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Gender

Padre Martin benedice una «coppia» omosessuale nella residenza dei gesuiti a Nuova York

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Padre James Martin, gesuita pro-LGBT sostenuto da Bergoglio, ha impartito la sua prima «benedizione» di una coppia omosessuale a Nuova York City dopo la pubblicazione del nuovo documento vaticano Fiducia Supplicans.

 

Martedì 19 dicembre, appena un giorno dopo che il Vaticano ha emesso la dichiarazione che vescovi e gruppi filo-omosessualisti celebrano come un’approvazione esplicita delle unioni omosessuali, il Martin ha «benedetto» l’unione di un 44enne e di un 38enne in un salotto della residenza dei Gesuiti a Manhattan.

Martin ha pubblicizzato la benedizione in un post su Twitter, scrivendo: «Cari amici: ho avuto l’onore di benedire i miei amici Jason e Damien questa mattina nella nostra residenza dei gesuiti, secondo le nuove linee guida stabilite dal Vaticano per le coppie dello stesso sesso. Ma prima di questo, sono stato benedetto dalla loro amicizia e dal loro sostegno».

 

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«È stato davvero bello poterlo fare pubblicamente», ha detto il gesuita.

 

L’evento è al centro di un articolo giubilante del New York Times.

 

Secondo quanto riporta LifeSiteNews, Jason è un professore di teologia alla St. Joseph University di New York, che focalizza la sua ricerca sul «ministero» cattolico verso le persone LGBT. I due si sarebbero «sposati» alla Judson Memorial Church e sono noti per frequentare bar gay e feste per nudisti. Lo stesso Martin avrebbe messo un «mi piace» alle foto della coppia che si bacia sulle labbra.

 

Celebrando il nuovo permesso del Vaticano di benedire le coppie dello stesso sesso, Martin ha definito le richieste per tali benedizioni «un santo desiderio dell’aiuto di Dio», ignorando la grave peccaminosità della relazione omosessuale che rende tali persone una «coppia». Martin ha dichiarato riguardo al nuovo documento che «piuttosto che dire che Dio non benedice il peccato, sta dicendo che Dio benedice tutti noi nel nostro desiderio della presenza di Dio nelle nostre vite».

 

«Questo è un regalo di Natale anticipato per la Chiesa cattolica e per tante persone che hanno sentito che Dio non le accompagna davvero – e che la Chiesa, più specificamente, non le accompagna – e ora si sentiranno più accompagnati e capaci fare queste cose in pubblico».

 

«Insieme a molti sacerdoti, ora sarò felice di benedire i miei amici nelle unioni dello stesso sesso», ha scritto Martin in un post giubilante sui social media dove notava che il documento rappresenta «un netto cambiamento rispetto alla conclusione “Dio non benedice e non può benedire il peccato” di appena due anni fa» – parole che sono state trovate nella nota della CDF del 2021 che vietava le benedizioni tra persone dello stesso sesso, emessa sotto l’allora prefetto Luis Cardinal Ladaria Ferrer, pure gesuita.

 

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In quello che è stato di fatto il primo annuncio ufficiale sulla materia da parte di un membro del clero dopo la pubblicazione del documento, padre Martin – noto per l’attivismo filo-LGBT oltranzista – aveva dichiarato, a pochi minuti dalla notizia della pubblicazione di Fiducia supplicans, che avrebbe offerto benedizioni alle persone che vivono in unioni omosessuali.

«La dichiarazione apre la porta alle benedizioni non liturgiche per le coppie dello stesso sesso, qualcosa che in precedenza era vietato a vescovi, sacerdoti e diaconi. Insieme a tanti sacerdoti, avrò ora il piacere di benedire i miei amici nelle unioni dello stesso sesso» aveva scritto sempre su Twitter il gesuita arcobalenato.

 

 

Martin ha ribadito le sue intenzioni, deprecando i tentativi di minimizzare l’importanza del documento vaticano: «È un cambiamento significativo. Insomma, ieri, come sacerdote, mi è stato proibito assolutamente di benedire le coppie dello stesso sesso. Oggi, con alcune limitazioni, posso».

 

La «benedizione» di una «coppia» gay impartita a Nuova York lo scorso martedì è stata la prima offerta dal sacerdote eterodosso. Parlando al National Desk, il Martin ha insistito sul fatto che i cattolici LGBT sono «felici» e «felicissimi» del cambiamento di pratica di Roma.

 

In questi anni, il gesuita Martin anche promosso un’immagine tratta da una serie di opere blasfeme e omoerotiche che mostrano Gesù Cristo come omosessuale, ha promosso unioni civili tra persone dello stesso sesso e ha descritto vedere Dio come maschio come «dannoso». Tutto ciò, invece che cagionargli una sanzione da parte della gerarchia, lo ha fatto promuovere: è Bergoglio stesso che lo porta in palmo di mano, spendendosi in pubblici elogi per il più noto sacerdote filo-LGBT del mondo.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo scorso novembre Bergoglio aveva dapprima concesso un’udienza privata al Martin, per poi elogiarlo pubblicamente durante l’assemblea plenaria del Dicastero per le comunicazioni vaticane. Il gesuita filo-omofilo era stato quindi alle masse di ragazzi, tra musica techno sparata da sacerdoti DJ e pissidi Ikea, durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona.

 

Un anno fa, il Martin aveva dichiarato in pratica che la dottrina del catechismo sull’omosessualità uccide, in quanto porterebbe taluni alla morte per suicidio. Il papa la scorsa estate gli scrisse una lettera di incoraggiamento: «Vi incoraggio a continuare a lavorare sulla cultura dell’incontro, che accorcia le distanze e ci arricchisce delle nostre differenze, come ha fatto Gesù, che si è fatto vicino a tutti».

 

È inutile, a questo punto, dissimulare il fatto che il Vaticano sta lavorando per la benedizione della Sodomia – cioè contro la Bibbia stessa.

 

Commentando la gioia per il documento Fiducia Supplicans mostrata da coloro che dissentono apertamente dall’insegnamento cattolico sulla moralità sessuale, il padre francescano Thomas Weinandy, OFM, ha detto che «tutti i presenti a tali benedizioni sanno, senza dubbio, che tali relazioni sono di natura sessuale. Nessuno si lascia ingannare. In effetti si rallegrano che tali rapporti sessuali siano benedetti. Questo è lo scopo di queste benedizioni. Non è la loro astinenza sessuale ad essere benedetta, ma la loro indulgenza sessuale».

 

Il nuovo documento di Roma «deprime la natura stessa delle benedizioni», ha lamentato Weinandy. «Il tentativo immorale di sfruttare le benedizioni di Dio si fa beffe della sua bontà e del suo amore divini».

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Gender

Trump annulla i finanziamenti della Sanità USA per prevenire la gravidanza nei «ragazzi transgender»

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Il Dipartimento per l’efficienza governativa (DOGE) ha annunciato che i National Institutes of Health (NIH) hanno cancellato i finanziamenti per una serie di programmi discutibili, tra cui 620.000 dollari per «un programma di prevenzione delle gravidanze adolescenziali inclusivo LGB+ per ragazzi transgender». Lo riporta LifeSiteNews.   «I giovani a cui viene assegnato il genere femminile alla nascita (AFAB) e che si identificano come transgender (ad esempio come ragazzi non binari o trans), non come ragazze, sono a rischio di esiti negativi per la salute sessuale, ma vengono di fatto esclusi dai programmi di salute sessuale perché i giovani di genere diverso non percepiscono come salienti o applicabili i messaggi di educazione sessuale per adolescenti cisgender ed eteronormativi a loro disposizione» scrive la descrizione del progetto, in piena lingua woke.   «Questa mancanza di programmazione contribuisce probabilmente agli ostacoli alla salute sessuale: i dati suggeriscono che i giovani transgender AFAB potrebbero essere meno propensi a usare il preservativo quando hanno relazioni con persone che hanno genitali maschili e hanno almeno le stesse probabilità delle ragazze cisgender di essere incinte. #TranscendentHealth mira ad affrontare questa disuguaglianza sanitaria».

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In pratica, il progetto proponeva l’ovvio: che quando un uomo e una donna hanno rapporti sessuali, la donna potrebbe rimanere incinta. Tuttavia, poiché il gruppo target è costituito da giovani confusi sul genere, questo fatto basilare della biologia umana è in qualche modo perso e visto come una «iniquità».   Inoltre, il DOGE ha annunciato di aver stanziato 699.000 dollari per «studiare “l’uso di cannabis” tra “individui appartenenti a minoranze sessuali di genere diverso”», 740.000 dollari per «esaminare i “social network” tra “uomini neri e latini appartenenti a minoranze sessuali nel New Jersey”» e 50.000 dollari per «valutare la “salute sessuale” tra “giovani LGTBQ+ latinx in una comunità agricola”».   Nel suo discorso al Congresso all’inizio del mese, il presidente Donaldo J. Trump ha evidenziato molti degli esempi scioccanti di spreco, frode e abuso da parte del NIH, finanziato dai contribuenti americani durante l’amministrazione Biden, tra cui 8 milioni di dollari spesi «per rendere i topi transgender». Secondo alcuni la cifra assegnata alla creazione laboratoriale di muridi transgenderri sarebbe invece vicina al quarto di miliardo di dollari.   «Nella nostra analisi, il dottor (Anthony) Fauci ha finanziato circa il 95% degli esperimenti sugli animali transgender», ha affermato Justin Goodman, vicepresidente senior del White Coat Waste Project, il quale ha detto ai membri del sottocomitato per la sicurezza informatica, l’informatica e l’innovazione governativa, presieduto dalla deputata repubblicana Nancy Mace della Carolina del Sud, che secondo la sua stima sono stati spesi 241 milioni di dollari per i test sugli animali transgender. «Direi che questo è il minimo, non il massimo, perché le informazioni sui database federali sono piuttosto incomplete».

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Bizzarria

Consigliere comunale «transdonna bisessuale» rimosso dopo la scoperta del suo account OnlyFans

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Il Consiglio comunale della città di Lynwood, nello Stato americano di Washington, potrebbe revocare il seggio del consigliere comunale Jessica Roberts dopo la scoperta che Roberts operava un account OnlyFans, piattaforma nota per consentire agli utenti «creatori» la distribuzione di materiale autopornografico.

 

Secondo quanto riportato, l’account descriveva il consigliere come «bisexual transwoman», cioè «donna trans bisessuale», che significa, ipotizziamo, un uomo che si pone come una donna ma che è orientato verso ambo i sessi. L’account ora sarebbe stato cancellato.

 

Il consigliere Derica Escamilla, che ha votato per Roberts, ha affermato: «non ne eravamo assolutamente a conoscenza», mettendo in discussione il processo di nomina «alla cieca». Il consigliere Patrick Decker ha aggiunto: «certamente non avevo idea delle opinioni di Jessica e non ritengo che tali opinioni e attività siano in linea con la gravità e la serietà del servizio alla gente di Lynnwood».

 

Secondo il sito di informazione My Northwest il consiglio comunale di Lynnwood si riunirà il 13 marzo per decidere se revocare la nomina di Roberts dopo le rivelazioni sulla sua vita personale.

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Roberts ha difeso la sua posizione, affermando: «Ciò non avrebbe avuto alcun impatto sulla mia capacità di svolgere il lavoro per cui ero stata nominata o sulla mia capacità di servire i miei colleghi residenti».

 

Roberts ha detto al Lynnwood Times di aver creato l’account OnlyFans per sicurezza e «un po’ di soldi extra», ma di averlo disattivato per evitare di sprecare «i soldi dei contribuenti o il tempo del Consiglio».

 

Il rapporto della politica americana con la pornografia si fa sempre più cospicuo. La candidata democrat della Virginia Susanna Gibson fu accusata di aver videotrasmesso in rete i rapporti sessuali tra lei e il marito. Il Washington Post, che aveva fatto emergere il caso, riferiva che la Gibson aveva trasmesso in streaming atti sessuali con il marito su una piattaforma chiamata Chaturbate e ha incoraggiato gli spettatori a pagare «mance» per richieste specifiche. Gibson ha affermato che le mance o «gettoni» erano nominali e che non ha mai guadagnato soldi dalla piattaforma, scrive ABC News.

 

In un’intervista con l’agenzia Associated Press, la Gibson ha detto che non si vergognava dei video originali trasmessi in streaming su Chaturbate. Ha detto che è stata una decisione presa «nel contesto del mio amorevole matrimonio». Dopo l’immenso scandalo, la candidata non si ritirò dalla corsa elettorale e – dato davvero interessante – perse di appena 1000 voti. Le battute si sprecarono: i democratici, un tempo, dicevano per difendere gli LGBT che la politica doveva stare lontana dalle camere da letto…

 

Nella bizzarria a questo Renovatio 21 ricorda, al di fuori della sfera dell’erotico, anche il fenomeno, molto democratico ed americano, dei candidati alle elezioni morti che vengono pure eletti.

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Immagine di SounderBruce via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 

 

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Gender

Le origini della legge sul femminicidio

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La scorsa settimana il Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana lo schema di disegno di legge intitolato «Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime». La proposta viene dal ministero della Giustizia, dal ministero dell’Interno, dal ministero per la Famiglia Natalità e Pari Opportunità e dal ministero per le Riforme istituzionali e Semplificazione normativa.   Il provvedimento stabilisce l’inserimento nel sistema legale italiano del reato di femminicidio, definendolo come il crimine compiuto da chi causa la morte di una donna per ragioni legate a discriminazione, odio di genere o per impedirle di esercitare i propri diritti e di manifestare la propria personalità. In pratica, una legge che calpesta la Costituzione, il diritto, la legge naturale, entrerà in vigore nel nostro Paese. Una vera e propria legge gender lanciata in Italia dal governo della destra.

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Tuttavia, la storia del reato di «femminicidio» (una parola artificiale, un neologismo orwelliano inaudito fino a pochi anni fa) è risalente. Il femminicidio era entrato nelle leggi italiane con la legge 119 del 15 ottobre 2013, «recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge».   Uno spaccato delle origini di questo «vero e proprio monstrum logico prima ancora che giuridico» lo dà Elisabetta Frezza nel suo libro Malascuola, insuperato compendio analitico della follia genderista e del suo impatto nelle scuole italiane.   «Come si è detto, la legge 119 è stata adottata in esecuzione della Convenzione di Istanbul del 2011 del Consiglio di Europa “sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”» scrive l’autrice.   Frezza considera l’aberrazione giuridica del concetto di punizione, che ora viene concepito a seconda di chi vittima e chi carnefice.   «Sotto il profilo penalistico, la legge in oggetto riformula i titoli di reato in ragione della qualità del soggetto leso (le femmine) laddove, per loro natura, le norme penali incriminatrici tutelano il bene giuridico oggettivamente inteso, cioè indipendentemente dalla identità del soggetto passivo (salvo casi particolari giustificati da ragioni altrettanto peculiari): la fattispecie dell’omicidio, ad esempio, punisce “chiunque cagiona la morte di un uomo”, dove ovviamente “uomo” sta per essere umano senz’altra distinzione».   Si tratta di un’enorme differenza rispetto al diritto così come lo conosciamo, dove, per dirla con la frase talvolta stampate enorme nelle aule di giustizia, «la legge è uguale per tutti».   «L’insensatezza delle nuove fattispecie incriminatrici emerge peraltro da una obiezione elementare: se uno massacra un suo simile per una qualsiasi ragione, gli dà fuoco, gli spara, lo scioglie nell’acido, il suo crimine è forse diverso o meno grave perché la vittima non è una femmina?» chiede la giurista. «E ancora: se vale la premessa di politica criminale sulla necessità di prevenire i crimini commessi ai danni delle donne attraverso una repressione più severa, perché allora non inventare uno specifico titolo di reato per ogni altra categoria “a rischio”, come ad esempio i gioiellieri, i benzinai, i tassisti?»   Pensandoci, quest’ultima non è una provocazione: vi sono «minoranze a rischio» ovunque, con casi di cronaca continui, dove poi a magari a finire in galera è il gioielliere, il tassista, il benzinaio…

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«Per quale motivo un numero indefinito di altri soggetti non avrebbe titolo per reclamare a sua volta una tutela penale ad hoc, rafforzata?» chiede ancora Frezza, rispondendo che «è chiaro che una simile pretesa, ove accolta, si risolverebbe in una evidente quanto pericolosa torsione dei principi fondamentali del sistema penale, costantemente ribaditi dalle scienze giuridiche, secondo cui va punito il fatto lesivo del bene giuridico protetto, a prescindere dalla identità e dalle caratteristiche del soggetto leso».   «Ciò precisato circa l’intrinseca assurdità dell’invenzione criminologica che va sotto il nome di femminicidio, va da sè che resta incontestabile quanto tragicamente evidente la recrudescenza dei fenomeni di violenza cieca e ferina nella società dell’oggi».   Il reato di femminicidio, dunque, cura – come tanta medicina moderna – solo un sintomo, invece che la causa del male   Al di fuori dei discorsi di chi ripete «a orecchio i luoghi comuni del pensiero unico precotto, forse vale la pena di domandarsi se questa emergenza non sia piuttosto il frutto perverso di una serie di degenerazioni, che va dalla diffusione incontrastata della pornografia, alla voragine culturale che favorisce la sovrapposizione tra virtuale e reale, alla idolatria degli istinti e correlativo abbattimento dei freni inibitori, alla esaltazione della fluidità sessuale professata in nome dell’autodeterminazione, alla metaforica uccisione del padre e di ogni legittima autorità, all’eclissi della donna nella sua immagine di moglie e di madre capace di evocare la protezione e il rispetto del maschio in virtù della sua stessa femminilità. Cioè, di tutto quanto confluisce in quel sistema distorto che si vuole pervicacemente alimentare in via mediatica ed educativa».   «È evidente che si tratta di un paradossale circuito vizioso» scrive la scrittrice. «Se si riduce tutto all’orizzonte del piacere fine a se stesso, della libertà senza limiti nei comportamenti interpersonali, disconoscendo ogni ordine naturale, l’esito non può non essere altro che quello che abbiamo oggi sotto i nostri occhi. Estirpata dalle menti la legge morale che distingue l’uomo dalla bestia, egli tornerà a manifestare aspetti autenticamente bestiali. Come di fatto sta avvenendo con frequenza sempre più drammatica».   Le cause dell’abbrutimento generale sono anche di natura filosofica e perfino scolastica, perché «se l’uomo va considerato uno scimmione evoluto come vuole il dogma evoluzionista inculcato ai bambini a partire dalle prime classi delle elementari, ovvero è un animale al pari degli altri, allora bisogna anche prendere atto che nel regno animale vige la legge della giungla, per cui il più forte ha la meglio sul più debole».

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È il trionfo dello Stato moderno nella sua cifra anti-naturale. «È bene tenere presente che una legge dello Stato non può cambiare la realtà delle cose: il maschio è costituzionalmente diverso dalla femmina ed è, di norma, strutturalmente più forte. Si tratta di quel famoso principio di realtà da cui è bene non discostarsi perché esso vale e si impone anche se vengono adottati provvedimenti sempre più severi per cercare di forzarlo».   È lo Stato che con le sue leggi va contro la natura, cioè contro la verità.   «La verità è un’altra, ed è antitetica ai mantra montati ad arte dalla propaganda di regime. La verità è che il sottrarre a forza la donna alla sua vocazione naturale, per farne da un lato la scimmiottatura del maschio e dall’altro una sorta di animale in cattività appartenente ad una specie protetta, come ogni operazione contro natura finisce per creare una serie incontrollata di squilibri oggettivi e una mortificazione di quella tanto sbandierata dignità in nome della quale si pretenderebbe di agire.   «E la natura violata, come sempre, alla fine presenta il suo conto…»   Un amaro avvertimento che le persone di potere dovrebbero tenere sempre a mente. Ma non potranno mai farlo del tutto, se continueranno ad essere guidati dalla Cultura della Morte.

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