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Contrordine: Draghi riapre l’Italia. Solo per i vaccinati

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«Nuovo decreto COVID, Draghi riapre l’Italia» titola La Stampa.

 

«Draghi riapre l’Italia» titola Il Piccolo.

 

Il momento sa di trionfo. È la fine della guerra. Vien voglia di chiamare i parenti: è finita! È finita! Coriandoli. Parate sulle strade. Marinai  che baciano infermiere.

 

«Vogliamo un’Italia sempre più aperta, soprattutto per i nostri ragazzi» è il virgolettato gioioso che tutte le testate riprendono dal Consiglio dei Ministri.

Il momento sa di trionfo. È la fine della guerra. Vien voglia di chiamare i parenti: è finita! È finita! Coriandoli. Parate sulle strade. Marinai  che baciano fanciulle

 

«I provvedimenti di oggi vanno nella direzione di una ancora maggiore riapertura del Paese» dice Draghi.

 

È il segnale della libertà. Stiamo facendo come tutti. Come la Danimarca. Come il Regno Unito. Come la Finlandia. Come la Svizzera. Come la Francia. Come gli USA. Come la Spagna. Come tutti.

 

Ci credete? No.

 

Vabbè, ci hanno provato. A leggere il Corriere di stamane sembrava fatta. «Draghi: l’Italia sarà più aperta» in prima pagina. Pagina due: «Il premier annuncia la svolta, pronti a superare i divieti». Segue fotina con profilo del premier che pare una statua romana, o di Arno Breker. Pagina 3: «Il contagio si spegne molto velocemente. CTS verso lo scioglimento, serviva pe l’emergenza».

 

Aguzzate la vista – la vostra vita, dai DCPM di Conte in giù, è diventata del resto una Settimana Enigmistica. SPOILER: la liberazione, nei fatti, riguarda i soli vaccinati.

 

Solo l’Huffington Post ha il coraggio di scriverlo nel titolo: «La pandemia sta finendo. Draghi riapre l’Italia ai vaccinati».

Avete capito: il Paese tornerà libero, ma solo per i sottomessi al triplice mRNA

 

Avete capito: il Paese tornerà libero, ma solo per i sottomessi al triplice mRNA.

 

«Nelle prossime settimane andremo avanti su questo percorso di riapertura. Sulla base dell’evidenza scientifica, e continuando a seguire l’andamento della curva epidemiologica, annunceremo un calendario di superamento delle restrizioni vigenti»: ecco l’altro virgolettato del Draghi piazzato ovunque.

 

Di grazia, di quale «evidenza scientifica» parla il premier? Quella per cui bastava il 70% dei vaccinati? Dell’immunità di gregge all’80%? Quella del vaccinato che non contagia? Quella del vaccinato (doppio-triplo-quadruplo) che non contagia? Quella del vaccinato liberato dal tampone? Quella della «pandemia dei non vaccinati? Quella che «i nostri problemi dipendono dai non vaccinati»? Quella che il non vaccinato dà la morte? Quella dei vaccinati completi che hanno il COVID «in forma lieve» e non finiscono in terapia intensiva?

 

Oppure, vogliamo – così, sottovoce, come tocca fare ai no vax – parlare delle evidenze scientifiche attorno alle persone che muoiono, come una stupenda ragazzina ligure, o un ragazzotto 26enne del Sud Dakota? Tanto per citare due casi sui quali comincia a saltar fuori qualche carta.

 

Ma no, l’«evidenza scientifica» è quella per cui gli anticorpi durano sei mesi (non una settimana di più, non una meno), l’idrossiclorochina, l’ivermectina, l’azitromicina vanno bene forse per gli animali. Forse.

Il tutto, bellissimo, tirando dentro prima i bambini. Come certi pubblicitari terra-terra, che per attirare l’attenzione sanno che nello spot ci va o la tettona, o il cagnolino, o il bambino con gli occhi dolci

 

Il tutto, bellissimo, tirando dentro prima i bambini. Come certi pubblicitari terra-terra, che per attirare l’attenzione sanno che nello spot ci va o la tettona, o il cagnolino, o il bambino con gli occhi dolci.

 

Eccerto, bisognava partire dalla DAD, le grandi ingiustizie nelle scuole dei bambini.

 

Sui bimbi è pronto il teatrino della politica. I ministri della Lega , non avrebbero partecipato al voto delle nuove norme COVID sulla Dad e quarantene scolastiche,  perché «discriminano i bambini non vaccinati». Vorremmo ridergli in faccia, ma Salvini, teoricamente vaccinato, ora è in quarantena positivo al COVID, quindi non si può.

 

Avete capito? La discriminazione dei bambini. I genitori sono alla fame, i genitori li hanno ritirati da scuola – quanti casi ci sono di bambini in istituti privati che ora non frequentano più perché i genitori, sospesi senza stipendio, sono sul lastrico? Pensate agli asili pubblici, dove, grazie alla legge Lorenzin (grande esperimento politico prodromico del presente pandemico) la famiglia contraria ai vaccini già non poteva mandare i bambini, perché vigente l’obbligo di vaccinazione: l’unica possibilità era l’asilo privato, che è difficile permettersi se si è senza stipendio.

 

Quella della DAD, con i bambini nel cuore del premier che fu sovrano della torre BCE passando per Goldman Sachs e panfilo Britannia, è come abbiamo detto una strategia pubblicitaria, è fumo negli occhi.

 

Ma non solo: sanno che esistono dei genitori, che per un ragionamento francamente stupido, dicono «io accetto il rischio del vaccino, ma non per mio figlio». Quelle che accettano la roulette russa mRNA, ma «mai per i piccoli».

 

Una percentuale dice così al momento, poi magari pian piano vede erodersi il suo eroismo genitoriale e offre allo Stato pandemico anche il piccolo deltoide della prole. (Non dite loro che se la roulette russa butta male, gli amati figli si possono ritrovare con un genitore danneggiato al punto magari di non poter più  far il genitore, oppure si risvegliano proprio orfani)

 

Un’altra porzione di genitori contrari alla siringa sui piccoli, invece, potrebbe rimanere dell’idea: e questo è un rischio che non si può correre, la trasformazione dei vaccinati in no vax non è accettabile per le logiche della pièce in scena.

 

Quindi: liberiamo i bambini, dimentichiamoci dei contagi tra i piccoli, del resto lo Stato vuole loro bene: e loro lo sanno, i ringraziano con tentati suicidi, suicidi realizzati, anoressie precoci, disturbi dell’apprendimento, malattie mentali, violenze pubbliche di ogni tipo.

 

Ma non è finita. Perché ad una certa hanno fatto parlare Roberto Speranza.

 

«La certificazione verde COVID-19 ha validità a far data dalla medesima somministrazione senza necessità di ulteriori dosi di richiamo». Tutti con i cappellini a cono e le trombette: chi ha il green pass, almeno loro, lo avranno indefinitamente? Yeeee

 

Leggete bene le avvertenze prima dell’uso.

 

«Prolunghiamo la vigenza del green pass dopo il booster: oggi è di 6 mesi. La valutazione del governo è di non porre limiti al green pass per chi ha il booster, che oggi conta 34 milioni di italiani».

 

Avete letto. Rileggete, magari dal sito dell’ANSA.

 

«La bozza del decreto prevede dunque che, per chi ha completato il ciclo vaccinale e anche per chi si è contagiato e è guarito dopo essersi vaccinato, il pass ha validità “senza necessità di ulteriori dosi di richiamo”. Dunque, illimitata. Per chi, invece, si è contagiato dopo la prima dose, il certificato varrà 6 mesi». Corsivo nostro.

Se siete guariti, magari dopo aver preso il virus in questo tsunami ancora in corso, avrete il green pass senza scadenza solo se siete guariti dopo essere stati vaccinati

 

Quindi, chiariamoci subito: se siete guariti, magari dopo aver preso il virus in questo tsunami ancora in corso, avrete il green pass senza scadenza solo se siete guariti dopo essere stati vaccinati.

 

Cioè, se siete stati gabbati – vi siete vaccinati per non prendere la malattia, l’avete presa lo stesso, magari finendo in terapia intensiva – sarete premiati, è pronto per voi un ristoro che vi ridà qualche (qualche) libertà in più.

 

Se invece avete preso il COVID da non vaccinati, pare di capire, non avrete nulla: green pass a scadenza come i vostri anticorpi, anche se sono identici a quelli del vaccinato guarito.

Cioè, se siete stati gabbati – vi siete vaccinati per non prendere la malattia, l’avete presa lo stesso, magari finendo in terapia intensiva – sarete premiati, è pronto per voi un ristoro che vi ridà qualche (qualche) libertà in più

 

Sicuro: questa è un’evidenza scientifica. Il guarito vaccinato vale più del guarito non vaccinato. Non scherziamo: sappiamo che questo è (in modo strisciante, perché hanno paura di farlo davvero alla luce del sole) il cambio di paradigma a cui ci hanno preparato, e che è già subdolamente praticato da tanti Stati in tutto il mondo: l’immunità naturale non esiste, non conta – conta solo l’immunità vaccinale.

 

Il lettore di Renovatio 21 lo ricorda quando lo segnalammo un anno fa: in modo un po’ furtivo, qualcuno aveva cambiato la definizione di immunità di gregge sul sito dell’OMS. «L’immunità di gregge si ottiene proteggendo le persone da un virus, non esponendole ad esso» ora sta scritto nel sito dell’ONU della Sanità. «L’immunità di gregge esiste quando viene vaccinata un’alta percentuale della popolazione». È inutile dirvi che ciò contraddice decenni di immunologia, giusta o sbagliata che fosse.

 

In pratica, l’unico anticorpo che la Repubblica accetta, è quello Pfizer, Moderna, AZ, J&J.

Se invece avete preso il COVID da non vaccinati, pare di capire, non avrete nulla: green pass a scadenza come i vostri anticorpi, anche se sono identici a quelli del vaccinato guarito

 

È così ovunque: gli obblighi di vaccinazione semplicemente ignorano chi ha già avuto il COVID. Ti fai la sprizza mRNA, ebbasta: non ci importa se il tuo corpo è già protetto.

 

Ancora. Speranza va avanti, con sincerità encomiabile.

 

«Se una regione finisce in zona rossa, le limitazioni connesse non riguarderanno le persone vaccinate”». Traduciamo: lockdown per i non vaccinati.

 

Quindi: urrà, «l’Italia riapre. Ma con il green pass e con l’Apartheid biotica realizzata, in attesa magari dei lager, come in Australia e come parrebbe voglia indicare la legge austriaca.

In pratica, l’unico anticorpo che la Repubblica accetta, è quello Pfizer, Moderna, AZ, J&J.

 

Vi stupite che si finisca a parlare di repressione, confinamenti? Forse vi dimenticate che Speranza, passato indenne tra Conte e Draghi nonostante gli scandali internazionali (e nonostante abbia un partito che vale forse il 3%) è de facto un poliziotto più poliziotto dei poliziotti, al punto che il capo di questi gli aveva ricordato, quando voleva mandare le volanti a controllare le festicciole in casa a seguito delle delazioni dei vicini, che una cosa del genere non si può fare, forse nella Repubblica di Weimar…

 

A questo punto vi farete la solita domanda: perché?

 

A questo punto, vi diamo la solita risposta.

 

Dovrebbe esservi chiaro che siamo dinanzi alla fotocopia di quello che abbiamo visto in Francia, con il furbo premier Castex a dichiarare che avrebbe sì riaperto, ma tenendo per un po’ il pass sanitario.

 

Ricordate? Il presidente Macron aveva giurato di volere rendere la vita dei non vaccinati impossibile («immerdarli», secondo la traduzione che bisognerebbe dare). Preparano altre regole di clausura generale. Poi, quattro giorni dopo, ecco che premier e ministro della Salute di Francia tirano fuori un piano di liberazione graduale, tanto che riaprono le discoteche nel picco di Omicron.

Urrà, «l’Italia riapre. Ma con il green pass e con l’Apartheid biotica realizzata, in attesa magari dei lager, come in Australia e come parrebbe voglia indicare la legge austriaca

 

Solo una cosa, il pass francese resta. «Applicheremo il pass vaccinale per tutto il tempo necessario, ma non più del necessario». Insomma, il pass è più importante dei contagi.

 

In Italia è lo stesso. Anzi: in Italia è dove l’esperimento del fascismo elettronico verde (lo ha chiamato più o meno così un articolo del Wall Street Journal di recente) è andato più a fondo. Più a fondo perfino di Israele, che il green pass lo ha inventato, e ora invece vuole liberarsene.

 

No. Il green pass resta in piedi, in Italia. A quelli obbedienti, ai bovini vaccini, sarà esteso. Ma non sarà tolto.

 

Il lettore di Renovatio 21 sa perché.

 

Sul green pass correrà l’euro digitale. Cioè l’abolizione del contante. Cioè la certificazione economica ed informatica del vostro nuovo status di esseri umani: la schiavitù

Sul green pass correrà l’euro digitale. Cioè l’abolizione del contante. Cioè la certificazione economica ed informatica del vostro nuovo status di esseri umani: la schiavitù.

 

L’intenzione viene dritta dalla BCE, che lo ha annunciato tante volte, lo ha dichiarato «inevitabile» , ora sappiamo che sta studiando come il green pass servirà a giudicarci per come paghiamo le tasse – ed è la stessa BCE sulla cui torre prima si posavano Draghi.

 

Gli stessi Draghi che parteciparono attivamente alle «privatizzazioni» delle industrie pubbliche del Paese – cioè alla sua svendita.

 

Non credo che serva un disegnino. Per lo meno ai lettori di Renovatio 21.

 

È in atto la desovranizzazione definitiva del vostro Paese, ma non solo. L’attacco ora è arrivato fin dentro le vostre cellule, a livello biomolecolare: la vostra sovranità biologica è stata espugnata dal potere costituito

È in atto la desovranizzazione definitiva del vostro Paese, ma non solo.

 

L’attacco ora è arrivato fin dentro le vostre cellule, a livello biomolecolare: la vostra sovranità biologica è stata espugnata dal potere costituito.

 

Andranno oltre. Il controllo di estenderà su ogni ramo della vostra vita, con modalità alle quali nemmeno Pechino è arrivata.

 

Non stiamo dicendo per ischerzo.

Andranno oltre. Il controllo di estenderà su ogni ramo della vostra vita, con modalità alle quali nemmeno Pechino è arrivata

 

A breve, non ci sarà niente da ridere. Per i non vaccinati, per i vaccinati. Per tutti.

 

Non avete idea di quale contratto sia stato firmato con la vostra paura e la vostra indifferenza.

 

E ora lasciate che l’Italia riapra, ma solo per la schiavitù.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

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Numeri sconosciuti, nessuno più risponde al telefono: la regressione della società continua

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Un giorno di una ventina d’anni fa vidi un collega, in un ufficio di Milano, lasciare squillare il telefono a vuoto. C’erano, all’epoca, i Nokia (Bill Gates non aveva ancora invaso e distrutto la Finlandia) e gli Startac Motorola – non c’erano gli iPhone, ma era possibile vedere subito il numero che ti chiamava e non rispondere.

 

«Che fai? Perché non rispondi?» chiesi. «Io non rispondo se non conosco il numero» mi disse secco. Era, all’epoca, una posizione inedita, estrema, ma che già potevo trovare teoricamente convincente. Bravo, limita l’accesso che il mondo ha su di te: la tua mail deve essere occultata (non parliamo, oggi, della PEC: la porta di ingresso delle querele), i tuoi dati invisibili a tutti. Si chiamava, già allora, Privacy: e lo Stato ci aveva costruito sopra leggi, articoli di giornale e strutture amministrative con chissà quanti dipendenti e un grand-commis a caso a percepire il suo megastipendio da mangiatoia.

 

Ora quell’idea di non rispondere agli sconosciuti non solo mi sembra profetica: è quello che sta facendo, da qualche tempo, tutta l’Italia.

 

Più nessuno risponde alle telefonate, a meno che la chiamata non arrivi da un numero conosciuto: è uno dei più evidenti segni della regressione a cui è sottoposta la nostra società.

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Un tempo, rammento, ricevere una telefonata da un numero sconosciuto generava curiosità, se non addirittura eccitazione. Chi chiamava aveva avuto il nostro numero e lo faceva quindi per motivi determinati: voleva parlare davvero con noi. Poteva essere la ragazza con cui ti eri scambiato il numero la sera prima, l’azienda che vuole offrirti un lavoretto, un tizio che vuole un’informazione che solo tu hai. C’era anche – altro fenomeno morto – chi sbagliava numero, ma anche quello poteva portare a cose significative: componendo male il numero mi ritrovai una volta a scambiarmi messaggi con un diplomatico all’Estero. Fu interessante.

 

Ora tutti noi viviamo con fastidio assoluto, se non con ansia, il bombardamento di squilli spam che ci ossessiona tutte le ore del giorno.

 

È una telefonica che vuole offrirci qualcosa (tanto, sono un cartello, d’accordo l’una con l’altra) nel caso migliore: ti devi subire i rumori del call center dietro, e il dubbio che non ti sta davvero chiamando chi ti dice di chiamare, ma una società che ha appaltato, dentro o fuori dal Paese: non c’è speranza di risentire quella persona, o anche solo di credere che quello che promette è quello che dice l’azienda.

 

Ci sono quelli che chiamavano, anche da lontano, per fare investimenti finanziari: ora invece ti usano subito la parola d’ordine è «criptovalute». L’accento è chiaramente dei Balcani. Non puoi rispondere male, perché ti richiamano con insistenza subito, e ti insultano. Se va male, lessi su un forum anni fa, continuano a tormentarti di telefonate, anche di notte, solo per sadica vendetta. A loro, stipati nel loro sozzo ufficietto in qualche luogo orrendo della terra, rovinarti la vita non costa nulla.

 

Oppure è un messaggio registrato, che credevamo proibiti nel nostro Paese. Si sente, per un secondo, il rumore di una sala piena di gente, poi clic parte la voce automatica. Dicono di essere di Amazon, probabilmente, pensiamo prima di riattaccare, è una truffa. Oppure, con accenti italiani diversi, ti dicono che hanno ricevuto il tuo curriculum. Non so immaginare quanto peschino, perché tanti un curriculum neanche lo hanno: tuttavia quelli che il CV lo stanno facendo circolare hanno esattamente bisogno di lavoro, e quindi immaginiamo che possano, per necessità stringente, cascarci.

 

Ho un amico che aveva annunciato la volontà di aderire alla via istituzionale: il mitico registro pubblico delle opposizioni. Gli chiedo, mesi dopo, se la cosa per caso ha funzionato, e non riceve più telefonate dai call center: scoppia a ridermi in faccia.

 

Segnalo, per completezza, anche una scoperta inquietante fatta da me medesimo, di cui non ho mai visto in giro menzione. Ad un certo punto, comincio a ricevere telefonate da numeri sconosciuti, ma dall’altra parte, se rispondo, non c’è un disco o un call center, ma una persona vera, che spesso mi dice di aver trovato sul telefonino una telefonata dal mio numero. A volte sono persone ragionevoli, a volte capita di sentire voci incomprensibili, donne immigrate che biascicano la parola «lavooroh», e via via versi sempre più allarmanti.

 

Arrivato ad un certo punto mi sale la paranoia: il mio numero personale è finito da qualche parte? Qualcuno (i vaccinari? Gli antibufali? Gli ucronazi? I satanisti? I cetacei?) si è vendicato di Renovatio 21 incidendo il mio recapito telefonico sulle piastrelle dei cessi degli Autogrill di mezza Italia? Così, chiamo il grande gestore di telefonìa, e dopo il solito labirinto di Intelligenza Artificiale che tenta di respingerti (l’opzione «sono oggetto di uno stalking massivo quanto misterioso» non la trovi nel menu vocale, e non è che anche volendo la macchina lo può capire) riesco infine a parlare con un essere umano.

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Di qui la scoperta: a mezza voce, con l’aria di quella che non dovrebbe nemmeno dirlo ma mi vuole aiutare, la ragazza della telefonica mi spiega che per fare le loro telefonate-spam i call center hanno un sistema per «simulare» dei numeri già esistenti. Cioè: gli spammatori, ovunque essi si trovino, ti chiamano con dei numeri che potrebbero esistere, e nel mazzo può finire il vostro. Quindi, quando qualcuno trova la chiamata richiama, ma non risponde il call center, rispondete voi.

 

Io rimango allibito: «c’è un modo per fare finire questa cosa?». La ragazza mi risponde, dispiaciuta: «no». L’unica possibilità è aspettare che il fenomeno cessi da solo. Lei dice che, da quello che sa, può durare «circa due settimane». Non ho idea di come abbia questo dato, ma mi rimane impressa la sua dichiarazione di impotenza, che coinvolte l’interesso colosso miliardario per cui lavora: «non possiamo farci niente. No, non c’è soluzione».

 

Il cittadino deve accettare, dunque, che qualcuno – forse da fuori del Paese, forse criminale – può usare il suo numero per chiamare in giro: e magari commetterci pure dei reati.

 

Ora capite quale follia vi sia dietro la quantità di squilli che tediano i nostri giorni.

 

È un fenomeno di questi anni: prima, decisamente, non era così. La recrudescenza deve essere dovuta a qualcosa: ho ipotizzato che intorno al governo attuale possa esserci qualche interesse intorno ai call center – solo così mi spiego le valvole aperte a mille, ma non voglio approfondire, lo lascio fare ai giornalisti d’inchiesta RAI che possono prendersi denunce a carico del contribuente, epperò costoro si occupano del cardinale Burke (anzi, Bark, dicono loro) e di monsignor Viganò, magari riuscendo pure a trovare il collegamento con Silvio Berlusconi, la cui sindrome non ha ancora abbandonato tanti professionisti dell’informazione a salario garantito.

 

Fatto sta che il danno civile c’è eccome: nessuno ti risponde più. Ti fai passare un numero per lavoro? Non ti rispondono. Chiami una persona che ti hanno detto di chiamare? Non ti risponde. Telefoni ad un cellulare aziendale trovato su internet? Squilli a vuoto.

 

E non si tratta solo degli sconosciuti. Provate a cambiare numero: la vostra agenda telefonica diverrà inservibile. Oppure fate che il sistema operativo del vostro telefonino abbia per qualche motivo cancellato alcuni numeri: ecco che sarete voi a non rispondere più ai vostri cari.

 

È osceno, è ingiusto. È la riprova della grande balla del progresso: perfino nelle piccole cose, la società sembra andare verso la regressione più becera. È così per tante cose: le strade appena costruite e le opere degli assessorati all’urbanistica aumentano il traffico invece che ridurlo, rendono i tragitti più lunghi invece che accorciarli. Spedire una lettera ora è qualcosa per cui devi prendere appuntamento in posta: ai tabaccai hanno tolto la vendita di francobolli, e le cassette postali vengono ritirate da tutti i comuni italiani. La tua nuova stampante ha il cavo ma lo puoi connettere solo una volta: poi devi usare il Wi-Fi (così i dati finiscono all’azienda produttrice), pazienza se non lo hai. Poi potremmo anche parlare del vaccino che doveva proteggerti dal COVID, ma lo hai preso lo stesso, e più volte, e pure temi ora per emboli e miocarditi – ma ci siamo capiti.

 

Tutto è in regressione. Il mondo moderno interno è una contrazione che se va bene infastidisce l’individuo, se va male lo stritola e lo disintegra.

 

Ma poi, voi cosa pensavate? Perché, nel mondo in cui all’essere umano nessuna dignità è assegnata, pensavate che si potesse avere rispetto del cittadino? Pensavate che quando si può migliorare qualcosa, lo si faccia, a beneficio di chi non merita niente, e che ammorba il pianeta con la sua presenza? Pensavate che in un mondo che da noi vuole solo la sottomissione, vogliano migliorarvi l’esistenza – o anche solo non peggiorarla?

 

Dietro alle telefonate fastidiose che ricevete c’è l’intero cambio di paradigma dell’individuo e dello Stato.

 

Potete, se volete, sperare. Fantasticare ad occhi aperti, riguardando i video dei call center assaltati dagli OMON, le squadre speciali della polizia russa. Esattamente come nel film Beekeper, solo che è realtà della Russia contemporanea.

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Lì ad un certo punto, per le telefonate moleste, Putin ha fatto qualcosa, e protetto il suo popolo.

 

Qui invece abbiamo Giorgia e La Russa, più Mattarella. E la vostra attenzione – che è sacra, che il cuore della vostra produttività – interrotta continuamente da persone che vogliono, legalmente o illegalmente, solo i vostri soldi, e forse la vostra rovina.

 

Roberto Dal Bosco

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Macron e il coca-gate, le fake news e le smentite (cioè: notizie date due volte)

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Chiariamo subito che crediamo che quella non era cocaina, ma un semplice fazzoletto, probabilmente pieno di muco presidenziale: Macron non nasconde una bustina di polvere bianca, ma il frutto cartaceo di un raffreddore che ha colpito il suo naso, peraltro importante.   Stesso dicasi per il presunto «cucchiaino» di Merz, che ci sembra persona lontana anni luce dal vizio di narice; anzi, visto l’entusiasmo che irradia (primo cancelliere subito trombato al Bundestaggo!) ci sarebbe da sperare che usasse eccitanti di sorta.   È un fake – uno shallow-fake, direbbero (cioè un fake audivisivo senza la tecnologia machine learning dei deep fake), o forse neanche quello. Qualcuno ha dato un’interpretazione, che in rete ha attecchito. Poi è passato Alex Jones. Boom. Ecco il coca-gate.  

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Non è possibile che il gruppetto sia stato colto di sorpresa in questo modo. Rifletteteci: quell’inquadratura quante volte l’avete vista? È praticamente un set fisso della guerra ucraina: il treno dove i leader europei si trovano, con spirito da Interrail post maturità, per andare a Kiev. (ecco, forse là invece…)   Avete visto, su quel treno, Draghi e Scholz, e tutti quanti, è il vagone-teatrino della farsa euro-NATO-ucraina. Nulla, su quel trenino, è lasciato al caso. Quindi no, non crediamo alle pippate ferroviarie transnazionali del presidente francese.   E non importa se impazzano le video compilation del Macron che porta la mano al naso.  

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Si tratta di sussurri della rete complottista che in genere spariscono dans l’espace d’un matin. O almeno, pensavamo andasse così, fino a quando, molto drammaticamente, è arrivata la smentita ufficiale dell’Eliseo.   «Quando l’unità europea dà fastidio, la disinformazione arriva fino al punto da far passare un semplice fazzoletto per della droga, false informazioni diffuse dai nemici della Francia, siate vigili contro le manipolazioni» dice la nota diramata dal vertice francese.   Ora, c’è un vecchio detto nel mondo delle pubbliche relazioni: una smentita è una notizia data due volte. E ciò non va bene, soprattutto se la notizia è falsa. E si vuole far sapere che è falsa.   La verità è che non è la prima smentita che parte dal presidente Macron, un personaggio che, di anno in anno, rivela un lato sempre più bizzarro, oscuro.   Su Renovatio 21 siamo tra i pochi a ricordarsi quanto accadde alle elezioni presidenziali 2017.   Nel 2017, a pochi giorni dal ballottaggio presidenziale tra Macron e Marine Le Pen, la campagna di Macron avrebbe subito un attacco da parte di hacker – subito definiti «russi» – che portò alla luce anche dettagli scabrosi.   Tra le 20 mila email dei cosiddetti MacronLeaks, sarebbe contenuto un episodio che «coinvolgerebbe un deputato francese che avrebbe dato indicazioni al suo assistente di comprare della droga in bitcoin» scrisse all’epoca l’agenzia AGI. «La transazione e la consegna sembra siano poi avvenute, ma potrebbe essere una goccia del mare di manipolazioni che quei documenti potrebbero contenere». Secondo quanto trapelato, il deputato si sarebbe fatto arrivare la droga al suo ufficio parlamentare. La veridicità del documento è stata messa in discussione.   All’epoca, tuttavia, assistemmo ad uno spettacolo impressionante: il sistema aveva di fatto recepito quanto accaduto l’anno prima, durante la campagna presidenziale americana 2016 (Trump vs. Hillary), con i leak che devastarono il Partito Democratico USA e la campagna Clinton: ecco che i giornali di tutto il mondo praticamente tacitarono lo scandalo e additarono subito le email come propaganda russa: insomma, ma quale droga, hastatoPutin.   Ancora oggi, il lettore può verificare da sé, è difficile trovare in rete materiale sull’argomento, anche se i giornali all’epoca ne parlarono molto, ma per poco tempo, e soprattutto senza voler approfondire nulla, perché tanto la spiegazione era: «hacker russi».  
  La storia non riemerse nel mainstream nemmeno quando nel 2023 un senatore di area macroniana del partito Horizons fu arrestato con l’accusa di aver drogato una deputata. Non era nemmeno primo deputato macronista salito agli altari della cronaca per questioni di droga. Nel gennaio 2023, il sito francese Mediapart aveva rivelato che il deputato del partito di Macron Renaissance (ex En Marche) Emmanuel Pellerin avrebbe fatto uso di cocaina prima e dopo la sua elezione all’Assemblea nazionale. Il Pellerin si era giustificato parlando di «difficoltà personali e familiari». Il partito di Macron disse di voler proporre l’immediata esclusione del deputato, che si ritirò dal suo gruppo parlamentare e dal partito, per poi tornare nel luglio 2023, dopo l’archiviazione del suo caso.   All’epoca del mancato scandalo, nel 2017, circolavano comunque sui giornali le storie sulla presunta omosessualità del presidente, con alcuni che mormoravano riguardo ad un gruppetto di amici dediti a certo tipico débauche. Erano sparate, accuse, illazioni. O forse no: era materia di Stato, e forse non solo per Parigi.   Chi scrive ricorda a ridosso di quei fatti un corso di aggiornamento dell’Ordine dei giornalisti (obbligatorio se si vuole mantenere il tesserino professionale) di deontologia, tema: fake news. Qui veniva direttamente trattato, come esempio di bufala malevola, la storia della droga che sarebbe arrivata all’Eliseo. Dobbiamo confessare che il debunking, cioè la dimostrazione della falsità della storia, non deve averci convinto, perché non ricordiamo nessun argomento, forse nemmeno è stato fatto.

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Veniva detto semplicemente: guardate, questa è una fake news. Non è che il corso (che era online) si limitava a predicarlo in video: grande fu lo stupore quando, dinanzi al test finale a risposta multipla per capire se si era stati attenti, veniva posta la domanda: quale fake news ha riguardato il presidente francese? La risposta esatta era, andiamo a memoria, quella per cui sarebbe stato a capo di una banda di omosessuali.   Cioè: se credevi alla storia di Macron gay con i suoi amichetti, non eri un giornalista. La smentita diviene dogma mediatico, oltre che statale.   Il problema è che dopo pochi mesi scoppiò lo scandalo Benalla. Forse il lettore non ricorderà: nel 2018, i giornali francesi parlarono di un signore di origini maghrebine che si intrufolava tra le file della Gendarmeria nelle manifestazioni pubbliche e aggrediva le persone che protestavano. Si scoprì che Alexandre Benalla, giovane forte e prestante, era «collaboratore» della sicurezza dell’Eliseo, e molto vicino alla coppia presidenziale, al punto che, dissero, aveva accesso ad appartamenti «presidenziali».   Nel frattempo si moltiplicavano storie su vari passaporti diplomatici, rapporti diretti con leader africani, se non con oligarchi russi… tuttavia l’attenzione del grande pubblico era concentrata sullo spuntare qua e là delle immagini del moro virgulto in giro assieme al presidente sorridente. Eccoli insieme in strada, nei palazzi del potere, in bici. Dissero che partecipava, unico membro del gabinetto, a esclusive giornate sugli sci del presidente.   E quindi, cosa fa Macron? Parlando ai deputati della maggioranza riuniti alla Maison de l’Amérique Latine e dice: «Alexandre Benalla non è il mio amante e non ha i codici nucleari».   Eccola lì: un’altra bella smentita. Cioè, una notizia data due volte. Una notizia che, secondo il corso di deontologia giornalistica, era da ritenersi come quintessenza della fake news.   C’è tuttavia una smentita che Macron non ha ancora dato, o almeno, non del tutto: quello sulla storia, allucinante e anche questa non esattamente credibile, secondo cui la première dame Brigitte Macron sarebbe nata uomo. L’8 marzo 2024, festa della donna, Macron parla ad un evento a favore dell’aborto in Place Vendome: «il peggio sono le false informazioni e gli scenari montati ad arte, con gente che finisce per crederci e ti attacca, incluso, nella tua intimità».   «Contro questo machismo bisogna ricorrere al diritto, alla giustizia», ha tuonato nella piazza abortista il presidente francese, chiedendo l’istituzione dell’«ordine pubblico sul web». «Un formidabile luogo di espressione dei più pazzi», ha aggiunto Macron, assicurando che purtroppo la rete è ancora «senza regole».

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Nell’aria aleggiava la storia scioccante, portata avanti da qualche soggetto (un giornalista, qualche blogger, etc.), secondo cui la moglie del presidente in realtà sarebbe un transessuale. Erano partite delle denunce da parte dell’interessata, stufa di questa accusa pazzesca, tale da aprire abissi sul potere francese tutto. Alcuni, tuttavia, ricordavano che il racconto della loro storia d’amore, lui studente di liceo di 15 anni (ma l’età cambia a seconda di chi ne parla) e lei professoressa più vecchia di un quarto di secolo, era già di per sé inquietante.   Poi arriva Candace Owens, e le cose si complicano. La podcaster afroamericana, recentemente convertitasi al cattolicesimo tradizionalista (come il marito, il lord britannico George Farmer), dedica al caso una puntata del suo show, quando ancora era parte del network del Daily Wire dell’opinionista ebreo sionista Ben Shapiro. A seguito della posizione della Owens su Israele e Gaza, la Owens viene licenziata, e la puntata su Brigitte Macron tolta.  
  Fattasi la sua trasmissione indipendente su YouTube, la Owens torna sul tema, vuole fare uno speciale ulteriore sul caso Macron, e lo annuncia. A quel punto, prima che l’episodio andasse in onda, riceve una lettera dei legali della coppia presidenziale francese: così racconta Candace, che dice di essere rimasta sorpresa, e di aver trovato la motivazione per fare non un episodio, ma una serie intera. Il suo sito – cioè il luogo di prima distribuzione dei video – nel frattempo è stato oggetto di attacchi DDoS massivi, ha detto.     La serie Becoming Brigitte è andata in onda comunque: personaggi di estrema rilevanza mediata mondiale come il podcaster Joe Rogan e il giornalista Tucker Carlson dicono di averla vista e di essere convinti degli argomenti addotti dalla Owens. Carlson dice che pensava fosse una follia nella quale non poteva seguire Candace, per quanto le volesse bene. E invece…   Lei fa il giro delle trasmissioni su internet, e spiega i retroscena: dice di aver ringraziato per la lettera, così, attraverso i legali, ora ha un canale di comunicazione sicuro con i Macron. Ha quindi preparato alcune domande semplici e fattuali sulla questione, come se è vero o falso che sarebbe nata con quest’altro nome, «Brigitte Macron ha dato alla luce 3 figli?», etc.  

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Lì la smentita alla Owens ci sarebbe stata tutta. Non c’è però stata, o almeno non alle domande diretta della giornalista nera. Sarebbe arrivata, invece, un’altra lettera dei legali. Nessuna risposta, e in più viene ignorata la proposta di Candace di andare in Francia ad intervistare direttamente la première dame.   E quindi: no, non crediamo a nessuna di queste storie pazzesche: coca sul treno per Kiev, omosessuali intorno al presidente droga all’Eliseo, un transessuale sul trono di Francia (neanche fosse il sogno realizzato dei templari adoratori del Bafometto androgino, quelli massacrati dal re tanti anni fa… ma divaghiamo).   Non crediamo a nulla. È nostro diritto. Ci sa però che ci obbligheranno a credere, a breve, alle smentite di Stato.   Nel frattempo, c’è una cosa che possiamo fare per convincerci che in Francia tout va bien. Riguardarci, in loop, la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024.   Da lì è chiaro tutto. Costituzionalizzazione dell’aborto, lancio della corsa della Francia verso l’eutanasia, proposta di truppe NATO in Ucraina, e solo negli ultimi mesi. Ciò che Macron fa è perfettamente normale. No?   Roberto Dal Bosco

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«Criminali votati all’Anticristo»: piano mondialista contro la Chiesa. Steve Bannon intervista mons. Viganò

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Renovatio 21 pubblica l’intervista fatta da Steve Bannon, già stratega elettorale e poi consigliere alla Casa Bianca per Donald Trump durante il primo mandato, all’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21

 

Steve Bannon: Recentemente, un gruppo di Cattolici americani ha chiesto al presidente Trump di indagare se il governo degli Stati Uniti fosse coinvolto nella sequenza di eventi che hanno portato alle dimissioni di papa Benedetto XVI l’11 febbraio 2013 e al Conclave che ha eletto papa Francesco I il 13 marzo 2013. Di recente Ella ha chiesto al Direttore della CIA di Trump di «indagare sul piano del deep state per eliminare Benedetto XVI». Crede che l’amministrazione Obama/Biden abbia interferito nell’abdicazione di papa Benedetto XVI e nell’elezione di Jorge Bergoglio? Se è così, perché?

Carlo Maria Viganò: Se non stessimo parlando della Chiesa – o meglio: del Vaticano – ma di uno Stato qualsiasi, l’evidenza di un colpo di Stato non sarebbe messa in dubbio da nessuno. D’altra parte, sappiamo che il deep state ha interferito più volte nel governo di molte nazioni, e che continua tuttora a farlo tramite i suoi emissari (lo scorso 28 Aprile il card. Burke ha denunciato il tentativo del «presidente» Macron di fare pressioni sul collegio cardinalizio per scongiurare l’elezione di un papa conservatore che metta in discussione le politiche dell’Unione Europea).

 

Dalle email di John Podesta diffuse da Wikileaks sappiamo che lo schema adottato in ambito civile per fomentare «rivoluzioni colorate» è stato replicato pedissequamente anche in ambito ecclesiastico.

 

Il modus operandi è lo stesso: il deep state finanzia mediante USAID e altre agenzie governative movimenti ideologici e gruppi di pressione sociale per simulare un dissenso nei confronti del Magistero della Chiesa Cattolica e poter così fare pressione sulla Gerarchia affinché adotti riforme in senso progressista. Contestualmente, la parte della Gerarchia che è complice di questa operazione eversiva si avvale di questo dissenso «virtuale» per legittimare le riforme che nessuno chiede: sacerdozio femminile, legittimazione della sodomia, apparente democratizzazione dell’autorità mediante la «sinodalizzazione» del papato monarchico, etc.

 

Tutto si basa quindi sulla falsa premessa che vi sia un problema (mentre esso è creato artificialmente e non è assolutamente percepito dal popolo cristiano), al quale porre rimedio con la soluzione offerta (che in condizioni ordinarie non potrebbe nemmeno essere presa in considerazione).

 

Queste interferenze nel governo della Chiesa Cattolica sono giunte a teorizzare la necessità di sostituire il pontefice regnante, Benedetto XVI, con un emissario del deep state che portasse a compimento il proprio piano eversivo. Ed è esattamente quello che di lì a poco è effettivamente accaduto: Benedetto XVI è stato costretto alle dimissioni; al Conclave è stato fatto eleggere Jorge Mario Bergoglio e questo gesuita argentino ha effettivamente eseguito gli ordini ricevuti.

 

(…)

 

È quindi assolutamente indispensabile che la nuova Amministrazione americana – nella quale il vicepresidente JD Vance è un cattolico praticante – indaghi su questi aspetti e porti alla luce le responsabilità delle precedenti Amministrazioni, che sappiamo essere state complici e promotrici non solo del golpe vaticano, ma anche di altre analoghe operazioni estere e interne – penso anzitutto alla frode elettorale del 2020.

 

Una volta che si avranno le prove e i nomi dei colpevoli, la Gerarchia cattolica non potrà ignorare fatti di rilevanza politica, con la scusa che si tratta di questioni canoniche.

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Chi pensa che abbia avuto un ruolo fondamentale in quel colpo di Stato? In che modo le prove di interferenza straniera in un’elezione papale influenzerebbero la Chiesa cattolica praticamente e canonicamente?

Questo colpo di stato fa parte di un golpe globale organizzato dalla lobby eversiva della sinistra woke (sul fronte ideologico) e del World Economic Forum (sul fronte finanziario). Lo scopo è la distruzione di ogni forma di resistenza all’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale, la costituzione di governi totalmente controllati da un’élite di tecnocrati e la costituzione di una nuova Religione dell’Umanità che dia basi dottrinali e morali alla distopia globalista.

 

Nella mente di questi criminali votati all’Anticristo – perché è del regno dell’Anticristo che stiamo parlando – Bergoglio doveva costituire il primo «papa» della nuova chiesa ecumenica e sinodale preparata sin dal Vaticano II. Ed è proprio per questa totale eterogeneità anche rispetto ai suoi immediati predecessori (anche i più progressisti) che Bergoglio non può essere considerato papa della Chiesa Cattolica.

 

È evidente che, nel momento in cui venisse dimostrata questa interferenza nell’elezione del papa, ciò comporterebbe la nullità dell’elezione e l’illegittimità del papato di Bergoglio. Questo sarebbe a tutti gli effetti un great reset, perché annullerebbe tutti gli atti di magistero e di governo di Bergoglio, dalle Encicliche eretiche alle nomine dei vescovi e dei cardinali.

 

Prima che inizi il Conclave è indispensabile verificare che i membri del Collegio Cardinalizio siano effettivamente legittimi, perché chiunque uscisse eletto papa dal Conclave vedrebbe altrimenti pregiudicata la propria legittimità.

 

Il 1° luglio 2025, l’Arcidiocesi di Detroit chiuderà 28 fiorenti chiese in cui si celebra la Messa in latino per ordine dell’Arcivescovo appena nominato Edward Weisenburger. Cosa consiglierebbe ai Cattolici tradizionali che partecipano a quelle Messe? Con la diffusa soppressione delle fiorenti Messe in latino negli Stati Uniti e in tutto il mondo, come devono rispondere i cattolici? Dovrebbero resistere?

L’odio per la Messa tradizionale è uno dei segni distintivi dei nemici di Cristo. Questo odio è certamente motivato dal fatto che la Messa in latino non lascia alcuno spazio agli errori e alle eresie che si oppongono alle verità del Dogma cattolico.

 

È significativo che siano proprio vescovi e cardinali ossessivamente fissati con la «sinodalità» a calpestare la volontà di milioni di cattolici che chiedono solo di poter avere la Messa di sempre. Questo smaschera l’inganno di chi si riempie la bocca con slogan altisonanti sulla partecipazione attiva dei fedeli («actuosa participatio») e sul ruolo dei laici nella Chiesa – tanto declamati dal Concilio – al solo scopo di togliere autorità ai buoni Pastori e trasferirla a nuovi tiranni.

 

I fedeli cattolici – e con essi sacerdoti, vescovi e religiosi – hanno il diritto di non essere defraudati della Messa Apostolica, che Nostro Signore ha affidato alla Chiesa perché fosse custodita e trasmessa senza cambiamenti arbitrari. Questo diritto esisteva prima dell’imposizione del Novus Ordo da parte di Paolo VI, ed è stato ribadito dal Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, che non a caso Bergoglio ha praticamente soppresso con Traditionis Custodes.

 

Ricordo ai cattolici che uno degli strumenti più efficaci per costringere i propri Pastori consiste nel destinare le offerte solo a quelle Diocesi e comunità in cui sia loro data realmente la possibilità di rimanere Cattolici. Nel momento in cui le Loro Eccellenze si trovano senza i soldi dei fedeli da una parte e senza i finanziamenti governativi di USAID dall’altra, saranno costretti a scegliere ciò che sarebbe stato comunque loro dovere fare sin dal principio.

 

 

Nel 2023, l’amministrazione Biden attraverso l’FBI ha lanciato una campagna contro i Cattolici tradizionali che partecipano alla Messa in latino, etichettandoli come «estremisti violenti motivati razzialmente o etnicamente (RMVE) in cattolici radicali tradizionalisti (RTC), un’ideologia che quasi certamente presenta opportunità per la mitigazione delle minacce attraverso l’esplorazione di nuove strade per ricostruire e sviluppare le fonti». Secondo Lei, perché le forze dell’ordine federali dovrebbero prendere di mira i Cattolici tradizionali pacifici come estremisti violenti? Quale potrebbe essere il motivo per cui le forze dell’ordine per prendere di mira sistematicamente i partecipanti alla messa latina? Questa molestia potrebbe derivare dalle Traditions Custodes di Bergoglio e dalla sua soppressione della Messa in latino? C’è una connessione?

San Pio X diceva che i veri Cattolici sono quelli fedeli alla Tradizione, e aveva perfettamente ragione; tant’è vero che sono anche i soli a non piacere ai nemici della Chiesa, mentre sono apprezzatissimi i sedicenti «cattolici adulti», i progressisti, i «cattolici liberali», i «cattolici woke». Se Bergoglio è riuscito ad ottenere tanta ammirazione da chi detesta la Chiesa Cattolica e il papato è perché l’élite lo considera «uno di loro», altrettanto rivoluzionario, altrettanto imbevuto di filantropismo massonico, altrettanto ecumenico, sincretista, inclusivo, green woke.

 

Siamo giunti al paradosso nel quale il potere civile usurpato da traditori del deep state è alleato al potere religioso usurpato da traditori della deep church. Non c’è dunque da stupirsi se il «braccio secolare» viene in aiuto della chiesa bergogliana, prendendo di mira i nemici di Bergoglio – ossia i veri Cattolici – perché li considera anche nemici della società woke e dell’élite globalista.

 

Ora però, con l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti d’America, la macchina infernale del Nuovo Ordine Mondiale si è in qualche modo inceppata, mettendo in crisi un sistema di corruzione, conflitti di interesse e ricatti che sembrava funzionare perfettamente. Nel momento in cui il deep state perde potere nella società civile, anche la deep church arretra nella Chiesa cattolica, perché sono due facce della stessa medaglia. Sta ai cittadini e ai fedeli sostenere i buoni governanti e i buoni Pastori, perché facciano finalmente giustizia di questo colpo di stato globale che minaccia l’intera umanità.

 

Qual è stato l’impatto sui paesi cattolici, come l’Irlanda, dell’invasione di massa degli immigrati dai Paesi islamici? Questo afflusso di migrazioni incontrollate fa parte di un piano globalista strategico per sradicare il Cristianesimo? È questo il risultato di una perdita di fede? Il Vaticano II ha avuto un impatto sulla decristianizzazione dell’Europa? Perché Bergoglio dovrebbe sostenere la distruzione della cultura cristiana in Europa e altrove con frontiere aperte?

È in corso una lotta epocale tra Bene e Male, tra Dio e Satana, tra chi riconosce Cristo come Re e chi invece opera per l’instaurazione del regno dell’Anticristo. Questa lotta sta giungendo alla fase finale, ma è stata preparata da tempo, soprattutto da quando i nemici di Cristo si sono organizzati in un’anti-chiesa, ossia nella Massoneria, che è intrinsecamente anticattolica, perché anticristica e votata a Satana.

 

Lo scopo della Massoneria – e quindi del Nuovo Ordine Mondiale – è la cancellazione di Cristo mediante la cancellazione della società cristiana, della cultura cristiana, della civiltà cristiana e, ovviamente, della Religione cattolica. Satana non accetta la sconfitta inflittagli da Nostro Signore sul Golgota e, non potendo vincere Colui che lo ha già vinto per sempre, si rivale sugli uomini, cercando di trascinarne quanti più possibile all’Inferno.

 

Per cancellare la presenza di Cristo dalla vita di ciascuno di noi occorre agire su più fronti: quello pubblico e quello privato, quello della famiglia e quello dell’educazione, quello della cultura e dell’intrattenimento, della scienza e della finanza. Tutte le nostre azioni – che in una società cristiana sono orientate al Bene – devono dunque essere corrotte fino a rendere quasi impossibile a chiunque di compiere buone azioni, di seguire il Vangelo, di obbedire ai Comandamenti, di trasmettere i principi della nostra Fede e della nostra Morale.

 

Non si tratta solo di farci accettare come «legittimo» il fatto che altri possano «legittimamente» compiere il male – ad esempio con l’aborto – ma di far sentire ciascuno di noi in colpa perché si ostina a non voler compiere il male, a non voler considerare «diritto umano» fare a pezzi un innocente nel ventre materno o mutilare un adolescente con la transizione di genere. È la mentalità del Chi sono io per giudicare? che Bergoglio ha tradotto in principio morale fin dall’inizio del suo «pontificato».

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Per giungere a questa distruzione di ogni principio religioso occorreva però avere dalla propria parte i vertici della Gerarchia cattolica, in modo che la Chiesa di Roma – notoriamente antirivoluzionaria, antiliberale e antimassonica – diventasse alleata e complice di quelli che fino a ieri considerava i suoi più temibili nemici. Senza le condanne dei papi della Massoneria, del liberalismo, del materialismo ateo, del modernismo, la Chiesa poteva e doveva diventare – nel piano della Massoneria – non più la custode della Verità contro l’errore, ma la propagatrice dell’errore contro la Verità, usando la propria autorità spirituale per perdere le anime.

 

Il Concilio Vaticano II è servito esattamente a questo scopo: scardinare i principi tradizionali e insinuare nella Chiesa cattolica i principi rivoluzionari contro cui la Chiesa si era sempre strenuamente battuta. L’ecumenismo del Vaticano II ha posto le basi dottrinali all’immigrazionismo, perché questa era la necessaria premessa per legittimare l’invasione incontrollata dell’Europa da parte di orde di islamici, senza suscitare alcuna reazione nei popoli invasi.

 

I nostri governanti – civili e religiosi – ci hanno traditi, ordinandoci di accogliere coloro che a breve rappresenteranno la maggioranza della popolazione in età militare e che leggi sciagurate arruolano addirittura nelle nostre forze armate. Siamo davanti ad una sostituzione etnica imposta dall’élite eversiva dell’ONU e dell’Unione Europea: una islamizzazione forzata nella quale alcuni governi giungono a incarcerare i propri cittadini perché si lamentano del degrado e della criminalità importati dai nuovi barbari, e ad assolvere sistematicamente qualsiasi immigrato, a prescindere dalla gravità dei suoi delitti.

 

È evidente che in questo piano di distruzione sociale la complicità della chiesa bergogliana è stata determinante, e di questo egli dovrà rispondere dinanzi a Dio e al tribunale della storia.

 

Non solo. Gli islamici che vengono in Europa credendo di poterla sottomettere alla Sharia ignorano che vi è un terzo protagonista – che ben conosciamo – il quale provoca intenzionalmente uno scontro etnico e religioso tra Cristianità e Islam, perché una guerra civile e religiosa nei Paesi occidentali legittimi ulteriori restrizioni delle libertà fondamentali e permetta di vietare qualsiasi forma di culto esteriore, in nome del «reciproco rispetto».

 

 

Nella Sua lunga carriera di diplomatico del Vaticano, ha mai visto un papa denigrare pubblicamente un leader politico, come ha fatto Bergoglio, quando ha definito Trump «non cristiano» nel bel mezzo di una campagna politica? Crede che quella dichiarazione fosse parte di una strategia globalista per minare le elezioni di Trump o semplicemente un’opinione personale di Bergoglio?

Bergoglio ha dimostrato la propria totale alienità al papato Romano non solo negli aspetti dottrinali, morali e liturgici, ma anche in quelli più banali, dal modo in cui si vestiva al linguaggio che adottava. In Vaticano era noto per le sue scenate furiose e per le espressioni scurrili cui ricorreva. Ogni gesto di Bergoglio era pensato per suscitare imbarazzo e scandalo, per infrangere il protocollo, per creare un precedente a nuove e più gravi violazioni del cerimoniale.

 

Il suo parlare in modo apparentemente spontaneo gli serviva per togliere formalità – e quindi autorevolezza – alle dichiarazioni del papa e attribuirle a se stesso, in modo che non fosse il papa a parlare, ma lui. Allo stesso tempo, le enormità e gli spropositi che gli abbiamo sentito pronunciare – non ultimi gli attacchi nemmeno dissimulati al Presidente Trump – avevano sempre la «scusante» di non essere parte ufficiale dei documenti papali, così da far passare il messaggio senza doversene poi assumere pienamente la responsabilità.

 

Un parlare doppio che ripugna al cattolico e che dimostra ancora una volta che Bergoglio stesso considerava il proprio «papato» come una proprietà che egli si riteneva autorizzato a usare contro il papato cattolico.

 

Bergoglio ci è stato imposto come papa dell’élite, come capo dell’anti-chiesa globalista, e come tale egli ha sempre preteso obbedienza e sottomissione. È stato il predicatore dell’indifferentismo religioso, del relativismo morale, delle rivendicazioni pauperiste della «chiesa amazzonica», della lobby LGBTQ.

 

Quando Bergoglio apriva bocca, parlava il ventriloquo di Davos. Le sue condanne non sono condanne cattoliche, così come i suoi endorsement a dittatori, criminali, abortisti e pervertiti di ogni genere non rappresentano un’approvazione cattolica. Essere oggetto delle invettive di Bergoglio è dunque un motivo di vanto, e i cattolici americani lo hanno capito benissimo, votando per Trump nonostante la propaganda dei gesuiti, della USCCB [Conferenza Episcopale USA, ndr] e delle ONG sedicenti cattoliche.

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Qual è il modo migliore per gestire l’attuale crisi nella Chiesa cattolica creata dal tumultuoso regime di dodici anni di Jorge Bergoglio? Dato l’imminente Conclave, quali azioni dovrebbero intraprendere i Cardinali elettori per evitare di ripetere il regime di Bergoglio? Ha motivo di credere che una Mafia di San Gallo 2.0 manipolerà il Conclave per eleggere un candidato che continui la distruzione radicale sinodale della Chiesa cattolica?

Ciò che Bergoglio e i suoi complici sono riusciti a fare in questi dodici anni costituisce un disastro di proporzioni immani, anche se la distruzione dell’edificio cattolico è iniziata ben prima. Bergoglio ha portato alle estreme conseguenze i principi del Vaticano II: la sua «sinodalità» è la versione aggiornata della «collegialità episcopale» di Lumen Gentium. Per questo Bergoglio si è sempre orgogliosamente considerato un fedele esecutore del Concilio, dal momento che anch’esso – come Bergoglio – è riuscito ad imporsi «per via pastorale», ossia proprio nel momento in cui si dichiarava non dogmaticamente vincolante per i fedeli cattolici.

 

Il maggior danno che egli ha fatto è stato sotto il profilo delle nomine: tutta la Curia Romana e le Conferenze Episcopali sono infestate da suoi cortigiani, protetti dalla cricca di McCarrick e dai Gesuiti. Questa lobby eversiva ha gettato la maschera, e ciò ha aperto gli occhi a molte persone che non sono più disposte a ratificare le decisioni di un’autorità che non risponde né a Dio né al corpo ecclesiale.

 

Per risolvere la crisi presente occorre anzitutto indagare sulle interferenze nel Conclave del 2013, per appurare se l’elezione di Bergoglio è stata manipolata dal deep state americano e dalla Mafia di San Gallo. Se ciò fosse vero, Bergoglio non sarebbe mai stato papa e quindi gli attuali 136 Elettori scenderebbero a 28 (un numero superiore a quello indicato dal regolamento del Conclave), cioè solo quelli creati da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.

 

La ritrovata legittimità canonica del Conclave darebbe maggiore autorevolezza al papa eletto, sul quale non graverebbe più il dubbio circa la sua nomina. Finché le ombre che pesano sulla legittimità di Bergoglio non saranno dissipate, il Conclave vedrà pregiudicata la propria autorità.

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Secondo Lei, qual è la grande minaccia che gli Stati Uniti devono oggi affrontare?

La più grave minaccia che incombe sugli Stati Uniti d’America è di non fare tesoro di quanto accaduto sinora. Che i cittadini non si rendano conto del pericolo che hanno scampato eleggendo Donald Trump e non Kamala Harris. Che il governo si lasci intimidire dalle lobby internazionali e ammorbidisca le riforme che invece sono indifferibili, ad iniziare dallo strapotere delle multinazionali soprattutto nei riguardi dei cittadini.

 

Non basta combattere le manifestazioni più folli dell’ideologia woke: occorre ricostruire, e ricostruire iniziando dalla famiglia, dalla morale, dalla Religione, dalla cultura. Occorre far ripartire un modello sociale a misura d’uomo, conforme al progetto di Dio e alla legge evangelica. E bisogna insegnare ai nostri figli a combattere e a morire per i diritti di Dio, prima che per i presunti diritti dell’uomo.

 

Dobbiamo imparare che è folle per l’uomo farsi dio, quando Dio si è fatto uomo e si è offerto per noi. Solo una Nazione che si riconosce under God può sperare di prosperare, perché tutto ciò che le serve viene da Dio e il Signore benedice sempre coloro che Lo temono e Lo servono.

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Renovatio 21 offre questo testo di monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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