Epidemie
Nuove varianti COVID, l’ente epidemico USA ammette che i vaccini e l’immunità naturale potrebbero essere entrambi inefficaci
L’ultima variante di COVID-19 potrebbe avere maggiori probabilità di infettare coloro che hanno ricevuto gli attuali vaccini contro il virus o che sono stati precedentemente infettati, hanno ammesso i Centri Statunitensi per il Controllo e la prevenzione delle Malattie (CDC) – l’ente americano per il controllo delle epidemie – in un aggiornamento pubblicato questa settimana.
In un riassunto della valutazione del rischio pubblicato il 23 agosto, il CDC copre una variante COVID appena rilevata etichettata BA.2.86, che avrebbe infettato finora almeno due individui in America.
«BA.2.86 potrebbe essere maggiormente in grado di causare infezioni in persone che hanno precedentemente avuto il COVID-19 o che fatto ricevuto vaccini COVID-19», afferma il comunicato CDC, e potrebbe essere più efficace nell’eludere entrambi i tipi di immunità grazie al suo «gran numero di variazioni». Allo stesso tempo, «non ci sono prove che questa variante stia causando una malattia più grave», anche se «è troppo presto per saperlo con certezza».
Tuttavia, il CDC esorta gli americani a «farsi i vaccini COVID-19, come raccomandato» per difendersi da questa variante. Non molto logico, ma questo è.
L’ammissione riguardo l’inefficacia del siero sembra minare ulteriormente l’insistenza del governo affinché ogni americano si faccia inoculare i sempre più controversi vaccini, sviluppati e distribuiti sotto l’iniziativa Operazione Warp Speed dell’ex presidente Donald Trump in una frazione del tempo normalmente impiegato dai vaccini.
Il Brownstone Institute ha compilato più di 160 studi di ricerca che hanno scoperto che l’immunità COVID da una precedente infezione «è uguale o più robusta e superiore al vaccino esistente»; nel 2021, l’ex zar COVID della Casa Bianca, il dottor Anthony Fauci, ha ammesso che «non ho una risposta veramente ferma» sul motivo per cui coloro che hanno già avuto il COVID dovrebbero vaccinarsi, ma era «qualcosa che dovremo discutere».
Al contrario, studi hanno scoperto che la protezione COVID indotta dal vaccino diminuisce intorno ai sei mesi (o potenzialmente prima ), con qualsiasi protezione offerta dalle iniezioni ulteriormente minata dall’aumento delle varianti dall’inizio della pandemia nel 2020.
A complicare l’analisi costi-benefici della vaccinazione contro il COVID c’è anche la continua preoccupazione su un insieme di prove che collegano le iniezioni a gravi problemi medici, un argomento che l’establishment medico è stato in gran parte ostile nel riconoscere o indagare.
Il sistema federale di segnalazione degli eventi avversi ai vaccini (VAERS) riporta 35.911 decessi, 208.190 ricoveri ospedalieri, 20.623 attacchi di cuore e 27.414 casi di miocardite e pericardite all’11 agosto, tra gli altri disturbi. Uno studio israeliano dell’aprile 2022 indica che la stessa infezione da COVID non può spiegare completamente i numeri della miocardite, nonostante la comune insistenza sul contrario.
I vaccinisti si affrettano a sottolineare che le segnalazioni inviate al VAERS non sono confermate, poiché chiunque può presentarne una, ma i ricercatori CDC hanno riconosciuto un «alto tasso di verifica delle segnalazioni di miocardite al VAERS dopo vaccinazione COVID-19 basata su mRNA», portando alla conclusione che «è più probabile una sottostima» che una sovrastima.
Inoltre, VAERS non è l’unica fonte di dati contenente segnali d’allarme. I dati del Defense Medical Epidemiology Database (DMED) del Pentagono mostrano che il 2021 ha visto picchi drastici in una varietà di diagnosi per problemi medici gravi rispetto alla media dei cinque anni precedenti, tra cui ipertensione (2.181%), disturbi neurologici (1.048%), sclerosi multipla (680%), sindrome di Guillain-Barré (551%), cancro al seno (487%), infertilità femminile (472%), embolia polmonare (468%), emicrania (452%), disfunzione ovarica (437%), cancro (369%) e tachicardia (302%).
Lo scorso settembre, la Società Giapponese di Vaccinazione ha pubblicato uno studio sottoposto a revisione paritaria condotto da ricercatori di Stanford, UCLA e Università del Maryland, da cui è emerso che «lo studio Pfizer ha mostrato un rischio maggiore del 36% di eventi avversi gravi nel gruppo del vaccino» mentre lo studio «Moderna ha mostrato un rischio maggiore del 6% di eventi avversi gravi nel gruppo del vaccino», per un «rischio maggiore del 16% di eventi avversi gravi nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino mRNA», riporta LifeSite.
Lo scorso dicembre il senatore repubblicano degli Stati Uniti Ron Johnson del Wisconsin ha ospitato una tavola rotonda durante la quale l’avvocato per i diritti civili Aaron Siri ha dettagliato i dati del sistema di segnalazione V-Safe del CDC rivelando che 800.000 dei 10 milioni di partecipanti al sistema, ovvero circa il 7,7%, hanno riferito di aver bisogno assistenza medica dopo l’iniezione di COVID.
«Il 25% di queste persone aveva bisogno di cure di emergenza o era ricoverato in ospedale, e un altro 48% ha cercato cure urgenti», ha aggiunto Siri. «Inoltre, un altro 25% oltre al 7,7% ha dichiarato di non essere in grado di lavorare o andare a scuola».
Un altro studio condotto da un team di ricercatori americani, britannici e canadesi, pubblicato lo scorso dicembre sul Journal of Medical Ethics, ha scoperto che gli obblighi di richiamo del vaccino COVID per gli studenti universitari – un gruppo relativamente sano e a rischio relativamente basso di contrarre il virus – potrebbero essere di danno: «per ogni ricovero per COVID-19 prevenuto, prevediamo almeno 18,5 eventi avversi gravi derivanti dai vaccini mRNA, inclusi 1,5-4,6 casi di miopericardite associata al richiamo nei maschi (che in genere richiedono il ricovero ospedaliero)».
Studi recenti dimostrano che nell’esercito USA si è avuto un picco di problemi cardiaci corrispondente all’introduzione del siero COVID, che è stato reso obbligatorio anche per i militari, senza possibilità di obiezione di coscienza, fino a quel punto tollerata dal Pentagono.
Come riportato da Renovatio 21, già due anni fa uno studio sull’esercito americano confermava l’infiammazione cardiaca legata ai vaccini COVID. I dati tratti Defense Medical Epidemiology Database (DMED) pubblicati a marzo indicavano che le diagnosi della forma di infiammazione del cuore erano aumentate del 130,5% nel 2021 rispetto alla media degli anni dal 2016 al 2020.
La miocardite, che alcuni ritengono che in forma migliore può essere causata anche dall’infezione di COVID-19, è una malattia che può portare alla morte. Casi certificati di morti per miocardite da vaccino mRNA si sono avuti sia tra giovani che tra bambini piccoli.
La consapevolezza del ruolo del vaccino nella possibile manifestazione di questa malattia cardiaca, specie nei giovani, è diffusa presso praticamente tutte le istituzioni sanitarie dei Paesi del mondo.
Disturbo fino a poco fa abbastanza raro, abbiamo visto incredibili tentativi di normalizzare la miocardite infantile con spot a cartoni animati. La miocardite nello sport è oramai un fenomeno impossibile da ignorare.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio mese dirigenti di Pfizer avevano confessato ad una Commissione parlamentare australiana di non sapere perché il vaccino provochi la miocardite.
Epidemie
Vaiolo delle scimmie, Singapore lancia quarantena in stile COVID e campagna vaccinale
In seguito alla dichiarazione di agosto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del vaiolo delle scimmie – ora chiamato mpox – come «emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale (PHEIC)», il ministero della Salute di Singapore (MOH) ha dichiarato il 4 settembre che tutti i medici e le istituzioni sanitarie devono segnalare immediatamente al MOH tutti i casi di mpox. Lo riporta LifeSite.
Il ministero della Salute considera l’mpox «una malattia virale causata da due distinti cladi del virus del vaiolo delle scimmie (MPXV), noti come Clade I e II», con i casi di Clade I considerati più gravi di quelli di Clade II.
I sintomi più comuni dell’mpox sono eruzioni cutanee simili a vesciche e febbre, anche se «possono verificarsi gravi complicazioni o la morte in individui clinicamente vulnerabili».
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Secondo una dichiarazione pubblicata sul sito web del ministero della Salute singaporiano, gli ospedali designati sottoporranno a test tutti i casi sospetti di Clade I identificati dai medici di base tramite test di reazione a catena della polimerasi (PCR) su tamponi di lesioni cutanee per la conferma del virus.
In particolare, è stato notato che non vi sono ancora kit di test rapidi point-of-care sufficientemente accurati nella diagnosi dell’mpox.
Una volta verificato un caso di Clade I, il MOH inizierà immediatamente a mettere in quarantena i contatti stretti del caso in una struttura di quarantena governativa assegnata per 21 giorni. Questa considerevole durata di quarantena è simile ai rigidi protocolli di quarantena di Singapore durante il picco di COVID-19 nel 2021.
«Stiamo monitorando attentamente la situazione con le nostre controparti internazionali e siamo pronti a rispondere con decisione se la situazione dovesse cambiare», ha affermato il ministero della Salute in un comunicato stampa citato da Mothership.sg, un sito di notizie singaporiano.
Inoltre, il governo di Singapore ha autorizzato un vaccino presumibilmente per combattere l’mpox. Noto come Jynneos, questo «vaccino» verrà somministrato a due gruppi, vale a dire gli operatori sanitari a più alto rischio di esposizione all’mpox, nonché i contatti stretti dei casi di mpox (Clade I e Clade II), ha rivelato un comunicato stampa del MOH.
Il dicastero della Salute singaporiano sostiene che questo siero è un vaccino vivo attenuato e ha aggiunto che il Comitato di esperti per l’immunizzazione ha affermato che una singola dose dell’iniezione deve essere somministrata entro 14 giorni dall’esposizione per ridurre presumibilmente il rischio di malattia.
In particolare, il MOH ha reso noto che ai contatti stretti dei casi di mpox verrà somministrato il vaccino mentre sono in quarantena, senza però rivelare se a queste persone verrà data la possibilità di scegliere se sottoporsi o meno alle iniezioni.
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Il ministero della Salute ha affermato che l’attuale fornitura di iniezioni di Jynneos sarebbe sufficiente in base all’attuale strategia di vaccinazione contro l’MPox di Singapore.
«Continueremo a monitorare la situazione e ad adattare di conseguenza la nostra strategia di vaccinazione, man mano che la situazione del vaiolo e le forniture di vaccini si evolvono a livello globale», ha spiegato il ministero della città-Stato del Sud-Est asiatico.
A loro volta, i critici di Singapore si sono affrettati a criticare l’annuncio del governo sul suo approccio alla gestione dell’mpox. Iris Koh, fondatrice del gruppo di Singapore «Healing The Divide» e paladina della libertà medica, ha criticato duramente le “misure draconiane” del governo in un post su Facebook del 5 settembre.
Nel suo post, la Koh ha affermato: «Vorremmo avere notizie dal Ministero della Salute di Singapore. Ciò significa che hanno il POTERE di VACCINARCI in ogni caso se trascorriamo 21 giorni nella struttura di quarantena designata dal governo??? Per favore aiutateci a chiarire quali misure draconiane adotterà il Governo. Sappiamo che, in base all’Infectious Disease Act, è possibile, ma spero che questa NON sia un’ulteriore SCUSA per VACCINARCI CON INIEZIONI SPERIMENTALI di mRNA.
«È contro il codice di Norimberga. Meglio che non mi TOCCHINO» continua la Koh. «Sospetto che questa possa essere un’operazione psicologica. Isolarci per 21 giorni e poi farci cedere ai vaccini… Siete stati tutti avvisati. Dovremmo essere tutti molto preoccupati. Aiutatemi a condividere e a rendere virale, per favore».
Il post di Koh ha ricevuto diverse risposte dagli utenti di Facebook. Una di queste risposte recita:
«Nessun caso del più grave mpox Clade I è stato rilevato a Singapore fino ad oggi. Dal momento che non è stato rilevato alcun caso grave di mpox, perché le persone devono sottoporsi alle iniezioni di mpox? Le iniezioni possono prevenire l’infezione, la trasmissione e le malattie gravi? Se il contatto stretto non ha l’mpox, deve comunque vaccinarsi? Se si rifiutasse di vaccinarsi? Se qualcuno morisse dopo essere stato vaccinato, il MOH sarebbe responsabile? Perché non ci sono altre soluzioni, il MOH in ogni caso inocula solo le persone? Molte persone sono morte a causa del vaccino contro il COVID, il vaccino mpox ne ucciderebbe molte di più? Un buon vaccino è quello che può prevenire l’infezione e la trasmissione».
Durante l’apice della mania del COVID-19, Singapore è stata soggetta a un regime di draconiani lockdown governativi – anche con l’uso di robot per la sorveglianza sociale – e campagne di vaccinazione con i sieri sperimentali.
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Il governo di Singapore ha affrontato duramente la resistenza ai vaccini, non lasciando spazio al dissenso contro la sua narrativa vaccinista.
Nel 2022, i luoghi di culto religiosi, comprese le chiese cattoliche, hanno dovuto implementare le «misure di gestione sicura differenziate per vaccinazione» (VDS) imposte dal governo.
Le persone che hanno scelto di rimanere «non vaccinate» per motivi di salute o etici in merito alle iniezioni di mRNA o non potevano liberamente pregare nei luoghi religiosi come desideravano. Non sono state concesse esenzioni religiose a coloro che hanno espresso dubbi sulla ricezione delle iniezioni derivate da linee cellulari di feto abortito.
Come riportato da Renovatio 21, durante la quarantena COVID la città introdusse etichette elettroniche per controllare gli spostamenti della popolazione messa in clausura.
Particolarmente degna di nota l’implementazione di automi per il controllo fisico delle persone, per esempio per il mantenimento del distanziamento sociale.
Aveva destato stupore, in quei mesi, l’utilizzo di cani robotici della Boston Dynamics nei parchi pubblici singaporiani, sempre con il fine di imporre il distanziamento sociale.
Come riportato da Renovatio 21, le autorità di Singapore arrivarono ad imporre ai non vaccinati di pagarsi le spese mediche.
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Epidemie
Kennedy chiede una «resa dei conti» per i crimini «immorali e omicidi» legati al COVID
RFK Jr: “There still has to be a reckoning” for Covid
“The mainstream media hasn’t caught up with the science, but the science is out there now and it’s devastating.” “Yesterday, the chief attorney for FDA admitted, because he lost a case in court against a doctor, that there… pic.twitter.com/dvLRD6tvAx — Holden Culotta (@Holden_Culotta) August 31, 2024
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Epidemie
Ma il papa si preoccupa del vaiolo delle scimmie perché teme per i suoi cardinali gay?
All’Angelus di domenica scorsa il papa ha parlato di un tema che gli sta a cuore particolarmente: la nuova epidemia di vaiolo delle scimmie.
«Desidero manifestare la mia solidarietà alle migliaia di persone colpite dal vaiolo delle scimmie, che costituisce ormai un’emergenza sanitaria globale» ha detto il Bergoglio dalla finestrella in Piazza San Pietro la scorsa domenica 25 agosto. «Prego per tutte le persone contagiate, specialmente la popolazione della Repubblica Democratica del Congo, così provata. Esprimo la mia vicinanza alle Chiese locali dei Paesi più colpiti da questa malattia e incoraggio i governi e le industrie private a condividere la tecnologia e i trattamenti disponibili affinché a nessuno manchi l’adeguata assistenza medica».
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Ci si può chiedere come mai il romano pontefice tanto si interessi di un tema che sta passando, di fatto, un po’ in sordina, nonostante gli sforzi allarmistici dell’etiope OMS Tedros e la bava che sale alla bocca alle virostar catodiche nostrane, che non vedono l’ora di tornare alla TV.
Ecco il papa «virologo» che asseconda «i piani criminali dell’élite globalista», ha tuonato monsignor Viganò. «Bergoglio smette provvisoriamente i panni dell’esperto climatologo nei quali ha rilanciato ossessivamente la narrazione dell’agenda green, per indossare il camice del virologo e dare il suo sostegno alla propaganda psicopandemica sul vaiolo delle scimmie, che altro non è se non uno degli effetti avversi indotti dal siero sperimentale che aveva tanto insistentemente raccomandato all’epoca della farsa del COVID».
Ma allora, perché gli stia così a cuore questa malattia più di altre?
Al di là dell’argomento terzomondista (sappiamo benissimo che per il Bergoglio l’amore per la «periferia» è solo una finzione di facciata: altrimenti non avrebbe fatto adirare l’intero episcopato africano con le benedizioni omofile della Fiducia Supplicans), potrebbe esserci di mezzo una questione profonda, e costante, e strutturale, di questo Papato: Sodoma e i suoi cittadini.
Tutti ricorderanno che, due anni fa, quando scoppiò la paura del vaiolo delle scimmie, perfino le autorità sanitarie internazionali iniziarono ad ammettere che il morbo colpiva soprattutto gli «uomini che fanno sesso con altri uomini», espressione neolinguistico-orwelliana per indicare i sodomiti, che secondo il dato britannico costituivano il 99% dei casi.
La sanità italiana, rammenterete, salì in cattedra. Il ministero della Salute della Repubblica diede la precedenza ai gay sul resto della popolazione per l’iniezione del vaccino (è legale?), poi passò a fare una lista incredibile della morfologia dell’attività omosessuale moderna.
«Persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM) che rientrano nei seguenti criteri di rischio: storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali; partecipazione a eventi di sesso di gruppo; partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune; recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno); abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex)».
Alcuni di questi termini abbiamo notato siano rispuntati anche in questi giorni.
Insomma: con gli allarmi epidemici che si alzavano durante i gay pride, e con casi di cronache sconcertanti e rivoltanti che spuntavano fuori ogni giorno, sembrava chiaro che il vaiolo delle scimmie stava per divenire un nuova «malattia dei gay», come è stato per l’AIDS nei primi tempi, prima che si cominciasse a tirare fuori casi come quello del cestista NBA Magic Johnson (o più recentemente gli Oscar al film Texas Buyers Club, dove pure il cattivo era Anthony Fauci…) a dimostrare che, dai, anche gli etero potevano ammalarsi.
E quindi ci domandiamo: non è che il papa della «frociaggine», o i suoi pupari, sono preoccupati per la quantità di cardinali gay suoi elettori?
Non scriviamo per rivangare la voce secondo cui la lobby gay, da McCarrick in giù, avrebbe complottato per l’elezione di Bergoglio – ottenendo in cambio quello che abbiamo visto, la persecuzione della Messa Antica (partita con quella dei Francescani dell’Immacolata e continuata ora con il prossimo bando totale che segue al motu proprio Traditionis Custodes) nonché la pax omoerotica vaticana, col «chi sono io per giudicare» e con la Fiducia Supplicans.
No, parliamo perché abbiamo nelle orecchie una storia ripetuta la settimana scorsa dal geniale investitore miliardario Peter Thiel (ora accusato di essere il puparo della futura amministrazione Trump, in particolare del vicepresidente JD Vance) durante il podcast di Joe Rogan. Parlando di Epstein – che Thiel ha ammesso di aver conosciuto grazie al suo ex socio e ora finanziatore democratico anti-Trump Reid Hoffman – e del kompromat, cioè del materiale compromettente scavato per ricattare qualcuno, il ricco fondatore di PayPal ed allievo di Réné Girard racconta: «si dice che l’80% dei cardinali nella Chiesa cattolica siano gay. Non so se sia vero, ma la direzione è corretta: la tesi di base è che non viene promosso ad essere cardinale se sei eterosessuale, perché dobbiamo fare in modo che tu sia compromesso, così sei sotto controllo, ma fai carriera»
WATCH — Former CEO of PayPal Peter Thiel tells Joe Rogan that approximately 80% of cardinals in the Catholic Church are gay and says “you don’t get promoted to a cardinal if you’re straight.” pic.twitter.com/Vh81mLBBRf
— Not A Number (@myhiddenvalue) August 20, 2024
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Certo, non è la prima volta che sentiamo questa storia, questa percentuale. Ma tornarci col pensiero fa un po’ male.
Se l’80% dei 142 cardinali è omosessuale (ed è, per questo, ricattabile, ricattato, compromesso), ciò significa che i porporati di Sodoma sono almeno 113. E si tratta solo della punta dell’iceberg: per ciascuno di essi, quanti vescovi, quanti sacerdoti che li sostengono sono della cricca invertita?
Le domande che uno può porsi si fanno sempre più abissali: che papa può eleggere un conclave gay?
Qualcuno insinua che pontefici omofili potrebbero già esserci stati, ma certo non erano frutto di conclavi popolati da una maggioranza di omosessuali organizzati. Non è un caso accidentale singolo: qui parliamo di una struttura vera e propria.
Il pensiero da fare, quindi, è: cosa bisogna fare per fermare tutto questo?
Cosa è necessario fare per pulire, per resettare questo quadro impazzito?
Questa è la vera infezione da combattere. Non il vaiolo scimmiesco, che, lo comprendiamo bene, può preoccupare non poco il personale del Sacro Palazzo sotto l’occupazione omo-modernista.
Roberto Dal Bosco
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