Intelligence
I siti porno controllati dai servizi segreti per avere materiale di ricatto?
Il giornalista americano Tucker Carlson ha rivelato durante un’intervista con il collega Glenn Greenwald pubblicata la scorsa settimana che un «funzionario di lunga data dell’Intelligence» gli ha detto che i servizi segreti controllano i «grandi siti pornografici» a fini di ricatto.
Carlson ha aggiunto che, secondo lui, anche i siti di incontri sono controllati, presumibilmente riferendosi almeno ai siti di incontri occasionali come Tinder, dove le conversazioni sono spesso esplicitamente sessuali.
«Una volta che ti rendi conto di questo, una volta che ti rendi conto che i dettagli più imbarazzanti della tua vita personale sono noti a persone che vogliono controllarti, allora sei controllato», ha detto Carlson.
Are pornography and dating sites weaponized by intel agencies to use as blackmail against politicians?
Tucker reveals what a credible source told him about the subject:
“A long-time intel official told me not that long ago… that the big pornography sites are controlled by the… pic.twitter.com/OREoulj1nc
— Tucker Carlson Network (@TCNetwork) November 20, 2024
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Il popolarissimo giornalista ha continuato suggerendo che questo tipo di ricatto potrebbe spiegare alcuni dei comportamenti strani e incoerenti di personaggi noti, «in particolare» i membri del Congresso.
«Tutti immaginiamo che siano solo i donatori» a influenzare il loro comportamento, ha detto Carlson. «Penso che non siano solo i donatori. Ho visto politici rifiutare i donatori in passato».
Il giornalista Glenn Greenwald ha risposto parlando di come come il presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Mike Johnson abbia cambiato idea in un attimo sul Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA), che consente al governo di spiare le comunicazioni americane senza mandato. Il giornalista ha fatto notare che non sta dando per scontato che il ricatto sia stato la causa del comportamento di Johnson.
Come riportato da Renovatio 21, il Carlson già in passato aveva avanzato, assieme alla deputata della Georgia Marjorie Taylor-Greene, l’idea che il Johnson fosse ricattato.
Greenwald, noto per il suo lavoro sul caso Snowden dal quale ricevette direttamente i documenti ad Hong Kong, ha raccontato di aver visto Johnson interrogare il direttore dell’FBI Christopher Wray sullo spionaggio della sua agenzia e di «aver capito che era molto interessato a questo argomento», cosa che ha spinto Greenwald a invitare Johnson al suo programma, prima che chiunque potesse immaginare che sarebbe diventato presidente della Camera.
«Una delle cose su cui abbiamo trascorso più tempo è stata (la necessità di) riformare il FISA», ha detto Greenwald a Carlson, notando che la scadenza dell’attuale iterazione della legge FISA si stava avvicinando presto, aggiungendo che il Johnson era «determinato» ad aiutare a riformare il FISA e che era in effetti «il suo grande problema», il vero motivo per cui era nel programma di Greenwald per cominciare.
Secondo il Greenwald, il Johnson aveva affermato in merito al FISA: «non possiamo permettere che venga rinnovato; è una grande minaccia per la democrazia americana; come minimo, abbiamo bisogno di una riforma radicale e radicale».
Johnson, che ricordiamo è un cristiano evangelico di tendenza sionista, divenne presidente della Camera circa due o tre mesi dopo e Greenwald era entusiasta della riforma del FISA che, secondo lui, Johnson avrebbe sicuramente contribuito a realizzare.
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«Non solo Mike Johnson ha detto, “Permetterò che il rinnovo del FISA arrivi in aula senza riforme”. Lui stesso ha detto, “È urgente che rinnoviamo il FISA senza riforme. Questo è uno strumento cruciale per le nostre agenzie di Intelligence”», ha ribattuto il Greenwaldo, osservando che il Johnson aveva già avuto accesso a informazioni riservate mentre era al Congresso, chiedendosi quale fosse la spiegazione data dal Johnsone per il suo comportamento in quel momento, ovvero che era stato informato di informazioni altamente riservate che mettevano in luce l’importanza del rinnovo del FISA e le capacità di spionaggio che esso garantisce, così com’è.
Greenwald non ritiene che un incontro sia sufficiente a far cambiare idea a qualcuno che è così impegnato in una posizione come lo era Johnson sulla riforma del FISA.
«Posso immaginare che qualcuno davvero stupido ne sia influenzato… è un tipo molto intelligente. Non credo che abbia cambiato idea. Quindi la domanda è: perché l’ha fatto?», ha chiesto Greenwald.
«Non lo so. Davvero non lo so. Ma so che la persona che era nella mia trasmissione due mesi fa non esiste più».
In teoria, sono molti i modi in cui un’agenzia di intelligence potrebbe costringere un politico o un’altra persona influente ad adottare determinati comportamenti, tra cui minacce personali, minacce alla famiglia e veri e propri atti di aggressione contro una persona.
Un ex agente della CIA ha testimoniato durante un’intervista con Candace Owens che il servizio segreto ha utilizzato quest’ultima tattica contro di lui e la sua famiglia, indirettamente tramite sostanze chimiche che li hanno fatti ammalare, quando ha denunciato alcune azioni immorali commesse dalla CIA.
«Ecco perché non si sente mai parlare dei “gole profonde” della CIA. Hanno un sistema perfezionato di distruzione della carriera se parli di qualsiasi cosa che vedi che sia criminale o illegale», ha detto l’ex agente della CIA Kevin Shipp.
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Come forma di coercizione, il ricatto sessuale (kompromat, secondo il gergo spionistico russo oramai in uso ovunque) non è una novità, sebbene i siti porno rendano la possibilità molto più semplice.
Nel suo libro One Nation Under Blackmail: The Sordid Union Between Intelligence and Crime That Gave Rise to Jeffrey Epstein, la giornalista investigativa Whitney Webb discute non solo di come la comunità dell’Intelligence utilizzi il ricatto sessuale attraverso persone come Jeffrey Epstein, ma anche di come sia stato utilizzato dalla criminalità organizzata prima ancora che esistesse l’Intelligence statunitense.
Come riportato da Renovatio 21, uno dei principali siti a luci rosse a livello mondiale, Pornhub, due anni fa è stato acquistato da un fondo chiamato Ethical Capital, partecipato anche da un rabbino.
Riguardo alle app di incontri, Renovatio 21 ha spesse volte parlato di Grindr, l’applicazione usata dalla comunità omosessuale. La possibilità che i suoi dati fossero usati per fini di ricatto verso migliaia (milioni…) di persone con lavori sensibili per il governo spinse Trump, allora presidente, a chiedere ai cinesi, che l’avevano comprata, di averla indietro. I cinesi, incredibilmente, obbedirono, ma non è chiaro se possano essersi sbarazzati dei dati.
Grindr, che ad un certo punto pareva potesse essere comperata da una software house italiana già coinvolta nell’app governativa di tracciamento COVID «Immuni» e partecipata da grandi famiglie del capitalismo nazionale, sarebbe subentrata anche in alcuni scandali che riguardavano la politica e pure il mondo religioso.
Renovatio 21 ha ipotizzato che parte del rapporto tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese, sbocciata negli accordi sino-vaticani, potrebbe essere dovuta al kompromat da Grindr che i comunisti cinesi detengono su tanti consacrati segretamente omosessuali.
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
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La rivoluzione dei giovani in Nepal finanziata dal fondo americano per il regime-change
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Gehlen, la superspia da Hitler alla CIA
«È legittimo usare Belzebù per scacciare Satana». Con questa semplice frase, veniva riassunto dal giornalista del New Republic in un articolo dell’aprile 1972, il particolare rapporto venutosi a creare tra i servizi statunitensi e l’Intelligence tedesca dalla fine della guerra in avanti. L’uomo che fece da collante tra i due universi prima e dopo la conferenza di Potsdam fu Reinhard Gehlen (1902-1979) o anche conosciuto come la superspia di Hitler.
Iniziò la sua rapida ascesa nell’esercito tedesco sul fronte polacco del 1939. Successivamente prese parte allo staff del generale Franz Halder (1884-1972), comandante in capo del Comando Supremo dell’Esercito Tedesco e ne divenne in breve uno degli assistenti principali. Ebbe un ruolo importante nell’organizzazione delle operazioni in Grecia, Yugoslavia e Unione Sovietica e nella primavera del 1942 venne incaricato di gestire la FHO, Fremde Heere Ost, una nuova entità nata con lo scopo di ottenere informazioni sull’Armata Rossa e sul fronte orientale in generale.
Si ritrovò a lavorare molto vicino alla Abwehr di Willelhm Canaris (1887-1945), l’Intelligence tedesca nata dopo la fine della Grande Guerra e soppressa in seguito alla scoperta di un complotto ordito per assassinare Adolf Hitler (1889-1945). Il lavoro preparatorio svolto dalla Abwehr per l’operazione Barbarossa si rivelò essere approssimativo e concorse al disastro di Stalingrado. La fine dei servizi gestiti da Canaris lasciò la strada spalancata al giovanissimo Gehlen che a soli quarantanni si ritrovo in carico della gestione della nuova Intelligence tedesca.
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Gehlen rinforzò immediatamente la struttura dei servizi portando professionisti in grado di studiare i nemici sovietici come mai prima era stato fatto. Prima di lui, la hybris della Abwehr sulla convinzione della superiorità ariana sopra quella slava non aveva mai permesso l’approfondimento perché considerato uno sporcarsi le mani ad un livello non consono. Gehlen, tra gli altri, assunse un antropologo, un esperto in slavistica, un geografo, un avvocato, con l’obiettivo di raccogliere più materiale possibile.
Gehlen si ritrovo ben due volte contro il favore di Hitler. La prima quando stilò un prospetto in cui dichiarava perso il fronte orientale e l’armata Rossa militarmente superiore a quella tedesca. La seconda volta quando il suo studio mostrava persa Berlino e proponeva come unico modo di difesa finale l’attivazione dei Werewolf, gruppi paramilitari nazisti che avrebbero dovuto operare in assetto di guerriglia dietro le linee. Con questo documento, nell’aprile 1945, Hitler lo depose con l’accusa di disfattismo.
Da quel momento in avanti, in anticipo sui tempi e sui suoi colleghi, cominciò la sua preparazione personale per il dopo guerra. Radunò, copiò in microfilm e sotterrò in diversi punti delle Alpi bavaresi oltre cinquanta barili stagni, colmi dell’archivio dell’Intelligence tedesca. Si arrese agli americani e portato nel campo di concentramento Camp King, dichiarò che avrebbe potuto fornire informazioni fondamentali sull’Armata Rossa sovietica. Oltre ai documenti avrebbe potuto informare su dove si stesse nascondendo la maggioranza degli ufficiali nazisti in ottica di reclutamento per la causa anti comunista.
Nel mondo post conferenza di Potsdam del 2 agosto 1945, la presenza dell’Intelligence dell’Asse nei paesi al di là della cortina di ferro era stata completamente azzerata. Gli unici ad avere ancora delle informazioni rimanevano i membri degli apparati nazisti. Gehlen stesso la corsa dell’Armata Rossa verso Berlino aveva impiantato una rete di agenti doppi dentro i futuri Paesi a influenza sovietica. In questa situazione di nebbia totale ma anche di grande sopravvalutazione delle forze sovietiche, venne considerato da Allen Dulles (1893.1969), il modo più veloce per recuperare una forma di presenza nell’Europa del dopoguerra. Bedell-Smith (1895-1961) a capo dell’ufficio di Berna in quel momento e futuro direttore della prima CIA, lo reclutò e lo spedì a Washington dove lavorò per formare quella che venne da quel momento chiamata la Gehlen Organization.
Il gruppo di persone, chiamato in seguito dei «realisti» e che comandò la politica estera statunitense per un quarto di secolo, lo portò subito dalla propria parte offrendogli, negli anni e in forma segreta, duecento milioni di dollari. Allen Dulles stesso, quando Gehlen ottenne di tornare in Germania per formare il BND, Bundesnachrichtendienst, i Servizi Segreti Federali, lo incensò con una buonuscita da duecento cinquantamila marchi come ricompensa per tutto ciò che aveva fatto per la CIA.
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L’organizzazione di Gehlen ottenne la vecchia dimora di Martin Bormann (1900-1945), ufficiale e primo consigliere di Hitler, a Pullach, nella Baviera meridionale, quale edificio da dove operare. Da questa base nascerà la BND, i servizi segreti della Germania Ovest, dentro la quale inserì tutti quegli ex SS e membri della Wermacht di sua preferenza. Uno dei ruoli principali di Gehlen, soprattutto grazie ai doppi agenti attivati nei Paesi dell’Est, fu quello di strutturare la rete Stay Behind o anche detta operazione Gladio, gruppi paramilitari coperti antisovietici, messa in piedi in tutta Europa
Una situazione simile accadde anche in Italia. James Jesus Angleton (1917-1987), a capo dell’ufficio italiano della OSS, organizzò la fuga di Valerio Junio Borghese (1906-1974) da Salò assieme all’archivio della SIM, il Servizio d’Informazione Militare italiano. In questo modo pose le basi, per incorporare nell’Italia del dopoguerra gli apparati dell’Intelligence fascista in funzione anti sovietica. Assieme a questo, il fratello maggiore di Reinhard, Johannes, fisico nucleare, venne messo a capo dell’ODEUM una sussidiaria della organizzazione del fratello. Roma divenne centro di diversi interessi e luogo per eccellenza di miscellaneo incontro di spie internazionali.
Nonostante l’impegno profuso da Allen Dulles per ottenere le informazioni sui sovietici attraverso Gehlen e il suo esercito di nazisti, le montagne di documenti e le migliaia di informazioni che la CIA ottenne e lavorò in quegli anni si rivelarono però quasi completamente inutili. Sempre secondo l’articolo del New Republic, la parte ancora più inquietante non fu tanto l’inutilità finale delle informazioni portate ma scoprire in seguito come la sua organizzazione fosse stata infiltrata fin dall’inizio dai Sovietici. Proprio Gehlen una volta in auge a Washington, indicò tra i migliori prospetti a disposizione proprio Igor Orlov (1923-1982), l’uomo che due decenni dopo venne scoperto essere la famigerata talpa «Sasha».
Lev Bezymenskij (1920-2007), giornalista e storico russo di base a Bonn, pubblicò una recensione del libro di memorie di Gehlen. Il russo racconta come la versione iniziale del libro non avendo molto brio e novità da raccontare a fronte di un anticipo dato a Gehlen di un milione e mezzo di marchi si decise in fase editoriale di arricchirlo. Venne inviato David Irving, un giornalista inglese esperto in materia di Seconda Guerra Mondiale che su aiuto di Gehlen stesso organizzò una serie di interviste nella casa del tedesco sulle rive del lago di Starnberg in Baviera. Quello che ne venne fuori, venne considerato altamente non pubblicabile. La versione americana venne mondata dagli aggiornamenti di Irving, una copia invece non si sa come finì tra i tipi dello Spiegel di Amburgo che non perse un secondo a pubblicarlo.
Oltre alla parte in cui si raccontava il fatto che l’organizzazione mantenesse il controllo anche sui fatti interni tedeschi, cosa assolutamente contro il suo senso formale di esistenza. Interessante era la parte in cui veniva spiegato come all’inizio degli anni Cinquanta, l’organizzazione tedesca avesse inviato diversi ufficiali in Egitto per tentare di infiltrare la polizia e i servizi egiziani senza riuscirci. Dopo questo tentativo decisero di puntare dunque sull’addestrare il Mossad ad inviare agenti doppi negli Emirati Arabi. Proprio Gehlen raccontò successivamente che Dulles e la CIA spinsero perché si prendessero in mano il Medio Oriente. In seguito alla guerra di Suez però, l’organizzazione, racconta sempre Gehlen, si concentrò solamente nell’addestrare il Mossad, l’appena nato, piccolo ma efficientissimo, servizio segreto israeliano, in modo da aiutare l’infiltrazione di spie nei Paesi arabi.
Marco Dolcetta Capuzzo
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Immagine di Bundesarchiv, Bild 183-27237-0001 via Wikimedia pubblicata su licenza CC-BY-SA 3.0; immagine modificata
Intelligence
Il Congresso USA potrebbe costringere le agenzie di spionaggio a declassificare le prove sulle origini del COVID
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Arrivare a vedere le prove
A sei anni dai primi casi di Wuhan, le origini del COVID-19 restano incerte. Sebbene all’inizio di quest’anno l’amministrazione Trump abbia creato una pagina web accattivante sul sito della Casa Bianca intitolata Lab Leak: The True Origins of COVID-19, non ha pubblicato alcuna nuova prova sostanziale che dimostri che il virus sia emerso da un laboratorio e la posizione ufficiale della comunità dell’Intelligence rimane quella secondo cui l’origine del COVID-19 è incerta e controversa. Alcune agenzie propendono ancora per una ricaduta naturale, altre per un incidente di laboratorio, e molte si collocano a metà strada, esprimendo scarsa fiducia nelle proprie valutazioni. Ma la questione non è più solo quale ipotesi vincerà. È se il pubblico avrà mai accesso alle prove e ai dibattiti che hanno plasmato quei giudizi interni. Tali informazioni potrebbero essere utili per elaborare nuove politiche in grado di prevenire la prossima pandemia, affermano alcuni esperti. Delle oltre 200 richieste di accesso ai documenti pubblici presentate negli ultimi sei anni dall’organizzazione statunitense US Right to Know su questo argomento, decine sono ancora aperte presso le agenzie di intelligence statunitensi. Diverse richieste hanno dato luogo a cause legali contro l’FBI, la CIA, la DIA, l’ODNI e il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. Anche quando i giudici ordinano a queste agenzie di consegnare i documenti, molti di questi arrivano sepolti sotto censura. Fino alla scorsa settimana, sette mesi dopo aver richiesto alla DIA la «valutazione più recente» sulle origini del COVID-19, l’agenzia ha prodotto solo 12 pagine. Inizialmente aveva affermato che non esistevano tali documenti. Solo dopo una causa legale ha restituito quelle 12 pagine, 11 delle quali sono così pesantemente censurate che non si riesce quasi a leggere nulla di sostanziale. Lewis Kamb Pubblicato originariamente da US Right to Know. Lewis Kamb è un giornalista investigativo specializzato nell’uso delle leggi sulla libertà di informazione e dei registri pubblici per scoprire illeciti e chiamare i potenti a risponderne.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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