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Psicofarmaci

Psicofarmaci e stragi, il muro sta crollando

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Le terrificanti stragi vissute nelle ultime settimane negli Stati Uniti hanno sconvolto il mondo.

 

I media mainstream hanno riportato solo un unico messaggio, cioè quello del Partito Democratico USA e dei suoi servi in quello Repubblicano (i famosi RINO, Republicans in Name Only): la causa di tutto questo è, dicono, l’accesso della cittadinanza alle armi, garantito negli USA dal II emendamento della Costituzione americana.

 

Bisogna quindi, viene ribadito fino alla nausea, impedire l’acquisto di armi, e disarmare quanti invece già posseggono pistole e fucili. I democratici, molto spesso senza sapere nemmeno di cosa stanno parlando (confondono i calibri dei proiettili, parlano delle armi semiautomatiche come di «armi da guerra») hanno introdotto l’idea delle red flag, ossia segnalazioni contro cittadini detentori di armi, anche incensurati, per mandare la polizia a disarmarli. La prospettiva di un bando delle «armi di assalto» (la formula con cui stanno martellando) viene rilanciata ogni ora assieme a quella di una limitazione dei caricatori, che in alcuni Stati come la California è già in vigore.

 

Vi è poi una seconda narrazione, non raccolta dai media mainstream, oramai sempre più corposa nell’informazione «alternativa»: molti degli attentatori non solo non esibiscono i classici tratti dei «bruti» di destra, ma compaiono in foto postate sui social vestiti da donne, con i capelli colorati ed espressioni ammiccanti: tratti, dicono gli utenti in rete, riconducibili alla cultura transessuale.

 

Tuttavia, sotto anche a questa narrazione, ve n’è una ancora più importante, che solo ora pare emergere in superficie, perfino su Fox News.

 

Il conduttore TV Tucker Carlson, il più seguito d’America, ne ha finalmente parlato in prima serata: la possibile correlazione tra stragi e psicofarmaci, in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina – i famosi SSRI come lo Zoloft, il Prozac, il Citalopram.

 

Si tratta, per l’informazione americana e mondiale, di una rivoluzione immane: le farmaceutiche infatti possono controllare vari media grazie agli investimenti pubblicitari. Con grande difficoltà, anche in Italia, dopo un caso di cronaca nera si apprende quale psicofarmaco fosse stato prescritto all’assassino – se si tratta di droghe come la cocaina o l’eroina (quest’ultima, ricordiamo, inizialmente pensata come farmaco dalla Bayer) il nome salta fuori subito, lo stesso con anfetamine e metanfetamine che, anche quelle, un tempo erano state sviluppate, appunto, come psicofarmaci (e che piano piano stanno tornando ad essere tali nella cure, ad esempio, della sindrome da stress post-traumatico dei veterani USA, carne da cannone di questa rivoluzione psichiatrico-farmaceutico-psichedelica).

 

Ebbene, Carlson, al suo solito, è riuscito ad andare davvero a fondo, dipingendo il quadro totale con lucidità strabiliante – e straziante.

 

«Una cosa che quasi tutti gli assassini di massa hanno in comune quasi tutti, con alcune ma poche eccezioni, sono tutti giovani alienati. Questo è il filo conduttore. Sono giovani. Sono maschi. Sono pazzi».

 

«Ci sono molti giovani uomini in America che improvvisamente assomigliano e si comportano molto come questo ragazzo» dice Carlson parlando di Robert Crimo, il giovane, bizzarro massacratore della parata del 4 luglio a Highland Park vicino Chicago. «Non è un attacco. È proprio vero. Come Crimo, abitano in un solitario mondo fantastico di social media, porno e videogiochi. Il loro sballo per l’erba approvata dal governo. “Fuma ancora un po’. Ti fa bene”».

 

Viene toccato qui il grande tabù, ossia l’equivalenza delle droghe psicotropiche nell’alterazione del cervello dei giovani. E la consapevolezza della catastrofe socio-economica generazionale in corso.

 

«Sono intorpiditi dagli infiniti farmaci psicotropi che vengono distribuiti in ogni scuola del Paese da pazzi che si atteggiano a consulenti e, naturalmente, [questi giovani]sono arrabbiati. Sanno che le loro vite non saranno migliori dei loro genitori. Saranno peggio. Questo è  garantito. Lo sanno».

 

«Non sono così stupidi eppure, le autorità nelle loro vite, per lo più donne, non smettono mai di far loro lezione sul loro cosiddetto privilegio. Sei maschio. Sei un privilegiato. Immaginalo. Prova a immaginare una vita più malsana e infelice di quella».

 

«Quindi, molti giovani in America stanno impazzendo. Siete sorpreso? E a proposito, a un numero incredibilmente alto di loro sono stati prescritti farmaci psicotropi dai loro medici, SSRI o antidepressivi, e ciò includerebbe un bel po’ di sparatorie di massa».

 

«Tenete presente che, ancora una volta, questi farmaci hanno lo scopo di prevenire comportamenti folli e tuttavia sembra esserci una connessione. Eric Harris, l’assassino della Columbine era sotto Zoloft e Luvox. Un anno prima, un quindicenne di nome Kip Kinkel ha sparato ai suoi genitori e a dozzine di compagni di classe. Era sotto Prozac. Nel 2005, un sedicenne di nome Jeff Weise ha ucciso suo nonno e dieci bambini in Minnesota. Anche lui prendeva il Prozac. Così è stato il 27enne Steven Kazmierczak che ha ucciso sei persone alla Northern Illinois University. Nel 2012, potreste ricordare quando il 25enne James Holmes è entrato in un cinema e ha sparato a 82 persone. Era su Zoloft».

 

«L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Include il tiratore al Washington Navy Yard nel 2013. Sarebbe Aaron Alexis, 34 anni. Include anche Dylan Roof. È il ventunenne che ha sparato alla chiesa di Charleston. Apparentemente era un razzista e ne abbiamo sentito parlare molto. Bene, ma non abbiamo sentito quasi nulla del fatto che stava prendendo SSRI, lui e molti, molti altri. Non dovreste notarlo, ma alcuni lo hanno fatto».

 

È una lista che il lettore di Renovatio 21 ha già visto. Questo sito ha cercato di aggiornarla con quella dei possibili incidenti aerei di piloti sotto psicofarmaci.

 

«Il Journal of Political Psychology una volta ha assemblato un elenco di altre dozzine di omicidi di massa, tutti commessi da giovani, giovani uomini con farmaci da prescrizione. Quindi, c’è una connessione? Beh, non lo sappiamo definitivamente. Sappiamo che ci sono molti più farmaci che vengono assunti dai bambini e dall’intera popolazione. Chi non sta assumendo farmaci da prescrizione a questo punto? Tra il 1991 e il 2018, le prescrizioni totali di SSRI negli Stati Uniti sono aumentate di oltre il 3.000%. Tremila per cento!»

 

Carlson affonda il colpo sulle psicodroghe legali, e i numeri che dimostrano il disastro umano che si aggrava di anno in anno.

 

«Il 3.000% di qualsiasi cosa è un enorme cambiamento. Non si vedono cambiamenti del genere, ma lo scopo di questo cambiamento era rendere gli americani più calmi, più sani, più felici. Prendi questi farmaci e i tuoi problemi andranno via. Sì, diventerai insensibile. Perderai parte di te stesso. Non provi più una gioia profonda. Diventerai in parte robot, ma almeno non vorrai ucciderti o fare del male ad altre persone. Questa era la promessa».

 

«3.000%. Ha funzionato? Vediamo. Nello stesso periodo, il tasso di suicidi negli Stati Uniti è balzato del 35%. Ha funzionato? Bene, milioni di persone hanno preso farmaci anti-suicidio e siamo finiti con molti più suicidi. Quindi, forse non funziona».

 

Eterogenesi dei fini della psicofarmaceutica di massa: invece che curare, gli psicofarmaci ingenerano doloro e caos, nell’individuo e nella società. Invece che calare grazie alla tecnologia psicotropica liberamente prescritta al popolo, il tasso di suicidi non fa che aumentare.

 

«È possibile che stia peggiorando il problema, secondo voi? Bene vediamo. Nello stesso periodo anche le sparatorie di massa sono aumentate notevolmente. Ecco un grafico che lo mostra».

 

«Ora gli idioti su Twitter urlano sempre la stessa cosa. La correlazione non è causalità. Tutto bene. Qualunque cosa significhi. Ma diteci, idioti, cosa sta succedendo esattamente? Cosa significa quel grafico?»

 

Ecco quindi ammessa la verità sui Black Box Warning, gli annunci evidenziati nei bugiardini di questi farmaci.

 

«Sappiamo che gli SSRI sono pericolosi. Lo dicono proprio sull’etichetta. Aumentano “il rischio di ansia, agitazione, irritabilità, ostilità, aggressività, impulsività e mania”. Oh, non è un grosso problema. Non è causalità. Allora cos’è? Secondo un meta-studio della FDA, i giovani a cui è stato prescritto SSRI hanno un aumento del tasso di suicidio. Oh, aspetta. Altri suicidi? Non avrebbero dovuto ridurre i suicidi, ma stiamo ottenendo più suicidi? Fermiamoci lì, ma non ci fermiamo. Stiamo accelerando».

 

Quindi, si passa alla questione Big Pharma.

 

«Questo sembra un problema enorme ed estremamente ovvio, estremamente ovvio. Le persone non sono se stesse. Stanno assumendo droghe che sembrano causare il comportamento che le droghe sono progettate per prevenire. Perché non ne parlano in TV? Oh, vediamo. Nel 2020, l’industria farmaceutica ha speso oltre 4,5 miliardi di dollari in pubblicità sulla televisione nazionale in questo paese. Ora, quanto è? Bene, per dirla in un certo contesto, Pfizer ha speso di più in pubblicità nel 2020 che in ricerca e sviluppo».

 

«Ma non è stata una cattiva decisione. È stata un’ottima decisione. Le entrate di Pfizer sono raddoppiate lo scorso anno, superando gli 81 miliardi di dollari. Ora, come fanno? Bene, la campagna pubblicitaria ha dato i suoi frutti. Ha contribuito a convincere i politici a richiedere che l’intera popolazione prendesse i prodotti Pfizer, prodotti che non funzionano come pubblicizzato, che hanno ucciso un gran numero di persone ei cui effetti collaterali sono indennizzati contro le azioni legali del Congresso degli Stati Uniti».

 

«È un bel modello di business. Potresti pensare che potrebbe essere l’argomento di una storia mediatica, ma no. Nessuna storia su Pfizer. Sono pagati per essere fan della Pfizer. Pertanto, lo sono».

 

È facile a questo punto vedere come funziona la spirale del silenzio.

 

«Ora, perché? Perché i canali TV non prescrivono farmaci. I dottori lo fanno. Allora, perché la Pfizer, una compagnia farmaceutica, dovrebbe fare pubblicità in televisione? Beh, non siamo sicuri della risposta. Mettiamola così. Non trattenere il respiro in attesa che la CNN o Good Morning America facciano un pezzo investigativo incisivo sulla potenziale connessione tra farmaci da prescrizione e violenza. Probabilmente non accadrà dal momento che sponsorizzano quei canali. Continueranno a dirti che si tratta solo di armi. È tutta una questione di armi».

 

Il monologo di Tucker andava avanti e bastonava i governatori dei Democratici che vogliono restrizioni sull’uso delle armi – lo spezzone, insomma, tornava sui soliti binari della lotta per il II emendamento.

 

Tuttavia, non possiamo che alzarci in piedi ed applaudire l’incredibile colpo sferrato in prima serata, davanti a decine di milioni di americani, contro gli psicofarmaci e il loro possibile ruolo nei comportamenti violenti.

 

Dobbiamo ricordare come, di recente, anche Elon Musk si è speso, a suo modo, contro la droga psichica legale. Rammentiamo pure che dei danni subiti da ex pazienti consumatori di SSRI e benzodiazepine si cominci a raccontare in siti come il nostro, con pure qualche grande media che non riesce più a nascondere i problemi di dipendenza e i tragici effetti collaterali generati dalle caramelle psichiatriche.

 

Il muro del silenzio inizia a crollare?

 

È presto per dirlo. Soprattutto in questo momento, Big Pharma ha catturato talmente tanti miliardi al contribuente da potersi compare tutto il palinsesto pubblicitario di giornali e TV.

 

Tuttavia, noi sappiamo che sotto si muove una rete umana fatta di dottori, di ex pazienti, di attivisti che è sempre più conscia della cifra infernale dietro le false pillole della felicità, che sono forse in realtà vere pasticche di morte.

 

Il solo comprenderlo, caro lettore, è una picconata al muro infame della Necrocultura psicofarmaceutica.

 

Perché, lo sappiamo, se non fermiamo ora ce la ritroveremo per obbligo in un prossimo futuro – cui gli scienziati già hanno dato un nome, «neuroriabilitazione morale obbligatoria», prospettando somministrazioni segrete di sostanza psicoattive per il prossimi lockdown –  come ne Il Mondo Nuovo di Huxley o in The Giver – il donatore: un’intera società costretta ad impasticcarsi più volte al giorno per il supposto mantenimento di una società stabile, anche se crudele ed ingannatrice.

 

I sentimenti, come le parole, devono essere purgati: non devono nemmeno essere concepiti. Vanno riprogrammati, secondo una formula pianificata. Resettati, anche quelli. Come i vostri pensieri e le vostre opinioni – e quelli dei vostri figli.

 

Lo vedete: è quello che succede oggi sotto il vostro naso, sui media e sui social, con la censura sempre più istituzionalizzata, con le leggi anti-omotransfobiche, con gli attacchi alla libertà di coscienza e di espressione, con la persecuzione dei dissidenti, e la demonizzazione del dolore.

 

Crediamo che sia questo, unito agli psicofarmaci, a portare i giovani di oggi verso gli alti numeri di realizzazione dei desiderio di morte.

 

Abbiamo scritto in un pezzo di anni fa, che ricordava gli amici morti suicidi.

 

Sottoscrivo quanto scrissi quattro anni fa:

 

«La vita senza il dolore, ho capito, è solo desiderio di annientamento, è morte».

 

Combattere gli psicofarmaci è combattere la Cultura della Morte. È lottare per la Vita e per la sopravvivenza della Civiltà nel XXI secolo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

Immagine di Gobofun via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-ND 3.0)

 

 

 

 

Psicofarmaci

Gli USA superano le 500 stragi di massa in un anno. Sono le armi o sono gli psicofarmaci?

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Il numero di sparatorie di massa negli Stati Uniti ha superato la soglia delle 500 durante gli scorsi giorni, secondo il Gun Violence Archive (GVA), con una media di quasi due sparatorie di massa al giorno.

 

La scorsa settimana, il dipartimento di polizia di Denver ha pubblicato un avviso su Twitter confermando una sparatoria che ha provocato il ferimento di cinque persone, il 500° incidente dell’anno.

 

Poche ore dopo, la polizia di El Paso ha riferito che stava indagando su una sparatoria mattutina a East El Paso che è costata la vita a un uomo di 19 anni e ha lasciato altri cinque feriti, portando il numero totale delle sparatorie di massa a 501.

 

Secondo il sito web di GVA, una sparatoria di massa viene definita come un incidente in cui quattro o più persone vengono colpite e ferite o uccise, escluso l’autore della sparatoria.

 

Il 2021 ha registrato il maggior numero di sparatorie di massa nella storia degli Stati Uniti, con 689 incidenti segnalati, e mentre i numeri sono scesi a 647 nel 2022, i dati dell’FBI hanno mostrato un numero più elevato di vittime.

 

Recentemente, il NCES (centro nazionale americano per le statistiche sull’istruzione) ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla criminalità e sulla sicurezza, che ha rivelato 188 sparatorie nelle scuole con vittime nell’anno scolastico 2021-22, più del doppio del numero di incidenti documentati un anno prima.

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Le sparatorie di massa sono decisamente aumentate nell’ultima decade: basti pensare che nel 2014 sono stati segnalati 273 incidenti.

 

Uno studio pubblicato dagli Annals of Internal Medicine a febbraio indica che il possesso di armi è cresciuto negli ultimi anni, con 7,5 milioni di adulti statunitensi che sono diventati nuovi proprietari di armi tra gennaio 2019 e aprile 2021.

 

Il Secondo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti garantisce il diritto di portare armi e circa un terzo degli adulti statunitensi afferma di possedere personalmente un’arma senza che questo sia registrato.

 

Tuttavia, la correlazione tra il numero delle armi vendute e le sparatorie di massa – un cavallo di battaglia del Partito Democratico USA e di ogni altra organizzazione goscista del Paese – lascia molti dubbi: gli americani sono armati tanto quanto nei decenni scorsi, quando gli episodi di violenza massiva erano decisamente meno.

 

Il candidato presidenziale Robert F. Kennedy jr. ha attaccato la narrazione dei «democrat» sulle armi ricordando che da ragazzo, con i suoi compagni, poteva andare a scuola con il fucile per esercitarsi al tiro. Kennedy ha quindi domandato se non vi sia un altro fattore, magari legato al consumo di droghe psicofarmaceutiche.

 

Come noto, gli psicofarmaci come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) come Zoloft, Prozac, possono avere come reazione avversa, segnalata dai bugiardini americani, l’ideazione di propositi suicidari.

 

Come scriviamo spesso su Renovatio 21, passano mesi prima di sapere che cosa prendeva lo stragista randomatico USA – quello che chiamano «active shooter» –  che colpisce la scuola, il supermercato la banca, etc. A volte, proprio non viene fuori nulla, solo che l’assassino di massa «era in cura». L’idea che gli psicofarmaci possano indurre a idee auto ed eterodistruttive è tema di cui oramai cominciano a parlare apertis verbis certe voci in primo piano, come Tucker Carlson o appunto Robert F. Kennedy jr.

 

In pratica, invece che farti star bene, la psicodroga legale ti rende violento e distruttivo. Come ciò possa influire sulla crescita degli episodi violenti è un argomento che pare intuitivamente plausibile, ma ancora abbastanza inesplorato da saggi scientifici. Tra i motivi, possiamo pensare, il fatto che queste droghe rappresentano capitoli consistenti nei fatturati di Big Pharma.

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Non vi sono, comunque, solo le violenze immotivate da considerare: di fatto, perfino i grandi giornali dicono come oramai sia noto il fatto che gli antidepressivi creano dipendenza. Casi rilevanti, come quello del cantante Fedez – che pure dovrebbe raccogliere tanta attenzione – spariscono subito. «Ho sospeso uno psicofarmaco e sono crollato».

 

È altrettanto di dominio pubblico il fatto che gli psicofarmaci creino disfunzioni sessuali, e i problemi che possono dare alle donne in gravidanza.

 

Riguardo al ruolo delle sostanze legalmente prescritte nelle stragi in famiglia, e pure in certi incidenti aerei, qualcuno, come Renovatio 21, pur con la sua pallida voce, si pone qualche domanda.

 

E non scordiamoci gli studi ambientali, che dimostrano come le sostanze psicoattive prescritte dal medico finiscano escrete nei fiumi, dove stanno alterando la psiche della fauna ittica. Pesci impazziti a causa degli psicofarmaci pisciati dai cittadini democratici, quelli della raccolta differenziata, dei libri di Greta e delle aziende ESG.

 

Una catastrofe, intima e pubblica, dopo l’altra. Tuttavia, si preferisce sorvolare. Nonostante la quantità di materia inquietante che esce in continuazione.

 

Negli scorsi mesi un nuovo studio ha rivelato che «l’uso di benzodiazepine e l’interruzione dell’uso» possono creare «lesioni al sistema nervoso ed effetti negativi sulla vita», con un buon il 54,4% degli intervistati ha riportato pensieri suicidi o tentato suicidio.

 

Consideriamo infine il fatto che anche farmaci non diretti al cervello potrebbero causare impulsi suicidi: è il caso del semaglutide, un nuovo farmaco pensato per i diabetici ma utilizzato per dimagrire. Il medicinale, dicono alcuni, potrebbe divenire il più venduto della storia. Tuttavia vi sarebbero in corso inchieste per capire se essi possano essere collegati a pensieri suicidi.

 

Se anche da qui ci si sposti verso scenari mentali di morte generalizzata, traducibili in stragi massive, è qualcosa su cui si dovrebbe iniziare a studiare subito.

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Big Pharma

Approvato psicofarmaco per la depressione post-parto: prosegue la medicalizzazione di ogni aspetto della vita

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La prima pillola per curare la depressione post-gravidanza sarà presto disponibile, dopo che l’ente regolatorio americano per i farmaci Food and Drug Administration (FDA) ha dato ieri la sua approvazione.   Sage Therapeutics e il suo partner Biogen hanno in programma di iniziare a vendere la pillola, che sarà commercializzata con il marchio Zurzuvae, entro la fine di quest’anno.   I dati degli studi clinici mostrano che la pillola funziona avrebbero un effetto molto rapido, iniziando ad alleviare la depressione in appena tre giorni, una velocità considerabile significativamente maggiore di quella degli antidepressivi generici, che possono richiedere diverse settimane per avere effetto.   Le pazienti potrebbero quindi essere attratte, oltre che dalla rapidità di azione, anche dal fatto che la droga psichiatrica verrebbe assunta solo per due settimane, non per mesi, scrive il New York Times citando esperti di salute mentale.   La pillola, chiamata zuranolone, che sarà commercializzata con il marchio Zurzuvae, è stata sviluppata da Sage Therapeutics, una società del Massachusetts che la produce in collaborazione con Biogen. Dovrebbe essere disponibile dopo che la Drug Enforcement Administration avrà completato una revisione di 90 giorni richiesta per i farmaci che colpiscono il sistema nervoso centrale, ha detto Sage. Le aziende non hanno annunciato un prezzo per la pillola.   L’unico altro farmaco approvato per la depressione post-partum è il brexanolone, anch’esso sviluppato da Sage e commercializzato come Zulresso. Ma il brexanolone, approvato nel 2019, richiede un’infusione endovenosa di 60 ore in un ospedale, comporta rischi di perdita di coscienza ed ha un costo 34.000 dollari. Sage afferma che finora solo circa 1.000 pazienti l’hanno ricevuto.   Il nuovo farmaco si presente come più versatile, in quanto assumere la pasticca per due settimane è molto più facile e non richiede a una madre di lasciare il suo bambino per diversi giorni.   La FDA, ad ogni modo, avrebbe richiesto che l’etichetta del farmaco includa avvertimenti su possibili pensieri e comportamenti suicidari, sonnolenza e confusione – insomma i classici possibili effetti collaterali degli psicofarmaci, che vanno presi per non suicidarsi ma poi, per ammissione dei bugiardini, potrebbero portarti a toglierti la vita.   L’etichetta del nuovo farmaco includerà anche un cosiddetto «Black Box Warning» («avvertimento scatola nera»), cioè una avvertenza di possibili reazioni avverse molto evidenziata – e per questo molto temuta dalle società farmaceutiche – secondo cui le pazienti non devono guidare o utilizzare macchinari pesanti per almeno 12 ore dopo l’assunzione della pillola antidepressione post-partum.   Il farmaco inoltre, specifica l’agenzia, dovrebbe essere assunta la sera «con un pasto grasso». I principali effetti collaterali di Zurzuvae sono stati sonnolenza e vertigini.   L’articolo del New York Times contiene improvvisi lampi di realtà, nemmeno dissimulati. Parlando dell’esperimento che avrebbe visto una risposta al farmaco nel 72% delle pazienti, scrive che tuttavia «anche la depressione è migliorata nelle donne che hanno ricevuto il placebo, un fenomeno comune negli studi sui trattamenti per la depressione, forse perché l’interazione con le équipe mediche in una sperimentazione è di per sé utile». In pratica, le donne possono guarire velocemente solo grazie a rapporti umani: ma perché mai indagare questo fenomeno, se è possibile vendere farmaci che alterano il cervello?   Il nuovo farmaco è basato su una versione sintetica di un neurosteroide –un  ormone cerebrale – chiamato allopregnanolone, che è prodotto dal progesterone e aiuta a regolare un neurotrasmettitore correlato all’umore.   La pillola non è raccomandata fino a dopo il parto perché opera su un percorso ormonale e non è stata testata nelle donne in gravidanza. L’etichetta avvertirà che il farmaco potrebbe causare danni al feto e consiglierà alle donne di usare la contraccezione durante l’assunzione della pillola e per una settimana dopo.   Parimenti, la pillola non è stata testata nelle donne che allattavano i loro bambini: un dettaglio non da poco per un farmaco che va assunto esattamente al momento dell’allattamento. Viene quindi suggerito alle donne di pompare il latte per le due settimane in cui intendono assumere Zurzuvae e riprendere l’allattamento in seguito.   Anche il momento più magico e naturale della vita, immortalato nei secoli pure dall’arte sacra, la madre che allatta il bambino, viene quindi interrotto dalla dai commerci della farmaceutica con il «consenso» dei suoi dottori.   Un tempo si parlava di «disease mongering», cioè di «mercificazione della malattia», la tendenza di Big Pharma, registrata nei decenni, ad esagerare la gravità di malanni per vendere sempre più farmaci. Ci si rifa, in genere, ad un’affermazione fatta alla rivista Fortune nel 1977 dal direttore generale dal colosso di Big Pharma Merck Henry Gadsen: «Il nostro sogno è produrre farmaci per le persone sane. Questo ci permetterebbe di vendere a chiunque».   Ora siamo ben oltre: siamo alla medicalizzazione di ogni momento nella vita, perfino il più sacro. E non si fermeranno lì.   Come riportato da Renovatio 21, nell’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, abbreviato in genere in DSM – la «bibbia» della psichiatria – presenta un disturbo nuovo di zecca: il lutto eccessivo per una persona cara defunta. È come cureranno questi eccessi di lutto? Beh, chiaro: con le psicodroghe legalizzate.   Il contesto profondo, tuttavia, non va sottovalutato: l’assunzione di farmaci che migliorano l’umore ma ti allontanano dal neonato va calcolata all’interno della società preda dell’utilitarismo, il principio filosofico per cui il piacere conta più di qualsiasi cosa, e per esso possono essere tributati anche sacrifici di altri più deboli (bambini, disabili, minoranze, etc.).   L’utilitarismo, divenuto sistema operativo di tutta la società, promette di massimizzare il piacere e quindi diminuire, se non far sparire del tutto, il dolore.   La promessa della vita senza il dolore è qualcosa di cui è intriso il mondo moderno, consciamente o inconsciamente. Renovatio 21 ha discusso il tema, cercando di mostrare come esso non solo porta al consumo di farmaci psichiatrici, ma spinge i giovani verso una disperazione materialmente suicida – cosa che, come sappiamo, può succedere anche proprio con l’assunzione degli psicofarmaci da prescrizione.      
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Droga

Psicofarmaci usati come droghe da sballo: i giovani lo hanno capito, le istituzioni no

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Nel 2022 quasi 300 mila ragazzini hanno assunto psicofarmaci senza ricetta, con un record assoluto in Toscana. La maggior parte dei consumatori è femmine.

 

Uno studio del CNR, citato dal quotidiano milanese La Verità, riporta che il 10,8% della popolazione tra i 15 e i 19 anni consuma psicofarmaci per «uso ricreativo».

 

Non si tratta, quindi, di droghe da prescrizione usate per curare disturbi emotivi, ma veri e propri «psicofarmaci dello sballo» spesso miscelati appositamente con altre droghe o con l’alcool per ampliarne l’effetto stupefacente: benziodiazepine, cannabis, energy drink, sono ingredienti di «cocktail» psicoattivi di cui i farmaci da farmacia sono un elemento fondamentale.

 

Si tratta di una tendenza in crescita: il consumo di psicofarmaci senza ricetta tra i giovani era dell’11,3%, con una pausa negli anni successivi che includevano i mesi di lockdown, dove tuttavia come noto è aumentata la prescrizione di tali droghe farmaceutiche.  Oggi la tendenza è aumentata: farebbe uso illegale di psicodroghe legalizzate un giovane su 10.

 

Secondo quanto riportato, la tipologia degli psicofarmaci più utilizzati è quella delle droghe per dormire (5%), quella dei farmaci per l’umore e le diete (1,7%) e per l’aumento dell’attenzione (1,2%). I farmaci SPM («senza prescrizione medica») sarebbero consumati più da ragazze (10,8%) che da ragazzi (4,9%), con il Centro Italia divenuto zona con più alto livello di consumo (50,4 dosi ogni mille abitanti al giorno; al Nord sono 46,9, al sud 37,7). Con 66 dosi per mille abitanti al dì la regione Toscana è in cima alla classifica, mentre in fondo con 35 dosi troviamo Campania e Basilicata.

 

Il 42% dei giovani si rifornirebbe negli armadietti di casa, visto che in Italia le quantità prescritte e quelle vendute non sono sempre corrispondenti, lasciando quindi grandi quantità di farmaci inutilizzati nelle case delle famiglie italiane. Il 28% dei ragazzi ammette invece di cercare gli psicofarmaci su internet, dove si è creato un vero e proprio mercato nero delle psicodroghe legalizzate, a riprova del loro aspetto fondamentale nella cultura dello sballo.

 

In più casi di presunti stupri recenti è emersa la circolazione di psicofarmaci tra gli interessati: nel caso della presunta violenza carnale consumatasi a Capodanno 2020 a Primavalle (Roma), secondo una chat letta in aula di tribunale, una quattordicenne scriveva: «le pasticche di Xanax e Rivotril ve le regalo, tanto è Capodanno. Le ho portate da casa, senza dire altro», riporta La Verità.

 

Come riportato da Renovatio 21, tracce di vari psicofarmaci unite all’uso di cocaina e cannabis (ma non di GHB, droga dello stupro) sarebbero state trovate nel sangue della ragazza che accusa il figlio del presidente del Senato La Russa di averla violentata dopo una serata in discoteca: in particolare si è parlato dell’ansiolitico Xanax e dello psicofarmaco SSRI fluoxetina, una sostanza nota con il nome commerciale di Prozac.

 

Apprendiamo sempre dal quotidiano milanese che in un recente congresso di addetti ai lavori psicofarmaceutici questi si sarebbero «affrettati a spiegare che gli psicofarmaci, “assieme ad un percorso terapeutico a 360 gradi, sono fondamentali per curare le malattie mentali anche nei giovani e giovanissimi”». Insomma, giù le mani dalle pasticche psicoattive diffuse congiuntamente da Big Pharma e dallo Stato.

 

«I giovani che un tempo ricorrevano alle droghe dello sballo più tradizionali (cocaina, cannabis e anfetamine) hanno spostato l’attenzione sugli psicofarmaci, certamente perché sono più facilmente disponibili e meno costosi, ma anche perché, essendo legali, non sono percepiti come droghe» scrive La Verità.

 

Vogliamo aggiungere che se i ragazzi cercano gli psicofarmaci come droghe è perché essi lo sono: cioè, danno effetto alla mente esattamente paragonabili a quelli delle droghe illegalizzate.

 

I giovani cioè hanno capito che gli psicofarmaci sono potenti droghe psicotrope in grado di alterare pesantemente il cervello: le istituzioni invece, no, non lo hanno ancora capito. E non è possibile sapere quanti stipendi siano pagati per continuare a non comprenderlo.

 

 

 

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