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Economia

Il magnate delle criptovalute arrestato in Montenegro esce di galera con 400 mila euro di cauzione

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Il co-fondatore di Terraform Labs Do Kwon dovrebbe essere liberato dal carcere in attesa del processo dopo che un tribunale ha accettato una cauzione di 400.000 euro. Lo riporta il sito di notizie montenegrino Pobjeda.

 

Il Montenegro ha concesso l’approvazione ai termini di cauzione proposti dagli avvocati per il magnate delle criptovalute, accusato del reato penale di falsificazione di documenti ai sensi della legge montenegrina.

 

Secondo il documento ufficiale rilasciato dalle autorità locali il 12 maggio, il tribunale ha accettato l’offerta di cauzione proposta per Kwon e Han Chang-Joon, Chief Financial Officer di Terraform Labs, di 400.000 euro ciascuno. I due dovranno essere messi agli arresti domiciliari. Secondo gli atti, se i domiciliari vengono compromessi, la cauzione sarà iscritta in una «sezione speciale» del bilancio di lavoro del tribunale.

 

Inoltre, il comunicato afferma che sarebbe stato necessario verificare l’autenticità dei documenti di viaggio e delle carte d’identità, che sarebbero stati «presumibilmente» rilasciati dalle autorità competenti del Belgio.

 

Questo sviluppo della vicenda arriva solo un giorno dopo che gli avvocati di Kwon hanno presentato la loro richiesta per tali condizioni alle autorità montenegrine.

 

Come riportato da Renovatio 21, Kwon e Chang-Joon sono stati arrestati dalle autorità montenegrine nel marzo 2023 all’aeroporto di Podgorica per presunto utilizzo di documenti falsi. Ai due è stato confiscato il passaporto in Corea del Sud, loro Paese di origine, nell’ottobre 2022.

 

L’Interpol cercava il co-fondatore di Terraform Labs per la sua parte nel crollo da 40 miliardi di dollari dell’ecosistema Terra nel maggio 2022 che ha scosso l’industria delle criptovalute.

 

L’attuale processo penale in Montenegro dovrebbe iniziare il 16 giugno.

 

Articoli dello scorso 10 maggio hanno rivelato che le autorità sudcoreane avevano congelato 176 milioni di dollari di beni personali di Kwon nell’ambito del procedimento penale in corso. Negli Stati Uniti, anche la Securities and Exchange Commission ha intentato una causa civile contro Kwon, accusando l’esecutivo di non «fornire al pubblico una divulgazione completa, corretta e veritiera come richiesto per una serie di titoli di criptovalute».

 

Nel frattempo, gli investimenti in società cripto stanno crollando. Nel mondo dei Bitcoin stiamo annotando, da diversi mesi, l’incremento di episodi gravi e talvolta mortali.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2021 fu trovato affogato al largo del Costa Rica Mircea Popescu, 41 anni, miliardario in Bitcoin.  Un imprenditore attivo nel mondo delle startup crypto di San Francisco, Bob Lee, è stato assassinato a coltellate da un conoscente (all’inizio si sospettava un criminale senzatetto: invece era un conoscente).

 

A fine 2022 è emerso l’agghiacciante caso di Sam Brankman-Fried e del crollo del suo banco di criptovalute FTX. Il ragazzo era il secondo donatore del Partito Democratico USA dopo George Soros, e finanziatore di quantità di attività, tra cui, parrebbe, studi che avrebbero sminuito l’efficacia di ivermectina e idrossiclorochina nel curare il COVID. Bankman-Fried è stato arrestato alla Bahamas e portato in America, dove è stato liberato su cauzione: nessuno sa, però, chi abbia pagato, e come, i 250 milioni di dollari chiesti dal giudice.

 

Poco dopo sarebbe andato all’aria anche il banco cripto BlockFi. Secondo alcuni, potrebbe crollare anche la criptovaluta Tether, definita dai critici come un colossale schema Ponzi – la stessa accusa che alcune istituzioni (in India, in Cina), in verità, muovono anche contro lo stesso Bitcoin.

 

È di questi giorni la notizia che il colosso mondiale di scambi in criptovalute Binance ha subito un enorme deflusso di fondi. È notizia di questi giorni che il governo americano si sta liberando di un miliardo di dollari in bitcoin sequestrati dieci anni fa durante il processo a Silk Road.

 

Il fine del gioco potrebbe essere lo stesso della grande crisi bancaria internazionale in atto: introdurre la CBDC, la moneta virtuale da Banca Centrale, cioè il bitcoin di Stato, che non tollererà come concorrente né il contante né le criptovalute, e che renderà obsolete ed inutili le banche: ogni transazione, ogni danaro del sistema apparterrà ad una piattaforma di Stato (o, nel caso dell’euro digitale, Super-Stato) che verrà usata anche per controllarvi, sorvegliando ed impedendo i vostri acquisti nelle modalità previste dal danaro programmabile (limitazioni di tempo, spazio, qualità dell’oggetto acquistato, etc.)

 

 

 

 

 

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Economia

La Banca d’Inghilterra lancia l’allarme shock sui prezzi del petrolio

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L’escalation del conflitto tra Iran e Israele potrebbe rendere l’economia globale vulnerabile a uno shock energetico simile a quello degli anni ’70, ha affermato giovedì il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, in un’intervista al quotidiano britannico Guardian.

 

L’avvertimento giunge poco dopo l’invasione israeliana del Libano meridionale e il successivo lancio di missili balistici da parte dell’Iran contro Israele. La prospettiva di una guerra regionale totale in Medio Oriente ha immediatamente fatto salire i prezzi del petrolio fino al 3%.

 

I future sul Brent con consegna a dicembre sono saliti dell’1,91% a 75,31 dollari al barile, mentre il greggio US West Texas Intermediate con consegna a novembre è salito del 2,21% a 71,65 dollari al barile, alle 13:25 GMT.

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«Le preoccupazioni geopolitiche sono molto serie», ha affermato Bailey, aggiungendo che l’ente regolatore di Londra stava monitorando gli sviluppi «molto attentamente». «È tragico ciò che sta succedendo. Ci sono ovviamente delle tensioni e il vero problema, quindi, è come potrebbero interagire con alcuni mercati ancora piuttosto tesi in alcuni punti».

 

Il capo della Banca Centrale britannica ha anche avvertito che ci sono dei limiti a ciò che si può fare per impedire l’aumento del costo del greggio se le cose «andassero davvero male».

 

Secondo gli analisti, la prospettiva di un conflitto più ampio in Medio Oriente, che potrebbe interrompere i flussi di petrolio greggio dalla regione, ha messo in ombra le prospettive più solide in termini di offerta globale.

 

«Dopo i primi timori per i rischi geopolitici in Medio Oriente, abbiamo assistito a un ritorno alla calma sui mercati globali, ma, naturalmente, i partecipanti al mercato continuano a tenere d’occhio qualsiasi imminente risposta israeliana», ha detto al Business Standard lo stratega di mercato di IG Yeap Jun Rong.

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Economia

L’industria automobilistica europea verso una «caduta orribile»

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Le case automobilistiche dell’UE stanno attraversando i mesi peggiori dai tempi della pandemia di COVID-19. Lo riporta il tabloid tedesco Bild, che cita un importante esperto del settore.   Le vendite di automobili all’interno dell’Unione sono diminuite di 200.000 veicoli nei primi otto mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e la situazione è destinata a peggiorare, ha dichiarato Ferdinand Dudenhoeffer alla testata. Il Dudenhoeffer è il fondatore ed ex direttore del Center for Automotive Research (CAR), un istituto privato specializzato in analisi di settore e politiche dei trasporti.   Le vendite di auto elettriche sono diminuite dell’8,3% rispetto allo scorso anno, ha sottolineato l’economista, con 140.000 modelli in meno venduti fino ad agosto.

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«I mercati automobilistici più importanti, come Germania e Italia, erano già in leggero calo nei primi otto mesi dell’anno», ha osservato, avvertendo che le cose «non stanno migliorando».   Secondo il Dudenhoeffer, i produttori di automobili stanno ora cercando di compensare le loro perdite aumentando i prezzi. I 20 modelli di auto a benzina più popolari sono già circa il 10% più costosi, ha detto al Bild.   «I prossimi mesi saranno molto difficili per il settore. Peggio di quanto non lo siano stati durante» la pandemia di COVID-19, ha previsto. La Germania sta per essere colpita in modo particolarmente forte, secondo l’esperto, con il mercato che non dovrebbe riprendersi prima del 2026.   Il mese scorso, la più grande casa automobilistica dell’UE, la Volkswagen, aveva annunciato che avrebbe preso in considerazione la chiusura di stabilimenti o licenziamenti in Germania per la prima volta nei suoi 87 anni di storia. L’azienda ha anche annunciato che sarebbe stata costretta a porre fine al suo programma di sicurezza occupazionale, che era stato istituito per posticipare tutti i tagli di posti di lavoro almeno fino al 2029.   All’inizio di settembre, il CEO del gruppo Volkswagen Oliver Blume ha definito la situazione che il mercato automobilistico stava affrontando «altamente impegnativa e seria», aggiungendo che la possibilità di «chiusure di stabilimenti non è più esclusa». La dirigenza aziendale non ha specificato quanti dei 120.000 dipendenti dell’azienda in Germania sarebbero stati licenziati.   La Germania aveva già sofferto una recessione alla fine del 2023. Anche la più grande economia europea si è contratta nel secondo trimestre di quest’anno, secondo le statistiche ufficiali. La debolezza del settore automobilistico è diventata il principale motore del declino della produzione industriale del paese a luglio, ha riferito l’agenzia Reuters a settembre, aggiungendo che la nazione potrebbe affrontare un’altra recessione.   Come riportato da Renovatio 21, già un anno fa si registrava un calo considerevole delle auto elettriche vendute in Germania. Una conseguenza del flop dell’elettromobilità può essere considerata la crisi del produttore di batterie Varta, che ha registrato un calo dei ricavi dell’8,5% nel secondo trimestre 2023.

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A luglio il sindacato FIM-CISL ha presentato ieri un rapporto che evidenzia un autentico crollo nel settore dell’industria delle automobili in Italia. L’industria dell’automotive ha dato segni di forte crisi soprattutto in Germania, Paese in cui le fabbriche di automobili hanno un ruolo precipuo nell’economia forse persino nell’identità nazionale.   L’anno passato le principali case automobilistiche tedesche – Volkswagen, Audi, BMW e Mercedes 2 hanno prodotto circa mezzo milione di auto in meno tra gennaio e maggio, rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo di circa il 20%.   Mesi fa è emerso che il colosso statunitense dell’auto Ford potrebbe lasciare la Germania.

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Economia

La Gran Bretagna chiude l’ultima centrale a carbone

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Dopo 140 anni di sfruttamento dell’energia del carbone, la Gran Bretagna chiuderà questa settimana la sua ultima centrale elettrica a carbone, nel Sud-Ovest di Ratcliffe-on-Soar.

 

Il ministro dell’energia Michael Shanks ha affermato che la Gran Bretagna diventerà una superpotenza nell’energia pulita, tra cui l’energia eolica e quella nucleare.

 

Sotto il precedente governo, erano stati pianificati più di 300 milioni di euro per aiutare a finanziare la produzione di combustibile nucleare avanzato.

 

Il Paese attualmente produce il 16,1% della sua elettricità da otto reattori avanzati raffreddati a gas e un reattore ad acqua pressurizzata. Due nuovi ERP-1750 (1.630 MW ciascuno) dovrebbero essere completati nel 2029. I proprietari sono la francese EDF Energy (Framatome) al 70% e la China General Nuclear Power Group.

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Come riportato da Renovatio 21, la situazione dell’energia atomica in Gran Bretagna divenne complicata negli anni scorsi a seguito dei problemi segnati dall’assenza del gas russo, che spinge il governo di Londra a considerare il razionamento dell’energia elettrica, tra drammatiche previsioni di blackout, bollette impazzite e senso di povertà diffusa registrato dai banchi alimentari.

 

Nel primo 2022, erano circolate notizie secondo cui il governo Johnson aveva deciso di rinviare di 18 mesi la chiusura della centrale nucleare del Somerset a Hinkley Point B, il cui spegnimento era calendarizzato per l’estate dello stesso anno.

 

Tuttavia, il proprietario dell’impianto atomico, il colosso energetico francese EDF, aveva subito inviato un promemoria al personale dell’impianto in cui si diceva che non c’era nessun rinvio.

 

All’epoca EDF sta per tornare al 100% sotto il controllo dello Stato francese – stava cioè per venire ri-nazionalizzata con sullo sfondo di quello che il presidente francese Macron chiama la «rinascita dell’industria nucleare francese», che a quanto pareva intendeva continuare con le centrali in patria (parlava di «rinascimento dell’industria atomica francese…), ma le chiudeva all’estero.

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