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Gender

Gli antropologi cancellano una conferenza che afferma l’esistenza dei due sessi: «transfobia»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

L’American Anthropology Association, insieme alla sua controparte canadese, ha annullato una presentazione alla conferenza di novembre a Toronto perché i relatori intendevano affermare l’esistenza di due sessi.

 

Organizzato da Kathleen Lowrey, dell’Università di Alberta, l’evento era intitolato «Let’s Talk About Sex: Why Biological Sex Remains a Necessary Analytic Category in Anthropology» («Parliamo di sesso: perché il sesso biologico rimane una categoria analitica necessaria in antropologia»).

 

Erano previsti diversi relatori, ma il panel è stato improvvisamente rimosso dal programma della conferenza.

 

Perché? I due gruppi organizzatori hanno rilasciato una dichiarazione ai media dal titolo «Non c’è posto per la transfobia nell’antropologia»Hanno affermato che la sessione non era stata annullata perché gli organizzatori volevano escludere gli studiosi dissenzienti, ma perché l’idea era chiaramente mal informata e sbagliata.

 

«La sessione è stata respinta», hanno detto, «perché si basava su presupposti contrari alla scienza consolidata nella nostra disciplina, [ed era] strutturata in modi che danneggiano i membri vulnerabili della nostra comunità».

 

Inoltre, affermano gli organizzatori, «in tutto il mondo e nel corso della storia umana, ci sono sempre state persone i cui ruoli di genere non si allineano perfettamente con la loro anatomia riproduttiva. Non esiste un unico standard biologico in base al quale tutti gli esseri umani possano essere ordinati in modo affidabile in una classificazione binaria di sesso maschile/femminile».

 

La cancellazione, ampiamente riportata, ha suscitato indignazione e sconcerto. Anche Elon Musk ha lasciato un commento su X (ex Twitter).

 

 

IRE (la Fondazione per i diritti e l’espressione individuali) ha pubblicato una lettera aperta di decine di eminenti studiosi, tra cui Steven Pinker di Harvard e Robert P. George di Princeton. Hanno affermato: «la cancellazione di questo panel invia un messaggio agghiacciante a tutti gli scienziati sociali: il dibattito accademico su questioni complesse di sesso e genere non è più libero».

 

La bioeticista Alice Dreger, esperta di questioni intersessuali, ha sostenuto la causa della libertà di parola in un guest post su Retraction Watch:

 

«”Peccato cardinale” è una scelta di linguaggio appropriata qui, perché Pérez e Heller lavorano su un dogma così pesante che è degno del Vaticano. Si comportano come se ogni volta che qualcuno considera le categorie di maschio e femmina degne di studio, dovesse negare l’esistenza di persone trans, di genere non binario e intersessuali. È semplicemente stupido. È come dire che non si possono paragonare mandarini e pompelmi perché esistono anche i tangelo [ibrido tra mandarino e pompelmo, come il mapo, ndt]».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Gender

Strisce pedonali LGBT aggredite con sgommate

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Un attraversamento pedonale colorato per il LGBTQ Pride a St. Petersburg, in Florida, è stato danneggiato due volte nell’arco di due settimane da conducenti che hanno lo hanno deturpato con segni di pneumatici, spingendo un membro della comunità omotransessualista a dichiarare «They are out to get us», ossia «ci danno la caccia».   A quanto pare, la polizia è alla ricerca di un sospetto che è stato visto accelerare di proposito attraverso l’incrocio, e di una seconda persona che ha fatto sgommate circolari su tutte le strisce pedonali di progressismo sessuale.     «Durante l’ultima settimana, due diversi veicoli hanno «asciato segni di pneumatici danneggiando il murale della strada Progressive Pride alla rotonda di 2500 Central Avenue», osserva un post della polizia sui social media. «Gli investigatori non hanno motivo di credere che gli incidenti siano collegati».   «Il restauro costerà alla città di St. Petersburg 1.100 dollari», ha dichiarato la polizia, aggiungendo che «la città punta a ridipingere il murale in tempo per i festeggiamenti del mese del Pride».  

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Il sindaco Ken Weltch ha anche rilasciato una dichiarazione in cui scrive: «alla luce del recente atto di vandalismo contro il nostro murale con la bandiera del Progressive Pride, voglio sottolineare che non c’è posto per l’odio a San Pietroburgo».   «Siamo uniti nel valorizzare e apprezzare ogni residente, indipendentemente dal suo orientamento, identità di genere o espressione», ha aggiunto Weltch.   I residenti hanno detto ai giornalisti di essere preoccupati, con una persona LGBTQ che ha dichiarato che «ovviamente ci sono persone là fuori che ci danno la caccia».   Non è la prima volta che tale fenomeno accade in Florida, con incidenti che si verificano su altre strisce pedonali del Pride nello Stato, riporta Modernity News.     Il fenomeno, in realtà, riguarda varie realtà americane interessate dalla trasformazione dei segnali pedonali, da zebrati a omotransessuali.     Accade che spesso i perpetratori dell’oltraggio agli omo-arcobaleni stradali siano presi ed accusati di hate crime, crimini d’odio.     Va registrata, a questo punto, l’estrema saggezza dei cavalli, che per non avere noie con le forze dell’ordine del pensiero unico omo-mondialista, evitano proprio.  

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Papa Bergoglio contro la «frociaggine». Ci crediamo subito

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Lo scoop lo aveva fatto Dagospia. Oggi lo ha rivendicato diverse volte, e fa pure bene.

 

«Parecchi vescovi italiani riferiscono, basiti, che questa settimana, intervenendo all’assemblea generale della CEI, Papa Francesco ha ribadito pubblicamente, ma a porte chiuse, la sua nota contrarietà ad ammettere al sacerdozio candidati con tendenze omosessuali» scriveva domenica il sito di Roberto D’Agostino.

 

«Sua Santità ha detto, papale papale, che “nella Chiesa c’è troppa aria di frociaggine” e quindi i vescovi devono sempre letteralmente, “mettere fuori dai seminari tutte le checche, anche quelle solo semi orientate”. Testuale».

 

Ora, tutti i giornali nazionali (con un caso, denunziato bonariamente da Dago, di copia-incolla conclamato) e internazionali riportano la notizia bomba.

 

Ma come? Scusate, non è il papa del magistero aereo del «chi sono io per giudicare?»

 

Non era quello che era finito nel 2013 sulla copertina della rivista gay The Advocate come eterosessuale dell’anno?

 

Non è il papa che apre in continuazione ai trans, invitandone una camionata (letteralmente) a pranzo con lui?

 

Chiaro, è una notizia. Il papa si sposta a destra. Il papa torna a fare il papa. Francesco contro l’Opus Gay. Come no.

 

Una notizia incredibile, per tutti. Anche per noi. Ma proprio nel senso etimologico del termine, cioè non credibile.

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Sarebbe bello, innanzitutto, capire come le auguste labbra del pontefice abbiano pronunziato questa parola vagamente desueta: «frociaggine». Un lemma che viene da regioni della lingua italiana che non immaginiamo subito accessibili a Bergoglio (mentre ricordiamo le capacità glottologiche del polacco che attingeva dal vernacolo capitolino «aoh, semo romani»). Il termine, con le c e le g dolci, non è adattissimo agli ispanofoni, specie se di mezzo ci sta pure una doppia e pure una consonante per loro aspirata: che abbia detto «froziahine», o «frochagine», o «frochajine»…?

 

Non è nemmeno irrilevante saperlo. Perché ci siamo fatti una qualche idea di cosa stia accadendo.

 

Dagospia è un sito unico nel suo genere. Il suo fondatore Roberto D’Agostino racconta che agli inizi degli anni Duemila, alle varie feste romane, sentiva venir rivelate con naturalezza dai convitati storie pazzesche – scoop assoluti, buttati lì in tranquillità. Dice che si guardava intorno e non capiva perché i giornalisti presenti, che avevano sentito la notizia con lui, non corressero in rapidità in redazione per battere l’articolo.

 

Così, prese a farlo lui: e così, quello che non si può dire nelle agenzie stampa o sulle testate giornalistiche, cominciò a comparire, senza citare con chiarezza la fonte, su questo sito, sempre dietro una vaga ma invincibile maschera di gossip.

 

Facile capire cosa poi sarebbe successo: i giornalisti stessi, se hanno una notizia da dare ma per qualche ragione non si sentivano di farlo, possono trasmetterla a Dagospia, che, una volta pubblicata, la rende riferibile. Il giornalista può usare come fonte Dagospia, di cui egli stesso è, in realtà la fonte, a copertura, magari, delle fonti veri.

 

È una filiera geniale, infallibile. È anche un modo con cui si possono lanciare operazioni di spin. Ovvero, se volessi fare opera di riposizionamento di un personaggio o di un’istituzione, inizierei facendo filtrare così alcune «rivelazioni».

 

Abbiamo visto che, dopo la Fiducia Supplicans – il documento che apre le porte delle chiese all’omotransessualismo – la chiesa ha incontrato qualche problema (compreso un fulmine), e perfino dei veri e propri «pronunciamenti» da parte di tanto clero, in ispecie in Africa, il continente periferico che tanto dovrebbe stare a cuore al papa dei poveri, ma talmente dei poveri da aver preso l’anello piscatorio con l’inedito nome del Santo poverello di Assisi.

 

Ora, il cardinale Fernandez – anche lui uso alle malaparole, di recente – sta mandando avanti, come annunciato, tutta una serie di iniziative che avrebbero come obiettivo la critica alla teoria del gender.

 

Non solo: nell’intervista a 60 minutes Bergoglio, data ad aprile, Bergoglio ha ribadito il suo no alle donne-sacerdote e alle diaconesse, deludendo il pubblico delle TV dirette dall’establishment americano. (Certo, dopo aver detto che i vescovi conservatori sono «suicidi»)

 

Insomma, Bergoglio si sta riposizionando? Si sta «rifacendo una verginità» sulla questione LGBT?

 

Può essere, tuttavia la manovra, davvero, non è credibile. Perché sappiamo che la questione della «frociaggine» non è superficiale, nel papato del Bergoglio – e forse nemmeno nel suo conclave. La questione è, di fatto, strutturale al papato neocattolico e ai personaggi di cui Bergoglio si è servito.

 

Al contempo, mai sarà credibile qualcuno che oggi lamenta la quantità di omosessuali nei seminari: perché sappiamo che, anche qui, la faccenda è strutturale, con persone che dicono che vari seminari ammettono solo le persone con l’orientamento, e che ovunque, dopo il Concilio, se cominciassero a respingere i gay i seminari dovrebbero chiudere e basta.

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Andiamo con ordine.

 

Non possiamo credere a Bergoglio se ci rammentiamo che la frase «chi sono io per giudicare un gay» non riguardava gli omosessuali in generali, ma uno in particolare, di cui gli aveva chiesto conto, tornando a Roma in aereo dal Brasile, la giornalista Ilze Scamparini.

 

Torniamo con la mente a quel fatale 2013: il papato dell’argentino si aprì proprio con uno scandalo a carattere omosessuale. L’ineffabile vaticanista Sandro Magister scrisse un articolo di inchiesta che finì per dare il titolo alla copertina de L’Espresso: «Il prelato della Lobby gay». Svolgimento: storie degli scandali di un monsignore vicino a Bergoglio durante la sua carriera diplomatica, ad esempio quando era alla nunziatura apostolica in Uruguay.

 

Si trattava di monsignor Battista Ricca, che, scandalo a parte, aveva una funzione che non poteva essere molto distante dal pontefice: era direttore della Domus Sanctae Marthae, cioè Santa Marta, il luogo eletto come dimora del papa al posto degli appartamenti papali.

 

Non solo: nonostante le accuse, e l’attenzione portata sul caso dall’eco immane che ebbe quel «chi sono io per giudicare» (finito perfino nei film di supereroi della Marvel), monsignor Ricca poco dopo fu nominato nuovo prelato dello IOR, la mitica banca vaticana al centro di trame oscure come delle fantasie di certi giornalisti che, un tempo, potevano credere ai complotti e pure cercare di spiegarli.

 

Tuttavia il Ricca non è il caso più significativo. Molto più indicativo, a nostro pare, è il caso del cardinale Teodoro McCarrick. Di fatto plenipotenziario della chiesa in USA, le attività del porporato – che secondo i resoconti dei giornali comportavano peccati al di là dell’omosessualità – sono venute alla luce solo dopo inchieste finite su grandi quotidiani come il New York Times, che hanno dato voce alle vittime.

 

Sulla vicenda McCarrick ovviamente la voce da sentire è quella di monsignor Viganò, che, da nunzio apostolico a Washington aveva potuto comprendere la gravità della questione, di cui riferì al papa.

 

Riportiamo le parole dell’articolo che nel 2018 scrisse il vaticanista Aldo Maria Valli.

 

«L’anno è il 2013, il mese giugno. A Roma c’è una riunione dei nunzi di tutto il mondo e anche Viganò è presente. Emozionato per la prospettiva del primo incontro con il nuovo pontefice, l’arcivescovo si reca a Casa Santa Marta, la residenza scelta da Bergoglio al posto del palazzo apostolico, e chi trova lì? Un cardinale McCarrick sorridente e sereno, che indossa la veste filettata e saluta Viganò facendogli sapere in tono baldanzoso: “Il Papa mi ha ricevuto ieri, domani vado in Cina!”».

 

Tenete a mente la Cina, perché sotto tornerà almeno un paio di volte.

 

Valli riporta la testimonianza di mons. Viganò: «Allora nulla sapevo della sua lunga amicizia con il Card. Bergoglio e della parte di rilievo che aveva giocato per la sua recente elezione, come lo stesso McCarrick avrebbe successivamente rivelato in una conferenza alla Villanova University ed in un’intervista al Catholic National Reporter, né avevo mai pensato al fatto che aveva partecipato agli incontri preliminari del recente conclave, e al ruolo che aveva potuto avere come elettore in quello del 2005. Non colsi perciò immediatamente il significato del messaggio criptato che McCarrick mi aveva comunicato, ma che mi sarebbe diventato evidente nei giorni immediatamente successivi».

 

La storia prosegue con un secondo incontro, ancora più inquietante del primo.

 

«È il 23 giugno 2013, domenica. Il papa riceve Viganò prima dell’Angelus. Fa alcune affermazioni che all’arcivescovo suonano quanto meno sibilline, poi, di punto in bianco, gli chiede: “Il card. McCarrick com’è?”. Al che il nunzio risponde: “Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza”».

 

«Reazione del papa? Nessuna. Anzi, Bergoglio cambia subito argomento. Ma allora, si chiede uno sconcertato Viganò, perché mi ha fatto la domanda?
Il nunzio lo capisce una volta tornato a Washington. Lì apprende che tra il papa e McCarrick c’è uno stretto legame. La domanda posta da Bergoglio al nunzio era dunque una trappola. Sta di fatto che, secondo il racconto di monsignor Viganò, almeno dal 23 giugno 2013 papa Francesco è a conoscenza del caso McCarrick».

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McCarrick, che dalla capitale americana tesseva ogni connessione possibile con la politica, con il potere e perfino con lo sport, fu, ricordiamolo, sberrettato: e che un cardinale perdesse il titolo non capitava da un secolo. Era successo a mons. Louis Billot, unico del XX secolo a rinunciare alla dignità cardinalizia su forte pressione di Pio XI, che non amava la sua contiguità con l’Action Française, il movimento tradizionalista di Charles Maurras condannato dalla Santa Sede nel 1926. Qui siamo davvero da tutt’altra parte.

 

Un’investigazione di un sacerdote riportata dal giornale americano National Catholic Register parla della creazione da parte di McCarrick di una «”pipeline” omosessuale che incanalava i candidati latinoamericani vulnerabili in alcuni seminari statunitensi dove venivano sfruttati sessualmente, e successivamente ordinati come preti attivamente omosessuali in alcune diocesi americane». In pratica, da Paesi come Messico, Porto Rico, Costa Rica, Colombia, il sistema istituito dal cardinale avrebbe preso i candidati scartati per la loro omosessualità per inserirli nei seminari americani.

 

Altro che «troppa frociaggine». Lo vedete da voi: si parla di pipeline, di «tubatura». La questione omosessuale è per la chiesa strutturale, anzi, infrastrutturale. Ed è guidata da uomini vicinissimi al papa.

 

Poco sorprendentemente, la scorsa estate è stato giudicato «inadatto» ad affrontare un processo nei tribunali americani per gli abusi di cui è accusato.

 

Nel frattempo, tuttavia, vale la pena di ricordare quella che potrebbe essere una delle ramificazione più massive della questione McCarrick: il cardinale, che si beava davanti a Viganò della missione cinese impartitagli dal papa gesuita, ha agito come vero e proprio messo papale per l’attivazione delle relazioni con Pechino, processo che avrebbe portato al disastro dell’accordo sino-vaticano, un disastro che gronda ogni giorno delle lacrime e del sangue dei martiri della chiesa sotterranea, con desaparecidos e chiese distrutte – cioè la vera chiesa – cattolica.

 

Non è secondaria, a questo punto, la voce secondo cui monsignor McCarrick, quando era in Cina, dormisse in un seminario della chiesa patriottica cinese, cioè la copia di cartone del cattolicesimo imbastita dal governo del Dragone… i risultati abbiamo visto quali sono stati. Bergoglio si bea dei rapporti «molto rispettosi» col governo ultratotalitario (che ha ucciso, con gli aborti forzati, forse centinaia di milioni di bambini) e il portale mediatico della Santa Sede, in un comunicato in inglese dell’anno passato, si lascia scappare che le persecuzioni dei cristiani in Cina sarebbero «presunte». E ancora: vogliamo credere al controverso miliardario cinese Guo Wengui, ora rifugiato negli USA, che sostiene che il Vaticano sarebbe corrotto con «1,6 miliardi di dollari l’anno per fermare le critiche alla politica religiosa di Pechino»?

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Un altro personaggio interessante attorno a Bergoglio: lo conoscete padre James Martin? Ne abbiamo parlato: è gesuita, e si può ritenere il prete cattolico più filo-LGBT d’America (quindi, del mondo) quello promosso un’immagine tratta da una serie di opere blasfeme e omoerotiche che mostrano Gesù Cristo come omosessuale, esaltato le unioni civili tra persone dello stesso sesso e descritto vedere Dio come maschio come «dannoso». Tutto ciò, invece che cagionargli una sanzione da parte della gerarchia, lo ha fatto promuovere: è Bergoglio stesso che lo porta in palmo di mano, spendendosi in pubblici elogi per il più noto sacerdote filo-LGBT del mondo.

 

Lo scorso novembre Bergoglio aveva dapprima concesso un’udienza privata al Martin, per poi elogiarlo pubblicamente durante l’assemblea plenaria del Dicastero per le comunicazioni vaticane. Il gesuita filo-omofilo era stato quindi alle masse di ragazzi, tra musica techno sparata da sacerdoti DJ e pissidi Ikeadurante la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona.

 

Con la pubblicazione della Fiducia Supplicans, padre Martin non ha perso tempo: pochi giorni dopo aveva già impartito la sua prima «benedizione» di una coppia omosessuale a Nuova York dopo la pubblicazione del nuovo documento vaticano.

 

Nel 2022, il Martin aveva dichiarato in pratica che la dottrina del catechismo sull’omosessualità uccide, in quanto porterebbe taluni alla morte per suicidio. Il papa in risposta gli scrisse una lettera: «vi incoraggio a continuare a lavorare sulla cultura dell’incontro, che accorcia le distanze e ci arricchisce delle nostre differenze, come ha fatto Gesù, che si è fatto vicino a tutti».

 

Non che si tratti solo di personaggi che paiono essere dirette emanazioni del potere papale. Prendete la storia del mese scorso di suor Jeannune Gramick, una religiosa pro-LGBT: Bergoglio le ha detto che i transessuali «devono essere integrati nella società». L’ambasciata americana presso la Santa Sede deve aver capito l’antifona: ecco che ogni anno, nel mese di giugno – cioè i 30 e passa giorni di celebrazione dell’orgoglio gaio – viene issata fuori dalle finestre diplomatiche la bandiera arcobalenata, l’anno scorso pure in versione trans (sapete, con il trangolino rosa, blu, bianco, etc…)

 

Nel mucchio arcobaleno, mettiamoci pure i danari vaticani elargiti al film biografico su Elton John. E, soprattutto, non lasciamoci fuori Grindr.

 

Da Grindr, ripete da tempo Renovatio 21, potrebbe dipendere la strana mansuetudine con cui Roma tratta Pechino, in ispecie quando quest’ultima vìola spaventosamente gli accordi sino-vaticani, con il Partito Comunista Cinese che nomina i vescovi che vuole e li insedia dove meglio ritiene.

 

Grindr è la app di incontri – da cui discende Tinder e ogni altro epigono – dedicata ai soli gay. Si dice siano presenti vari consacrati (notoriamente, la quantità di omosessuali in Curia è secondo alcune analisi piuttosto alta), per un periodo finì nelle mani dei cinesi, che acquistarono la società.

 

Della pericolosità della situazione si rese subito conto l’amministrazione Trump, la quale chiese alla Cina di farla tornare in mano americana, perché i servizi USA paventavano che le informazioni contenute in quella app (tra cui alcune davvero delicate, ) mettessero a rischio la sicurezza nazionale: quante persone, nell’esercito e nella pubblica amministrazione, nel governo e nelle grandi aziende, potevano essere ricattate?

 

Cosa piuttosto incredibile, la Cina acconsentì, e l’applicazione dei festini omosessuali tornò di proprietà americana. È lecito pensare che qualche copia dei file i cinesi li abbiano tenuti. E quindi, che ci sia verso pezzi grossi della Curia da parte del Partito Comunista Cinese anche un possibile ricatto basato sui dati dell’app di Sodoma?

 

Questa storia della critica alla «frociaggine», capite, per noi è sempre più difficile da credere al di fuori della disperata, goffa trovata pubblicitaria.

 

Perché viviamo in un’epoca dove – è capitato in Emilia un paio di anni fa – un prete che annuncia di voler lasciare la tonaca deve specificare di essere eterosessuale. Proprio così: evidentemente bisogna pensare che la norma, nella chiesa attuale, sia l’omosessualità.

 

E quindi, i discorsi sui seminari pieni di «checche»… quanto sono credibili in una chiesa dove l’omosessualità è dilagata perfino – come dimostrano tutti questi casi – a livello della struttura, dell’infrastruttura stessa dell’istituzione?

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Credere ora al papa argentino e alla sua avversione per i preti omosessuali significa, per tutti coloro che hanno un po’ seguito la materia, cancellare dalla mente tutte quelle voci, che abbiamo visto godere pure di qualche testimonianza in alto nella gerarchia, su un ruolo della famosa «lobby gay» in Vaticano per l’elezione al Soglio di Bergoglio.

 

Ci rendiamo conto che è quello che, orwellianamente, si aspettano: con la mente satura e spaventata, intossicata dalle spike riformattabile a piacere, dobbiamo ora metterci in testa la storia del Bergoglio contrario ai gay e alla loro presenza nella neochiesa cattolica.

 

Purtroppo per lui, dobbiamo dire che non ci rammentiamo solo di McCarrick, ma anche di del presbitero cileno Karadima, del prete ciellino don Inzoli, della Casita de Dios. Di più: ci torna alla mente, di colpo, la celebrazione che papa Francesco fece di Don Milani, proprio nel momento in cui la sua figura era improvvisamente tacciata, sui giornali nazionali, di qualcosa di tremendo.

 

Qui però si va da altre parti. E per quelle cose non c’è nemmeno una parola bonaria e vagamente vezzeggiativa come «frociaggine». Da quelle parti c’è altro: c’è l’indicibile.

 

E l’indicibile, accusano in tanti, nella chiesa infiltrata da Satana e sempre di casa.

 

Roberto Dal Bosco

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Gli USA lanciano un avvertimento su eventi gay e attacchi terroristici

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Nelle prossime settimane il rischio di attacchi terroristici in occasione di eventi omotransessualisti in tutto il mondo aumenta, ha avvertito il Dipartimento di Stato americano.   All’inizio di questo mese, l’FBI e il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale hanno emesso un avviso simile riguardo ai potenziali rischi per la sicurezza nel mese di giugno, il mese delle celebrazioni del cosiddetto Gay Pride, cioè l’orgoglio gay.   In un avviso pubblicato venerdì, Washington ha esortato «i cittadini statunitensi all’estero a prestare maggiore cautela» alla luce del «potenziale attacco terroristico, manifestazioni o azioni violente contro cittadini e interessi statunitensi». Secondo il documento, le organizzazioni terroristiche straniere potrebbero prendere di mira «persone ed eventi LGBTQI+».   I cittadini americani dovrebbero prestare particolare attenzione alle «celebrazioni del Pride e ai luoghi frequentati da persone LGBTQI+», nonché alle attrazioni turistiche. Notiamo che le istituzioni americane stanno usando la versione della sigla alfanumerica «LGBTQI+», che come sa il lettore è cangiante, al punto che nella primavera scorsa il premier canadese Giustino Trudeau aveva parlato ufficialmente di diritti 2SLGBTQI+.

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Il 10 maggio, anche l’FBI e il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale hanno emesso un avvertimento, sostenendo che «organizzazioni terroristiche o sostenitori stranieri potrebbero cercare di sfruttare l’aumento dei raduni associati al prossimo Pride Month di giugno 2024». Le autorità statunitensi non hanno fornito dettagli su eventuali luoghi e regioni a rischio né sulla natura concreta delle presunte minacce.   Il comunicato sottolinea che in passato gli eventi a tema LGBTQ sono stati presi di mira dai terroristi, inclusa la sparatoria di massa mortale avvenuta nel club gay Pulse in Florida nel giugno 2016 quando Omar Mateen, un 29enne sospettato di a sua volta essere gay prima di giurare fedeltà all’ISIS, uccise 49 persone ferendone altre 53.   L’FBI e il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale hanno inoltre notato che lo scorso giugno le autorità austriache hanno arrestato a Vienna tre presunti simpatizzanti dello Stato Islamico, sospettati di aver pianificato un attacco ad un evento del Pride.   L’avviso esorta i cittadini statunitensi a prestare attenzione a qualsiasi minaccia violenta relativa agli eventi LGBTQI+ pubblicati online.   Come riportato da Renovatio 21, nello scorso anno le parate Gay Pride tedesche sono state molestate da uomini che i giornali locali hanno definito pudicamente «di origini meridionali».   L’anno scorso, dopo focolai scoppiati alle manifestazioni omotransessualiste in giro per il mondo, l’OMS emise un comunicato consigliando agli LGBT di fare il vaccino contro il vaiolo di scimmia prima dei gay pride. L’OMS, in modo sempre più sorprendente, raccomandò ai gay maschi di limitare i partner sessuali. Avvertimenti erano stati emessi anche dall’agenzia USA per il controllo delle epidemie CDC.

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