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Crioconservazione

Milioni di embrioni abbandonati nei congelatori

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Quanti embrioni congelati sono stati abbandonati nelle cliniche americane per la fertilità? Nessuno sa di preciso. Ma la risposta è: almeno centinaia di migliaia, forse milioni, secondo un rapporto della NBC News.

 

«Gli embrioni abbandonati sono un grave problema diffuso ovunque» afferma la dott.ssa Christine Allen, embriologa e consulente aziendale per la fecondazione in vitro (IVF). Un «embrione abbandonato» è quello per il quale il paziente di una clinica non ha pagato le tasse di deposito o non risponde alle lettere e alle chiamate dalla clinica.

«Gli embrioni abbandonati sono un grave problema diffuso ovunque»

 

«Il problema è che, anche se un embrione è considerato abbandonato, anche se esiste un contratto, è molto difficile liberarsene. E se un giorno qualcuno si presenta e dice “Dov’è il mio embrione?” E ti ritrovi sulla prima pagina del giornale per aver distrutto l’embrione di qualcuno? Il danno ci sarebbe», ha detto a NBC News Pasquale Patrizio, direttore del Centro fertilità Yale.

 

Gli embrioni sono piccoli, ma non i contenitori. Alcune cliniche stanno esaurendo lo spazio. I medici della fecondazione in vitro credono che i dottori americani stiano creando troppi embrioni, scrive riassumendo Michael Cook su Bioedge.

 

«Vedi ancora molti medici con la mentalità di “tanto più, meglio è”, – dice il dott. Allen –Quindi vedi [alcune donne] che hanno recuperato 40, 50 o 60 ovuli in un ciclo e l’embriologo riceve gli ordini dal suo medico di inseminarli tutte e non viene posta la domanda se il paziente le vuole . Nessuno avrà 30 figli».

 

Dietro e davanti alla crioconservazione degli embrioni c’è un’oceano di morte, o meglio – come l’ha definita qualcuno – micromorte

È un enigma legale ed etico per il quale nessuno ha una soluzione fattibile. Il bioeticista cattolico Tad Pacholczyk ha dichiarato a NBC News che le coppie dovrebbero creare fondi fiduciari per i loro embrioni in eccesso, in modo che le tasse di deposito vengano pagate anche se passano.

 

«La creazione di un fondo fiduciario per l’embrione congelato dimostra che una coppia si sta assumendo la responsabilità di ciò che hanno creato. Per me, la complessità della situazione su cosa fare con questi embrioni in eccesso è un potente promemoria che quando attraversi le linee morali, c’è un prezzo da pagare».

 

La morte, oggi, ha la maschera della vita: e la società, e la Chiesa, e lo Stato fan finta di nulla

La sopracitata posizione del bioeticista cattolico lascia comprendere in quale stato confusionale assassino sia caduta la Chiesa cattolica.

La crioconservazione degi embrioni è sempre inaccettabile perché, 1) la maggior parte degli embrioni non sopravvive al congelamento; 2) gli embrioni sono ottenuti per fecondazione extracorporea 3) la fecondazione extracorporea porta allo scarto primario degli embrioni prodotti ma ritenuti «inadatti» – cioè, la fecondazione artificiale porta direttamente all’eugenetica: non è una coincidenza che altri sistemi ideologici che nel novecento osannavano l’eugenetica non abbiano poi esistato ad uccidere milioni di persone.

 

In pratica, dietro e davanti alla crioconservazione degli embrioni c’è un’oceano di morte, o meglio – come l’ha definita qualcuno – micromorte. La micromorte è insidiosa assai, perché invisibile. Ci sono più morti con la fecondazione assistita e la crioconservazione che con l’aborto (che rimane una morte a suo modo «visibile»). Con in più la «maschera della vita»: chi sceglie il bambino in provetta uccide decine di propri figli ma poi, sempre che gli vada bene, ha un bimbo in braccio.

 

La micromorte è insidiosa assai, perché invisibile. Ci sono più morti con la fecondazione assistita e la crioconservazione che con l’aborto (che rimane una morte a suo modo «visibile»)

La morte, oggi, ha la maschera della vita: e la società, e la chiesa, e lo Stato fan finta di nulla.

 

Al bioeticista cattolica, tanto veloce nell’alzare il cartellino giallo (come chiedere una condanna ad un prete di oggi?) per la crioconservazione, chiediamo la domanda a cui nessuno sa rispondere, in ispecie dal punto di vista teologico: questi bambini congelati non sono morti, ma non sono neanche vivi. Cosa sono quindi? Dove andranno se finiranno anche loro nella statistica orrenda che li vede terminati? In un limbo per i prodotti dell’azoto liquido? Oppure nel limbo ci sono già? Dove andranno quando qualcuno staccherà la spina? E quelli che vengono abbandonati? Nessuno si prende cura di loro, anche se contengono già tutto il DNA di una persona umana?

 

Perché nessuno – soprattutto i preti – vuole parlarne?

 

 

 

 

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Crioconservazione

Gli embrioni congelati sono bambini: sentenza della Corte Suprema dell’Alabama

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La Corte Suprema dell’Alabama ha stabilito che gli embrioni congelati sono bambini ai sensi della legge statale e soggetti alla legislazione relativa alla morte ingiusta di un minore, affermando che «si applica a tutti i bambini non nati, indipendentemente dalla loro ubicazione». Lo riporta la testata americana The Hill.

 

Il tribunale ha emesso questa decisione a maggioranza in una causa intentata da un gruppo di pazienti sottoposti a fecondazione in vitro (IVF) i cui embrioni congelati sono stati distrutti nel dicembre 2020 quando un paziente ha rimosso gli embrioni da un’unità di conservazione criogenica e li ha lasciati cadere a terra.

 

I querelanti hanno successivamente intentato due azioni legali contro la struttura, il Center for Reproductive Medicine, sostenendo che la clinica aveva violato la legge sull’omicidio di minori dell’Alabama, che si applica ai bambini non ancora nati.

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In alternativa, i ricorrenti hanno anche denunciato negligenza da parte della clinica e chiesto un risarcimento dei danni, anche se è stato specificato che le accuse di negligenza sarebbero state fatte valere solo se i tribunali dell’Alabama o la Corte Suprema degli Stati Uniti avessero deciso che gli embrioni congelati non erano bambini.

 

La mozione dell’imputato di respingere le cause è stata accolta da un tribunale di prima istanza che ha ritenuto che un embrione congelato non rientrava nella «definizione di “persona” o “bambino”». La corte ha inoltre stabilito che i querelanti non potevano procedere con le loro richieste di risarcimento danni per la perdita di una vita umana e danni emotivi, citando norme legali di lunga data in Alabama.

 

Nella sua decisione, la Corte Suprema dell’Alabama non ha affrontato la questione se i «bambini extrauterini» debbano essere trattati come esseri umani, ma ha riscontrato che la legge statale non specifica in quale Stato deve trovarsi un bambino non ancora nato.

 

«Il testo normativo in questione è chiaro: la legge sulla morte illecita di un minore si applica a tutti i bambini non ancora nati, senza limitazioni», ha affermato la decisione della corte.

 

La corte ha ritenuto che non vi sia alcuna eccezione non scritta, come hanno sostenuto gli imputati, alla legge che si applica ai «bambini non ancora nati che non si trovano fisicamente ‘in utero’ – cioè all’interno di un utero biologico – nel momento in cui vengono uccisi».

 

Gli imputati avevano anche sostenuto che considerare gli embrioni congelati come bambini avrebbe avuto numerose conseguenze, tra cui rendere la fecondazione in vitro sostanzialmente più costosa e preservare gli embrioni più «onerosa».

 

«Anche se apprezziamo le preoccupazioni degli imputati, questi tipi di argomentazioni incentrate sulla politica appartengono al Parlamento, non a questa Corte», afferma la sentenza.

 

La sentenza è stata emessa dal giudice della Corte Suprema dell’Alabama Jay Mitchell, con il consenso di sette degli altri otto giudici.

 

Il giudice della Corte Suprema dell’Alabama Greg Cook ha espresso un’opinione dissenziente. Il Cook ha sostenuto, a suo avviso, che non rientrava nel ruolo della corte «espandere la portata di uno statuto e “dargli vita” aggiornandolo o modificandolo». Sosteneva che la legge scritta nel 1872 non avrebbe tenuto conto dello status degli embrioni congelati e sostenere che la legge lo facesse richiederebbe un esplicito emendamento da parte della legislatura statale.

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Si tratta di una sentenza rivoluzionaria che minaccia di cambiare lo status quo dell’industria riproduttiva e non solo, considerando che, solo in America, gli embrioni sotto azoto liquido potrebbero essere milioni.

 

Tale sentenza era in qualche modo attesa dopo l’abrogazione della sentenza Roe v.Wade da parte della Corte Suprema di Washington, che eliminando l’aborto come diritto federale apriva giocoforza alla difesa dell’embrione nelle legislazioni dei singoli Stati.

 

Come riportato da Renovatio 21, un caso che ha tenuto banco negli anni scorsi, la procace attrice colombiano-statunitense Sophia Vergara ha combattuto una causa con il suo ex fidanzato Nick Loeb per i diritti di custodia dei embrioni congelati che la coppia aveva prodotto insieme. La giurisprudenza, quindi, è chiamata ad affrontare ulteriori casi dei piccoli sotto azoto, a dimostrazione ulteriore che la mentalità di morte oramai installatasi nella società considera i figli come «proprietà» dei genitori.

 

In Arizona invece il giudice ha assegnato gli embrioni congelati ha una donna che desiderava figli anche dopo il divorzio.

 

Otto anni fa si ebbe un caso, negli USA, in cui una coppia fu uccisa, lasciando, oltre che un figlio, anche 11 embrioni crioconservati. Il tribunale di successione ha stabilito che, poiché i suoi genitori sono morti senza lasciare un testamento, il loro figlio di 2 anni dovrebbe «ereditare» gli embrioni, che sono i suoi fratelli. 11 embrioni crioconservati orfani affidati alle cure di un orfano di due anni: è la legge.

 

Nel 2022 si è avuto il record mondiale per l’embrione congelato più a lungo: due bambini sono nati dopo essere stati congelati per trenta anni. Il padre «adottivo» aveva cinque anni al momento in cui gli embrioni dei figli venivano prodotti in laboratorio. La crioconservazione, da un punto di vista cronologico, fa nascere neonati vecchi di decenni.

 

In Cina il governo del Partito Comunista Cinese sta spingendo pazzamente per la riproduzione artificiale per evitare l’implosione demografica. Se ogni anno in Cina nascono oltre 200.000 bambini con fecondazione in vitro, ciò significa che milioni di embrioni possono essere congelati durante la conservazione. Un ospedale di Zhengzhou, una città di 10 milioni di abitanti, sostiene di avere in gestione 100 mila embrioni congelati. La megalopoli, di badi bene, costituisce solamente l’1% della popolazione cinese.

 

In Italia, secondo una stima dell’Istituto superiore di Sanità, nel 2020 gli embrioni abbandonati erano 37.500. «Ognuno dei 320 centri italiani – in Lombardia sono 51 – è tenuto a conservarli e a custodirli in bidoni di azoto liquido a -196° per mantenerli vitali. Fino a quando? Non si sa. Il “problema” è stato affrontato varie volte dalla politica e dai tribunali ma mai risolto» scrive un’inchiesta dello scorso ottobre la giornalista Gioia Locati.

 

Nel processo di riproduzione artificiale, ora a carica della Sanità pubblica, alcuni embrioni sani vengono impiantati, nella speranza che almeno uno «attecchisca» cioè si sviluppi. A volte attecchiscono due, tre o più: i tanti parti plurigemellari di cui sentite, e tanti dei bambini gemelli eterozigoti che magari vedete al parchetto, provengono direttamente dalla provetta che uccide, ogni anno, più di 170 mila embrioni.

 

Come ripetiamo su Renovatio 21, in altri casi gli embrioni impiantati vanno a fondersi, formando quelle che si chiamano chimere umane: esseri composti da tessuti e organi di due DNA diversi; molte persone sono chimere senza saperlo, e hanno parti di loro (i genitali, perfino) che in realtà derivano da un fratello mai nato.

 

Per gli altri, tuttavia, il destino non è meno oscuro: congelati nell’azoto liquido, questi milioni di esseri affogati nel gelo non si trovano solo negli ospedali e nelle «biobanche». Essi sono situati, letteralmente, in un «limbo» – e non parliamo solo di un limbo sanitario, giuridico, sociopolitico e perfino teologico.

 

Sono vivi o sono morti? Le Pontificie Accademie non rispondono. I giudici del profondo Sud degli Stati Uniti hanno invece cominciato a farlo.

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Crioconservazione

Quanti sono i gli embrioni abbandonati nell’azoto liquido? In quale dimensione stanno, davvero?

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Una questione a cui la maggioranza delle persone non fa caso è che la riproduzione artificiale, legalizzata in Italia ed ora anche effettuata dallo Stato con il danaro del contribuente, produce in laboratorio quantità sovrabbondanti di embrioni – cioè di esseri completi, come lo era il lettore all’inizio della sua avventura nell’essere.   Alcuni embrioni sani vengono impiantati, nella speranza che almeno uno «attecchisca» cioè si sviluppi. A volte attecchiscono due, tre o più: i tanti parti plurigemellari di cui sentite, e tanti dei bambini gemelli eterozigoti che magari vedete al parchetto, provengono direttamente dalla provetta che uccide, ogni anno, più di 170 mila embrioni.   Come ripetiamo su Renovatio 21, in altri casi gli embrioni impiantati vanno a fondersi, formando quelle che si chiamano chimere umane: esseri composti da tessuti e organi di due DNA diversi; molte persone sono chimere senza saperlo, e hanno parti di loro (i genitali, perfino) che in realtà derivano da un fratello mai nato.   Tali embrioni in soprannumero vengono talvolta scartati, perché ritenuti dagli specialisti al microscopio come non adatti, non esattamente sani: si tratta di un processo eugenetico che non scandalizza nessuno di quelli che leggono quotidianamente paginate storico-politico-letterarie che ci ricordano quanto era diabolico Hitler (salvo poi, qualche pagina più in là, osannarci le gesta del Battaglione Azov, certo).   Alcuni embrioni scartati vengono, quindi, «crioconservati», cioè congelati in azoto liquido – per anni, per decenni, in attesa di non si sa che cosa, una decisione dei «legittimi proprietari» (perché la provetta dimostra che i bambini oggi altro non sono che «oggetti» progettati e prodotti per il possesso dei genitori), o forse di una legge che regoli definitivamente la questione. Del resto, gli esseri congelati non votano, non protestano. Rappresentano, come tutti gli embrioni, la parte più debole della società moderna, di cui quindi, secondo la legge del più forte della Necrocultura utilitarista, si può abusare come si desidera.   La giornalista Gioia Locati ha scritto per Il Giornale un articolo che coraggiosamente si pone qualche la domanda sugli embrioni lasciati nell’azoto a quasi duecento gradi sotto zero.   «In molti ospedali italiani vivono migliaia di embrioni, detti “orfani”, creati (se così si può dire) in sovrannumero e non più richiesti» scrive la Locati. «Secondo una stima dell’Istituto superiore di Sanità, nel 2020 gli embrioni abbandonati erano 37.500. Ognuno dei 320 centri italiani – in Lombardia sono 51 – è tenuto a conservarli e a custodirli in bidoni di azoto liquido a -196° per mantenerli vitali. Fino a quando? Non si sa. Il “problema” è stato affrontato varie volte dalla politica e dai tribunali ma mai risolto».   La legge 40 prevedeva che gli embrioni eccedenti provenienti da ogni regione dovessero essere raccolti in una sola «Biobanca», situata presso il Policlinico di Milano. Questa struttura era stata costruita appositamente per questo scopo e inaugurata dal ministro Gerolamo Sirchia nel Padiglione Marangoni, due piani nel sottosuolo. Si riteneva che ci fossero 2.527 embrioni eccedenti in tutta Italia, anche se circolava una stima non ufficiale di 5.000. Furono acquistati sei contenitori di azoto liquido, ciascuno al costo di 25.000 euro, in grado di conservarne fino a 3.000.

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Nonostante questi preparativi la centralizzazione non venne mai attuata.   La giornalista ha sentito il responsabile del Centro procreazione assistita del Policlinico, che avrebbe ammesso che «ogni centro sarebbe felice di non dover custodire embrioni orfani perché i costi a carico delle Regioni sono ingenti fra azoto liquido, sistemi di allarme energia elettrica e personale. Una volta entrati in funzione gli impianti non possono più essere spenti».   L’intervistato ha quindi spiegato che se si dovesse ottemperare alla legge 40 «ormai al Policlinico non vi sarebbe più spazio: i bidoni sono ora occupati dai tessuti della Biobanca come cellule da midollo osseo e da cordone ombelicale. Poi ci sono gli embrioni orfani del nostro centro. Insomma, i nostri contenitori stanno crescendo per numero e dimensioni».   E quindi, quanti sarebbero gli embrioni sotto azoto?   «In giacenza ve ne sono diverse migliaia, se ne producono circa 800 l’anno ma di questi più della metà è trasferito in utero. Ci sono anche persone che richiedono un embrione prodotto anni prima».   È facile fare il calcolo regionale: «Se tutti i 51 centri lombardi di procreazione assistita avessero i numeri del Policlinico ogni anno si congelerebbero 20.400 nuove vite in potenza, una città di mai nati».   La questione non riguarda la sola Lombardia, né il solo settore della sanità.   Come riportato da Renovatio 21, un caso che ha tenuto banco negli anni scorsi, la procace attrice colombiano-statunitense Sophia Vergara ha combattuto una causa con il suo ex fidanzato Nick Loeb per i diritti di custodia dei embrioni congelati che la coppia aveva prodotto insieme. La giurisprudenza, quindi, è chiamata ad affrontare ulteriori casi dei piccoli sotto azoto, a dimostrazione ulteriore che la mentalità di morte oramai installatasi nella società considera i figli come «proprietà» dei genitori.   In Arizona invece il giudice ha assegnato gli embrioni congelati ha una donna che desiderava figli anche dopo il divorzio.   Otto anni fa si ebbe un caso, negli USA, in cui una coppia fu uccisa, lasciando, oltre che un figlio, anche 11 embrioni crioconservati. Il tribunale di successione ha stabilito che, poiché i suoi genitori sono morti senza lasciare un testamento, il loro figlio di 2 anni dovrebbe «ereditare» gli embrioni, che sono i suoi fratelli. 11 embrioni crioconservati orfani affidati alle cure di un orfano di due anni: è la legge.   L’anno scorso si è avuto il record mondiale per l’embrione congelato più a lungo: due bambini sono nati dopo essere stati congelati per trenta anni. Il padre «adottivo» aveva cinque anni al momento in cui gli embrioni dei figli venivano prodotti in laboratorio. La crioconservazione, da un punto di vista cronologico, fa nascere neonati vecchi di decenni.   Se in Italia sono decine e decine di migliaia, e in costante crescita, i numeri degli embrioni abbandonati al freddo negli USA sono ancora più allucinanti: articoli che hanno tentato di fare un calcolo in questi anni hanno parlato di un milione o più di individui tenuti sotto azoto.   Non dimentichiamo i numeri della Cina, dove il governo del Partito Comunista Cinese sta spingendo pazzamente per la riproduzione artificiale per evitare l’implosione demografica. Se ogni anno in Cina nascono oltre 200.000 bambini con fecondazione in vitro, ciò significa che milioni di embrioni possono essere congelati durante la conservazione. Un ospedale di Zhengzhou, una città di 10 milioni di abitanti, sostiene di avere in gestione 100 mila embrioni congelati. La megalopoli, di badi bene, costituisce solamente l’1% della popolazione cinese.

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Questi milioni di esseri affogati nel gelo non si trovano solo negli ospedali e nelle «biobanche». Essi sono situati, letteralmente, in un «limbo» – e non parliamo solo di un limbo sanitario, giuridico, sociopolitico.   Pensiamo dal punto di vista spirituale, o perfino filosofico: in quale dimensione stanno davvero questi esseri umani? Non sono vivi, ma non sono morti. Non sono nati, ma non cresceranno nel ventre materno.   Non c’è ancora definizione teologica per questo nuovo stato dell’essere, di fatto introdotto dal mondo moderno e dal suo sforzo tecnico per sostituire la riproduzione umane – e cioè di fatto, come suggeriva il dottore del primo bambino in provetta 45 anni fa, di emulare il potere di Dio.   La chiesa, con tutte le sue Pontificie Accademie (quelle che promuovono vaccini e mRNA), i suoi Pontifici Atenei, le sue serque di teologi e sapientoni vari, non ha mai voluto rispondere a questa domanda, nemmeno quando negli anni Novanta essa si era posta in modo inevitabile.   Possiamo dire che, anzi, porzioni dell’élite cattolica hanno lavorato per lo sdoganamento della crioconservazione, a volte proponendo stupidi paletti destinati ovviamente a cadere (del tipo: crioconserviamo i gameti, non gli embrioni) oppure con legislazioni apertamente contraddittorie: pensiamo al fatto che la legge 40/2004 – una legge democristiana poi logicamente smontata pezzo per pezzo dai giudici – proibisce la distruzione degli embrioni prodotti in vitro, mentre la 194/78 (un’altra legge democristiana…) autorizza l’uccisione degli embrioni se questi sono nel ventre materno. L’aborto sì, ma conservando congelati gli embrioni fatti in laboratorio: lo Stato italiano, in teoria, vuole così. Con il condimento di gruppi pro-vita pro-azoto, cioè pro-life pro-limbo.   Non so bene come guardare la questione. È un abisso filosofico, un abisso vero, che non mostra nessun fondo per questo orrore. Pensate: biobanche ovunque. Un limbo contenuto nel vostro ospedale, o nella clinica della città. Non so cosa provare, nemmeno. Un senso di ingiustizia? La rabbia dinanzi la miseria della Bioetica? La solita frustrazione verso il mondo moderno e la sua prepotenza genocida? No, o almeno non solo.   C’è un mistero opaco di mezzo. Cosa «percepisce» un essere congelato? Qual è il significato della sua situazione? Ad un certo punto, ci si rende conto che sono domande che si pongono per l’al di là. L’uomo moderno ha creato un al di là nell’al di qua, per piazzarci dentro i figli che non vuole, o che forse vuole, ma più avanti, si vedrà. Rifletto: interrogarsi sugli embrioni azotati, è pensare quindi alla morte?   Contemplare nel profondo l’esistenza degli embrioni congelati è un esercizio spaventoso. Credo che in pochi lo vogliano fare, e ancora meno persone lo abbiano fatto.   Tuttavia, chi nemmeno sa cosa sta facendo, scrive leggi, produce esseri, edifica ed espande un limbo di azoto per milioni di individui. Di fatto, costoro agiscono come dèi, come degli impazziti e crudeli, che umiliano ed imprigionano la vita – e lo celebrano pure.   Roberto Dal Bosco

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Crioconservazione

Congelamento degli ovuli e «divario di accoppiamento»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Perché le donne congelano i loro ovociti in numero record? Un nuovo libro della NYU Press, Motherhood on Ice: The Mating Gap e Why Women Freeze Their Eggs, («Maternità sul ghiaccio: il divario di accoppiamento e perché le donne congelano i loro ovociti») esplora questa domanda attingendo alle storie di oltre 150 donne che hanno perseguito la tecnologia di preservazione della fertilità.

 

Le loro storie personali rivelano la complessità della vita delle donne mentre lottano per preservare ed estendere la propria fertilità.

 

Contrariamente alla credenza popolare, sostiene l’autrice Marcia C. Inhorn, dell’Università di Yale, il congelamento degli ovuli raramente riguarda le donne che rinviano la fertilità per il bene della loro carriera.

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Piuttosto, le donne più istruite sono sempre più costrette a ritardare la gravidanza perché si trovano ad affrontare un divario di accoppiamento: una mancanza di partner idonei, istruiti e alla pari, pronti per il matrimonio e la genitorialità.

 

Per queste donne, il congelamento degli ovuli è un sistema di protezione riproduttiva, un tentativo tecnologico di colmare il divario in attesa del partner giusto. Ma per la maggior parte di loro non è una scelta facile.

 

Le loro storie rivelano quanto sia logisticamente complicato, fisicamente faticoso, finanziariamente impegnativo, emotivamente faticoso e incerto nei suoi effetti.

 

Paradossalmente è proprio il successo economico e professionale delle donne la radice del problema. Più risultati ottengono, maggiore è la distanza sociale ed economica dai potenziali partner.

 

Le donne stanno pagando una «penalità di fertilità» per i risultati eccessivi.

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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