Connettiti con Renovato 21

Intelligence

Epstein, Maxwell, Blinken e i servizi segreti israeliani: le connessioni ignorate dagli ultimi file

Pubblicato

il

I cosiddetti Epstein Files sono stati resi pubblici mercoledì, con una prima serie di documenti seguita ieri, giovedì 4 gennaio.

 

Come nota il denso articolo di Frank Wright apparso su LifeSiteNews, nei documenti sono menzionati politici e personaggi pubblici, tra cui l’ex presidente Bill Clinton e celebrità di Hollywood come Leonardo DiCaprio, insieme ad Alan Dershowitz, il principe del foro che era, oltre che ex avvocato di O.J. Simpson e del conte Von Bulow, anche di Epstein. Dershowitz ora sostiene con forza la propria innocenza, dicendo che le accuse costituiscono un attacco antisemita e paragonando le vittime del finanziere pedofilo ad Hamas.

 

È stato a lungo ipotizzato che la lista dei clienti di Epstein fosse un mezzo per esercitare controllo su figure potenti attraverso il possesso di kompromat, ossia materiale compromettente. Alcuni osservatori, con sempre maggior insistenza, hanno suggerito collegamenti con i servizi segreti israeliani, il Mossad.

 

Nonostante le tensioni globali legate al supporto degli Stati Uniti a Israele, al momento non è stato menzionato alcun collegamento tra l’attuale governo americano e la presunta rete di ricatto di Epstein supportata da Israele – con un’eccezione, e pure di altissimo rango: il Segretario di Stato americano Antony Blinken.

 

Le indagini sulle attività sessuali di Epstein sono iniziate nel 2005 con l’accusa riguardante una 14enne molestata nella sua villa di Palm Beach, in Florida; per i quattordici anni successivi ha affrontato accuse di sesso con minorenni, ricevendo tuttavia un trattamento straordinariamente indulgente. Parimenti, va ricordata l’indulgenza di tutti i celebri e potenti – come il principe Andrea d’Inghilterra e, soprattutto, Bill Gates – che lo frequentarono dopo l’infamante condanna.

 

Nel 2008, gli era stata comminata una pena detentiva di 18 mesi, con permesso di lasciare la prigione durante il giorno. Le accuse federali contro l’uomo invece furono ritirate in base ad un accordo segreto.

 

Nel 2019, dopo anni di appelli alla giustizia, Epstein è stato portato in giudizio da donne come Virginia Giuffre per traffico sessuale minorile, coinvolgendo presumibilmente politici di alto livello, miliardari e celebrità.

 

Epstein sarebbe stato trovato morto nella sua cella il 10 agosto 2019, ma alcuni sostengono che il suicidio potrebbe non essere mai avvenuto, e che Epstein potrebbe essere stato ucciso o, addirittura, aver continuato a eludere la giustizia.

Sostieni Renovatio 21

La madame di Epstein, Ghislaine Maxwell, è stata incarcerata nel 2021 per il reclutamento di ragazze minorenni a favore del miliardario. Il 30 dicembre 2021, è stata condannata per «traffico sessuale, cospirazione e trasporto di minore per attività sessuale illegale».

 

Ghislaine Maxwell rappresenterebbe un legame tra gli USA e il servizio segreto israeliano, noto come Mossad. Suo padre, Robert Maxwell, annegò nel 1991 in seguito alle accuse di essere un agente del Mossad. Robert Maxwell possedeva un gruppo di giornali britannici e morì precipitando nell’oceano dal suo yacht, chiamato «Lady Ghislaine», al largo delle Isole Canarie il 5 novembre 1991.

 

Il collegamento con il Mossad è stato suggerito dal giornalista investigativo premio Pulitzer Seymour Hersh nel suo libro The Samson Option, che documenta i legami di Maxwell con l’intelligence israeliana. Maxwell citò in giudizio Hersh, e nel 1994, il Mirror Group pagò «danni sostanziali» a Hersh e si scusò per attacchi stampa che mettevano in dubbio il suo lavoro, il quale sosteneva legami tra Maxwell e il Mossad.

 

Maxwell ricevette un funerale da eroe da parte dello stato israeliano, con sepoltura sul Monte degli Ulivi alla presenza di vari capi dell’Intelligence. Alcuni sostengono che questo onore eccezionale sia stato concesso in cambio dell’aiuto di Maxwell nella cattura di Mordecai Vanunu, il quale aveva rivelato al mondo il programma segreto di armamento nucleare dello Stato Ebraico.

 

Ari Ben-Menashe, ex agente del Mossad, era la fonte delle accuse di Hersh. Menashe affermò che Maxwell ed Epstein lavoravano per l’Intelligence militare israeliana, producendo materiale per ricattare politici e celebrità. Nel libro del 2020, Epstein – Dead Men Tell No Tales, Menashe sostiene che Robert Maxwell presentò Epstein all’Intelligence militare israeliana, avviando così la collaborazione che coinvolse anche Ghislaine Maxwell nella produzione di materiale compromettente. Menashe, che è cittadino israeliano e canadese, dice che Maxwell ed Epstein non lavoravano direttamente per il Mossad, ma per l’Intelligence Militare israeliana

 

Secondo quanto riportato da Elizabeth Vos su Consortium News nel 2020, la documentazione e la copertura giornalistica su Epstein sembrano evitare deliberatamente di affrontare il coinvolgimento dei servizi segreti legato a Epstein. Un articolo del Daily Beast ha rivelato che Epstein aveva l’immunità federale a causa del suo presunto legame con l’Intelligence, come dichiarato dall’ex procuratore degli Stati Uniti per il distretto meridionale della Florida, Alex Acosta, che interrogato in seguito sulla questione disse: «Mi è stato detto che Epstein apparteneva all’Intelligence». Epstein quindi fu lasciato stare.

 

La giornalista indipendente Whitney Webb nei due volumi di One Nation Under Blackmail: The Sordid Union Between Intelligence and Organized Crime That Gave Rise to Jeffrey Epstein («Una nazione sotto ricatto: la sordida unione tra intelligence e criminalità organizzata che ha dato origine a Jeffrey Epstein
») ha esplorato i legami estesi di Epstein con l’Intelligence e con una rete criminale filo-israeliana negli Stati Uniti nota come Mega Group. La Webb suggerisce che la copertura mediatica su Epstein mirava a occultare questi collegamenti e a presentare Epstein come un mero gestore di tali operazioni, mentre le attività stesse starebbero ancora continuando.

 

All’uscita della serie di documentari Netflix sul caso Epstein – dove era dato ampio spazio alle vittime, ma nessuno ai risvolti che riguardano l’Intelligence – la Webb aveva dichiarato: «Penso che uno degli obiettivi di questo documentario [di Netflix] sia sostanzialmente quello di implicare che Epstein fosse il capo dell’operazione e che ora che è morto, tutta quell’attività sia cessata», ha detto. «Se si fossero presi la briga di esplorare il punto di vista dell’intelligence… diventerebbe chiaro che Epstein era in realtà solo più un manager di questo tipo di operazioni, [e] che queste attività continuano». Da notare come la serie Netflix coinvolgesse direttamente uno giallista bestsellerista come Robert Patterson.

 

Il coinvolgimento di Epstein e i suoi legami con l’Intelligence, secondo l’ex Mossad Menashe, avrebbero implicazioni sulla reputazione di Israele a livello globale. «È una storia molto brutta e capisco perché gli israeliani ne sono così preoccupati. Stanno iniziando a diventare un anatema per il mondo, e questo si aggiunge alla storia di Epstein».

 

Tuttavia, oltre a Israele, la storia di Epstein coinvolge anche il segretario di Stato americano Antony Blinken, il cui patrigno, Samuel Pisar, era, coincidenza, l’avvocato di Robert Maxwell: il padre di Ghislaine Maxwell. Blinken, in un discorso in Israele del 12 ottobre (a cinque giorni, cioè, dal massacro di Hamas), ha evidenziato il suo legame personale con l’ebraismo e la storia familiare legata all’Olocausto, invocando la figura del suo patrigno.

 

«Sono qui davanti a voi non solo come Segretario di Stato degli Stati Uniti, ma anche come ebreo» ha detto il vertice della diplomazia della superpotenza americana, con a fianco il premier Bibi Netanyahu. «Mio nonno, Maurice Blinken, è fuggito dai pogrom in Russia. Il mio patrigno, Samuel Pisar, è sopravvissuto ai campi di concentramento: Auschwitz, Dachau, Majdanek».

 

Blinken dimentica di citare mai il fatto che suo nonno Maurice fondò un gruppo di pressione sionista nell’America degli anni ’30. Ciò, secondo alcuni, spiegherebbe parte del suo sostegno incondizionato agli interessi israeliani.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Il giornalista di The Greyzone Max Blumenthal in un video ha sollevato dubbi sull’idoneità di Blinken a svolgere un ruolo diplomatico, sottolineando la sua presunta parzialità nei confronti di Israele e le influenze ereditate dalla sua famiglia. Blumenthal suggerisce che Blinken potrebbe non essere adatto a mediare conflitti come quello in corso tra Israele e Palestina, o nei negoziati con la Russia, poiché sembra prendere posizioni personali anziché adottare un approccio bilanciato e razionale.

 

«Non è chiaro cosa Blinken stia mettendo al primo posto, ma suo nonno in realtà ha avviato un think tank negli anni ’30 per fare pressione a favore del movimento sionista in Palestina» ragiona Blumenthal. C’è da ricordare inoltre che Blinken omette il dettaglio che a salvare il patrigno sono stati… i soldati russi. Ciò mette in ulteriore cortocircuito l’atteggiamento di Blinken totalmente schiacciato sul sostegno militare dell’Ucraina, che ora i soldati russi li combatte.

 

Blinken «ha anche detto “ho una famiglia ucraina, ecco perché sostengo l’Ucraina”» afferma il giornalista di Greyzone. «Questo è l’opposto della diplomazia. È così pericoloso in questo momento. Abbiamo tutti gli ingredienti per la Terza Guerra Mondiale perché non pensiamo razionalmente, non guardiamo alla storia e ci rifiutiamo di considerare i bisogni di entrambe le parti».

 

Tornando al caso Epstein, Blumenthal afferma che Pisar potrebbe essere stata l’ultima persona a parlare con Robert Maxwell prima che venisse inghiottito dall’Oceano.

 

Il libro di Julie K. Brown del 2021, intitolato Perversion of Justice: The Jeffrey Epstein Story («Perversione della Giustizia: la storia di Jeffrey Epstein»), sembra corroborare i dubbi riguardanti la morte di Epstein. la Brown sostiene che esistano prove significative che indicano la possibilità che Epstein non si sia suicidato e che potrebbe, addirittura, essere ancora in vita.

 

In un articolo del Times of Israel del 2021, la Brown, la quale aveva iniziato a trattare il caso Epstein nel 2018, avrebbe dichiarato che né l’FBI né il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti l’hanno convinta della tesi del suicidio di Jeffrey Epstein.

 

La Brown evidenzia aspetti poco plausibili della presunta morte di Epstein, come il malfunzionamento improvviso delle telecamere di sicurezza e il presunto fatto che entrambe le guardie di Epstein si siano addormentate contemporaneamente. Secondo la scrittrice, tutto ciò sfida il buon senso e solleva interrogativi sul motivo per cui le autorità americane non rendono pubbliche le informazioni che possiedono sulla morte di Epstein.

 

La giornalista sottolinea anche il ruolo chiave dei Maxwell nel presentare Epstein a personalità di alto livello come Bill Clinton e il principe Andrea d’Inghilterra, nonché all’Intelligence israeliana. Questo coinvolgimento lo ha inserito in un affare di famiglia legato al patrigno di Antony Blinken.

 

Brown, che ha dedicato un anno alla ricerca sui crimini di Jeffrey Epstein, giunge a una conclusione che suscita riflessioni sull’omissione dell’intelligence e sui legami criminali di Epstein. Afferma che Epstein non agiva da solo e che c’era un’ampia rete criminale internazionale coinvolta nel traffico sessuale, simile a un’organizzazione criminale organizzata.

 

Questa rete sembra essere sopravvissuta alla morte sospetta di due dei suoi principali attori, indicando che il processo contro Ghislaine Maxwell non dovrebbe essere l’unica chiusura dell’inchiesta.

 

«Si trattava di un’organizzazione internazionale di traffico sessuale simile a una famiglia criminale organizzata, quindi non dovrebbe finire solo con il processo contro la Maxwell» scrive la Brown.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Maxwell in carcere ha adottato la «fede ebraica del defunto padre», ricevendo di conseguenza, con l’aiuto di un’organizzazione del movimento ebraico Chabad-Lubavitch, il beneficio di differenze nei pasti e nell’estensione del tempo libero.

 

Nel frattempo, il mondo è concentrato su personaggi oramai già «bruciati», come Bill Clinton – ora forse considerato sacrificabile anche per gli scontri fra fazioni interne al Partito Democratico USA allo sbando (c’è da capire cosa fare con la demenza senile di Biden) – con pure diverse rivelazioni che possono avere ramificazioni inquietanti.

 

È emerso che un altro dei nomi usciti dai nuovi file resi pubblici è quello di Bill Richardson, politico democratico già governatore del Nuovo Messico (lo Stato dove Epstein aveva un ranch che doveva servire da base per mettere al mondo dei figli surrogati dalle sue ninfette con il seme suo e dei geniali professori che aveva irretito – in pratica un programma eugenetico-apocalittico degno davvero di un cattivo di James Bond) è stato implicato nel caso Lewinsky.

 

L’enigmatico quadro trovato nella magione nuovaiorchese di Epstein, che raffigura Bill Clinton che indossa un vestito da donna, possibilmente quello macchiato al centro del caso Lewinsky, assume un significato nuovo.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21



 

Cina

Pechino, la Germania e lo scontro sulle spie

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Quattro arresti in poche ore tra i quali anche uno stretto collaboratore del leader di Alternative für Deutschland nella corsa al Parlamento europeo. Le criticità nei programmi di ricerca congiunti tra università tedesche e istituti cinesi con background militare. La replica del portavoce del ministero degli Esteri cinese: «diffamazioni».   L’arresto per spionaggio di quattro persone in Germania a pochi giorni dal viaggio a Pechino del cancelliere tedesco Olaf Scholz ha portato in primo piano in queste ore in Europa la questione già caldissima della sicurezza dei rapporti con la Repubblica popolare cinese.   Il caso più clamoroso è quello del cittadino tedesco di origine cinese Guo Jian (郭建), 42 anni, assistente di un politico del partito populista di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), arrestato martedì mattina nella sua residenza di Dresda.   Guo Jian lavorava per Maximilian Krah, il candidato di spicco dell’AfD alle prossime elezioni europee di giugno. Secondo il procuratore, Guo è accusato di aver fornito all’agenzia di Intelligence cinese informazioni su discussioni e negoziati nel Parlamento Europeo e di aver spiato i dissidenti cinesi che vivono in Germania   Il cancelliere Scholz ha commentato: «Non possiamo accettare lo spionaggio contro di noi, da qualsiasi Paese provenga». Ha inoltre affermato che le accuse contro l’AfD sono «molto preoccupanti».   Maximilian Krah – che continua la sua campagna elettorale – ha dichiarato di aver saputo dell’arresto di Guo solo dai notiziari e ha affermato di non essere a conoscenza delle sue attività. Nella sua azione politica al Parlamento europeo, però, Krah ha votato contro una risoluzione che denunciava gli abusi dei diritti umani nello Xinjiang e ha affermato che Taiwan appartiene al governo di Pechino.   Guo Jian era attivo nella cerchia dei dissidenti cinesi in Germania. Raramente, però, si trovano online dettagli e informazioni pubbliche su di lui. Pur avendo lavorato come assistente di un politico, non è un personaggio pubblico e usa raramente i social network. Una sua foto con il Dalai Lama sta circolando sui social network dopo l’arresto. Guo si è occupato di commercio con la Cina dopo essersi laureato in un’università tedesca e aveva un’azienda che importava prodotti LED dalla Cina. Nel 2019 è diventato assistente di Krah. I media tedeschi hanno rivelato che Krah ha visitato Pechino nel 2019 e le spese di viaggio sono state coperte da aziende cinesi.   L’arresto di Guo è avvenuto un giorno dopo quello di tre cittadini tedeschi per presunto spionaggio. I tre sono accusati di aver passato tecnologia militare ai servizi segreti cinesi in cambio di un pagamento. I procuratori hanno confermato che una coppia residente a Düsseldorf e un uomo di Bad Homburg sono stati reclutati dal ministero della Sicurezza di Stato cinese e hanno esportato tecnologia sensibile in Cina senza autorizzazione. Le operazioni sono durate circa due decenni, almeno fino al giugno 2022.   I tre sono stati accusati di aver acquistato un laser per la Cina. Inoltre, la coppia, che lavorava per una società affiliata a un’università, ha trasferito le informazioni di una parte di un macchinario che può essere utilizzato nelle navi militari. I servizi segreti tedeschi hanno dichiarato che il caso potrebbe essere «solo una punta dell’iceberg». Le università sono considerate un punto debole sotto l’influenza straniera e lo spionaggio industriale. I rapporti dicono che molte università tedesche hanno programmi di ricerca congiunti con istituti cinesi con background militare.   Interpellato su queste vicende il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha risposto che stanno «diffamando e intimidendo» la Cina. Wang ha anche accusato i Paesi europei di diffondere «false informazioni sulle cosiddette spie cinesi».   Questa settimana anche due uomini britannici sono stati accusati di aver consegnato documenti e informazioni alla Cina nel Regno Unito. Uno di loro lavorava come ricercatore per il Parlamento.   Negli ultimi mesi, i massicci attacchi informatici della Cina hanno attirato l’attenzione dei Paesi occidentali. Gli obiettivi degli attacchi vanno dalle aziende con tecnologie all’avanguardia nell’industria, ai politici e ai dissidenti cinesi all’estero.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube
Continua a leggere

Intelligence

I politici americani temono che le agenzie di Intelligence mettano nei loro computer pedopornografia

Pubblicato

il

Da

I membri del Congresso votano costantemente a favore dei programmi di sorveglianza di massa perché sono «terrorizzati» dal fatto che le agenzie di Intelligence possano inserire «kiddie porn» («pornografia infantile») sui loro computer se parlano apertamente, ha affermato il giornalista americano Tucker Carlson.

 

Carlson è apparso sul podcast di Joe Rogan venerdì, poche ore prima che il Senato degli Stati Uniti votasse per rinnovare la Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) del 1978. Apparentemente creata per consentire alle agenzie di intelligence come l’FBI e la CIA di sorvegliare le comunicazioni degli stranieri, la Sezione 702 consente a queste agenzie di accedere ai dati «indirettamente» raccolti da milioni di cittadini americani senza mandato.

 

Secondo Carlson, diversi politici eletti statunitensi si sono effettivamente opposti a questo rinnovamento, ma non lo hanno ammesso pubblicamente.

 

«Le persone non lo dicono perché sono preoccupate di essere punite», ha detto Carlson a Rogan. «Sono preoccupati che qualcuno metta porno infantile sul loro computer. I membri del Congresso sono terrorizzati dalle agenzie di intelligence. Non lo sto indovinando. Me lo hanno detto, comprese le persone del comitato [di Intelligence], comprese le persone che gestiscono il comitato di intelligence.

 

«Hanno paura delle agenzie» di sicurezza, ha affermato Tucker, aggiungendo che «questo non è compatibile con la democrazia».

 

«Si sta svolgendo davanti a tutti, e a nessuno importa e nessuno fa nulla al riguardo», ha continuato Carlson. «Penso che il motivo sia perché sono minacciati. E se guardi i presidenti dei comitati che hanno permesso che queste cose accadessero anno dopo anno… li conosco. E hanno tutte le cose da nascondere. Lo so per certo».

 


Sostieni Renovatio 21

A parte la presunta minaccia della pedopornografia piantata di nascosto, Carlson ha affermato che è «molto comune» che i legislatori abbiano «un problema con l’alcol o una strana vita sessuale», che le agenzie potrebbero facilmente denunciare se questi politici si rifiutassero di eseguire i loro ordini.

 

Carlson non è il primo conservatore influente a sostenere che i rappresentanti eletti vengono ricattati. Già a dicembre, il deputato del Tennessee Tim Burchett, repubblicano, aveva suggerito che i suoi colleghi si opponevano a una mozione per rendere pubblici i nomi dei clienti del famigerato pedofilo Jeffrey Epstein perché sarebbero stati implicati in crimini sessuali.

 

Forze senza nome a Washington usano «il vecchio vaso di miele» – modo di dire inglese per definire una trappola a sfondo sessale – per ricattare i politici e costringerli a «votare per cose folli», disse all’epoca al conduttore conservatore del podcast Benny Johnson.

 

Un anno prima, un video nudo del deputato Madison Cawthorn era trapelato un mese dopo che aveva affermato di essere stato invitato a orge alimentate dalla droga da membri più anziani del Congresso. Washington, disse all’epoca, è piena di «perversioni sessuali». Il Cawthorn, che si era opposto al sostegno all’Ucraina chiamando Zelens’kyj «gangster», non fu riconfermato a Washington. Riguardo alla vita privata di un sostenitore zelota di Kiev, il senatore Lindsey Graham – noto per aver chiesto (e ottenuto) l’abbassamento dell’età della leva per gli ucraini e pure l’assassinio diretto del presidente russo Vladimir Putin – sono state numerose speculazioni.

 

A fine 2023, in un’ampia intervista incentrata sullo stato deplorevole dell’attuale leadership americana, il generale Michael Flynn ha suggerito che i membri del Congresso vengono ricattati dai globalisti affinché eseguano i loro ordini perché sono stati «compromessi dal dormire con i bambini».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

 

 

Continua a leggere

Intelligence

Ex ambasciatore americano condannato come spia di Cuba

Pubblicato

il

Da

L’ex ambasciatore statunitense Victor Manuel Rocha è stato condannato a 15 anni di carcere per spionaggio a favore di Cuba. Lo hanno riportato la scorsa settimana i giornali statunitensi, citando documenti del tribunale.   Rocha, nato in Colombia e naturalizzato cittadino statunitense nel 1978, ha lavorato per il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti dal 1981 al 2002, ricoprendo diversi incarichi diplomatici, tra cui quello di vicedirettore principale della Sezione di Interessi degli Stati Uniti a Cuba e successivamente come inviato degli Stati Uniti in Bolivia e Argentina.   Come riportato da Renovatio 21, Rocha era stato arrestato a Miami nel dicembre 2023.   L’ex diplomatico, 73 anni, è accusato di aver partecipato a una raccolta di informazioni di Intelligence contro Washington per conto del governo cubano. L’arresto è avvenuto dopo diversi incontri tra l’ex inviato e un agente sotto copertura dell’FBI che si spacciava per rappresentante della Direzione Generale dell’Intelligence di Cuba. Secondo i documenti del tribunale, durante questi incontri, Rocha si è riferito ripetutamente agli Stati Uniti come «il nemico», lodando il defunto leader cubano Fidel Castro e ammettendo il suo lavoro di spia.   Rocha inizialmente si è dichiarato non colpevole durante un’udienza a febbraio, ma in seguito ha cambiato la sua dichiarazione per evitare un processo.

Sostieni Renovatio 21

Venerdì scorso Rocha si è dichiarato colpevole di due accuse: cospirazione per frodare gli Stati Uniti come agente straniero e agire come agente illegale di un governo straniero senza registrarsi presso le autorità statunitensi. Altri 13 capi d’accusa contro di lui, tra cui menzogna agli investigatori e frode telematica, sono stati ritirati in base al patteggiamento. Oltre a 15 anni di carcere, che, data l’età di Rocha, costituiscono di fatto una condanna all’ergastolo, l’ex diplomatico rischia tre anni di rilascio controllato e una multa di 500.000 dollari.   I pubblici ministeri hanno affermato che, in base al patteggiamento, l’ex diplomatico dovrà condividere con le autorità statunitensi «una valutazione completa e dettagliata del danno commesso».   «L’appello di oggi pone fine a più di quattro decenni di tradimenti e inganni da parte del signor Rocha. Per gran parte della sua vita, il signor Rocha ha vissuto una bugia», ha detto David Newman, un alto funzionario della sicurezza nazionale presso il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in una conferenza stampa a Miami dopo l’udienza di Rocha.   Commentando le azioni di Rocha, il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland le ha descritte come «una delle infiltrazioni di più ampia portata e di più lunga durata da parte di un agente straniero nel governo degli Stati Uniti».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
  Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Continua a leggere

Più popolari