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Il NY Post: Facebook trasmetteva dati di utenti di «destra conservatrice» al reparto «terrorismo interno» dell’FBI

Secondo gli informatori del ministero della Giustizia, Facebook avrebbe spiato i messaggi privati degli americani e li ha segnalati all’FBI se esprimono dichiarazioni «anti-governative o anti-autorità», inclusa la messa in discussione della legittimità delle elezioni statunitensi del 2020. Lo riporta il New York Post.
«Nell’ambito dell’operazione di collaborazione dell’FBI, qualcuno su Facebook ha segnalato in rosso questi messaggi privati presumibilmente sovversivi negli ultimi 19 mesi e li ha trasmessi in forma oscurata all’unità operativa del terrorismo interno presso il quartier generale dell’FBI a Washington, DC, senza un mandato di comparizione» scrive la reporter Miranda Devine sul giornale di Nuova York.
Ciò sarebbe stato fatto «al di fuori del processo legale e senza una causa probabile», ha affermato una delle fonti, che ha parlato in condizione di anonimato. «Facebook fornisce all’FBI conversazioni private protette dal Primo Emendamento senza alcun mandato di comparizione» virgoletta l’articolo del quotidiano.
I messaggi privati delle persone segnalate sarebbero quindi stati raccolti come «indizi» per gli agenti sul campo dell’FBI in tutto il Paese, che successivamente avrebbero richiesto subpoenas (citazioni in giudizio) all’ufficio del procuratore degli Stati Uniti partner nel loro distretto per ottenere ufficialmente le conversazioni private che Facebook avrebbe già mostrato loro.
Tuttavia, «quando gli utenti di Facebook presi di mira sono stati indagati da agenti in un ufficio locale dell’FBI, a volte utilizzando tecniche di sorveglianza segrete, non è emerso nulla di criminale o violento».
«È stata una perdita di tempo», ha affermato una fonte a conoscenza delle richieste di citazione presentate durante «una frenesia di 19 mesi dal quartier generale dell’FBI a Washington, DC, per produrre il carico di lavoro che corrispondesse alla retorica dell’amministrazione Biden sul terrorismo interno dopo il 6 gennaio 2021», cioè la cosiddetta «Rivolta del Campidoglio».
Gli utenti di Facebook le cui comunicazioni private Facebook aveva segnalato come terrorismo interno per l’FBI sarebbero stati tutti «individui di destra conservatrice», continua il New York Post.
Facebook ha negato le accuse con due dichiarazioni.
Nella sua prima dichiarazione, la portavoce della società madre di Facebook Erica Sackin ha affermato:
«Queste affermazioni sono false perché riflettono un malinteso su come i nostri sistemi proteggano le persone dai danni e su come ci impegniamo con le forze dell’ordine. Esaminiamo attentamente tutte le richieste del governo di informazioni sugli utenti per assicurarci che siano legalmente valide e su misura e spesso respingiamo. Rispondiamo alle richieste legali di informazioni in conformità con la legge applicabile e i nostri termini e forniamo avviso agli utenti ogni volta che è consentito»
L‘articolo di Miranda Devine tuttavia segnala che «in una seconda “dichiarazione aggiornata” non richiesta inviata 64 minuti dopo, Sackin ha modificato il suo linguaggio per dire che le affermazioni sono “sbagliate”, non “false”».
«Queste affermazioni sono semplicemente sbagliate. Il suggerimento di cercare i messaggi privati delle persone per il linguaggio anti-governativo o le domande sulla validità delle elezioni passate e quindi di fornirli in modo proattivo all’FBI è chiaramente impreciso e non ci sono prove a sostegno», afferma Sackin come riportata dal Post. La Sackin ha lavorato come «esperto di risposta alle crisi (…) per Planned Parenthood e “Obama for America” e ora guida le comunicazioni di Facebook su “antiterrorismo e organizzazioni e individui pericolosi”».
«In una dichiarazione mercoledì, l’FBI non ha né confermato né smentito le accuse mossegli sulla sua operazione congiunta con Facebook, che è designata come “non classificata/sensibile alle forze dell’ordine» informa il New York Post.
Secondo le fonti del quotidiano americano, «alcuni degli americani presi di mira avevano pubblicato foto di se stessi che “sparavano insieme e si lamentavano di quello che è successo [dopo le elezioni del 2020]. Alcuni erano membri di una milizia ma questo sarebbe protetto dal Secondo Emendamento”».
«Loro stavano cercando individui conservatori di destra. Nessuno era di tipo Antifa».
Una conversazione privata mirata alle indagini “si è trasformata in più casi perché c’erano più persone in tutte queste diverse chat”».
Pochi giorni fa durante il podcast di Joe Rogan, Mark Zuckerberg aveva raccontato che durante la campagna presidenziale 2020 l’FBI aveva spinto la censura della storia del compromettente laptop di Hunter Biden, scrive la BBC.
«Lo sfondo qui è che l’FBI è venuta da noi – alcune persone della nostra squadra – e ha detto ‘Ehi, solo così, sapete, dovreste stare in allerta. Abbiamo pensato che ci potrebbe essere molta propaganda russa nelle elezioni del 2016, abbiamo notato che fondamentalmente sta per esserci una specie di rilascio simile a quello» aveva rivelato lo Zuckerbergo, sconvolgendo i sostenitori di Trump, che conoscevano quella storia e la videro censurata su Twitter e altrove.
Secondo il New York Post, il motivo per cui gli informatori parlano con il giornale è il dissenso che provano alcuni impiegati dello Stato dinanzi alle azioni dell’amministrazione Biden.
«I disordini sono cresciuti tra la base dell’FBI e in alcune parti del Dipartimento di Giustizia per mesi. È arrivato al culmine dopo il raid del mese scorso nella casa di Mar-a-Lago dell’ex presidente Donald Trump in Florida».
Come riportato da Renovatio 21, dopo il raid di Mar-a-Lago alcune voci negli USA arrivano ora a chiedere lo scioglimento dell’FBI. I raid con perquisizioni stanno continuando nei confronti di dozzine di alleati di Trump.
«La cosa più spaventosa è il potere combinato di Big Tech in collusione con il braccio dell’FBI», dice un informatore alla Devine. «Google , Facebook e Twitter , queste aziende sono globaliste. Non hanno a cuore il nostro interesse nazionale».
Renovatio 21 non ha idea se meccanismi tra forze dell’ordine e Big tech simili a quelli sopra descritti possano essere in vigore anche in altri Stati come quello italiano.
Immagine di Anthony Quintano via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Internet
Il vostro Wi-Fi può vedervi

Il vostro Wi-Fi domestico potrebbe consentire a qualcuno – autorità, malintenzionati, etc. – di individuarvi all’interno della vostra abitazione e comprendere cosa state facendo con precisione superiore rispetto alle telecamere termiche.
Si tratta di un argomento della privacy mai del tutto discusso: la cosa è grave, visto che il Wi-Fi è presente praticamente in ogni casa e la sua presenza è considerata una necessità domestica primaria al pari della luce elettrica o dell’acqua calda.
Come spiega il sito Bombthrower, il WiFi è costituito da onde elettromagnetiche nelle gamme 2,4 e 5 GHz. È la stessa cosa della luce visibile, solo che può penetrare nei muri grazie alla sua lunghezza d’onda molto più lunga. Proprio come la luce – e l’ecolocalizzazione dei radar e dei pipistrelli –, anche queste onde si riflettono su varie superfici e, se ricostruite correttamente, possono essere utilizzate per creare un’immagine.
Lo sviluppo di tale tecnologia di rilevazione via Wi-Fi risale almeno al luglio 2005, quando i ricercatori hanno affermato in un simposio della prestigiosa rivista di ingegneria IEEE di aver creato un sistema radar per immagini a impulsi brevi ad alta risoluzione e banda ultralarga operante intorno ai 10 GHz. Erano già allora ovvie le esplicite applicazioni in ambito militare e di polizia: agli operatori veniva fornita una «cognizione della situazione potenziata».
Alcuni anni dopo, nel 2008, i ricercatori dell’Università della California Santa Barbara hanno creato un approccio iniziale per l’imaging con Wi-Fi che hanno presentato all’ACC 2009, evento sempre di IEEE. Un anno dopo lo stesso team dimostrava la fattibilità di questo approccio.
Percependo il potenziale di questa nuova tecnologia di sorveglianza, altri ricercatori iniziarono ad ampliarla. Inizialmente i progressi sono stati lenti ma, nel 2017, due ricercatori tedeschi hanno dimostrato la capacità di eseguire imaging Wi-Fi utilizzando tecniche prese in prestito dal campo dell’olografia.
Secondo Philipp Holl, studente universitario e autore principale dello studio che ha lavorato con Friedemann Reinhard dell’Università Tecnica di Monaco per sviluppare il nuovo metodo, «gli ultimi due anni hanno visto un’esplosione di metodi per l’imaging Wi-Fi passivo».
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A quel tempo, riferisce Bombthrower, la tecnologia riusciva a distinguere solo le forme approssimative delle cose. «Se c’è una tazza di caffè su un tavolo, potresti vedere che c’è qualcosa, ma non potresti vedere la forma», dice Holl, «ma potresti distinguere la forma di una persona o di un cane su un divano. In realtà qualsiasi oggetto di dimensioni superiori a 4 centimetri».
Nel 2018 il team dell’UC Santa Barbara ha pubblicato un articolo intitolato «Et Tu Alexa?» esaminando le potenziali minacce di questa tecnologia emergente tra cui il rischio per la privacy derivante dalla diffusione diffusa di dispositivi wireless, che potrebbero essere utilizzati per tracciare con precisione la posizione fisica, il movimento e altre proprietà fisiologiche del cittadino senza il suo consenso.
Nello studio, tuttavia, venivano proposte anche alcune contromisure per difendersi da tali attacchi per ridurre la quantità e la qualità dei segnali Wi-Fi catturati dall’aggressore, come il geo-fencing e il rate-limiting. Tali metodi, tuttavia, non sono altrettanto efficaci con i dispositivi IoT – cioè gli elettrodomestici di nuova generazione, connessi alla rete, a causa della frequenza con cui effettuano le trasmissioni.
Fino a quel punto era necessario utilizzare frequenze più alte del WiFi commerciale (2,4 e 5 GHz) per ottenere risoluzioni di immagine decenti. Tutto è cambiato nel febbraio 2019, quando un team della Michigan State University ha pubblicato un articolo su IEEE Access in cui descriveva come erano in grado di utilizzare segnali a 5,5 GHz, che corrispondono al protocollo WiFi 802.11n/ac, per creare un’immagine 2-D di due sfere riflettenti e un bersaglio riflettente a forma di X, concludendo che «sono possibili immagini 2D complete catturando i segnali WiFi presenti in ambienti tipici».
Al MobiCom 2020, i ricercatori dell’Università di Buffalo hanno presentato la loro tecnologia WiPose, pubblicizzata come “la prima struttura di costruzione di pose umane in 3D che utilizza dispositivi WiFi commerciali”. Questo sistema utilizza la tecnologia di imaging 2D precedentemente discussa per costruire un avatar 3D degli umani da esso catturati. Il sistema utilizza un modello di deep learning che codifica la conoscenza preliminare degli scheletri umani nel processo di costruzione del modello 3D.
Nel 2019, l’ex appaltatore della DARPA Ray Liu ha lanciato il suo primo prodotto commerciale nel campo del rilevamento WiFi. Presentato come un modo per «rendere il mondo più sicuro, più sano e più intelligente», gli usi originali militari e delle forze dell’ordine menzionati quando questa tecnologia è nata nel 2005 sono stati messi da parte. L’azienda afferma che la tecnologia è così precisa da poter rilevare il vostro respiro utilizzando nient’altro che segnali Wi-Fi standard.
In un blog aziendale del 2021, Liu discute dello sviluppo di IEEE 802.11bf, un nuovo protocollo WiFi, che mira a standardizzare l’imaging WiFi su tutti i dispositivi, rendendo così più semplice per aziende come la sua sfruttare le reti wireless compatibili. Liu è stato eletto presidente dell’IEEE per il 2022 e il nuovo standard continua a essere sviluppato fino ad oggi.
Sono stati apportati ulteriori perfezionamenti alla tecnologia di imaging stessa. Alla fine del 2021 un altro documento è stato presentato all’IEEE che delinea come i ricercatori sono stati in grado di ottenere risultati di imaging ad alta risoluzione con segnali WiFi commerciali utilizzando il beamforming sul protocollo 802.11n/ac.
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Il perfetto sistema di imaging Wi-Fi, sostiene Bombthrower, potrebbe essere stato appena presentato al mondo nel dicembre 2022, quando i ricercatori della Carnegie Mellon University hanno sposato la più recente tecnologia di rilevamento Wi-Fi con un motore di stima della forma umana noto come DensePose.
DensePose è una tecnologia sviluppata da Meta/Facebook a partire dal 2018. Mira a «mappare tutti i pixel umani di un’immagine RGB sulla superficie 3D di un corpo umano». I ricercatori hanno modificato DensePose in modo che, invece di acquisire un’immagine RGB, fosse compatibile con le immagini prodotte dalle tecnologie di rilevamento WiFi all’avanguardia.
Il sistema risultante «è in grado di rilevare la posa degli esseri umani in una stanza basandosi esclusivamente sui segnali WiFi che passano attraverso l’ambiente».
Si tratta, insomma, di trasformare la vostra connessione internet in una telecamera di sorveglianza attiva 24 ore al giorno all’interno della vostra abitazione.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate è stata è emerso come i ricercatori stessero elaborando algoritmi di machine learning per vedere attraverso i muri grazia al Wi-Fi.
La privacy diventa ogni giorno di più un lontano ricordo. Considerando l’attuale panorama dei dispositivi domestici cosiddetti «intelligenti», quasi tutti i nostri elettrodomestici, le auto e le case sono progettati per semplificarci la vita e automatizzare le attività che svolgiamo quotidianamente – tuttavia raccolgono nel processo informazioni su di noi e comunicano tali informazioni a qualcuno, con effetti talvolta devastanti.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno era emerso come un robot aspirapolvere scattasse foto alle persone in bagno, foto che in almeno un caso erano poi finite in rete.
Problemi di privacy ancora più consistenti, se possibile, sono provocati dal fatto che, ad insaputa dei pazienti, foto mediche private potrebbero essere
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Internet
Soros ha finanziato l’«armata» di Biden su TikTok

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Intelligenza Artificiale
Facebook sta sviluppando segretamente una nuova, potente Intelligenza Artificiale?

Mark Zuckerberg non starebbe perdendo il treno dell’Intelligenza Artificiale.
Secondo un articolo del Wall Street Journal, Meta – la società padrona di Facebook, Instagram, Whatsapp – sta sviluppando segretamente un potente modello di Intelligenza artificiale progettato per competere con GPT-4 di OpenAI.
Si sa molto poco di questo modello di IA e, come riporta il WSJ, i dettagli riguardo a questa Intelligenza Artificiale, che per ora è destinata ad «aiutare altre aziende a creare servizi che producono testi sofisticati, analisi e altri output», potrebbero essere soggetti a modifiche.
Vale anche la pena notare che questa non è la prima incursione di Meta nel territorio dei Large Language Model (LLM): LLAMA-2, l’atteso modello linguistico dell’azienda, è stato rilasciato solo pochi mesi fa.
Tuttavia secondo le fonti del WSJ, Meta spera che la sua nuova Intelligenza Artificiale sarà «molte volte più potente» di LLAMA-2 – un segno, forse, che LLAMA-2 non lo sta del tutto tagliando come alternativa GPT-4, e che Meta sa che dovrà alzare seriamente la posta se vuole tenere il passo con i suoi concorrenti.
Secondo l’articolo della testata economica neoeboracena, il modello è stato costruito da un team che inizialmente aveva il compito di accelerare gli sforzi dell’azienda per costruire un sistema di Intelligenza Artificiale Generativa in grado di «produrre forme simili a quelle umane».
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L’equipe di esperti prevede di iniziare ad addestrare questa nuova AI entro l’inizio del 2024 nel tentativo di espandere la propria infrastruttura di supporto all’AI. Secondo quanto riporta Futurism, Meta sarebbe apparentemente impegnata ad acquisire gli ambiti chip informatici Nvidia H100.
L’articolo del WSJ rileva inoltre che Zuckerberg sta spingendo per rendere open source la nuova Intelligenza Artificiale dell’azienda: una decisione che secondo quanto riferito ha turbato gli avvocati dell’azienda, che si vocifera abbiano sollevato alcune valide preoccupazioni su minacce come la potenziale violazione del copyright favorita e riguardo l’uso dell’intelligenza artificiale per generare disinformazione.
Per quanto poco reclamizzato, Facebook nel tempo ha eseguito ricerche molto avveniristiche, come quella per creare dispositivi in grado di leggere il pensiero degli utenti.
Considerato il comportamento dimostrato da Facebook, con la censura che si è abbattuta su dissidenti o anche semplici conservatori (ma non sui pedofili di Instagram o i donatori di sperma su Facebook, né sui neonazisti dell’Azov), la collusione con lo Stato profondo americano e le sue agenzie, la volontà di chiudere gli account di organizzazioni, partiti premier e presidenti, la raccolta massiva di dati anche biometrici (con il riconoscimento facciale che ha generato denunce di Stati come il Texas) nonché la possibilità di agire sul vostro telefono perfino scaricandone la batteria, c’è da domandarsi cosa la sua potente Intelligenza Artificiale possa fare alla vostra vita.
Facebook siede su una quantità immane di dati che vi riguardano. L’ammasso dei vostri Big Data personali è necessario per far funzionare l’IA, che impara ed evolve solo a fronte di quantità sterminate di informazioni.
«L’Intelligenza Artificiale ha bisogno di enormi quantità di dati aggiornati al minuto affinché il sistema di controllo funzioni» ha scritto Joseph Mercola, «quindi “affamare la bestia” deve essere in cima alla tua lista».
Vale sempre l’avvertimento dato da Elon Musk oramai tre anni fa: abbandonate Whatsapp e Facebook.
Uscire dai social, e dai programmi di messaggistica dei grandi gruppi americani, è l’unico modo affamare la bestia apocalittica, una mossa che esprime tutta la responsabilità che avete in questo orrendo processo verso la schiavitù inflittaci dalla macchina.
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