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La CIA ama Telegram

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Gli Stati Uniti e il loro braccio di «soft power» controllato dalla CIA hanno utilizzato l’app di social media crittografata Telegram per fomentare rivolte e movimenti di protesta contro i governi stranieri che ritengono indesiderabili, ha affermato l’ex funzionario dell’amministrazione Trump e attivista per la libertà di parola in rete Mike Benz.

 

Il Benz ha aggiunto che Telegram è stato «il beniamino della CIA, del Dipartimento di Stato e dell’USAID» per le operazioni politiche in tutto il mondo, grazie ai suoi quasi miliardi di utenti e alla facilità con cui possono essere indirizzati ai canali necessari per il reclutamento.

 

I commenti sono stati fatti durante un’intervista rilasciata mercoledì al giornalista americano Tucker Carlson. Benz, funzionario del Dipartimento di Stato sotto l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump, ora dirige l’ente di controllo della libertà di parola Foundation for Freedom Online.

 

Carlson ha chiesto a Benz di un possibile ruolo degli Stati Uniti nell’arresto del co-fondatore e CEO di Telegram Pavel Durov in Francia la scorsa settimana. Mercoledì, un tribunale di Parigi ha accusato Durov di complicità in diversi crimini perpetrati tramite la sua app, nonché di mancata collaborazione con le autorità francesi, che tuttavia, dopo collaborazioni riguardo alle comunicazioni dei terroristi e incontri con il presidente Macron, gli avevano assegnato tre anni fa la cittadinanza.

 

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Sebbene il Benz non abbia fatto speculazioni, ha osservato che l’arresto di Durov è in linea con il modello di tattiche di “soft power” perseguite dagli Stati Uniti in passato.

 

Gli Stati Uniti hanno sostenuto la libertà di parola a livello globale per decenni, «in gran parte» perché consente al Paese di costruire resistenza e movimenti politici o paramilitari «in Paesi in cui il Dipartimento di Stato americano cerca il controllo politico», ha affermato l’ex funzionario. L’app di social media crittografata end-to-end Telegram di Durov è stata determinante in questo sforzo, ha affermato Benz.

 

Il motivo per cui «26 ONG finanziate dal governo degli Stati Uniti» hanno condannato la Russia per aver tentato di vietare Telegram nel 2018 era che «il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti stava usando Telegram», sfruttando la sua crittografia e la popolarità locale «per fomentare proteste e rivolte in Russia, proprio come hanno fatto in Bielorussia, Iran, Hong Kong e hanno tentato di fare in Cina», ha affermato l’ex funzionario del Dipartimento di Stato.

 

La crittografia dell’app è un potente mezzo per eludere il controllo statale sui media e consentire «a gruppi politici o dissidenti finanziati dagli Stati Uniti di raccogliere decine di migliaia di sostenitori con relativa impunità», ha aggiunto.

 

Il Benz ha affermato che Telegram era il «canale principale» quando gli Stati Uniti stavano «di fatto orchestrando una rivoluzione colorata in Bielorussia» nel 2020.

 

«Il National Endowment for Democracy (NED) stava effettivamente pagando i principali amministratori dei canali Telegram che hanno orchestrato quelle rivolte», ha affermato, definendo il NED «uno dei più prolifici strumenti della CIA nell’arsenale».

 

Secondo Benz, questa pratica fa parte di una campagna di lunga data condotta da Stati Uniti, Regno Unito e altri partner della NATO per ottenere il controllo politico sui territori dell’ex Unione Sovietica e sulle loro risorse.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Benz ritiene che dietro al sistema della censura globale (quindi anche dei vostri account personali) vi sia una decesione di Dipartimento di Stato USA e NATO scaturita a metà degli anni 2010 dopo le batoste dell’annessione della Crimea e della Brexit.

 

Ciò lo porta a dire che viviamo sotto «military rule», cioè sotto il comando dei soldati.

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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia

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La Francia ha fatto pressione su Telegram per mettere a tacere i conservatori rumeni: parla Durov

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Il governo francese ha cercato di far sì che Telegram bloccasse le voci conservatrici in Romania prima del ballottaggio presidenziale del Paese, ha affermato domenica il fondatore dell’app di messaggistica, Pavel Durov, mentre i rumeni si recavano alle urne.   Durov non ha nominato direttamente il Paese responsabile della richiesta, ma ha pubblicato un’emoji di una baguette, un riferimento appena velato alla Francia. Durov, che possiede la cittadinanza di Russia, Francia, Emirati Arabi Uniti e Saint Kitts e Nevis, ha dichiarato di aver respinto la richiesta.   «Telegram non limiterà le libertà degli utenti rumeni né bloccherà i loro canali politici», ha affermato in un post, aggiungendo che «non si può “difendere la democrazia” distruggendo la democrazia».

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«Non si può “combattere l’interferenza elettorale” interferendo con le elezioni. O si ha libertà di parola ed elezioni libere, oppure non si ha».   Il ministero degli Esteri francese ha prontamente reagito definendo la dichiarazione di Durov un «falso». «Le recenti accuse contro la Francia sono solo una manovra diversiva rispetto alle reali minacce di ingerenza contro la Romania», ha affermato in una lunga dichiarazione su X. Le autorità rumene non hanno commentato le dichiarazioni di Durov.   Il ballottaggio presidenziale di domenica vede contrapposti il ​​feroce critico dell’UE George Simion e il sindaco di Bucarest e centrista Nicusor Dan.   Simion, che si oppone agli aiuti militari a Kiev e a cui è stato impedito di visitare l’Ucraina, ha stravinto al primo turno, ottenendo il 40% dei voti il ​​4 maggio. Ciò ha innescato il crollo del governo di coalizione filo-occidentale di Bucarest. Dan è noto per essere un candidato fermamente pro-UE e pro-NATO, che ha definito il sostegno della Romania a Kiev vitale per la sicurezza nazionale.   Simion ha già accusato Parigi di aver tentato di sabotare le elezioni. «Stanno investendo molti soldi e facendo pressioni – tramite il loro ambasciatore qui e tramite istituzioni straniere – per privare il popolo rumeno del suo voto», aveva dichiarato venerdì all’imprenditore e blogger Mario Nawfal.  
  Negli ultimi mesi la Francia è emersa come uno dei sostenitori più accaniti e aggressivi di Kiev, mentre gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, si sono mossi verso il sostegno al processo di pace tra Mosca e Kiev.   L’anno scorso, le autorità francesi hanno accusato Durov di aver favorito la distribuzione di materiale di sfruttamento sessuale minorile e di traffico di droga a causa di presunte carenze nella moderazione di Telegram. È stato arrestato all’aeroporto di Parigi-Le Bourget ad agosto, prima di essere rilasciato su cauzione di 5 milioni di euro. Durov, che ha negato ogni illecito, è stato infine autorizzato a lasciare la Francia a marzo.   Elon Musk ha espresso il suo sostegno al collega imprenditore tecnologico Pavel Durov dopo che il fondatore di Telegram ha dichiarato di aver respinto la richiesta del governo francese di bloccare i contenuti politici conservatori sulla piattaforma di messaggistica.   Musk, azionista di maggioranza della piattaforma di social media X, ha risposto alle osservazioni di Durov con un breve post: «Hear, hear!» («Ecco, ecco!»)   Nelle scorse ore il Durov ha continuato a rivelare ulteriori dettagli su un presunto tentativo da parte dell’agenzia di intelligence estera francese di fare pressione su di lui affinché censurasse le voci conservatrici sulla sua piattaforma, liquidando le loro presunte preoccupazioni umanitarie come una «tattica di manipolazione».   Domenica, Durov ha accusato il capo della Direzione Generale per la Sicurezza Esterna (DGSE), Nicolas Lerner, di avergli chiesto di chiudere i canali Telegram rumeni prima del ballottaggio presidenziale. La DGSE ha respinto le accuse di ingerenza politica, insistendo di aver contattato Durov in diverse occasioni solo per «ricordargli con fermezza le responsabilità della sua azienda, e le sue personali, nella prevenzione delle minacce terroristiche e della pornografia infantile».   «L’Intelligence estera francese ha confermato di avermi incontrato, presumibilmente per combattere il terrorismo e la pornografia infantile. In realtà, la pornografia infantile non è mai stata menzionata. Volevano gli indirizzi IP dei sospetti terroristi in Francia, ma il loro obiettivo principale è sempre stato la geopolitica: Romania, Moldavia, Ucraina», ha scritto Durov in un post su X lunedì.

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L’imprenditore di origine russa ha sostenuto che Telegram combatte da tempo gli abusi sui minori attraverso «divieti di pubblicazione di contenuti, team di moderazione dedicati, linee telefoniche dedicate per le ONG e report giornalieri sulla trasparenza dei contenuti vietati».   «Affermare falsamente che Telegram non abbia fatto nulla per rimuovere la pornografia infantile è una tattica di manipolazione», ha aggiunto, insistendo sul fatto che gli sforzi di moderazione compiuti da Telegram sono stati «verificabili» almeno dal 2018.   Alla fine dell’anno scorso, i canali Telegram delle principali testate giornalistiche russe sono stati resi inaccessibili in tutta l’UE. Durov ha criticato la decisione, sostenendo che l’Unione impone più censura e restrizioni ai media rispetto alla Russia.

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Giornale londinese ipotizza l’assassinio di Putin

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Il quotidiano londinese Daily Express ha pubblicato un articolo intitolato «Vladimir Putin è “un morto che cammina”»

 

Il pezzo dal titolo inquietante veniva stampato nelle ore in cui Mosca chiariva che i colloqui di pace di Istanbul erano udan considerare seriamente.

 

«Si stanno moltiplicando le speculazioni sul fatto che la presa del potere del leader russo Vladimir Putin possa indebolirsi, con gli esperti che prevedono che il suo regno potrebbe concludersi con un assassinio a causa del disastroso conflitto in Ucraina» scrive l’articolo. «Gli osservatori hanno notato che la notevole riluttanza di Putin a interagire direttamente con il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj, soprattutto per i colloqui di pace in Turchia, sottolinea le sue apparenti preoccupazioni».

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«L’Intelligence occidentale ora considera il potenziale tentativo di assassinio di Putin non solo come una voce, ma come una minaccia imminente» continua il pezzo che raccoglierebbe il parere di «esperti» del settore. Ma chi sono questi osservatori ed esperti di intelligence?

 

Il colonnello Hamish de Bretton-Gordon, ex comandante del Reggimento Congiunto Chimico, Biologico, Radiologico e Nucleare britannico (in pratica l’omologo del russo Igor Kirillov, effettivamente ucciso in un attentato lo scorso dicembre), spiega che «ci sono analisti, persone che ne sanno più di me, che credono che Putin sia ormai un morto che cammina, una forza esaurita la cui guerra in Ucraina ne decreterà la fine».

 

Il motivo per cui non si è presentato a Istanbul è che crede di «poter essere in pericolo o essere arrestato per crimini di guerra». «Putin non può continuare a guadagnare tempo e il suo bluff è stato brillantemente smascherato dalla sfida di Zelensky di incontrarlo di persona in Turchia».

 

 

Bruce Jones, citato come uno dei massimi esperti di Intelligence e dinamiche militari russe, ha osservato che «in Russia le cose non finiscono mai democraticamente e la situazione è brutta per Putin. Ha fatto uccidere persone per anni e alcuni dei suoi militari sono già stati trattati in questo modo: sa come vanno queste cose per un leader a Mosca che non prende buone decisioni. Quindi probabilmente ha ragione a essere paranoico».

 

Il colonnello Richard Kemp, ex comandante delle forze britanniche in Afghanistan, ha offerto una visione più pragmatica: «ci sono molte persone che vorrebbero che Putin venisse eliminato. Ma il suo sistema di sicurezza è così stretto che ci si chiede seriamente se ciò sia fattibile e credo che per il momento sia improbabile.

 

EIRN riporta anche le parole di un ex ufficiale dell’intelligence britannica, il cui nome non è stato reso noto, che ha dichiarato al Mirro che «Putin è una persona molto menomata. Ma ci sono dubbi sul fatto che la sua morte possa servire a qualcosa».

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Lo sminuire il presidente Putin, magari inventandosi cicliche malattie degenerative e mortali immaginarie, è oramai una chiara skill delle stampa (e quindi probabilmente dell’Intelligence) britannica.

 

La volontà di etichettare come patologico la condizione del presidente russo ha portato tre anni fa all’indecenza giornalistica della «rabbia di Roid»: i giornali londinesi avevano scritto che Putin soffriva di «roid rage», fenomeno aneddotico che riguarderebbe il comportamento talvolta iroso di chi assume steroidi (abbreviati in inglese nella parola «roid»). I giornalisti italiani riportarono invece di una inaudita «rabbia di Roid», come se «roid» fosse un eminente scienziato che ha dato il nome alla sindrome, come Down, Alzheimer, Cushing, etc.

 

Come riportato da Renovatio 21, non sono mancate anche storie gustose sull’uso da parte di Putin di un sosia.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0), immagine ingrandita.

 

 

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Netanyahu nomina il nuovo dell’Intelligence israeliana anche se il tribunale aveva bloccato il licenziamento del predecessore

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Il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu sta portando avanti la sostituzione del capo licenziato dell’Agenzia per la sicurezza israeliana (il celebre Shin Bet), Ronen Bar, nonostante un’ingiunzione temporanea contro il licenziamento emessa dalla corte suprema del Paese.   Netanyahu ha nominato il viceammiraglio in pensione Eli Sharvit, ex capo della Marina israeliana, come nuovo capo della sicurezza. L’ufficio del primo ministro ha affermato che Sharvit è stato scelto dopo «aver condotto interviste approfondite con sette candidati meritevoli».   L’ammiraglio Sharvit ha prestato servizio nelle forze armate israeliane per 36 anni e ha guidato «la difesa marittima delle acque territoriali e condotto complesse operazioni contro Hamas, Hezbollah e Iran».  
  Il gabinetto di Netanyahu aveva approvato il licenziamento di Bar il 31 marzo, motivandolo con la «persistente sfiducia personale e professionale» nei suoi confronti e con la sua leadership nell’agenzia di sicurezza. Il licenziamento di un capo dello Shin Bet è stato un fatto senza precedenti nella storia dello Stato di Israele e ha scatenato massicce proteste di piazza, considerate anche le altre controverse decisioni di Netanyahu relative alla ripresa della guerra a Gaza.   I critici sostengono che il licenziamento di Bar sia un tentativo motivato politicamente per proteggere Netanyahu dalle indagini, dato che lo Shin Bet e la polizia hanno indagato su presunti legami illeciti tra due collaboratori di Netanyahu e il Qatar.   Anche il procuratore generale Gali Baharav Miara è nel mirino, poiché Netanyahu sta cercando di farla licenziare. Ha anche avvertito che il licenziamento del capo dello Shin Bet pone un conflitto di interessi.   Nel frattempola stampa israeliana ha riferito che anche l’ufficio del procuratore generale sta facendo pressione su Netanyahu. «Il procuratore generale Gali Baharav-Miara ordina alla polizia di convocare il primo ministro Benjamin Netanyahu per testimoniare nell’inchiesta in corso sui suoi collaboratori per i loro presunti legami illeciti con il Qatar», secondo Channel 12. «La testimonianza di Netanyahu sarebbe resa in quanto persona a conoscenza della vicenda e non come sospettato in questa fase».    
    Quanto a Bar, anche lui ha descritto il suo licenziamento come motivato in ultima analisi dagli «interessi personali» di Netanyahu.   In una lettera aveva fortemente suggerito che i problemi che hanno portato ai fallimenti della sicurezza del 7 ottobre provenissero dall’alto. «Una politica di silenzio aveva permesso ad Hamas di subire un massiccio rafforzamento militare» aveva detto in merito alla fase preparatoria dell’attacco terroristico nel sud di Israele.   Netanyahu ha a sua volta incolpato Bar per i massicci fallimenti della sicurezza.

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Immagini di U.S. Embassy Jerusalem via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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