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Economia

Apple vale 3 trilioni di dollari. Quale potere avrà su di noi?

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Con il nuovo anno Apple è diventata la prima azienda a raggiungere un valore di mercato di 3 trilioni di dollari.

 

Le azioni di Apple sono state scambiate fino a 182,88 dollari lo scorso lunedì, in aumento del 3% rispetto alla chiusura di venerdì alla Borsa di New York, spingendo la capitalizzazione di mercato della società a oltre 3 trilioni.

 

Dall’agosto 2018 la capitalizzazione di mercato del gruppo di Cupertino è triplicata.

 

Apple condivideva una poltrona nel club delle aziende capitalizzate 2 trilioni di dollari con la Microsoft di Bill Gates e la compagnia petrolifera statale dell’Arabia Saudita, Saudi Aramco. Altre due società tecnologiche statunitensi sono vicine. La società madre di Google, Alphabet, si avvicina a 2 trilioni, mentre Amazon è valutata dagli investitori a oltre $ 1,7 trilioni. Tesla avrebbe ora invece una capitalizzazione di 1,2 trilioni di dollari.

 

Apple vale quindi più del primo produttore di petrolio al mondo – Saudi Aramco – e del primo produttore di software – Microsoft, oltre che del primo gruppo di controllo delle informazioni (Google) e della più grande industria di auto elettriche, Tesla.

 

La domanda, ora, è come un’azienda di tali proporzioni possa avere impatto sulle vite dei cittadini al di fuori dei suoi prodotti

La domanda, ora, è come un’azienda di tali proporzioni possa avere impatto sulle vite dei cittadini al di fuori dei suoi prodotti.

 

Apple si era tenuta più neutra di altre in questi anni di guerre culturali, posizionandosi come grande azienda che, a differenza di altri giganti tech come Facebook (con il quale sembra avere vari dissidi) difende la privacy dei consumatori.

 

Tuttavia, nel 2021 Apple aveva annunciato che avrebbe cominciato a scansionare le foto nei telefoni dei suoi clienti in cerca di materiale pedopornografico. Secondo alcuni, questa mossa apre ad un pendio scivoloso dove, a seconda dell’emergenza, il consumatore potrà essere spiato alla bisogna.

 

Apple non si è ovviamente mai tirata indietro riguardo la possibilità di implementare innovazioni come l’emoji della donna barbuta, tanto per capire da che parte stanno riguardo alla questione dell’identità di genere.

 

È noto inoltre che Apple abbia fatto donazioni al gruppo di protesta razziale Black Lives Matter.

 

Ogni nuovo concetto di sorveglianza impiegato dagli Stati sui cittadini dovrà giocoforza passare per Apple

Di recente Apple ha inoltre fatto capire anche la sua posizione sui vaccini, bannando una app di incontri per non vaccinati, il cosiddetto «Tinder no vax».

 

Come riportato da Renovatio 21, sin dai primi tempi della pandemia Apple aveva subito aperto le porte dei suoi dispositivi ai governi per la tecnologia di tracciamento COVID.

 

Ogni nuovo concetto di sorveglianza impiegato dagli Stati sui cittadini dovrà giocoforza passare per Apple.

 

Il potere di Apple è, insomma, ancora molto sottotraccia. È, tuttavia, enorme: come lo è ora la sua capitalizzazione in Borsa.

 

 

 

 

Immagine di KKPCW via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

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Economia

Il nervosismo di Londra e Wall Street per la nuova banca BRICS

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Aumenta la pressione sul sistema finanziario occidentale per la creazione dell’istituto di credito internazionale del gruppo dei Paesi BRICS.

 

L’Arabia Saudita è interessata ad entrare a far parte della Nuova Banca di Sviluppo (NBD) istituita dai BRICS, secondo quanto riportato dal Financial Times.

 

«In Medio Oriente, attribuiamo grande importanza al Regno dell’Arabia Saudita e siamo attualmente impegnati in un dialogo qualificato con loro», ha dichiarato l’NDB al quotidiano della City di Londra in un comunicato.

 

Secondo quanto riferito, anche l’Arabia Saudita ha presentato istanza di adesione ai BRICS e, come ricorda il Financial Times, «sta anche perseguendo relazioni più strette con la Cina» – un fenomeno oramai rivelato da un anno che, tra accordi bilaterali e annunci al World Economic Forum di Davos, si pone come pietra miliare della de-dollarizzazione in corso

 

La NDB è stata fondata nel 2015 dalle cinque nazioni BRICS: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Altri tre paesi: Bangladesh, Emirati Arabi Uniti e l’Egitto, da allora sono entrati a far parte della banca.

 

L’adesione dell’Uruguay è stata approvata, ma il suo ingresso attende il deposito del documento richiesto.

 

I ministri delle finanze dei Paesi membri, che compongono il Consiglio dei governatori dell’NDB, si incontreranno per la loro riunione annuale questo martedì e mercoledì (30-31 maggio) presso la sede della banca a Shanghai.

 

La questione sul tavolo è come la NDB possa svolgere un ruolo attivo nel plasmare il nuovo sistema finanziario internazionale necessario per sostituire il sistema occidentale.

 

Fino ad ora, l’NDB dipendeva dal finanziamento in dollari per il suo capitale e si limitava a concedere prestiti in dollari ai paesi membri. Di conseguenza, i finanziamenti della NDB per qualsiasi nuovo progetto in Russia, ad esempio, sono stati congelati da quando sono state imposte sanzioni occidentali a quel Paese, una situazione sollevata dal primo ministro russo Mikhail Mishustin quando ha incontrato il 23 maggio il nuovo presidente della NDB, Dilma Rousseff (una figura che non ha nascosto le sue previsioni sulla de-dollarizzazione dell’economia globale e la sua idea per cui le sanzioni USA saranno la causa della fine della supremazia della valuta statunitense).

 

C’è poi la questione dell’Argentina, Paese impantanato con il Fondo Monetario Internazionale, che spinge per entrare nei BRICS e sta tessendo rapporti economici sempre più stretti con due Paesi fondatori, Brasile e Cina, sempre lontani dal dollaro.

 

Alla fine della scorsa settimana, il quotidiano brasiliano O Globo ha riferito con soddisfazione che il ministro delle finanze brasiliano Fernando Haddad, che doveva svolgere un ruolo di primo piano in quelle discussioni, non potrà partecipare di persona, sebbene possa partecipare virtualmente. Il motivo: il governo è in una dura lotta con il Congresso per approvare un’importante legislazione economica interna, e Haddad è l’uomo che gestisce quei negoziati.

 

Il quotidiano pro-occidentale (cioè pro-Wall Street e pro-City di Londra) O Estado de São Paulo, , ha pubblicato il 25 maggio un veemente attacco in cui avvertiva di «un effetto interno devastante» qualora i paesi membri della NDB concedessero garanzie per il commercio estero dell’Argentina con le società brasiliane, come Lula sta proponendo. O Estado scrive, tuttavia senza citare fonti, che la proposta di Lula per l’NDB di emettere prestiti di liquidità incontra «una forte resistenza» da parte di altri all’interno della banca, ed è improbabile che venga accettata.

 

Se l’Argentina ottiene aiuto, l’India potrebbe richiedere lo stesso per lo Sri Lanka, il Sudafrica per lo Zimbabwe, etc., segnando uno scollamento di vasta parte del mondo dalle istituzioni finanziarie internazionali, che parrebbero puntare – come discusso all’incontro annuale tra FMI e Banca Mondiale – verso la moneta digitale globale.

 

Come riportato da Renovatio 21, una nuova moneta BRICS potrebbe essere annunciata al Summit di agosto in Sud Africa.

 

Secondo alcuni calcoli, nel 2022 il PIL dei BRICS sarebbe divenuto maggiore di quello dei Paesi G7.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche l’Algerial’Argentina, Egitto, oltre all’Arabia Saudita hanno significato il loro interesse ad entrare nei BRICS, un ente dove non c’è la caccia al russo (anzi, c’è aperta critica alla NATO) e dove si preparano valute alternative al commercio mondiale.

 

 

 

 

 

 

Immagine di Donnie28 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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Economia

Gli Stati occidentali continuano ad acquistare petrolio e gas russi

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Le nazioni occidentali non hanno smesso di acquistare energia russa nonostante le sanzioni senza precedenti imposte dagli Stati Uniti e dall’UE contro Mosca, ha affermato il ministro dell’Energia russo Nikolay Shulginov.

 

Vari Paesi sono passati a «soluzioni alternative» per procurarsi le importazioni russe, ha detto al canale televisivo Rossja 1.

 

Quando gli è stato chiesto se i Paesi occidentali stessero ancora acquistando petrolio e gas russi ma attraverso percorsi alternativi, Shulginov ha detto che questa informazione era «corretta». Tuttavia, non ha specificato quali rotte specifiche vengono utilizzate per fornire energia russa ai clienti occidentali.

 

Nel dicembre 2022, l’UE, le nazioni del Gruppo dei Sette e i loro alleati hanno introdotto un divieto collettivo sulle esportazioni di petrolio russo per via marittima, insieme a un prezzo massimo di 60 dollari al barile.

 

Un altro embargo che vieta quasi tutte le importazioni di prodotti petroliferi russi, oltre all’introduzione di limiti di prezzo sul diesel e altri prodotti petroliferi, è entrato in vigore il 5 febbraio, scrive RT.

Sebbene i gasdotti della Russia non siano stati soggetti a restrizioni, le sue esportazioni di gas verso l’UE sono state drasticamente ridotte a seguito del sabotaggio nel settembre 2022 dei gasdotti sottomarini Nord Stream 1 e 2 che li ha resi inutilizzabili. Secondo Politico, a metà maggio non era ancora stato raggiunto un consenso nell’UE sull’opportunità di sanzionare i gasdotti russi.

 

Lo scorso marzo Bloomberg aveva riferito che alcune nazioni dell’UE avevano acquistato attivamente gas naturale liquefatto (GNL) russo, con la Spagna in cima alla lista degli acquirenti all’inizio del 2023. Le importazioni spagnole di GNL russo erano aumentate dell’84% dall’inizio del conflitto in Ucraina.

 

Anche la Francia è emersa come uno dei principali importatori russi di GNL, acquistando 1,9 milioni di tonnellate di carburante nel 2022. È stata seguita dalla Spagna, che ha acquistato 533.800 tonnellate, e dal Belgio, che ha acquisito 310.000 tonnellate nello stesso periodo, secondo Bloomberg.

 

La Spagna è stata anche il più grande importatore di combustibili fossili russi tra il 1° gennaio e il 9 marzo di quest’anno, scrive la testata americana, con Belgio e Bulgaria a seguire.

 

All’inizio di maggio, l’UE ha suggerito di vietare alle navi che hanno violato le sanzioni sul petrolio russo di entrare nei porti e nei corsi d’acqua dell’UE come parte di un nuovo pacchetto di sanzioni.

 

Successivamente, il capo della politica estera dell’UE, Josep Borrell, ha invitato l’euroblocco a vietare il carburante indiano prodotto dal petrolio russo.

 

Le importazioni di greggio dell’India dalla Russia sono aumentate di dieci volte nell’anno finanziario conclusosi il 31 marzo, ha dichiarato a maggio Bank of Baroda, il secondo più grande prestatore del settore pubblico della nazione. Giappone e India hanno deciso di andare comunque avanti con il progetto russo per petrolio e gas da Sakhalin, nell’Estremo Oriente siberiano.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Cina ha rivenduto il gas russo in Europa, facendo il giro del mondo e con un sovraprezzo poi ripercossosi sulle bollette impazzite servite ai cittadini. La Francia è passata a comprare GNL direttamente da Pechino in yuan due mesi fa.

 

Gli USA quest’anno ha quindi sostituito la Russia come principale fornitore di petrolio alla UE, che ha rinunciato anche alle importazioni del petrolio venezuelano.

 

Tra le sanzioni occidentali, la Russia ha reindirizzato le sue esportazioni di petrolio in altre parti del mondo, in particolare in Asia e America Latina.

 

A inizio conflitto la Slovacchia aveva espresso un netto rifiuto all’embargo del petrolio russo.

 

Il caos sul tetto al prezzo dell’oro nero piazzato da Bruxelles ha creato caos con petroliere occidentali bloccate sul Bosforo.

 

L’Europa sta commettendo un «suicidio energetico», aveva dichiarato nella primavera 2022 Igor Sechin, il capo del colosso petrolifero russo Rosneft.

 

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Economia

Le sanzioni sui diamanti russi potrebbero sconvolgere il mercato globale della gioielleria

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Le sanzioni sulle esportazioni di diamanti russi che sono state discusse dai paesi del G7 per più di un anno potrebbero far salire i prezzi delle gemme a livello globale, Lo riporta il canale americano CNBC.

 

Finora, l’importazione di diamanti grezzi russi è stata vietata dagli Stati Uniti. Allo stesso tempo, Washington importa ancora gemme estratte in Russia se sono state sostanzialmente alterate in altri Paesi. Il Regno Unito, il Canada e la Nuova Zelanda hanno seguito l’esempio, adottando misure simili contro il gigante minerario russo Alrosa.

 

L’Unione Europea e il G7 hanno cercato nuovi modi per bandire ai diamanti russi oltre confine. Tuttavia, il passo proposto è fortemente osteggiato dai principali importatori di gemme, come il Belgio, che ospita il più grande hub mondiale per il commercio di diamanti ad Anversa.

 

Secondo i dati dell’Osservatorio sulla complessità economica, la Russia, il più grande produttore mondiale di diamanti grezzi, ha incassato circa 4,7 miliardi di dollari dalle esportazioni di pietre preziose, diventando così l’ottavo esportatore mondiale.

 

«Il dibattito va avanti da tempo perché esiste un chiaro rischio che la Russia possa semplicemente dirottare le sue esportazioni verso paesi non partecipanti», ha detto alla CNBC Edward Gardner, economista delle materie prime presso Capital Economics. «Se le sanzioni fossero attuate in un modo che rendesse difficile l’elusione, però, allora potremmo vedere una minore offerta russa sul mercato e prezzi più alti».

 

Gli oppositori della misura sostengono inoltre che l’imposizione di sanzioni senza costruire un sistema globale per rintracciare le gemme sarebbe inutile, poiché il commercio potrebbe facilmente spostarsi verso altri mercati, come India e Cina, allo stesso modo del greggio russo.

 

È improbabile che l’ultimo pacchetto di sanzioni relative all’Ucraina attualmente in discussione da parte dell’UE riguardi i diamanti russi, scrive RT.

 

Il circuito dei diamanti di Anversa coinvolge per lo più famiglie ebree ortodosse, che hanno ramificazioni anche a Nuova York e in Israele.

 

Nel 2003 un venditore di gemme del distretto di diamanti di Manhattan fu accusato di essere legato ad uno schema di transazioni che avrebbero aiutato il finanziamento del terrorismo jihadista. internazionale. L’uomo, di nome Abraham, era un membro prominente della comunità ebraica di Rego Park. Tuttavia «questo anziano signore in cattive condizioni di salute ha contribuito in modo significativo a mediare la vendita di un missile terra-aria», aveva affermato l’assistente procuratore degli Stati Uniti.

 

I pubblici ministeri hanno dichiarato alla corte federale che Abraham aveva facilitato i terroristi fornendo i mezzi per finanziare l’acquisto di missili attraverso un sistema di trasferimento di denaro informale, noto come hawala, comune in Medio Oriente e metodo di finanziamento preferito dai terroristi.

 

 

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