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Psicofarmaci

Incidenti aerei provocati da piloti suicidi

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Un recente articolo di Bloomberg mette in luce un rischio materiale ma sottovalutato dai viaggiatori: i piloti di linea suicidi.

 

Tale pericolo è stato sottolineato dall’incidente di marzo di un volo China Eastern Airlines 5735 che ha ucciso 132 persone. La bizzarra traiettoria del jet ha immediatamente suscitato sospetti di omicidio-suicidio: dall’altitudine di crociera, il Boeing 737-800 è precipitato in un’immersione quasi verticale, precipitando di oltre 25.000 piedi in due minuti. Le informazioni dal registratore dei dati di volo mostrano che la picchiata è stata avviata con i comandi della cabina di pilotaggio.

 

 

Secondo i calcoli di Bloomberg, gli omicidi-suicidi di piloti rappresentano la seconda causa di morte nell’aviazione civile nell’ultimo decennio, tuttavia, «se l’incidente della Cina orientale sarà confermato come l’ultimo suicidio di questo tipo, significherà che le morti dovute ad atti intenzionali sono ha superato tutte le altre cause dall’inizio del 2021».

 

Diviene così chiaro che, con i malfunzionamenti degli aerei e gli errori dei piloti che causano un numero molto inferiore di morti rispetto a appena due decenni fa, gli omicidi-suicidi dei piloti rappresentano una percentuale sempre più ampia di decessi.

 

I sondaggi sui piloti di linea mostrano che il loro tasso di contemplazione del suicidio rispecchia il tasso del pubblico in generale, con il 4-8% che indugia in fantasie di morte.

 

L’individuazione di tali tendenze è estremamente difficile e gli autori di voli suicidi in passato generalmente non hanno dato segni della loro volontà mortifera.

 

Notevoli voli confermati o sospetti per omicidio-suicidio di piloti includono:

 

  • Volo Germanwings 9525 (2015).  Un copilota che è stato curato per ideazione suicidaria ha bloccato il pilota fuori dalla cabina di pilotaggio e ha regolato l’autopilota per far volare l’Airbus 320-211 su una montagna nelle Alpi francesi a nord-ovest di Nizza. È stato detto che il copilota suicida-stragista  aveva nascosto i suoi problemi psicologici alla compagnia aerea.

 

  • Volo Malaysian Airlines 370 (2014). Un Boeing 777-200ER in viaggio da Kuala Lumpur a Pechino si è girato poco prima di raggiungere il Vietnam e ha sorvolato l’Oceano Indiano, dove si ritiene si sia schiantato. Il transponder dell’aereo è stato spento nel momento in cui ha deviato dal piano. Nonostante la ricerca più costosa nella storia dell’aviazione, l’aereo non è mai stato trovato, solo pezzi che sono andati alla deriva per grandi distanze.

 

  • Volo LAM Mozambico Airlines 470 (2013). A metà strada verso la sua destinazione, un twinjet Embraer E190 si è schiantato contro un parco nazionale in Namibia. Gli investigatori hanno stabilito che, dopo aver bloccato il suo copilota fuori dalla cabina di pilotaggio, il pilota ha regolato manualmente le impostazioni del pilota automatico. Il registratore vocale della cabina di pilotaggio ha catturato il suono dei colpi alla porta della cabina di pilotaggio.

 

  • Volo EgyptAir 990 (1999).  Trenta minuti dopo essere partito dall’aeroporto JFK di New York, un Boeing 767-300 è entrato improvvisamente in una rapida discesa in cui si è avvicinato alla velocità del suono. Gli investigatori dell’NTSB hanno determinato che un copilota ha chiesto di assumere i controlli. Quando il capitano è andato in bagno, l’autopilota è stato disconnesso. Quando il pilota è tornato, ha chiesto «Cosa sta succedendo? Cosa sta succedendo?» il copilota ha risposto ripetutamente: «Mi affido a Dio».

 

Nel denso articolo di Bloomberg, tuttavia, manca un ingrediente che potrebbe essere preponderante negli episodi di aerei di linea schiantati da piloti suicidi: l’utilizzo di psicofarmaci, in ispecie gli SSRI come la fluoxetina (venduta al banco come Prozac), Citalopram (Cipramil, Elopram) e poi la popolarissima sertralina (conosciuta ai più come Zoloft).

 

Gli SSRI hanno qualcosa di davvero paradossale: il medico che li prescrive e il bugiardino nella confezione insistono sul come, nelle prime settimane di trattamento, potrebbero aumentare i pensieri suicidi, le fantasie distruttive, l’aggressività.

 

Nel caso Germanwings, l’uso di droghe psicofarmaceutiche sembra sia stato appurato. L’indagine scoprì che il pilota era stato curato per tendenze suicide, e aveva cercato in rete «modi per suicidarsi» poco prima. Più discretamente, invece, fu detto che il pilota suicida-stragista utilizzava «psicofarmaci prescritti», e cioè, secondo alcune fonti tedesche, «antidepressivi».

 

«Prima degli SSRI, i piloti di linea trattati per depressione erano squalificati dall’utilizzo di aeromobili. I primi farmaci per curare la depressione, gli antidepressivi triciclici, avevano effetti collaterali fortemente sedativi e potevano anche causare problemi di equilibrio, concentrazione e pressione sanguigna. La responsabilità dei piloti che assumevano triciclici, come imipramina o amitriptilina, era che questi effetti collaterali potevano interferire con il funzionamento di un aeroplano» scriveva anni fa, dopo il caso del 2015, un articolo di approfondimento di Forbes se «gli antidepressivi possono aver causato la tragedia di Germanwings».

 

Alla lista dei voli maledetti data da Bloomberg manca il Royal Air Maroc 630, schiantatosi su monti dell’Atlante, 10 minuti dopo il decollo uccidendo 44 persone, che fu con enorme probabilità fatto precipitare volontariamente dal pilota. Si parlò di una delusione d’amore subita dall’uomo ai comandi, tesi tuttavia contestata da colleghi e famigli.

 

Quindi a noi resta da chiedere: e se il pilota fosse stato portato dagli squilibri neurochimici dovuti ai farmaci assunti a covare tali azioni ultra-distruttive, come specificato come rischio collaterale dal bugiardino?

 

Guardare al suicidio come causa di quegli orrendi incidenti aerei, e non a sue possibili cause farmaceutico-regolatorie, è come guardare al dito invece che alla luna.

 

Chi mai oserò sfidare Big Pharma e iniziare un serio discorso anche su questo rischio?

 

 

 

 

 

 

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Psicofarmaci

Lo stragista del Kentucky voleva protestare contro le armi in libera vendita. E, ovviamente, prendeva farmaci

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L’autore del massacro del 10 aprile a Louisville (nello Stato americano del Kentucky) Connor Sturgeon ha lasciato un manifesto di 13 pagine che dettaglia le ragioni per cui ha ucciso persone innocenti. In esso, l’assassino di ben cinque persone dà le sue motivazioni per il suo gesto: la protesta contro la libera vendita delle armi a persone con problemi mentali, come lui stesso. Lo riporta il giornale britannico Daily Mail.

 

Secondo gli scritti dello stragista, egli voleva attirare l’attenzione sui problemi di salute mentale, «quanto è facile comprare una pistola in Kentucky» e, infine, suicidarsi.

 

Si tratta quindi di un topos politico caro alla sinistra statunitense, il controllo dell’accesso alle armi da fuoco, il cui possesso e commercio per il cittadino sono tuttavia contenuti nel Secondo Emendamento della Costituzione americana. Era già stato riportato, ad ogni modo, che sui social media Sturgeon aveva pubblicato post a favore di Black Lives Matter, un altro crisma del goscismo attuale.

 

I genitori del tiratore di 25 anni affermano che aveva problemi di salute mentale e hanno confermato che stava assumendo farmaci, qualcosa che, come sappiamo, hanno in comune praticamente tutti gli assassini di massa.

 

Sturgeon ha trasmesso in live streaming la sua intera sparatoria, ma la polizia non ha rilasciato quel filmato al pubblico.

 

Al momento non è ancora uscito, tuttavia, il manifesto lasciato dietro di sé dalla transessuale stragista Audrey Hale, autrice del massacro della scuola cristiana di Nashville, dove ha trucidato tre bambini di 9 anni e tre adulti sopra la sessantina.

 

Il motivo per cui le autorità americane non abbiano ancora pubblicato il manifesto – che sappiamo essere in loro possesso dal primo giorno, essendo che secondo la logica è la stessa assassina ad aver voluto che lo si trovasse e pubblicasse con massima risonanza – non è noto, tuttavia è immaginabile.

 

Come riportato da Renovatio 21, la possibile ascesa di episodi violenti legati a transgruppi radicalizzati anche armati  è un fatto su cui molti ora si stanno interrogando.

 

«La demografia pro capite di sparatori di massa in più rapida crescita nella storia umana è la comunità trans» ha scritto un utente di Twitter.

 

Una lista delle ultime cronache di stragi pubbliche mostra che in effetti i casi sono già molteplici.

 

Silenzio tombale anche su quali farmaci – cioè, immaginiamo, psicofarmaci – prendesse anche questo stragista: SSRI, benzodiazepine, anfetamine… Non lo sappiamo, né considerando il potere di Big Pharma su giornali (grazie alla pubblicità) e sulla politica (e quindi, sulle forze di polizia) forse lo sapremo mai con esattezza.

 

Tuttavia il problema di pillole e gocce che trasformano i depressi in maniaci assassini rimane: ed è ben più grave, e perverso, di quello della libera vendita delle armi.

 

 

 

 

 

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Gender

Transessuale attacca scuola cristiana e uccide tre bambini e tre anziani

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Un letale attacco armato è stato fatto contro una scuola cristiana di Nashville, nello Stato americano del Tennessee nella giornata di ieri. Dettagli stanno emergendo nelle ultime ore.

 

Secondo quanto riportato dai media, il perpetratore sarebbe una transessuale nata donna ma sedicente maschio di nome Audrey Hale, 28enne della zona.

 

La transessuale sarebbe entrata nella scuola, che pare lei stessa abbia frequentato, pesantemente armata, sparando a studenti e al personale. Sono morti tre bambini di 9 anni e tre individui sopra i 60.

 

La polizia metropolitana di Nashville ha pubblicato un video della Hale che si fa strada nell’edificio e poi si aggira metodicamente all’interno; le immagini non mostrano tuttavia le scene di violenza.

 

 

Dopo aver parcheggiato l’auto, ha sparato alle porte per entrare, All’arrivo delle forze dell’ordine avrebbe cominciato a sparare contro le auto dal secondo piano.

 

La transessuale active shooter è stata quindi uccisa dalla polizia che è entrata e le ha sparato, appena 14 minuti dopo la chiamata al 911, il numero del pronto intervento negli USA.

 

 

La polizia ha anche pubblicato foto delle armi della transessuale stragista. Vi sarebbero un fucile automatico Grunt AR della Lead Star Arms, una carabina calibro pistola KelTec SUB2000, una pistola Smith & Wesson M&P Shield EZ da 9 mm.

 

La versione EZ presenta una modifica per rendere più facile l’uso alle donne e per gli altri con minore forza della mano – scelta particolare per qualcuno che dice di essere un uomo.

 

Secondo la polizia almeno due delle armi usate erano state acquistate in loco in maniera legale.

 

 

Interessante notare che tutte le armi erano addobbate di adesivi. Haley pare essere stata un’illustratrice dedicata ai temi LGBT.

 

Le forze dell’ordine hanno dichiarato che l’attacco sarebbe stato preparato: la transessuale avrebbe lasciato mappe che indicavano le posizioni delle telecamere di sicurezza, le porte e altri dettagli nonché un «manifesto».

 

La cosa fa pensare che si tratti di un atto di persecuzione anticristiana vera e propria, perpetrato da un individuo transgender. La strage arriva infatti a poche settimane dalle restrizioni imposte dal governo dello Stato sugli spettacoli transessuali per bambini (i famigerati drag queen show, che negli USA sono organizzati anche per scolaresche di bambini piccoli) e la legge, firmata dal governatore Bill Lee, che proibisce chirurgia e ormoni per il cambio di esso per i minori.

 

Il movente, tuttavia, non è ancora stato specificato dalla polizia. «In questo momento c’è una teoria di cui potremmo essere in grado di parlare in seguito, ma non è confermata» ha dichiarato il capo della polizia metropolitana di Nashville, John Drake.

 

 

 

Drake ha inoltre affermato che la Hale avrebbe preso in considerazione di colpire altri luoghi. Tuttavia avrebbe rinunciato all’altro potenziale obiettivo perché era troppo ben protetto, dice il capo della polizia.

Si tratta di un crimine orrendo, ma in qualche modo bizzarramente preconizzato dalla popolarissima trasmissione di qualche giorno fa di Tucker Carlson, faro dell’America conservatrice, che si era dilungata sull’esistenza di milizie di transgender armati, unico caso in cui, notava, i media incoraggiano i cittadini a sfruttare il Secondo Emendamento della Costituzione che prevede il libero accesso alle armi da parte dei cittadini.

 

 

C’è da notare che alcuni media mainstream (quindi, di default, omosessualisti) stanno riportando l’incidente utilizzando per la transessuale Haley i pronomi femminili, quasi da toglierle il diritto di essere chiamata secondo la grammatica politicamente corretto trans che impone pronomi a scelta.

 

La questione è stata portata subito sul controllo delle armi, tuttavia, come ha detto bene la deputata della Georgia e pasionaria trumpiana Marjorie Taylor Green, va focalizzato qualcos’altro: i farmaci.

 

«Quanti ormoni come il testosterone e i farmaci per le malattie mentali stava assumendo il tiratore transgender della scuola di Nashville? Tutti possono smettere di incolpare le armi ora».

 

 

La roid rage, la «rabbia da steroidi» è un fenomeno noto, anche se non ancora provato scientificamente, ma con una ben ampia aneddotica. La Haley stava prendendo testosterone sintetico per tentare di diventare un uomo?

 

E se era malinconica, «depressa», etc., è possibile che fosse sotto psicofarmaci SSRI, di quelli che, da bugiardino, potrebbero aumentare le idee suicidarie?

 

Renovatio 21 da anni ricorda come dietro ogni caso come questo, le stragi improvvise e perfino certi incidenti aerei causati dal pilota, potrebbe essere una droga psichiatrica. Talvolta la cosa è ammessa, talvolta – vista la pressione delle farmaceutiche sui media grazie ai budget pubblicitari – no. Talvolta ci vogliono mesi per scoprire che l’attentatore prendeva il dato farmaco, il quale, invece che farti stare meglio, è ammesso che possa modificarti il cervello per farti stare peggio.

 

Qui potremmo essere dinanzi ad una misture inedita, testosterone più SSRI – in pratica, la possibilità di piani di morte sotto steroidi.

 

State tranquilli che non se ne parlerà. Lo Stato Etico ormonale, come abbiamo già scritto, ti dà gratis il testosterone se vuoi cambiare sesso, ma mette in galera i culturisti che ne fanno uso. È lo stesso stato che inonda di psicofarmaci la popolazione (milioni di italiani ne fanno uso, ed è un numero in crescita) senza considerare davvero gli effetti collaterali, le crisi di astinenza che seguono, gli effetti rebound che hanno travolto anche il cantante tatuato Fedez e pure l’inquinamento ambientale, con i pesci dei fiumi che impazziscono.

 

Rimane comunque il fatto che potremmo trovarci davanti al primo caso di terrorismo transessuale della storia. Un terrorismo transessuale che potrebbe pure essere programmaticamente anticristiano.

 

Anticristiano lo è comunque già nei fatti: come un antico culto pagano sanguinario, uccide vecchi e bambini.

 

 

 

 

 

 

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Psicofarmaci

Fedez e il dramma degli psicofarmaci

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I giornali negli scorsi giorni ci hanno informato che il cantante tatuato Fedez ha avuto un brutto periodo: «ho sospeso uno psicofarmaco e sono crollato». Ci sembra di capire che la confessione via social serva a chiarire che non ha una crisi in casa («Sono girate voci sulla mia famiglia che non sono corrispondenti al vero») ma dentro di sé, nella sua psiche.

 

«Non appena mi è stato diagnosticato il tumore al pancreas — per quanto privilegiato io possa essere — ho vissuto un evento molto traumatico e solo oggi ho realizzato di quanto non mi sia preso cura della mia salute mentale e mi sia affidato solo a psicofarmaci» dichiara il ragazzo, riportato dal Corriere della Sera.

 

Ammettiamo: non abbiamo ben presente cosa significhi prendersi cura della propria salute mentale, ma forse è un limite nostro, di persone che credono che, più che di mente, siamo fatti di anima – vera etimologia della parola psiche.

 

Tuttavia, non possiamo non notare il dito puntato contro le droghe psichiatriche. Raro sul serio.

 

«A gennaio mi è stato prescritto questo psicofarmaco antidepressivo molto potente che mi ha cambiato, mi ha agitato tanto e mi ha dato anche effetti collaterali molto forti dal punto di vista fisico fino al punto da provocarmi dei tic nervosi alla bocca e da impedirmi di parlare in maniera libera» confessa il rapper dell’hinterland. Che, in realtà, va generosamente in dettaglio.

 

 

«Correvo dei rischi importanti e quindi ho dovuto sospenderlo in maniera repentina, senza scalarlo e questo mi ha provocato il cosiddetto effetto rebound: una cosa che non auguro a nessuno».

 

Per i profani: il rebound è la riemersione della patologia trattata.

 

«Oltre a provocarmi un annebbiamento importantissimo a livello cognitivo, mi ha dato dei forti spasmi muscolari alle gambe che mi hanno impedito per diversi giorni di camminare, vertigini molto intense, mal di testa incredibili, nausea terribile fino a perdere 5 chili in 4 giorni. Non una bella cosa».

 

I problemi, nonostante, dica di aver smesso il farmaco, sono un po’ rimasti. «Ad oggi non sono al 100%, ho ancora vertigini, scalmane, sudorazioni, ma giorno dopo giorno miglioro» racconta con i capelli ossigenati. «Ho vissuto un periodo parecchio infelice che mi ha fatto capire tante cose… Mi ha fatto capire quanto io voglia focalizzarmi sulla mia salute mentale e sulla mia famiglia».

 

Rimangono delle domande. L’uomo parla di uno «psicofarmaco, un antidepressivo molto forte», prescrittogli (cioè, dietro c’è un medico) a gennaio.

 

Cercando, non siamo riusciti a trovare il nome di questo psicofarmaco. Sarebbe stato d’aiuto, forse, se il cantante di Buccinasco lo avesse segnalato, tuttavia capiamo che è difficile: è così anche per tutti i casi di cronaca nera dove il perpetratore era, magari, sotto SSRI (sertralina, fluoxetina, citalopram, etc.) o qualcos’altro – è quasi sempre impossibile risalire alle prescrizioni di psicodroghe assunte dal soggetto, del resto dietro ci sono società non esattamente piccole, e  – a giudicare dal track record di Big Pharma – non esattamente avezze agli scrupoli.

 

A questo sommate che ai giornali, che hanno quelle aziende come inserzionisti pubblicitari, non è che vada a genio mettere questa pulce nell’orecchio ai loro lettori: ma non è che gli psicofarmaci facciano male? Non è che, in totale eterogenesi dei fini rispetto a quello che dovrebbero fare, rendano le persone diverse, più disperate, perfino alterate pericolosamente nella personalità?

 

Quindi, neanche il Fedez, quello che non ha problemi ad attaccare politici e quant’altro, che ha i soldi, la Lamborghini e la moglie più bella d’Italia (dicono), riesce a fare quel nome. Tuttavia, è già tanto così, e c’è da essergliene grati. Mica tutti possono essere come Elon Musk, che invece si è scagliato contro una psicodroga facendo gentilmente nome e cognome: nel suo caso, attaccò il Bupropione, venduto come Wellbutrin, dicendo che è peggio dell’Adderall – lo stimolante che sta rovinando generazioni di americani.

 

 

La SIP, Società Italiana di Psichiatria, è intervenuta sul tema, perché in effetti la confessione del ragazzo col piercing è tanta roba. Per i farmaci «è fondamentale “seguire le istruzioni” del proprio medico, sia quando si devono assumere sia quando si devono interrompere. Una brusca interruzione decisa autonomamente, è sempre da evitare». Il dottore «deve comunicare chiaramente al paziente i rischi di eventuali effetti collaterali del farmaco prescritto».

 

Ah ecco, gli effetti collaterali. Per esempio: negli SSRI, che sono le psicodroghe più vendute in Occidente, la lista è lunghetta: cefalea, disturbi gastrointestinali, sonnolenza o insonnia, affaticamento, nervosismo e tremori, sudorazione e/o bocca secca, sogni lucidi (termine da bugiardino, ma che si tratti forse degli incubi?), scarsa concentrazione, vasodilatazione, sanguinamento vaginale, difficoltà respiratorie, visione offuscata, alterazione del gusto, frequente minzione. E poi: pensieri autolesionistici e/o suicidi.

 

Immaginiamo quanto spesso questa lista venga sciorinata di fronte al paziente depresso cui si vuole prescrivere il farmaco: prenda questo inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina: potrebbe avere l’effetto di farle ideare il suo suicidio, dopo averle dato problemi intestinali, agli occhi, alla bocca, ai genitali, alla mente in generale. Forse è così e siamo noi che non sappiamo quanto siano bravi con il consenso informato: del resto anni di campagna vaccinale mRNA ce lo garantiscono.

 

Tutto questo ammasso di rischi, per poi scoprire che esiste una sindrome di sospensione: vertigini, astenia, scosse alla testa (brain-zaps), sintomi simil- influenzali «ma anche sintomi che ricalcano la malattia trattata, quali ansia, agitazione, insonnia» scrive Wikipedia. Ecco il rebound. Hai preso il farmaco, ti ha fatto male, appena lo smetti, torna tutto come prima, o forse peggio.

 

Infine, non possiamo non rammentare l’effetto collaterale temuto delle disfuzioni sessuali, e questo sia negli uomini che nelle donne: disfunzioni erettili, sparizione della libido, anorgasmia (cioè incapacità di arrivare all’orgasmo), anedonia (incapacità di provare piacere: cosa che ha effetti anche fisici nella lubrificazione del sistema riproduttivo femminile). Sulla cosa Renovatio 21, anni fa, ha pubblicata una testimonianza importante di una nostra lettrice.

 

Contrariamente ai rumors che il Fedez diceva di voler smentire, con la moglie sembra vada tutto bene.

 

«In questo periodo ne sono state dette di ogni, ma mia moglie è l’unica persona che mi è stata al fianco. Mi dispiace abbia dovuto subire una tempesta di merda mediatica totalmente immeritata».

 

In realtà, a leggere le cronache, sembra non stare benissimo neanche lei.

 

«Fermarsi a respirare e a pensare, ricordandosi che è normale avere paura, è normale chiedersi se ce la farai, è normale offrire aiuto a chi intorno a te ne ha bisogno ma anche chiederlo a chi sai può esserti di supporto» scrive la bellissima mega-influencer sul suo preziosissimo account Instagram. «Mi è capitato dopo settimane di cose emotivamente complesse che mi sono successe e ci sono successe come famiglia (…) A volte ho provato anche dello sconforto trovandomi a chiedermi cosa sarebbe successo se fossi crollata anche io».

 

La foto che pubblica non è, volutamente, delle migliori: un selfie stesa a terra, occhio vitreo, l’ombra del telefono sulla faccia arrossata ed umida, i capelli così. Se l’effetto era farla vedere in difficoltà, l’immagine lo rende benissimo. È funzionalmente fotogenica anche qui – non c’è che dire, è davvero, sempre, una fuoriclasse.

 

 

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Un post condiviso da Chiara Ferragni ✨ (@chiaraferragni)


«Certo a volte vorrei concedermi di dirmi “Chiara ci sei anche tu, oggi puoi essere fragile, puoi sbagliare, puoi essere tu quella che chiede aiuto”. Succederá [con accento acuto, sic, ndr], lo so. Per ora è il momento di tirare dritto e provare a far funzionare le cose, di aggiustarle senza fingere che tutto vada bene, ma provando a farle andare bene veramente» continua la moglie del Fedez ferito dallo psicofarmaco, senza nominarlo (né il marito, né lo psicofarmaco).

 

Abbiamo una notizia per tutti: è possibile curare tutto questo male. Senza farmaci. Senza prescrizioni mediche.

 

Similia similibus curantur. Il principio basilare dell’alchimia, e dell’omeopatia. I simili si curano con i simili. Ma non è di ritrovati magici o pillole di zucchero che stiamo parlando.

 

Perché se il problema è la psiche, cioè l’anima, allora solo lo Spirito può essere la cura. È inutile pensare che non sia così: la religione vissuta è il più grande antidoto ai mali della mente, chiunque lo sa. Chiunque può verificare che, con il disincantamento del mondo, cioè con la caduta della vita spirituale delle nazioni scristianizzate, è contestualmente aumentano il consumo di psicodroghe, l’ammasso delle persone infelici, il suicidio.

 

È qualcosa che, con molta sincerità e carità, vorremmo dire a Fedez e alla Ferragni. Perché ci sembrano, almeno a vedere da fuori, un po’ lontani dalla soluzione. Il Federico ha dato scandalo facendosi baciare e tocacciare da un altro cantante in diretta mondovisiva a Sanremo, probabilmente per una politica di épater le bourgeois che prevede di grattar vie le ultime resistenze al mondo liquefatto – le persone rimaste religiose nonostante il Vaticano gender pro-leggi sodomite – mentre la moglie, dallo stesso altissimo palco offertole dal contribuente italiano, si è mostrata con un indicibile collana a forma di utero.

 

«I diritti riproduttivi sono diritti umani. Perché l’accesso all’aborto sicuro e alla procreazione assistita è una questione di diritti umani a cui non dobbiamo rinunciare» ha fatto sapere spiegando la scelta dell’orrido monile.

 

Pochi giorni fa, siamo informati che la stessa «cavalca l’onda delle croci-gioiello da appendere al collo (…) Una moda che certo non ha lanciato lei, ma che è ritornata prepotentemente tra le star americane, da Kim Kardashian – che completa i suoi look con i crocifissi già da diversi mesi (…) a Rihanna»

 

«Chiara Ferragni invece si è sempre dichiarata atea, così come Fedez, il marito, al punto da non voler battezzare i loro figli, (…) la coppia non è andata (…) si è sposata dopo una lunga convivenza a Noto in Sicilia, ma solo con rito civile».

 

Epperò, sui social compare improvvisamente in primo piano mentre indica la croce al collo, anzi ne ha due. «Crocine qui» recita la didascalia con link. «Tutti i gioielli sono placcati oro o argento e le pietre sono cubic zirconia». Segue emoji.

 

C’è da capirla. Per lei la croce è un segno come un altro, un segno morto, buono per essere venduto portato al collo tra tanti altri: oggi una croce, domani un utero per significare l’aborto…

 

Per noi invece la croce non è un segno: è un simbolo, come diceva Jung, il portatore di un significato talmente ampio da non potere essere nemmeno del tutto compreso dalla mente.

 

Forse non è nemmeno un simbolo: la croce è la realtà, materiale ed incontrovertibile. È il sacrificio di Dio, è il sacrificio di sé, è l’accettazione del dolore, e al contempo la vittoria su di esso.

 

Vincere il dolore, vincere la morte. Sono cose che anche i ricchi e i famosi desiderano, e che si raggiungono solo in un modo. Qualcosa impedisce loro di capirlo.

 

E, certo, gli psicofarmaci, in questo percorso, non aiutano. Per niente.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

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Immagine di Greta via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

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