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Schillaci mette il ticket alla riproduzione artificiale. Per le chimere umane di Stato

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Una notizia che non interessa a nessuno, finita al massimo in qualche boxino poco convinto dei quotidiani, ma per noi importantissima, fondamentale. Perché innesta sempre più un vero cambio biologico la popolazione dell’Italia, portando il Paese verso il suo destino mostruoso – ed è proprio il caso di usare questo aggettivo.

 

Il ministro della Sanità Orazio Schillaci – che, informiamo se qualcuno dormiva, era membro del CTS di lockdown, mascherine e vaccini – ha annunciato che la procreazione medicalmente assistita, o PMA – espressione della neolingua orwelliana per indicare la riproduzione artificiale e gli esseri umani creati in laboratorio – «da gennaio 2024» sarà su pagamento di ticket sanitario per ogni donna «in qualsiasi regione risieda».

 

L’annuncio è stato fatto dal ministro del governo Meloni al convegno «Natalità, work in progress» promosso dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO). Notiamo subito che, in continuità con l’indimenticabile Fertility Day della Lorenzin (ricordate? Quello che si faceva pubblicità, in un cortocircuito inspiegabile solo per i superficiali, con immagini di preservativi), quando si parla di natalità i rappresentanti dello Stato italiano finiscono per parlare di bambini fatti in provetta.

 

Non è che potete farci molto: il ministro melonico-citiessino viene dal medesimo governo che esprime come ministro della Famiglia Eugenia Roccella, che ha rassicurato il mondo (se ce n’era bisogno) che la legge sull’aborto non verrà toccata, e che ultimamente si trova in grande sintonia con Rocco Siffredi, ed è giusto così.

 

Ad ogni modo, qui non si parla di aborto, ma di fecondazione in vitro, che di fatto uccide molti più embrioni dell’aborto, ma non lo sa nessuno, a parte qualche anima lucida e pia e i lettori di Renovatio 21 (due insiemi che talvolta si sovrappongono).

 

«Grazie al decreto tariffe, che ha reso applicabili i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza» dichiara lo Schillaci «dopo sei anni di attesa, abbiamo messo fine a un’iniquità che non era più tollerabile».

 

L’iniquità sarebbe il genocidio di 150 mila, forse 200 mila embrioni (o forse molti di più, comunque più di quelli uccisi con l’aborto) che vengono prodotti in laboratorio, scartati eugeneticamente o ibernati le limbo dell’azoto liquido in attesa del da farsi?

 

Maddechè. L’iniquità a cui si riferisce il ministro riguarda le tariffe, i costi sanitari, insomma il ticket. È iniquo che in alcune regioni si pagasse più o meno per avere il bambino artificiale, non che per farlo si creino in provetta e si trucidino quantità di suoi fratellini (tre? Sei? Dieci? Venti? Quanti? Qualcuno lo sa? Qualcuno ha il coraggio di dirlo?).

 

Fratellini d’Italia, sterminati in massa.

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Si scopre che c’è il problema del turismo sanitario infranazionale anche per chi vuole il bambino in provetta: oltre la metà dei «cicli» (cioè la produzione di embrioni artificiali e l’impianto negli stessi nell’utero della «madre», con oceano di micromorte annesso) è stata effettuata da pazienti che vengono da fuori regione. Turismo procreativo interno, celo.

 

«Abbiamo intrapreso la strada giusta per sostenere le donne che dinanzi a difficoltà nel concepire scelgono la Procreazione medicalmente assistita» rivendica l’omonimo del calciatore delle «Notti Magiche» di Italia ’90. Dopo la pandemia, «si è osservata una ripresa dell’applicazione di tutte le tecniche di PMA» dice contento come Hello Kitty.

 

I dati snocciolati danno conforto: nel 2021 si registra un incremento del 36% rispetto al 2020, con un 50% in più di gravidanze artificiali e i «bambini nati vivi» (bisogna specificare…) aumentati del 49%. Festa grande anche per il dato per cui aumenta la produzione di embrioni nei 121 centri pubblici e privati convenzionati rispetto 211 centri solo privati: insomma, il bambino sintetico è sempre più di Stato, e bisogna gioirne.

 

Lo Schillaci non si è fermato, specificando la necessità di «tutte le indagini necessarie a un adeguato screening prenatale materno e fetale», espressione che talvolta, come sappiamo, copre la porta lasciata spalancata all’aborto (perché il bambino ha la sindrome di down, ha il labbro leporino, oppure magari perché è una bambina, o un bambino, etc.). Per soprammercato è aggiunto che l’opera del governo melonico sta «rendendo sempre più sicuri, ma sempre più a misura di “coppia”, i punti nascita, offrendo parto-analgesia a chi lo richiede»: in pratica, epidurale para todos, e a questo punto non lamentatevi (perché tanto vi stiamo sedando).

 

E poi vi sono i lamenti e per le liste d’attesa, e il costo salato della produzione della vita umana in alambicco: dai 3.500 ai 6.000, 7.000 euro per la fecondazione omologa (cioè, con i gameti appartenenti alla coppia di wannabe genitori) mentre si spendon fino a 9.000 euro se la fecondazione è eterologa, e cioè ovulo o spermatozoo, o ambedue, vengono da altri, in genere generosi donatori (eccerto).

 

Ma ecco che il governo giorgionico ci mette una pezza: il ministro Schillaci fa sapere che dal prossimo anno le donne non pagheranno nulla per la fecondazione omologa, mentre per l’eterologa il costo lo dovrebbero decidere le regioni con un prezzo indicativo attorno a 1500 euro.

 

In pratica, se la cellula sessuale la mette una «coppia», qualunque sia la loro vera relazione, lo Stato paga il bambino sintetico in toto. Se invece volete prendere da fuori la materia con cui plasmare quello che figurerà come vostro figlio, ecco la quota calmierata sui 1500, una bazzecola per tanti borghesi desiderosi di dare un senso all’Audi familiare oltre al portare in passeggiata lo Schnauzer gigante.

 

Renovatio 21 ha insistito tante volte sul fatto che la distinzione tra fecondazione in vitro omologa o eterologa è una cretinata buona per ammassare, anche solo temporaneamente, i cattolici bovini a cui hanno fatto digerire quasi definitivamente i bimbi da laboratorio, in attesa che la Pontificia Accademia per la Vita e magari pure Bergoglio all’Angelus dichiarino lecito, bello e desiderabile il designer baby fatto con la bioingegneria CRISPR.

 

Tuttavia ricordiamo qui brevemente come la pratica oramai si avvicini materialmente agli ideali di Adolf Hitler e camerati: come noto, la Danimarca è considerata il più grande «serbatoio» di donatori di sperma d’Europa, mentre per gli ovuli ci sono dei bei cataloghi, anche online, di fanciulle ucraine, anche disposte come sapete bene a affittare l’utero per modica cifra, anche sotto gli attacchi missilistici di precisione dei russi, perché per il mercato della fine della dignità umana è sempre business as usual – specie nell’Ucraina dove i fanclub del baffetto sono armati e finanziati dal danaro di noi contribuenti ahinoi NATO.

 

E con lo sperma danese, e con le cellule uovo ucraine, come vi aspettate che verrà il bambino sintetico? Sì: biondo dolicocefalo, tipo appena sfornato da un centro Lebensborn SS, a dimostrazione definitiva della continuità totale, nello spirito e nei fatti, tra il nazismo e il mondo moderno.

 

(Vi sono figure politiche che hanno fatto i figli così, magari producendo la prole artificiale in alcuni Paesi invece che di altri con legislazioni ancora da smussare. Qui non faremo nomi)

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Massì: Fratelli d’Italia in provetta. E cosa vi aspettavate?

 

E poi: quanto ci metteranno, i fratelli d’Italia in vitro, a combinare incesti (d’Italia) in vitro? Sì, perché da ogni clinica, che usa lo sperma dello stesso donatore, nascono quelli che sono fratellastri genetici, che poi possono finire, volenti o nolenti, ad accoppiarsi sul territorio, come mostrava anni fa il film Codice 46.

 

Non c’è che dire: goal a ripetizione, Schillaci capocannoniere. Notti magiche.

 

Fin qui sarebbe un pezzo da sito pro-life, sempre che esistano da qualche parte dei pro-life che a parte far firmare petizioni ebeti e chiedere soldi capiscano qualcosa, per esempio l’abominio della fecondazione in vitro e della sua filiera, ma sappiamo che il tema è trattato, con tutto l’orrore del caso, solo su Renovatio 21.

 

Qualcuno si chiederà, a questo punto, se non è che possiamo mettere anche qui la solita cifra fantascientifico-apocalittica, magari parlare del libro della Rivelazione, con i misteriosi adoratori dell’anticristo « il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo» (Ap, 17, 8).

 

Possiamo accontentare tutti, e rilanciare, parlando di cose pazzesche che non sono nel futuro, ma sono drammaticamente, quanto impercettibilmente, già nella realtà presente.

 

Perché l’aumento smisurato della riproduzione artificiale in Italia produrrà un conseguente aumento di chimere umane nella popolazione.

 

«Chimere umane»? Di cosa stiamo parlando?

 

In biologia, una chimera è un organismo o una creatura che presenta due o più popolazioni di cellule geneticamente diverse, ciascuna originata da zigoti differenti. Queste popolazioni cellulari geneticamente distinte di fatto coesistono all’interno dell’organismo

 

Le chimere umane, ovvero individui derivati dalla combinazione di due embrioni, costituiscono una realtà riconosciuta da un numero significativo di anni, benché questa realtà sia spesso ignorata nonostante il notevole incremento dei casi, come riportato da alcuni professionisti medici.

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Le persone chimeriche, le quali presentano due diversi set di DNA in quanto risultato della fusione di due esseri distinti, effettivamente mostrano disfunzioni che emergono col tempo: il «fratello» che è stato assorbito continua a crescere all’interno del corpo del gemello ospite più sviluppato. È possibile che tessuti come capelli, muscoli e persino occhi si trovino all’interno del corpo di un individuo chimera.

 

In altre situazioni, l’embrione assorbito si sviluppa in modo «coordinato» con l’altro gemello, diventando un organo specifico all’interno del corpo dell’embrione dominante.

 

Il chimerismo ha già giocato brutti scherzi in giro per il mondo.

 

Sono stati riportati casi in cui individui hanno avuto figli, ma non hanno trasmesso il loro proprio DNA ai loro discendenti, poiché gli organi genitali, sia maschili che femminili, erano in realtà derivati dai gemelli assorbiti durante la fase embrionale. Di conseguenza, la loro prole è geneticamente figlia dei fratelli che non hanno mai conosciuto e dei quali non erano nemmeno a conoscenza, ma che esistono nella realtà della genetica: è da capogiro, a pensarci, ma è così.

 

In America, dove i test genetici sono arrivati al consumatore, saltano fuori casi sempre più allucinanti. I servizi sociali tolgono i bambini ad una donna, che viene arrestata dalla polizia dopo un test del DNA: i figli non sono suoi, li ha rapiti – invece li ha partoriti lei, solo che i suoi organi riproduttivi erano in realtà della sorella che condivideva con lei il grembo materno, e che si è fusa con la donna, che quindi, da figlia unica, ha una sorella, ma non la ha mai vista, perché è dentro di lei, ma al contempo è la vera madre dei suoi figli (sì, gira la testa). Prima di risolvere legalmente questo problema, la signora ne ha passate di ogni tipo.

 

Stesso caso per un uomo che si è sentito dire di non essere il padre dei suoi figli, in quanto il vero padre, dissero i medici, era secondo i risultati del DNA un parente stretto, un fratello (vicenda di corna abbastanza classica). E invece, l’uomo era figlio unico – suo fratellino si era sistemato, molto prima di nascere, come organo genitale del fratellone, e ha continuato così, generando così dei figli con la cognata.

 

L’aberrazione biologica qui fa il paio con quella sociale, perché le ramificazioni di distruzione della società, della famiglia, del concetto stesso di identità individuale sono abissali.

 

Ora, non può non esserci un aumento dei casi di chimere umane visto l’incremento degli impianti multipli previsti nei procedimenti di riproduzione assistita. Nella PMA, i medici inseriscono nella donna più embrioni con la speranza che almeno uno di essi si sviluppi con successo. Questa pratica può portare non solo a parti gemellari e plurigemellari (che sono, come visibile, tipici della riproduzione artificiale), ma anche, in alcuni casi non sempre riconosciuti, a fenomeni di chimerismo umano.

 

Capite dove siamo? Capite dove siamo diretti? La vedete la «strada giusta» di cui parla il ministro?

 

La strada dove ci stanno gettando è circondata da mostri. Non ne vogliamo alle persone affetta da questa condizione, che meritano tutti i pensieri, le cure, le preghiere del caso – anche quando stanno bene, e non si sono ancora accorti di nulla. I mostri sono, etimologicamente, degli ammonimenti, dal latino monēre, «avvisare, ammonire».

 

Notiamo come nel mondo classico i mostri fossero spesso la fusione di creature diverse: la manticora, il centauro, l’arpia… la sfinge, soprattutto.

 

La sfinge: mezza donna e mezzo leone, era una sorta di guardiano della soglia, un gatekeeper. Rappresentava, nella sua mostruosità, un ammonimento a che si mantenesse l’ordine cosmico a Tebe. Una volta sconfitta la Sfinge, il mito vuole che l’incesto si consumasse nella città con Edipo e sua madre, e di lì la disgrazia, la guerra fratricida, la dissoluzione morale. L’ordine naturale perduto.

 

La sfinge, il mostro, ammoniva che passato un certo limite sarebbe sorto il caos e il male ad infettare e distruggere la società umana: anzi, proprio la società umana, passato quel limite sarebbe divenuta fatta di mostri, mostruosa in sé.

 

Ora, con la provetta di Stato, l’Italia si dirige verso un futuro letteralmente, materialmente, biologicamente mostruoso. Scriverlo mi dà pure un po’ fastidio, perché non so quanti possano comprendere la realtà di quanto sto dicendo – ed esserne giocoforza sconvolti.

 

Fratelli chimerici d’Italia. L’Italia popolata da mostri, e la legge naturale disintegrata per sempre.

 

Questo è ciò che sta accadendo. Notti magiche, inseguendo un embrione chimera di Stato.

 

Con il danaro del contribuente, per la definitiva mutazione biologica teriomorfa del Paese.

 

Roberto Dal Bosco

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