Psicofarmaci
Ennesima strage in famiglia. Ennesima storia di psicofarmaci?
In provincia di Varese, la scorsa settimana, si è materializzata una strage famigliare. Una di quelle storie tremende che ciclicamente finiscono sui giornali.
Un operaio separato avrebbe ucciso la figlia di 13 anni, il figlio di 7 anni. Poi si sarebbe suicidato. Li avrebbe trucidati a coltellate mentre dormivano. Si sarebbe poi finito con la stessa modalità.
A quanto scrive il Corriere della Sera, l’uomo temeva che non avrebbe più rivisto i figli, «rapiti» dalla moglie, una commessa 35enne.
Apprendiamo che l’edile 44enne era «malato di depressione e in cura da uno psichiatra».
Possiamo immaginare quali siano i motivi della sua depressione, e uno potrebbe chiedersi se un problema del genere può essere medicalizzato: la risposta che dà la scienza, e dietro di essa l’industria farmaceutica è sì, certo. Come riportato da Renovatio 21, viviamo in un mondo dove si sta discutendo del fatto che il lutto potrebbe diventare una malattia da medicalizzare con le opportune terapie farmacologiche.
Tuttavia, è un altro l’aspetto che vogliamo sottolineare qui.
Un primo articolo del 22 marzo scriveva che «nella sempre imperscrutabile mente umana» (bella premessa) l’inquieto uomo in cura «potrebbe aver assunto, nella notte antecedente l’orrore, degli psicofarmaci».
Eccoci: la parola è saltata fuori. Psicofarmaci.
Qualche giorno dopo, ecco la puntualizzazione:
«Il medico legale non ha misteri da risolvere; semmai, potrà appurare l’assunzione di psicofarmaci, magari in quantità esagerata, da parte di Rossin, che ha assassinato dopo essersi svegliato e aver bevuto una tazzina di caffè, evitando di lasciare messaggi» scrive sempre il Corriere in un articolo successivo.
Ci pare assai indicativo quello che si dice qui: in pratica, nessuna questione rilevante, «semmai», si potrà annotare, en passant, la casuale presenza di psicodroghe legali che alterano personalità nel corpo dell’omicida-suicida. Come se non ci fosse alcuna correlazione possibile tra le due cose.
Proprio così, il mantra è valido anche qui: nessuna correlazione.
Siamo in effetti, ai livelli dei morti pochi minuti dopo l’assunzione del farmaco mRNA, che vengono però subito rubricati come uccisi dalla coincidenza.
Vi è, vi sarà, ovunque (in Italia, in USA, dappertutto) una resistenza totale a indagare i casi di comportamenti inspiegabilmente violenti in paziente sotto psicofarmaci. Lo abbiamo visto pochi giorni fa con il caso dell’ennesimo aereo che cade, forse, per intenzione suicida del pilota. L’altro grande caso di qualche anno fa, quello del volo German Wings fatto schiantare dal capitano, pare proprio possa interessare la casistica psicofarmaci-strage.
Alcuni gruppi americani hanno stilato una lunga lista di casi di stragisti (dai ragazzini che massacrano compagni e professori nei licei in giù) sotto psicodroghe farmaceutiche.
Chi segue questi casi conosce la difficoltà che giornali e forze dell’ordine rilascino qualsiasi informazione sugli psicofarmaci assunti dall’assassino. In alcuni casi, dopo mesi, qualcuno è riuscito a risalire a sostanza e marca.
Lo capite da voi stessi: chi paga tanta pubblicità ai giornali, alla TV, ai siti? Chi autorizza la vendita di droghe che potenzialmente possono slatentizzare mostruosamente il lato oscuro dell’essere umano?
Ecco perché questa congiura del silenzio.
Anche se, come ricordiamo, il bugiardino americano parla chiaro: per la sertralina, il più famoso SSRI (inibitore della ricaptazione della serotonina), c’è il famoso black box warning, un avvertimento evidenziato che dice che l’assunzione, nei giovani, può aumentare i propositi suicidiari.
Cioè, la droga legalizzata presa per stare bene, ti porta al contrario a voler infliggere la morte a te stesso, e non solo a te – possiamo solo fare ipotesi sulle apocalittiche nebbie neurochimiche che possiedono un cervello oramai completamente fuori equilibrio, e per intervento farmacologico e per carenze dell’anima.
Non abbiamo risposte certe: abbiamo solo idea, ripetiamo, che possa esserci un pattern. Stragi suicide e droghe cerebro-farmaceutiche. Qualcosa su cui la scienza, la politica e i media dovrebbero investigare seriamente per il bene della popolazione-
Qualcuno dovrebbe porci attenzione, indagare, studiare l’argomento. Abbiamo invece esempi di psichiatri critici degli SSRI o le benzodiazepine, anche solo per l’effetto di dipendenza che danno al paziente, che vengono zittiti, emarginati.
Tuttavia sappiamo già come funziona: «nessuna correlazione», e via.
Le stragi continuano. L’industria incassa. La psichiatria domina e controlla.
La spirale del silenzio della Cultura della Morte è all’opera.
Pensiero
Cosa c’è dietro la strage di Praga?
La polizia ceca ha identificato come autore della sparatoria di massa che ha provocato la morte di 14 persone giovedì a Praga come David K., uno studente di 24 anni, avrebbe ucciso suo padre giovedì nella sua città natale di Kladno, prima di recarsi nella capitale ceca per una missione di morte massiva conclusa con il suicidio.
I media cechi in seguito hanno detto che il nome esteso del presunto assassino è David Kozak e hanno pubblicato la sua foto.
Il presidente della polizia Martin Vondrasek ha detto ai giornalisti che Kozak ha pubblicato una serie di post sui social media prima della sua furia ed è stato «ispirato da un evento terribile simile all’estero», senza rivelare ulteriori dettagli. L’assassino «diceva che voleva uccidersi», ha aggiunto Vondrasek.
Tuttavia, i media cechi hanno portato alla luce screenshot di un account Telegram apparentemente aperto da Kozak all’inizio di questo mese.
In un post in lingua russa del 9 dicembre, Kozak avrebbe affermato che avrebbe utilizzato la piattaforma come «diario mentre mi avvicino a una sparatoria a scuola».
❗🚨🇨🇿 – Czech police have released some video clips showing some of their responses to the mass shooting at St. University in Prague.#DavidKozak pic.twitter.com/ocyoSGEITx
— 🔥🗞The Informant (@theinformantofc) December 23, 2023
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In una serie di aggiornamenti del 10 dicembre, il poster si è presentato come «David» e ha detto che «vuole fare una sparatoria a scuola e possibilmente suicidarsi», nominando gli assassini della scuola russa Alina Afanaskina e Ilnaz Galyaviev come ispiratori della sua follia omicida.
Posts to #DavidKozák's Telegram channel reference 2 recent Russian school shooters by name – from the Dec 7 Bryansk school, #AlinaAfanaskina; & from the May 11, 2021 Kazan school, #IlnazGalyaviev.
Kozák's posts, translated from Russian, credit both as having been motivational.… pic.twitter.com/LQ23KL4eUs— WarMonitoreu (@WarMonitoreu) December 23, 2023
«Ho sempre desiderato uccidere, pensavo che in futuro sarei diventata un maniaco», si legge nel post. «Poi, quando Ilnaz ha agito, ho capito che era molto più redditizio fare omicidi di massa che seriali. Alina è diventata l’ultimo punto. Era come se fosse venuta in mio aiuto dal cielo giusto in tempo».
Kozak era uno studente della Università Carolina, ha detto la polizia. Secondo i media cechi, ha studiato storia e ha vinto un premio per la sua tesi di laurea nel 2018.
La polizia ha detto che Kozak è stato «eliminato» nell’edificio dell’università dove è iniziata la sua furia. Tuttavia, non è chiaro se sia stato colpito da un proiettile della polizia o se abbia puntato la pistola contro se stesso, ha osservato Vondrasek.
At least 15 dead and "dozens" injured, after shooting at Charles University in Prague.
Students climbed out onto window ledges to escape the gunfire.
The shooter is named David Kozak. He took his own life. pic.twitter.com/7ZB0isq3Xl
— Nene 🤴 (@DakeOcansey) December 23, 2023
Kozak era stato avvistato mentre brandiva un fucile sul tetto dell’edificio poco prima della sua morte, e il sindaco di Praga Bohuslav Svoboda ha affermato che l’assassino è caduto mortalmente.
La polizia ha detto che Kozak possedeva legalmente più armi da fuoco. Il possesso di armi è comune nella Repubblica Ceca e la costituzione del Paese garantisce il diritto di portare armi e usarle per legittima difesa.
La piazza Jan Palach di Praga, dove si trova l’edificio universitario, è rimasta chiusa al pubblico fino a mezzanotte mentre continuano le indagini della polizia. Quando l’edificio è stato evacuato, gli agenti hanno trovato 14 vittime morte e almeno altre 25 ferite.
I resoconti dei media avevano suggerito che Kozak potesse aver piazzato degli esplosivi nell’edificio, tuttavia il ministro degli Interni Vit Rakusan ha detto ai giornalisti che il pubblico «non è in pericolo immediato».
L’attacco è la peggiore sparatoria della recente storia ceca. Sebbene la Costituzione ceca garantisca il diritto di portare armi e usarle per legittima difesa, i crimini legati alle armi da fuoco sono rari e il paese registra ogni anno meno omicidi con armi da fuoco rispetto a Francia, Australia e Paesi Bassi.
Più recentemente, un uomo ha ucciso sei persone nella sala d’attesa di un ospedale nella città di Ostrava nel 2019 prima di puntare la pistola contro se stesso, mentre otto persone sono state uccise in un incidente simile in un ristorante nella città di Uhersky Brod nel 2015.
Lo spree – cioè la furia omicida – del Kozak sarebbe iniziata, secondo quanto viene ora suggerito, la settimana prima. Il 15 dicembre 2023, un padre di 32 anni e la sua figlia di due mesi in un passeggino sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco nella foresta di Klanovice, alla periferia orientale di Praga. La polizia ha condotto una perquisizione dettagliata dell’intera foresta con centinaia di agenti, mentre è stata istituita una task force speciale per trovare l’autore del reato. Il 20 dicembre, la polizia ha affermato di non avere piste sul caso ma di continuare a cercare l’autore del reato.
Il sito web sulle armi da fuoco zbrojnice.com aveva notato una somiglianza del caso con gli omicidi del «Assassino della Foresta» del 2005, in cui un ex agente di polizia uccise tre vittime a caso nelle foreste in preparazione di un omicidio di massa pianificato nella metropolitana di Praga, che fu impedito dal suo arresto anticipato; l’articolo si concludeva con un appello ai lettori affinché rimanessero vigili e portassero le armi da fuoco nascoste.
Cinque ore dopo l’attacco all’università, la polizia ha diffuso l’informazione di aver trovato prove nella casa di David Kozak che lo collegavano agli omicidi della foresta di Klanovice. In una conferenza stampa il 22 dicembre, l’investigatore capo della prima unità anticrimine generale di Praga ha dichiarato che Kozak era uno dei circa 4.000 sospettati nel caso della foresta di Klanovice.
Tuttavia, poiché viveva nella Boemia centrale, mancavano pochi giorni per impedire la sparatoria. La Boemia centrale è una regione separata dalla città di Praga e ogni regione del paese ha una direzione di polizia separata. Più tardi quello stesso giorno, la polizia ha confermato che un’arma da fuoco trovata a casa di Kozák era stata confrontata balisticamente con i proiettili usati negli omicidi nella foresta di Klanovice. Il 27 dicembre 2023, la testata Denik N ha riferito che gli investigatori della polizia avevano trovato una lettera a casa di Kozak in cui questi confessava gli omicidi avvenuti nella foresta di Klanovice.
Kozak aveva iniziato la sua ultima giornata con il parricidio: come in tanti casi che abbiamo imparato purtroppo a conoscere, l’assassino sembra dapprima accanirsi su quello che gli è più vicino.
Il 21 dicembre 2023 alle 12:20, la polizia della Boemia centrale era stata allertata dalla madre di Kozak, la quale ha affermato di aver ricevuto un messaggio da un amico secondo cui suo figlio stava progettando di togliersi la vita e che era in viaggio dalla sua città natale di Hostoun a Praga. Alle 12:45 la polizia trovava il corpo del padre di Kozak nella sua casa. Secondo quanto riportato, una perquisizione approfondita della casa era ostacolata da ordigni esplosivi improvvisati.
La polizia ha scoperto che Kozak era uno studente della Facoltà di Lettere dell’Università Carolina. Un mandato di perquisizione è stato emesso e pubblicato subito dopo; il mandato indicava che Kozak era armato e pericoloso. La polizia aveva inoltre avviato un’operazione di sicurezza all’aeroporto Váaclav Havel di Praga, dove il padre di Kozak lavorava nel dipartimento di sicurezza dell’aeroporto.
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L’attacco è stato l’omicidio di massa più mortale avvenuto nella Repubblica Ceca dalla sua indipendenza nel 1993, superando l’attacco incendiario di Bohumín del 2020. È stata una delle sparatorie di massa più sanguinose avvenute in Europa dal massacro al teatro Bataclan del 2015 a Parigi.
La domanda che ci facciamo è sempre la stessa: il Kozak era stato «curato» con droghe psichiatriche? C’è uno psicofarmaco dietro ad un’alterazione della sua mente tale da portarlo verso un desiderio di distruzione totale, specie delle cose che gli sono più vicine (la famiglia, l’Università)?
È possibile che la psicofarmaceutica, la cui possibilità di suicidio come effetto collaterale sono note e perfino inserite nei bugiardini, abbia indotto la prospettiva pantoclastica assassina?
Il problema va posto soprattutto perché né psichiatri, né sociologi, né giornalisti sono in grado di spiegare perché questi personaggi si concentrino proprio sulle scuole – e questo in ogni Paese, dagli USA alla Russia alla Repubblica Ceca. Come se qualcosa invertisse nella mente del killer la legge naturale: ciò che ti è caro, ciò che è buono, ciò che è innocente, deve essere massacrato.
Quanti morti dobbiamo ancora aspettare prima di avere qualche risposta?
Quanto dobbiamo temere che ciò possa ripetersi nella scuola dei nostri figli?
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Immagine screenshot da Twitter
Psicofarmaci
Omicidio in famiglia a Milano. C’è lo psicofarmaco, ma nessuno ci bada
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Psicofarmaci
Psicofarmaci per l’attenzione possono aumentare il rischio di malattie cardiache
Un nuovo studio indica che l’uso a lungo termine di farmaci per il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) può aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e che il rischio aumenta quanto più a lungo viene utilizzato il farmaco. Lo riporta Epoch Times.
I risultati dello studio condotto in Svezia sono stati pubblicati su JAMA Psychiatry, mettendo in luce i potenziali rischi dei farmaci per l’ADHD a lungo termine.
Secondo i dati del CDC a circa 6 milioni, ovvero 1 su 10, bambini di età compresa tra 3 e 17 anni è stato diagnosticato l’ADHD. Circa 8,7 milioni di adulti negli Stati Uniti soffrirebbero di ADHD, una malattia che secondo la vulgata medica principale porterebbe ad avere difficoltà a prestare attenzione, a stare fermi o ad agire senza pensare.
I farmaci sono stati il trattamento standard per decenni, hanno scritto i ricercatori, aggiungendo che «l’uso dei farmaci per l’ADHD è aumentato notevolmente sia nei bambini che negli adulti negli ultimi decenni». Le terapie psicofarmacologiche comprendono terapie stimolanti e non stimolanti, con modalità determinate in base alle esigenze del paziente.
Nello studio, i ricercatori hanno esaminato 13 anni di registrazioni nel registro nazionale dei pazienti ricoverati di oltre 278.000 individui di età compresa tra 6 e 64 anni con ADHD. Hanno scoperto che più a lungo un individuo utilizzava farmaci per l’ADHD, maggiore era il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto a coloro che non assumevano farmaci per l’ADHD.
Inoltre, ogni anno in più un individuo che utilizzava farmaci per l’ADHD aumentava il rischio di malattie cardiache in media del 4%. Nel complesso, i risultati suggeriscono che il rischio di malattie cardiache era del 23% più alto per le persone che avevano usato farmaci per l’ADHD per più di cinque anni rispetto a quelli che non li avevano mai usati. Il rischio era stabile tra i bambini e gli adulti, sia maschi che femmine.
Le malattie cardiovascolari legate ai farmaci per l’ADHD comprendono l’ipertensione e le malattie delle arterie. Non è stato riscontrato alcun aumento del rischio per altre condizioni associate, come insufficienza cardiaca, aritmie, malattie tromboemboliche, malattie arteriose e altre forme di malattie cardiache.
Lo studio conferma la ricerca precedente che indicava che i pazienti che assumevano farmaci stimolanti per l’ADHD, come Ritalin o Adderall, erano a rischio più elevato di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto a quelli che assumevano farmaci per l’ADHD non stimolanti.
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La ragione dello sviluppo è probabilmente dovuta al fatto che gli stimolanti contenuti nei farmaci sono noti per aumentare la pressione sanguigna, risvegliare il sistema nervoso e far lavorare di più il cuore.
Gli autori dello studio hanno osservato che i medici dovrebbero «essere vigili nel monitorare i pazienti… e valutare costantemente segni e sintomi di CVD (malattie cardiovascolari)», soprattutto nei pazienti che ricevono alte dosi di farmaci stimolanti.
Gli autori hanno indicato che sono necessarie ulteriori ricerche per esaminare i soggetti con malattie cardiovascolari preesistenti. «La valutazione del rischio tra di essi richiede un disegno di studio diverso che consideri attentamente il potenziale impatto della conoscenza precedente e del monitoraggio periodico», hanno scritto.
L’ADHD, la malattia dei «bambini ipercinetici», è contestata da alcuni gruppi di medici e genitori, che la ritengono una malattia inventata per vendere psicofarmaci ai bambini anche piccoli, un nuovo disturbo sorto dal nulla (una volta si diceva per questi casi: «bimbo discolo», «distratto», etc.) grazie all’influenza di Big Pharma sulla classe medica.
L’Adderall è stimolante manfetaminico per stare svegli e mantenere l’attenzione. Esiste negli USA una immensa realtà sottaciuta di studenti e atleti (ma non solo) che, convinti che possa migliorarne le prestazioni (in pratica, steroidi per la mente), divengono schiavi dell’Adderall. Se lo procurano dalle ricette dei bambini, e gli effetti sono devastanti: nel lungo termine, divengono praticamente dipendenti, e completamente sconvolti nel cervello, al punto da non essere più funzionali in alcun modo.
Elon Musk l’anno passato si scagliò contro l’Adderall e il Wellbutrin, considerando quest’ultimo perfino peggiore dicendo di aver sentito storie agghiaccianti: «dovrebbe essere tolto dal mercato».
L’ADHD spuntò anche nel caso della ginnasta statunitense Simone Biles, misteriosamente ritiratasi alle Olimpiadi di Tokyo, in un turbinio di accuse che conversero presto sugli abusi sessuali di Larry Nassar, il medico delle atlete USA dal 1996 al 2017 che avrebbe abusato di 150 ginnaste, lasciando la Biles, secondo quanto dissero i giornalisti, traumatizzata.
La stampa mainstream, che seguì il caso versando lacrime sulla povera campionessa afroamericana che si toglie enigmaticamente dalle competizioni, mancò di segnalare quanto già si sapeva della Biles.
«Ho l’ADHD e ho preso farmaci da quanto ero una bambina» si era giustificata la Biles quando degli hacker penetrarono gli archivi dell’antidoping mondiale (WADA), rivelando che la Biles – vincitrice dell’oro a Rio de Janeiro, davanti ad un’atleta italiana – avrebbe una TUE, cioè un’esenzione terapeutica, per l’uso di anfetamine e psicofarmaci. «Simone Biles potrebbe passare alla storia dello sport come la prima atleta narcolettica a vincere quattro medaglie d’oro in una sola olimpiade», scherzavano alcuni dei massimi esperti di antidoping italiani.
Il Giappone, dove si stavano tenendo le Olimpiadi, ha una legislazione molto severa sugli psicofarmaci, con alcuni totalmente proibiti. «Se portate Adderall in Giappone per qualsiasi motivo, rischiate l’arresto e la reclusione» scrive nelle FAQ un sito di scambi studenteschi di Kyoto.
«Sto combattendo con i demoni nella mente» disse la Biles. Quello, e magari pure qualcos’altro – come tanti bambini, anti adulti, finiti nella trappola degli psicofarmaci.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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