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Trump definisce Facebook «nemico del popolo». Le azioni di Meta precipitano

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L’ex presidente Trump ha affermato di considerare Facebook «un nemico del popolo» mentre ha ribadito la sua opposizione al divieto di TikTok attualmente in discussione nella politica statunitense.

 

«Francamente, ci sono molte persone su TikTok che lo adorano. Ci sono molti ragazzini su TikTok che impazzirebbero senza di esso. Ci sono molti utenti», ha detto Trump al programma «Squawk Box» della CNBC.

 

«Ci sono molti aspetti positivi e molti aspetti negativi in ​​TikTok. Ma la cosa che non mi piace è che senza TikTok puoi rendere Facebook più grande. E considero Facebook un nemico del popolo, insieme ai media», ha aggiunto Trump.

 

L’accusa a Facebook «nemico del popolo» è stata ripetuta durante un’intervista di poche ore fa al giornalista di Newsmax Greg Kelly.

 

«Devi guardare a Facebook. Facebook è il nemico del popolo. Hanno fatto quelle cassette di sicurezza… hanno speso 500 milioni di dollari». Il riferimento del presidente è ad un sistema di voto con raccolta delle schede elettorali tramite lockboxes. Secondo quanto riportato da NPR, a questo sistema di raccolta di voti sarebbero arrivati «centinaia di milioni di dollari in donazioni per aiutare gli uffici elettorali locali, in particolare 350 milioni di dollari dal CEO di Facebook Mark Zuckerberg e da sua moglie Priscilla Chan».

 

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«Sai, se spendi più di 5600 dollari, o qualsiasi sia il numero… se spendi 100 dollari in più, ti mettono in prigione per violazioni relative alla campagna elettorale» dice Trump, parlando dei limiti alle donazioni durante le elezioni americane. «Zuckerberg, o Zuckerbucks, qualsiasi modo tu lo voglia chiamare, sta spendendo una cifra folle, sta spendendo 500 milioni di dollari, nell’ultima elezione. E non gli succede niente… e il danaro viene passato dappertutto, soprattutto nelle cassette di sicurezza, le cosiddette “cassette di sicurezza”, ma non sono “cassette di sicurezza”, io le chiamo “cassette aperte”».

 

L’ex presidente si riferisce agli sforzi per l’«integrità elettorale» promossi per il voto presidenziale 2020 da Mark Zuckerberg, che avrebbe donato «filantropicamente» circa mezzo miliardo di dollari, ribattezzati da alcuni Zuck bucks, «i dollaroni di Zuck».

 

«Io credo che bisogna fare qualcosa con Facebook. E una cosa che dico è che non voglio che Facebook diventi più grande, perché penso che Facebook sia una minaccia uguale» continua Trump nel contesto del discorso sulla possibile messa al bando di TikTok. «E ciò include la Cina, perché se la Cina vuole sapere qualsiasi cosa di ciò che sa Facebook… otterranno l’informazione» ha aggiunto oscuramente il candidato presidenziale repubblicano.

 

I giornalisti della CNBC hanno notato che Trump aveva precedentemente descritto TikTok come una minaccia alla sicurezza nazionale durante il suo primo mandato alla Casa Bianca. Trump ha affermato di credere ancora che sia così, affermando che il governo deve proteggere la «privacy e i diritti sui dati» degli americani.

 

«Se guardi alcune delle nostre aziende americane… non sono così americane», ha detto Trump. «Si occupano di quale, e se la Cina vuole qualcosa da loro, glielo daranno. Quindi anche questo è un rischio per la sicurezza nazionale».

 

«Ma quando guardo la cosa, non sto cercando di far sì che Facebook raddoppi le sue dimensioni, e se vieti TikTok, Facebook e altri, ma soprattutto Facebook, saranno un grande beneficiario», ha aggiunto Trump.

 

L’ex presidente ha confermato di aver recentemente incontrato Jeff Yass, uno dei principali donatori del GOP e investitore in TikTok. Ma ha detto che Yass non ha menzionato TikTok durante la conversazione.

 

Trump venerdì scorso ha espresso scetticismo riguardo al divieto di TikTok dopo che i legislatori hanno introdotto una legislazione bipartisan che richiederebbe alla società madre ByteDance con sede in Cina di disinvestire dalla proprietà o di affrontare un divieto negli Stati Uniti.

 

Giovedì la commissione per l’energia e il commercio della Camera ha avanzato all’unanimità la legislazione.

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Quando Trump era in carica nel 2020, promise di vietare l’operatività dell’app di social media basata su video negli Stati Uniti e emanò un ordine chiedendo a ByteDance di disinvestire dalle operazioni statunitensi di TikTok. Tuttavia, l’ordinanza è stata successivamente bloccata in tribunale.

 

Facebook ha bandito Trump nel gennaio 2021 in seguito alla rivolta dei 6 gennaio, per poi reintegrarne l’account l’anno scorso.

 

Il titolo Meta Platforms, proprietaria di Facebook e una delle stelle del recente rialzo di mercato, lunedì è scesa di circa il 4% dopo che Trump si è rivolto alla CNBC e ha etichettato Facebook «un nemico del popolo». Le azioni Meta erano scese dell’1,2% lo scorso venerdì a seguito di un post di Trump su Truth Social in cui l’ex presidente aveva criticato Facebook come «un vero nemico del popolo!».

 

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Come riportato da Renovatio 21, il presidente Trump non è nuovo a queste esternazioni esplicite contro i social media in particolare contro il fondatore di Facebook Marco Zuckerberg. Nel luglio 2021 aveva annunziato una class action contro Big Tech per la censura subita dagli utenti, fenomeno che come sa il lettore si è abbattuto drammaticamente anche su Renovatio 21.

 

The Donald aveva altresì invitato le nazioni della Terra a vietare Facebook e Twitter: «Tutte le voci dovrebbero essere ascoltate», aveva detto. Il giudice della Corte Suprema Clarence Thomas, già noto per i suoi trascorsi non amichevoli con Joe Biden trenta anni fa, a quel tempo aveva dichiarato che Facebook e Twitter potrebbero essere regolamentati come enti pubblici.

 

Meta sta recentemente affrontando problemi per la questione delle attività pedofile sulle piattaforme, rivelate da articoli del Wall Street Journal, con udienze presso il Senato USA dove è stato testimoniato anche la questione del traffico di esseri umani. A gennaio il Nuova Messico ha fatto causa a Meta e Zuckerberg per aver facilitato il traffico sessuale minorile.

 

Quattro mesi fa Amnesty International ha accusato Facebook di diffondere l’odio in Etiopia. Questioni erano sorte anche con le elezioni in Cambogia. Secondo Human Rights Watch sarebbe ora attiva una censura sui contenuti pro-palestinesi. Nel 2022 Facebook aveva chiuso l’account della delegazione russa per il controllo delle armi all’OSCE di Vienna.

 

Facebook aveva, come noto subito pesanti accuse anche di censura del dibattito scientifico durante il COVID. Il colosso social fu attaccato dalla prestigiosa rivista scientifica British Medical Journal per il fact-checking – definito «incompetente» – subito da un articolo sulla farmaceutica Pfizer.

 

A inizio 2023 Meta, aveva invertito la sua precedente politica di etichettare il famigerato battaglione neonazista Azov come «organizzazione pericolosa». L’impegno a cambiare la politica, si scrisse, era stato presumibilmente fatto ai funzionari ucraini da Nick Clegg e Monika Bickert, capo della gestione delle politiche globali di Facebook, durante il World Economic Forum di Davos.

 

Come riportato da Renovatio 21, un documento trapelato di Facebook a inizio conflitto mostrava come vi fosse stata per gli utenti ucraini una modifica per permettere loro di inneggiare al Battaglione Azov e chiedere la morte dei russi – comportamenti che si ritenevano proibiti sui social, che nel biennio pandemico hanno bannato migliaia se non milioni di persone per molto meno.

 

Il portavoce della società è stato inserito nella lista dei ricercati della Federazione Russa.

 

Oltre alle accuse di collusione con il potere di Washington – con la piattaforma che arriva a etichettare come falsa informazione le rivelazioni del premio Pulitzer Seymour Hersh sul ruolo degli USA nella distruzione del gasdotto Nord Stream 2 – rimangono inquietanti anche i fenomeni di diffusione della «donazione di sperma» tramite gruppi sui social.

 

Come riportato da Renovatio 21, in uno processo a Nuova York era saltato fuori che il colosso godrebbe della possibilità di agire sul vostro telefono perfino scaricandone la batteria.

 

Secondo quanto riportato dalla stampa statunitense, lo Zuckerberg starebbe altresì sviluppando una nuova, potente Intelligenza Artificiale.

 

C’è da domandarsi, quindi, cosa la supermacchina su cui Meta sta lavorando possa fare alla vostra vita.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Essere genitori

YouTube limita l’accesso degli adolescenti europei ai contenuti di fitness

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YouTube sta espandendo le restrizioni sulla raccomandazione di determinati video di fitness e salute agli adolescenti europei. Lo riporta Yahoo! News.   La piattaforma limiterà l’accesso ai video che idealizzano specifici livelli di fitness, tipi di corporatura o mettono a confronto le caratteristiche fisiche. Questa mossa mira a impedire agli adolescenti di formare «credenze negative su se stessi» e si basa sulla guida del comitato consultivo per i giovani di YouTube.   YouTube ha già implementato restrizioni simili negli Stati Uniti e può reindirizzare gli utenti ai servizi telefonici di emergenza per ricerche relative a suicidio, autolesionismo e disturbi alimentari.   L’azione è in linea con le pressioni normative dell’Ofcom del Regno Unito e del Digital Services Act dell’UE per proteggere i bambini dai contenuti online dannosi.

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YouTube, una delle app di social media più popolari tra gli adolescenti, consiglia video simili a quelli che lo spettatore ha guardato in precedenza. «Ciò significa che le persone possono cadere in un circolo vizioso, guardando molti video simili di seguito e talvolta addentrandosi in contenuti più estremi» scrive Yahoo! News.   YouTube ha introdotto per la prima volta queste restrizioni negli Stati Uniti l’anno scorso e ora le sta estendendo in Europa e nel resto del mondo, sotto la guida del suo comitato consultivo per i giovani e le famiglie.   La nuova norma mira a impedire che gli adolescenti sviluppino «convinzioni negative su se stessi», hanno affermato in una nota il dottor Garth Graham, a capo di YouTube Health, e James Beser, direttore della gestione dei prodotti di YouTube Youth.   YouTube ha affermato che ora limiterà le raccomandazioni ripetute di video che: idealizzano determinati livelli di forma fisica o gruppi di peso, che confrontano e idealizzano alcune caratteristiche fisiche, o che sono socialmente aggressivi, nel senso che mostrano intimidazione o litigiosità.   Questi tipi di contenuti «possono essere innocui come singolo video, ma potrebbero essere problematici per alcuni adolescenti se visualizzati ripetutamente», hanno affermato Graham e Beser.   Secondo un’importante analisi di 50 studi provenienti da 17 Paesi, pubblicata lo scorso anno, i social media possono portare a una cattiva immagine corporea, disturbi alimentari e problemi di salute mentale.   Questo perché le persone tendono a confrontarsi con le altre persone che vedono online, a interiorizzare lo standard di magrezza o forma fisica come tipologia di corpo ideale e a cadere nell’auto-oggettivazione.   Le donne e le ragazze, le persone sovrappeso e coloro che hanno già una cattiva immagine corporea tendono a essere le più colpite dai social media, mentre le persone che si sentono bene con il proprio corpo e hanno un’elevata alfabetizzazione sui social media sono meno colpite, una dinamica che i ricercatori chiamano un «circolo di rischio autoperpetuante».   Nel frattempo, uno studio del 2021 ha scoperto che gli YouTuber del fitness, soprannominati la community «Fitspiration», promuovono comportamenti malsani e che gli utenti rafforzano tali pratiche nei commenti.

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In Gran Bretagna a maggio l’ente regolatore delle comunicazioni Ofcom ha ordinato alle aziende tecnologiche di adottare misure per impedire ai loro algoritmi di «raccomandare contenuti dannosi ai bambini», tra cui contenuti sull’autolesionismo e sui disturbi alimentari.   Anche il Digital Services Act dell’Unione Europea, adottato nel 2022, invita i giganti della tecnologia a limitare l’accesso dei bambini a contenuti che potrebbero danneggiare la loro «salute e il loro sviluppo fisico, mentale e morale».   Come riportato da Renovatio 21, lo Stato americano della Florida ad aprile ha vietato i social media ai minori di 14 anni.   Come noto, i social media generano dipendenza e generalmente evidenti danni (come la depressione o l’inclinazione all’anoressia) nella psiche degli utenti.   I colossi dei social sono spesse volte stati al centro di casi con gravissimi problemi etici con scoop, scandali e pure di interrogazioni del Congresso USA. Difficile, tuttavia, che cambieranno le loro piattaforme e i loro sistemi di interfaccia, profondamente progettati per far restare le persone incollate allo schermo attraverso la stimolazione della dopamina.

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Immagine di Zyzz screenshot da YouTube
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Tony Blair chiede un accordo globale sulla censura dei social media

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L’ex primo ministro britannico Tony Blair chiede nuove misure repressive sui social media, sostenendo che il mondo deve raggiungere un consenso su come limitare la libertà di parola.

 

Il Blair, il cui partito laburista di sinistra ha imposto alcune delle più dure misure repressive alla libertà di parola nella storia moderna della Gran Bretagna in seguito alle rivolte contro le frontiere aperte scoppiate il mese scorso, ha dichiarato questa settimana a LBC Radio che sono necessarie delle «regole» per determinare quali informazioni sono consentite sui social media.

 

«Il mondo dovrà unirsi e concordare alcune regole sulle piattaforme dei social media», ha affermato.

 

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«Non è solo il modo in cui le persone possono provocare ostilità e odio, ma penso… l’impatto sui giovani, in particolare quando hanno accesso ai telefoni cellulari da molto giovani e leggono un sacco di cose e ricevono un sacco di cose che penso stiano davvero confondendo le loro menti in modo significativo».

 

«Non sono sicuro di quale sia la risposta, ma sono certo che dobbiamo trovarne una», ha aggiunto.

 

Anche il presidente della Camera dei rappresentanti di sinistra, Sir Lindsay Hoyle, all’inizio di questa settimana ha chiesto al governo di imporre maggiori restrizioni alla libertà di parola online. «La disinformazione è pericolosa», ha detto Hoyle . «I social media sono buoni, ma sono anche cattivi quando le persone li usano in un modo che potrebbe causare una rivolta, una minaccia, un’intimidazione, suggerendo che dovremmo attaccare qualcuno, non è accettabile».

 

«Quello che dobbiamo fare è correggere nei fatti ciò che c’è lì, altrimenti penso che il governo debba riflettere a lungo e attentamente su cosa fare dei social media e cosa presentare al parlamento come proposta di legge».

 

«Credo che dovrebbe essere chiaro, non importa in quale Paese ti trovi, il fatto è che la disinformazione è pericolosa e nessuna disinformazione, minaccia o intimidazione dovrebbe essere consentita sulle piattaforme dei social media», ha aggiunto Hoyle.

 

Come riportato da Renovatio 21, nelle ultime settimane il governo britannico, guidato dal primo ministro Keir Starmer, ha incarcerato cittadini per i loro post sui social media in cui denunciavano le frontiere aperte e i crimini violenti commessi dai migranti.

 

Negli ultimi tempi il Blair, ancora fortemente contestato in patria per la guerra in Iraq, si è dedicato alacremente al tema di microchip, ID digitale, passaporto vaccinale ed altre forme di sorveglianza globale. Si era ventilato, ad un certo punto, che il Blair potesse prendere il posto di Klaus Schwab come capo del World Economic Forum.

 

L’ex premier britannico aveva tentato di occuparsi negli ultimi anni della questioni israelo-palestinese. Quando era primo ministro si ricordano dure critiche all’esercito israeliano, che paragonò, come termine spregiativo, a quello della Russia – Paese con cui ora si augura una guerra, anche nucleare se necessario.

 

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Immagine di Lula Oficial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic; immagine tagliata

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Parla per la prima volta dall’arresto la ragazza in areo con Durov. I due sono riapparsi per strada a Parigi

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Yulia Vavilova, l’influencer gamer e sedicente esperta in criptovalute 24enne arrestata insieme al fondatore di Telegram Pavel Durov a Parigi il mese scorso è tornata sui social media, mettendo in guardia i suoi follower dalle «false informazioni».   La Vavilova, nota per i suoi streaming da Dubai su videogiuochi e cripto, era a bordo del jet privato di Durov quando è atterrato all’aeroporto di Le Bourget il 24 agosto. È stata rilasciata tre giorni dopo, ma non aveva rilasciato dichiarazioni pubbliche fino ad ora.   «Cari amici, nuovi amici e familiari, sono grata di avervi nella mia vita», ha scritto venerdì su Instagram.  
 
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«Il livello di supporto che ho ricevuto è incommensurabile. Non sono riuscita a tornare prima, ma sono felice di farti sapere che tutto va bene. Circolano molte false informazioni, ma questo è un argomento per il futuro…»   Vavilova ha illustrato il post con una sua foto e diverse immagini in stile cartolina di Parigi, tra cui la Torre Eiffel, una vista della Senna e la cattedrale di Notre-Dame.   Prima dell’arresto di Durov, Vavilova aveva pubblicato post sui social media nelle stesse località del magnate di Telegram, tra cui Kazakistan, Kirghizistan e Azerbaigian, nonché all’interno del suo jet privato. Tuttavia, né la Vavilova né il Durov hanno fatto annunci su una possibile relazione.    
 
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In rete sono finite molte speculazioni secondo cui Vavilova avrebbe potuto essere un agente segreto di un Paese straniero: una delle teorie cospirative più popolari la vedeva lavorare per il Mossad, il temuto servizio segreto israeliano.   Il fondatore di Telegram ha i passaporti di Russia, Francia, Emirati Arabi Uniti e dello Stato caraibico di Saint Kitts e Nevis. Secondo una voce raccolta dalla stampa, Durov avrebbe dovuto cenare con il presidente Emmanuel Macron, ma la cosa è stata negata e Macron stesso ha dichiarato che aveva avuto anticipazioni dell’arresto di Durov, con il quale comunque si era visto negli anni scorsi, al punto da invitarlo a spostare il quartier generale di Telegram in Francia.   Durov non ha menzionato l’invito a cena, o la Vavilova, nei suoi primi commenti pubblici dopo l’arresto. Pubblicando sia su Telegram che su X giovedì, ha descritto le accuse contro di lui come «sorprendenti» e «fuorvianti» per aver utilizzato «leggi dell’era pre-smartphone per accusare un CEO di crimini commessi da terze parti sulla piattaforma che gestisce».   Le autorità francesi hanno accusato Durov di una dozzina di reati, che vanno dal rifiuto di collaborare con le autorità all’amministrazione di una piattaforma online presumibilmente utilizzata dalla criminalità organizzata per condotte illegali, come il traffico e l’abuso sessuale sui minori. Gli è stata concessa una cauzione di 5 milioni di euro e gli è stato proibito di lasciare la Francia in attesa del procedimento.   Durov e suo fratello hanno creato Telegram in Russia nel 2013. Da allora l’app è cresciuta fino a quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo e 10 milioni di abbonati paganti. Telegram offre la crittografia per i messaggi in entrata e in uscita, migliorando la privacy sia per il mittente che per il destinatario, e in genere nega i dati degli utenti o i registri delle chat alle forze dell’ordine.   Durov afferma che questo ha attirato l’attenzione indesiderata delle agenzie di Intelligence in tutto il mondo.   Come riportato da Renovatio 21, Durov ha dichiarato mesi fa in un’intervista al giornalista americano Tucker Carlson che ha lasciato gli USA a causa delle pressioni fortissime ricevute dalle agenzie di sicurezza che chiedevano una «backdoor» in Telegram per poterne spiare gli utenti e controllare l’app.   Nelle scorse ore, Durov e la Vavilova sono riapparsi insieme per le strade di Parigi.  

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