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Epidemie

Grande Reset, il premier canadese Trudeau ne parla apertamente

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I discorsi riguardo al «Grande Reset» sono sempre più aperti, finanche ufficiali.

 

Lungi dall’essere confinata al consesso di Davos – la cittadina in Isvizzera dove si tiene il World Economic Forum – e ai discorsi del suo guru Klaus Schwab, la teoria del Great Reset ora è propalata pure per bocca di capi di nazione del G7.

 

È il caso di Justin Trudeau, premier canadese, che durante una videoconferenza con le Nazioni Unite in settembre ha trattato apertis verbis, e con grande entusiasmo, l’argomento del Reset mondiale delle società umane.

Justin Trudeau, premier canadese, durante una videoconferenza con le Nazioni Unite in settembre ha trattato apertis verbis, e con grande entusiasmo, l’argomento del Reset mondiale delle società umane

 

Il video, per molti versi inquietante, risale a due mesi fa ma ha raggiunto una certa notorietà solo ora. Qui lo ha subbato Renovatio 21.

 

 

«Questa pandemia ha fornito un’opportunità per un Reset: questa è la nostra occasione per accelerare i nostri sforzi pre-pandemici per reinventare i sistemi economici che affrontano effettivamente le sfide globali come la povertà estrema, la disuguaglianza e il cambiamento climatico»

Trudeau non si nasconde dietro alle foglie di fico.

 

«Ricostruire meglio significa ottenere sostegno ai più vulnerabili mantenendo il nostro slancio verso il raggiungimento dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli SDG (obiettivi di sviluppo sostenibile)» dice il quarantottenne Primo Ministro del Canadà.

 

«Questa pandemia ha fornito un’opportunità per un Reset: questa è la nostra occasione per accelerare i nostri sforzi pre-pandemici per reinventare i sistemi economici che affrontano effettivamente le sfide globali come la povertà estrema, la disuguaglianza e il cambiamento climatico».

 

Si tratta di parole di peso immenso. Si tratta dello stravolgimento del consorzio umano globale secondo sfide ad una fantomatica «ineguaglianza» ed una ancora più fantomatico «Cambiamento Climatico».

Si tratta di parole di peso immenso. Si tratta dello stravolgimento del consorzio umano globale secondo sfide ad una fantomatica «ineguaglianza» ed una ancora più fantomatico «Cambiamento Climatico»

 

Senza voler sembrare ai nostri lettori soggetti a tardive allergie al comunismo e alle sue cospirazioni internazionali (roba degli anni andati…), qualche pensiero malandrino ci viene, più che per il ripetuto afflato verso le «disuguglianza», per la chiacchiera smentita dallo stesso Stato canadese (quindi: notizia data due volte) secondo cui Justin Trudeau sarebbe figlio biologico di Fidel Castro.

 

Tornando al Grande Reset, va notato come proprio dal Canada, come ricordato da Renovatio 21, è uscita quella strana lettera che si suppone scritta da un onorevole locale. Nella lettera è dettagliato il piano di questo Nuovo Ordine Universale per filo e per segno, dai passaporti sanitari alla cancellazione del debito individuale previa cessazione di ogni proprietà privata.

 

Che il Grande Reset sia solo il nuovo nome del progetto di torsione dell’umanità e della centralizzazione definitiva del potere globale?

Che il Grande Reset sia solo il nuovo nome del progetto di torsione dell’umanità e della centralizzazione definitiva del potere globale?

 

 

 

 

 

 

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Epidemie

La Russia sviluppa un vaccino contro il Marburg

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Un vaccino per la prevenzione della malattia da virus di Marburg, sviluppato dal Centro scientifico statale di virologia e biotecnologia Vector, è in fase di preparazione per le sperimentazioni cliniche, ha annunciato l’ufficio stampa del Rospotrebnadzor servizio federale per la supervisione della tutela dei diritti dei consumatori e del benessere umano.

 

«I dipendenti del Centro Ricerca del Rospotrebnadzor hanno sviluppato un vaccino per la prevenzione della febbre di Marburg. Lo sviluppo ha già superato le sperimentazioni precliniche, dimostrandone la sicurezza e l’efficacia», si legge nella dichiarazione di martedì.

 

Il vaccino è ora prossimo all’essere pronto per le sperimentazioni cliniche; un lotto di produzione è attualmente in fase di preparazione, è stato comunicato . È in corso la finalizzazione della documentazione per ottenere l’approvazione per condurre i test.

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I sistemi sanitari di tutto il mondo stanno intensificando i loro sforzi per controllare la diffusione del virus Marburg in risposta all’escalation dell’epidemia in Ruanda.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Kazakistan ha iniziato lo screening negli aeroporti per individuare possibili casi di arrivi di persone infette dal Marburg.

 

Ora anche le autorità sanitarie statunitensi hanno annunciato che i viaggiatori in arrivo dal Paese dell’Africa orientale devono sottoporsi a misure di screening all’ingresso negli Stati Uniti.

 

«A partire dalla settimana del 14 ottobre, il CDC [l’ente epidemiologico statunitense, ndt] inizierà lo screening sanitario pubblico all’ingresso dei viaggiatori che entrano negli Stati Uniti e che sono stati in Ruanda negli ultimi 21 giorni», si legge in una dichiarazione del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti.

 

Nel tentativo di fermare la diffusione della malattia, il Ruanda ha lanciato una campagna di vaccinazione domenica. Il Paese ha ricevuto 700 dosi dell’inoculazione Marburg dal Sabin Vaccine Institute americano. Gli operatori sanitari e i contatti stretti dei casi confermati sono stati considerati prioritari per l’immunizzazione. Attualmente, il vaccino è stato testato solo su adulti di età pari o superiore a 18 anni.

 

Lunedì, il Ministero della Salute del Ruanda ha confermato 56 casi di virus di Marburg, con 36 pazienti sottoposti a isolamento e trattamento e 12 decessi registrati. Il primo focolaio di febbre emorragica virale in Ruanda è stato identificato a fine settembre.

 

Il virus Marburg, una malattia altamente infettiva della stessa famiglia dell’Ebola, provoca sintomi quali nausea, vomito, mal di gola e forti dolori addominali, spesso causando una perdita di sangue fatale. Il virus si diffonde attraverso il contatto con i fluidi corporei di individui infetti o superfici contaminate, tra cui la biancheria da letto.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato che i tassi di mortalità nelle precedenti epidemie di Marburg sono variati dal 24% fino all’88%, rendendolo uno degli agenti patogeni più letali conosciuti dall’umanità.

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Il virus Marburg è stato identificato per la prima volta nel 1967 in seguito a epidemie simultanee a Marburg, in Germania, e a Belgrado, in Serbia. Queste epidemie erano collegate a ricerche che coinvolgevano scimmie verdi africane importate dall’Uganda e hanno portato a 31 infezioni e sette decessi.

 

Il virus ha colpito varie regioni dell’Africa negli ultimi anni. Nel 2023, Tanzania e Guinea Equatoriale hanno segnalato focolai di Marburg, mentre il Ghana ha sperimentato un focolaio nel 2022 e l’Uganda ha registrato tre decessi a causa del virus nel 2017.

 

Come riportato da Renovatio 21, un falso allarme per persone possibilmente affette dal virus ha bloccato la stazione di Amburgo pochi giorni fa.

 

La Russia anche in questo caso sembra voler prendere il largo con la sua risposta vaccinale, come avvenuto all’altezza della pandemia COVID con il vaccino Sputnik, realizzato in tempi record dall’istituto Gamaleja di Mosca. La creazione del siero a vettore virale – che, ricordiamo, è prodotto a partire da cellule di feto abortito della linea HEK-293 – permise alla Russia di sottrarsi alla geopolitica vaccinale dettata dal blocco NATO, che ha cercato di imporre ovunque la siringa mRNA.

 

Come riportato da Renovatio 21, nonostante la grande propaganda sul vaccino di Stato – provato in una dose ulteriore di tipo nasale sperimentale dallo stesso presidente Vladimiro Putin – la Russia non ha imposto l’obbligo vaccinale, con la popolazione che sembra di fatto aver rifiutato di vaccinarsi per il morbo di Wuhano.

 

Un paio di scienziati che hanno lavorato al siero russo sono morti mesi – in un caso, quello del dottor Andrej Botikov, trovato strangolato in casa – in circostanze drammatiche.

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Epidemie

La California segnala il terzo possibile caso di influenza aviaria umana

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Secondo il Dipartimento della Salute Pubblica della California (CDPH), le autorità della California stanno indagando su un potenziale terzo caso di influenza aviaria tra gli esseri umani: è probabile che l’individuo sia stato infettato dalle mucche. Lo riporta Epoch Times.   Il CDPH ha confermato i primi due casi umani di influenza aviaria in California il 3 ottobre, mentre il terzo possibile caso è stato rivelato in un aggiornamento del 5 ottobre. «Il caso è stato identificato in un individuo della Central Valley che era entrato in contatto con bovini da latte infetti», ha affermato il CDPH nell’aggiornamento. «I campioni vengono inviati al CDC per essere sottoposti a test di conferma». Il CDC è l’ente federale per il controllo epidemico degli Stati Uniti.   Non c’è «nessun collegamento o contatto noto» tra il terzo caso e i primi due casi segnalati, scrive il comunicato. Ciò suggerisce «solo la diffusione del virus da animale a uomo in California».

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I due casi confermati si sono verificati sempre nella zona californiana della Central Valley; tutti e tre gli individui sono entrati in contatto con bovini da latte in tre fattorie diverse.   «Come i primi due casi, anche questo individuo ha manifestato sintomi lievi, tra cui arrossamento degli occhi o secrezione (congiuntivite). Nessuno degli individui è stato ricoverato in ospedale», ha affermato il dipartimento.   Il CDPH ha valutato che il rischio che l’influenza aviaria contagi la popolazione sarebbe basso. Le persone che interagiscono con animali infetti, come i lavoratori di allevamenti di pollame o di latticini, hanno un rischio maggiore di contrarre l’influenza aviaria, ha affermato. L’agenzia ha quindi consigliato a tali persone di utilizzare dispositivi di protezione individuale, quali respiratori, guanti e occhiali protettivi, quando lavorano con animali infetti o potenzialmente infetti dal virus.   Sebbene le normative statali e federali non consentano la distribuzione al pubblico di latte proveniente da mucche malate, il latte e i prodotti caseari pastorizzati sono sicuri da consumare, poiché il processo inattiva il virus, ha affermato il CDPH. Secondo il CDC, quest’anno negli Stati Uniti è stata rilevata per la prima volta l’influenza aviaria nei bovini.   Il virus è molto diffuso tra gli uccelli selvatici e dal 2022 è responsabile di focolai tra il pollame nel Paese. In totale, quest’anno sono stati segnalati 17 casi umani negli USA, fino al 3 ottobre, in cinque stati: Texas, Michigan, Colorado, Missouri e California. Sei di questi casi sono stati collegati all’esposizione a mucche da latte infette o malate, mentre nove sono stati dovuti all’esposizione a pollame infetto. Il Colorado ha registrato il numero più alto di casi, 10.   Il primo focolaio multistato di influenza aviaria nelle mucche da latte è stato segnalato a fine marzo. Pochi giorni dopo, il CDC ha confermato un’infezione da influenza aviaria in un individuo del Texas che era stato esposto a questi animali.   Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa era stata segnalata la morte di un uomo in Messico come causato dall’influenza aviaria H5N2. L’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (WOAH) aveva segnalato lo scorso dicembre un’epidemia di H5N1 altamente contagiosa in un allevamento di pollame nella parte nordoccidentale del Belgio.   Entro il 1° ottobre, sono stati identificati più di 10.000 uccelli selvatici con influenza aviaria. Sono stati colpiti più di 100 milioni di uccelli da cortile in 48 stati. Al 4 ottobre, sono stati segnalati focolai nelle mucche da latte in 14 stati, con 255 mandrie colpite.   Il CDPH consiglia alle persone esposte ad animali infetti di monitorare se stessi per i seguenti sintomi per 10 giorni dopo l’ultima esposizione: arrossamento degli occhi (congiuntivite), tosse, mal di gola, naso che cola o chiuso, diarrea, vomito, dolori muscolari o corporei, mal di testa, stanchezza, difficoltà respiratorie e febbre.   «Se iniziano a sentirsi male, dovrebbero isolarsi immediatamente, avvisare il dipartimento di sanità pubblica locale e collaborare con la sanità pubblica e gli operatori sanitari per ottenere test e cure tempestivi», ha affermato il CDPH.   Venerdì scorso, il Center for Biomedical Advanced Research and Development Authority dell’Amministrazione per la preparazione e la risposta strategica ha annunciato che avrebbe stanziato circa 72 milioni di dollari a tre aziende per incrementare la produzione di vaccini contro l’influenza aviaria nell’ambito della preparazione nazionale. I fondi vengono forniti a CSL Seqirus, Sanofi e GSK. Queste aziende farmaceutiche «riempiranno e finiranno dosi aggiuntive dei loro vaccini antinfluenzali A(H5) da grandi quantità di stoccaggio in fiale pronte all’uso o siringhe preriempite in modo che i vaccini siano pronti per essere distribuiti se necessario».

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La Food and Drug Administration (FDA, l’ente americano di regolazione del farmaco), la quale cinque mesi fa aveva dichiarato che questa epidemia potrebbe essere «10 volte peggiore» del COVID, ha programmato per il 10 ottobre una riunione del suo comitato consultivo sui vaccini e sui prodotti biologici correlati per discutere della preparazione per contrastare le minacce poste dal virus dell’influenza aviaria.   Come riportato da Renovatio 21, vaccini contro l’influenza aviaria sarebbero stati somministrati ad essere umani di già in Finlandia. A giugno la HERA (Health Emergency Preparedness and Response), il braccio operativo per le epidemie della Commissione Europea, aveva siglato un accordo con l’azienda farmaceutica britannica Seqirus per la fornitura di 665.000 dosi di vaccino per uso umano contro l’influenza aviaria.   Vaccini mRNA per l’aviaria sarebbero in fase di sviluppo, con esperimenti fatti con l’enzima Luciferasi.   Alcuni sostengono che, come nel caso del virus di Wuhano, anche l’aviaria potrebbe aver avuto origine in laboratorio. Cinque mesi fa era emerso che gli USA stanno finanziando la creazioni di ceppi del patogeno ancora più letali e contagiosi.   Si tratta quindi di un altro virus fuggito dal vetrino del Gain of Function?

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Epidemie

Il Kazakistan inizia a testare gli arrivi in ​​aeroporto per il morbo di Marburg

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Le autorità sanitarie del Kazakistan hanno introdotto controlli obbligatori della temperatura corporea per i passeggeri in arrivo negli aeroporti del Paese dall’estero, secondo una dichiarazione di lunedì. Ciò avviene nel mezzo di un’epidemia di una malattia altamente infettiva e potenzialmente letale in Africa.

 

La malattia, nota come malattia da virus di Marburg , inizia con sintomi quali nausea, vomito, mal di gola e dolore addominale. In alcuni casi, i pazienti muoiono a causa di un’estrema perdita di sangue. Il virus si diffonde tra le persone attraverso il contatto con fluidi corporei o con superfici, come lenzuola contaminate.

 

Il virus di Marburg appartiene alla stessa famiglia di virus dell’Ebola, ma è stato descritto come più grave.

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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la malattia ha un tasso di mortalità fino all’88%. Un’epidemia di morbo di Marburg è stata confermata il mese scorso dalle autorità sanitarie in Ruanda.

 

Le autorità sanitarie del Kazakistan hanno citato un avviso diffuso dall’OMS la scorsa settimana, secondo cui esiste un rischio elevato che l’epidemia si diffonda oltre i confini del Paese dell’Africa orientale.

 

«Per impedire al virus di entrare e diffondersi (…) negli aeroporti internazionali viene effettuata la misurazione della temperatura senza contatto di tutti i passeggeri in arrivo», ha affermato il medico sanitario capo Sarhat Beisenova.

 

In Ruanda sono stati segnalati almeno 46 casi di Marburg, principalmente tra gli operatori sanitari. Almeno 12 persone sono morte a causa della malattia da quando è stata dichiarata l’epidemia il 27 settembre. Domenica, il Ruanda ha annunciato una campagna di vaccinazione.

 

Il virus prende il nome dalla città tedesca in cui è stato individuato per la prima volta nel 1967. Gli scienziati si sono ammalati mentre maneggiavano scimmie importate dall’Africa, in quelli che sono stati i primi casi noti di Marburg. Il virus è trasmesso dal pipistrello della frutta egiziano, un tipo di pipistrello che si trova nelle miniere e nelle caverne.

 

Le autorità kazake hanno messo in guardia dal visitare grotte e miniere e dall’entrare in contatto ravvicinato con gli animali selvatici in Africa.

 

In precedenza, epidemie di Marburg erano state registrate anche in Guinea Equatoriale, Tanzania, Angola, Ghana, Guinea, Kenya e Sudafrica.

 

«Le persone stanno entrando in contatto più stretto con la fauna selvatica in tutto il mondo», ha detto al New York Times la dottoressa Amira A. Roess, professoressa di salute globale ed epidemiologia alla George Mason University. «La fauna selvatica si sta adattando al contatto con gli umani. È preoccupante».

 

La scorsa settimana l’OMS ha valutato il rischio di epidemia come molto elevato a livello nazionale, elevato a livello regionale e basso a livello globale.

 

Da allora le autorità sanitarie russe hanno riconosciuto che il virus di Marburg potrebbe raggiungere il Paese, ma hanno affermato che non si diffonderebbe.

 

Nessun caso confermato di Marbur correlato all’epidemia in Ruanda è stato segnalato negli Stati Uniti o in altri paesi al di fuori della nazione dell’Africa orientale, ha affermato la scorsa settimana il Centro statunitense per il controllo e la prevenzione delle malattie.

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Come riportato da Renovatio 21, vi era stato allarme alla stazione di Amburgo pochi giorni fa quando due persone provenienti dal Ruanda avevano mostrato dei sintomi mentre erano in treno. La banchina di arrivo del treno era stata quindi isolata dalle autorità tedesche.

 

Secondo quanto riportato in seguito dalla stampa tedesca, i due – un dottore e la sua ragazza – sarebbero poi risultati negativi.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’OMS aveva dichiarato un focolaio di Marburg in Ghana due anni fa, per poi convocare una riunione «urgente» sulla diffusione del virus.

 

Tre anni fa il dottor Robert Malone, pioniere del vaccino mRNA, in una trasmissione di Steve Bannon parlò di un possibile «super virus» cinese da «febbre emorragica simile all’Ebola» che poteva derivare dalla vaccinazione di massa.

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