Connettiti con Renovato 21

Internet

Ancora: Facebook censura Renovatio 21. E il Senato del Texas (!)

Pubblicato

il

 

 

 

Ebbene sì, Facebook ha censurato Renovatio 21 un’altra volta.

 

In realtà, dall’ultima volta che ve ne avevamo dato comunicazione, c’è stato un altro episodio ancora: al Moloch dello Zuckerbergo non era piaciuto l’articolo «Il Coronavirus è una bioarma», per cui sono stati inflitti 7 giorni di carcere telematico a colui che ha postato l’articolo.

 

Ebbene sì, Facebook ha censurato Renovatio 21 un’altra volta

Una settimana intera in cui non solo non era possibile al malcapitato iscritto da 16 anni all’albo dei giornalisti scrivere nemmeno un rigo sulla pagina Facebook di Renovatio 21, ma da nessuna parte: né nella sua bacheca, né in quella di altri, né nelle altre pagine che gestisce: una di queste, riguarda l’attività strettamente religiosa, e crediamo che la cosa vada propriamente contro l’articolo 19 della Costituzione Italiana, quello sulla libertà di culto, che include parole specifiche sul diritto «di farne propaganda e di esercitarne in privato in pubblico il culto».

 

Ma non andiamo per il sottile, su: Facebook, così come gli altri enti che governano le terre emerse, negli ultimi mesi hanno soppresso anche molti altri diritti costituzionali, o perfino pre-costituzionali: hanno soppresso la vita stessa, quindi di che scandalizzarsi.

Facebook, così come gli altri enti che governano le terre emerse, negli ultimi mesi hanno soppresso anche molti altri diritti costituzionali, o perfino pre-costituzionali: hanno soppresso la vita stessa, quindi di che scandalizzarsi

 

L’avvocato, comunque, siamo andati a sentirlo lo stesso.

 

A parte l’impossibilità di comunicare con gli altri utenti (il contratto di Facebook parla di questo), compresi anche solo i like alle foto dei nipoti, è baluginato all’occhio del carcerato digitale qualcosa di interessante: per una volta sola – una schermata che, giuriamo, mai più siam riusciti a ritrovare – ci è stato fatto vedere una sorta di elenco, lunghissimo, delle cose che non si possono dire su Facebook riguardo al COVID-19.

 

Erano decine e decine di voti: a suo modo, un documento straordinario, il sistema operativo dell’opinione mondiale visibile nel suo codice di programmazione.

 

Vi era scritto, a chiare lettere, che non si può dire che il COVID ha mortalità uguale o inferiore a quella dell’influenza.

 

Vi erano poi diverse voci riguardo le cure al COVID che non si possono discutere – e questo già lo sapevamo: ad un’amica arrivò la minaccia di esilio dopo che aveva pubblicato la foto di un articolo di giornale, neanche tanto entusiastico, sulle «cure domiciliari».

È baluginato all’occhio del carcerato digitale qualcosa di interessante: per una volta sola – una schermata che, giuriamo, mai più siam riusciti a ritrovare – ci è stato fatto vedere una sorta di elenco, lunghissimo, delle cose che non si possono dire su Facebook riguardo al COVID-19

Niente, ban assoluto. Traffico di Renovatio21.com in crollo, ma nemmeno in modo troppo preoccupante: contiamo oramai su diverse migliaia di fedelissimi che vanno direttamente sulla pagina ogni giorno senza passare da Facebook

Infine, una lunga serqua di pensieri proibiti riguardo l’origine artificiale del COVID. Non si può dire che può essere scappato dal laboratorio (quello che ora stanno dicendo tutti, perfino Burioni!).

 

Non si può dire che potrebbe essere stato, in origine, un progetto di arma biologica – come lo sono tutti, in potenza, gli studi su virus e vaccini: chi non capisce il concetto di dual use, può guardarsi il film Virus Letale e capire come funziona la cosa.

 

Niente, ban assoluto. Traffico di Renovatio21.com in crollo, ma nemmeno in modo troppo preoccupante: contiamo oramai su diverse migliaia di fedelissimi che vanno direttamente sulla pagina ogni giorno senza passare da Facebook.

 

Di più. Ricordiamo bene, nelle comunicazioni di Facebook, una questione precisa: ci veniva detto che la distribuzione dei nostri contenuti, se avremmo continuato, sarebbe stata ridotta, e – ci comunicavano – ridotta in verità lo è già. Praticamente, l’ammissione dello shadow ban.

 

Ricordiamo bene, nelle comunicazioni di Facebook, una questione precisa: ci veniva detto che la distribuzione dei nostri contenuti, se avremmo continuato, sarebbe stata ridotta, e – ci comunicavano – ridotta in verità lo è già. Praticamente, l’ammissione dello shadow ban

 

Una settimana senza Facebook può passare in fretta. Dobbiamo dirlo: in quei giorni abbiamo maturato l’idea di mai più piegare la nostra libertà di parola – i nostri scritti, i nostri argomenti, le nostre opinioni, le nostre emozioni – alla follia del Moloch zuckerbergo, che una politica nazionale dissenata lascia molestare i suoi cittadini.

 

«Le persone potranno anche vedere se una Pagina in passato ha condiviso informazioni false»: i vostri peccati sono imperdonabili, il marchio dell’infamia sarà tatuato per sempre sulla pelle della vostra pagina (e sulla vostra). Alla facciazza delle simpatiche trovate UE tipo il «diritto all’oblio». Come si diceva: Internet is Forever

Poi, d’improvviso, ecco che ci capita una nuova segnalazione.

 

Ma cosa è successo? Stavolta sembra diverso, ma non riusciamo capire se sia più grave o no.

 

Zuckerbergo stavolta ci dice «parzialmente falso».

 

«Renovatio 21 ha condiviso contenuti che è stato controllato da fact-checker indipendenti» (sic). Gli errori sono nel testo originale, potete vederlo nell’immagine qui sotto: credo che ci disprezzino al punto da risparmiare perfino sull’ortografia quando si tratta di emanare sentenze che ci cacciano».

 

Poi un richiamo, credo a questi Fact-checker, ovviamente mai sentiti prima, ma che a quanto sembra hanno il potere di accusarci di dire il falso (parzialmente falso, in realtà ) e dire a Facebook di chiudermi la bocca.

Dobbiamo dire che ci abbiamo messo un po’ a capire per cosa ci stavano punendo: del resto capita così nei regimi totalitari – e Facebook lo è, e sempre più assimilabile a quella Cina che tanto piace al suo fondatore – e anche nel Processo di Kafka.

 

 

Stavolta, come vedete, abbiamo screenshottato.

 

Eccola lì, un’altra minaccia – in realtà già ben attuata, come vi dicevamo – di «diminuzione della distribuzione complessiva», a cui si aggiunge l’esclusione dalla monetizzazione e alla pubblicità (non ci riguardano) e alla registrazione come Pagina di Notizie (non sappiamo cosa sia).

 

«Le persone potranno anche vedere se una Pagina in passato ha condiviso informazioni false»: i vostri peccati sono imperdonabili, il marchio dell’infamia sarà tatuato per sempre sulla pelle della vostra pagina (e sulla vostra). Alla facciazza delle simpatiche trovate UE tipo il «diritto all’oblio». Come si diceva: Internet is Forever.

 

Facebook censura Renovatio 21, ma anche il Senato dello Stato del Texas.

Poi la ciliegina eccezionale: «l’eliminazione di post che contengono le informazioni false non avrà alcun impatto su queste restrizioni». Bellissimo. Per rispetto del loro cliente, cui vogliono davvero bene, usano l’artificio retorico di chiudere con una nota di speranza: anzi no, aspetta che gli ricordiamo che oramai il danno è fatto, è anche se volesse divenire un faccia-Quisling, un collaborazionista dello zuckerbergismo, a noi non importa nulla – non perdoniamo nulla, perché in realtà tu, utente, non ci interessi, ne abbiamo miliardi di come te, e vogliamo andare avanti con loro, quelli calmi e tranquilli che al massimo condividono le foto della Ferragna e Fedezzo.

 

Dobbiamo dire che ci abbiamo messo un po’ a capire per cosa ci stavano punendo: del resto capita così nei regimi totalitari – e Facebook lo è, e sempre più assimilabile a quella Cina che tanto piace al suo fondatore – e anche nel Processo di Kafka.

 

Poi abbiamo capito: si tratta di un video caricato la notte prima, ci era arrivato via Whatsapp, ci sembrava interessante, lo abbiamo uppato senza tanti pensieri, tanto più che veniva da materiale del governo USA, quindi scevro da diritti di sorta – certo, ci va qui il nostro ringraziamento a chi ha subbato, tale KasperCarlo, un grande.

 

Se non avete visto il video, guardatelo qui sotto: salvato sulla nostra pagina web a futura memoria, lontano dalle grinfie della dittatura facebookara.

 

In pratica, un privato si permette di spegnere un contenuto che viene da un corpo eletto, dalla struttura visibile dello Stato democratico

Vedete: si tratta di un’audizione al senato dello Stato del Texas. Un senatore invita a parlare una pediatra locale, la dottoressa Angelina Farella. La quale premette di essere pro-vaccini, e di aver vaccinato tanti bambini – quindi non una no-vax, ci rassicura.

 

Poi però la dottoressa prende a mettere in discussioni i vaccini COVID: non la convince, in particolare, la mancanza di una sperimentazione completa. Gli effetti sulla popolazione, dice, sono sconosciuti, quindi la cosa dovrebbe fare un po’ paura.

 

 

Facebook decide che perfino i discorsi che avvengono in un tempio della democrazia – un Senato – possono essere censurati come fake news, rimossi, modificati.

Abbiamo avuto un tono scherzoso nel modo in cui vi abbiamo raccontato questo episodio, tuttavia c’è qualcosa di estremamente grave in quello che è accaduto.

 

Facebook censura Renovatio 21, ma anche il Senato dello Stato del Texas.

 

In pratica, un privato si permette di spegnere un contenuto che viene da un corpo eletto, dalla struttura visibile dello Stato democratico.

 

Facebook decide che perfino i discorsi che avvengono in un tempio della democrazia – un Senato – possono essere censurati come fake news, rimossi, modificati.

 

Facebook, in breve, ha il potere di iniettarsi nell’esistenza stessa dello Stato moderno, e dettarvi legge

Facebook, in breve, ha il potere di iniettarsi nell’esistenza stessa dello Stato moderno, e dettarvi legge. La cosa è spaventosa, spaventa tantissimo noi, ma in Italia non abbiamo visto tanti politici con la stessa paura, pur sapendo che molti di loro probabilmente sono stati bannati o shadowbannati. Molti, siamo sicuri, non dicono nulla perché temono le ritorsioni del Moloch, che gli farebbe perdere follower e quindi voti e quindi stipendione.

 

Si diceva, negli ultimi decenni, del primato della politica eclissata dall’economia. Ora sappiamo che il primato sulla politica di certo lo ha l’elettronica, che agisce come una psicopolizia così forsennata da non risparmiare nemmeno i discorsi in Senato.

 

Immaginate se TIM o Vodafone facessero cadere la linea se al telefono con vostra madre cominciate a parlare di un determinato argomento. Sì: i totalitarismi del Novecento erano delle mammole a confronto, e avevano strumenti da pivelli.

Si diceva, negli ultimi decenni, del primato della politica eclissata dall’economia. Ora sappiamo che il primato sulla politica di certo lo ha l’elettronica, che agisce come una psicopolizia così forsennata da non risparmiare nemmeno i discorsi in Senato

 

Ora la domanda che ci facciamo è: quanto ancora riusciremo davvero a tollerare tutto questo?

 

Quanto tempo prima che anche i social, l’ultimo schizofrenico collante rimasto alla società polverizzata del XXI secolo, implodano generando chissà quale altro mostro?

 

Non abbiamo risposte. Tuttavia oramai lo sapete: se non ci vedete più su Facebook è perché il ban (che secondo alcuni calcoli potrebbe aver tolto ai nostri post e al nostro sito il 90% del pubblico via social) sta facendo il suo corso, magari sta pure peggiorando.

 

Non preoccupatevi: non ci faremo intubare, e non fatevi intubare neanche voi. Vediamoci qui, su renovatio21.com. Questo, lo avete capito, è un sito sano.

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Internet

La Nigeria multa Meta/Facebook per 220 milioni di dollari

Pubblicato

il

Da

La Nigeria ha inflitto al colosso tecnologico statunitense Meta una multa di 220 milioni di dollari per aver violato le leggi locali sulla protezione dei dati e sulla privacy, ha annunciato martedì l’agenzia per la tutela dei consumatori della nazione dell’Africa occidentale.

 

Le indagini hanno scoperto che le policy di Meta negano agli utenti nigeriani il diritto di negare il consenso alla raccolta, all’uso e alla distribuzione di dati personali, ha affermato Adamu Abdullahi, capo della Federal Competition and Consumer Protection Commission (FCCPC). Meta è la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp.

 

Secondo Abdullahi, l’indagine, durata 38 mesi e condotta in collaborazione con la Nigeria Data Protection Commission (NDPC), è iniziata nel 2021, dopo che WhatsApp ha aggiornato la sua politica sulla privacy.

Iscriviti al canale Telegram

«Abbiamo scoperto che quando ti registri per la prima volta per unirti a WhatsApp, c’è una colonna che dice che hai accettato che i tuoi dati vengano condivisi per la ricerca. Ciò è opposto ad altri climi in cui hai la possibilità di dire sì o no, quindi è discriminatorio in prima istanza», ha affermato.

 

La FCCPC ha annunciato per la prima volta un’azione contro Meta la scorsa settimana, accusando l’azienda di aver adottato pratiche «abusive e invasive» nei confronti di interessati in Nigeria per un «lungo periodo di tempo».

 

L’autorità per la concorrenza ha affermato che il colosso tecnologico statunitense ha proposto ad aprile un «pacchetto di misure correttive» che non ha affrontato le preoccupazioni.

 

In un ordine datato 18 luglio, la commissione ha ordinato a Meta di ripristinare immediatamente i diritti degli utenti nigeriani di «controllare l’uso, l’elaborazione, la condivisione o il trasferimento dei loro dati». Inoltre, deve «cessare il vincolo e il trasferimento di dati dal suo mercato WhatsApp al suo mercato Facebook e ai servizi di altre terze parti senza il consenso espresso richiesto e liberamente ottenuto dagli interessati».

 

Il governo ha concesso a Meta 60 giorni di tempo per pagare la sanzione di 220 milioni di dollari per violazione delle leggi sulla privacy, oltre a rimborsare altri 35.000 dollari per i costi delle indagini.

 

Meta non ha ancora risposto pubblicamente alle accuse.

 

A dicembre dell’anno scorso, la nazione più popolosa dell’Africa, con oltre 200 milioni di persone e circa 164 milioni di abbonamenti a Internet, contava oltre 51 milioni di utenti WhatsApp, secondo il Ministero delle Comunicazioni.

 

La Nigeria non è il primo paese a ritenere Meta responsabile per violazioni di dati. La Turchia ha recentemente multato l’azienda di 1,2 miliardi di lire (circa 37 milioni di dollari) dopo un’indagine sulla condivisione di dati sulle sue piattaforme Facebook, Instagram, Threads e WhatsApp.

 

All’inizio di questo mese, l’Unione Europea ha accusato Meta di non aver rispettato le normative antitrust.

Aiuta Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, a marzo il candidato presidente USA Donald J. Trump ha definito Facebook «nemico del popolo».

 

Meta sta recentemente affrontando problemi per la questione delle attività pedofile sulle piattaforme, rivelate da articoli del Wall Street Journal, con udienze presso il Senato USA dove è stato testimoniato anche la questione del traffico di esseri umani. A gennaio il Nuovo Messico ha fatto causa a Meta e Zuckerberg per aver facilitato il traffico sessuale minorile.

 

Mesi fa Amnesty International ha accusato Facebook di diffondere l’odio in Etiopia. Questioni erano sorte anche con le elezioni in Cambogia. Secondo Human Rights Watch sarebbe ora attiva una censura sui contenuti pro-palestinesi. Nel 2022 Facebook aveva chiuso l’account della delegazione russa per il controllo delle armi all’OSCE di Vienna.

 

Il portavoce della società è stato inserito nella lista dei ricercati della Federazione Russa.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Continua a leggere

Internet

Una piattaforma di una grande società cambogiana utilizzata per truffe in criptovalute

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Lo denuncia un rapporto degli esperti di Elliptic, società britannica di analisi blockchain. Nel mirino un marketplace chiamato HuiOne Guarantee che vede coinvolto anche Hun To, cugino dell’attuale primo ministro Hun Manet. Dallo scambio di denaro alla Pig Butchering scam, affari illeciti per 11 miliardi di dollari con implicazioni di gruppi cinesi.   Esperti di criptovalute hanno scoperto che un marketplace online chiamato «HuiOne Guarantee» è utilizzato da una vasta rete di criminali informatici nel Sud-Est asiatico, soprattutto in Cambogia, che sfruttano varie tipologie di truffe online, fra cui la «Pig Butchering scam» per alimentare il malaffare.   Secondo quanto emerge da un rapporto di Elliptic (società britannica di analisi blockchain con sedi da Londra a Singapore) i promotori della piattaforma offrirebbero «servizi di tecnologia, dati e riciclaggio di denaro» che sono stati utilizzati per transazioni illecite «per un totale di almeno 11 miliardi di dollari».

Iscriviti al canale Telegram

Per gli esperti di Elliptic, che hanno denunciato il nuovo scandalo legato alle criptovalute, l’area virtuale in cui avvengono gli scambi è parte integrante di HuiOne Group, un conglomerato cambogiano i cui dirigenti hanno intrecciato stretti legami con la famiglia Hun, dal padre Sen per decenni primo ministro, al figlio Manet che gli è succeduto al potere.   In particolare Hun To, cugino dell’attuale premier, è direttore di una delle unità della HuiOne Group collegata alle frodi crittografiche. Ed è proprio questo legame, a detta degli esperti, che renderebbe più complicate le inchieste e rischia di lasciare in molti casi impuniti i criminali. Inoltre, vi sarebbe un’altra attività di HuiOne, la HuiOne International Payments, attivamente coinvolta nel riciclaggio di proventi da truffe a livello globale.   Le truffe online hanno portato al furto di decine di miliardi di dollari ai danni di milioni di vittime in tutto il mondo. La tipologia più diffusa è quella nota con il nome di «Pig Butchering scam» in base all’approccio adottato dai truffatori, che «mettono all’ingrasso» le vittime in programmi di investimento falsi per poi sottrarre quanto hanno accumulato.   E ancora, altre truffe riguardano lo schema Ponzi, l’impersonificazione di membri della famiglia e l’estorsione o minaccia sessuale.   Secondo un rapporto di US Institute of Peace molte di queste truffe sono perpetrate da gruppi transnazionali originari della Cina e operanti in «movimenti organizzati» nei Paesi del Sud-Est asiatico. Fra questi, il fenomeno ha assunto particolare vigore in Myanmar, Laos, Filippine e Cambogia dove i gruppi hanno potuto sfruttare conflitti regionali, corruzione e crescita selvaggia di «Zone economiche speciali».   Come spiegato nel sito web di HuiOne, il ramo dei servizi finanziari avrebbe 500mila utenti registrati. Tra i suoi clienti figurano anche colossi del settore come Alipay, Huawei, PayGo Wallet, UnionPay e Yes Seatel.   In alcuni casi persone inconsapevoli originarie dell’Asia e Africa vengono allettate con posti di lavoro ben remunerati nella regione, per poi essere intrappolate in «scam compounds» gestite da malviventi cinesi che utilizzano anche collari elettrici per «intrappolare» i lavoratori migranti. Una pratica, come evidenzia l’istituto americano, che si sta diffondendo rapidamente in tutta l’Asia.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

HuiOne Guarantee, fondata nel 2021, comprende una rete di migliaia di canali di app di messaggistica istantanea su Telegram gestiti da diverse realtà. Sebbene sostenga di fungere da mercato per immobili e automobili, secondo la denuncia di Elliptic la maggior parte dei beni e dei servizi offerti sarebbero destinati agli operatori di truffe informatiche.   «La più grande categoria di commercianti che operano su HuiOne Guarantee è quella che offre la possibilità di spostare e scambiare denaro» spiega la società. In molti casi offrono «esplicitamente servizi di riciclaggio di valuta, tra cui l’accettazione di pagamenti da parte di vittime in tutto il mondo, il trasferimento oltre confine e la conversione in altri beni, tra cui contanti, stablecoin e applicazioni di pagamento cinesi».   Secondo i dati condivisi da SlowMist a inizio gennaio, i commercianti associati a HuiOne Guarantee avrebbero effettuato ulteriori transazioni di criptovaluta con un portafoglio che ha ricevuto più di 4,6 milioni di dollari da un altro portafoglio collegato all’esercito dell’Alleanza del Myanmar.   «Il valore delle criptovalute ricevute da HuiOne Guarantee e dai suoi commercianti, e il tipo di beni e servizi offerti, suggeriscono che si tratta di un fattore chiave per gli operatori di truffe informatiche nel sud-est asiatico» conclude Elliptic.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
   
Continua a leggere

Guerra cibernetica

Sistemi informatici crollati in tutto il mondo: cosa sta succedendo

Pubblicato

il

Da

Paesi in tutto il mondo sono stati colpiti da una potente interruzione dell’informatica, che ha paralizzato i sistemi di controllo del traffico aereo, le banche e le emittenti.

 

Si dice che gli utenti di Windows 10 abbiano subito il peso della crisi, con resoconti dei media ed esperti che attribuiscono i fallimenti a un recente aggiornamento di CrowdStrike, un antivirus basato su web/cloud che ha causato il crash dei computer di tutto il pianeta.

 

Finora sono stati segnalati problemi in Australia, Nuova Zelanda, India e Giappone; il sito di monitoraggio Down Detector ha segnalato interruzioni anche presso Microsoft Store e Amazon, nonché presso le compagnie aeree Delta e Ryanair, tra le altre. L’interruzione ha interessato diversi organi di informazione, tra cui Sky News con sede nel Regno Unito, che ha interrotto le trasmissioni, e ABC, SBS, Channel 7, Channel 9 e News Corp Australia con sede in Australia.

 

Gli utenti dei social media stanno condividendo le foto della cosiddetta «schermata blu della morte» che ha bloccato i loro PC sul software Windows, dicendo che i loro sistemi non si caricavano correttamente.

 

 


Iscriviti al canale Telegram

Oltre 1.000 voli sono stati cancellati in tutto il mondo a causa del crollo di Microsoft in corso, ha riferito la BBC, citando la società di analisi dell’aviazione Cirium, aggiungendo che il numero è destinato ad aumentare. Il rapporto arriva mentre gli utenti dei social network e gli organi di informazione condividono foto e clip di persone bloccate nelle sale d’attesa degli aeroporti.

 

Microsoft ha affermato che la causa principale dell’interruzione globale è stata risolta, ma ha riconosciuto che l’impatto residuo continua a interessare alcune delle sue app e dei suoi servizi, riporta Reuters. Microsoft 365, che include una gamma di prodotti popolari come Word, Excel e PowerPoint, ha affermato che «continua ad adottare misure di mitigazione» per affrontare l’interruzione.

 

Il CEO di CrowdStrike George Kurtz ha detto alla NBC che la sua azienda è «profondamente dispiaciuta per l’impatto che abbiamo causato ai clienti, ai viaggiatori, a chiunque sia stato colpito» dall’interruzione. Ha confermato che il crash è stato causato da un bug software in un aggiornamento che è entrato in conflitto con i sistemi Microsoft.

 

«L’abbiamo identificato molto rapidamente… I sistemi tornano online quando vengono riavviati», ha affermato, aggiungendo che CrowdStrike sta lavorando con i suoi clienti per aiutarli a tornare alle normali operazioni.

 

Allo stesso tempo, non è stato in grado di dire esattamente quanto tempo ci vorrà per raggiungere questo obiettivo.

 

Le azioni di Crowdstrike, nel frattempo, sono crollate.

 

Il CEO di Tesla e Space X, Elon Musk, ha definito l’interruzione di Microsoft il «più grande fallimento informatico di sempre». Ha anche riso di un meme che paragonava Microsoft ai servizi segreti dopo il tentato assassinio di Donald Trump, concludendo che nessuno dei due era sicuro.

 

 

Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca ha dichiarato alla CNN che l’amministrazione Biden è a conoscenza dell’interruzione e sta «esaminando il problema e le conseguenze» dell’incidente.

 

Il governo del Regno Unito ha tenuto una riunione di emergenza in seguito al grande crash globale, ha affermato una portavoce di Downing Street, aggiungendo che le autorità del Regno Unito stavano «lavorando a stretto contatto con i rispettivi settori e industrie su questo problema». Secondo quanto riportato, il neoeletto premier britannico Keir Starmer non ha presieduto la riunione, ma è stato tenuto informato, spiegando che ha avuto un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, evidentemente più importante.

 

I media britannici tuttavia riferiscono che i pazienti hanno riscontrato problemi con la prenotazione degli appuntamenti sul sito web del National Health Service (NHS). Il Wilmslow Health Center ha scritto su X che «tutti gli studi medici nel Regno Unito che utilizzano il sistema informatico GP commissionato dal NHS EMIS sono attualmente senza accesso ai loro sistemi IT», aggiungendo che prevede che l’interruzione «durerà per molte ore».

 

Diverse importanti compagnie aeree cinesi hanno dichiarato al canale TV pechinese CGTN che le loro attività non sono state influenzate dall’interruzione mondiale poiché utilizzano sistemi informatici diversi.

 

I media segnalano lunghe file e ritardi, nonché scene di «lieve caos» in numerosi aeroporti in Europa, Australia, India e Stati Uniti. Gli utenti dei social media hanno condiviso foto di carte d’imbarco compilate a mano.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

L’aeroporto internazionale di Dubai afferma di essere tornato alle normali operazioni dopo che alcune delle sue procedure di check-in sono state influenzate dall’interruzione globale. Ha osservato che «le compagnie aeree sono passate prontamente a un sistema alternativo, consentendo alle normali operazioni di check-in di riprendere rapidamente». L’aeroporto londinese di Heathrow ha affermato che i suoi voli rimangono operativi nonostante l’interruzione che ha interessato alcuni dei suoi sistemi. Ha aggiunto che sta «implementando piani di emergenza per ridurre al minimo qualsiasi impatto sui viaggi».

 


Ryanair ha consigliato a tutti i passeggeri di arrivare in aeroporto almeno tre ore prima dell’orario di partenza previsto, confermando tuttavia che si sono verificate delle interruzioni nei sistemi informatici.

 


Circa il 30% dei punti vendita McDonald’s in Giappone sono stati costretti a sospendere le attività a causa dell’interruzione, ha riferito l’agenzia Kyodo News, citando la filiale locale del gigante del fast food. Non è ancora chiaro quando i servizi potranno essere ripresi a pieno regime, ha aggiunto.

 

I sistemi IT del Cremlino non sono stati influenzati dall’interruzione di Microsoft, ha affermato il portavoce Dmitrij Peskov. Anche le autorità aeree e ferroviarie in Russia hanno confermato che le loro operazioni continuano senza ostacoli. Il ministero russo per lo sviluppo digitale ha affermato che l’interruzione di Microsoft è un’ulteriore prova che il Paese deve continuare a svincolarsi dai software stranieri, soprattutto quando si tratta di infrastrutture critiche.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine da Twitter

 

Continua a leggere

Più popolari