Bioetica
Ecco la lista italiana dei vaccini realizzati con linee cellulari di feto abortito

Da alcuni mesi a questa parte molti nostri lettori ci hanno chiesto di poter avere una sorta di lista dei vaccini in commercio in Italia nella realizzazione dei quali — in fase di test e/o in fase di produzione o post-produzione — sono presenti linee cellulari di feti abortiti.
Insieme agli amici di Corvelva, che ringraziamo di tutto cuore per la collaborazione, abbiamo deciso di stilare un documento che raccolga questo tipo di informazioni, da mettere a disposizione di tutti.
Ecco la lista dei vaccini in commercio in Italia nella realizzazione dei quali — in fase di test e/o in fase di produzione — sono presenti linee cellulari di feti abortiti
Eccovela. L’obiettivo è quello di creare un’informazione corretta a riguardo.
Allo stesso tempo vogliamo ricordare che, nonostante quello dei vaccini prodotti con linee cellulari di feti abortiti sia uno degli argomenti a noi più cari, esso non può e non deve essere il solo: l’eticità o meno di un vaccino non può mai essere giudicata solo in base alla presenza di linee fetali umane, per quanto il tema, strettamente collegato all’aborto, sia importantissimo.
Non è mai lecito giocare alla roulette russa con la salute, che riguarda di fatto la nostra Vita, dono indisponibile da difendere in tutto e per tutto, contro tutto e tutti coloro i quali vorrebbero ora privarci, in un’ultima istanza, anche della nostra sovranità biologica
Piuttosto, vi è da chiedersi se sia morale, e quindi etico, iniettare all’interno del proprio corpo sostanze non solo di dubbia efficacia, ma anche e soprattutto di dubbia sicurezza, e che quindi potrebbero creare danno alla nostra salute, al nostro corpo.
Il principio parte da Ippocrate e dal suo«primum non nocere». Non è mai lecito giocare alla roulette russa con la salute, che riguarda di fatto la nostra Vita, dono indisponibile da difendere in tutto e per tutto, contro tutto e tutti coloro i quali vorrebbero ora privarci, in un’ultima istanza, anche della nostra sovranità biologica.
Questo documento vuole dunque essere solo uno degli strumenti utili e certamente indispensabili per combattere la buona battaglia, per opporre una vera e propria obiezione di coscienza a tutela dei nostri diritti.
All’interno della prima tabella — quella sui cosiddetti «vaccini» COVID-19 — sono menzionati 4 vaccini che hanno utilizzato linee cellulari in una o più fasi: o ricerca e sviluppo, o produzione (quindi presente anche nel prodotto finale), oppure nei test di laboratorio post-produzione — come è ad esempio il caso del vaccino Pfizer/BioNTech.
Sono menzionati 4 vaccini che hanno utilizzato linee cellulari in una o più fasi: o ricerca e sviluppo, o produzione (quindi presente anche nel prodotto finale), oppure nei test di laboratorio post-produzione — come è ad esempio il caso del vaccino Pfizer/BioNTech
All’interno della seconda tabella invece, quella in cui sono elencati tutti i vaccini in commercio in Italia che contengono all’interno del farmaco finito di linee cellulari di feti abortiti, sono presenti anche i due vaccini COVID-19 in cui le linee cellulari sono state utilizzate non solo nella ricerca e nello sviluppo, ma anche appunto nella produzione finale.
Sono elencati tutti i vaccini in commercio in Italia che contengono all’interno del farmaco finito di linee cellulari di feti abortiti
Ricordiamo infine a tutti che la questione morale non cambia di una virgola: se un vaccino ha utilizzato le linee cellulari di un feto abortito «solo» nella ricerca e nello sviluppo o nelle fasi di post-produzione, senza quindi inserire la linea cellulare nel prodotto finito rimane ugualmente immoral
Ricordiamo infine a tutti che la questione morale non cambia di una virgola: se un vaccino ha utilizzato le linee cellulari di un feto abortito «solo» nella ricerca e nello sviluppo o nelle fasi di post-produzione, senza quindi inserire la linea cellulare nel prodotto finito (come nel caso dei vaccini a mRNA per ovvie ragioni) rimane ugualmente immorale, per il semplice fatto che si è servito di qualcosa di moralmente inaccettabile per conseguire un fine e per arrivare ad un prodotto finale.
Speriamo che questo documento possa essere utile, e vi chiediamo di divulgarlo quanto più possibile per continuare a dare spazio ad una corretta informazione su temi importanti quanto urgenti come questo, che non possono giammai essere trattati con superficialità e qualunquismo.
Potete trovare le due liste in questo pdf che carichiamo sul sito di Renovatio 21.
MRC-5 è una linea composta da cellule polmonari prelevate da un feto maschio abortito di 14 settimane
Ricordiamo velocemente le diverse linee cellulari citate:
MRC-5 è una linea composta da cellule polmonari prelevate da un feto maschio abortito di 14 settimane, preparata e sviluppata da J. Jacobs nel 1966 partendo dalle cellule espiantate di feto di una donna di 27 anni inglese ricoverata in manicomio. Le cellule MRC-5 sono attualmente utilizzate in tutto il mondo per produrre diversi vaccini, inclusi l’epatite A, la varicella e la poliomielite.
WI-38 è una linea cellulare sviluppata dal tessuto polmonare di una bambina svedese abortita al terzo mese nel 1962
WI-38 è una linea cellulare sviluppata dal tessuto polmonare di una bambina svedese abortita al terzo mese nel 1962, perché «la famiglia aveva troppi bambini». Il feto fu scelto dal Dr. Sven Gard per ottenerne cellule coltura per produrre vaccini. Preparato e sviluppato da Leonard Hayflick nel 1964, catalogato come biomateriale al registro ATCC numero CCL -75. La linea cellulare WI-38 è usata per la preparazione di RA 27/3, storico vaccino contro la rosolia. Hayflick aveva recuperato i tessuti in Svezia perché al tempo in USA l’aborto era illegale. Hayflick portò a mano in tutto il mondo vasetti di azoto liquido contenenti cellule WI-38 per venderli ad altri dottori; fu poi preso in una battaglia legale per la proprietà intellettuale delle scoperte con il governo, cosa che portò al suo licenziamento dall’Università di Stamford. Per anni conservò le fiale con la cellule derivate da feto abortito nel garage della sua abitazione in California.
HEK 293 è una linea cellulare specifica originariamente derivata da cellule renali embrionali umane coltivate in colture di tessuti prelevati da un feto di sesso femminile
HEK 293 è una linea cellulare specifica originariamente derivata da cellule renali embrionali umane coltivate in colture di tessuti prelevati da un feto di sesso femminile. Le cellule HEK 293 sono state generate nel 1973 dalla trasfezione di colture di normali cellule renali embrionali umane nel laboratorio di Alex van der Eb a Leiden, Paesi Bassi. Le cellule sono state ottenute da un feto singolo, abortito o abortito, la cui origine precisa non è chiara. Il medico cattolico Alvin Wong sostiene che, nonostante l’incertezza sull’origine del feto utilizzato per ottenere la linea cellulare, prove circostanziali suggeriscono fortemente che provenisse da un aborto procurato. Del resto, le procedure per ottenere tessuti utilizzabili nei laboratori devono essere fatte immediatamente dopo l’estrazione del feto, per cui l’ipotesi di utilizzo di aborti spontanei sembra piuttosto ingenua se non posta proprio in malafede.
PER.C6 è una linea cellulare fetale derivata dal tessuto retinico prelevato da un bambino di 18 settimane che è stato abortito nei Paesi Bassi nel 1985
PER.C6 è una linea cellulare fetale derivata dal tessuto retinico prelevato da un bambino di 18 settimane che è stato abortito nei Paesi Bassi nel 1985. Il dottor Alex van der Eb, che ha sviluppato la linea cellulare, ha detto alle audizioni della FDA nel 2001 che la linea cellulare è stata sviluppata dal tessuto retinico di un bambino di 18 settimane: «ho isolato la retina da un feto, da un feto sano per quanto si poteva vedere, di 18 settimane. Non c’era niente di speciale con una storia familiare o la gravidanza era del tutto normale fino alle 18 settimane, e si è rivelato essere un aborto socialmente indicato – abortus provocatus, ed era semplicemente perché la donna voleva sbarazzarsi del feto… Quello che era scritto era che il padre era sconosciuto, e questo era, infatti, il motivo per cui è stato richiesto l’aborto».
Ricordiamo altresì che queste non sono le uniche linee cellulari prodotto e commercializzate: quelle presenti nei cataloghi sono decine, quelle tentate in laboratorio sono probabilmente molte, molte di più.
Bioetica
Deputata AfD suscita scalpore con un discorso antiaborto: ma non può dire «sopravvissuti» perché il termine ricorda l’Olocausto

Vanessa Behrendt è stata eletta nel parlamento tedesco della Bassa Sassonia (Nord-Est del Paese) nel novembre 2022 come membro del partito Alternativa per la Germania (AfD). Si dichiara luterana evangelica. Ha parlato in occasione della legge per depenalizzare l’aborto presentata dai socialisti (SPD) e dai Verdi.
Alle prime parole viene fermata e rimproverata dal Vicepresidente della Camera che le dice che non può parlare come ha appena fatto. Ma cosa aveva detto? Questo: «Cara Signora Presidente, cari sopravvissuti. Vedo che nessuna di voi è stata abortita. Siete tutti nati».
Barbara Otte-Kinast (CDU), che presiedeva la riunione, ha rispostoimmediatamente dicendole che non poteva parlare in quel modo. In realtà, è il termine «sopravvissuti» (die Überlebenden) ad essere preso di mira, perché è utilizzato in particolare nell’espressione Holocaust-Überlebende, il cui significato è ovvio. Pertanto, non è lecito parlare di «sopravvissute all’aborto» senza essere corretti. Ci sono parole riservate…
Imperterrito, il parlamentare prosegue: «Cari cittadini che non avete abortito, che siete tutti nati. » Poi prendendo di mira la teoria di genere: «Non da un genitore X o Z, ma da una donna, da tua madre. Non siete nati come qualcosa, ma come esseri umani. Mi congratulo vivamente con te per questo, perché non tutti sono così fortunati».
Più avanti, viene ripresa quando ricorda, contro la propaganda abortista che descrive i bambini non ancora nati come «mucchi di cellule», che ogni essere umano inizia la vita con «esattamente due cellule»: «una cellula della madre, una del padre. Quando una persona raggiunge l’età adulta, possiede circa 37 trilioni di cellule».
La signora Behrendt fa poi riferimento agli aborti che si svolgono ogni anno in Germania, affermando innanzitutto che secondo la legislazione vigente non sono punibili, ma restano illegali. Poi riporta le cifre ufficiali: ogni anno vengono uccisi più di 100.000 bambini non ancora nati. Secondo i dati ufficiali, dal 1996 al 2023 sono stati eseguiti 1.833.821 aborti.
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Prosegue stigmatizzando una società selettiva: «siamo tutti sopravvissuti a un sistema che ogni anno priva più di 100.000 persone del diritto più fondamentale: il diritto alla vita».
«Una società a due velocità: quella dei nati da una parte, quella dei nascituri dall’altra», ha sottolineato il deputato dell’AfD.
L’intervento è avvenuto nel contesto di una votazione in Parlamento su una proposta della SPD e dei Verdi volta a «rafforzare l’autodeterminazione in materia di gravidanza». Una proposta che chiedeva la legalizzazione dell’aborto nelle prime dodici settimane di gravidanza in tutta la Germania. Nonostante sia stato adottato, l’aborto continua a essere disciplinato dal codice penale tedesco.
Behrendt ha concluso il suo discorso spiegando che non c’era bisogno di «più aborti», ma piuttosto di aiutare i genitori a tenere i figli concepiti, qualunque fossero le circostanze.
Nonostante i suoi difetti, questo discorso ha il merito della chiarezza e le reazioni che ha suscitato dimostrano che ha colto nel segno. Al giorno d’oggi questo fenomeno è talmente raro che vale la pena segnalarlo.
Articolo previamente apparso su FFSPX. News.
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Immagine screenshot da YouTube
Bioetica
La manna finanziaria dell’UE per l’agenda woke

Promozione dell’aborto
Nel 2024 l’UE ha erogato sovvenzioni all’IPPF European Network, la sezione europea dell’International Planned Parenthood Federation: 919.000 euro su un budget totale di 1,1 milioni di euro. Una cifra che continua ad aumentare, visto che nel 2023 ha ricevuto 875.987 euro e nel 2022 599.000 euro. Nel 2024, l’IPPF aveva un budget annuale di 125 milioni di dollari e Planned Parenthood aveva, sotto la presidenza Biden, un budget di circa due miliardi di dollari. L’UE finanzia altri progetti che promuovono l’aborto. Sono stati donati 342.000 euro al progetto Aborto, Diritto e Natura (ALaN). Il progetto Donne che viaggiano per cercare assistenza per l’aborto in Europa è costato 1,4 milioni di euro e ha previsto lo studio dell’impatto delle restrizioni legali e degli ostacoli pratici all’aborto nei paesi europei e l’analisi delle strategie delle donne per affrontarli.Promozione del wokeismo trans
L’UE finanzia anche progetti e organizzazioni che promuovono l’ideologia transgender. Così, un progetto intitolato «L’inchiostro invisibile delle donne: la scrittura transgender e la sessualizzazione del valore intellettuale nella prima modernità» ha ricevuto 1,5 milioni di euro di finanziamenti, con il notevole obiettivo di analizzare la «misoginia testuale». L’associazione Transgender Europe, che fa lobbying presso la Commissione Europea, ha ricevuto finanziamenti tra il 2019 e il 2021 pari all’80% del suo bilancio, ovvero circa 350.000 euro all’anno. Si tratta di un caso emblematico di una pratica molto diffusa: un’istituzione pubblica finanzia un attore privato per creare artificialmente un interlocutore «della società civile» e legittimare così la propria azione attraverso questo mezzo.Lotta contro il populismo
Il progetto «Ascesa e caduta del populismo e dell’estremismo», finanziato con 1,46 milioni di euro, analizza le «cause del populismo» studiando i CV di 40 milioni di americani in cerca di lavoro. Oltre ai documenti del Regno Unito che spiegano come le punizioni corporali abbiano influenzato il rendimento scolastico, il comportamento antisociale e il voto sulla Brexit… L’UE ha finanziato un progetto da 193.000 euro, intitolato «Il nazionalismo populista nell’India occidentale “globale”», 1920-1939, per esplorare i legami tra l’emergente nazionalismo indù e il fascismo europeo negli anni ’20 e ’30, al fine di comprendere meglio la natura transnazionale dell’estrema destra radicale. Un altro progetto, dal valore modesto di 172.000 euro, intitolato «Le micro-fondamenta delle macro-istituzioni: un’indagine empirica sulla co-evoluzione della retorica e delle organizzazioni populiste», mira ad analizzare le basi microeconomiche del populismo studiando l’evoluzione del discorso populista e il suo impatto sulle istituzioni e sulle organizzazioni multinazionali. Infine, per citare un ultimo esempio, sono stati spesi 257.000 euro per studiare l’evoluzione del consenso liberale transatlantico tra Europa e Stati Uniti attraverso un’analisi letteraria e culturale del populismo e del nazionalismo, Approcci transatlantici alla letteratura contemporanea nell’era di Trump.Promozione dell’Islam in Europa
L’UE finanzia anche la promozione dell’Islam in Europa. È il caso, ad esempio, del progetto allo stesso tempo woke e islamico «Spazi di asilo musulmani queer: tra correttezza e ingiustizia nel sistema di asilo eteronormativo e omonormativo tedesco» per 195.000 euro, che si concentra sullo «studio dell’asilo queer in Europa» riguardante «le persone di origine musulmana». Un altro progetto da 345.000 euro mirava a progettare strumenti teatrali per la prevenzione dell’islamofobia. L’UE ha inoltre speso 271.000 euro per un progetto volto a studiare «in che modo l’Islam fornisca un nuovo quadro di standard etici e pratiche religiose per un certo numero di europei insoddisfatti del ruolo sociale svolto dalle chiese cristiane». Secondo la Commissione Europea, il finanziamento di questi progetti produrrebbe «un’ampia gamma di risultati». Ci sono motivi per dubitarne. Il risultato principale e oggettivo del finanziamento di questi progetti è l’aumento della spesa per servizi che certamente non riceverebbero la maggioranza dei voti se i cittadini europei fossero consultati. In un momento in cui il debito francese non è mai stato così elevato e l’inflazione è in aumento, è giunto il momento di mettere in discussione l’interesse del contribuente europeo nel finanziare questa ricerca, conclude la Corte di giustizia europea. La conclusione può essere applicata anche ad altri Paesi europei. Articolo previamente apparso su FSSPX.NewsIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Bioetica
Pregare a casa potrebbe essere illegale secondo la legge sulla «zona cuscinetto»: l’ammissione della deputata scozzese

Una deputata scozzese ha confermato che pregare all’interno della propria abitazione può costituire un reato. Lo riporta LifeSite.
La parlamentare scozzese Gillian Mackay ha confermato la dichiarazione del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance fatta a Monaco durante un’intervista con il podcast di notizie della BBC Scotcast, in cui peraltro cercava di smentire l’accusa.
Il 12 febbraio, Vance aveva attirato l’attenzione internazionale sulle draconiane restrizioni alla parola nei pressi delle cliniche per l’aborto in Scozia alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Dopo aver citato il caso del veterano britannico Adam Smith-Connor, arrestato, accusato e condannato per aver pregato in silenzio per il figlio abortito nei pressi di una clinica per l’aborto, Vance ha sottolineato il fatto che la legislazione scozzese è persino peggiore.
«Ora, vorrei poter dire che questo è stato un caso fortuito, un esempio isolato e folle di una legge mal scritta promulgata contro una singola persona», ha affermato. «Ma no. Lo scorso ottobre, solo pochi mesi fa, il governo scozzese ha iniziato a distribuire lettere ai cittadini le cui case si trovavano nelle cosiddette zone di “accesso sicuro”, avvertendoli che persino la preghiera privata nelle loro case poteva equivalere a violare la legge. Naturalmente, il governo ha esortato i lettori a segnalare qualsiasi concittadino sospettato di reati di pensiero in Gran Bretagna e in tutta Europa».
I leader europei si sono affrettati a condannare il discorso di Vance definendolo un’iperbole e persino una palese falsità.
La Mackay sarebbe il parlamentare scozzese dei Verdi che ha proposto il Remove term: Abortion Services (Safe Access Zones) (Scotland) Act 2024, approvato lo scorso giugno con un enorme margine di 118 voti contro 1 e che ha istituito «zone di esclusione» larghe 200 metri che circondano tutte le cliniche per l’aborto scozzesi.
Sono state quindi inviate lettere ai residenti che si sono ritrovati a vivere all’interno di queste «zone di esclusione», informandoli che la legge si applicava al loro comportamento, sulla loro proprietà.
🚨🙏NEW: When asked if PRAYING BY WINDOW in your home could be a crime under the “buffer zones” law, Gillian Mackay MSP claims:
“That depends on who’s passing the window”‼️🪟
The same politician has repeatedly claimed that JD Vance was LYING 👇 pic.twitter.com/11vCCaWFtg
— Lois McLatchie Miller (@LoisMcLatch) February 25, 2025
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«E che dire dell’accusa che persino la preghiera privata all’interno della propria casa potrebbe equivalere a violare la legge?” ha chiesto il conduttore, Martin Geissler. «Voglio dire, è esagerato, ma non è sbagliato, vero?»
«È una sciocchezza assoluta», ha risposto Mackay con una risata sprezzante.
«Davvero?» ha risposto Geissler. «Sto guardando la lettera che il governo ha inviato ai capifamiglia…» Qui Mackay interruppe: «da nessuna parte si parla di preghiera privata».
«No, ma quello che dice è che le attività in un luogo privato come una casa in queste zone potrebbero essere un reato se possono essere viste o udite all’interno della zona e fatte “intenzionalmente o sconsideratamente”», ha ribattuto. «Ora, se mi stai dicendo che pregare può essere un reato fuori da una clinica, se sei dentro casa tua, dentro quella zona, teoricamente, la legge potrebbe essere applicata a te, non è vero? Sto solo cercando di capire in che modo JD Vance potrebbe avere ragione».
«Vorrei essere molto chiara: pregare di per sé non è un reato ai sensi di questa legge», ha risposto un imbarazzata Mackay. «Non stiamo vietando la preghiera ai sensi della legge».
«Preghiera performativa? Se sei in piedi alla finestra con le mani giunte davanti al viso in quella classica immagine di preghiera, se sei in piedi alla finestra in modo che la gente possa vederti, allora potrebbe essere interpretato come un reato?» ha insistito l’intervistatore.
«Allora, tutto dipende da chi passa davanti allo sportello e se…» ha ammesso la Mackay.
«Quindi non ha torto, vero?» ha continuato il giornalista.
Qui, Mackay ha balbettato e si è bloccata. «No… si sbaglia… perché, se… non conosco nessuno che sappia pregare ad alta voce o in modo abbastanza performativo da essere visto dall’esterno della propria casa».
«Ciò che probabilmente intendeva dire era: in Scozia, se stai per uccidere il tuo bambino, allora ti viene concesso lo straordinario diritto di perseguire penalmente le persone se le vedi pregare nelle loro case senza prima aver tirato le tende» riassume LifeSite.
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