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Politica

Ucciso il marito dell’europarlamentare Francesca Donato

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Angelo Onorato, marito dell’europarlamentare Francesca Donato, è stato ritrovato morto nella sua macchina a Palermo. Lo riportano varie testate nazionali.

 

In un primo momento si era parlato di colpi di arma da fuoco, ora invece alcuni giornali parlano di «fascetta da elettricista stretta al collo», scrive Il Fatto Quotidiano. La voce su una macchia di sangue sul petto non sarebbe confermata.

 

Onorato, 54 anni, era architetto ed impresario edile, nonché proprietario di due negozi di arredamento.

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Il cadavere dell’uomo è stato trovato sul sedile del guidatore di una Range Rover nera ferma in una bretella laterale di viale Regione Siciliana, la circonvallazione di Palermo che attraversa il capoluogo siculo connettendolo con le autostrade della regione. Sul luogo sono giunti la Squadra Mobile con i suoi investigatori, i Carabinieri, un medico legale e il PM di turno.

 

Secondo quanto trapelato ai giornali, l’eurodeputata avrebbe confermato a degli amici la morte del marito, con il quale ha due figli di 25 e 21 anni.

 

La Donato, nata da Ancona da una famiglia veneta, si era trasferita sull’isola dopo il matrimonio nel 1999, lasciando una carriera presso aziende dell’Alta Italia.

 

Avvicinatasi alla politica circa a metà degli anni 2010, era stata eletta nel 2019 al Parlamento Europeo tra le file della Lega Nord, ricevendo 28.460 preferenze.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel biennio pandemico si era battuta pubblicamente – praticamente unico caso in Italia – contro restrizioni COVID, insabbiamento di ivermectina e idrossiclorochina, obbligo vaccinale e introduzione di euro digitale con conseguente incubo di sorveglianza biometrica, temi di cui de facto è stata la sola a parlare. Memorabili anche i suoi discorsi all’europarlamento di critica dell’allora premier italiano Mario Draghi.

 

A Bruxelles l’onorevole Donato – che ricordiamo è ancora in carica – si era scagliata contro i passaporti vaccinali «voluti dalle élite politiche» assieme ad altri colleghi come il croato Ivan Vilibor Sincic, e il romeno Cristian Terhes e l’eurodeputata tedesca del partito Alternative für Deutschland (AfD) Christine Anderson.

 


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La netta contrarietà al green pass l’hanno spinta a lasciare la Lega nel settembre 2021, per poi fondare un’associazione politica, Rinascita Repubblicana, con la quale si è candidata a sindaco di Palermo per le elezioni comunali nello stesso anno. La sua lista civica, Rinasci Palermo, ottiene il 3,15% dei voti: le 6.510 preferenze non le consentono di entrare in consiglio comunale.

 

Alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, Rinascita Repubblicana va a comporre, con altri partiti cosiddetti «antisistema» (tra cui Azione Civile di Antonio Ingroia e il Partito Comunista di Marco Rizzo), la lista Italia Sovrana e Popolare. In un secondo tempo, tuttavia, si sfila dal gruppo.

 

Nel 2023, visto il suo disaccordo con il filo-atlantismo dei partiti del centrodestra, aderisce al nuovo partito di Salvatore Cuffaro Democrazia Cristiana Sicilia Nuova, venendo nominata vicepresidente nazionale del partito e commissario del partito in Sardegna. Per la DC cuffariana si era candidato alle regionali anche il marito.

 

Vanno ricordate le posizioni lontane dalla russofobia chiesta di default ai politici italiani durante il conflitto ucraino, posizione che, ritiene l’eurodeputata, le sono costate la sospensione dell’account Facebook.

 

Come riportato da Renovatio 21, il nome della Donato compariva in una versione reperibile su archive.org, di una delle famigerate liste nere ucraine.

 

Il 2 marzo 2022, è stata una dei 13 deputati che hanno votato contro la condanna dell’invasione russa dell’Ucraina. Il 22 novembre, il Parlamento Europeo ha votato a favore del riconoscimento della Federazione Russa come stato sostenitore del terrorismo; Donato è stata una dei quattro parlamentari italiani a votare contro la mozione.

 

Renovatio 21 offre le più sentite condoglianze all’onorevole Donato, e prega che sia fatta giustizia per questa tragedia.

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Politica

È in corso un colpo di Stato in Germania?

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Il professore di diritto statale Dietrich Murswiek dell’Università di Tubinga si è chiesto se in Germania non sia in corso un colpo di Stato. Lo riporta la rivista conservatrice Tichys Einblick, che ha intervistato l’accademico tubinghese.   A suggerire l’oscura ipotesi, vi sarebbe la moltitudine di manovre politiche in atto riguardanti l’economia, l’esercito e la pratica costituzionale e parlamentare fondamentale. Si possono elencare, in questo senso: il piano di modificare il freno costituzionale al debito contro i prestiti statali extra-bilancio; la richiesta di finanziare la militarizzazione con centinaia di miliardi di euro (che già fa dire a qualcuno: si comporrà un’ulteriore bolla speculativa); il piano dei cristiano-democratici, dei socialdemocratici e dei verdi di avere un altro cambiamento costituzionale affermando la «neutralità climatica» come nuova norma di base.   L’effetto netto di questo cambiamento costituzionale sarebbe che chiunque fosse scettico sull’obiettivo della neutralità climatica, ad esempio sostenendo che danneggerebbe l’economia, diventerebbe potenzialmente un nemico della Costituzione, un nemico dello Stato.

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I partiti e i politici che fanno campagna contro la politica climatica rosso-verde potrebbero e sarebbero dichiarati nemici della Costituzione e dello Stato, diventando bersagli dell’Ufficio per la protezione della Costituzione (BfV), i famosi servizi interni tedeschi, già all’opera nella repressione dell’AfD e altri movimenti.   Le persone prese di mira potrebbero perdere il lavoro, ad esempio, soprattutto se lavorano nel settore statale, ad esempio come insegnanti. Murswiek cita l’esempio della Romania, dove la Corte costituzionale ha inizialmente vietato la parola alla politica Diana Sosoaca (leader del partito SOS), il che è stato fatto in riferimento ad articoli da lei pubblicati.   Il decreto di divieto del supremo tribunale rumeno è stato emesso senza che fosse stata condannata o addirittura processata in precedenza, senza che le fosse stata data la possibilità di difendersi. La Corte costituzionale ha preso la sua decisione senza alcun giusto processo in merito.   Come noto, anche il candidato Calin Georgescu – che aveva vinto il primo turno dell’elezione per vedere poi annullato il risultato – è stato escluso completamente dalle elezioni, anche in riferimento a diverse accuse difficilmente dimostrabili.   Si insinua il sospetto che il requisito della «neutralità climatica» nella Legge fondamentale potrebbe alla fine essere strumentalizzato per tali scopi politici di partito: chiunque si opponga alle politiche verdi diventa un nemico della Costituzione e deve aspettarsi guai. Ciò potrebbe essere molto utile nelle prossime elezioni se, come previsto, i vecchi partiti ricevessero ancora meno sostegno di quest’anno.   La magistratura potrebbe quindi tendere una mano salvifica per sbarazzarsi di tutti quei partiti e politici che si oppongono alla narrazione ufficiale, avverte Murswiek.

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La magistratura è all’opera oggi anche nell’America di Donald Trump, annullando – con sentenze di giudici di nemmeno alto grado – i decreti presidenziali su immigrazione e taglio dei fondi.   In Italia conosciamo bene l’uso della magistratura a fine politici, come è divenuto chiarissimo nei quasi 30 anni dello statista Silvio Berlusconi (1936-2023) nella scena politica nazionale.   Va detto che Trump, Berlusconi, Georgescu e a breve anche AfD e compagni hanno, con probabilità, lo stesso nemico: lo Stato profondo transatlantico.

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Immagine di Ansgar Koreng via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-SA 3.0 (DE)  
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Politica

Trump annulla gli atti di Biden firmati con l’autopenna. Le grazie per Hunter, Fauci, e Deep State sono a rischio?

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che le condanne firmate dal suo predecessore, Joe Biden, non hanno valore legale, sostenendo che non sono mai state debitamente valutate e autorizzate.

 

Poco prima di lasciare l’incarico, Biden ha concesso la clemenza preventiva a diverse personalità politiche, tra cui i membri del comitato speciale del Congresso per la rivolta di Capitol Hill del 6 gennaio 2021, che secondo la sua amministrazione avrebbero potuto affrontare un’ingiustificata azione penale durante la seconda presidenza Trump.

 

In un post su Truth Social di lunedì, Trump ha liquidato i condoni come «NULLI, VACANTI E SENZA ULTERIORE VALORE O EFFETTO», affermando che «Biden non li ha firmati ma, cosa ancora più importante, non ne era assolutamente a conoscenza!»

 

La legittimità dei condoni è stata messa sotto esame questo mese dopo che l’Oversight Project, un’iniziativa all’interno della conservatrice Heritage Foundation, ha evidenziato l’ampio utilizzo di un dispositivo chiamato autopen – cioè una penna automatica – per firmare documenti ufficiali durante il mandato di Biden. Il rapporto affermava: «chiunque controllasse l’autopen controllava la presidenza».

 

 

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Sebbene non vi sia alcun obbligo legale per un presidente degli Stati Uniti di firmare i documenti a mano, la fragilità di Biden negli ultimi anni della sua presidenza ha suscitato il sospetto che lo staff possa aver sfruttato la situazione per appropriarsi segretamente dei poteri presidenziali.

 

Trump ha affermato che i membri della Commissione J6 hanno orchestrato i propri condoni senza la conoscenza o il consenso di Biden. «I necessari documenti di condono non sono stati spiegati a Biden, né da lui approvati. Non ne sapeva nulla, e le persone che lo sapevano potrebbero aver commesso un crimine», ha affermato Trump.

 

 

Il presidente ha espresso sentimenti simili durante un discorso al Dipartimento di Giustizia venerdì scorso, etichettando l’uso dell’autopenna da parte di Biden come «irrispettoso nei confronti dell’ufficio» e potenzialmente «nemmeno valido».

 

I leader degli Stati Uniti hanno utilizzato strumenti di assistenza alla scrittura per oltre due secoli. Nei primi anni del 1800, Tommaso Jefferson portò alla Casa Bianca un dispositivo di duplicazione noto come poligrafo per copiare le sue lettere scritte a mano. L’amministrazione di Giorgio W. Bush ha sostenuto legalmente che l’autopen funge da legittimo sostituto della firma di un presidente sulle bollette.

 

In particolare, sembrano essere sul piatto i pardon assegnati al figlio di Biden, Hunter (noto per essere al centro di storie di corruzione e depravazione), il dottor Anthony Fauci («zar» della gestione pandemica, che ha detto di non aver fatto nulla di male, tuttavia accettando la grazia presidenziale), il generale Mark Milley (che di fatto ipotizzò una piccola sedizione golpista, arrivando ad informare l’esercito cinese che qualora negli ultimi giorni di presidenza Trump avesse chiesto di attaccare Pechino lui non avrebbe seguito l’ordine), Liz Cheney, figlia del controverso ex vicepresidente Dick Cheney, e altri politici legati al Deep State che avevano istituito la Commissione per l’indagine sui fatti del Campidoglio nel 6 gennaio 2021.

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Politica

L’UE rifiuta di commentare il divieto a Georgescu alle elezioni romene

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L’Unione Europea ha rifiutato di dire nulla sulla decisione della Romania di impedire al candidato indipendente Calin Georgescu di partecipare a una ripetizione delle elezioni presidenziali della nazione, secondo quanto riportato dai media. La vittoria al primo turno di Georgescu è stata annullata a causa di affermazioni di irregolarità nella campagna elettorale e accuse di legami con Mosca.   Georgescu, un convinto critico dell’UE e della NATO e un oppositore del sostegno all’Ucraina, ha vinto con una pluralità del 23% dei voti a novembre, ma la Corte costituzionale rumena ha rapidamente annullato il risultato. Domenica, l’Ufficio elettorale centrale (BEC) gli ha impedito di prendere parte alle nuove elezioni di maggio.   Lunedì, la Commissione europea ha dichiarato che Bruxelles «non commenta» i processi elettorali negli stati membri, secondo diversi resoconti dei media. Quando gli è stato chiesto durante una conferenza stampa se l’organo esecutivo dell’UE si fidasse della commissione elettorale rumena per prendere una decisione così drastica, il rappresentante della commissione Markus Lammert ha detto che Bruxelles “non interferisce in alcun modo nelle elezioni nazionali”, che sono una responsabilità delle autorità nazionali e del popolo.

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L’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali è avvenuto in seguito ad accuse di violazioni elettorali e affermazioni secondo cui la Russia avrebbe condotto una campagna online coordinata per promuovere Georgescu.   Un’indagine all’inizio di quest’anno ha rivelato che le presunte irregolarità della campagna erano probabilmente causate dalle azioni di una società di consulenza associata al filo-occidentale Partito Nazionale Liberale (PNL). La società intendeva indebolire un altro candidato ma inavvertitamente ha invece aumentato il profilo di Georgescu.   La Russia ha negato il coinvolgimento nel processo elettorale della Romania, con la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakhharova che ha definito le speculazioni infondate. «La Russia non ha l’abitudine di intromettersi negli affari altrui», ha detto ai giornalisti la scorsa settimana.   A fine febbraio, il Georgescu è stato incriminato per presunta istigazione ad azioni contro l’ordine costituzionale e per aver promosso un’ideologia fascista, razzista o xenofoba. Il candidato ha negato tutte le accuse, insistendo sul fatto che sono motivate politicamente.   Va ricordato che la NATO sta costruendo un’enorme base militare in Romania. A maggio è prevista in Romania un’esercitazione militare con migliaia di soldati francesi, una simulazione di combattimento contro la Russia.
Come riportato da Renovatio 21, il Georgescu tre settimane fa ha definito il presidente ucraino Zelens’kyj un «semi-dittatore» e dichiarato in un podcast americano che la NATO usa la Romania come «porta della guerra».

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