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44 transessuali a pranzo dal Papa. Il solito segno

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I media di tutto il mondo hanno riportato festanti la notizia per cui al pasto presieduto dal Papa nell’Aula Paolo VI della scorsa domenica erano presenti anche «quarantaquattro individui transgender e quattro volontari» provenienti dalla parrocchia di Torvajanica (Roma), che da alcuni anni si dedica all’accoglienza e all’instaurazione di amicizia con queste persone.

 

Il parroco, don Andrea Conocchia, ha comunicato all’ANSA di aver presentato questo gruppo a Papa Francesco.

 

Apprendiamo quindi che «transessuali, a piccoli gruppi, partecipano infatti alle udienze generali del Papa quasi ogni mercoledì», riporta l’agenzia stampa, che specifica pure che «alcune hanno invece un rapporto diretto con il pontefice, “sempre molto attento ai loro problemi e alle loro sofferenze”, attraverso scambi di lettere e messaggi».

 

Secondo quanto riportato, a due transessuali sarebbe stato dato un posto a sedere proprio al tavolo del papa.

 

L’agenzia Associated Press ha diramato urbi et orbi un video dell’evento che seguiva i trans sin da quando sono saliti in pulmino. Il filmato si chiude con un’immagine della Basilica di San Pietro vista da via della Conciliazione e la scritta «Papa Francesco ha fatto dell’apertura alla comunità LGBTQ+ uno dei segni principali del suo papato».

 

 

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La notizia arriva in rinforzo dell’«apertura» nei confronti dell’omotransessualismo espressa dal Dicastero della Dottrina della Fede presieduto da un fedelissimo di Bergoglio, il cardinale argentino Victor Manuel «Tucho» Fernandez, che ha firmato con il pontefice un documento in cui apriva per i transgender la possibilità di fare da padrini (madrine? Madrini? Madrin*? Padrin*? Non è stato specificato) ai battesimi.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2015 il Dicastero aveva risposto negativamente alla stessa richiesta.

 

I segni di avvicinamento al transgenderismo, in effetti, si sono moltiplicati lungo tutto il papato bergogliano.

 

A fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale.

 

A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il pontefice ha incontrato dei trans in «pellegrinaggio» in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.

 

Va ricordato come Francis DeBernardo, attivista cofondatore del ministero dissidente pro-LGBT New Ways, ha incontrato Papa Francesco a Santa Marta il 17 ottobre con la sua collega attivista arcobaleno suor Jeannine Gramick, proprio mentre era in corso il Sinodo sulla sinodalità. «L’incontro con Papa Francesco è un grande incoraggiamento per Suor Jeannine e New Ways Ministry a continuare il nostro lavoro nella Chiesa cattolica», aveva affermato DeBernardo.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’ambasciata USA presso la Santa Sede sei mesi fa ha celebrato il «Transgender Day of Remembrance», il «giorno del ricordo transgender che offre un omaggio «a quelli della comunità transgender che sono stati assassinati a causa dell’odio». Durante il mese di giugno, l’ambasciata statunitense issò una grande bandiera omotransessualista – e immaginiamo abbiano fatto lo stesso anche all’ambasciata di Riyadh o di Islamabad.

 

Non ci risultano proteste da parte della Santa Sede, Paese ospitante. Il lettore potrebbe chiedersi perché, e magare rispondersi pensando alla composizione demografica degli attuali occupanti del Sacro Palazzo.

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Transessuale del Partito Democratico arrestato dopo aver detto di voler sparare a Trump fuori da un comizio

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Un uomo con un’identità di genere incerta è stato arrestato venerdì con l’accusa di aver espresso il desiderio di sparare all’ex presidente Donald Trump e di aver fatto commenti sulla difficoltà di far passare un’arma da fuoco attraverso i controlli di sicurezza prima di uno dei comizi del candidato repubblicano.   Il quotidiano locale Lexington Herald-Leader riporta che un 74enne registrato come elettore democratico e possessore di armi, nonché autodefinentesi come «donna», stava acquistando un pass per il parcheggio presso l’ufficio trasporti della Penn State University, dove Trump stava parlando.   Secondo il Daily Mail, l’uomo «usa pronomi femminili».   L’uomo sarebbe stato sentito commentare «Odio Donald Trump» e «Vorrei sparare a quel tizio», mentre si lamentava del fatto che «non puoi portare una pistola dentro o gli studenti la vedrebbero». Avrebbe anche fatto il gesto di armare la pistola.  

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Quando è stato interrogato dalla polizia universitaria e dai servizi segreti statunitensi, l’uomo avrebbe ammesso di aver «probabilmente» indicato che avrebbe sparato all’ex presidente se ne avesse avuto la possibilità, e ha detto «francamente, spero che qualcuno lo prenda». È stato accusato di reati minori per minacce terroristiche e condotta disordinata.   La notizia segue due attentati alla vita del candidato avvenuti dall’estate: una sparatoria durante un comizio in Pennsylvania a luglio, che ha sfiorato l’orecchio di Trump e ucciso il partecipante Corey Comparatore; e un uomo che è stato fermato mentre brandiva un’arma nel campo da golf di Trump a West Palm Beach.   Il primo attentatore, Thomas Matthew Crooks, un misterioso ventenne che non ha lasciato tracce sui social (ma pare avesse account criptati in Belgio, Germania e Nuova Zelanda), è stato ucciso sul posto, e del caso non è saputo più nulla. La CIA ha bizzarramente negato che si trattasse di un caso MK-Ultra, il programma per il controllo mentale portato avanti per decenni nel dopoguerra dai servizi americani.   Il secondo aspirante attentatore, Ryan Routh, è stato identificato e arrestato prima di avvicinarsi a Trump. Il Routh era un entusiasta del sostegno americano alla guerra in Ucraina, dove si era recato (comparando in uno spot per il Battaglione Azov) e programmando anche il reclutamento di miliziani stranieri che combattessero per Kiev. Routh ha lasciato una lettera in cui prometteva 150 mila dollari a chiunque uccidesse Trump in caso di suo fallimento. In uno strano sviluppo, il figlio è stato arrestato per pedopornografia.   Secondo quanto rivelato dal deputato USA Matt Gaetz, vi sarebbero nel Paese almeno cinque squadre di assassini, alcune delle quali con elementi provenienti dall’Estero (Iran e Pakistan) che starebbero cercando di uccidere Trump. Secondo quanto riportato, avrebbero a disposizione anche armi terra-aria con le quali colpire il Trump Force One, il «jumbo personale» dell’ex presidente.   Trump non è l’unico repubblicano ad affrontare l’odio di sinistra che si trasforma in violenza. Il mese scorso, la giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Amy Coney Barrett ha parlato del peso emotivo di suo figlio quando ha scoperto che doveva indossare un giubbotto antiproiettile per andare al lavoro, in seguito a un’ondata di proteste ostili che hanno incluso un uomo che è stato arrestato dopo aver pianificato di uccidere uno dei suoi colleghi alla Corte Suprema, il giudice Brett Kavanaugh.

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L’arcivescovo di Canterbury approva l’attività omosessuale all’interno di una «relazione impegnata»

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L’arcivescovo di Canterbury, vertice clericale della religione anglicana, ha affermato che il sesso è consentito all’interno di una relazione omosessuale e che le coppie dello stesso sesso possono essere benedette in chiesa.

 

«Ogni attività sessuale dovrebbe avvenire all’interno di una relazione impegnata… che sia etero o gay», ha affermato Giustino Welby, il principale religioso della Comunione anglicana mondiale, in una recente intervista a The Rest is Politics, un podcast condotto da Alastair Campbell e Rory Stewart.

 

Il Campbell è un ex portavoce, addetto stampa e direttore delle comunicazioni e della strategia dell’ex primo ministro britannico Tony Blair, mentre Stewart è un ex membro del Parlamento del Partito conservatore.

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Lo Welby ha continuato, sostenendo che una coppia dello stesso sesso può essere «sposata» e sostenendo la loro benedizione da parte della Chiesa anglicana:

 

«Non stiamo rinunciando all’idea che il sesso sia all’interno del matrimonio o dell’unione civile o se il matrimonio sia civile o religioso e che, pertanto, abbiamo avanzato una proposta secondo cui laddove le persone abbiano vissuto un’unione civile o un matrimonio omosessuale (…) dovrebbero essere in grado di venire in una chiesa e avere un servizio di preghiera e benedizione per loro nella loro vita insieme».

 

Per alcuni osservatori si tratta delle parole più «chiare» dello Welby sull’omosessualità. Come ha osservato Anglican Ink, i commenti dello Welby sono «un chiaro allontanamento dalla dottrina della Chiesa d’Inghilterra sul matrimonio e l’etica sessuale, dalla Comunione anglicana globale, dalla posizione storica di ogni altra confessione cristiana nel mondo e dal chiaro insegnamento della Bibbia».

 

Nel 2017, il Campbell aveva chiesto a Welby se il sesso gay fosse peccaminoso, e l’arcivescovo ha detto la famosa frase «non posso dare una risposta diretta».

 

In accordo con la Scrittura, che dice che le relazioni omofile costituiscono abominio (San Paolo, prima lettera ai Romani, 23-27) la Chiesa d’Inghilterra insegna ufficialmente che “il rapporto sessuale, come espressione di fedele intimità, appartiene propriamente ed esclusivamente al matrimonio”, definendo il matrimonio come un’unione per tutta la vita tra «un uomo e una donna».

 

Questo allontanamento dall’insegnamento tradizionale ha scatenato una reazione negativa all’interno della Comunione anglicana, spingendo lo Welby a fare una dichiarazione di follow-up che spiega che «l’arcivescovo Giustino stava dando una visione personale che riflette la posizione ora sostenuta da lui stesso, dall’arcivescovo di York e da molti altri vescovi riguardo all’intimità sessuale. È stato onesto nel dire che il suo pensiero si è evoluto nel corso degli anni attraverso molta preghiera e riflessione teologica… e ora sostiene questa visione sinceramente».

 

«Welby usa la classica difesa postmoderna della sincerità. Dovremmo tutti rispettare le sue opinioni perché è sincero. Ma molti apostati sono sinceri» commenta Anglican Ink.

 

L’allontanamento di importanti prelati anglicani dall’insegnamento cristiano fondamentale ha portato a una frattura all’interno della Comunione anglicana, nonché alla defezione di un numero significativo di ecclesiastici verso la Chiesa cattolica, come quella dell’ex vescovo anglicano Michael Nazir-Ali nel 2021, assistita fin dall’istituzione dell’Ordinariato da Papa Benedetto XVI nel 2011.

 

Dopo i recenti commenti di Welby, The Alliance, un gruppo di gruppi della Chiesa d’Inghilterra che aderiscono all’insegnamento biblico sulla sessualità, ha scritto ai vescovi anglicani, osservando che hanno iniziato a «creare una provincia parallela de facto all’interno della Chiesa d’Inghilterra in risposta al cambiamento di fatto nella dottrina».

 

L’anno scorso, i vescovi anglicani di tutto il mondo hanno dichiarato che la loro comunione con la Chiesa anglicana d’Inghilterra era «rotta» a causa del suo sostegno al «matrimonio» tra persone dello stesso sesso e della sua approvazione ufficiale di un rito liturgico di benedizione per le unioni omosessuali.

 

La dichiarazione è stata rilasciata in una dichiarazione rilasciata dalla quarta Global Anglican Future Conference (GAFCON) della Global Fellowship of Confessing Anglicans tenutasi in Ruanda. I 1.300 delegati presenti rappresentavano circa l’85% degli anglicani del mondo.

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«Le attuali divisioni nella Comunione anglicana sono state causate da radicali allontanamenti dal vangelo del Signore Gesù Cristo. Alcuni all’interno della Comunione sono stati presi prigionieri da filosofie vuote e ingannevoli di questo mondo (Colossesi 2, 8). Tale incapacità di ascoltare e prestare attenzione alla Parola di Dio mina la missione della chiesa nel suo insieme», affermava la dichiarazione del GAFCON IV.

 

Un gruppo di 12 leader anglicani aveva appena pubblicamente respinto Welby come capo spirituale della Chiesa d’Inghilterra, dopo che questi aveva consentito la benedizione delle unioni omosessuali.

 

La velocità con cui Canterbury opera la sua stessa demolizione con continue rivoluzioni benedizione delle coppie omosessuali, al matrimonio omofilo e alla questione gender in generale (che non esclude i pronomi di Dio) ha portato a tensioni con il ramo africano della chiesa nata con lo Scisma d’Occidente – una situazione speculare a quella delle Conferenze Episcopali cattoliche africane dopo la pubblicazione del documento per la benedizione omosessualista Fiducia Supplicans.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’omosessualismo della Chiesa anglicana, che si è mostrato di recente anche con episodi blasfemi come il ricercatore di Cambridge che fa una conferenza sul «corpo trans di Gesù», tracima anche nella Chiesa cattolica, come parso evidente tre mesi fa nel viaggio africano congiunto di Bergoglio e Welby in Africa e nella devastante conferenza stampa aera di ritorno.

 

Sempre parlando di velocità anglica, abbiamo pure notato la rapidità con la quale l’anno scorso è stata incredibilmente concessa la Chiesa di San Giovanni Laterano ad una celebrazione anglicana presidiata da un loro vescovo, Johnatan Baker della diocesi di Fulham, già noto per la sua carriera in massoneria. Quest’anno siamo passati direttamente alle celebrazioni anglicane nella Basilica papale di San Bartolomeo a Roma, che ora monsignor Viganò chiede di riconsacrare.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo Welby tempo fa era stato severamente multato per eccesso di velocità mentre guidava per le strade di Albione. Da segnalare, en passant, un altro arcivescovo di Canterbury campione di velocità: George Carey, predecessore dello Welby, che in Australia trasformossi in grande promotore dell’eutanasia.

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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic

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L’UE minaccia, ma la Georgia dice che non si arrenderà alla legge omotransessualista

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Sogno Georgiano, il partito politico al potere in Georgia, ha chiarito che non si piegherà mai alle pressioni occidentali per abrogare una legge recentemente adottata contro la propaganda LGBT.   Tbilisi aspira da anni a entrare nell’Unione Europea, ma il blocco ora avverte che la legislazione potrebbe ostacolare l’adesione.   Sostenuta dal Parlamento nazionale a settembre, la legge proibisce esplicitamente il riconoscimento statale del matrimonio per le coppie dello stesso sesso, l’adozione di bambini da parte di omosessuali e la fornitura di trattamenti di transizione di genere. Oltre a ciò, la propaganda che promuove le relazioni omosessuali nelle istituzioni educative e nei media è ora vietata in Georgia, così come le dimostrazioni che promuovono narrazioni LGBT.

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Durante una conferenza stampa tenutasi venerdì, il segretario esecutivo di Sogno Georgiano, Mamuka Mdinaradze, ha dichiarato che «anche se ostacola temporaneamente i nostri progressi, non abbracceremo questi cosiddetti valori» dell’UE, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa statale russa la TASS.   «Sarebbe meglio per noi arrivare con due o tre anni di ritardo, ma non abrogheremo mai, lo sottolineo, la legge contro la propaganda LGBTQ», ha insistito il funzionario.   Secondo Mdinaradze, il governo georgiano non baratterà il futuro delle generazioni future per le ambizioni politiche, aggiungendo che «non vogliamo un’Europa del genere».   Le relazioni tra Georgia e Occidente sono state ulteriormente tese in seguito alle elezioni generali di sabato scorso. Sogno georgiano, partito di governo, che cerca una relazione pragmatica con la Russia, è emerso vittorioso con quasi il 54% dei voti.   Tuttavia, l’opposizione filo-occidentale, insieme alla presidente Salome Zourabichvili, ha rifiutato di riconoscere i risultati e ha accusato il governo di aver truccato le elezioni. Hanno anche denunciato l’interferenza russa nel processo, senza fornire alcuna prova.   Come riportato da Renovatio 21, l’opposizione è arrivata a chiedere subito proteste di piazza, che già avevano infiammato capitale e Parlamento negli ultimi mesi.   In un post su X domenica scorsa, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha invitato la leadership georgiana a «dimostrare il suo fermo impegno nel percorso UE del Paese».  

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Più o meno nello stesso periodo, la Commissione europea ha espresso preoccupazione per i «frequenti compromessi nella segretezza del voto e diverse incongruenze procedurali» presumibilmente osservati durante le ultime elezioni generali in Georgia.   Lunedì, il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha avvertito che Washington non «esclude ulteriori conseguenze se la direzione del governo georgiano non cambia», esortando Tbilisi a iniziare a «ritirare e abrogare la legislazione antidemocratica».   Un altro pomo della discordia tra la Georgia e le potenze occidentali è stata la legge sugli «agenti stranieri» adottata a maggio, che richiede alle entità e agli individui che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero di registrarsi come «agenti che promuovono gli interessi di una potenza straniera».   Pesanti proteste, dentro e fuori dal Parlamento, si sono consumate a Tbilisi negli ultimi mesi a seguito dell’approvazione delle legge sugli agenti stranieri. L’UE ha aggiunto il carico sospendendo la candidatura della Georgia al blocco bruxellita.   Negli scorsi mesi era emerso che gli europei avrebbero fatto pressione su Tbilisi affinché inviasse mercenari in Ucraina. Il premier Irakli Kobakhidze – che di recente ha collegato i tentati assassinii di Trump e Fico – ha dichiarato quest’estate che la Georgia non verrà «ucrainizzata».   Come riportato da Renovatio 21, la Chiesa Ortodossa Georgiana ha elogiato il Parlamento del Paese per aver approvato la legge che limita la diffusione di contenuti LGBT e vieta l’intervento di riassegnazione di genere, descrivendola come un «passo avanti positivo» per la nazione conservatrice post-sovietica.

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Immagine di Gerd Eichmann via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International  
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