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Psicofarmaci e psichiatria: una mamma si racconta a Renovatio 21

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Elena è una ragazza di trent’anni, moglie e madre di una splendida bambina. In passato ha avuto qualche problema relazionale e, su consiglio dei familiari, è finita dalle parti di quella branca della scienza medica chiamata «psichiatria».

 

Una delle grandi battaglie che Renovatio 21 si è imposta di fare è proprio quella contro la psico-farmaceutica di massa e quella medicina che la prescrive. Pensiamo che queste nuove droghe sintetiche rappresentino una fase dell’attacco all’essere umano nella sua sfera più intima, oltre che un business che vede profitti sempre maggiori.

 

Anche qui, ci pare, l’etica medica si è sempre più spostata verso la Cultura della Morte. Ovvero, anche la medicina odierna produce un proprio attacco alla vita e all’essere umano nella sua totalità ontologica e morale.
«Niente psicofarmaci, cercate di uscirne con le vostre forze e con l’aiuto dei vostri cari, per quanto difficile che possa sembrare, assicuro che, come nel mio caso, non è impossibile come vorrebbero per ovvi motivi farvi credere»

 

Di tutte queste cose abbiamo voluto parlare con chi veramente ci è passato, ha subito e ora finalmente, con le proprie forze, ne è uscito.

 

 
Signora Elena, vuole innanzitutto raccontarci di quali problemi ha sofferto in passato?
Avevo dei problemi legati alla convivenza con una familiare disonesta.

 

A quel punto a chi si è rivolta? 

Mi sono recata da un medico psichiatra, su consiglio di mia madre. Mi ha diagnosticato un «disturbo schizoaffettivo» e mi ha prescritto un farmaco. Ricordo che mi ascoltava parlare di tutto per un’ora, stando in silenzio e senza dire niente né battere ciglio.

«Ad ogni psicofarmaco sono annessi effetti collaterali a iosa e comunque i problemi non si risolvono per magia. Con una pillola, poi…»
Ha ottenuto benefici da questo trattamento con la psichiatra?
Assolutamente no. Mi ha prescritto psicofarmaci. E gli psicofarmaci, nel migliore dei casi, mi provocavano sofferenza psichica, sonnolenza… Nel peggiore facevano diventare furibonde le liti con il familiare del caso.  Oggi il mio rapporto con questa persona è completamente deteriorato.

 

Quindi ci sta dicendo che le è stato fatto più danno che utile?
Sì, certo. Ad ogni psicofarmaco sono annessi effetti collaterali a iosa e comunque i problemi non si risolvono per magia. Con una pillola, poi…

 

Perché? 
I problemi si risolvono con il dialogo e con il rispetto, l’amore e i sani rapporti affettivi che fanno la differenza, basandosi appunto su un equo scambio reciproco, cosa che in un rapporto sbilanciato per natura con uno psichiatra, tutto a vantaggio di questo, non è possibile. Né tantomeno è leale.

 

Ci parli degli psicofarmaci che le hanno fatto assumere e se, soprattutto, sono serviti.
Mi hanno prescritto Serenase, ma mi dava sonnolenza e mi impediva di fare le mie cose regolarmente. Mi hanno prescritto Olanzapina ma mi ha tolto il latte da dare a mia figlia, una vera sofferenza. Poi il depôt mensile (anti-psicotico a rilascio prolungato) che mi provocava atroci fitte al fegato e al cuore. E potrei continuare all’infinito…

 

«Mia figlia non prenderà psicofarmaci, costi quello che costi»
Come è riuscita a venirne fuori? 
Le Leggi in materia di sanità nel nostro Paese variano di regione in regione. Pertanto, basta cambiare Regione, assicurandosi che la legislazione cambi e, Le dirò di più, in realtà la legge dice che oltre i 20 km la giurisdizione di competenza è già diversa. Il problema rimangono sempre le possibili reazioni dei familiari, perciò bisogna essere decisi e tagliare i ponti verso chi nuoce alla nostra salute e alla nostra libertà di scelta terapeutica. Purtroppo i problemi oggi cominciano prima, anche in adolescenza, quando si dipende ancora economicamente da terzi.

 

Cosa pensa oggi, da moglie e da madre, della psichiatria? 
È interessante, visto che mia figlia potrebbe essere un ghiotto affare per quegli scienziati che mietono vittime anche tra i bambini. Ma Elisabetta non prenderà psicofarmaci, costi quel che costi.

 

E degli psicofarmaci? 
È robaccia, dovrebbe essere messa al bando. È droga farmaceutica.

 

«È robaccia, dovrebbe essere messa al bando. È droga farmaceutica»
In America vengono già prescritti ai bambini, ma questo sta per accadere anche in Italia…
Se vogliamo lo sfacelo della futura generazione, possiamo anche permetterlo. Altrimenti, al referendum popolare subito. C’è un limite a tutto. Possiamo deciderci a cambiare le cose oppure lasciare che le cose accadano. Si può ancora evitare, anche se sono a conoscenza di alcuni casi già conclamati.

 

L’uso – o forse potremmo dire abuso- di psicofarmaci è quadruplicato negli ultimi anni. A cosa pensa sia dovuto?
Alla mancanza di un’istituzione forte della famiglia. «Oggi le cose si risolvono così», con una pastiglia. È questo il motivo per cui mandiamo i nostri cari dallo psichiatra senza mezzi termini. Ma questa è faciloneria e disprezzo. Non credo nei luoghi comuni, non credo nemmeno che un tempo si stava meglio di oggi. C’è momento e momento, modo e modo.

 

«Ecco sopravanzare la Cultura della morte: i familiari cannibalizzano e mandano al macero i propri simili»
Stiamo davvero meglio oggi, con la tecnologia, i mezzi di comunicazione. Questa è la ragione alla base della «delega dei familiari allo psichiatra di turno» che ne fa merce. Il benessere: siamo noi stessi diventati in questi casi carne da macello. Ecco sopravanzare la Cultura della morte: i familiari cannibalizzano e mandano al macero i propri simili. Fa paura. Ma in certe famiglie funziona davvero così. Anche nella mia d’origine: mio fratello oggi vive stabile in una residenza per invalidi con un problema psicomotorio acquisito. Io mi ritengo una specie di reduce di guerra.

 

Cosa consiglierebbe, spassionatamente, a giovani ragazzi che potrebbero trovarsi nella stessa situazione in cui si è trovata lei in passato? 
Niente psicofarmaci, cercate di uscirne con le vostre forze e con l’aiuto dei vostri cari, per quanto difficile che possa sembrare, assicuro che, come nel mio caso, non è impossibile come vorrebbero per ovvi motivi farvi credere.

 

Cristiano Lugli

 

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Psicofarmaci

Farmaci della morte: cosa succede quando gli antidepressivi scatenano istinti omicidi?

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Nel suo webinar «Mad in America», il dottor David Healy ha presentato una serie di casi tragici che coinvolgono persone che conducevano vite stabili fino a quando non sono stati prescritti loro antidepressivi che li hanno portati a diventare aggressivi e in alcuni casi omicidi.

 

La questione degli omicidi indotti dagli antidepressivi pone l’attenzione sui problemi più ampi legati ai farmaci da prescrizione, ha affermato lo psichiatra Dr. David Healy durante un webinar del 5 ottobre.

 

Tra questi problemi rientrano l’incapacità dei professionisti sanitari di riconoscere gli effetti collaterali gravi dei farmaci e la tendenza del sistema giudiziario a proteggere le aziende farmaceutiche, non le persone.

 

Healy, uno dei massimi esperti di inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) del Regno Unito, studia gli antidepressivi da 40 anni come ricercatore, medico e consulente per Big Pharma.

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Nel webinar ha presentato casi di persone che conducevano vite stabili e sane, finché non sono stati prescritti loro antidepressivi, dopodiché sono diventate aggressive, deliranti e omicide.

 

Tali impulsi si placarono una volta che le persone smisero di assumere i farmaci. Tuttavia, in molti dei casi evidenziati da Healy, quando smisero di assumere i farmaci, avevano già commesso un omicidio.

 

Un caso ben documentato ha coinvolto il dodicenne Christopher Pittman. Pittman aveva iniziato a mostrare un comportamento aggressivo, litigando con altri bambini e comportandosi in modo estremamente agitato in chiesa, quasi immediatamente dopo aver assunto Zoloft.

 

Meno di un mese dopo aver iniziato a prendere il farmaco, ha detto di aver sentito una voce dirgli di uccidere i nonni, con cui viveva. Quella notte, ha sparato loro e ha bruciato la loro casa.

 

Nel 2005, Pittman fu condannato a 30 anni di prigione, dopo che una giuria si rifiutò di stabilire che lo Zoloft era la causa del suo comportamento omicida. Tuttavia, il giudice del circuito statunitense Daniel Pieper gli diede la sentenza più clemente possibile.

 

Healy ha citato la dichiarazione di Pieper durante la sentenza:

 

«Sembra che l’intero sistema medico si ribalti se non puoi fare affidamento sui farmaci prescritti dal tuo medico. Ti costringe potenzialmente a una situazione di impegno a vita se quel farmaco induce un effetto di cui non sei consapevole quando lo prendi. C’è qualcosa di sconcertante in questo… probabilmente di natura legale, questo mi preoccupa».

 

Nello stesso anno, poco prima del verdetto, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense iniziò a richiedere che gli SSRI come lo Zoloft riportassero avvertenze sul suicidio, ha riportato il New York Times. In Canada, gli SSRI riportano anche un’ulteriore avvertenza: un potenziale aumento di ostilità, aggressività e «danni agli altri».

 

Il produttore di Zoloft, Pfizer, ha sostenuto che il farmaco era sicuro. Tuttavia, secondo il Times, Pfizer ha anche riferito subito dopo il verdetto che altri 14 casi penali hanno incolpato Zoloft per le azioni delle persone.

 

Eli Lilly, il produttore del Prozac, ha confermato che il farmaco è stato accusato in oltre 75 casi penali. La casa farmaceutica ha affermato di non essere a conoscenza di alcun caso in cui la difesa abbia avuto successo.

 

Questo è esattamente il problema, secondo Healy. Oggi, quasi 20 anni dopo il caso di Pittman, nessuna giuria ha assolto una persona che ha affermato che gli antidepressivi l’hanno portata a commettere un omicidio.

 

Tuttavia, ci sono stati alcuni casi in cui i tribunali hanno riconosciuto il legame tra antidepressivi e omicidio, ha affermato Healy.

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In un caso, un uomo ha ucciso la moglie, i figli e se stesso 48 ore dopo essere stato messo sotto l’SSRI della GSK, Paxil. Uno dei mariti della figlia ha fatto causa alla GSK nel Wyoming e ha ottenuto un risarcimento finanziario.

 

In Australia, il caso di un uomo che ha ucciso la moglie dopo che gli era stato prescritto lo Zoloft è stato ascoltato da un giudice, non da una giuria. Il giudice ha respinto le accuse, stabilendo che lo Zoloft era la causa del comportamento dell’uomo.

 

Healy ha detto che quando queste difese, che accusavano gli antidepressivi di comportamenti violenti, sono emerse per la prima volta, Pfizer e GSK hanno sviluppato una strategia per combatterle. Il manuale del pubblico ministero per lo Zoloft, che Healy ha detto è stato in seguito rifinito e rivisto, era un manuale per i pubblici ministeri per confutare la «difesa Zoloft».

 

La confutazione del manuale si basa sulle affermazioni secondo cui la violenza è comune negli Stati Uniti e che la FDA ha ritenuto il farmaco sicuro. Consiglia inoltre agli avvocati di sottolineare la mancanza di prove statisticamente significative da studi clinici in doppio cieco controllati con placebo che colleghino causalmente Zoloft a comportamenti aggressivi o ad acatisia, che sono forti sentimenti soggettivi di disagio o angoscia che potrebbero anche indurre comportamenti violenti.

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Le aziende farmaceutiche conoscerebbero i pericoli ma manipolerebbero i dati

Durante il webinar «Mad in America», Healy ha delineato una lunga storia del legame tra droghe e «automatismo», ovvero quando le droghe producono azioni involontarie nelle persone che le assumono. Tali azioni involontarie possono spaziare dal camminare avanti e indietro al sonnambulismo all’omicidio.

 

Il neurofarmacologo svedese e premio Nobel Arvid Carlsson, MD, Ph.D., ha creato il primo SSRI, Zelmid, che è stato immesso sul mercato nel 1982. Carlsson ha riconosciuto fin dall’inizio che i farmaci avrebbero avuto effetti positivi per alcune persone e negativi per altre, ha affermato Healy.

 

Quando Pfizer iniziò a commercializzare Zoloft nel 1992, Carlsson, sapendo che gli SSRI agiscono in modo diverso sulle persone, consigliò all’azienda di monitorare attentamente come le diverse persone rispondevano al farmaco. Ma quell’approccio andava contro gli ambiziosi piani di Pfizer di far prescrivere il farmaco su larga scala, sostituendo farmaci che creano dipendenza come il valium, ha detto Healy.

 

Secondo Healy, all’epoca la Pfizer sapeva già che lo Zoloft aveva causato impulsi suicidi e omicidi, anche nei volontari sani coinvolti nella sperimentazione.

 

La sfida nell’identificare questi gravi effetti avversi è aggravata dal fatto che «oggi i medici hanno grandi difficoltà» a monitorare come un farmaco agisce realmente su ogni paziente, anziché come il medico ritiene che il farmaco dovrebbe funzionare.

 

«Sono sempre più persone che leggono libri e non riescono a vedere e sentire cosa succede quando si assumono queste droghe», ha affermato.

 

Healy ritiene che la maggior parte delle persone creda erroneamente che gli SSRI agiscano sul cervello, ma che la maggior parte dei loro effetti si verifichi nell’organismo.

 

I farmaci sono pensati per produrre un «effetto serenico», o effetto anti-aggressivo, cosa che spesso fanno. Il problema è che in alcune persone hanno l’effetto opposto.

 

Gli SSRI riducono l’input sensoriale dal corpo al cervello, il che può causare sensazioni di intorpidimento fisico ed emotivo, ha detto Healy. Ecco perché gli SSRI sono spesso associati alla perdita della libido e alla disfunzione sessuale.

 

I farmaci agiscono meno curando una malattia e più cambiando la personalità, ha detto. L’attenuazione emotiva e i sentimenti di aggressività e acatisia sono ciò che può far sì che i farmaci inducano al suicidio o all’omicidio.

 

Healy ha illustrato una serie di esempi, tra cui casi documentati nella letteratura scientifica e casi da lui stesso osservati nella sua pratica clinica di persone che hanno sperimentato cambiamenti di personalità drammatici e violenti, cambiamenti che sono scomparsi una volta smesso di assumere i farmaci.

 

Ha anche affermato che aziende come Pfizer e GSK, con la piena consapevolezza della FDA, avrebbero manipolato e occultato gran parte dei dati che indicavano che farmaci come Zoloft erano inefficaci per le condizioni che avrebbero dovuto curare o inducevano comportamenti aggressivi verso se stessi o gli altri.

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Healy ha affermato che gli studi alterati delle case farmaceutiche sarebbero stati poi pubblicati su riviste come il New England Journal of Medicine.

 

Healy ha detto che crede che la maggior parte delle persone abbia grande fiducia in queste istituzioni. Questo rende difficile per loro accettare che la FDA possa autorizzare un farmaco che potrebbe indurre una persona a commettere un omicidio, o che le riviste più importanti possano pubblicare i risultati di sperimentazioni prodotte da Big Pharma.

 

«La più grande concentrazione di “fake news” su questa terra si concentra sui farmaci che ti dà il tuo medico. Non solo gli SSRI, ma tutti», ha detto.

 

Healy ha chiesto un ritorno a una pratica clinica della medicina in cui dottori e pazienti dialogano e insieme analizzano come un farmaco influisce su ogni paziente. Ha anche chiesto un sistema legale che riconosca quando i farmaci hanno causato gravi problemi.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 9 ottobre 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Psicofarmaci

L’esercizio fisico può essere più efficace degli antidepressivi nel trattamento della depressione

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Un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica BMJ ha scoperto che l’esercizio fisico sarebbe moderatamente efficace nel trattamento della depressione rispetto ai trattamenti esistenti se usato da solo o in combinazione con altre terapie consolidate.   Inoltre, i benefici derivanti dall’esercizio «tendevano ad essere proporzionali all’intensità prescritta», il che significa che un’attività più vigorosa ha prodotto benefici più significativi.   Per identificare la quantità e il tipo di esercizio ideale per il trattamento del disturbo depressivo maggiore, gli esperti australiani hanno condotto una revisione sistematica e una meta-analisi di 14.170 persone con disturbi depressivi maggiori provenienti da 218 studi unici e hanno classificato l’efficacia delle diverse forme di esercizio rispetto ai trattamenti esistenti, come la psicoterapia, gli antidepressivi e le condizioni di controllo.

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Gli studiosi hanno scoperto che il camminare o fare jogging, l’allenamento per la forza e danza erano le modalità di esercizio più efficaci se usate da sole senza cure mediche e che alcuni esercizi influenzavano uomini e donne in modo diverso.   In particolare, camminare e fare jogging sono risultati efficaci sia per gli uomini che per le donne, mentre l’allenamento della forza e il ciclismo sono risultati più efficaci per le donne e i giovani. L’esercizio aerobico ha avuto un impatto positivo più sugli uomini che sulle donne se usato con la psicoterapia.   In tutte le modalità, esercizi più intensi come la corsa, l’allenamento a intervalli, l’allenamento della forza e l’esercizio aerobico misto hanno prodotto maggiori benefici, sebbene anche un’attività fisica leggera come camminare o lo yoga abbia comunque fornito «effetti clinicamente significativi». I benefici dell’esercizio fisico erano ugualmente efficaci a diverse dosi settimanali per i soggetti con altre condizioni mediche e livelli basali di depressione.   Nel complesso, la danza ha superato tutti gli altri esercizi e i trattamenti consolidati per la depressione, inclusi gli psicofarmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e la terapia cognitivo comportamentale.   «Sulla base dei nostri risultati, la danza sembra essere un trattamento promettente per la depressione, con ampi effetti riscontrati rispetto ad altri interventi nella nostra revisione», hanno scritto gli autori. Tuttavia, il numero limitato di studi, il basso numero di partecipanti e i pregiudizi nella progettazione degli studi hanno impedito loro di raccomandare la danza in modo più forte.   Sebbene i ricercatori abbiano affermato che la loro revisione presenta dei limiti, i loro risultati supportano l’inclusione dell’esercizio fisico, in particolare dell’esercizio vigoroso, nelle linee guida della pratica clinica per la depressione.

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«Sebbene la fiducia in molti dei risultati fosse bassa, le linee guida terapeutiche potrebbero essere eccessivamente prudenti raccomandando condizionatamente l’esercizio fisico come trattamento complementare o alternativo per i pazienti in cui la psicoterapia o la farmacoterapia sono inefficaci o inaccettabili», hanno scritto. «Invece, le linee guida per la depressione dovrebbero includere prescrizioni per l’esercizio fisico e considerare l’adattamento della modalità alle caratteristiche dei partecipanti e raccomandare esercizi di intensità più vigorosa».   Renovatio 21 mette in guardia da anni rispetto ai problemi ingenerati dal consumo di psicofarmaci, che vanno dalle disfunzioni sessuali, ai problemi psichici, alla dipendenza, alle malattie cardiache, ai comportamenti violenti contro di sé e contro gli altri.   Secondo alcuni, casi di violenza domestica, i grandi casi di cronaca nera e pure le continue stragi immotivate in tutto il mondo potrebbero essere riconducibili alle psicodroghe legali distribuite con leggerezza alla popolazione anche in Italia, con milioni di prescrizioni, aumentate, ovviamente, durante i lockdown, specie nei più piccoli.

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Cancro

Psicofarmaco prescritto ai bambini associato ad un aumento del rischio di glaucoma: studi

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Psicofarmaci prescritti comunemente per trattare il cosiddetto disturbo da deficit di attenzione (ADHD) sono associati ad un aumento del rischio di glaucoma, ha scoperto un recente studio effettuato in Canada. Lo riporta la testata statunitense Epoch Times.

 

Lo studio, intitolato «Medications for attention deficit hyperactivity disorder associated with increased risk of developing glaucoma» («Farmaci per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività associati ad un aumento del rischio di sviluppare il glaucoma»), è stato pubblicato su Nature lo scorso 6 maggio.

 

«Le terapie per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), tra cui atomoxetina, metilfenidato e anfetamine, sono alcuni dei farmaci più prescritti in Nord America. A causa della loro azione simpaticomimetica, questi farmaci sono controindicati nei pazienti con anamnesi di glaucoma ad angolo chiuso (ACG). Questo studio mira a determinare il rischio di ACG e glaucoma ad angolo aperto (OAG) tra gli utenti di questi trattamenti» scrivono i ricercatori.

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L’atomoxetina è un inibitore selettivo della ricaptazione della noradrenalina utilizzato nella terapia dell’ADHD nei bambini al di sopra dei 6 anni di età e negli adolescenti.

 

Il glaucoma è una malattia oculare progressiva che causa la perdita della vista. Il glaucoma ad angolo chiuso è un sottotipo che controindica l’uso dei popolari farmaci per l’ADHD.

 

Il dottor Rami Darwich, specializzando in oftalmologia e autore principale dello studio, ha dichiarato a ET che lo studio «non stabilisce un nesso di causalità ma piuttosto evidenzia un elevato rischio di glaucoma».

 

Vari psicofarmaci l’ADHD sono farmaci simpaticomimetici, nel senso che attivano il sistema nervoso simpatico per aiutare le persone a concentrarsi. Tuttavia, i loro effetti possono inavvertitamente contribuire ad aumentare la pressione oculare.

 

Gli psicofarmaci più comunemente usati per l’ADHD includono stimolanti simpatici come il metilfenidato e le anfetamine, che rappresentano la prima scelta nel trattamento del supposto disturbo dell’attenzione. I farmaci non simpaticomimetici, come l’atomoxetina, aumentano le sostanze chimiche nel cervello allo scopo di aumentare la concentrazione. L’atomoxetina viene solitamente prescritta quando il paziente non risponde agli psicofarmaci di prima scelta.

 

Gli autori dello studio hanno seguito 240.257 soggetti di nuova prescrizione che hanno assunto metilfenidato, anfetamine, atomoxetina o una combinazione di questi farmaci per un anno o più. I partecipanti allo studio sono stati poi seguiti e confrontati con persone che non avevano assunto farmaci per l’ADHD per determinare i rischi di glaucoma.

 

Le persone che assumevano anfetamine e atomoxetina avevano un rischio maggiore di glaucoma ad angolo chiuso (ACG), mentre le persone che assumevano metilfenidato avevano un rischio maggiore di glaucoma ad angolo aperto (OAG).

 

I nostri occhi sono costituiti da fluidi. Confrontando gli occhi di una persona con un lavandino, il dottor Darwich ha spiegato che l’ACG si verifica quando “il tubo di drenaggio del lavandino si blocca, causando un accumulo improvviso di acqua (il fluido all’interno dell’occhio).”

 

L’OAG è più cronico e all’inizio non presenta sintomi evidenti. Con il passare del tempo possono comparire punti ciechi nella periferia, che possono poi progredire fino al centro della visione. Tuttavia, a quel punto gran parte dei danni agli occhi erano già stati fatti.

 

Gli autori hanno anche notato che l’atomoxetina e le anfetamine erano debolmente collegate allo sviluppo dell’OAG, anche se hanno affermato che la correlazione non era statisticamente significativa.

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Gli autori sono rimasti sorpresi dal fatto che il metilfenidato non fosse fortemente legato all’ACG, che è controindicato dagli psicostimolanti che attivano il sistema nervoso.

 

In generale, i farmaci simpaticomimetici come il metilfenidato e le anfetamine non sono raccomandati per i soggetti con ACG noto o sospetto.

 

Poiché questi farmaci attivano il sistema nervoso simpatico, il sistema che prepara il corpo alla lotta o alla fuga, le pupille si dilatano, il che può ostruire meccanicamente il percorso di drenaggio naturale dell’occhio. Questo accumulo di liquidi può aumentare la pressione oculare e danneggiare i nervi ottici, causando glaucoma e progressiva perdita della vista.

 

L’OAG è più comune dell’ACG, sebbene presenti un rischio inferiore di perdita della vista e il suo collegamento con i farmaci per l’ADHD non è ben consolidato.

 

Anche il metilfenidato, il farmaco che ha dimostrato di aumentare il rischio di OAG, è tossico per le cellule oculari. È noto anche che i tre farmaci studiati inducono reazioni redox, che possono portare a danni ossidativi, danneggiando potenzialmente i nervi ottici e compromettendo la salute degli occhi.

 

Le persone i cui corpi non metabolizzano correttamente i farmaci per l’ADHD possono anche essere maggiormente a rischio di glaucoma correlato al farmaco.

 

«Data la prevalenza dell’uso di farmaci per l’ADHD (a scopo medico e ricreativo), sono necessari ulteriori studi per confermare i nostri risultati e indagare sulle associazioni tra l’uso di farmaci per l’ADHD e il glaucoma», hanno scritto gli autori.

 

In letteratura scientifica esistono già ricerche sulla correlazione tra psicofarmaci e glaucoma, ad esempio nel caso del bupropione idrocloride, un altro psicofarmaco antidepressivo comunemente prescritto in alternativa ai classici inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) come Prozac, Zoloft, Citalopramm, etc.

 

Uno studio del 2015 pubblicato su JAMA Ophtalmology che coinvolgeva il bupropione e il topiramato (un anticonvulsionante utilizzato nel trattamento dell’epilessia) scrive che «il rischio di glaucoma ad angolo chiuso nei pazienti di età inferiore a 50 anni era due volte più elevato nei pazienti che assumevano bupropione e più di 5 volte superiore nei pazienti che assumevano topiramato».

 

Come riportato da Renovatio 21, proprio contro il bupropione (venduto come Wellbutrin) e contro l’Adderal – un’altra psicodroga per l’attenzione, però a base di anfetamine – si era scagliato negli scorsi anni Elon Musk, il quale, forse dopo alcune esperienze personali, pare critico nei confronti della diffusione della psicofarmaceutica medica.

 

Più in generale, secondo un oculista che scrive sul sito dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, «i farmaci antidepressivi sono maggiormente controindicati in pazienti con glaucoma ad angolo chiuso, come cita anche il foglietto illustrativo».

 

Il problema del glaucoma va ad aggiungersi alla quantità di effetti collaterali degli psicofarmaci, bellamente ignorati dalla società moderna, che ne consuma miliardi, nella totale ignavia (o complicità) delle istituzioni, dei giornali, della politica, dei medici che continuano a prescrivere le psicodroghe come fossero caramelle – anzi, peggio, perché arrivano a costare perfino meno.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli psicofarmaci per l’attenzione erano stati correlati ad un possibile aumento del rischio di malattie cardiache in uno studio di pochi mesi fa. Rimane aperta la questione, che forse anche per questione di geopolitica olimpica non si vuole affrontare, di quanto le droghe per ADHD e simili costituiscano vero e proprio doping nello sport.

 

Una ricerca del 2023 dimostrava che gli antidepressivi causano resistenza agli antibiotici, dando loro il potenziale per diventare pericolosi «superbatteri».

 

Altri studi mostrano come le benzodiazepine aumentano il rischio di gravidanza ectopica.

 

Sono conosciuti i problemi di disfunzione sessuale – come l’impotenza nei maschi e l’anedonia in entrambi i sessi – che possono essere causati dagli SSRI, come raccontato a Renovatio 21 da una lettrice in una testimonianza raccolta un paio di anni fa.

 

Uno studio del 2023 pubblicato su PLOS One ha associato l’uso di benzodiazepine come Xanax e Valium a lesioni cerebrali e suicidio.

 

Riguardo agli squilibri psicologici possibilmente indotti da una terapia psicofarmacologica, ha dato la sua testimonianza, sfumata e un po’ ingenua, il cantante di Rozzano Federico Lucia detto Fedez.

 

Oltre a problemi medici, vi sono anche i problemi ambientali da considerare: è noto che la presenza di sostanze psicofarmacologiche nei fiumi – escrete nell’urina dei pazienti delle psicodroghe legali – è in tale quantità da alterare il comportamento dei pesci, già transessualizzati, secondo alcuni, dalla quantità di orina sotto pillola (uno steroide sessuale sintetico) che finisce nelle acque.

 

Vi è poi, ovviamente, la questione dei comportamenti violenti – contro se stessi, e contro gli altri – che potrebbero essere generati dal consumo di psicofarmaci. La presenza di droghe psichiatriche in storie di sangue è fenomeno che, sia pure in modo non sempre ben chiarito dai giornali, possiamo notare in tanti casi di cronaca nera, anche notissimi, anche recenti, anche recentissimi.

 

Come riportato da Renovatio 21, la pandemia ha fatto registrare un aumento del consumo di psicofarmaci da parte dei bambini: secondo dati AIFA, 3,4 milioni di bimbi hanno avuto queste droghe prescritte dai medici.

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