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Gender

Bandiera LGBT-transgender sventola fuori dall’ambasciata USA presso la Santa Sede

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L’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede ha anche quest’anno esposto in modo ben visibile la bandiera dell’«orgoglio» genderista all’esterno del grande edificio che occupa nel centro di Roma, tuttavia questa volta si è andati oltre: la bandiera non presenta solo il classico arcobaleno invertito, ma anche il triangolo nero-marrone-azzurro-rosa-bianco del vessillo dei transessuali.

 

In un messaggio pubblicato sulle sue piattaforme di social media, l’ambasciata degli Stati Uniti ha annunciato il 1 giugno che per il mese la nazione «celebra il Pride Month».

 

In una ridda di emoji con cuoricini e bandierine, l’ambasciata americana presso il Vaticano ha twittato di essere «al fianco della comunità LBGTQI+ contro la discriminazione e altre forme di persecuzione a causa di chi è e di chi ama».

 

 

Si tratterebbe, teoricamente, di una sfida aperta al catechismo della Chiesa cattolica – che informa lo Stato pontificio dove i diplomatici statunitensi dovrebbero operare – tuttavia non pare che dall’altra parte, presso i sacri palazzi, importi ancora qualcosa e del catechismo e della Chiesa cattolica. Anzi, come riportato spesso su questo sito, non sono pochi gli episodi in cui diventa chiaro come la gerarchia abbracciando le teorie gender, e magari anche qualcos’altro.

 

Ad ogni modo, non sono giunte rimostranze da parte della Segreteria di Stato del Vaticano quando l’anno scorso il drappo LGBT fu esposto fuori dall’ambasciata statunitense. Così come pare che tale bandierona polisessuale, che come vede il lettore è ben issata con un lavoro di corde dal basso e dall’alto, sia comparsa anche a Ryadh, e pure a Islamabad, Giacarta, etc.

 

Sappiamo invece che talvolta compare a Mosca, cosa che qualche anno fa scatenò l’umorismo del presidente Putin. «Lasciateli festeggiare» aveva risposto il Putin a chi glielo faceva notare. «Hanno mostrato qualcosa sulle persone che lavorano lì».

 

Come riportato da Renovatio 21, la festa del Pride Month ha origine violente: l’intero mese (si sono allargati) celebra la rivolta avvenuta la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 quando gli omosessuali di un locale gay – lo Stonewall Inn – reagì ad un’ispezione della Polizia scatenando una vera e propria rivolta violenta. Una squadra della Tactical Police Force della Polizia di Nuova York fu mandata a salvare gli agenti intrappolati nel locale. Una falange di agenti antisommossa brigò fino alle 4 del mattino per sedare il moto LGBT (all’epoca, ovviamente, tale acronimo non esisteva). A commemorazione della violenza omosessuale, il presidente Obama dichiarò il locale teatro delle violenze come «monumento nazionale» nel 2016.

 

Torniamo a chiederci riguardo all’opportunità di un simile gesto diplomatico in faccia alla Santa Sede – centrale mondiale della religione che vede nell’Orgoglio un peccato grave: è il peccato di Satana – bisogna abbracciare una visione realista: quanto del personale ecclesiastico in Vaticano è (sempre meno segretamente) omosessuale?

 

Colpisce, come specificato in testa all’articolo, la progressione in corso: l’inclusione dell’elemento transgender rappresenta un ulteriore prova del «pendìo scivoloso» genderista: negli anni scorsi la questione erano, genericamente, gli «omosessuali» e i loro «diritti» (matrimonio, adozioni, etc.).

 

Ora la questione si sposta verso i transessuali, che hanno tutt’altro set di questioni da sdoganare: imposizioni di pronomi e mutamenti linguistici vari (con prigione per chi non vi si sottomette), cure ormonali pagate dallo Stato, chirurgia mutilante di «cambio di sesso» (fenomeno che è, geneticamente, impossibile) accessibile anche a bambini piccoli, carceri femminili per i trans (che poi ingravidano le detenute), gare sportive dove gli uomini possono competere con le donne e stracciarle.

 

Non che la Santa Sede non abbia contribuito con qualche spintarella lungo tale pendìo scivoloso. L’anno scorso il pontefice ha incontrato dei trans in pellegrinaggio (!?!) in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’ambasciata USA presso la Santa Sede sei mesi fa ha celebrato il «Transgender Day of Remembrance», il «giorno del ricordo transgender che offre un omaggio «a quelli della comunità transgender che sono stati assassinati a causa dell’odio».

 

Come noto, i transessuali americani, oramai organizzati in gruppi isterici e pure armati, avevano indetto per lo scorso 1° aprile un «giorno della vendetta transgender». Secondo molti, tra aggressioni, roghi di libri e insurrezioni per chiedere la chirurgia trans sui più piccoli, siamo davanti ad un fenomeno di radicalizzazione consistente.

 

La preoccupante manifestazione del «giorno della vendetta trans», poi in qualche modo annullata, arrivava sull’onda della strage di Nashville, dove una transessuale aveva trucidato a colpi di fucile d’assalto tre bambini di nove anni e tre adulti sopra i sessanta dentro ad una scuola presbiteriana .

 

Un particolare della cronaca dell’attacco alla scuola cristiana assai importante era stato omesso fino a pochi giorni fa.

 

Secondo il giornalista Graham Hillard, la cui moglie è una sopravvissuta di Nashville, la transessuale stragista avrebbe sparato anche contro la cattedrale annessa alla scuola. In particolare, avrebbe tirato una raffica contro una vetrata che raffigurava Adamo, il primo uomo creato da Dio.

 

«Nella figura di Adamo, deve aver visto non solo una mascolinità che non avrebbe mai potuto veramente raggiungere, ma un edificio vasto e incrollabile, terribile nel suo potere. Se fosse vissuta, avrebbe potuto conoscerne la grazia» scrive Hillard. «Invece, ha scelto la ribellione, l’invidia, l’ira. Aggrappandosi a un dio, ne disprezzava esplicitamente un altro».

 

È troppo, oggi, chiedere a cardinali e vescovi e monsignori che vivono in Vaticano e fuori di comprendere queste parole: il transessualismo come forma di rivolta a Dio, come espressione di quell’orgoglio – «pride», in inglese – che fu il peccato di cui, all’alba dei tempi, si macchiarono gli angeli ribelli.

 

Il primo «Pride», teologicamente parlando, lo fece Lucifero, potrebbero pensare i vecchi cattolici – non serviam, dice il ribelle, che rifiuta Dio e la sua legge, cioè la natura. Ma non bisogna preoccuparsi: di cattolici con simili idee, in Vaticano, non ne è rimasto nemmeno uno.

 

 

 

 

Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

Gender

La Svezia abbassa l’età alla quale i bambini possono cambiare sesso

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Il Parlamento svedese ha approvato una legge che abbassa l’età minima per cambiare legalmente genere da 18 a 16 anni, oltre a semplificare il processo. La misura è stata approvata nonostante le critiche provenienti dalla coalizione di governo.

 

La legislazione sull’autoidentificazione è stata approvata con 234 voti favorevoli e 94 contrari nel parlamento svedese composto da 349 seggi.

 

La Svezia è stata il primo paese a rendere legale la transizione di genere nel 1972. Tuttavia, attualmente una persona necessita di una diagnosi medica di disforia di genere per poter cambiare il proprio genere legalmente riconosciuto.

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Secondo la nuova legge, che entrerà in vigore l’anno prossimo, sarà sufficiente una consultazione più breve con un medico o uno psicologo. Eliminerà inoltre la necessità di ricevere una diagnosi di disforia di genere, in cui una persona può provare disagio a causa di una mancata corrispondenza tra il proprio sesso biologico e il genere in cui si identifica.

 

I cittadini svedesi potranno cambiare sesso a 16 anni, anche se quelli sotto i 18 anni avranno bisogno dell’approvazione dei genitori, di un medico e del Consiglio nazionale della sanità e del welfare. La nuova legge separerà anche il processo di cambio di genere legale dall’intervento chirurgico di cambio di sesso, che sarà comunque consentito solo a partire dai 18 anni.

 

La legislazione ha scatenato un intenso dibattito e la coalizione di centrodestra al potere è stata divisa sulla questione. I moderati e i liberali sostengono ampiamente la legge, mentre i democratici cristiani si oppongono.

 

«Quella che stiamo facendo oggi non è una rivoluzione, è una riforma», ha detto Johan Hultberg dei moderati durante un dibattito parlamentare. «Non è ragionevole che ci siano gli stessi requisiti per cambiare genere legale e per effettuare un intervento chirurgico irreversibile di conferma del genere».

 

Il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha difeso la proposta definendola «equilibrata e responsabile». Nel frattempo, molti parlamentari hanno sollecitato prima maggiori ricerche sulla disforia di genere.

 

Il leader dei democratici svedesi, Jimmie Akesson, ha affermato che è «deplorevole che una proposta che ovviamente manca di sostegno tra la popolazione venga votata con tanta disinvoltura».

 

Carita Boulwen dei Democratici svedesi l’ha definita una proposta «riprovevole», che rischia di avere «conseguenze impreviste e gravi» per la società.

 

Secondo ricerche demografiche, il disegno di legge è impopolare anche tra il pubblico. Secondo un recente sondaggio condotto dalla rete televisiva svedese TV4, il 59% degli svedesi ritiene che si tratti di una proposta cattiva o pessima, mentre il 22% ritiene che sia stata una mossa positiva, ha riferito Reuters.

 

Diversi Paesi dell’UE, tra cui Danimarca, Norvegia, Finlandia, Germania e Spagna, hanno già leggi simili.

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In Svezia, nel 2001, a 12 persone di età inferiore ai 25 anni è stata diagnosticata la disforia di genere. Nel 2018 erano quasi 1.900, per lo più ragazze. Per molti medici una delle cause di quest’ondata è una sorta di contagio sociale, che scaturisce dai social network.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi anni alcuni segnali avevano fatto pensare che in Svezia stesse mondando l’opposizione alla narrativa del transessualismo. Nel marzo 2023 l’ospedale Karolinska, centro di riferimento, ha smesso di prescrivere ormoni ai minori. La decisione si basa su studi che sottolineano la mancanza di prove dell’efficacia dei trattamenti per il benessere dei pazienti e i pericolosi effetti collaterali.

 

Il governo ha dimostrato tuttavia che la direzione delle istituzioni è un’altra.

 

Come noto, la Svezia è appena entrata nella NATO.

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Gender

Tribunale australiano deciderà chi è donna e chi no

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Le donne dovrebbero essere costrette ad aprire spazi esclusivamente femminili agli uomini biologici? Questa è la domanda su cui la Corte Federale dell’Australia sta riflettendo questa settimana nel caso storico di Roxanne Tickle v. Giggle.    Tickle, un maschio biologico che si identifica come donna, afferma di aver subito discriminazioni per essere stato bandito da un’app di networking per sole donne, «Giggle for Girls».   L’avvocato di Tickle, Georgina Costello KC, ha detto alla corte che la sua cliente aveva subito un trattamento ormonale e un intervento chirurgico per l’affermazione del genere. Un certificato di nascita afferma che Tickle è una femmina. «Lei si percepisce come una donna», ha detto l’avvocato. «Si presenta come una donna, usa un nome di donna… e sente nella sua mente, psicologicamente, che è una donna».   Tickle si è unito all’app nel 2021, dopo aver superato una registrazione moderata dall’intelligenza artificiale per verificare se gli utenti sono davvero donne. Ma nel 2022, Tickle è stato bandito dal sito perché Tickle era un uomo.   Il fondatore e CEO dell’app, il CEO, Sall Grover, nega che Tickle sia stata discriminata sulla base dell’identità di genere; invece, il suo team legale sostiene che la squalifica di Tickle era basata sul sesso.   «Stiamo prendendo posizione per la sicurezza di tutti gli spazi riservati alle donne, ma anche per la realtà e la verità fondamentali, che la legge dovrebbe riflettere», ha affermato Grover. La sua tesi è, essenzialmente, che la legge australiana deve sostenere la verità della realtà biologica.   La difesa sosterrà che la ratifica da parte dell’Australia della CEDAW (la Convenzione sull’eliminazione della discriminazione contro le donne) obbliga lo Stato a proteggere i diritti delle donne, compresi gli spazi per lo stesso sesso – e che espandere la definizione legale di “donne” per includere gli uomini biologici è in contraddizione questo fondamentale trattato internazionale.   Sosterrà inoltre che il governo australiano ha agito incostituzionalmente modificando il Sex Discrimination Act per legiferare sull’«identità di genere» come caratteristica protetta.   L’esito della decisione sarà di grande importanza per i paesi che hanno ratificato la CEDAW. Una vittoria per Giggle potrebbe aiutare a proteggere servizi e spazi per sole donne in tutto il mondo.   L’avvocato Katherine Deves rappresenta Giggle. È un’attivista esperta nelle battaglie trans. Nelle elezioni australiane del 2022 si è candidata come candidata del Partito Liberale alla Camera bassa. Ma è stata trascinata sulla brace per le sue opinioni anti-trans e si è persa. Lei dice:   «La Corte Federale dell’Australia dovrà prendere una decisione definitiva sulla questione più fondamentale: cos’è una donna? La posta in gioco in questo caso è alta. I diritti umani internazionali delle donne andrebbero perduti se il termine “donna” ora includesse qualsiasi maschio che si identifichi come tale. Questa decisione è importante non solo in Australia ma anche per il mondo degli spettatori».   La Commissione australiana per i diritti umani ha invitato il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le ragazze, Reem Alsalem. La sua presentazione afferma:   «Pur non affrontando o definendo i termini “sesso” o “genere”, molti trattati e dichiarazioni fondamentali sui diritti umani, inclusa la CEDAW, sanciscono il divieto di discriminazione basata sul sesso, che può essere inteso solo come riferito al sesso biologico. Nella Raccomandazione Generale n. 28, il Comitato CEDAW ha ribadito che “l’obiettivo della Convenzione è l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne sulla base del sesso».   Tickle v. Giggle arriva in un momento in cui le donne di tutto il mondo stanno lottando per proteggere il diritto agli spazi per lo stesso sesso. L’autrice di Harry Potter, JK Rowling, ad esempio, è stata esplicita sulla necessità di garantire che i rifugi, i bagni, gli spogliatoi e le celle delle prigioni in caso di crisi di stupro rimangano riservati allo stesso sesso.   Nel frattempo, il Relatore speciale delle Nazioni Unite ha anche presentato una petizione all’amministrazione Biden affinché protegga gli sport e gli spogliatoi per sole donne, al fine di salvaguardarli contro una «perdita di privacy, un aumento del rischio di lesioni fisiche, una maggiore esposizione a molestie sessuali e voyeurismo, nonché una maggiore disagio psicologico frequente e accumulato a causa della perdita della privacy e di opportunità sportive e accademiche giuste e paritarie».   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Gender

Uomo si fa amputare due dita sane per alleviare la «disforia dell’integrità corporea»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

I medici hanno amputato il quarto e il quinto dito sani della mano sinistra di un ventenne del Quebec perché credeva che non facessero parte del suo corpo.

 

In un articolo pubblicato sulla rivista Clinical Case Reports, la psichiatra Nadia Nadeau ha spiegato che l’uomo soffriva di un disturbo dell’identità dell’integrità corporea (o disforia dell’integrità corporea) e che l’unica opzione era l’amputazione.

 

«Dopo l’amputazione, il paziente ha sperimentato un sollievo immediato, con la cessazione degli incubi, la diminuzione del disagio emotivo e una migliore funzionalità», ha scritto.

 

«Lavorando in una segheria, ha pensato di costruire una piccola ghigliottina per tagliarsi le dita. Era consapevole che l’autolesionismo non era una soluzione sicura e poteva avere ripercussioni sulle sue relazioni, sulla sua reputazione e sulla sua salute. Non riusciva a immaginare di vivere gli anni a venire con quelle dita».

 

L’amputazione di arti sani è talvolta chiamata apotemnofilia. È molto raro, ma in un caso noto alla fine degli anni ’90, quando un chirurgo scozzese tagliò le gambe di due uomini che volevano disperatamente essere amputati.

 

Il disordine da integrità corporea (BIID) solleva ovviamente gravi questioni etiche. In che modo la mutilazione si concilia con il principio di non maleficenza? Ma la Nadeau sottolinea che il paziente potrebbe essersi amputato le dita da solo, il che potrebbe essere molto pericoloso.

 

Secondo lei, per lui era più importante «vivere in linea con la sua identità percepita».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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