglielo detto. Ecco che ad una festa dell’anno scorso si è vestito con un’armatura col segno del Satana-Bafometto, un costume da «devils’ champion», diceva lui, «il campione del diavolo». Le foto che gli hanno fatto gli sono piaciute al punto che per mesi ha usato un primo piano in costume satanico come foto di profilo.
Videocollegato con un evento mondialista a Dubai sette mesi fa, forse ha messo le mani avanti, quando ha dichiarato che l’idea di un «governo mondiale unico» rappresenta un «rischio di civiltà».
Nel mondo, tuttavia, lui già conta moltissimo. Hanno detto che, spegnendo i satelliti Starlink mentre l’Ucraina l’anno scorso stava per attaccare la Crimea, potrebbe aver evitato al mondo una reazione nucleare russa e una controreazione altrettanto nucleare da parte della NATO.
Elon ha un piano di pace per la Crimea che, lo ha detto pure il portavoce del Cremlino Peskov, è sensato. C’è tra Musk e il più atomico degli alti funzionari russi, una strana relazioni di tacita simpatia: Medvedev arrivò a scrivere, come previsione del 2023, che gli USA sarebbero andati incontro ad una guerra civile, e gli Stati repubblicani al termine di essa avrebbero eletto Elon Musk come presidente.
Come dire: con la guerra russo-ucraina, il peso geopolitico di Musk è evidente a chiunque. Anche se fuori dal potere costituito – odia Biden e lo insulta (la Casa Bianca ha fatto due eventi sull’auto elettrica senza mai invitare il più grande produttore!) – è in qualche modo in una altissima stanza dei bottoni: se l’è costruita lui, tra satelliti e social network.
E quindi, è lui il figlio dell’iniquità che stiamo aspettando? Sappiamo che l’anticristo sarà fascinoso, riuscirà ad attrarre tante persone per bene, perché sarà presentato come uomo di pace – e il processo della sua accettazione da parte dell’umanità come opzione «giusta» è descritto bene nei lavori letterari di Robert Hugh Benson e Vladimir Solovev.
Ovviamente non abbiamo la risposta, non possiamo averla, e anzi confidiamo che un po’ ci dispiacerebbe, perché ci sta tanto simpatico, e pure abbiamo ammirazione di lui e dei suoi prodotti (qui eccelle come un genio assoluto: nel product design).
Cosa dobbiamo dire? Preferiremmo che l’anticristo fosse uno come Bill Gates, che già ci sta sulle palle, e che Elon ha già perculato a dovere, vendicandoci un pochino per quello che abbiamo subito nel biennio pandemico.
Se toccasse di capire che è lui, pazienza, ce ne faremo una ragione. Anzi ci potrebbe andare pure bene, almeno sappiamo che faccia ha, e non è nemmeno antipatico. Sempre considerando che sappiamo perfettamente come la storia andrà a finire.
«E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco» (Ap 20,15)
Roberto Dal Bosco
Pensiero
Verso il liberalismo omotransumanista. Tucker Carlson intervista Dugin
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Carlson chiede a Dugin cosa sta succedendo nei paesi di lingua inglese: «gli Stati Uniti, il Canada, la Gran Bretagna, la Nuova Zelanda, l’Australia hanno deciso all’improvviso di rivoltarsi contro se stessi con questo grande tumulto. E alcuni comportamenti sembrano molto autodistruttivi. Da dove pensa, come osservatore, che provenga questo?» «Credo che tutto sia iniziato con l’individualismo» risponde Dugin. «L’individualismo era una comprensione sbagliata della natura umana, della natura dell’uomo. Quando si identifica l’individualismo con l’uomo, con la natura umana, si tagliano tutti i suoi rapporti con tutto il resto. Quindi si ha un’idea molto particolare del soggetto, del soggetto filosofico come individuo». Qui Dugin offre una visione in linea con quella del tradizionalismo cattolico: «tutto è iniziato nel mondo anglosassone con la riforma protestante e prima ancora con il nominalismo: l’atteggiamento nominalista secondo cui non esistono idee, ma solo cose, solo cose individuali» spiega il filosofo. «Quindi l’individuo, era la chiave ed è tuttora il concetto chiave che è stato posto al centro di un’ideologia liberale e del liberalismo poiché, nella mia lettura, è una sorta di processo storico e culturale, politico e filosofico di liberazione, dell’individuo, di qualsiasi tipo di identità collettiva, collettiva o che trascenda quella individuale». «Tutto è iniziato con il rifiuto della Chiesa cattolica come identità collettiva, dell’impero, dell’impero occidentale come identità collettiva. Successivamente si è trattato di una rivolta contro uno Stato nazionalista come identità collettiva a favore di una società puramente civile. Dopo quella guerra, nel XX secolo ci fu la grande battaglia tra liberalismo, comunismo e fascismo. E il liberalismo ha vinto ancora una volta. E dopo la caduta dell’Unione Sovietica è rimasto solo il liberalismo».Ep. 99 Aleksandr Dugin is the most famous political philosopher in Russia. His ideas are considered so dangerous, the Ukrainian government murdered his daughter and Amazon won’t sell his books. We talked to him in Moscow. pic.twitter.com/4LrO0Ufg9P
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) April 29, 2024
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Pensiero
Vi augurano buona festa del lavoro, ma ve lo vogliono togliere. Ed eliminare voi e la vostra discendenza
Buona festa dei lavoratori! Ve lo ripetono da tutte le parti, del resto è una festa importantissima per la Repubblica: il Venerdì Santo, il giorno in cui Dio muore per l’umanità secondo quella che in teoria è la religione maggioritaria del Paese, si lavora. Il giorno dei morti, pure. Il Primo maggio, invece, no: vacanza.
Questo basterebbe a far comprendere qual è la vera religione che lo Stato italico vuole imporre alla sua popolazione – del resto, il suo libro sacro, la Costituzione, scrive al suo primo articolo che la Repubblica stessa è fondata sul lavoro – espressione incomprensibile, se non comprendendo la smania sovietica che avevano i comunisti e la sciocca acquiescenza dei democristiani che glielo hanno lasciato scrivere, accettando pure di lasciare fuori dalla Carta la parola «Dio».
Il dio della Costituzione, il dio della Repubblica è il lavoro?
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La divinizzazione politica di un concetto astratto, di un’attività umana, non solo l’indice della volontà di laicizzazione dello Stato. Poggia, essenzialmente, nel rigetto di avere per la cosa pubblica il fondamento del Cristianesimo.
Non è un caso che la festa del dio-lavoro avvenga l’indomani della notte di Valpurga, ritenuta nei secoli un momento di vertice dell’ attività del male sulla Terra – in genere, su Renovatio 21, facciamo ogni anno un articolo sull’argomento, annotando gli eventi concomitanti. La realtà è che la festa del Primo maggio è un tentativo di inculturazione, o meglio, di reintroduzione di usanze pagane – in particolare la festa celtica chiamata Beltane, di cui parla anche J.G. Frazer nel suo studio su magia e religione dell’antichità europea Il ramo d’oro.
La prima menzione di Beltane è nella letteratura irlandese antica dell’Irlanda gaelica. Secondo i testi altomedievali Sanas Cormaic (scritto da Cormac mac Cuilennáin) e Tochmarc Emire, Beltane si teneva il 1° maggio e segnava l’inizio dell’estate. I testi dicono che, per proteggere il bestiame dalle malattie, i druidi accendevano due fuochi «con grandi incantesimi» e guidavano il bestiame in mezzo a loro.
La vulgata progressista del Primo maggio, nata nel secondo Ottocento, si attacca quindi a questo sostrato antico, non cristiano, alla guisa di come ha fatto la Chiesa con alcune festività nel corso dell’anno.
Quindi: un nuovo dio, una nuova religione. Ma il problema è che neanche i suoi stessi sacerdoti ci credono. I loro discorsi – i loro incantesimi – sono inganni, sempre più infami, sempre più ridicoli.
Abbiamo sentito ieri il segretario generale CGIL Maurizio Landini dichiarare che «il governo Meloni difende il fossile e nega il cambiamento climatico, come si può pensare di cambiare modello di produzione?». Lo ha detto ad un evento dell’«Alleanza Clima Lavoro», di cui apprendiamo l’esistenza. Stendiamo un velo pietoso sull’attacco ai combustibili fossili, che fossili non sono (no, il petrolio non è succo di dinosauro!), che dimostra un allineamento con i gruppi ecofascisti più estremi e grotteschi visti negli ultimi anni – e pagati da chi, possiamo intuirlo.
Quindi: prima il «clima», poi i lavoratori. L’intero sistema industriale va cambiato per favorire l’ambiente, non l’uomo che lavora: conosciamo questa solfa, ora condita automaticamente dal terrorismo climatico. Si tratta di un’idea che avanza da tanto tempo, e si chiama deindustrializzazione.
Come abbiamo ripetuto tante volte su questo sito, la deindustrializzazione altro non è che deumanizzazione. Cioè, riduzione non dei lavoratori, ma della quantità stessa di esseri umani che camminano sul pianeta. Ciò era chiaramente esposto nelle opere di Aurelio Peccei e compagni oligarchi, quando l’élite – la stessa che stava dietro al Club di Roma, Club Bilderberg, WWF, etc. – cominciò a lavorare decisamente alla riduzione della popolazione.
Non è possibile diminuire il numero di esseri umani sul pianeta se si continua a produrre. Perché l’industria – il lavoro – dà cibo, e il cibo dà la vita, e la vita si moltiplica. La filiera dell’essere deve essere interrotta, molto prima. Niente industria, niente lavoro, niente vita. Niente persone. Niente umanità. Ora potete capire da dove vengono la povertà e la fame, che sembrano di ritorno anche nel Primo Mondo.
In alcuni testi risalenti a più di mezzo secolo fa, la cosa era messa nera su bianco: avrebbero creato deliberatamente un concetto prima sconosciuto, quello di inquinamento, per avere uno strumento di controllo del comportamento di popoli e Nazioni. Se ci pensate, anche questa è una scopiazzatura del cattolicesimo: non il peccato, ma l’impronta carbonica. Non il peccato originale, ma l’essere umano in sé, alla cui nascita c’è già un debito ecologico personale importante. Non la Santa Trinità, non l’Incarnazione, ma Gaia, dea terrifica che si fa pianeta.
Non ci sorprende, ma nondimeno continua a riempirci di orrore, vedere che chi è pagato per difendere i lavoratori è in realtà alleato delle forze che ne vogliono l’eliminazione. Lo aveva capito, con decenni di anticipo, il filosofo marxista Gianni Collu, che nel libro Apocalisse e rivoluzione notava che il paradigma non era più quello rivoluzionario della crescita operaia, cioè industriale, ma quello di una contrazione dell’intera società produttiva.
In pratica, Collu aveva compreso che stava venendo innestato, specie presso partiti, sindacati, intellettuali di sinistra, l’odio per l’uomo – in una parola, era stata avviata la Necrocultura. Non per niente il filosofo cominciò a scoprire, e rivelare, l’interesse crescente che molti circoli goscisti cominciavano a sentire verso un tema divenuto tabù nei millenni cristiani, cioè il sacrificio umano.
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Ora, guardate celebrare il vostro lavoro da chi è inserito, con stipendio, nel disegno per togliervelo – ed eliminare la vostra esistenza e la vostra discendenza. Non dobbiamo ricordare qui gli sforzi, fatti anche in sede europea, che i sindacati hanno fatto per il feticidio.
Nessuno dei vostri lavori è al riparo dal disegno mortale che avanza: se vi hanno detto che imparando a programmare avreste avuto sempre lavoro, provatelo a ripetere alle migliaia di licenziati alla IBM, come in tantissimi altri colossi tecnologici, sostituiti dall’Intelligenza Artificiale.
Nessuno è al sicuro: i grafici, cosa pensano di fare davanti alla presenza di incredibili programmi text-to-image, dove digiti cosa vuoi vedere e ti viene servito in un’immagine perfetta?
Attori, registi, produttori cinetelevisivi, cosa potranno di fronte ai software come Sora di ChatGPT, che promette di generare sequenze video a partire da semplici richieste? Sappiamo che l’ultimo sciopero ad Hollywood verteva su questo, e che già operano società di computer grafica talmente ultrarealista da aver disintermediato regioni immense della filiera.
Domani, cioè già oggi, tocca agli insegnanti. Ai bancari. Ai lavoratori dei fast food. A qualsiasi lavoratore. Alla realtà stessa.
Tuttavia, notatelo, nessun sindacato parla di fermare l’Intelligenza Artificiale. Vi parlano di cambiamento climatico, combustibili fossili, etc.
Lo fanno dopo aver assistito all’assassinio, con il green pass e l’obbligo al vaccino genico, dell’articolo 1 del loro libro sacro, il dogma primigenio della loro religione: ve lo abbiamo detto, non ci credono nemmeno loro.
E quindi, se anche quest’anno un boss sindacale, dinanzi al milione di ebeti ammassati per il concertone del Primo maggio, dovesse d’improvviso farsi scappare di nuovo l’espressione «Nuovo Ordine Mondiale», beh, sappiamo bene di cosa si tratta.
Non c’entrano le ricorrenze druidiche primaverili, qui siamo altrove nel calendario, in un’altra festa importante: sotto sotto, negli auguri ai bravi lavoratori, vi stanno dicendo che arriva il Natale. E che voi siete i tacchini.
Buon lavoro.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
I biofascisti contro il fascismo 1.0: ecco la patetica commedia dell’antifascismo
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