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Bill Gates compra World of Warcraft. Per competere nel metaverso di solitudine e disperazione che stanno preparando per noi

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La Microsoft, la colossale azienda di (pessimo) software fondata da Bill Gates ha comprato Activision Blizzard, la casa di produzione di videogiochi della serie di Call of Duty, StarCraft, Guitar Hero, Diablo, Candy Crush e soprattutto di World of Warcraft.

 

L’operazione di acquisizione ha avuto un costo di 68,7 miliardi di dollari. Activision Blizzard diventerà una divisione di Microsoft Gaming.

 

Per gli appassionati di questi giochi , che non sono pochi (in Corea StarCraft è praticamente, da decenni, lo sport nazionale, i cui campioni sono divi che arrivano a fare i testimonial dell’esercito), sta scattando il panico. Se Microsoft farà a Blizzard quello che ha fatto con Skype – un software eccezionale, che ha perso funzionalità dopo essere stato venduto a Gates – è finita per tutti i gamer. Ci sono tanti altri esempi che vengono in mente. Qualcuno ricorda cosa è successo a Nokia (e, per estensione, alla Finlandia) dopo che è stata acquisita da Microsoft? La storia è più complessa, ma è tremenda. Non la racconteremo qui.

 

Quello che ci preme di analizzare è il motivo per il quale il gruppo di Gates spende una somma  che corrisponde ad una manovra economica di un Paese medio-grande per compare un’azienda di videogiochi, che peraltro negli ultimi tempi aveva avuto i soliti problemi della vita americana in era post-#metoo: accuse di maschilismo, atteggiamenti impropri verso le poche dipendenti femmine, etc.

 

Dietro a questa operazione gigantesche c’è una cosa precisa: il metaverso. Il metaverso è, dice Mark Zuckerberg che ci crede talmente tanto da aver cambiato il nome della società Facebook in Meta, la prossima grande trasformazione dell’informatica. «La prossima internet mobile», ha spiegato il padrone di Facebook, cioè di Meta.

 

Il metaverso, una parola che, come la parola «criptovaluta», viene dai libri dello scrittore di fantascienza Neal Stephenson, non è altro che internet e le sue funzioni (lavoro, relazioni, giochi, acquisti, esplorazioni varie) resa in forma di realtà virtuale, un immenso spazio immersivo al quale si accederà, per lo più, con visori che coprono gli occhi escludendo la realtà esteriore – cioè la realtà reale, cioè la verità della vostra vita nella carne e nella materia.

 

Facebook si dice che abbia messo sul piatto, senza fare troppa pubblicità, una diecina di miliardi di dollari per comprare ogni possibile azienda di interesse che lavora sulla realtà virtuale.

 

A Microsoft deve quindi essere scattato il FOMO. Il termine è molto usato nel gergo dei venture capital della Silicon Valley: significa Fear Of Missing Out, cioè paura di perdere, di non essere nel gruppo di quelli che colgono una determinata occasione. Il FOMO decreta i fenomeni salienti del mondo dell’elettronica; soprattutto, determina gli investimenti: nella competizione tra fondi e investitori vari, quando scatta un determinato trend, c’è l’esplodere del FOMO che può far lievitare la valutazione di un’azienda (sì, gli uomini più intelligenti e ricchi del mondo, quelli della Silicon Valley, ad una certa si comportano come branchi di pecore, ma lo sapevate).

 

Il FOMO è per il metaverso, dove Zuckerberg sta facendo all-in, e nonostante lo scetticismo di tanti, le aziende ultramiliardarie non possono stare a guardare la roulette del futuro senza puntare qualche gettone

Il FOMO è per il metaverso, dove Zuckerberg sta facendo all-in, e nonostante lo scetticismo di tanti, le aziende ultramiliardarie non possono stare a guardare la roulette del futuro senza puntare qualche gettone.

 

«È la hype del metaverso», ha scritto la testata di tecnologia e startup Tech Crunch. È il clamore verso questa nuova idea.

 

Tuttavia, vi è una strategia concreta. Perché è prevedibile cosa succederà qualora il metaverso dovesse attecchire.

 

«Come le precedenti proprietà del Web 2.0, il “metaverso” riguarda il possesso del tempo di un utente online» scrive Tech Crunch. «In un certo senso, ciò che sembra davvero essere il metaverso è l’idea che gli utenti trascorrano del tempo online facendo cose sempre più noiose, ma come avatar in un mondo virtuale 3D. Il gioco si concentra sul mantenere le cose lontane dalla noia, ma man mano che gli MMO [Massive Multiplayer online, giochi in rete dove possono partecipare masse di utenti, come World of Warcraft, ndr] diventano più realistici, la speranza è che questi mondi separati si confondano l’uno nell’altro e che gli utenti inizino a pensare alla loro presenza online come a qualcosa di più coeso».

 

Si tratta quindi di un processo di trasformazione spaventoso: nientemeno che la sostituzione della realtà. La progressiva separazione della nostra vita «reale» da quella virtuale, che sarà sempre più simile, per grafica e per stimoli, della prima, al punto da essere preferita dagli utenti.

 

In verità per molti è già così: chi gioca a videogame collettive online come World of Warcraft, chi ha una «squadra» che tutte le sere si trova a sparare su Call of Duty, in molti casi preferisce la sua esistenza elettronica rispetto a quella reale e ai suoi problemi. Abbiamo notato, negli anni, come lutti, problemi famigliari, lavorativi, sentimentali facciano accrescere negli individui il tempo speso nei giochi online.

 

Si tratta quindi di un processo di trasformazione spaventoso: nientemeno che la sostituzione della realtà. La progressiva separazione della nostra vita «reale» da quella virtuale, che sarà sempre più simile, per grafica e per stimoli, della prima, al punto da essere preferita dagli utenti.

La realtà di pixel e elettroni diventa più appetibile – perché sicura, eroica, pulita dalle vere sfide dell’esistenza – di quella dell’essere.

 

Si tratta, decisamente, della psicotizzazione di una larga fetta dell’umanità. La creazione di vere e proprie prigioni mentali dove sono gli utenti stessi a chiedere di essere rinchiusi.

 

Tristan Harris, un ex Google che ora è tra i principali critici dei disastri etici delle grandi aziende di informatica (è suo il fortunato documentario Netflix The social dilemma, che si occupa delle tattiche indicibili messa in atto dagli algoritmi di Facebook per tenere gli utenti incollati al sito) racconta che in realtà il metaverso è l’estensione in 3D di qualcosa che già esiste e che devasta le nostre vite: la «bolla» dei social che ci tengono sempre all’interno dello stesso giro di amici, di opinioni, di modo da radicalizzarci, con il risultato di aver creato in tutto il mondo società polarizzate dove lo spettro della guerra civile non è più una prospettiva così impensabile.

 

Il metaverso ti inghiottirà nello stesso modo in cui lo ha già fatto Facebook, solo con grafica e interfaccia più avanzata. I vostri figli, che sono cosiddetti digital native, ci cadranno dentro per direttissima. Ed è bene ricordare che nel metaverso di Facebook, ha scritto il New York Times, già si sono consumate le prime «molestie sessuali». Non crediamo che saranno gli ultimi.

 

Si tratta, decisamente, della psicotizzazione di una larga fetta dell’umanità. La creazione di vere e proprie prigioni mentali dove sono gli utenti stessi a chiedere di essere rinchiusi.

No, il metaverso, al momento, non sembra il posto ideale per crescere i figli. Tuttavia, dopo mesi di DAD, sono percettivamente più pronti che mai – hanno accettato che la cosa più concreta della loro giovane vita, la scuola – può ridursi a cosa virtuale. E non è escluso, conoscendo la sudditanza di tutta la nostra politica ai colossi Tech, che il prossimo ministro dell’Istruzione non deciderà di spostare la scuola nel metaverso per legge.

 

Ovviamente, non tutti si stanno bevendo la cosa. L’inventore della PlayStation, l’ormai anziano ingegnere Ken Kutaragi, si è scagliato contro l’idea del metaverso in una recente intervista a Bloomberg.

 

«Preferiresti essere un avatar raffinato invece del tuo vero io? In sostanza non è diverso dai message board anonimi». Per Kutaragi i visori da realtà virtuale che permettono il metaverso sono «semplicemente fastidiosi», e «ti isolano dal mondo reale».

 

Il giapponese pare non capire che la disintegrazione del mondo reale è esattamente ciò che vogliono.

 

La pandemia, è evidente, ha aiutato molto. Persone chiuse in casa per due anni, e che chissà per quanto ancora, non possono che essere sempre più compatibili con il metaverso.

 

Il metaverso ti inghiottirà nello stesso modo in cui lo ha già fatto Facebook, solo con grafica e interfaccia più avanzata

Guardate al disastro psichiatrico pandemico fra i giovani: ragazzi impazziti dalla rabbia, sfiniti da disturbi alimentari, presi da ansia perenne, se non attaccati da manie suicide. Disperati, soli – privati di qualsiasi cosa, e costrette al calcolo di cosa sia la vita senza relazioni e contatti.

 

Questa generazione di danneggiati dalle restrizioni non potrà che trovare sollievo nei mondi virtuali perennemente accesi, del resto ha passato il biennio attaccata al telefonino, ai social, ai giochi online. Si tratta solo di dare loro una spinta in più verso la catatonia indotta, la perdita del principio di realtà programmata dai colossi di Big Tech – i quali, è bene ricordarlo, sono divenuti molto, molto più ricchi durante il lockdown globale.

 

Il disegno a questo punto speriamo sia chiaro a tutti. Si tratta, come potete intuire, di un programma che va contro il vostro bene. Si tratta, infine, di un programma di morte, si tratta della propaggine elettronica della Necrocultura.

 

A fronte di questa minaccia evidente, vi diciamo che bisogna fare qualcosa. Per prima cosa, disintossicatevi: abbandonate i social, non fidatevi praticamente di nessuna delle grandi società tecnologiche.

 

E tornate a vivere. A incontrarvi, a guardarvi, a toccarvi: cose che al momento potrebbero essere ritenute perfino illegali. Ma che sono la base dell’esistenza umana.

 

La pandemia, è evidente, ha aiutato molto. Persone chiuse in casa per due anni, e che chissà per quanto ancora, non possono che essere sempre più compatibili con il metaverso

Vogliono cancellare la legge naturale, abbiamo detto, e la pandemia è servita essenzialmente a quello, al punto di arrivare a recidere i legami più profondi, i legami di sangue, quelli della famiglia.

 

Della realtà, della legge naturale ci daranno un surrogato. Le sostituiranno con un’architettura da videogame, e una legge che stabiliranno loro.

 

Se questo non è un incubo, non sappiamo cos’altro lo possa essere.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Intelligenza Artificiale

Top ricercatori di Intelligenza Artificiale lasciano Facebook

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Il social media di Mark Zuckerberg sta perdendo i suoi massimi leader nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Lo riporta Fortune, che scrive come l’azienda abbia visto almeno tre importanti leader dell’IA lasciare nel solo mese di marzo.

 

Si tratterebbe di Devi Parikh, ex direttore senior dell’intelligenza artificiale generativa di Meta, Abhishek Das, ex capo del team Fundamental AI Research (FAIR) di Meta, ed Erik Meijer, ex direttore dell’ingegneria di Meta.

 

Ogni dirigente ha dato l’addio ai propri colleghi alla fine del mese scorso annunciandolo su X. Sembra che non ci siano rancori, in quanto la Parikh ha detto che «le sarebbe mancato Meta», mentre il Das ha scritto nel suo addio che la squadra FAIR di Meta rimane «davvero forte. Faccio il tifo per loro!».

 

Tuttavia, nessuno di questi tre ricercatori è stato così disponibile come Meijer, che ha dichiarato in un post su X molto schiettamente che mentre è «più ottimista che mai nei confronti di Meta con la maggiore attenzione dell’azienda all’intelligenza artificiale», crede che continuare a lavorare per tale azienda potrebbe limitarsi a qualcuno che non vuole necessariamente costruire il proprio modello linguistico di grandi dimensioni (LLM).

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«Data l’incredibile pressione competitiva sul campo», ha scritto Meijer, «non c’è davvero alcun vantaggio nell’essere all’interno di una grande azienda se si vuole costruire cose interessanti sopra i LLM».

 

Considerando che il CEO di Meta ha scritto personalmente e-mail di reclutamento per lo staff di Intelligenza Artificiale presso il suo concorrente Google, perdere tre dei migliori scienziati di intelligenza artificiale in un periodo così breve non è rassicurante per la crescita dell’azienda, scrive Futurism.

 

Da un lato, data la quantità di venture capital investito nelle startup di intelligenza artificiale, non sorprende vedere alcuni direttori rischiare di lasciare le grandi aziende in una fase importante e delicata per quanto riguarda questo nuovo sviluppo dell’AI.

 

Tuttavia, alcuni esperti affermano che questi licenziamenti volontari riflettono i modelli dei precedenti cambiamenti tecnologici. «Ogni volta che c’è una nuova piattaforma o livello dello stack tecnologico, c’è l’opportunità per le startup di creare app sopra di essa», ha dichiarato a Fortune Arvind Narayanan, professore di informatica a Princeton. «Lo abbiamo visto con il PC, il web, gli app store mobili e ora lo stiamo vedendo con l’Intelligenza Artificiale generativa».

 

Secondo il Narayanano, questo è un ciclo previsto nella Silicon Valley. E anche se Meijer ha detto a Fortune che la partenza simultanea dei tre dirigenti è probabilmente dovuta al ciclo di revisione annuale dell’azienda, si potrebbe trattare di un colpo duro per Meta, soprattutto perché la corsa all’Intelligenza Artificiale della Silicon Valley continua a surriscaldarsi ed è sempre più competitiva.

 

Secondo un articolo di sette mesi fa del Wall Street Journal, Meta – società padrona, oltre che di Facebook, di Instagram e Whatsapp – starebbe sviluppando segretamente un potente modello di Intelligenza artificiale progettato per competere con GPT-4 di OpenAI.

 

Come riportato da Renovatio 21, per quanto poco reclamizzato, Facebook nel tempo ha eseguito ricerche molto avveniristiche, come quella per creare dispositivi in grado di leggere il pensiero degli utenti.

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Internet

La Florida vieta i social media ai minori di 14 anni

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La Florida ha appena approvato una nuova legge che vieta ai bambini sotto i 14 anni di avere account sui social media indipendentemente dal consenso dei genitori.   Secondo la legge che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025, le società di social media devono chiudere gli account che ritengono siano utilizzati da minori di età inferiore a 14 anni e devono cancellare gli account su richiesta dei genitori o dei minori. Tutte le informazioni contenute nei conti dovranno poi essere cancellate, riferisce il Wall Street Journal.   I minori di 14 o 15 anni potranno ottenere un account sui social media con il consenso dei genitori. Se un genitore non acconsente, gli account già appartenenti ad adolescenti compresi in quella fascia di età dovranno essere cancellati.

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«Essere sepolti in quei dispositivi tutto il giorno non è il modo migliore per crescere, non è il modo migliore per ottenere una buona istruzione», ha detto lunedì il governatore Ron DeSantis durante un evento per celebrare la firma del disegno di legge.   La nuova legge non specifica a quali piattaforme si applica, tuttavia i siti di social media che fanno affidamento su funzionalità come avvisi di notifica e video a riproduzione automatica sono soggetti ad essa.   I sostenitori della legge hanno sottolineato studi recenti che collegano l’uso dei social media tra i giovani adulti a un rischio più elevato di depressione e problemi di salute mentale. Può anche renderli vulnerabili al bullismo e ai predatori online.   «Un bambino, nel suo sviluppo cerebrale, non ha la capacità di sapere che viene risucchiato da queste tecnologie che creano dipendenza, di vedere il danno e allontanarsene», ha detto il presidente della Camera della Florida Paul Renner all’evento. lo stesso evento. «E per questo motivo dobbiamo intervenire per loro».   Altri Stati americani hanno visto proposte di leggi simili, tuttavia le leggi si fermano tutte prima del divieto totale della Florida. In Arkansas, un giudice federale ha bloccato una legge sulla verifica dell’età per gli utenti dei social media e il consenso dei genitori per gli account dei minorenni.   In risposta alla legge dell’Arkansas, l’associazione di categoria dei social media NetChoice, di cui fanno parte Meta, TikTok e Snap, società madre di Facebook, ha citato in giudizio lo stato per sospendere la legge. Ha portato sfide legali simili in California e Ohio.   Secondo il vicepresidente di NetChoice e consigliere generale Carl Szabo, la legge della Florida «costringe gli abitanti della Florida a consegnare informazioni personali sensibili ai siti Web o a perdere l’accesso a canali di informazione critici», aggiungendo che «la sua violazione del diritto del Primo Emendamento degli abitanti della Florida di condividere e accedere ai discorsi online (…) Esistono modi migliori per mantenere gli abitanti della Florida, le loro famiglie e i loro dati al sicuro e protetti online senza violare le loro libertà», ha aggiunto, forse non coscio che i dati consegnati a Zuckerberg frequentando la sua piattaforma sono di quantità impressionante (e sempre più approfonditi: Facebook ha lavorato a lungo ad un dispositivo per leggere direttamente la mente dei suoi utenti).   La Florida si aspetta di essere citata in giudizio per la nuova legge, tuttavia il portavoce Renner si dice fiducioso che resisterà al controllo legale. «Li batteremo e non ci fermeremo mai e poi mai», ha detto.   All’inizio del 2023 il Wall Street Journal e ricercatori di due università statunitensi hanno rivelato che gli algoritmi di Instagram aiutavano a connettere account «dedicati alla creazione, all’acquisto e allo scambio di contenuti di sesso minorile». Meta ha risposto istituendo una task force per la sicurezza dei bambini e sviluppando strumenti software per affrontare il problema. Cinque mesi dopo, la società «sta lottando per impedire che i propri sistemi consentano o addirittura promuovano una vasta rete di account pedofili», ha osservato il Journal.

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La cosa impressionante, hanno notato alcuni osservatori, i pedofili potevano prosperare in rete mentre gli account di utenti conservatori (tra cui, magari, molti lettori nostri) venivano bannati o shadowbannati.   Come riportato da Renovatio 21, negli anni si sono accumulate accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.   Come noto, i social media generano dipendenza e generalmente evidenti danni (come la depressione o l’inclinazione all’anoressia) nella psiche degli utenti. I colossi dei social sono spesse volte stati al centro di casi con gravissimi problemi etici con scoopscandali e pure di interrogazioni del Congresso USA. Difficile, tuttavia, che cambieranno le loro piattaforme e i loro sistemi di interfaccia, profondamente progettati per far restare le persone incollate allo schermo attraverso la stimolazione della dopamina.   Come riportato da Renovatio 21, il governatore della Florida Ron DeSantis ha ribadito più volte la sua proposta di pena di morte per i pedofili.

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Immagine di Matt Johnson via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons  
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Internet

Elon Musk contro l’ordine di censura ricevuto da Twitter dalla Corte Suprema brasiliana: il giudice De Moraes «dovrebbe dimettersi o essere messo sotto accusa»

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Elon Musk ha respinto le richieste avanzate da un tribunale brasiliano di censurare alcuni account e ha chiesto l’impeachment di un importante giudice della Corte Suprema.

 

Sabato 6 aprile, X (precedentemente noto come Twitter) ha annunciato di essere «stato costretto dalle decisioni del tribunale a bloccare alcuni account popolari in Brasile» sotto la minaccia di multe giornaliere se la società non si conformasse.

 

Poco dopo l’annuncio, il proprietario di X, Elon Musk, ha affermato che la società avrebbe resistito a queste richieste, anche se avesse dovuto chiudere le sue attività in Brasile.

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«Stiamo revocando tutte le restrizioni», ha scritto il magnate di origine sudafricana. «Questo giudice ha applicato multe ingenti, ha minacciato di arrestare i nostri dipendenti e di impedire l’accesso a X in Brasile».

 

«Di conseguenza, probabilmente perderemo tutte le entrate in Brasile e dovremo chiudere il nostro ufficio lì. Ma i principi contano più del profitto”.

 

In un altro post su X, Musk ha annunciato che la sua piattaforma di social media pubblicherà le richieste avanzate dal giudice della Corte Suprema e capo della Corte Elettorale Superiore del Brasile Alexandre de Moraes. Musk ha anche chiesto l’impeachment di de Moraes e lo ha definito “Darth Vader del Brasile”.

 

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«A breve, X pubblicherà tutto ciò che è stato richiesto da @Alexandre [de Moraes] e come tali richieste violano la legge brasiliana. Questo giudice ha sfacciatamente e ripetutamente tradito la Costituzione e il popolo brasiliano. Dovrebbe dimettersi o essere messo sotto accusa. Vergogna @Alexandre, vergogna».

 

Pochi giorni prima, il giornalista Michael Shellenberger aveva pubblicato i cosiddetti «Twitter Files Brazil», che mostrava come lo Stato profondo carioca, guidato da de Moraes, avesse interferito nelle elezioni presidenziali del 2022 facendo pressioni sulle piattaforme di social media per vietare gli account che sostenevano il presidente in carica Jair Bolsonaro o messo in discussione i sistemi elettorali.

 

«Il 30 marzo 2022, il giorno dopo l’insediamento di de Moraes come presidente del TSE, il TSE ha incaricato Twitter, entro una settimana e sotto la minaccia di una multa giornaliera di 50.000 BRL (10.000 dollari USA), di fornire dati sul mensile statistiche sull’andamento degli hashtag #VotoImpressoNAO (“PrinteVoteNo”) e #VotoDemocraticoAuditavel (“DemocraticAuditableVote”)» ha scritto lo Shelleberger.

 

Nel 2022, la corte ha costretto Twitter a censurare diversi account, tra cui due membri eletti della Camera, per presunta diffusione di “disinformazione” sotto la minaccia di pesanti multe. Twitter inizialmente ha respinto queste richieste e ha fatto appello contro gli ordini, ma ha finito per ottemperare ad alcune richieste a causa della pressione delle pesanti sanzioni.

 

Sotto la guida di Musk, la piattaforma di social media sembra respingere le richieste di censura avanzate da de Moraes e rischiare la chiusura dell’azienda in Brasile.

 

«In qualsiasi momento, la Corte Suprema del Brasile potrebbe chiudere ogni accesso a X/Twitter per il popolo brasiliano», ha scritto Shellenberger il 7 aprile mentre riferiva dal Brasile. «Non è un’esagerazione affermare che il Brasile è sull’orlo della dittatura per mano di un giudice totalitario della Corte Suprema di nome Alexandre de Moraes».

 

«Il presidente Lula da Silva partecipa alla spinta verso il totalitarismo», ha aggiunto il giornalista di sinistra. «Da quando è entrato in carica, Lula ha aumentato massicciamente i finanziamenti governativi ai principali mezzi di informazione, la maggior parte dei quali incoraggia una maggiore censura».

 

In risposta all’annuncio di Musk di disobbedire all’ordine del tribunale, il procuratore generale del Brasile Jorge Messias ha chiesto «norme urgenti» per le piattaforme di social media. Secondo il Financial Times, Messias ha affermato: «È urgente regolamentare i social network».

 

«Non possiamo vivere in una società in cui i miliardari domiciliati all’estero hanno il controllo dei social network e si mettono nella posizione di violare lo stato di diritto, non rispettando gli ordini dei tribunali e minacciando le nostre autorità», ha aggiunto.

 

Musk ha invitato gli utenti in Brasile a scaricare e utilizzare una VPN (rete privata virtuale) per poter utilizzare la piattaforma dei social media, nel caso in cui il governo limitasse l’accesso a X.

 

Come riportato da Renovatio 21, il giudice supremo De Moraes è da sempre considerato acerrimo nemico dell’ex presidente Jair Bolsonaro, che lo ha accusato di ingerenze in manifestazioni oceaniche plurime. Ad alcuni sostenitori di Bolsonaro, va ricordato, sono stati congelati i conti bancari, mentre ad altri è stata imposta una vera e propria «rieducazione».

 

Contro l’ex presidente di origini venete c’è ora un atto d’accusa per falsificazione di status vaccinale. Secondo quanto riferito, fa parte di una più ampia caccia alle streghe supervisionata da De Moraes, che sta esaminando il coinvolgimento di Bolsonaro nel provocare le proteste dell’8 gennaio 2023 che hanno visto migliaia di brasiliani prendere d’assalto gli edifici della capitale del paese in modo simile agli eventi del 6 gennaio 2021 a Washington.

 

La magistratura ha quindi interdetto Bolsonaro dal candidarsi fino al 2030. Sei mesi fa la commissione parlamentare brasiliana ha approvato un rapporto che accusa Bolsonaro di tentato colpo di Stato. La persecuzione di Bolsonaro in Brasile è arrivata al punto che lo hanno accusato persino di aver molestato una balena.

 

Vari commentatori conservatori brasiliani, magari con podcast YouTube estremamente seguiti, sono stati censurati e privati della piattaforma improvvisamente. Alcuni, come ha raccontato di recente Tucker Carlson, sono fuggiti negli USA.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche la piattaforma video Rumble ha ricevuto pressione dallo Stato brasiliano per censurare i video, ma ha rifiutato di sottomettersi al diktat.

 

I rapporti tra i colossi tecnologici e la politica americana e brasiliana sono ora, grazie ad Elon Musk, comprovati.

 

E per quanto riguarda il governo italiano? C’è qualcosa che dobbiamo sapere su ciò che hanno fatto agli account dei cittadini italiani i governi pandemici di Roma?

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Immagine di UK Governement via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

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