Bizzarria
Discoteche chiuse, club scambisti aperti: il decreto francese non fa una grinza
Lunedì 6 dicembre, il primo ministro francese Jean Castex e il suo ministro della Salute Olivier Véran hanno tenuto una conferenza stampa sulle restrizioni in atto per combattere presumibilmente la «quinta ondata».
Le discoteche, è stato detto, «non possono ospitare il pubblico fino al 6 gennaio compreso» – in pratica disintegrando l’intera stagione delle feste, cosa che ha scatenato l’immediata protesta dei gestori di locali notturni.
Il decreto specifica che tale divieto si applica fino alla stessa data alle attività di ballo nei bar e nei ristoranti. Tuttavia molti di quelli che chiamano«club libertini», cioè i circoli scambisti, rimarranno aperti.
Il decreto specifica che tale divieto si applica fino alla stessa data alle attività di ballo nei bar e nei ristoranti. Tuttavia molti di quelli che chiamano«club libertini», cioè i circoli scambisti, rimarranno aperti
Come scrive la testata francese Ouest France, «la chiusura non interesserà tutti i locali notturni. Questi sono classificati secondo una classificazione amministrativa. Pertanto, sono interessati dal decreto i locali di tipo “ P ” (che comprendono le discoteche) e “N” (bar d’atmosfera, locali notturni)».
Quindi, a seconda della loro designazione, molti club libertini , saune (classificate principalmente nella categoria “X”, come stabilimento sportivo coperto ) o bar d’altitudine non sono inclusi».
«Per il momento il decreto si rivolge solo alla danza e non all’atto sessuale» specifica il presidente dell’unione delle feste luoghi e diversità sentito da Ouest France. La sua sigla ha circa la metà dei 450 locali «libertini» francesi.
Il presidente racconta quindi che nei locali scambisti attualmente «indossare la mascherina è obbligatorio in tutti i corridoi, durante gli spostamenti, al bar, ma non nei luoghi privati: dal momento in cui entri in una stanza, hai l’autorizzazione nello stesso principio di una camera d’albergo».
«Indossare la mascherina è obbligatorio in tutti i corridoi, durante gli spostamenti, al bar, ma non nei luoghi privati: dal momento in cui entri in una stanza, hai l’autorizzazione nello stesso principio di una camera d’albergo»
Non fa una grinza: mascherina e distanziamento al bancone del bar mentre si parla con una persona, nessuna mascherina e (per logica) nessun distanziamento se con la stessa persona si copula, come peraltro ci si attende da questo genere di locali.
Ricordando pure che in questi luoghi spesso gli «incontri intimi» riguardano, diciamo così, molteplicità di persone impegnate simultaneamente – tema trattato recentemente anche dalla premier neozelandese, Jacinda Ardern, che in TV, tra le risatine, ha detto che ora il suo Paese permette gli incontri del genere «Tinder» fino a 25 persone.
«Il COVID, per chissà quale influenza e ragione scientifica, si ferma alle soglie» di questi locali, scrive il sito Médias-Presse Info.
Chi quando pensa a questi locali ricorda le scene del capolavoro di Stanley Kubrick Eyes Wide Shut è in errore: quelli la maschera per lo meno se la tenevano anche durante le fornicazioni nell’enigmatico ed esoterico lupanare d’élite.
Qui invece, semplicemente, parrebbe non esserci logica alcuna – come testimoniano tanti altri casi di follia pandemista sparsi per il mondo.
Per esempio, quello delle discoteche scozzesi, che hanno cercato di aggirare le leggi mettendo sedie sulla pista da ballo, di modo di consentirne l’uso da parte degli avventori.
Il malizioso può pensare: una logica c’è – la dissoluzione, in un mondo dominato dalla Cultura della Morte, è sempre consentita. Questo spiega anche tanta reticenza da parte di giornalisti e politici nel denunciare altri assembramenti che possono comprendere contatti intimi. Il lettore di Renovatio 21 sa a cosa ci riferiamo.
Bizzarria
Maniaco seminudo armato di motosega attacca casa di riposo per anziani
La polizia dello Stato USA dell’Illinois ha sparato e ucciso domenica un uomo a torso nudo armato di motosega dopo che si era introdotto in una casa di cura locale. La polizia avrebbe colpito l’uomo con il taser dopo che aveva tentato di usare la motosega contro i residenti dell’edificio, ma quella misura non è stata un deterrente efficace.
Gli attacchi sono continuati dopo il taser finché uno degli ufficiali non ha sparato all’intruso. La bizzarra aggressione ha ferito alcuni residenti della struttura ma non ne ha ucciso nessuno.
Testimoni hanno riferito che il sospettato stava tentando di abbattere un albero nella proprietà di River Glen of St. Charles, una residenza assistita dell’Illinois, ed è riuscito a entrare nell’atrio poco prima dell’arrivo della polizia, ha affermato la città in un comunicato stampa.
A man wielding a chainsaw inside a senior-living facility in St. Charles, Illinois, was shot and killed by police early Sunday, authorities said.
Read more: https://t.co/lBub97jVhd pic.twitter.com/ij1MvGPQNk
— ABC News (@ABC) December 2, 2024
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Gli ufficiali arrivati hanno colpito il sospettato con il taser dopo che aveva tentato di «usare la motosega contro i residenti dell’edificio», si legge nella dichiarazione. Gli attacchi sarebbero continuati dopo il taser e uno degli ufficiali è stato costretto a sparare al sospettato.
«Una persona non autorizzata è entrata brevemente nella nostra comunità ed è stata rapidamente fermata dagli ufficiali intervenuti», si legge nella dichiarazione. «Siamo profondamente grati per la rapida azione del nostro team e delle forze dell’ordine. Vogliamo sottolineare che la nostra comunità è sicura e che tutti i residenti e i membri dello staff sono al sicuro. La sicurezza e l’incolumità dei nostri residenti e del nostro staff rimangono la nostra massima priorità. Stiamo lavorando a stretto contatto con le forze dell’ordine mentre continuano le indagini su questo incidente isolato».
Renovatio 21 ritiene l’incursione del pazzo armato di motosega una minaccia meno grave di quello che è capitato alle case di ripose durante il COVID.
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Bizzarria
Deputati Maori eseguono un’orrenda e ridicola danza Haka in Parlamento: vogliono tenersi i privilegi
🇳🇿 Māori MPs performing the Haka in New Zealand Parliament ripping apart a bill redefining the Treaty of Waitangi.
The Treaty of Waitangi is a document of central importance to the history of New Zealand, its constitution, and its national mythos. pic.twitter.com/OeUZ0g1UMj — Lord Bebo (@MyLordBebo) November 14, 2024
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Bizzarria
Ministro svedese afflitto da «bananofobia»
Il ministro svedese per le pari opportunità Paulina Brandberg ha una fobia così acuta per le banane che il suo staff deve lavorare 24 ore su 24 per impedire che lei possa mai posare lo sguardo sul popolare frutto giallo. Lo riporta il quotidiano svedese Expressen.
In un post sui social media del 2020, la Brandberg ha ammesso di avere «la fobia delle banane più strana del mondo». La sua ammissione è stata liquidata come un’esagerazione fino a mercoledì, quando Expressen ha pubblicato e-mail governative trapelate che rivelavano la vera portata del suo terrore per il frutto del banano.
Prima che la Brandberga partecipasse a un pranzo presso l’Agenzia giudiziaria norvegese a febbraio, il suo segretario di gabinetto ha inviato un’e-mail all’agenzia: «Paulina Brandberg ha una forte allergia alle banane, quindi apprezzeremmo che non ci fossero banane negli spazi in cui soggiornerà».
In vista di un incontro con un’autorità locale, più avanti nello stesso mese, la segretaria della Brandberga fu più schietta, dicendo al personale comunale: «nemmeno le banane sono ammesse nei locali».
Quando il presidente del parlamento svedese, Andreas Norlen, aveva invitato la Brandberg a prendere un caffè a settembre, anche lui ricevette un’e-mail che lo informava dell’«allergia» alle banane del ministro.
«Grazie, probabilmente ci sarà una torta con il caffè e ci assicureremo che non contenga banane», ha risposto con cortesia l’ufficio del Norlen. «Tuttavia, abbiamo cesti di frutta con banane negli spazi adiacenti e nelle stanze di passaggio. È sufficiente se li mettiamo via la mattina dello stesso giorno?»
«Sarebbe fantastico se riuscissi a metterli via la mattina dello stesso giorno», aveva puntualmente risposto la segretaria della Brandberga.
Mentre la sua segretaria descrive la fobia come un’allergia, il ministro Brandberg ha detto all’Expressen che «è qualcosa per cui ricevo aiuto professionale» – in pratica il ministro bananofobo si fa vedere da uno specialista. «Si potrebbe dire che è una specie di allergia», ha dichiarato al giornale.
La bananafobia non è riconosciuta dalla maggior parte degli scienziati medici come una condizione legittima, ed è accomunata alla fobia generica di «certi cibi» nella Classificazione Internazionale delle Malattie.
Tuttavia, prove aneddotiche suggeriscono che si tratti di un fenomeno reale, seppur raro. Sul sito web di Mind, un ente di beneficenza britannico per la salute mentale, un malato di bananafobia ha descritto come «vedere una banana nella vita reale mi rende estremamente ansioso, iperventilo e mi sento pietrificato».
«So che le banane non possono farmi male, ma per qualche ragione mi sento piena di paura ogni volta che le vedo o le sento», ha scritto.
Dopo la pubblicazione dell’articolo dell’Expressen, anche la collega parlamentare di Brandberga, Teresa Carvalho, si è dichiarata bananafoba. «Soffro dello stesso disturbo», ha scritto la socialdemocratica su X. «Potremmo aver avuto molti dibattiti difficili sulle condizioni della vita lavorativa, ma su questo tema siamo uniti contro un nemico comune», cioè la banana.
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Non è noto se le politiche svedesi bananofobe reagiscano anche a prodotti culturali legati alla gialla minaccia, come la hit del 2000 L’unico frutto dell’amor è la banana o la canzone del controverso cantante emiliano Gianni Morandi Banane e lampone (1992), il film del nuotatore Carlo Pedersoli (detto Bud Spencer) Banana Joe (1982), o il programma TV di pupazzi Banana Split (1968).
Immaginiamo, ad ogni modo, che nonostante l’impegno politico, l’opera del controverso umorista ebreo Woody Allen Il dittatore dello Stato libero di Bananas (1971) non sia tra le pellicole preferite.
Non è chiaro nemmeno se la famosa legislazione dell’Unione Europea sulla curvatura della banane possa aiutare in questa situazione.
Dopo l’omofobia e la transfobia, a quando leggi e corsi scolastici sulla bananofobia, che potrebbe pure esservi collegata?
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Immagine di Swedish Presidency of the Council of the EU via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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