Sorveglianza
«Dashboard»: il green pass è già diventato una lista di proscrizione elettronica
Era già accaduto nelle scuole: per non dover controllare il green pass a tutto il personale i presidi avevano chiesto l’assunzione di migliaia di controllori, che avrebbero dovuto scannerizzare il green pass del personale.
La questione sollevata dai presidi (che erano stati i primi a chiedere il green pass in Italia) derivava dalla cognizione del fatto che a nessuno piace fare il kapò. Far prendere ai colleghi 400 euro di multa potrebbe creare tensioni tra l’organico.
D’altra parte non si poteva nemmeno chiedere ai presidi di bere vodka al mattino per allentare la tensione nello svolgimento del dovere. Quindi la soluzione che usava la Wehrmacht sul fronte dell’Est è stata scartata.
Allora il Governo ha trovato subito una soluzione sbrigativa; il che è facile quando è lo stesso potere a stabilire che cosa violi o meno la privacy.
La soluzione consiste nelle creazione di un servizio informatico che rende disponibile una bacheca elettronica (dashboard) sui terminali dei dirigenti scolastici, dove compare la lista di tutto il personale. Quando dal database nazionale del green pass risulta che una persona ha il pass non valido, il nominativo sulla bacheca viene segnalato
La soluzione consiste nelle creazione di un servizio informatico che rende disponibile una bacheca elettronica (dashboard) sui terminali dei dirigenti scolastici, dove compare la lista di tutto il personale. Quando dal database nazionale del green pass risulta che una persona ha il pass non valido, il nominativo sulla bacheca viene segnalato; cioè si accende un indicatore sulla bacheca.
A quel punto i dirigenti scolastici – cosa capitata a diversi conoscenti – si reca in classe ed invita il docente o il personale non docente ad abbandonare l’edificio scolastico.
Episodi di conoscenti diretti raccontano di essere stati bruscamente invitati a lasciare la lezione quando mancava una sola ora alla fine della giornata scolastica. Il pass era scaduto da 5 minuti.
Ma vogliamo spiegarla meglio ai «liberali» che hanno trovato la laurea nell’uovo di Pasqua. Una cosa è un contesto giuridico dove le infrazioni vengono sanzionate o punite. Un’altra cosa è un contesto dove le infrazioni non possono esistere. Non bisogna certo essere Benedetto Croce per vedere il problema.
Episodi di conoscenti diretti raccontano di essere stati bruscamente invitati a lasciare la lezione quando mancava una sola ora alla fine della giornata scolastica. Il pass era scaduto da 5 minuti
Infatti qui, al di là della demenzialità del provvedimento, conta osservare come questo applicativo (la bacheca con carichi pendenti) vada ben oltre la già problematica logica del lasciapassare: una cosa è avere il dovere di esibire all’occasione un lasciapassare, un’altra cosa è arrivare in stazione ed essere già segnalato sull’elenco dei ricercati che non hanno un lasciapassare valido.
Sono quelle piccole sottigliezze che fanno la differenza tra nascere a Monaco nel 1938 o nel 1980.
Ora, la dashboard crea una lista di persone idonee rispetto ad un certo requisito, il cui stato è visibile e aggiornato in tempo reale ad altri civili, che hanno il ruolo di controllori; in questo caso si tratta del lasciapassare sanitario, ma domani potrebbe essere la tassa sui rifiuti. E dubitiamo che verrebbe in futuro esteso nei motel per verificare lo stato matrimoniale degli ospiti.
Ebbene, dalla scuola sta per arrivare nelle aziende. Per evitare code e controlli quotidiani, la Confcommercio e la Confindustria hanno suggerito di creare una piattaforma con cui le aziende potranno avere una lista in tempo reale dei dipendenti e del rispettivo green pass, senza doverlo mai scansionare.
Ma il bello deve ancora venire: il parametro da usare per inserire il personale in questa lista di delazione automatica aziendale sarebbe il codice fiscale.
Il che significa che l’interrogazione al database nazionale dei green pass verrà effettuata in tempo reale e userà il codice fiscale dei dipendenti interessati. I risultati saranno costantemente visibili su una dashboard ai dirigenti, e di fatto segnaleranno in tempo reale i pass dei tamponi scaduti.
Si tratta di una lista di proscrizione informatizzata e sincronizzata
Sia nelle scuole sia nelle aziende un servizio informatico di questo tipo contraddice anche quanto era invece previsto nel decreto legge: al controllore del green pass non deve essere possibile sapere come questo sia stato ottenuto (vaccinazione, esenzione, guarigione o tampone).
Ne parla il Corriere della Sera del 8 ottobre. Qui chiamano un servizio del genere «app», il che è un po’ vago.
Si tratta di una lista di proscrizione informatizzata e sincronizzata.
Gian Battista Airaghi
Arte
Partito l’ingresso ai concerti con identificazione facciale
La HYBE, un’azienda sudcoreana di intrattenimento musicale che gestisce grandi star asiatiche, ha annunciato di voler introdurre un sistema di riconoscimento facciale digitale per poter accedere agli eventi live dei propri artisti. Questo nuovo sistema chiamato Face Pass, verrà utilizzato per la prima volta in occasione dei due concerti che i TWS terranno i prossimi 14 e 16 febbraio presso l’Handball Gymnasium dell’Olympic Park di Seul.
«Il Face Pass, che sarà utilizzato in parallelo alle modalità di accesso convenzionali, è basato sulle tecnologie offerte dall’app Toss e dalla piattaforma di ticketing Interpark Triple: registrando i propri dati biometrici prima degli show, sarà possibile accedere alle aree di concerto sfruttando varchi preferenziali, evitando le code per i controlli» leggiamo in un artico comparso su MusicBiz.
«Con una registrazione facciale una tantum, i fan possono entrare nei locali in modo semplice e comodo, migliorando la loro esperienza complessiva. Puntiamo a espandere questo servizio a livello globale per creare un ambiente confortevole in cui i fan di tutto il mondo possano godersi le esibizioni senza problemi», ha spiegato Kim Tae-ho, Chief Operating Officer di HYBE.
Fortunatamente la stampa locale ha sottolineato i dubbi sul versante della privacy, in quanto la gestione di questi dati biometrici è questione molto delicata e dare i propri dati così intimi e personali in mano ad un’azienda privata suscita qualche ragionevole perplessità.
Inoltre, come accaduto qualche mese fa, i siti di queste grandi agenzie, possono essere hackerati e i dati sensibili dei loro clienti possono finire in mano a chiunque, in barba alla riservatezza, come accaduto nel giugno scorso all’importante agenzia americana TicketMaster.
Il riconoscimento facciale e i dati biometrici, non sono cosa di oggi. Le multinazionali che detengono i diritti per i grandi eventi, come abbiamo appena letto, si stanno portando avanti in questo senso, dicendo al pubblico che con questa nuova tecnologia si eviteranno le tanto noiose file ai tornelli, senza poi però spiegare bene che fine fanno i nostri dati.
La cosiddetta pandemia COVID è stata prodromica in questo, tanto che, come riportato da Renovatio 21, già nei primissimi giorni dallo scoppio di questo virus, alcuni esperti di settore hanno detto che «l’identificazione biometrica può aiutare a verificare coloro che hanno già avuto l’infezione e garantire che i soggetti vulnerabili ricevano il vaccino quando verrà lanciato».
Tant’è che abbiamo assistito, dopo la riapertura al pubblico dei concerti e degli spettacoli in genere, l’accesso alle venues era vincolato alla scansione del tanto discusso greenpass. Infatti ai concerti si poteva accedere solo se si era marchiati con un qr code è che dimostrava lo stato di vaccinazione contro il COVID-19. Il «razzismo vaccinale» conquistò il rock, che in teoria era la musica trasgressiva per antonomasia.
Vogliamo ricordarci di come alcuni degli indomiti idoli del rock – compresi quelli nostrani – nell’era pandemica schernivano chi non la pensava come loro, chi nutriva qualche ragionevole dubbio sull’efficacia delle mascherine, sul beneficio incondizionato dei lockdown e sulla magia salvifica del «santo siero» anti-COVID. Tutti, in coro monofonico, lodarono il vaccino attraverso i propri canali social e finanche urlandolo ai propri concerti con quel fare spocchioso o di chi stava facendo la cosa giusta e doveva indottrinare i dissidenti.
A tutt’oggi, oramai lontani – si spera – dall’incubo pandemico, questa tecnologia rimane e viene implementata.
Sempre sulle colonne di Renovatio 21, pochi mesi fa scrivemmo che Visa, uno dei due maggiori processori di pagamento al mondo, sembra stia passando all’autenticazione basata su dati biometrici, almeno secondo un brevetto che ha richiesto. Se il brevetto di Visa – progettato, secondo la dichiarazione del colosso, per fornire «modelli biometrici per l’autenticazione che preserva la privacy» – fosse approvato e implementato, il risultato finale sarebbe la sostituzione dei PIN con l’identificazione biometrica.
I grandi filantropi non perdono occasione di cavalcare l’onda di questi cambiamenti e sponsorizzano la ricerca e l’implemento di un sistema globale di identificazione. La Bill and Melinda Gates Foundation ha promesso 1,27 miliardi di dollari per gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con 200 milioni di dollari destinati direttamente alla creazione di un sistema di identificazione digitale globale invasivo.
Il pacchetto da 200 milioni di dollari sarà utilizzato per creare un’infrastruttura che «comprende strumenti come sistemi di pagamento interoperabili, ID digitale, sistemi di condivisione dei dati e database di stato civile» che afferma per rendere i Paesi «più resilienti a crisi come carenza di cibo, minacce per la salute pubblica e cambiamenti climatici, nonché per aiutare nella pandemia e nella ripresa economica».
Aiuta Renovatio 21
Come già scritto su Renovatio 21, documenti delle Nazioni Unite sostengono non solo l’introduzione dell’ID digitale, ma la sua connessione ai conti bancari dei cittadini. «Gli ID digitali collegati a conti bancari o di denaro mobile possono migliorare l’erogazione della copertura di protezione sociale e servire a raggiungere meglio i beneficiari ammissibili. Le tecnologie digitali possono aiutare a ridurre perdite, errori e costi nella progettazione dei programmi di protezione sociale» scrive il rapporto, parlando di «un futuro digitale aperto, libero, sicuro e incentrato sull’uomo».
Gli Stati Uniti, con l’uscente amministrazione Biden, stava redigendo un ordine esecutivo affinché i governi federali e statali accelerino l’adozione dell’identità digitale e sviluppino un sistema di identità online uniforme, gestito dal governo, per verificare l’identità e l’età e accedere ai siti web e ai servizi pubblici.
Questo sistema di identificazione digitale potrebbe funzionare con l’uso di scansioni biometriche come il riconoscimento facciale per «aiutare a verificare meglio l’identità online».
Francesco Rondolini
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Droni
Iniziato in India il Kumbh Mela, il più grande raduno umano del pianeta. Con droni, riconoscimento facciale e AI a sorvegliare
Sostieni Renovatio 21
महाकुम्भ 2025 का भव्य शुभारंभ! आप भी पधारिये प्रयागराज, इस अविस्मरणीय आयोजन के साक्षी बनिये।#MahaKumbh2025 #MahaKumbhMela2025 #KumbhMela #KumbhMela2025 #kumbh2025 #kumbh pic.twitter.com/mPrAWPWfWA
— MahaKumbh 2025 (@KumbhMela2025) January 13, 2025
🚨 More than 1 crore (10 million) people visited on day 1 of Maha Kumbh Mela 2025. pic.twitter.com/JdPpDBT1D5
— Indian Tech & Infra (@IndianTechGuide) January 13, 2025
I devoti credono che fare il bagno nei fiumi sacri durante il Kumbh Mela purifichi l’anima, rimuova i peccati e conceda la salvezza spirituale. Mentre il Kumbh Mela viene celebrato ogni anno, il Maha Kumbh è considerato il più propizio, poiché si verifica una volta ogni 12 anni a Prayagraj. Precedentemente nota con il nome molto musulmano di Allahabad, Prayagraj è stata rinominata Prayagraj nel 2018 dal Primo Ministro dell’Uttar Pradesh, Yogi Adityanath, con l’obiettivo di riconoscere l’identità della città come meta spirituale per i pellegrini indù.There’s no Brahmin, Rajput, Jat, Gujjar, Ahir, Khatri, Dalit, Saini, Baniya etc There’s only Sanatani. This is #MahaKumbh for u. This is festival of Sanatan Dharma where all are equal before Mahadev. That’s why #MahaKumbhMela2025 is special. #KumbhMela2025… pic.twitter.com/dX1n5npfHB
— Ganesh (@me_ganesh14) January 13, 2025
नागा सन्यासियों का हुज़ूम। जिधऱ से गुजरता है रास्ता अपने आप बन जाता है। #KumbhMela2025 pic.twitter.com/VUtnvP81Fm
— Rajesh Sahu (@askrajeshsahu) January 14, 2025
The biggest Sangam of Sanatanis #KumbhMela2025 pic.twitter.com/h9Ep0oZ0dc
— Singh Varun (@singhvarun) January 13, 2025
Devil Worship #KumbhMela2025 pic.twitter.com/8EnEyWrVGE
— Crime Reports India (@AsianDigest) January 7, 2025
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Internet
L’AI di Apple spiava le conversazioni private: parte il risarcimento
Il colosso tecnologico statunitense Apple ha accettato un accordo da 95 milioni di dollari per una causa legale che accusa il suo assistente vocale AI Siri di aver registrato inavvertitamente le conversazioni private degli utenti, hanno riferito diverse fonti, citando i verbali del tribunale. Le registrazioni sarebbero state esaminate da appaltatori terzi come parte del processo di controllo qualità di Apple.
Secondo un accordo preliminare depositato martedì presso un tribunale federale di Oakland, in California, decine di milioni di persone potrebbero ricevere fino a 20 dollari per ogni dispositivo dotato di Siri, come iPhone e Apple Watch.
L’accordo si applica agli utenti statunitensi che hanno posseduto un dispositivo abilitato per Siri tra il 17 settembre 2014 e il 31 dicembre 2024. L’accordo è in attesa di approvazione giudiziaria.
Sostieni Renovatio 21
La class action è stata avviata in seguito a un rapporto del Guardian del 2019, secondo cui Siri poteva essere attivato accidentalmente e che i collaboratori di Apple ascoltavano regolarmente informazioni mediche riservate, traffici di droga e registrazioni di coppie che facevano sesso nell’ambito del loro lavoro di controllo qualità dell’assistente vocale.
Apple ha negato di aver commesso illeciti accettando di transare. In risposta alla controversia del 2019, l’azienda ha annunciato modifiche alle sue pratiche sulla privacy, tra cui la sospensione del programma di valutazione Siri e l’introduzione di una funzionalità di opt-in per consentire agli utenti di condividere le proprie registrazioni.
I 95 milioni di dollari equivalgono a circa nove ore di profitto per Apple, il cui utile netto è stato di 93,74 miliardi di dollari nel suo ultimo anno fiscale, ha osservato Reuters.
Gli utenti che desiderano determinare la propria idoneità e presentare reclami possono visitare il sito Web ufficiale dell’accordo non appena sarà disponibile. La scadenza per la presentazione dei reclami sarà annunciata in seguito all’approvazione dell’accordo da parte del tribunale.
Il caso arriva mentre viene la gestione dei dati degli utenti da parte delle aziende tecnologiche è sempre più sotto osservazione. Cause legali simili sono state intentate contro altri fornitori di assistenti vocali, tra cui Google e Amazon, riguardanti registrazioni non autorizzate e preoccupazioni sulla privacy dei dati.
Siri non gode di buona fama tra gli utenti, con alcuni che parlano addirittura di una sua involuzione negli anni: far fare una telefonata con comando vocale, nell’esperienza di alcuni, è estremamente più difficile rispetto ad un lustro fa.
Contro un’eventuale implementazione dell’Intelligenza Artificiale di OpenAI da parte di Apple, che aveva annunciato la possibilità, si era scagliato Elon Musk, che era arrivato a dire che avrebbe vietato gli iPhone in tutte le sue aziende qualora essi fornissero dati all’azienda di ChatGPT.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il servizio segreto interno russo FSB ha accusato la CIA di aver installato malware su migliaia di iPhone usati da cittadini russi e diplomatici stranieri.
Lo scorso mese la Repubblica Democratica del Congo ha fatto causa ad Apple per l’estrazione dei cosiddetti «minerali di sangue».
Apple non è nuova a improvvisi aggiornamenti di sicurezza per gli iPhone, con avvertimenti sulla possibilità di attività hacker tramite le vulnerabilità del sistema.
Come riportato da Renovatio 21, a marzo Apple era stata colpita da una multa antitrust UE di 1,8 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato dello streaming musicale.
Lo scorso anno Bruxelles ha inoltre adottato il Digital Markets Act dell’UE, che ha costretto aziende tra cui Apple, Alphabet e Meta a modificare alcune delle loro pratiche all’interno dell’Unione.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa Corte Suprema dell’UE ha ordinato ad Apple di pagare all’Irlanda 13 miliardi di euro. A fine 2023 la UE ha anche riaperto per Apple un caso di «elusione fiscale» con in ballo 13 miliardi di euro. In Francia il produttore degli iPhone e dei Mac è indagato per «obsolescenza programmata».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Daniel L. Lu via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
-
Morte cerebrale7 giorni fa
Malori e predazioni degli organi: continua la strage operata dalla «Morte Cerebrale»
-
Pensiero6 giorni fa
«Chiesa parallela e contraffatta»: Mel Gibson cita Viganò nel podcast più seguito della Terra. Poi parla di Pachamama, medicina e sacrifici umani
-
Gender5 giorni fa
Educazione sessuale: la farsa e la vergogna
-
5G2 settimane fa
«Cortocircuito a livello cellulare»: Big Tech usa il wireless per danneggiare la salute della gente. Parla l’ex candidata vice di Kennedy
-
Salute5 giorni fa
I malori della 2ª settimana 2025
-
Arte2 settimane fa
Giovane cantante australiana abbandonata dalla sua etichetta discografiche per i testi contro Big Pharma, guerra e corruzione
-
Linee cellulari1 settimana fa
Tucker Carlson scopre che i vaccini sono fatti con feti abortiti. L’antica battaglia di Renovatio 21 è viva
-
Salute2 settimane fa
I malori della 1ª settimana 2025