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Pedofilia

«Sono un pedofilo, non un molestatore»: la normalizzazione degli orchi continua in TV

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La TV britannica Channel 4 ha intervistato un pedofilo mascherato, un segmento televisivo che ha lasciato molti a pensare che si tratti di un nuovo capitolo di destigmatizzazione dell’orrenda devianza.

 

L’emittente Channel 4 la scorsa settimana ha mandato in onda un’intervista con un sedicente «pedofilo virtuoso» che si fa chiamare «Mouse» («Topo»), presumibilmente a causa della inquietante maschera da topo che indossava per nascondere la sua identità durante la trasmissione.

 

Viene spiegato che Mouse sarebbe un confesso «pedofilo virtuoso», espressione da bispensiero orwelliano che vorrebbe indicare un’attrazione sessuale per i bambini fermata dalla la decisione consapevole di non agire in base alla pulsione e quindi abusare di un bambino. «Qui deve affrontare alcune domande molto difficili da parte del pubblico», afferma Channel 4 nella descrizione del video pubblicato su YouTube, che, sorpresa, a differenza che i nostri video o le omelie pasquali di un arcivescovo, qui non censura nulla.

«Sono un pedofilo, ma questo non fa di me un molestatore», dice il Mouse prima di ammettere di essersi offerto volontario per lavori in cui lavorava con i bambini.

 

«Sono felice di accettare il termine “disturbo” come lo sono con quello di “orientamento sessuale”», dichiara il pedofilo mascherato.

 

 

Va detto che gli stessi intervistatori sembrano disturbati dal personaggio, ma il fatto che il grande canale televisivo abbia deciso di fornire una piattaforma a un pedofilo di per sé ci fa capire che siamo in presenza di movimento della Finestra di Overton: non abbiamo davanti un orco, ma un «virtuoso».

 

Non è la prima volta che ci troviamo di un’operazione mediatica di questo genere.

 

La stampa internazionale ha spesso rilanciato l’idea della pedofilia come «disturbo» non necessariamente criminale. Nell’ottobre 2014 il massimo quotidiano del pianeta, il New York Times, pubblicò un articolo intitolato «Pedophilia: A Disorder, Not a Crime» («La pedofilia: un disturbo, non un crimine»). Un eco di questo ragionamento si è avuto anche in Italia con un articolo del 2015 , «Sono un pedofilo, ma non un mostro», che riportava la lettera di un pedofilo americano. La lettera-articolo fu tradotta e pubblicata in Italia dall’Huffington Post.

 

Il processo di normalizzazione filosofica, psichiatrica e perfino «biologica» della pedofilia è oramai pienamente visibile nella società moderna, con, sul piano accademico, «professori di etica» che parlano apertamente di «destigmatizzazione» necessaria per questa «sessualità innata».

 

Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno un professore universitario americano aveva asserito che dire sarebbe un «errore» pensare che la pedofilia sia sbagliata.

 

Come scrive Elisabetta Frezza nel libro Malascuola, «una miriade di dati oggettivi e documentali sta a dimostrare come la pedofilia sia ormai lanciata sulla strada della normalizzazione attraverso le fasi della Finestra di Overton, per diventare nella percezione diffusa una mera forma del comportamento sessuale».

 

Sempre poche settimane fa la testata americana USA Today ha cancellato frettolosamente una serie di tweet dopo che alcuni utenti si erano scandalizzati e avevano cominciato a sostenere che equivalevano alla «normalizzazione della pedofilia». Il giornale, nominando con sicumera «la scienza», affermava che la pedofilia era «determinata nel grembo materno».

 

Sul piano mediatico, è degli scorsi anni invece la notizia che i giornalisti australiani non possono più usare la parola pedofilia, mentre alcuni ricordano ancora il clamore per la serie Cuties distribuita su Netflix.

 

Sul piano televisivo, va registrata la presenza di trasmissioni TV in cui adulti si spogliano davanti ai bambini, un fenomeno apparso di recente anche nella variante transessuale.

 

Nel 2018, una conferenza TED Talk in Germania, tolta dalla rete e spesso ricaricata da alcuni utenti, destò scandalo perché la speaker sosteneva che la pedofilia non era una scelta, ma un tratto immutabile della persona. Il video, ricaricato più volte da utenti sconvolti, sembra sia sparito del tutto da YouTube.

 

Sul piano istituzionale, nei mesi scorsi abbiamo visto la storia dei corsi di educazione sessuale OMS per i bambini di 5 anni, la «masturbazione della prima infanzia» e domande sull’identità di genere a bimbi di 4 anni, nonché i documenti ONU relativi alla depenalizzazione del sesso con i minori, un concetto in qualche modo ribadito perfino da un ministro di un Paese europeo.

 

Sul piano dell’attivismo, ci preme ricordare come a Dublino pochi anni fa una protesta contro la pedofilia abbia subito l’irruzione di un gruppo Antifa.

 

Sul piano artistico, abbiamo visto il presidente francese Macron difendere un’opera d’arte esposta in un’importante museo di Parigi anche se accusata da più parti di «promuovere la pedofilia».

 

Sul piano informatico, il Wall Street Journal ha rivelato che i pedofili avevano la possibilità di connettersi con facilità tramite i social network (gli stessi che censurano i contenuti, bannano le vostre pagine, disattivano i vostri account anche solo per una parola sui vaccini o sul lockdown).

 

Più inquietante ancora, sul piano della società che tocca vivere tutti i giorni, il racconto di una madre, di cui si è dato conto su Renovatio 21, su un incontro con uno sconosciuto che osservava il di lei figlio al campo sportivo.

 

«”È un bel ragazzino… esce con qualcuno?” Io pensai che la domanda fosse bizzarra, ma risposi con un solido “No, perché chiedi?” “Perché sono un MAP”, disse lui. “Un cosa?” dissi io. “Un MAP” ripeté lui».

 

«Credo di aver riso e di aver detto “e cosa diavolo è”? Lui semplicemente sorrise ne questo modo strano, quasi compiaciuto e mi disse di “studiare”. Poi si voltò e andò via».

 

La povera madre non lo sapeva: MAP è l’acronimo di Minor attracted person – persone attratte dai minori. In pratica, l’espressione della neolingua orwelliana odierna per descrivere i pedofili.

 

Come da Finestra di Overton: il primo passo, è cambiare le parole, renderle inoffensive, quasi scientifiche.

 

Da anni Renovatio 21 sostiene che, con un’evidenza sempre più schiacciante, qualcosa bolla in pentola.

 

Non è dato sapere chi davvero guidi questo processo. Tuttavia, qualche idea, ultimamente, ce la stiamo facendo.

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

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Pedofilia

Pedofilo condannato lavorava per un ente di beneficenza che aiutava i bambini ucraini

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Un pedofilo condannato sarebbe stato stato reclutato da un ente di beneficenza che aiuta i bambini in Ucraina durante il conflitto con la Russia a causa di carenze nel processo di verifica dell’organizzazione. Lo riporta il giornale britannico Telegraph.

 

L’ONG ha assunto l’uomo all’inizio del 2023 per prendere parte alla sua operazione di distribuzione di pizze gratuite ai bambini e alle loro famiglie nella parte occidentale del Paese «con pochi, se non nessuno, controllo dei precedenti», ha affermato il giornale in un articolo di sabato.

 

L’uomo di 52 anni riceveva 500 sterline (circa 582 euro) al mese dall’ente di beneficenza scozzese e faceva visite regolari a orfanotrofi, scuole e campi per gli sfollati a causa dei combattimenti. Le fotografie pubblicate dall’ente di beneficenza sui social media lo mostrano mentre gioca con bambini piccoli, si legge nell’articolo.

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Secondo il giornale, i sospetti sull’uomo sono sorti tra i suoi colleghi la scorsa estate, dopo che quest’ultimo ha iniziato a vantarsi di essersi arruolato nella Legione straniera ucraina e ad affermare di stare raccogliendo fondi per forniture militari per suo conto.

 

Dopo aver cercato online, hanno scoperto che l’uomo in precedenza si faceva chiamare in altro modo e che era stato incarcerato per due anni per possesso di immagini di abusi su minori di categoria A e che gli è stato emesso un ordine di prevenzione dei danni sessuali (SHPO) di dieci anni nel 2017. Uno SHPO impedisce a una persona di lasciare il Regno Unito senza avvisare la polizia. All’epoca, la National Crime Agency lo aveva descritto come «un uomo pericoloso, che voleva abusare dei bambini», si legge nel rapporto.

 

Secondo quanto riportato dal Telegraph, l’uomo aveva cambiato il suo nome dopo essere stato rilasciato dalla prigione e si era recato in Ucraina, dove fu assunto dalla ONG.

 

Fonti interne all’ente benefico hanno dichiarato al giornale che «si è scatenato l’inferno» quando è stata svelata la vera identità dell’uomo. Un portavoce dell’organizzazione ha confermato che «questo individuo ha ottenuto la sua posizione sotto falsa identità ed è stato poi licenziato dall’ente di beneficenza nel febbraio 2024, momento in cui l’ente di beneficenza non era a conoscenza delle accuse contro di lui».

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Tuttavia, ha insistito sul fatto che «come parte dei processi di sicurezza dell’ente di beneficenza, nessun volontario viene lasciato senza supervisione con bambini o adulti vulnerabili e operiamo sempre in team di almeno quattro persone».

 

L’ente di beneficienza ha precedentemente riconosciuto di non avere la capacità di effettuare controlli adeguati sui precedenti penali dei suoi potenziali volontari, né di escluderli dal servizio, ma di affidarsi invece alle ricerche su Internet.

 

Secondo quanto riferito, si ritiene che l’uomo si trovi ancora in Ucraina, dove avrebbe avuto una relazione sentimentale con una madre ucraina di due figli.

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Pedofilia

L’Europol smantella piattaforma pedofila

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Una delle più grandi piattaforme al mondo dedicate agli abusi sessuali su minori, con quasi due milioni di utenti, è stata smantellata in una grande operazione internazionale, ha riferito Europol.   È stato colpito un servizio di streaming, lanciato nel 2021, ha ospitato oltre 91.000 video. Circa 1,8 milioni di utenti in tutto il mondo hanno effettuato l’accesso alla piattaforma in un periodo di tre anni.   Secondo un comunicato stampa rilasciato dall’Europol questa settimana, all’operazione hanno partecipato più di 35 paesi, che a marzo hanno portato alla chiusura della rete da parte delle autorità tedesche e olandesi.  
    L’operazione Stream è stato il caso di sfruttamento sessuale di minori più grande mai gestito da Europol e una delle indagini più grandi supportate dall’agenzia negli ultimi anni, ha affermato.   L’indagine sul servizio, avviata nel 2022, ha finora portato a 79 arresti e all’identificazione di quasi 1.400 sospettati. Alcuni degli arrestati non erano solo consumatori del materiale, ma anche autori diretti di abusi, secondo Europol.   A differenza di piattaforme simili, quella ora smantellata consentiva agli utenti non solo di scaricare ma anche di riprodurre in streaming materiale pedopornografico.   La direttrice esecutiva dell’Europol, Catherine de Bolle, ha affermato che l’avvento della tecnologia digitale ha determinato una rapida evoluzione dello sfruttamento sessuale dei minori online.   «Alcuni tentano di inquadrare questo come un semplice problema tecnico o informatico, ma non lo è. Ci sono vere vittime dietro questi crimini, e queste vittime sono bambini», ha affermato.   La quantità di materiale di abusi sessuali su minori online è aumentata negli ultimi anni, con il 2024 che ha segnato l’anno peggiore mai registrato, secondo la Internet Watch Foundation (IWF) con sede nel Regno Unito. L’IWF ha segnalato un aumento dell’830% delle immagini abusive da quando ha iniziato a monitorare tale materiale nel 2014.   Come riportato da Renovatio 21, nel giugno 2024 la presidenza belga dell’UE ha rinviato giovedì il voto su una controversa legge relativa agli abusi sessuali su minori tra le preoccupazioni di alcuni Stati membri che violerebbe la privacy delle persone.   Nel febbraio dell’anno scorso l’allora presidente ungherese Katalin Novak si era dimessa chiedendo scusa per aver graziato un uomo condannato per aver nascosto abusi sessuali su bambini.   Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa anche Apple aveva affermato l’intenzione di scansionare le foto degli utenti in cerca di materiale pedopornografico da segnalare. Secondo quanto riportato, anche Google – e i telefoni Android – lo starebbe già facendo, con casi di errore agghiaccianti: il sistema (fatto da algoritmi, o da persone, o da un combinato dei due, vallo a sapere) avrebbe segnalato alla polizia e cancellato gli account di genitori che avevano immagini dei figli nudi, magari anche dettagli delle parti intime richieste dai pediatri come forma di telemedicina durante i lockdown.   Nel frattempo, il colosso Meta (che gestisce Facebook, Instagram, Whatsapp) avrebbe un problema con i suoi algoritmi che consentono ai molestatori di bambini sulle sue piattaforme. Ne aveva scritto in dettaglio nei giorni scorsi il Wall Street Journal, che già in passato aveva trattato l’argomento. La cosa stupefacente è il fatto che ai pedofili potrebbe essere stato concesso di connettersi sui social, mentre agli utenti conservatori no,   Le accuse sono finite in una storia udienza a Washington di Mark Zuckerberg, che è stato indotto dal senatore USA Josh Holloway a chiedere scusa di persona alle famiglie di bambini danneggiati dal social. Lo Stato del Nuovo Messico ha fatto causa a Meta allo Zuckerberg per aver facilitato il traffico sessuale minorile.

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Fuori dai social, non è diverso: nel maggio 2023 il presidente francese Emmanuel Macron aveva destato scalpore condannando il vandalismo di un’opera d’arte esposta a Parigi che era accusata di promuovere la pedofilia. Il fatto avveniva sull’onda dello scandalo che travolse la casa di Alta Moda Balcenciaga, nelle cui pubblicità ad alcuni sono sembrati celati significati pro-pedofiliaci.   Quindi, ricapitoliamo: pedofili che si connettono in rete senza problemi, ed immagini di tendenza pedopornografica tranquillamente esposte nella pubblicità e nei musei, a costo di essere difese dal vertice di una potenza nucleare. Invece, sorveglianza totale per i vostri telefonini.   Non ci vuole molto a capire a che cosa serve, davvero, questo disegno di legge. E chi ne non sarà mai toccato. Costoro pur persevereranno nelle loro attività. E nella continua apertura della Finestra di Overton sulla pedofilia inflitta alla società.

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Pedofilia

Imprigionata banda di tossici pedofili scozzesi

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Sette pedofili scozzesi sono stati condannati a pene detentive severe per aver commesso quello che le autorità hanno descritto come uno dei casi più «mostruosi» di abusi sui minori.

 

I sei uomini e una donna sono stati condannati a novembre dopo un processo presso l’Alta Corte di Glasgow. Quattro di loro, tra cui la donna, sono stati giudicati colpevoli di aver tentato di uccidere una bambina mettendola in un forno a microonde, mentre tutti e sette sono stati giudicati colpevoli di stupro di gruppo su una minorenne. Un uomo e la donna sono stati condannati per molteplici capi di imputazione per aggressione, violenza sessuale, stupro e aver indotto una bambina a ingerire droghe e alcol.

 

Il gruppo, composto da tutti quarantenni e dipendenti dall’eroina, ha ricevuto lunedì gli «Ordini di restrizione a vita» e non potrà beneficiare della libertà vigilata per un periodo compreso tra i nove e i vent’anni. Se rilasciati, saranno monitorati per il resto della loro vita.

 

Le vittime del gruppo hanno raccontato alla polizia di essere state imbottite di alcol e cocaina e portate a «serate di stupro» in una casa di Glasgow, con alcune di loro costrette ad abusare di altri bambini per l’intrattenimento della gang. I pedofili hanno detto alle loro vittime che erano «streghe e maghi», che potevano evocare demoni se i bambini si fossero rifiutati di sottomettersi agli abusi, hanno detto i pubblici ministeri alla corte nel 2023.

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Durante il processo, il giudice ha descritto questa testimonianza come «spiacevole e scioccante», aggiungendo che il comportamento dei colpevoli «sprofonda negli abissi della depravazione umana».

 

«I livelli di depravazione mostrati in questo caso sono estremamente rari in Scozia e il coraggio delle vittime è stato essenziale per ottenere questa condanna», ha detto a Sky News il sovrintendente detective Nicola Kilbane.

 

«Ci sono stati alcuni casi orrendi nel corso dei decenni. Ma questo è davvero scioccante e il pubblico troverà difficile pensare che i bambini… possano essere esposti a un trattamento così intenzionale e orribile, a un abuso così orrendo», ha detto il portavoce della National Society for the Prevention of Cruelty to Children, Matt Forde, all’emittente britannica.

 

Gli ordini di restrizione a vita vengono raramente emessi in Scozia e sono solitamente riservati ai criminali violenti e sessuali. I prigionieri che scontano tali condanne non possono essere rilasciati a meno che non possano dimostrare di non rappresentare una minaccia per la comunità più ampia.

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