Eutanasia
Eutanasia, Cuba approva la legge per la «morte con dignità»
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Il venerdì prima di Natale, il parlamento cubano ha approvato una nuova legge sanitaria che riconosce il diritto dei cubani malati terminali di rifiutarsi di prolungare artificialmente la propria vita o di optare per una morte «dignitosa».
La legislazione, approvata all’unanimità dall’Assemblea Nazionale del Potere Popolare (Asamblea Nacional del Poder Popular), entrerà in vigore quando le norme per la sua attuazione saranno approvate dal Ministero della Salute.
La nuova legge riconosce il diritto degli individui «ad accedere a una morte dignitosa attraverso l’esercizio di decisioni di fine vita, che possono includere la limitazione degli sforzi terapeutici, cure continue o palliative e procedure valide per porre fine alla vita».
La procedura menziona specificamente i pazienti affetti da malattie croniche degenerative e irreversibili che sperimentano sofferenze insopportabili nella fase terminale della vita.
Secondo Leonardo Pérez Gallardo, presidente della Società cubana di diritto civile e di famiglia, questa legge legittima un diritto di cui si è discusso durante i dibattiti che hanno portato all’approvazione, nel 2022, del Codice della famiglia, che ha legalizzato anche il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione tra persone dello stesso sesso e maternità surrogata altruistica.
Il dibattito nel parlamento cubano è stato per lo più un omaggio all’eloquenza dei suoi autori. La dottoressa Taymí Martínez Naranjo, membro del gabinetto interno del governo, il Consiglio di Stato, ha elogiato con entusiasmo questa misura. Essa afferma, ha dichiarato «il diritto delle persone ad accedere ad una morte dignitosa attraverso l’esercizio delle determinazioni di fine vita, e a decidere il decorso della propria malattia sulla base dei principi bioetici di autonomia, beneficenza e giustizia. Oggi discutiamo di una legge che mette al centro il rispetto della vita dell’essere umano e del suo diritto più importante: la capacità di decidere».
Cuba potrebbe essere il paese più povero a legalizzare il diritto alla morte ed è certamente il primo regime autoritario a farlo. Ciò potrebbe portare a problemi, come ha notato sardonicamente il commentatore di bioetica Wesley J. Smith sulla National Review:
«Cuba è un Paese molto povero con persone che hanno accesso ai medici di base, ma il paese è afflitto da carenza di medicinali e strutture fatiscenti. Infatti, secondo il Miami Herald, lo scarso accesso alle cure mediche è una delle ragioni per cui i cubani emigrano o fuggono dal Paese».
«Un’assistenza di scarsa qualità e una medicina socializzata sono una combinazione tossica, che forse porta anche le persone a essere costrette all’eutanasia o a far sì che i colpi letali diventino un sostituto dell’assistenza, entrambi i casi sembrano accadere in Canada».
«Poi c’è la possibilità che l’eutanasia venga utilizzata come copertura per omicidi politici in una tirannia spietata. Ehi, cos’è successo a quel dissidente politico? Oh, ha chiesto “la morte con dignità”. Ahhh, compassione!»
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine di Norsenut via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Eutanasia
Il vero volto del suicidio Kessler
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Eutanasia
Gemelle Kessler, Necrocultura Dadaumpa
Alice ed Ellen Kessler erano diventate membri della Deutsche Gesellschaft fur Humanes Sterben (società tedesca per la morte umana) da oltre sei mesi e avevano deciso di morire insieme il 17 novembre. Secondo quanto riportato da una testata bavarese, un avvocato e un medico della DGHS avrebbero condotto dei colloqui preliminari con le famose gemelle e alla data stabilita si sarebbero recati nella loro casa di Grunwald per «assisterle».
In Germania il suicidio assistito è stato depenalizzato nel 2020 dalla Corte Costituzionale, la quale ha dichiarato incostituzionale una norma che lo proibiva. La sentenza in questione stabiliva infatti che deve esserci «margine sufficiente affinché un individuo possa esercitare il proprio diritto a una morte autodeterminata».
La Corte Costituzionale ha specificato altresì che nessuno può essere obbligato a favorire il suicidio assistito e ha lasciato al Parlamento la facoltà di introdurre una legislazione sul tema, ma finora i tentativi di arrivare a una legge sono tutti falliti. In Germania è consentito ricorrere a tale pratica solamente ad alcune condizioni: colui o colei che intende ricorrervi deve dimostrare di agire responsabilmente e di propria spontanea volontà, di essere maggiorenne e di avere riconosciuta la propria capacità giuridica.
Inoltre, chi assiste il richiedente non può eseguire personalmente l’atto, perché ciò sarebbe da considerare una pratica di «eutanasia attiva», che invece è vietata. La morte avviene tramite l’infusione endovenosa di un’alta dose di anestetico barbiturico che provoca, in breve tempo, l’arresto cardiocircolatorio del soggetto ricevente.
In un’intervista rilasciata nel 2019 al Quotidiano Nazionale Ellen Kessler aveva manifestato la volontà che le loro ceneri fossero unite a quelle della mamma e del cane: «ne abbiamo parlato noi due e abbiamo deciso di fare così, di stare tutte in un’urna. Anche il cane (…) lo spazio ci vuole. La gente è sempre di più, invecchia sempre di più, la morte purtroppo c’è per tutti e quindi la soluzione è questa: una tomba e un’urna per tutti. Molti in Germania adesso si fanno cremare e seppellire sotto un albero nella foresta (…) Non vogliamo certo finire in un asilo per anziani o per malati. Abbiamo un testamento biologico secondo cui se succede qualcosa di grave ci sono degli ospedali speciali che curano senza allungare la vita. Il mio sogno è andare a letto e non svegliarmi più, la morte più bella che ci possa essere».
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Mentre in un’intervista rilasciata lo scorso anno al quotidiano Bild le Kessler avevano dichiarato di non voler sopravvivere l’una all’altra e avevano anche aggiunto che una vita senza dignità non vale la pena di essere vissuta.
La loro decisione, tuttavia, non può essere compresa appieno senza considerare il contesto filosofico in cui si inserisce. In questa prospettiva, il materialismo del pensiero moderno identifica il principio vitale dell’essere umano nell’attività cerebrale, mentre la tradizione filosofica su cui la civiltà occidentale ha fondato il suo diritto e la sua morale, almeno fino alla metà del secolo scorso, afferma che l’uomo è composto di anima e corpo e ha nell’anima razionale il principio vitale che lo caratterizza. Tale principio pur essendo nel corpo non si trova in nessun organo, tessuto o funzione perché è di natura spirituale.
Pertanto, ciò che sostanzia l’essere umano non è l’autocoscienza e nemmeno la sua capacità di interagire con l’ambiente ma la presenza in lui dell’anima razionale che include l’uso di queste funzioni. La vita inizia con l’infusione da parte di Dio Creatore dell’anima nel corpo e termina con la separazione da esso, nel momento in cui l’organismo si dissolve nei suoi elementi costitutivi.
Ci troviamo di fronte a due concezioni dell’esistenza umana diametralmente opposte: una che riconosce e difende il suo valore intrinseco, l’altra che riconosce il suo valore solo a determinate condizioni. Nell’ottica cristiana l’uomo è Imago Dei mentre in quella del pensiero moderno è un mero agglomerato di organi e funzioni al pari di qualsiasi altro essere vivente; ancora, nell’ottica cristiana la dignità della persona umana è ontologica, mentre in quella del pensiero moderno dipende dalla persistenza o meno di determinate funzioni intellettive: la sofferenza fisica e/o psichica viene considerata un danno oggettivo alla qualità della vita di un essere umano che viene talvolta ritenuto motivo sufficiente per giustificarne l’eliminazione.
La concezione filosofica dell’esistenza che hanno espresso in vita le gemelle Kessler è esattamente quella che la Necrocultura diffonde con ogni modalità possibile e in tutti i campi. La loro fine rappresenta, in fondo, ciò che lo stato moderno si aspetta che ciascuno di noi faccia, ossia togliere il disturbo quando la nostra condizione non ci consente più di produrre o essere utile agli altri o alla comunità nel suo complesso.
Va da sé che il cosiddetto principio dell’autodeterminazione rappresenta il classico specchietto per le allodole: l’eutanasia e il suicidio assistito conducono necessariamente all’eliminazione di tutti coloro che non hanno una qualità di vita ritenuta sufficiente secondo i parametri della modernità, come abbiamo visto nei casi di Charlie Gard e Alfie Evans uccisi dalla giustizia inglese in ossequio al loro best interest, solo per fare qualche esempio. L’eliminazione programmata e obbligatoria dell’essere umano è un approdo che rischia di diventare solo questione di tempo.
La scelta delle gemelle Kessler diventa il simbolo di un conflitto sempre più evidente nella nostra società: da una parte una visione che riconosce alla vita umana un valore intrinseco, indipendente da condizioni di efficienza o autonomia; dall’altra una concezione che lega la dignità alla qualità percepita dell’esistenza e che vede nella fragilità e nella sofferenza un limite intollerabile.
Di fronte a questa deriva culturale, è necessario ribadire che la dignità umana non è negoziabile e non dipende dalle condizioni in cui ci si trova.
Alfredo De Matteo
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; immagine modificatra
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