Pensiero

Angela, gli ebrei, i massoni, il mistero e Aurelio Peccei

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È morto Piero Angela. I coccodrilli su TV, siti e giornali vi avranno già inzuppato il fazzoletto.

 

Rammentiamo le sue fiammate durante la pandemia. «L’esercito in campo per far rispettare le norme di sicurezza sanitaria? Secondo me è utile. Questo è un virus mortale. Non si può dover chiedere per favore, mettete le mascherine. Quelli che non le usano sono degli untori, sono stati informati che è estremamente rischioso, soprattutto se sono quelli asintomatici» avrebbe dichiarato nel 2020.

 

Con la mascherina sul mento, la voce gli tremava, ma la convinzione c’era tutta.

 

«Facciamo l’esempio dell’AIDS. Sapete che c’è gente che è stata condannata in tribunale perché sapendo di essere contagioso comunque ha avuto rapporti con altre persone. È un reato, tu porti in giro la malattia».

 

E ancora. «Non c’è abbastanza pressione sul pubblico perché rispetti queste regole (…) in attesa del famoso vaccino».

 

Questo per il Piero Angela pandemico, che da scientista è ovviamente vaccinista, del tipo mistico-fideistico che abbiamo imparato a conoscere.

 

Tuttavia ci sono un paio di altre cosette che vorremmo ricordare qui del potente divulgatore scientifico RAI, principe di un feudo TV altamente «laico» anche in era democristiana. Sono due robette che probabilmente non leggerete altrove – soprattutto una, molto più significativa delle altre, che sta scritta in fondo all’articolo.

 

Come sa il lettore di Renovatio 21, «laico» è una parola che può voler dire tante cose. Nel caso della famiglia Angela, la parola può significare l’aderenza ad una tradizione, diciamo così, «illuminista».

 

Il padre di Piero era Carlo Angela, un medico piemontese che viene ricordato per il suo impegno antifascista: «la dittatura lo confinò praticamente a Villa Turina, una casa di cure per malattie mentali, ma ciò non gli impedì di continuare a mantenere rapporti con la rete antifascista» ricorda un vecchio articolo di Repubblica, che virgoletta un testimone che riconosce che «Angela era una persona riservata, che parlava poco. Aveva la sacralità del silenzio, era un laico rigoroso».

 

Durante gli anni della Repubblica Sociale, il dottor Carlo Angela «salvò ebrei spacciandoli per ariani», nascondendoli nella clinica che dirigeva. Ciò gli valse, nel 2001, l’onorificenza israeliana di Giusto fra le Nazioni; il suo nome fu quindi nel Giardino dei giusti di Yad Vashem di Gerusalemme, luogo poi visitato dal figlio Piero con abbondanza di foto e resoconti mediatici. Una stele dedicata a Carlo Angela vi è anche nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, un parco a tema genocidi del XX secolo.

 

Non vi è mistero attorno all’appartenenza del Carlo Angela alla Massoneria. Fu iniziato nel 1905, raggiungendo il 33º grado del rito scozzese antico ed accettato. Nel secondo dopoguerra ottenne la carica di Maestro Venerabile della Loggia Propaganda all’Oriente di Torino Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della stessa città.

 

Un rito massonico funebre fu celebrato nel tempo della Loggia Propaganda l’8 giugno 1949, a cinque giorni dalla sua morte.

 

Carlo Angela è stato celebrato dalla RAI – dove lavorano suo figlio e suo nipote – con un lungometraggio documentario del 2017 intitolato Carlo Angela:un medico stratega.

 

Ora non c’è prova alcuna che la discendenza del Carlo abbia seguito le medesime iniziazioni.

 

Tuttavia l’impegno illuminista da parte del Piero c’era tutto.

 

Non stiamo parlando solo del modo gentile di spiegare la scienza a gambe conserte (mirabilmente canzonato dal Gianfranco D’Angelo di Drive In) con le sue ipnagogiche trasmissioni per lo più fatte di spezzoni di documentari importati (dai veri professionisti dei filmati naturalisti BBC, etc.) e doppiato da Claudio Capone, cioè la compianta voce di Ridge di Beautiful e del primo Luke Skywalker.

 

Ci riferiamo al CICAP, il «Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale», che ora avrebbe cambiato nome, non sappiamo bene perché, in «Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze». Il CICAP fu creato dopo iniziative di Piero Angela, che nel 2016 ne divenne «Presidente Onorario».

 

Su esempio di un ente di scettici USA, Angela voleva creare un comitato per la verifica dei presunti fenomeni paranormali – in pratica un fact-checking ante litteram, che però poteva sconfinare nella sfera del mistico: astromanzia, rabdomanzia, taumaturgia, ufologia, spiritismo… Niente sfugge alle verifiche degli in genere baffuti agenti del CICAP.

 

Essi finirono giocoforza per sconfinare nell’ambito religioso, occupandosi del sangue di San Gennaro e di Medjugorje.

 

Il riduzionismo scientista degli uomini CICAP è per alcuni davvero snervante. Chi scrive ricorda un’affollatissima conferenza di ufologia a San Marino, più di tre lustri fa, dove l’organizzatore al microfono sbottò tutta la sua rabbia contro un’apparizione TV di un tizio CICAP che, invitato ad esprimersi su video di UFO rilasciati dall’esercito messicano, dichiarò che quelle luci filmate dai piloti di caccia erano in realtà riflessi dei pozzi petroliferi di Cuba…

 

La superstizione, come la Fede (che è ritenuta superstizione), sono da sempre oggetto degli strali del noto club cui apparteneva il papà del Piero, dove si predica la superiorità della ragione sopra ogni cosa, soprattutto verso le credenze popolari e ciò che esce da una visione precisa (bianca o nera, a scacchi, come quel famoso pavimento).

 

Il mistero, insomma, non esiste: esiste solo la «ragione», qui intesa come la possibilità di spiegare, con le sole conoscenze della scienza attuale, qualsiasi cosa.

 

Rivoli di questo razionalismo, che per forza di cose va a scontrarsi con il sentire religioso e talvolta la religione organizzata, si possono trovare nei movimenti scettici che vi sono in ogni Paese, dagli USA all’India.

 

Vi è una ulteriore storia che da anni faceva impazzire il sottobosco della rete: quella che passa per il videografo israeliano Ofer Eshed, già marito di Fiamma Nirenstein, ardente sionista già deputata berlusconiana poi proposta da Netanyahu in era Renzi come ambasciatrice d’Israele a Roma – ma della cosa non se ne fece nulla. La Nirenstein è stata la prima cittadina-parlamentare italiana residente nella colonia ebraica di Gilo, territorio annesso con la guerra dal 1967 e, secondo la comunità internazionale, occupato illegalmente. La cosa fu notata in un articolo del 2008 del quotidiano israeliano Haaretz intitolato «Il “colono” israeliano al servizio del parlamento italiano».

 

Ora, parrebbe da alcune clip su un canale YouTube che un Ofer Eshed potrebbe aver lavorato per Ulisse e Superquark, due programmi del Piero Angela. Sul perché vi possa essere stata questa collaborazione, non abbiamo idea alcuna. Come potrebbe essere vero il fatto che si tratti semplicemente di filmati venduti.

 

Niente di che, non sappiamo nemmeno se si tratti di un caso di omonimia. Comunque non lo reputiamo un segno importante, è una coincidenza da nulla.

 

Non è invece, una coincidenza da nulla l’intreccio tra Piero Angela e Aurelio Peccei, un personaggio di cui talvolta Renovatio 21 vi ha parlato.

 

Peccei, un altro torinese forse di tradizione «illuminista» che aveva fatto la resistenza antifascista, è uno dei personaggi più oscuri del Novecento. Non esitiamo a conferirgli il titolo di «signore della Necrocultura».

 

L’idea dei limiti dello sviluppo la dobbiamo a Peccei e alla sua creatura, il Club di Roma, un consesso di potentissimi uniti solo dall’agenda magica di Peccei, che per qualche motivo aveva buoni rapporti con i vertici di qualsiasi realtà globale – pensate ad un Kissinger, o ad uno Klaus Schwab, ma più tetro e più concentrato.

 

Il concetto che muoveva Peccei di fatto era uno solo: la riduzione della popolazione terrestre.

 

Fu Peccei a costruire la cultura della decrescita, del controsviluppo, della contrazione industriale, economica, necessaria per salvare il pianeta dalla supposta implosione demografica, che avrebbe portato devastazione, guerra e malattie, nonché la fame su tutto il globo terracqueo.

 

Quando sentite qualcuno dire «siamo troppi», dovete sapere che la sua lingua è stata caricata decenni fa dal lavoro di Aurelio Peccei.

 

La potenza del suo Club di Roma fu tale che si sostiene che la politica cinese del figlio unico sia stata indotta da lì: approcciarono un esperto aerospaziale del governo Deng, tale Song Jian, ad una conferenza missilistica a Helsinki, e gli dissero che avevano simulazioni che mostravano il collasso della Repubblica Popolare Cinese se la popolazione non sarebbe stata fermata… Deng, che forse con l’Europa aveva altre aderenze di club avendo studiato a Parigi, attivò la politica autogenocida costata la morte di centinaia di milioni di bambini, facendo diventare Pechino un mega-laboratorio della Cultura della Morte realizzata.

 

Il documento con cui iniziò tutto fu lo studio che il Club di Roma di Peccei commissionò nel 1972 al politecnico bostoniano MIT, The Limits to Growth («I limiti dello sviluppo»), una primitiva simulazione al computer che ripeteva con gergo scientifico coevo quanto già espresso dal reverendo Malthus, teorico delle atrocità dell’Impero britannico (lavorava per il Collegio della Compagnia delle Indie), secoli prima: fermate la crescita della popolazione e il consumo di risorse o sarà il disastro.

 

È una delle maschere della Necrocultura che abbiamo imparato a conoscere: quella ecologista.

 

Peccei non aveva paura di scrivere quello che pensava dell’umanità nei suoi libri, uno dei quali, Campanello d’allarme per il XX secolo, scritto con il vertice del potente gruppo buddista Soka Gakkai (quello di Baggio e della Sabina Guzzanti) Daisaku Ikeda.

 

È tuttavia in Cento pagine per l’avvenire, un libro che hanno sentito il bisogno di ristampare pochi anni fa, che il Peccei tocca vette di trasparenza antiumana:

 

«Ci siamo chiesti se tutto sommato, rispetto al maestoso fluire dell’evoluzione l’homo sapiens non rappresenti un fenomeno deviante. Se non sia un tentativo ambizioso andato male, un errore di fabbricazione che gli aggiustamenti che assicurano il rinnovarsi della vita si incaricheranno a tempo debito di eliminare o rettificare in qualche modo».

 

Avete capito da dove vengono quindi Greta Thunberg («la prima Greta Thunberg aveva i baffi e si chiamava Aurelio Peccei» ebbe a dire Angela) e i discorsi apocalittici sul «pianeta Gaia» dei vostri amici eco-vegetariani: da uno strano ricco e potente, già uomo FIAT e Olivetti, inspiegabilmente inserito nel livello decisionale più alto del pianeta.

 

Quindi, eccovi che nel 1973, ad un anno dall’uscita del rapporto I Limiti dello Sviluppo voluto dal Club di Roma, «Piero Angela prende spunto da questo testo fondamentale in materia di sostenibilità ambientale del progresso tecnologico per realizzare “Dove va il mondo?”». Stiamo copincollando da RaiPlay, il sito della RAI.

 

«Il programma in quattro puntate intendeva verificare l’attendibilità delle drammatiche previsioni del rapporto, vagliando le posizioni pro e contro di esperti e scienziati. Il primo intervistato è Aurelio Peccei, fondatore del “Club di Roma”, l’ente non governativo che aveva commissionato lo studio del MIT».

 

«La nostra Terra che galleggia nello spazio con il suo sottilissimo strato di biosfera può accogliere uno sviluppo senza limiti? Oppure le sue stesse dimensioni creano inevitabilmente un limite fisico allo sviluppo» si chiede Angela nei primissimi secondi mentre scorrono immagini in bianco e nero del nostro pianeta. «E quanto siamo lontani, da questo limite? Queste domande se le sono poste in modo concreto un gruppo di scienziati, umanisti, dirigenti di organizzazioni internazionali preoccuparti sulle sorti del futuro riuniti in una associazione denominata Club di Roma».

 

Uno spottone.

 

Il lancio è straordinario. «La  prima seduta [del Club di Roma] si era svolta qui a Roma, su iniziativa del dottor Aurelio Peccei». Parte l’intervista.

 

Date un’occhiata voi stessi. In pratica, un’intera serie dedicata al manifesto della decrescita, con lunga intervista a Peccei già al primo episodio.

 

La vicinanza tra Angela e Peccei è ricordata anche nel fresco necrologio del WWF: «Fu tra i primi infatti, già dagli anni 70, a dare risonanza agli allarmi sul futuro del Pianeta lanciati da Aurelio Peccei e dal Club di Roma fondato dallo stesso Peccei».  Ricordiamo, en passant, che tra i personaggi fondatori del WWF c’è il principe Filippo di Edimburgo, quello che voleva reincarnarsi in un patogeno pandemico per decimare la popolazione. Un altro fondatore, il principe neerlandese Bernhard van Lippe-Biesterfeld è stato presidente del Gruppo Bilderberg fino a quando si dovette dimettere per lo scandalo della tangente da 1,1 milioni di dollari avuta dalla Lockheed.

 

Ma restiamo su Angela e Peccei. Tra i due non vi era un rapporto superficiale.

 

Con Peccei, disse Angela in un’intervista con il filosofo ateo Telmo Plevani su MicroMega, «mi incontrai poi tantissime volte. Con lui andai, nel 1972-73, ad Algeri, per la conferenza “Reshaping the International Order“, e, nel 1975, a Salisburgo, dove Peccei riuscì a riunire attorno a queste problematiche undici capi di Stato e di governo. Realizzai allora una serie di programmi televisivi su questi temi: Dove va il mondo, in cinque puntate; poi Nel buio degli anni luce, in otto puntate; e un libro, La vasca di Archimede, in cui spiegavo proprio come non ci sia un’azione che non abbia ripercussioni da qualche altra parte».

 

Diecine di produzioni del servizio pubblico per spiegare i principi del Club di Roma.

 

Rimirate ancora una volta Angela che intervista Peccei nello spezzone delle Teche RAI.

 

Guardatelo, parlando di una non meglio precisata «frenata», chiedere all’intervistato di questi mirabolanti «studi di previsioni tecnici su questo sviluppo»

 

«Nel giro di qualche generazione si va incontro a catastrofi perché superiamo le capacità della Terra» risponde Peccei.

 

Sappiamo tutti cosa vuol dire. Di lì a pochi anni sarebbe arrivata la legge sull’aborto, vi sarebbero stati interi movimenti che suggerivano la contraccezione e la sterilizzazione. La pillola, flagello steroideo che trasforma e fa ammalare le donne negando la loro stessa natura, era arrivata pochi anni prima.

 

«Quest’uomo si accresce in peso e in dinamica, e il filo si può spezzare».

 

Ora immaginate che questo era il canale unico RAI. Immaginate che a quel tempo la TV era considerata verità. «Lo ha detto la televisione» era il riferimento che zittiva tutti.

 

Capiamo quindi quale possa essere stato l’effetto del lavoro di Angela.

 

Non ci interessano tutte le cose di ebrei e massoni di cui si è scritto su Piero Angela. A noi basta mandare in play questo breve video.

 

Non c’è nessun mistero qui. Tutto ci sembra alla luce del sole, scientificamente spiegabile.

 

Noi sappiamo perfettamente cosa esso significhi.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di Niccolò Caranti via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0); immagine ritagliata e resa in bianco e nero.

 

 

 

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