Connettiti con Renovato 21

Spazio

Geopolitica militare dello spazio, la Russia risponde al documento NATO: «unilaterale e incendiario»

Pubblicato

il

 

 

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha risposto al documento di politica spaziale della NATO, definendolo «unilaterale» e «incendiario». Lo riporta l’agenzia russa TASS.

 

Secondo la Zakharova, il documento intitolato NATO’s overarching Space Policy («Politica spaziale globale NATO»), pubblicato il 17 gennaio, lascia coperte le priorità del blocco guidato dall’Occidente nello spazio.

 

«Il documento è unilaterale e di fatto incendiario in quanto si basa sulle convinzioni distruttive dei membri della NATO guidati dagli Stati Uniti che hanno un ruolo importante nello spazio», ha sottolineato la portavoce del ministero guidato da Lavrov.

 

«Il documento è unilaterale e di fatto incendiario in quanto si basa sulle convinzioni distruttive dei membri della NATO guidati dagli Stati Uniti che hanno un ruolo importante nello spazio»

Ha aggiunto che pubblicando il documento, la NATO ha cercato di legittimare l’uso della forza nello spazio, il che è contrario agli sforzi della comunità internazionale per prevenire una corsa agli armamenti nello spazio.

 

«Detto questo, l’Alleanza [atlantica] sta trasformando lo spazio in un campo di battaglia», ha osservato il diplomatico russo.

 

Secondo la Zakharova, questi fattori dimostrano ancora una volta che era pertinente e giusto per Mosca presentare proposte sulle garanzie di sicurezza e anche confermare l’importanza delle iniziative legali per prevenire una corsa alla militarizzazione dello spazio, un’idea che la Russia e una serie di Paesi in sintonia stanno promuovendo con forza.

 

Come riportato da Renovatio 21, la NATO con il documento criticato dai russi mira a includere il cosmo come arena di scontro militare e geopolitico.

 

«Detto questo, l’Alleanza [altantica] sta trasformando lo spazio in un campo di battaglia»

Secondo il documento, le minacce che hanno per teatro lo spazio orbitale devono essere incluse nell’articolo 5 del Patto Atlantico, la celeberrima clausola di mutua difesa della NATO che impegna a dare una risposta collettiva nel caso un singolo Paese venga attaccato.

 

Come noto, Donald Trump durante la sua presidenza ha creato la USSF, la Forza Spaziale degli Stati Uniti un ramo dell’esercito USA responsabile di tutte le operazioni spaziali, dei sistemi di lancio e dei satelliti militari. La Space Force è l’unico corpo dell’esercito che può gestire l’astronautica militare, cioè la guerra spaziale.

 

Negli Stati Uniti l’organizzazione militare delle forze spaziali era controllata dal 1962 dall’Aeronautica militare USA, che nel 1982 fondava l’Air Force Space Command Tuttavia, anche l’Army (esercito) e Navy (la marina) disponevano di unità dedicate alla guerra spaziale. Dal 1985 al 2002 tutte le forze che miravano allo spazio erano sotto il coordinamento dello US Space Command, che avrebbe quindi ceduto con Trump il posto alla Space Foce.

 

La Russia dispone di una branca spaziale dell’esercito dal 1992, che aveva nome Voenno-kosmičeskie sily (Forze Cosmiche Belliche). Con la riforma militare del 1997, si accorpò alle e Raketnye vojska strategičeskogo naznačenija (Truppe Missilistiche Strategiche). Nel 2001 le forze spaziali tornarono un corpo indipendente chiamato Kosmičeskie vojska (Truppe Cosmiche). Un altro assorbimento presso le Vojska vozdušno-kosmičeskoj oborony (Truppe di Difesa Aerospaziale) Nel 2015, sono confluite nelle  Vozdušno-kosmičeskie sily (Forze Aerospaziali).

 

La Francia dispone del Commandement interarmées de l’espace (CIE) dal 2010.

 

Nella Repubblica Popolare Cinese l’astronautica militare è fusa con altri settori di guerra avanzata (la guerra elettronica e la guerra cibernetica, all’interno del Rénmín Jiěfàngjūn Zhànlüè Zhīyuán Bùduì, tradotto in genere come «Forza di Supporto Strategico dell’Esercito Popolare di Liberazione». Il corpo è stato fondato nel 2015.

 

Il potere, specie quello goscista con i suoi alleati nell’industria mediatica e culturale, non prende sul serio lo spazio.

 

Il lettore può fare una prova, digitando “Space Force” su Google: il primo risultato è una serie comica Netflix, con cast di famosissimi, che sfotte l’idea di Trump. Prima la parodia antritrumpiana, poi la realtà di un corpo militare esistente: il mondo dei colossi di Big Tech va così.

 

Come scritto varie volte da Renovatio 21, quello dello spazio è un tema di estrema importanza, perché riguarda in tutto e per tutto la sovranità: nessun Paese può dirsi completamente sovrano senza accesso allo spazio, vuoi per la possibilità di altre Paesi di spiare tramite satelliti, vuoi per la geopolitica – e l’economia – che si stanno ora costruendo fuori dall’atmosfera terrestre.

Continua a leggere

Spazio

L’ex amministratore NASA ritiene che il futuro dell’esplorazione spaziale richieda la collaborazione Russia-Cina-Stati Uniti

Pubblicato

il

Da

L’ex amministratore della NASA Charles Bolden (2009-2017) sotto l’amministrazione Obama ha espresso alcune opinioni molto importanti sul futuro dell’esplorazione spaziale statunitense in collaborazione con Russia e Cina.

 

In un’intervista con l’agenzia di stampa russa TASS pubblicata il 7 settembre, Bolden ha sottolineato che la collaborazione russo-americana nello spazio ha svolto un ruolo vitale nel corso degli anni nel dimostrare che esiste effettivamente una base per buone relazioni tra i due Paesi.

 

«Lo spazio è questo ambiente incredibile che consente alle persone di riunirsi per uno scopo comune», ha detto Bolden alla TASS. «Il motivo per cui penso che Roscosmos e la NASA vanno così d’accordo è che abbiamo obiettivi e ambizioni comuni. Comprendiamo cosa significa il lavoro di squadra e cosa significa guadagnare fiducia reciproca, qualcosa che i nostri governi non sembrano ancora ottenere, ma penso che stiamo lavorando per arrivarci», ha detto.

Sostieni Renovatio 21

Alla domanda sul futuro dei programmi per equipaggi integrati, Bolden ha detto: «La mia speranza è che continueremo… a scambiare equipaggi e a far volare con noi cosmonauti su veicoli americani, e continueremo a volare sulla Soyuz raggiungendo qualsiasi piattaforma noi accadrà che accadrà. Penso che sia essenziale».

 

Il Bolden ha difeso fermamente la collaborazione internazionale nello spazio, dicendo: «dobbiamo essere in grado di riunirci, sederci al tavolo e parlarci come abbiamo finalmente fatto con i sovietici e i russi, arrivando dove siamo oggi».

 

Maggiore generale del Corpo dei Marines, l’uomo aveva volato lui stesso nella missione congiunta USA-Russia STS-60 nel 1994, che fu la prima del programma Shuttle-Mir.

 

L’ex amministratore della NASA ha anche spinto per la collaborazione tra Stati Uniti e Cina nello spazio, arrivando addirittura a suggerire che la stazione spaziale cinese Tiangong sarebbe il miglior sostituto della Stazione Spaziale Internazionale quando l’ISS verrà messa in pensione nei prossimi anni.

 

«Sono uno di questi ragazzi, è un po’ strano, la mia speranza è che ad un certo punto ci metteremo in contatto e coinvolgeremo i cinesi, i partner nel volo spaziale», ha detto Bolden. Quando l’ISS andrà in pensione «sarebbe bello poter utilizzare Tiangong, che è la stazione spaziale cinese, come piattaforma. È relativamente nuovo e potrebbe essere una piattaforma internazionale, più o meno come abbiamo oggi la Stazione Spaziale Internazionale», ha affermato.

 

Il Bolden ha anche risposto a una domanda sui discorsi negli Stati Uniti sullo schieramento di satelliti per «contrastare Russia e Cina» dicendo:

 

«Penso che dobbiamo convincere quelle persone in modo che non parlino così tanto di militarizzazione dello spazio». L’obiettivo dovrebbe essere «mantenere la pace in modo da non dover andare in guerra», ha affermato.

 

«Questo è quello che ho fatto come amministratore della NASA. Sapevo che se mai avessi dovuto esercitare il mio addestramento, se avessi dovuto esercitare le mie capacità di combattimento in guerra, avremmo fallito da qualche parte lungo il percorso», ha concluso.

Aiuta Renovatio 21

A inizio 2022, a poche settimane dallo scoppio della guerra ucraina, la NATO aveva pubblicato un documento ufficiale – NATO’s overarching Space Policy («Politica spaziale globale NATO») che introduce la dottrina spaziale del Patto Atlantico: le minacce spaziali devono essere incluse nell’articolo 5, la celeberrima clausola di mutua difesa della NATO che impegna a dare una risposta collettiva nel caso un singolo Paese venga attaccato. In precedenza, la NATO aveva già avviato un centro spaziale, parte del comando aereo di Ramstein, in Germania.

 

La Russia aveva risposto duramente definendo il documento «unilaterale ed incendiario». «Possiamo vedere dove si sta effettivamente dirigendo il mondo spaziale occidentale. Si sta dirigendo verso la guerra», aveva detto al canale televisivo Rossiya 24 in un’intervista l’allora direttore dell’agenzia russa spaziale Roskosmos Dmitrij Rogozin la scorsa estate.

 

In questi ultimi anni sono quindi arrivate le accuse americane contro la Cina, con l’argomento per cui Pechino starebbe per reclamare parti della Luna, dove peraltro si stanno moltiplicando gli sforzi spaziali cinesi anche con esplorazioni minerarie lunari.

 

Come riportato da Renovatio 21la Cina ha recentemente definito gli USA la «massima minaccia alla sicurezza nello spazio».

 

Russia e Cina nel frattempo stanno tenendo colloqui spaziali, con accordi firmati da Putin per la realizzazione congiunta per la stazione lunare.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di NASA Johnson via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0

Continua a leggere

Civiltà

Professore universitario mette in guardia dall’«imperialismo cristiano europeo» nello spazio

Pubblicato

il

Da

La preside di scienze sociali della Wesleyan University Mary-Jane Rubenstein, una «filosofa della scienza e della religione» (che è anche affiliata al programma di studi femministi, di genere e sessualità della scuola), afferma di aver notato come «molti dei fattori che hanno guidato l’imperialismo cristiano europeo» siano stati utilizzati in «forme ad alta velocità e alta tecnologia».   La Rubenstein si chiede se «pratiche coloniali» come «lo sfruttamento delle risorse ambientali e la distruzione dei paesaggi», il tutto «in nome di ideali quali il destino, la civiltà e la salvezza dell’umanità», faranno parte dell’espansione dell’uomo nello spazio.   Lo sfruttamento degli altri corpi celesti, quantomeno nel nostro sistema solare, è stata considerata in quanto vi è una ragionevole certezza che su altri pianeti vicini non vi sia la vita, nemmeno a livello microbico. Quindi, che importanza ha se aiutiamo a salvare la Terra sfruttando Marte, Mercurio, la fascia degli asteroidi, per minerali e altre risorse?

Iscriviti al canale Telegram

Rubenstein nota che il presidente della Mars Society Robert Zubrin ha sostenuto esattamente questo. In un editoriale del 2020, Zubrin ha attaccato un «manifesto» da un gruppo NASA DEI (diversità, equità e inclusione) che aveva sostenuto «dobbiamo lavorare attivamente per impedire l’estrazione capitalista su altri mondi».   Ciò «dimostra brillantemente come le ideologie responsabili della distruzione dell’istruzione universitaria in discipline umanistiche possano essere messe al lavoro per abortire anche l’esplorazione spaziale», ha scritto lo Zubrin.   Lo Zubrin ha osservato che poiché il gruppo DEI non ha alcun senso su base scientifica, deve ricorrere a «una combinazione di antico misticismo panteistico e pensiero socialista postmoderno» – come affermare che anche se non ci sono prove nemmeno dell’esistenza di microbi su pianeti come Marte, «danneggiarli sarebbe immorale quanto qualsiasi cosa sia stata fatta ai nativi americani o agli africani».   Tuttavia la Rubenstein afferma che varie credenze indigene «sono in netto contrasto con l’insistenza di molti nel settore sul fatto che lo spazio sia vuoto e inanimato».   Tra questi vi sono un gruppo di nativi australiani che affermano che i loro antenati «guidano la vita umana dalla loro casa nella galassia» (e che i satelliti artificiali sono un pericolo per questa «relazione»), gli Inuit che sostengono che i loro antenati vivono in realtà su “corpi celesti” e i Navajo che considerano sacra la luna terrestre.   «Gli appassionati laici dello spazio non hanno bisogno di accettare che lo spazio sia popolato, animato o sacro per trattarlo con la cura e il rispetto che le comunità indigene richiedono all’industria», afferma la Rubenstein.   In effetti, in una recensione del libro di Rubenstein Astrotopia: The Dangerous Religion of the Corporate Space Race, la testata progressista Vox ha osservato che «in effetti, alcuni credono che questi corpi celesti dovrebbero avere diritti fondamentali propri».   Quindi, l’ordine degli accademici è che gli esseri umani dessero priorità alle credenze dei nativi nell’esplorazione dello spazio rispetto a quelle dei cristiani europei?   Dovremmo rinunciare all’estrazione di minerali preziosi da asteroidi, comete e pianeti vicini, perché hanno tutti una sorta di Carta dei diritti «mistica panteistica»?   I limiti posti ai programmi di esplorazione spaziale sono da sempre legati a movimenti antiumanisti che odiano la civiltà – in una parola alla Cultura della Morte.

Aiuta Renovatio 21

Lo stesso Zubrin, ex dipendente NASA frustrato dalla mancanza di un programma per la conquista di Marte e il suo terraforming, ne ha scritto in libri fondamentali come Merchants of Dispair (2013), dove spiega come la pseudoscienza e l’ambientalismo siano di fatto culti antiumani.   Lo Zubrin era animatore della Mars Society, un’associazione dedicata alla promozione dell’espansione su Marte, quando nei primi anni Duemila si presentò ad una serata del gruppo uno sconosciuto, che alla fine lasciò in donazione un assegno con una cifra inusitata per la Society, ben 5.000 dollari: si trattava di Elon Musk.   Il quale, marzianista convinto al punto da realizzare razzi che dice ci porteranno sul pianeta rosso tra quattro anni, è anche uno dei più accesi nemici del politicamente corretto, della cultura woke e soprattutto dell’antinatalismo, oltre che una persona che attivamente, negli anni – lo testimonia la sua costante attenzione per la storia della Roma antica – ha dimostrato di aver compreso il valore, e la fragilità, della civiltà umana.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
     
Continua a leggere

Spazio

La Cina vuole riportare campioni dalla superficie di Marte entro il 2028

Pubblicato

il

Da

Mentre Elon Musk annuncia una missione umana su Marte entro quattro anni, anche la Repubblica Popolare Cinese fa proclami riguardo la conquista del pianeta rosso.

 

La Cina infatti intende effettuare due lanci su Marte per prelevare campioni dalla superficie del pianeta e riportarli sulla Terra intorno al 2028.

 

Questo obiettivo specifico per l’imminente missione cinese Tianwen-3 è stato segnalato il 5 settembre da Liu Jizhong, capo progettista della missione. A meno che un’altra agenzia spaziale non cambi i suoi piani, questa sarà la prima missione di ritorno del campione su Marte.

Iscriviti al canale Telegram

La massima priorità scientifica della missione è cercare tracce di vita sul pianeta rosso e si farà attenzione a prevenire l’introduzione di microbi dalla Terra. La Cina è aperta alla cooperazione internazionale sulla condivisione di campioni e dati, sulla progettazione del carico utile e sulle missioni future.

 

«Attualmente, guardando i progressi di vari paesi in tutto il mondo, si prevede che la Cina diventerà il primo paese a restituire campioni da Marte», ha osservato Wu Weiren, capo progettista del progetto cinese di esplorazione lunare, durante il «Giorno dello spazio cinese» di quest’anno, il 24 aprile.

 

Guardando al futuro, la missione Tianwen-4, ancora nelle prime fasi di pianificazione, mira a esplorare Giove e le sue lune, per poi viaggiare verso Urano.

 

Tianwen («Domande al cielo») è il nome di un famoso poema classico cinese attribuito a Qu Yan (340 a. C circa – 278 a. C. circa) contenuto nella raccolta Chi ci, scritta nel III secolo a.C. durante il cosiddetto periodo dei regni combattenti (453 a.C.–221 a.C.). Il Tianwen è lo scritto che contiene grande quanti di miti cinesi.

 

La missione Tianwen-1 è atterrata su Marte nel 2021, mentre il lancio di Tianwen-2, una missione di ritorno di campioni di asteroidi come OSIRIS-REx della NASA o Hayabusa2 dell’agenzia spaziale giapponese JAXA, è previsto per il prossimo anno.

Aiuta Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, la nuova corsa internazionale verso la Luna si sta intensificando in grande stile e la Cina si pone tra i paesi più avvantaggiati nella sfida cosmonautica che poche potenze al mondo sono in grado di portare avanti. Essa non ha dubbi riguardo l’idea di sfruttare le risorse minerarie della Luna.

 

Due mesi fa, dopo una lunga preparazione, la sonda lunare cinese Chang’e-6 è tornata dal lato oscuro della Luna con campioni minerari. Due anni fa gli scienziati cinesi avevano dichiarato di aver scoperto un nuovo minerale sulla Luna.

 

L’elemento più promettente è sicuramente l’elio-3, che sul satellite vi sarebbe in abbondanza. L’elio-3 è considerato da alcuni il combustibile del futuro quando sarà avanzata la tecnologia di fusione nucleare.

 

Due settimane fa è emerso che scienziati cinesi hanno lavorato alla possibilità di estrarre acqua dal suolo lunare.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

Continua a leggere

Più popolari