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Bioetica

Dubbi sulla filosofia dell’eutanasia in Canada: il liberalismo dell’autonomia individuale sta perdendo terreno?

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

Il numero crescente di eutanasia in Canada – da zero a più di 10.000 in cinque anni – sta sconvolgendo alleanze ideologiche consolidate. Come può una politica progressista come il diritto alla morte per pochi malati terminali evolversi in un colosso dell’eutanasia?

 

Scrivendo su The Atlantic, l’editorialista del New York Times David Brooks confessa di essere perplesso. L’eutanasia o, come viene chiamata in Canada, l’assistenza medica al morire (MAiD), sembra essere l’ineluttabile conseguenza della visione dell’autonomia di John Stuart Mills, che è il pilastro del liberalismo moderno.

 

«Se l’autonomia individuale è il valore più alto, allora quando qualcuno viene da te e dichiara: “È il mio corpo. Posso farne quello che voglio”, che siano vicini alla morte o meno, dolorosamente malati o meno, non ha molta importanza. L’autonomia regna sovrana».

 

Brooks lo trova sgradevole. Non dovremmo aiutare le persone che vogliono morire, non solo aiutarle a morire? Tuttavia «se inizi con il liberalismo basato sull’autonomia, la MAiD è dove vai a finire».

 

E il liberalismo basato sull’autonomia è l’ideologia dominante della società occidentale al momento.

 

Quindi Brooks sostiene un diverso tipo di liberalismo, che chiama «liberalismo basato sui doni». Questa sembra essere una sua invenzione: un modo per raccogliere tutti i frutti del liberalismo senza sradicare l’albero. A cosa somiglia? Non somiglia molto al liberalismo di Mills.

 

Lo basa su «quattro verità che il liberalismo basato sui doni abbraccia e il liberalismo basato sull’autonomia sovverte»:

 

  • non hai creato la tua vita.
  • non hai creato la tua dignità.
  • non controlli la tua mente
  • non hai creato i tuoi legami più profondi.

 

Conclude che la società non si basa su contratti sociali tra individui autonomi, ma su alleanze – relazioni personali durature.

 

«Se i liberali basati sull’autonomia credono che la società funzioni meglio quando apre le opzioni individuali, i liberali basati sui doni credono che la società funzioni meglio quando crea ecologie di cura che aiutano le persone ad affrontare le difficoltà lungo tutto il percorso della vita».

 

Senza dubbio alcuni bioetici dalla mentalità d’acciaio non troveranno convincenti l’analisi del liberalismo di Brooks e la sua critica a Mill. In effetti, il liberalismo basato sui doni assomiglia più al cristianesimo che al liberalismo tradizionale. Tuttavia Brooks è un astuto cronista culturale piuttosto che un bioeticista. Il suo saggio è un segno di un profondo malcontento nei confronti di MAiD.

 

 

Michael Cook

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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Bioetica

La pop star britannica Lily Allen ride mentre racconta i suoi molteplici aborti

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La cantante, cantautrice e attrice Lily Allen, candidata ai Grammy ha dichiarato in un recente podcast, di non ricordare quanti aborti ha avuto, mentre rideva sguaiatamente della materia.

 

In una puntata del podcast Miss Me? del 1° luglio, Allen ha parlato dettagliatamente della sua vita personale. «Ora ho una spirale», cioè dispositivo contraccettivo intrauterino (che di fatto è un abortivo e non un contraccettivo, perché uccide l’emrbione), ha detto alla co-conduttrice del podcast Miquita Oliver. «Credo di essere al terzo o quarto figlio e ricordo solo che prima era una zona disastrata. Rimanevo incinta di continuo».

 

La Allen, che ha una figlia di 13 anni e una di 11 con l’ex marito (il secondo marito è il robusto attore hollywoodiano David Harbour, noto per la serie Stranger Things e per le sue veementi sparate contro Trump; ma sembra si sia separata anche da questo) ha poi parlato dei bambini che ha abortito. «Aborti, ne ho avuti alcuni, ma d’altronde», ha cantato ridacchiando sulle note della nota canzone My Way di Frank Sinatra, poi rifatta dai Sex Pistols. «Non ricordo esattamente quanti. Non ricordo, sì. Penso forse cinque, quattro o cinque».

 

 

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«Ricordo che una volta sono rimasta incinta e l’uomo mi ha pagato l’aborto, e io ho pensato che fosse così romantico», ha detto la cantante. Tuttavia, la donna da allora ha cambiato idea su quell’episodio in particolare. «Ti dico quanto è stato romantico: non credo che mi abbia scritto dopo. Giusto, a dire il vero. Ero una pazza stronza. Lo sono ancora».

 

Lungi dall’essere scioccata, l’intervistatrice Miquita Oliver ha risposto osservando che anche lei aveva avuto «circa cinque» aborti e che l’inserimento della spirale contraccettiva le aveva assicurato di «smettere di abortire», cosa che pare fosse divenuta diventata di routine. «Lo schema era: sfortunatamente, rimango incinta, non voglio esserlo, abortisco, poi mentre sono sedata durante l’aborto, mi mettono la spirale», ha detto. «Mi sentivo davvero in imbarazzo anche solo a dire di aver avuto più di un aborto, perché diavolo dovrei vergognarmi? Ne ho avuti diversi».

 

«Mi irrita davvero, e l’ho già detto apertamente. Ho visto meme in giro a volte, su Instagram, da account pro-aborto o altro, ogni volta che si parla di questo argomento, e all’improvviso si comincia a vedere gente che pubblica cose su motivi straordinari per abortire», ha ammesso Allen.

 

«Tipo: “Mia zia aveva una figlia con questa disabilità”, o qualcosa del genere, ‘Se fosse andata a termine la morte l’avrebbe uccisa, quindi dobbiamo farlo”», ha continuato. «È come dire: ‘Stai zitto!’ Semplicemente: “Non voglio un fottuto bambino in questo momento”. Letteralmente: “Non voglio un bambino” è una ragione sufficiente».

 

«In uno degli aborti che ho avuto, odiavo quell’uomo e non avevo assolutamente alcun interesse ad avere quel fottuto figlio», ha aggiunto Oliver. «Ho pensato: “Assolutamente no”, e come sapete, per tutti i miei 20 e 30 anni, avere un bambino non è stato poi così importante per me, e mi sarebbe dispiaciuto non avere la possibilità e la libertà di fare ciò che dovevo fare per la mia vita».

 

La Allen ha da tempo espresso apertamente la sua posizione pro-aborto. Nel 2012, mentre era incinta (di un bambino che aveva tenuto in grembo), rispose su Twitter al suggerimento del ministro della Salute britannico Jeremy Hunt di ridurre il limite di aborto a 12 settimane, scrivendo: «possono questi idioti dalla mente ristretta smettere di dire alle donne se hanno diritto o meno all’aborto, per favore?»

 

Nel 2022, è salita sul palco con Olivia Rodrigo al festival musicale di Glastonbury per cantare la sua hit Fuck You, per denunciare la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare la sentenza Roe v. Wade.

 

«Vorrei che la gente smettesse di pubblicare esempi di motivi eccezionali per abortire» aveva scritto su Instagram. «La maggior parte delle persone che conosco, me compresa, semplicemente non voleva avere un fottuto bambino. E questa è una ragione sufficiente! Non dobbiamo giustificarlo. Non dovrebbe essere necessario dirlo, e penso che tutti questi esempi facciano solo il gioco dei cattivi».

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Si tratta del libero aborto invocato dalle femministe – cioè senza alcuna remore, feticidio a comando, per capriccio, pure, magari pure pagato dallo Stato.

 

La realtà è che si sta andando oltre: le frange femministe, sempre più vecchie e inacidite (la vita «libera», cui aspiravano, che era di fatto solo mancanza di morale e odio della legge naturale, ha presentato il conto) stanno trasformando l’aborto da diritto a vero e proprio «sacramento» della vita moderna.

 

Ciò è in linea con varie realtà religiose, come le serque di sigle ebraiche (cui si sono aggiunti i satanisti organizzati) che hanno reagito alla sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson che defederalizzava il diritto di aborto dichiarando che il feticidio è un loro diritto religioso.

 

Guardiamo la realtà per quello che è: le popstar ridono del sacrificio umano, vi partecipano, ne difendono la continuazione. La situazione della cultura popolare oggi è questa. Sappiamo come chiamarla: la musica, il cinema, la TV e pure altre forme di intrattenimento come le letteratura, la filosofia, la politica, vivono sotto l’ombra della Necrocultura.

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Immagine di Justin Higuchi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

 

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Bioetica

«Rivolta spirituale contro l’Autore della Vita»: dichiarazione di mons. Strickland sull’aborto

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Renovatio 21 pubblica questo messaggio di monsignor Giuseppe Edoardo Strickland, vescovo emerito della diocesi di Tyler, Texas, apparso su LifeSiteNews.   Ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà,   Con profonda preoccupazione e incrollabile convinzione, scrivo in risposta all’ultimo rapporto del Comitato Nazionale per il Diritto alla Vita (NRLC), intitolato «Lo Stato dell’Aborto negli Stati Uniti: Edizione 2025», pubblicato a giugno 2025. Questo rapporto offre una valutazione chiara e seria del panorama nazionale dell’aborto nell’era post-Dobbs, e le sue conclusioni dovrebbero risvegliare ogni coscienza in America.   Secondo il rapporto, gli aborti chimici rappresentano ormai oltre il 60% di tutti gli aborti eseguiti negli Stati Uniti. Questi farmaci sono sempre più accessibili online, con conseguenze pericolose sia per i nascituri che per le donne vulnerabili. Il rapporto evidenzia anche l’ondata di «leggi scudo» sull’aborto, misure statali volte a proteggere gli operatori sanitari che praticano l’aborto da procedimenti giudiziari e a ostacolare l’applicazione a livello interstatale delle leggi pro-life.

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Ancora più preoccupante è la documentazione, contenuta nel rapporto, dell’aumento degli emendamenti costituzionali statali che sanciscono l’aborto come diritto fondamentale, inclusi gli sforzi in Michigan, California e Vermont, e movimenti simili ora in corso in diversi altri stati. Nel frattempo, a livello federale, leggi come il Women’s Health Protection Act minacciano di cancellare tutte le tutele pro-life a livello statale, mentre le tutele di coscienza per i professionisti medici e le istituzioni religiose incontrano una crescente ostilità.   L’NRLC definisce giustamente questo momento per quello che è: una battaglia cruciale per la difesa della vita umana.   Ma come vescovo cattolico, devo parlare chiaro e andare ancora oltre. Questa non è semplicemente una crisi politica: è una rivolta spirituale contro l’Autore della Vita. Non stiamo assistendo semplicemente a manovre legali o a divisioni partigiane. Stiamo assistendo al frutto di una cultura che ha rifiutato la legge di Dio e profanato la Sua immagine nel grembo materno.   «Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa». — Papa San Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 62   «Ogni essere umano, anche il bambino nel seno materno, ha il diritto alla vita immediatamente da Dio, non dai genitori, né da qualsiasi società o autorità umana». — Papa Pio XII  
  Il rapporto del NRLC è prezioso per spiegare nel dettaglio a che punto siamo. Ma come Chiesa, dobbiamo proclamare dove dobbiamo andare: verso l’abolizione totale dell’aborto, senza eccezioni, senza compromessi.   Non dobbiamo accontentarci di «ridurre» gli aborti o di regolamentare i metodi con cui vengono eseguiti. Ogni singolo aborto è un atto di omicidio. Ogni aborto uccide un bambino. E ogni legge che lo permette offende la giustizia divina.   Ai legislatori cattolici: non potete collaborare ad alcuna legge o votazione che estenda o protegga l’aborto: farlo è gravemente peccaminoso.   Agli elettori cattolici: il sostegno all’aborto è un fattore squalificante non negoziabile. Nessuna causa, nessun partito, nessuna personalità può giustificare la complicità nella Cultura della Morte.   Agli ospedali, alle scuole e alle istituzioni cattoliche: non indietreggiate di fronte alle minacce del governo. Rimanete saldi. Rifiutate la collaborazione. Date testimonianza.   A ogni madre che ha sofferto il dolore dell’aborto: torna a casa. La misericordia di Cristo ti aspetta. C’è guarigione. C’è speranza.   Questo rapporto lo dice chiaramente: la lotta non è finita. Si è semplicemente spostata in nuovi territori. Leggi-scudo, pillole per posta ed emendamenti costituzionali sono le armi più recenti. Ma la nostra risposta deve rimanere la stessa: verità senza paura, misericordia senza compromessi e un Vangelo della Vita proclamato senza scuse.   Affidiamo quest’opera a Nostra Signora di Guadalupe, che ha portato Gesù Bambino in grembo ed è apparsa in difesa dei nascituri. Possa lei intercedere per la nostra nazione, affinché possiamo risorgere da questa cultura di morte e tornare ad essere un popolo che sceglie la vita.   In Cristo Re della vita,   + Joseph E. Strickland Vescovo

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Bioetica

Londra decriminalizza totalmente l’aborto. La foglia di fico del figlicidio continua nel mondo

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In Inghilterra, l’aborto non è più considerato un reato: il Parlamento di Westminster ha approvato, con 379 voti favorevoli e 137 contrari, la decriminalizzazione dell’interruzione di gravidanza.

 

Fino a martedì scorso, l’aborto era ancora formalmente regolato da una legge del 1861, che lo classificava come un crimine punibile fino all’ergastolo.

 

Una legge del 1967, pur non abrogando la normativa ottocentesca, ne aveva attenuato l’applicazione, consentendo l’aborto fino alla 24ª settimana di gravidanza con il consenso di due medici.

 

Questo equilibrio legislativo, tipico compromesso britannico che chiamano «fudge», rendeva il regime sull’aborto tra i più permissivi nella pratica, ma tra i più rigidi in teoria.

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La deputata laburista Tonia Antoniazzi, promotrice dell’emendamento, ha sottolineato che la nuova legge impedirà che donne vulnerabili siano arrestate o perseguite per aver interrotto la gravidanza, come accaduto in alcuni casi recenti.

 

Nonostante la libertà di voto concessa dai partiti, la ministra della Giustizia laburista, Shabana Mahmood, di fede musulmana, si è opposta all’emendamento.

 

I critici temono che la decriminalizzazione possa aprire la strada a interruzioni di gravidanza fino al termine della gestazione.

 

Alcuni sostenitori dell’aborto, inoltre, avrebbero preferito evitare di riaprire il dibattito, per scongiurare il rischio di polarizzazioni culturali simili a quelle osservate negli Stati Uniti, finora evitate grazie a un compromesso giuridico.

 

Si tratta dell’ennesima foglia di fico riguardo il libero aborto: anche in Italia l’iniqua legge 194/78 – la quale ha l’assurdo nome di legge per la protezione della maternità – non prevede, in teoria, il «diritto» al feticidio, tuttavia è così che è comunemente intesa, e guai a chi la tocca, dicono femministe e radicali, che di fatto vogliono conservare una legge fatta e firmata da democristiani.

 

La 194, come le leggi degli altri Paesi, sanciscono di fatto il figlicidio aggirando la giurisprudenza precedente (compresa quella vecchia di decenni se non di secoli) e il diritto tout court. Tali leggi solo cosmeticamente vogliono limitare il fenomeno per poi di fatto liberarlo in ogni modo, compresa la stessa struttura della legge, che pare essere fatta apposta per essere demolita nei suoi paletti da successive azioni giudiziarie.

 

Come ripetuto da Renovatio 21, anche la legge iniquia 40/2004, che ha dato il via libera alla produzione di esseri umani in laboratorio, è fatta – da democristiani – allo stesso modo: una legge con elementi contradditoria pronta per essere smontata in più riprese dai giudici di vari gradi.

 

Nonostante il colpo inferto dalla sentenza della Corte Suprema USA Dobbs. vs Jackson, La foglia di fico dell’aborto continua.

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Immagine di Peter Trimming via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

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