Intelligenza Artificiale
L’Intelligenza Artificiale potrebbe causare un’«apocalisse lavorativa»: rapporto
Un nuovo rapporto mette in guardia da una possibile catastrofe causata dalle nuove tecnologie che viene definita come un’«apocalisse occupazionale».
Secondo il rapporto dell’Institute for Public Policy Research, fino a 8 milioni di posti di lavoro nel Regno Unito potrebbero essere cancellati dall’intelligenza artificiale.
In questo momento, siamo ancora nella Fase 0 – come la chiamano i ricercatori – di investimenti su larga scala nell’Intelligenza Artificiale, con sperimentazioni sporadiche sul posto di lavoro. In un futuro non troppo lontano, sempre più posti di lavoro rischieranno di essere tagliati: il lavoro entry-level, part-time e amministrativo saranno i più esposti a tale rischio.
«Il mondo del lavoro basato sulla conoscenza sarà trasformato dall’intelligenza artificiale generativa», afferma il rapporto. «Dobbiamo iniziare a prepararci adesso».
Gli addetti a tale settore, hanno identificato e analizzato circa 22.000 diversi tipi di compiti svolti dai lavoratori in tutti i tipi di lavori nell’economia. I compiti cognitivi ripetitivi, hanno scoperto, sono i più esposti a essere assorbiti dall’IA generative, come ChatGPT.
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Nel complesso, circa l’11% di tutte le attività rischia attualmente di essere sostituito dall’intelligenza artificiale generativa già disponibile.
«Si tratta di un impatto significativo, di portata simile a come la digitalizzazione ha trasformato la maggior parte del lavoro basato sulla conoscenza a partire dagli anni ’90», si legge sul report.
Ma poiché le aziende sono più disposte ad attribuire responsabilità alla tecnologia dell’intelligenza artificiale – una prospettiva che molti amministratori delegati hanno affermato di essere ansiosi di fare – la portata della cancellazione di posti di lavoro per gli umani, potrebbe raggiungere livelli senza precedenti. In una ipotetica fase più avanzata, i ricercatori stimano che ben il 59% dei lavoratori saranno esposti a sostituzione e conseguente licenziamento.
Sono numeri sconcertanti, ma il rapporto lascia spazio a un pizzico di ottimismo. Con l’intervento del governo, ad esempio fornendo incentivi ai datori di lavoro e imponendo che determinati compiti prevedano il coinvolgimento umano, potremmo ancora essere in grado di evitare questa pronosticata «apocalisse occupazionale».
«L’Intelligenza Artificiale generativa già esistente potrebbe portare a grandi sconvolgimenti del mercato del lavoro o potrebbe stimolare enormemente la crescita economica. In ogni caso, è destinata a cambiare le regole del gioco per milioni di noi», ha detto al Guardian Carsten Jung, economista senior dell’IPPR. «Ma la tecnologia non è il destino e un’apocalisse occupazionale non è inevitabile: il governo, i datori di lavoro e i sindacati hanno l’opportunità di prendere ora decisioni cruciali sulla progettazione che garantiscano la buona gestione di questa nuova tecnologia. Se non agiscono presto, potrebbe essere troppo tardi».
Come riportato da Renovatio21, questa ipotesi appena descritta non è del tutto peregrina, tanto che alcuni addetti della carta stampata, verranno sostituiti dall’Intelligenza Artificiale. Tra i posti più a rischio vi sarebbero «redattori, personale di produzione della stampa, redattori correttori di bozze e redattori di foto» e che queste carriere umane consacrate dal tempo «non esisteranno più come esistono oggi».
È paradossale poi scoprire che con questa tecnologia futuristica, i posti di lavoro nel cosiddetto «mondo occidentale avanzato» vengono tagliati a favore dell’AI, ma per poter ottenere tutto ciò, alcune aziende di Intelligenza Artificiale farebbero affidamento su manodopera a basso costo all’estero e affidando loro il lavoro necessario per far funzionare il tutto e il più delle volte, con dei salari e delle condizioni di lavoro piuttosto scadenti.
Tuttavia, un bollettino di ricerca pubblicato a fine 2023 dalla Banca Centrale Europea, l’adozione diffusa dell’Intelligenza Artificiale e delle tecnologie correlate avrebbe portato ad un aumento dei posti di lavoro umani, ma ad una diminuzione dei salari. Non si sa come si possa credere ad analisi simili.
Come riportato dall’Harvard Business Review, uno studio del 2019 stimava che il 10% dei posti di lavoro negli Stati Uniti sarebbe stato automatizzato nel 2021. Un altro studio del colosso internazionale della consulenza McKinsey stimava che quasi la metà di tutti i posti di lavoro negli Stati Uniti potrebbe essere automatizzato nel prossimo decennio.
«Le persone vogliono rimuovere la manodopera» aveva affermato in tranquillità un l’amministratore delegato di una società di robotica a Bloomberg l’anno scorso.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate si era detto che il Bild, il tabloid tedesco di proprietà e gestito dalla principale casa editrice europea Axel Springer, aveva in piano di sostituire oltre un centinaio di lavori editoriali umani con l’Intelligenza Artificiale.
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A maggio il CEO di IBM Arvind Krishna aveva affermato che la società prevede di sospendere le assunzioni per ruoli che ritiene possano essere sostituiti con l’Intelligenza Artificiale nei prossimi anni. Di conseguenza, le assunzioni nelle funzioni di back-office, come le risorse umane, saranno sospese o rallentate, ha detto Krishna in un’intervista. Tali impieghi non rivolti al cliente ammontano a circa 26.000 lavoratori, ha affermato Krishna. «Potrei facilmente vedere il 30% di questi essere sostituiti dall’Intelligenza Artificiale e dall’automazione in un periodo di cinque anni». A conti fatti, ciò significherebbe la perdita di circa 7.800 posti di lavoro.
Come riportato da Renovatio 21, IBM aveva già lavorato con il colosso del fast food McDonald’s per la sostituzione dei dipendenti con robot. Nei ristoranti gli esperimenti di soppressione della manodopera umana vanno avanti da un po’.
Autisti, giornalisti, piloti di aereo, trader finanziari, giornalisti, stilisti, artisti, autisti, medici, insegnanti, persino psicanalisti e soldati. Nessuno è al riparo dalla disruption dell’automazione, la potenza socialmente distruttiva (ma, per pochi, economicamente conveniente) della sostituzione dell’uomo con la macchina.
Come riportato da Renovatio 21, l’IA ha attaccato anche Hollywood, e il recente sciopero di attori e sceneggiatori era percorso anche da questa paura – a breve per fare film fotorealistici non vi sarà più bisogno di esseri umani.
Le macchine stanno davvero sostituendoci. È una verità, ormai, incontrovertibile, ed è pure il modo più solare di pensare alla trasformazione in corso: perché là fuori in molti sono convinti che l’AI annienterà gli esseri umani.
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Notizie false nel podcast di lancio dell’intelligenza artificiale del WaPo
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L’ascesa dell’AI avanzata potrebbe avere conseguenze catastrofiche: parla il CEO di Google DeepMind
Demis Hassabis, amministratore delegato di Google DeepMind, ha lanciato un monito sul cammino verso l’intelligenza artificiale generale (AGI), che potrebbe sfociare in «esiti catastrofici» quali cyberattacchi alle reti energetiche o idriche. Secondo lo Hassabis, l’AGI potrebbe concretizzarsi entro i prossimi dieci anni.
Durante il suo intervento all’Axios AI+ Summit della scorsa settimana a San Francisco, Hassabis ha delineato l’AGI come un sistema capace di manifestare «tutte le capacità cognitive» proprie dell’umanità, inclusa la propensione all’invenzione e alla creatività.
Egli ha rilevato che i modelli linguistici di grandi dimensioni odierni continuano a essere «intelligenze frastagliate», afflitte da deficit nel ragionamento, nella programmazione a lungo raggio e nell’apprendimento persistente. Nondimeno, ha ipotizzato che un’IA autenticamente intelligente possa emergere a breve, grazie a un potenziamento costante e «un paio di grandi innovazioni in più».
Al contempo, Hassabis ha ammesso che la fase propedeutica all’AGI sarà verosimilmente costellata da pericoli concreti e «risultati catastrofici», tra cui cyberattacchi alle infrastrutture energetiche o idriche.
«Probabilmente sta già quasi accadendo ora… forse non ancora con un’intelligenza artificiale molto sofisticata», ha osservato, indicandolo come «il vettore vulnerabile più ovvio». Ha proseguito evidenziando che attori malevoli, agenti autonomi e meccanismi che «deviano» dalle direttive iniziali esigono contromisure robuste. «È un rischio non nullo», ha concluso, in riferimento alla eventualità che apparati evoluti «scavalchino il guardrail».
Google Deepmind co-founder @demishassabis to @mikeallen on what about AI he fears most: “Bad actors using AI for harmful ends, or the AI itself as it gets closer to AGI … goes off the rails in some way that harms humanity.” #AxiosAISummit pic.twitter.com/bVmx4SNKIv
— Axios (@axios) December 5, 2025
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Le apprensioni di Hassabis riecheggiano allarmi più estesi diffusi nel panorama tecnologico mondiale.
Come riportato da Renovatio 21, missiva aperta diramata a ottobre, sottoscritta da luminari del settore e figure di spicco, ha sostenuto che entità «superintelligenti» potrebbero mettere a repentaglio la libertà umana o la stessa esistenza, proponendo una moratoria globale sullo sviluppo dell’IA sin quando non se ne assicuri la saldezza. Tra i sottoscrittori, il co-fondatore di Apple Steve Wozniak, i pionieri dell’IA Geoffrey Hinton e Yoshua Bengio, il magnate Richard Branson del gruppo Virgin, oltre a personalità di rilievo politico e culturale.
Un ulteriore appello a mettere in pausa lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è stato firmato da un gruppo internazionale di medici e pubblicato dalla prestigiosa rivista medica BMJ Global Health. «Ci sono scenari in cui l’AGI [Intelligenza Artificiale Generale, ndr] potrebbe rappresentare una minaccia per gli esseri umani, e possibilmente una minaccia esistenziale» scrivono nell’appello i dottori di varie parti del mondo.
Più pessimista è l’esperto dei pericoli dell’AI Eliezer Yudkowsky, che ha lanciato un appello per chiedere la distruzione materiale dei data center dell’AI prima che sia troppo tardi, dichiarando che «tutti sulla Terra moriranno».
Altre voci, tuttavia, propendono per un’interpretazione più rosea.
Elone Musk, che pure fa parte degli apocalittici riguardo i rischi delle macchine pensanti, ha dichiarato il mese scorso che gli avanzamenti dell’IA e della robotica potrebbero rendere il lavoro «facoltativo» tra 10-20 anni e che la moneta potrebbe rivelarsi «irrilevante» in un’economia IA-centrica, pur rammentando che occorrono ancora salti tecnologici sostanziali affinché tale orizzonte si materializzi.
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L’AI renderà il lavoro «facoltativo» e il denaro «irrilevante»: Musk come Marx e i sovietici
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