Economia
Il capo del Fondo Monetario Internazionale: «stiamo lavorando sodo su una moneta digitale globale»
Durante una presentazione a una conferenza in Marocco, Kristalina Georgieva, amministratore delegato del Fondo Monetario Internazionale (FMI), ha annunciato che l’organismo globale sta «lavorando duramente sul concetto di una piattaforma CBDC globale».
La Georgieva ha dichiarato che le valute digitali della banca centrale devono essere interoperabili tra i Paesi, osservando «Se vogliamo avere successo, le CBDC non possono essere proposte come nazionali e frammentate». Le Central Bank Digital Currencies, o monete digitali emesse da Banche Centrali – cioè le valute elettroniche di Stato – sono in fase di studio in moltissimi Paesi e in vari enti sovranazionali, BRICS incluso.
Le CBDC rappresentano, ovviamente, l’abolizione definitiva del contante.
«Per avere transazioni più efficienti ed eque, abbiamo bisogno di sistemi che colleghino i Paesi», ha continuato Georgieva, aggiungendo che «in altre parole, abbiamo bisogno di interoperabilità».
La direttrice del FMI ha sostenuto che le valute digitali globali «darebbero a più persone l’accesso ai servizi finanziari e ne ridurrebbero i costi», precisando che «i CBDC possono fornire sistemi di pagamento più resilienti ed efficienti» e «possono essere un modo più economico e più rapido modo, per effettuare pagamenti transfrontalieri, trasferire rimesse… e anche semplificare altri trasferimenti».
"At the IMF we are working hard on the concept of a global CBDC platform": IMF Managing Director Kristalina Georgieva https://t.co/Py7JLMovuc pic.twitter.com/N6txNHBaaE
— Tim Hinchliffe (@TimHinchliffe) June 19, 2023
Come riportato da Renovatio 21, da mesi FMI e Banca Mondiale discutono apertamente di moneta digitale globale.
Nel frattempo il deputato repubblicano dello Stato USA del Minnesota Tom Emmer ha recentemente introdotto un disegno di legge che vieterebbe alla Federal Reserve di introdurre CBDC, oltre a costringere la Fed a rimanere trasparente con il Congresso sulla sua ricerca sulla questione. Governatori di Stati come Ron De Santis e Kristi Noem hanno firmato leggi per vietare la moneta digitale di Stato.
Le CBDC vengono promossi sulla base del fatto che aumenteranno la libertà finanziaria, ma i critici hanno affermato che il sistema autorizzerebbe lo Stato a porre limiti alla spesa e decidere cosa le persone possono acquistare: il danaro diventa software, quindi programmabile, di modo da gestire le vostre vite con sistemi di premialità introdotti, per esempio, con il COVID.
Lo ricordò, in piena pandemia, l’attuale candidato democratico alla Casa Bianca Robert F. Kennedy durante il suo storico discorso davanti all’Arco della Pace a Milano, quando spiegò che il green pass era solo un’introduzione alla moneta digitale con cui si istituirà una nuova forma ultra-pervasiva di Stato di sorveglianza.
Le CBDC introducono quindi una vera nuova «società distopica», come ha detto qualcuno, che «traccerà ogni nostra transazione», e anche di più – informerà ogni nostra attività, che potrà quindi essere inibita dal potere. Con il danaro programmabile, farete solo gli acquisti che lo Stato permette a quelli nella vostra condizione (immaginate: un redditometro che può decidere cosa comprate al supermercato), delimitarli geograficamente e temporalmente (c’è il lockdown, questo non lo puoi comprare) o, semplicemente, «spegnervi» con un click, rendendo impossibile ogni scambio, come scritto nell’Apocalisse di San Giovanni (capitolo 13, versetti 16-18).
Come scritto da Renovatio 21, è probabile che l’attuale caos nel mondo delle criptovalute (spettacolari arresti di cripto-imprenditori–frodatori, crollo di banchi di scambio, deflusso di fondi, vendita di Bitcoin sequestrati da parte del governo USA, polemiche sulla tenuta di intere criptovalute) e il collasso bancario in corso (le banche di deposito stanno per essere disintermediate) siano gli strumenti con i quali ci porteranno, obbligatoriamente, all’accettazione della CBDC, cioè del «Bitcoin di Stato», la moneta digitale da Banca Centrale.
Credendo di parlare con Zelens’kyj (ma si trattava, in realtà dei soliti burloni russi) la stessa presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha recentemente ammesso che l’euro digitale sarà utilizzato per sorvegliare la popolazione.
L’abolizione del contante – che il CEO del mega-fondo internazionale BlackRock sostiene essere accelerata dalla guerra ucraina – non può che portare che a questo: alla piattaforma che sarà la vostra schiavitù definitiva.
Immagine di Friends of Europe via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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