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Alimentazione

Russia e Bielorussia rappresentano un’enorme quota della produzione mondiale di fertilizzanti

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I fertilizzanti chimici di base dell’agricoltura sono NPK (azoto, fosforo e potassio) disponibili per l’applicazione in varie forme.

 

Prima dello scoppio della guerra in Ucraina – che ha importanti implicazioni per il cibo mondiale a breve termine –le forniture mondiali di fertilizzanti erano già state duramente colpite da mosse geopolitiche contro Russia e Bielorussia, i principali fornitori di fertilizzanti al mondo, e dal crollo iperinflazionistico, riferisce EIR.

 

Alcuni aspetti chiave dello scenario odierno.

 

Azoto: la Russia è storicamente un importante fornitore mondiale, come mostrato nell’ordine di classifica qui sotto, per la sua fornitura di diversi tipi di fertilizzanti azotati.

 

Negli ultimi anni, Washington ha vietato le importazioni russe di fertilizzante N per gli Stati Uniti, favorendo i cartelli occidentali e a scapito degli Stati Uniti e di altri agricoltori.

 

Nell’ultimo anno, i coltivatori di mais nazionali statunitensi e altri hanno fatto un forte appello affinché questo divieto fosse revocato.

 

I prezzi dei fertilizzanti N sono aumentati vertiginosamente negli ultimi due anni, insieme a tutti gli altri prodotti di base.

 

Russia % dell’export mondiale Classifica della quota di mercato
Ammonio nitrato 49%
NPK 38%
Ammonio 30%
MOP 27%
Urea 18%
Zolfo 9%

 

Fonte: ARGUS, 23 febbraio 2022

 

Potassa (potassio): la Bielorussia è storicamente un importante fornitore per l’utilizzo mondiale, come mostrato di seguito, e la Bielorussia e la Russia insieme sono al primo posto al mondo per produzione.

 

Negli ultimi sei mesi, è stato assolutamente interrotto, quando il blocco USA/Regno Unito/NATO ha spinto la Lituania a vietare il trasporto ferroviario di potassio bielorusso verso il Mar Baltico per l’esportazione.

 

Il presidente della Bielorussia Alexandr Lukashenko e il presidente russo Vladimir Putin si sono consultati su come reindirizzare la potassa bielorussa attraverso la Russia verso i mari.

 

I maggiori produttori di potassa 2021:

Paese Quantità
Canada 14.0 MMT
Russia 9.0 9.0 MMT
Belarus 8.0 MMT
China 6.0 MMT
Israel 2.3 MMT
Germany 2.3 MMT
U.S. 480 KMT

 

Fonte: USGS Mineral Commodity Summary

 

 

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Alimentazione

La Corea del Sud risarcirà gli allevatori per la fine della carne di cane

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Il governo sudcoreano ha annunciato che risarcirà gli allevatori colpiti da un imminente divieto di allevamento o vendita di carne di cane per il consumo umano. Gli allevatori hanno tuttavia rifiutato l’offerta e hanno descritto il divieto come un «atto di barbarie».

 

Il Parlamento della Corea del Sud ha approvato una legge a gennaio che metterà al bando l’allevamento e la vendita di carne di cane entro il 2027, con la pratica punibile con multe fino a 30 milioni di won (20.550 euro) o tre anni di prigione. Il divieto ha incontrato una forte resistenza da parte degli allevatori di cani, che hanno definito la legislazione «un violento atto di barbarie per privare gli individui del loro diritto a mangiare» e si sono ribellati fuori dagli edifici governativi lo scorso dicembre prima del voto.

 

Come riportato da Renovatio 21, dopo proteste massive, gli allevatori di cani edibili arrivarono a minacciare di liberare per le strade della capitale due milioni di quadrupedi, un atto estremo che tuttavia la protesta cinofaga non ha portato a compimento.

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Giovedì scorso, il ministero dell’Agricoltura sudcoreano ha annunciato che gli allevatori interessati dal divieto riceveranno pagamenti compresi tra 225.000 won (153 euro) e 600.000 won (405 euro) per cane se accetteranno di chiudere le loro attività in anticipo, ha riferito l’agenzia Associated Press.

 

Tuttavia, un’associazione di agricoltori ha rifiutato l’offerta, chiedendo 2 milioni di won (1.356 euro) per ogni miglior amico dell’uomo destinato ad essere impiattato.

 

Mentre mangiare carne canina è considerato barbaro in gran parte del mondo, in Corea è una pratica comune da secoli. Anche se la pratica è recentemente caduta in disgrazia tra le giovani generazioni, circa un milione di cani vengono ancora macellati ogni anno per la loro carne, secondo l’Associazione Coreana Cani Edibili.

 

L’associazione sostiene che il divieto riguarderà 3.000 ristoranti e circa 3.500 fattorie che allevano circa 1,5 milioni di cani. I dati di aprile 2022 del ministero dell’Agricoltura stimano che tali numeri siano 1.600 ristoranti, 1.100 fattorie e 570.000 cani.

 

I gruppi animalisti hanno fatto pressioni per un simile divieto per decenni, sebbene un portavoce della Humane Society International Korea abbia detto all’Associated Press che offrire dei pagamenti potrebbe portare gli allevatori ad «aumentare potenzialmente l’allevamento di cani per ottenere più soldi dal programma e far nascere più cuccioli nella sofferenza».

 

L’Associazione Coreana per il Benessere Animale ha chiesto ai governi locali di monitorare rigorosamente le fattorie per impedire loro di allevare più cani per ottenere un risarcimento.

 

Una volta che il divieto entrerà in vigore, il ministero dell’Agricoltura ha detto che incoraggerà le persone ad adottare cani da fattorie chiuse per limitare la quantità di eutanasie effettuate.

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Come riportato da Renovatio 21, anche il vicino Vietnam la scorsa estate ha limitato il consumo di carne di cani e gatti per ripulirsi l’immagine turistica.

 

Come già notato da Renovatio 21, al di là delle proteste e delle compensazioni, il bando anti-carne di cane entrerà in vigore nel 2027: quindi c’è da immaginarsi che per gli appassionati di piatti basati sul miglior amico dell’uomo si preparano tre anni di bagordi trimalcioneschi, con cinofagia gozzovigliante lasciata senza freni, e immaginiamo i luculliani party d’addio alla cucina canina, con guaiti udibili sino in Europa.

Mentre in Corea continua il dramma dei cani da mangiare, la questione sta in qualche modo tenendo banco anche in America, dove continua a spopolare viralmente la canzoncina tratta dal dibattito tra Trump e la Harris, in cui l’ex presidente dichiara che gli immigrati haitiani in Ohio stanno mangiando cani e gatti.

 

 

 

«They’re eating the dog / they’re eating the cats».

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Immagine screenshot da YouTube

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Alimentazione

Azienda di carne sintetica riceve 1,48 milioni di dollari dal Pentagono

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Un’azienda che produce carne finta ha ottenuto quasi 1,5 milioni di dollari dal Dipartimento della Difesa dell’amministrazioneBiden-Harris.   «Alla Better Meat Company, con sede a West Sacramento, California, sono stati assegnati 1,48 milioni di dollari per progettare un impianto di bioproduzione per ingredienti micoproteici che siano stabili a temperatura ambiente, abbiano un alto contenuto di proteine ​​e fibre e possano essere disidratati», ha annunciato il Pentagono.   La sovvenzione di agosto arriva appena un mese dopo che il Pentagono ha annunciato che non avrebbe più esplorato modi per nutrire le truppe con «carne coltivata in laboratorio», a seguito delle reazioni negative sui media e nell’industria della carne bovina.

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Un portavoce del Pentagono ha ribadito parte del comunicato stampa in una dichiarazione al Daily Wire e ha affermato che il prodotto non verrà utilizzato nei pasti pronti da mangiare (in gergo «meals ready to eat», o MRE), cioè le confezioni alimentari a lunga scadenza fornite alle truppe.   «Stiamo investendo in fonti di proteine ​​come ceci e tofu. Il Dipartimento non sta finanziando la ricerca su “carne coltivata in laboratorio” o “carne finta”, né ha in programma di includere tali sostituti proteici nelle razioni MRE dei militari», ha detto il portavoce al Daily Wire per un articolo all’inizio di questa settimana.   Tuttavia, esisterebbe una connessione tra la «micoproteina» e la carne finta. «La sovvenzione, tuttavia, finanzierà una “struttura per ingredienti micoproteici”, lo stesso identico ingrediente utilizzato per creare la carne finta. Il Daily Wire ha chiesto al Dipartimento della Difesa se queste strutture saranno utilizzate dalla Better Meat Company per creare carne finta durante o dopo il periodo di sovvenzione, ma non ha ricevuto risposta» scrive la testata statunitense.   La spinta verso le «proteine ​​alternative» è volta ad aiutare i paesi a raggiungere gli obiettivi ambientalisti radicali dell’Accordo di Parigi.   Anche i ricercatori dell’Università della California del Sud hanno pubblicato un articolo nell’agosto di quest’anno in cui illustrano i modi per incoraggiare le persone a mangiare meno carne rossa e testano l’efficacia di termini come «cambiamento climatico» e «giustizia climatica».   I ricercatori hanno affermato che i «portavoce conservatori» potrebbero essere reclutati per spingere i repubblicani ad abbracciare l’agenda del «cambiamento climatico».   Allo stesso tempo, alcuni stati hanno iniziato a contrastare l’intrusione della carne prodotta in laboratorio nei supermercati e sulle tavole delle cucine.   Il governatore della Florida Ron DeSantis ha firmato una legge a maggio di quest’anno che vieta la vendita di carne coltivata in laboratorio nello stato della Florida. È stata contestata in tribunale.   «Mentre il World Economic Forum dice al mondo di rinunciare al consumo di carne, la Florida sta aumentando la produzione di carne e incoraggia i residenti a continuare a consumare e gustare carne di manzo 100% vera della Florida», si leggeva in un comunicato stampa dell’epoca.   Il governatore DeSantis ha affermato che il suo Stato stava «combattendo contro il piano dell’élite globale di costringere il mondo a mangiare carne coltivata in una capsula di Petri o insetti per raggiungere i propri obiettivi autoritari».   «La nostra amministrazione continuerà a concentrarsi sugli investimenti nei nostri agricoltori e allevatori locali e salveremo la nostra carne bovina».

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Il WEF nella sua lotta alla carne è arrivato a fare – in pubblico! – proposte allucinanti come la modifica genetica degli esseri umani per renderli più bassi (e quindi bisognosi di meno alimenti) e persino intolleranti alla carne.   Come riportato da Renovatio 21, l’ascesa del consumo di carne sintetica è fortemente sostenuta da Bill Gates, che ha investito su aziende del settore.   È noto che i surrogati della carne, ricavati da vegetali o da colture di laboratorio, presentano questioni di natura medica e morale.   Come già riportato da Renovatio 21, la cosiddetta «carne vegetale» può produrre problemi non di poco conto. Un hamburger a base di soia s contiene 18 milioni di volte più estrogeni rispetto ad un normale hamburger di carne bovina, e calcoliamo che «solo sei bicchieri di latte di soia al giorno hanno abbastanza estrogeni per far crescere le tette su un maschio», ha scritto il professor James Stangle, un medico di medicina veterinaria del Sud Dakota.   La carne coltivata in laboratorio, invece, ha un altro segreto inquietante: il crudele uso nella sua produzione di siero fetale di vitellini non nati. Alcuni scienziati l’anno scorso hanno invece ventilato la possibilità, grazie alla biotecnologia, di iniziare a produrre polpette di mammut: ecco la carne de-estinta, per la gioia dei Frankenstein genetici che il contribuente sovvenziona nei laboratori del mondo.   Aggiungiamo, infine, il curioso fatterello di cronaca di due anni fa: un dirigente di Beyond Meat, azienda leader che produce l’«hamburger vegano», morse il naso ad un automobilista durante una diatriba.   Come riportato da Renovatio 21, con ogni evidenza, i cripto-poteri mondialisti dei Klaus Schwab e dei Bill Gates stanno preparando un Grande Reset alimentare.

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Alimentazione

Zimbabwe e Namibia daranno da mangiare agli affamati la carne di elefante: diamo ai pachidermi asilo politico in Italia

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I funzionari dello Zimbabwe hanno annunciato che centinaia di elefanti saranno uccisi per sfamare la popolazione del Paese, che soffre di una grave carestia. Le autorità della vicina Namibia hanno preso una decisione simile in risposta alle minacce di carestia poste dalle prolungate siccità nella regione dell’Africa meridionale.

 

Tinashe Farawo, portavoce della Zimbabwe Parks and Wildlife Authority (ZimParks), ha dichiarato martedì alla Reuters che circa 200 elefanti selvatici saranno massacrati in tutto il Paese e la loro carne distribuita alle comunità colpite dalla siccità.

 

«Stiamo lavorando sulle modalità su come faremo», ha detto il Farawo, aggiungendoche i mammiferi saranno cacciati in aree come i distretti di Hwange, Mbire, Tsholotsho e Chiredzi, dove il loro numero è cresciuto oltre i limiti sostenibili.

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Lo Zimbabwe e lo Zambia sono tra i paesi dell’Africa meridionale più colpiti dalla siccità provocata dal fenomeno El Niño, che ha causato la perdita di raccolti su vasta scala.

Ad aprile, lo Zimbabwe ha dichiarato lo stato di calamità nazionale in risposta alla crisi, descritta come la peggiore degli ultimi 40 anni. A maggio, Harare ha riferito che più della metà dei cittadini del paese avrebbe avuto bisogno di assistenza alimentare quest’anno. Il presidente Emmerson Mnangagwa, detto anche «il coccodrillo», ha annunciato all’epoca che il suo governo aveva bisogno di 2 miliardi di dollari in aiuti per sfamare milioni di persone che soffrono la fame.

 

A febbraio, la nazione senza sbocco sul mare ha ricevuto 25.000 tonnellate di grano umanitario dalla Russia, nell’ambito dell’impegno di Mosca di aiutare sei paesi africani colpiti da insicurezza alimentare.

ZimParks ha dichiarato a dicembre che più di 100 elefanti sono morti a causa del maltempo. Martedì, il suo portavoce Farawo, ha espresso preoccupazione per la possibilità che altri animali muoiano nelle prossime settimane a causa della sete e della fame.

 

Secondo l’African Wildlife Foundation, lo Zimbabwe ospita la seconda popolazione di elefanti della savana più grande al mondo, con circa 100.000 esemplari, preceduta solo dal Botswana, che ospita oltre 130.000 di questi mammiferi sul suo territorio.

 

La scorsa settimana, il ministro dell’Ambiente dello Zimbabwe Sithembiso Nyoni ha dichiarato all’assemblea nazionale di aver autorizzato il programma di abbattimento di massa perché il Paese ha «più elefanti di quanti la nostra silvicoltura possa ospitare».

 

Verso la fine del mese scorso, la vicina Namibia ha dichiarato che ucciderà 723 animali selvatici, tra cui 83 elefanti, 30 ippopotami, 60 bufali, 50 impala, 100 gnu, 100 eland e 300 zebre, e distribuirà la carne a migliaia di persone che lottano per procurarsi il cibo.

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Il fenomeno dell’assalto ai pachidermi nell’ex Rhodesia del Nord non è nuovo.

 

Racconti orali di lettori zambiani di Renovatio 21 (esistono, sì) riportano di una crisi alimentare zimbabwana nei primi anni 2000 che ingenerò con probabilità una vera e propria migrazione degli elefanti: si racconta diversi esemplari arrivarono nuotando attraverso il Lago Kariba, partendo dalla sponda dello Zimbabwe, in crisi economica totale con l’inflazione divenuta grottescamente miliardaria, per arrivare sulle rive dello Zambia, dove invece l’economia non è mai davvero collassata grazie alla non disprezzabile gestione post-coloniale di leader come Kenneth Kaunda (1924-2021), terzo segretario del Movimento dei Paesi non allineati (1970-1973).

 

Quindi, il fallimento economico di un Paese post-coloniale porta alla migrazione, prima che degli uomini, delle bestie che fuggono dal popolo affamato. È curioso, tuttavia, pensare che gli immigrati che sbarcano incessantemente in Italia, diversamente dagli elefanti, non vengono da Paesi con l’economia devastata né fuggono da orde di persone che li vogliono mangiare.

 

Ne consegue che gli elefanti hanno più diritto di asilo in Italia dei migranti afroislamici tanto cari a papa Francesco e agli esecutori del Piano Kalergi.

 

Quindi ecco la domanda: possiamo fare cambio? Possiamo importare elefanti invece che esseri umani problematici ma senza grossi problemi a casa?

 

Possiamo dire tutti sì all’immigrazione se pachidermica?

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Immagine di Byrdyak via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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