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È iniziata la guerra alle infrastrutture. Preparatevi a perdere internet

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Mentre scrivo gran parte dell’Ucraina potrebbe essere al buio.

 

Il diluvio di missili Kalibr (e droni kamikaze iraniani, e chissà cos’altro) ha colpito centrali energetiche in tutta l’Ucraina, dall’Est all’Ovest, dal Nord al Sud, con una dose extra nella capitale Kiev e nella seconda maggiore città Kharkov – le città in cui, secondo noi, a breve vedremo i tank, ma questo è un altro discorso.

 

Dunque: la risposta di Mosca al bombardamento del ponte di Crimea (con relativi video di Marylin Monroe che canta «Happy Birthday Mr. President» nel giorno del compleanno di Putin) è una fase completamente nuova della guerra: quella in cui l’obiettivo dei russi si sposta dai militari e dalle bande neonaziste alle infrastrutture civili, che perfino il New York Times aveva notato settimane fa come bizzarramente non fossero state sinora toccate, cosa che aveva sconvolto «gli analisti» – i quali, come i loro amici giornalisti, o mentono o non ci arrivano.

 

Pazienza, ora la guerra è cambiata di fase, completamente. E c’è comunque da rallegrarsi: l’escalation, se mai si può dire, sta mostrando ancora segni di civiltà, perché non sta bombardando indiscriminatamente la popolazione; chi ricorda Baghdad o l’Afghanistan rammenta ben altro.

 

 


Tuttavia, è impossibile non rimanere basiti davanti a morfologia e magnitudine (peraltro non ancora completa) della guerra del XXI secolo.

 

Il generale Surovikin, appena nominato, ha dichiarato che «per i nemici della Russia la giornata non inizia con il caffè». Il colonnello Kilgore, quello di Apocalypse Now che dichiarava di amare l’odore del napalm al mattino, si deve nascondere. E questo non è un film: le conseguenze delle azioni di Kiev – e di quelle dei nostri governi occidentali – ora cominciano a doversi pagare davvero.

 

Una piccola parentesi sul detonatore di questa catastrofe missilistica: siccome gli ucraini, per quanto ricchi di nazi-fanatici, non dispongono ancora di terroristi suicidi, e siccome nessun amicone della Silicon Valley ha fornito un camion a guida automatica che attraversasse il ponte per poi esplodere, era chiaro fin dal principio che gli ucraini hanno utilizzato un povero camionista inconsapevole, che hanno sacrificato senza alcuna pietà. In rete oramai si fa anche il suo nome, che sa di famiglia musulmana russa.

 

Un uomo ammazzato perché il governo di Kiev potesse fare sfottò a Putin nel giorno del suo compleanno: solo questo vi dà la proporzione di cosa è il regime Zelens’kyj. Ma tranquilli, nessuno vi farà caso, nessun servizio TV straziante sulla famiglia del disgraziato ingannato assassinato dagli agenti di Kiev. Del resto era già successo: quando ammazzarono un loro stesso negoziatore (e una lunga serie di sindaci di piccoli comuni) fummo gli unici a rimanere allibiti, perché a giornali e politici venduti non interessava nulla, perfino quando Kiev calava la maschera per far vedere il muso da belva sanguinaria. Stesso dicasi per i video di tortura e di crimini di guerra, per le telefonate alle mamme dei soldati russi morti per prenderle in giro… Nessuna barbarie, anche quando ci ha la svastica ben tatuata sopra, ha trovato eco nell’Occidente corrotto.

 

Tuttavia non è solo delle 20 città martellate dai missili russi che voglio parlarvi.

 

Ritengo che vi sia un altro evento fondamentale accaduto nelle ultime ore. E fuori dall’Ucraina.

 

Un grande cavo sottomarino da 600 megawatt che porta energia svedese in Polonia è andato in blackout. Era in riparazione da un mese, ma ora si parla di un «problema tecnico» che ha causato un altra interruzione di corrente.

 

La linea elettrica attraversa i gasdotti Nord Stream danneggiati sotto il Mar Baltico ed era stata controllata la scorsa settimana da operatori di rete polacchi e svedesi,  risultando intatta.

 

Ora, i messaggi che vengono dalle aziende energetiche sono rassicuranti: «l’interruzione non sarebbe dovuta a un guasto al cavo stesso, ma perché erano stati scoperti bassi livelli di olio in una sottostazione in Svezia» ha detto un portavoce dell’operatore svedese della rete elettrica Svenska Kraftnat riportato da Reuters.

 

Niente sabotaggio, qui. Nulla da vedere. Circolare.

 

La realtà è che, in caso, sapremmo bene di cosa si potrebbe trattare, e perfino ipotizzare chi potrebbe essere stato.

 

Ripetiamo: l’Ucraina è al buio, con la sua industria energetica colpita da centinaia di missili in tutto il territorio nazionale. Quindi, la notizia che ha cominciato a girare a mezzogiorno, secondo cui la Polonia non passava più energia elettrica all’Ucraina, assume un certo significato.

 

Tra le 17 e le 18, ecco l’altra notizia rilevante, data dallo stesso ministro ucraino dell’Energia: l’Ucraina cessa di esportare elettricità verso l’Unione Europea a partire da domani 11 ottobre.

 

Avete capito: la dimensione della guerra ora è l’energia, è l’infrastruttura. È un cambio radicale. Anche perché la guerra non riguarda, lo sappiamo, solo l’Ucraina. Riguarda tutti noi: l’attacco al Nord Stream lo dimostra.

 

È una guerra di infrastrutture, che supera i confini. Preme dunque cominciare a pensare come potrà evolvere, prima che passare ulteriormente di fase e focalizzarsi sulla distruzione degli esseri umani, divenendo un massacro «ceceno» o poco più avanti un olocausto termonucleare.

 

La guerra alle infrastrutture è la guerra a ciò su cui è basata la civiltà moderna: l’elettricità. Il blackout del nemico, e della sua popolazione, è ideale per piegarne la volontà.

 

Secondariamente, altra sostanza che rende possibile il mondo moderno: il combustibile. Senza trasporti, e senza riscaldamento, e senza la quota di produzione elettrica derivata dagli idrocarburi, la società non può che implodere, in una regressione di secoli che non è in alcun modo sostenibile.

 

Notate come entrambe queste cose siano attualmente sul piatto, e non solo in Ucraina.

 

Ci è chiaro dunque che dobbiamo aspettarci ulteriori attacchi per generare blackout o stalli del sistema: è in questo ambito che finalmente sarà possibile vedere all’opera le armi cibernetiche di Stato, delle cui portata distruttiva abbiamo avuto solo assaggi come l’operazione Olympic Games – Stuxnet: Israele e USA contro il programma dell’arrichimento dell’uranio iraniano, con conseguente fuga del virus e pandemia informatica globale, stile Wuhano insomma – e poco altro arrivato sui giornali.

 

Cosa possono fari le armi cibernetiche? Tutto: possono mandare via la luce, aprire le dighe, sabotare le condutture, perfino (è capitato in Turchia) muovere torrette e cannoncini e chissà cos’altro.

 

Sappiamo che la NATO riguardo alla guerra cibernetica sta esercitandosi e includendo nuovi partner come la Corea del Sud. Sappiamo altresì che qualcuno spinge per un’estensione dell’articolo 5 che considererebbe anche un attacco hacker un motivo per un contrattacco di tutte le forze NATO.

 

Tuttavia, nella guerra di infrastruttura, forse prima dell’attacco elettronico potrebbero procede con qualcosa di più fisico, e al contempo, devastante per l’intero sistema.

 

Non ci giriamo intorno: se ora si possono attaccare gasdotti e fors’anche cavi elettrici sottomarini, ci chiediamo quanta vita potranno avere ancora i cavi oceanici che fanno da dorsale globale di internet. Non è difficile tagliarli: di sommergibili tranciacavi in giro ce ne sono un po’.

 

La rete mondiale collasserebbe: potrebbe non sparire, grazie a qualche ridondanza possibile, come le triangolazioni con altri cavi, e qualcosa del traffico che passa attraverso i vecchi satelliti, ma l’intero sistema telematico globale andrebbe KO, e con esso, l’economia di milioni di aziende, di banche, di amministrazioni, ospedali… in pratica interi Paesi sarebbero messi in ginocchio.

 

Qualcuno dice che ci sono gli Starlink di Elon Musk, satelliti di ultima generazione che forniscono alla superficie terrestre una banda internet eccezionale, ben lontana dal lag dei satelliti internet tradizionali, che mai potrebbero tenere in piedi il traffico di un mondo senza cavi sottomarini. Ebbene, chi legge Renovatio 21 sa come cinesi e russi in realtà già abbiamo fatto capire di volerli tirare giù. Il Musk, poi, ci ha messo del suo: prima li ha forniti gratis agli ucraini, che li hanno usati ovunque (si narra che i miliziani Azov rintanati ad Azovstal si guardassero YouTube…) e soprattutto al fronte. Poi, la settimana scorsa, ha fatto la mossa di dichiarare che sarebbe meglio la pace, attirandosi dietro l’odio di Zelens’kyj, dei suoi pupari e delle masse social con profilo gialloblù.

 

Non è finita: parrebbe ora che Starlink abbia in Ucraina un problema di interruzioni di segnale che sta mettendo in difficoltà l’esercito di Kiev, e il deputato repubblicano RINO (cioè, di quelli che odiano Trump perché prosperano tra i mostri della palude di Washington) sta già accusando velatamente Musk, che andrà investigato, dice, perché questa è questione di sicurezza nazionale (ucraina o americana?)

 


La questione è: anche il capolavoro spaziale di Musk può essere colpito: e da tutti. E non solo con armi ASAT (antisatellite), ma anche con inchieste e manette.

 

No. Non ci sarebbe modo di sopravvivere ad un attacco all’infrastruttura del web. Anche qui: regressione di decenni alla vita pre-www, che nessuno però ha presente oggi come si potrebbe vivere,

 

E quindi?

 

Quindi preparatevi a perdere internet. Questo sito compreso.

 

Niente: siamo costretti, finalmente, a riconoscere la fragilità della Civiltà, che è un frutto complesso e meraviglioso, che per generazioni abbiamo dato per scontato, quando invece basta davvero poco perché ci sia tolta per sempre.

 

L’elettricità può sparire. Internet può sparire. La società può crollare. Così, in un batter d’occhi.

 

Noi ve lo ripetiamo sempre. Per noi è certo che l’obiettivo sia proprio quello.

 

I processi deindustrializzazione, infantilizzazione e demascolizzazione inflitti da anni alle nazioni terrestri  servivano a questo: a preparare una società incapace di sopravvivere alla luce che non si accende. A preparare un’umanità pronta ad essere sottomessa e sterminata.

 

Ora, potete evitare di crederci. Non sappiamo però quanto a lungo potrete continuare a farlo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

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TikTok oscurato negli USA

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TikTok ha annunciato il blackout del servizio per circa 170 milioni di utenti statunitensi della virale app di social media, pochi giorni dopo che la Corte Suprema ha emesso una sentenza che potrebbe aprire la strada al divieto nazionale della piattaforma.

 

Venerdì, la magistratura federale ha stabilito che TikTok dovrà disinvestire dalla sua società madre cinese, ByteDance, entro domenica, altrimenti verrà bandita.

 

Sabato sera, gli utenti negli Stati Uniti hanno ricevuto un aggiornamento per TikTok, che blocca l’uso dell’applicazione e spiega il motivo dell’interruzione.

 

«Ci dispiace che una legge statunitense che vieta TikTok entrerà in vigore il 19 gennaio e ci costringerà a rendere temporaneamente non disponibili i nostri servizi», si legge nei messaggi.

 

«Stiamo lavorando per ripristinare il nostro servizio negli Stati Uniti il ​​prima possibile», ha aggiunto.

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TikTok ha lanciato l’allarme sulla possibile sospensione dei suoi servizi in una dichiarazione pubblicata sabato sulla sua pagina redazionale.

 

«A meno che l’amministrazione Biden non fornisca immediatamente una dichiarazione definitiva per soddisfare i fornitori di servizi più critici assicurando la non applicazione, sfortunatamente TikTok sarà costretta a chiudere i battenti il ​​19 gennaio», ha affermato la piattaforma di brevi video.

 

La decisione della Corte Suprema deriva dalle accuse secondo cui la proprietà di TikTok da parte di ByteDance rappresenti un rischio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Secondo la corte, la proprietà dell’app potrebbe potenzialmente consentire al governo cinese di accedere ai dati degli utenti americani.

 

TikTok ha respinto le accuse secondo cui la sua proprietà cinese rappresenterebbe una minaccia, sostenendo di «non aver mai condiviso» i dati degli utenti americani con il governo.

 

Il presidente eletto Donald Trump ha segnalato che probabilmente concederà all’app una sospensione temporanea del divieto per consentirne la vendita a un’azienda non cinese. Trump «molto probabilmente» concederà all’app una «estensione di 90 giorni», ha detto alla NBC news in un’intervista telefonica sabato.

 

La legge contro TikTok in USA ha avuto una lunga incubazione.

 

«TikTok è il fentanil digitale che crea dipendenza negli americani, raccogliendo i loro dati e censurando le loro notizie», ha affermato il rappresentante repubblicano del Wisconsin Mark Gallagher, citando la droga di produzione cinese che sta uccidendo in questi anni centinaia di migliaia di americani – il fentanil appunto, cioè la sostanza 50 volte più potente dell’eroina che arriva dal Dragone attraverso le tratte degli immigrati dal Messico.

 

USA e UE si sono più volte scagliati contro TikTok app cinese rea di «rubare» i dati degli utenti a favore della Repubblica Popolare Cinese oltre che ad essere utilizzata per fini impropri inquietanti.

 

Come riportato da Renovatio 21, anni fa l’India aveva messo al bando 59 app cinesi, tra cui TikTok. Gli scontri tra Dehli e Pechino sono continuati successivamente con le truppe che si picchiano come fabbri presso il confine a 5000 metri di altitudine.

 

TikTok è stato vietato dalla Somalia per motivi legati alla sicurezza del Paese: il ministro delle comunicazioni Jama Hassan Khalif ha dichiarato domenica in una dichiarazione che «terroristi e gruppi immorali» stanno utilizzando le applicazioni dei social media per «diffondere costantemente immagini orribili e disinformazione al pubblico».

 

La Commissione Europea ha fatto disinstallare TikTok a tutti i suoi dipendenti; il controllo sui contenuti del social, tuttavia, è in teoria già ottenuto con l’entrata in vigore del Digital Service Act (DSA) entrato in vigore lo scorso 25 agosto.

 

L’Albania ha vietato pochi giorni fa TikTok per «teppismo, perversità, violenza, bullismo, criminalità».

 

In Romania le elezioni sono state annullate dalla magistratura per una campagna Tiktok accusata di essere stata pagata dai russi. La Moldavia ha minacciato nelle ultime settimane il bando sia di Tiktok che di Telegram.

 

È stato riportato che le finanze di Giorgio Soros hanno favorito gli influencer pro-Biden su TikTok.

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Come riportato da Renovatio 21, sul social cinese un anno fa ha iniziato a diffondersi a macchia d’olio una lettera di Osama Bin Laden. La Corea del Sul l’anno passato ha censurato una canzone di elogio del presidente nordcoreano Kin Jong-un divenuta virale su Tiktokko.

 

Nel frattempo, inquietanti tendenze si sono viste sul social, con morti annesse, come quella di un ragazzo deceduto dopo aver accettato sulla rete sociale una sfida a mangiare una patatina ultra-piccante. Alcune denunce dicono invece che i trafficanti sessuali usano TikTok per adescare i bambini.

 

TikTok due anni fa aveva iniziato a censurare i contenuti contrari al Cambiamento Climatico.

 

Molti in USA si sono lamentati del fatto che mentre il TikTok cinese mostra ragazzi patriottici che studiano e si impegnano, su quello americano viene distribuito degrado e decadenza a livelli intollerabili.

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Immagine di Solen Feyissa via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

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Il fondatore di Telegram contro Zuckerberg sulla supposta ritrovata libertà di parola di Facebook

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Il fondatore e CEO di Telegram, Pavel Durov, ha mosso critiche appena velate a Meta, in seguito all’annuncio di nuovi cambiamenti alla sua politica, suggerendo che sostenere la libertà di parola è facile quando non ci sono rischi.   In un post pubblicato mercoledì sulla sua piattaforma di messaggistica, il magnate russo sembra essersi rivolto all’azienda di Mark Zuckerberg, la società madre di Facebook, Instagram, WhatsApp e Threads, dopo che il suo capo ha segnalato importanti aggiornamenti alle sue politiche.   Martedì, Zuckerberg ha detto che la sua azienda avrebbe abbandonato il suo controverso programma di fact-checking di terze parti negli Stati Uniti. Ha ammesso che tali servizi hanno fatto più male che bene, poiché «escludono le persone con idee diverse», aggiungendo che la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali di novembre è stata uno degli sviluppi che hanno spinto il cambiamento di politica.  

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Zuckerberg ha definito le recenti elezioni statunitensi un «punto di svolta» verso la priorità della libertà di parola e ha promesso di ridurre la censura.   «È facile dire di supportare qualcosa quando non si rischia nulla», ha scritto Durov nel suo post su Telegram il giorno dopo, aggiungendo che alcune «piattaforme stanno annunciando che ora avranno meno censura». Tuttavia, non ha citato Meta per nome nel suo post.   Coloro che apportano tali cambiamenti solo ora dovranno affrontare una «vera prova dei loro valori appena scoperti» quando «i venti politici cambieranno di nuovo», ha previsto il CEO di Telegram, aggiungendo che i valori della sua azienda «non dipendono dai cicli elettorali statunitensi».   «Sono orgoglioso che Telegram abbia sostenuto la libertà di parola, molto prima che diventasse politicamente sicuro farlo», ha affermato il Durov.   Le sue parole sono arrivate solo una settimana dopo che lo stesso CEO di Telegram aveva dichiarato che la sua piattaforma stava affrontando alcune restrizioni nell’UE a causa delle sanzioni anti-Russia. Pochi giorni fa Durov aveva affermato che i russi avevano più libertà di stampa rispetto agli europei, dato che tutti i media occidentali erano «liberamente accessibili» su Telegram in Russia mentre «alcuni media russi sono stati limitati nell’UE in base alle leggi DSA/sanzioni». DSA sta per Digital Service Act, la legge europea che regola internet con la censura digitale contro la «disinformazione».

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Il Durov ha dovuto affrontare anche importanti sfide legali nell’UE l’anno scorso. L’imprenditore russo, che è anche cittadino di Francia, Emirati Arabi Uniti e Saint Kitts e Nevis, è stato arrestato in Francia e ha dovuto affrontare 12 accuse penali, tra cui complicità nella distribuzione di materiale pedopornografico, spaccio di droga e riciclaggio di denaro. Le autorità francesi hanno affermato che le presunte regole di moderazione permissive di Telegram avevano permesso ai criminali di prosperare sulla piattaforma.   L’imprenditore è stato rilasciato su cauzione ma gli è stato impedito di lasciare la Francia. A settembre 2024, ha annunciato un aggiornamento dei Termini di servizio e dell’Informativa sulla privacy di Telegram, che avrebbe chiarito che gli indirizzi IP e i numeri di telefono di coloro che violano le regole del messenger «possono essere divulgati alle autorità competenti in risposta a valide richieste legali».   A ottobre ha anche ammesso che la piattaforma aveva già condiviso tali informazioni con le autorità competenti, come era possibile fare dal 2018.   L’anno passato, in una lunga, densa, rivelatrice intervista concessa negli Emirati a Tucker Carlson, il Durov aveva raccontato di aver parlato con lo Zuckerberg in un incontro per poi vedere le idee che aveva esposto per Telegram implementate velocemente su Facebook.   Come riportato da Renovatio 21, nelle ultime settimane si sono intensificate le voci che Moldavia e Ucraina metteranno al bando Telegram.   Due anni fa la Germania ha messo in galera un uomo per aver sostenuto la Russia su Telegram, che è stato sospeso in Spagna. L’app è stata vietata in Somalia assieme a TikTok per «terrorismo».

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L’AI di Apple spiava le conversazioni private: parte il risarcimento

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Il colosso tecnologico statunitense Apple ha accettato un accordo da 95 milioni di dollari per una causa legale che accusa il suo assistente vocale AI Siri di aver registrato inavvertitamente le conversazioni private degli utenti, hanno riferito diverse fonti, citando i verbali del tribunale. Le registrazioni sarebbero state esaminate da appaltatori terzi come parte del processo di controllo qualità di Apple.

 

Secondo un accordo preliminare depositato martedì presso un tribunale federale di Oakland, in California, decine di milioni di persone potrebbero ricevere fino a 20 dollari per ogni dispositivo dotato di Siri, come iPhone e Apple Watch.

 

L’accordo si applica agli utenti statunitensi che hanno posseduto un dispositivo abilitato per Siri tra il 17 settembre 2014 e il 31 dicembre 2024. L’accordo è in attesa di approvazione giudiziaria.

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La class action è stata avviata in seguito a un rapporto del Guardian del 2019, secondo cui Siri poteva essere attivato accidentalmente e che i collaboratori di Apple ascoltavano regolarmente informazioni mediche riservate, traffici di droga e registrazioni di coppie che facevano sesso nell’ambito del loro lavoro di controllo qualità dell’assistente vocale.

 

Apple ha negato di aver commesso illeciti accettando di transare. In risposta alla controversia del 2019, l’azienda ha annunciato modifiche alle sue pratiche sulla privacy, tra cui la sospensione del programma di valutazione Siri e l’introduzione di una funzionalità di opt-in per consentire agli utenti di condividere le proprie registrazioni.

 

I 95 milioni di dollari equivalgono a circa nove ore di profitto per Apple, il cui utile netto è stato di 93,74 miliardi di dollari nel suo ultimo anno fiscale, ha osservato Reuters.

 

Gli utenti che desiderano determinare la propria idoneità e presentare reclami possono visitare il sito Web ufficiale dell’accordo non appena sarà disponibile. La scadenza per la presentazione dei reclami sarà annunciata in seguito all’approvazione dell’accordo da parte del tribunale.

 

Il caso arriva mentre viene la gestione dei dati degli utenti da parte delle aziende tecnologiche è sempre più sotto osservazione. Cause legali simili sono state intentate contro altri fornitori di assistenti vocali, tra cui Google e Amazon, riguardanti registrazioni non autorizzate e preoccupazioni sulla privacy dei dati.

 

Siri non gode di buona fama tra gli utenti, con alcuni che parlano addirittura di una sua involuzione negli anni: far fare una telefonata con comando vocale, nell’esperienza di alcuni, è estremamente più difficile rispetto ad un lustro fa.

 

Contro un’eventuale implementazione dell’Intelligenza Artificiale di OpenAI da parte di Apple, che aveva annunciato la possibilità, si era scagliato Elon Musk, che era arrivato a dire che avrebbe vietato gli iPhone in tutte le sue aziende qualora essi fornissero dati all’azienda di ChatGPT.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il servizio segreto interno russo FSB ha accusato la CIA di aver installato malware su migliaia di iPhone usati da cittadini russi e diplomatici stranieri.

 

Lo scorso mese la Repubblica Democratica del Congo ha fatto causa ad Apple per l’estrazione dei cosiddetti «minerali di sangue».

 

Apple non è nuova a improvvisi aggiornamenti di sicurezza per gli iPhone, con avvertimenti sulla possibilità di attività hacker tramite le vulnerabilità del sistema.

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Come riportato da Renovatio 21, a marzo Apple era stata colpita da una multa antitrust UE di 1,8 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato dello streaming musicale.

 

Lo scorso anno Bruxelles ha inoltre adottato il Digital Markets Act dell’UE, che ha costretto aziende tra cui Apple, Alphabet e Meta a modificare alcune delle loro pratiche all’interno dell’Unione.

 

Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa Corte Suprema dell’UE ha ordinato ad Apple di pagare all’Irlanda 13 miliardi di euro. A fine 2023 la UE ha anche riaperto per Apple un caso di «elusione fiscale» con in ballo 13 miliardi di euro. In Francia il produttore degli iPhone e dei Mac è indagato per «obsolescenza programmata».

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Immagine di Daniel L. Lu via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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