Necrocultura
Noi e la guerra nucleare della Necrocultura
La notizia più sconvolgente della settimana: gli USA ammettono di aver aiutato a uccidere generali russi in Ucraina. Così, nero su bianco, sul New York Times. In pratica, si vantano.
Che sia vero o no (e sarà vero), non è nemmeno quello che conta: conta la volontà di renderlo pubblico, e su quello non abbiamo dubbi. Perché non si tratta di un leak: il NYT, il Washington Post e tutti gli altri giornali sono oramai ridotti a meri ripetitori di ciò che passano loro i servizi segreti – cioè il vero scheletro che sorregge il Paese, esattamente come il KGB lo è stato per la Russia durante le annate di caos eltsiniano e dopo.
Non si sono fermati lì. Ore dopo, sul canale NBC, hanno ostentato anche il fatto, se possibile ancora più allucinante, di aver passato l’Intelligence necessaria ad abbattere un cargo russo con a bordo centinaia di soldati.
Non è tutto: poco dopo hanno rincarato la dose, e fatto sapere di aver partecipato all’affondamento dell’incrociatore Moskva, 520 persone a bordo, l’imbarcazione militare russa più importante nel Mar Nero – lo schiaffo più plateale e doloroso subito dalla Russia in questa guerra. Poco dopo, gli americani mostrano un video dei test di una nuova torpedine che cola a picco una nave in un colpo solo.
C’è di che rimanere sbalorditi. C’è di che rimanere senza parole. Non è il danno bellico e umano: è l’intenzione che vi è dietro. È la mente in cui nasce, e il quadro verso cui tutto ciò conduce.
Non dovete aver dubbi: gli USA vogliono lo scontro diretto con la Russia. Gli americani vogliono la Terza Guerra Mondiale.
Un’altra spiegazione non può esserci. In realtà, non è possibile spiegare l’Ucraina di questi ultimi 8 anni in altro modo: una lunga, martellante, sanguinaria provocazione dell’orso atomico. Il quale, ricordiamolo en passant, è la più grande potenza nucleare del pianeta.
Qualcuno sta invocando la pioggia di fuoco termonucleare sulla terra – sull’Europa, subito. Vi prego di capire che non c’è altra analisi da fare. Il pupazzo Zelens’kyj, e prima di lui Poroshenko, e tutta la truppa infinita di ultras nazisti, a quello servono, e a nient’altro. Micce per la bomba atomica. Per le bombe atomiche: perché ce ne sono a migliaia e migliaia, e, come ha ricordato qualcuno, sono come le ciliegie: inizi con una e finisci per consumarle tutte.
Non è nemmeno esatto dire così, ci rendiamo conto. Putin ha parlato e riparlato di «strumenti» che possiede solo la Russia. Ci sono i missili ipersonici. C’è il drone subacqueo termonucleare Poseidon, in grado di generare uno tsunami radioattivo che spazzerebbe via la Gran Bretagna e chissà cos’altro (le città USA più popolose, sono sulle coste dei due oceani).
Ma non è solo il Cremlino il problema. A quel punto, cosa tireranno fuori gli americani? Bombe a neutroni? Un’arma EMP, un impulso elettromagnetico che frigge ogni circuito elettrico della Russia e dell’Europa? Un’arma biologica di nuovo tipo? Un’invasione di insetti militarizzati? Armi a microonde? Milioni di sciami di microdroni assassini? Oppure un’alterazione genetica massiva con spargimento di gene drive sulla popolazione nemica, di cui per anni, come rivelato dallo stesso Putin, avrebbe raccolto il genoma?
Non lo sappiamo, non sappiamo immaginarlo: e nessuno può farlo. Perché in una situazione come questa il pianeta non si è trovato mai.
È bene che lo ripetiamo. È bene che lo capiamo: non c’è mai stato, nella storia della Terra, un momento come questo. Ci hanno portato, sul serio sull’orlo dell’abisso. Qualcuno ci ha accompagnati tenendoci per mano. Ora, ci vogliono spingere dentro.
Quante cose, capiamo a questo punto. Che cos’era il comunismo? Cos’era la lotta al comunismo? Era una scusa idiota, una foglia di fico. Il comunismo è finito, eppure la lotta contro la Russia si è fatta infinitamente più feroce.
Pensateci: al Paese invece, per lo meno nominalmente, il comunismo ancora c’è – la Repubblica Popolare Cinese – non ci chiedono di fare la guerra, anzi, dimentichiamoci dei campi di concentramento degli uiguri, dei martiri cattolici, delle centinaia di milioni di feti massacrati, facciamo affari con il Partito Comunista Cinese.
Quindi, cos’era l’anticomunismo? Cos’era la NATO?
La risposta più semplice che abbiamo in questo momento incredibile, è che essi erano solo copertura per la lotta alla Russia. Se guardiamo dentro all’ora presente, sappiamo che ciò è vero.
Perché? Perché la guerra totale alla Russia? Possiamo dare una risposta politica: la Russia, con il nuovo millennio, ha invertito il suo processo di assimilizzazione nella formula mondialista. Non riuscendo a globalizzarla, i padroni del vapore vogliono cancellarla. Una volta decapitata, la sua infinita superficie di risorse sarà annessa al mercato. Se volete, è la dottrina dell’ammiraglio americano Cebrowski: la guerra per ottenere risorse naturali per gli Stati globalizzati, per mantenere e potenziare la massa finanziaria che permetta la continuazione del neoliberismo e del Washington consensus.
Oppure: la guerra alla Russia come semplice continuazione del Grande Gioco ottocentesco, l’impero britannico contro la Russia, per il dominio dell’Asia, il ruolo poi passato all’Impero americano, la talassocrazia angloide contro la forza tellurica degli Zar, e bla bla bla.
Forse queste risposte possono bastarvi.
A me, francamente no. Da credente, non posso non pensare a Fatima. Non mi riesce di non tornare con la mente alla più grande apparizione di Nostra Signora, dove la Russia era citata esplicitamente. Ne abbiamo scritto.
Eppure, si può andare ancora più a fondo.
Perché chi sta spingendo questa follia, non sta prevedendo solo la distruzione della Russia, ma dell’intera umanità. Chi sta portando gli USA alla guerra diretta con Mosca non può non prevedere che il risultato potrebbe essere la devastazione atomica del globo.
Ergo, gli apprendisti stregoni hanno in mente la cancellazione della vita umano, o quantomeno la sua riduzione – il suo reset. Sappiamo infatti che la dottrina atomica circolante prevede che, alla fine, la guerra atomica possa essere sopravvissuta. Resterà un piccolo gruppo di umani, una società semplificata dove vigeranno le regole dell’utilitarismo più mortifero (per esempio, l’esclusione degli anziani e dei malati dalle riserve del cibo, etc.).
Sapete che negli USA esistono diversi complessi sotterranei che consentirebbero all’élite di sopravvivere. Robert Kennedy jr. in un’intervista recente ha raccontato che nei giorni della crisi missilistica di Cuba lui e suo cugino John John dovevano andare lì, ma alla fine il padre e lo zio hanno rinunciato per il segnale che questo poteva inviare alla popolazione. Oggi, ogni vero miliardario statunitense ha il suo bunker survivalista. Qualcuno, insomma, resterà. Questo lo hanno calcolato.
Tutto il resto, invece, potrebbe essere spazzato via. Il punto di tutto potrebbe essere proprio questo: il reset termonucleare del pianeta. Indiscutibile, inappellabile. Una (piccola) nuova società che riemerge, e l’orrido brulicare dell’umanità che viene curato per sempre. È il sogno dell’élite fatto realtà.
Ciò ci porta a fare una considerazione. Questa è una guerra per l’instaurazione della Necrocultura – a suon di atomiche. È la Cultura della Morte a guidare la mano sanguinaria che trascina il mondo nell’abisso della guerra.
La Necrocultura ucciderà milioni. Ma ancora di più, quando avrà finito il suo lavoro, sul poco che resterà, la Necrocultura imporrà la sua legge. La violenza diverrà l’unica regola. La crudeltà diverrà l’unica virtù. Il cannibalismo sarà una forma di alimentazione normale, forse dominante. La perversione non troverà più alcun argine. La bontà diverrà un disvalore. Cristo si ridurrà a un pallido miraggio nel cuore di pochissimi.
Capite cosa c’è dietro alle armi a Zelens’kyj, ai generali morti, alle navi affondate, alle bombe che seguiranno. Capite qual è il quadro: è la guerra termonucleare della Necrocultura.
A questo punto, ho pochi dubbi che si farà. Hanno messo lì un presidente demente, una marionetta che lancia minaccia dalla fabbrica del complesso militare-industriale: sul serio, genialmente, parla di armi agli ucraini dagli stabilimenti della Lockheed-Martin, nel caso vi servisse più chiarezza.
Biden è in totale assenza di cervello. Non è più nemmeno in grado di leggere i teleprompter. Nessuno oramai dice il contrario. Era così anche prima di essere eletto. Anzi, lo hanno eletto proprio per quello: un’altra marionetta, più vuota ancora di quella di Kiev, se possibile, per condurci all’inferno.
Sì, hanno truccato le elezioni per fare la guerra alla Russia, impedita dai quattro anni di Trump: ci è impossibile pensare il contrario, e non ci importa se dirlo ci costerà un altro ban, un’altra lista di proscrizione, un altro virus hacker a polverizzare il traffico su questo sito.
E quindi?
Tante persone ci chiedono se stiamo facendo provviste, come ci stiamo preparando, etc. Qualcosa abbiamo scritto. Un minimo siamo pronti, ma sappiamo perfettamente che non è vero, è una percezione fasulla: nessuno è pronto a quello che può succedere. Perché mai era accaduto prima, mai, nell’era dell’atomo, la Guerra Fredda è divenuta calda.
Amici mi chiedono se ho pensato di fuggire da mia sorella, nell’Africa nera. Lì, in effetti, potrebbe essere addirittura che si verrà risparmiati. Forse: il caldo è talmente insopportabile che nemmeno l’inverno nucleare (il cambiamento materiale del clima indotto dalla guerra atomica teorizzato negli anni Sessanta) potrebbe cambiare le cose, verrebbe da scherzare. E l’abbondanza della natura non richiede nemmeno una vera filiera alimentare. Un bel paradosso: in teoria, in Africa la fame non può arrivare, almeno non da quelle parti.
No, non ho pensato di scappare. Nonostante i bambini. Nonostante il rischio che percepisco lucidamente. Sento, come i tantissimi che sentono quello che sento io, di di non dover cedere al ricatto dell’ansia atomica. È vero che abbiamo tutti i motivi per temere: viviamo a pochi metri da basi americane. Abbiamo un primo ministro che parrebbe aver imbastito con i vertici europei e americani la guerra economica contro la Russia, la prima della storia. Siamo tutti in pericolo, sì.
Eppure, per qualche motivo il pensiero non ci assilla come dovrebbe.
Forse, perché sentiamo anche qualcos’altro. Sentiamo che, se per qualche ragione, il Signore ci risparmiasse l’olocausto nucleare, ci sarebbe tanto, tantissimo da fare qui. Coloro che ci hanno portato dove siamo non possono restare dove sono, devono essere sostituiti – pena il reiterato pericolo dell’estinzione. Chi ha permesso che l’umanità fosse spinta verso il precipizio, deve essere ritenuto responsabile. Si tratta delle stesse forze che ci hanno imprigionato indefinitamente, per procedere alla nostra sottomissione e alla modifica genetica della popolazione umana.
La sete di giustizia che in tanti provano è immane. È più forte della paura dell’apocalisse.
È la voglia di restare per combattere con i pochi strumenti che ci sono rimasti. La preghiera. La volontà. L’energia della propria carne. La forza vitale di essere padri, madri, sposi. La potenza della Vita contro la Morte.
Se non disinstalleremo la Necrocultura dal vertice del mondo, saremo tutti gettati nella fornace della distruzione finale.
Se non cancelleremo le élite della Morte, esse cancelleranno noi.
Roberto Dal Bosco
Immagine di FireKDragon via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
Necrocultura
Un altro feto trovato nel cassonetto. Volete davvero credere alla favola del disagio sociale?
Due giorni fa è stato rinvenuto un feto di poche settimane in un cassonetto situato in un parco a Parona, un comune della Lomellina nei pressi di Vigevano, in provincia di Pavia.
L’individuazione è avvenuta grazie agli operatori ecologici impegnati nelle operazioni di pulizia dell’area. Durante la loro attività di svuotamento dei cestini lungo via Papa Giovanni XXIII, il feto è emerso dal cassonetto.
Si tratta esattamente della trama della canzone Cassonetto differenziato (1989) di Elio e le Storie Tese, quella che ipotizzava una raccolta differenziata per i feti, vista la quantità di casi che finivano sui giornali: «lo spazzino è più sereno/ e poi si impressiona meno». Trentacinque anni fa già questo tipo di eventi seguiva un pattern molto riconoscibile, al punto da divenire una canzone satirica.
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Conosciamo, ad ogni modo, anche il ruolino di marcia delle cronache di situazioni come questa: secondo quanto riportano all’unisono i giornali locali e nazionali, i carabinieri sono stati tempestivamente contattati e si sono recati sul luogo. Possiamo annunciarvi che, nonostante si parli di telecamere ed altro, con molta difficoltà verrà trovato chi ha lasciato lì il bambino. Ad oggi, non abbiamo presente di casi di «scagliatrici di feto nel cassonetto» (cit. sempre Elio) identificate ed arrestate (e a dire il vero, non siamo nemmeno sicuri che si tratti di donne).
Torniamo alle cronache fetali pavesi: il feto, delle dimensioni di dieci centimetri, è stato affidato agli esperti dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Pavia per essere sottoposto a esame, è stato riportato. La cosa potrebbe creare una certa dissonanza cognitiva: il lettore sa che in certi casi – come quelli degli enigmatici feti imbarattolati disseminati in tutto il Paese – inizialmente si sospetta proprio di ospedali ed università, da cui «il residuo» potrebbe essere uscito. Abbiamo appreso anche che il giallo dei bidoni gialli di Granarolo, dove furono trovati feti umani, si risolse esattamente con l’Università che ne chiese la restituzione, e la procura che ne dispose il dissequestro. (Altro non ci è dato sapere: quanti erano, perché erano lì, a cosa servivano, chi erano… tutte domande che ci rimangono addosso)
Le cronache, in coro, continuano informandoci che date le sue ridotte dimensioni, si suppone che la gravidanza della madre del bambino del cassonetto pavese sia stata breve,
Nessuno osa ovviamente specificare come sia possibile che il bambino, che si presume sia uscito intero dal grembo materno, possa essere finito lì: vi sarebbe da fare la dolorosa ammissione per la quale – è la possibilità meno allucinante – il bambino sia uscito con la RU486, la pillola dell’aborto domestico che permette di espellere il feto integro, in genere nel water, pronto per farlo viaggiare nelle tubature giù giù sino alle fogne, dove sarà divorato da pantegane, batraci e pesci coprofagi, magari pure qualche insetto goloso che apprezza la carne umana tenera e i concentrati di staminali.
La RU486 – che qualcuno giustamente ha chiamato «il pesticida umano» – permette di far uscire integri dal grembo materno questi bambini minuscoli, ma mica questo orrore può essere detto pubblicamente (la storia dei bambini divorati nelle sentine, che Renovatio 21 va ripetendo da anni, dove altro credete di poterla leggere?), perché la pasticca della morte va sdoganata sempre più: ricorderete il ministro Roberto Speranza (quello che adesso ha qualche problemino nel presentare i suoi libri in giro per l’Italia, dove lo aspettano alcune persone che ha fatto vaccinare genicamente) e la sua spinta, in pieno lockdown, per la distribuzione più libera della pillola dell’aborto fai-da-te, da rifilare alle donne senza ricovero. Di nostro possiamo dire che più di una decina di anni fa abbiamo visto politici sedicenti pro-life – ancora in circolo, presso pure le alte sfere – votare a favore della distribuzione ampliate del pastiglione omicida.
Ciò detto, non è per parlarvi della RU486 – ora distribuita su internet anche per impulso civico delle femministe americane, sconvolte dalla defederalizzazione dell’aborto subita due anni fa tramite la sentenza della Corte Suprema USA Dobbs v. Jackson – che scriviamo queste righe.
In realtà, non è nemmeno per parlare dell’aborto – o meglio, per cercare di raccontare, una volta di più, che oramai siamo convinti di come esso sia solo un pezzo del puzzle, e il puzzle è talmente mostruoso che non c’è film o libro che lo abbia anche solo concepito.
In breve, abbiamo maturato la convinzione che il ritrovamento di feti in luoghi improbabili e degradanti – o misteriosi, inspiegabili – non sia un fenomeno spontaneo, una storia spiegabile con le categorie che ci forniscono giornali e politici – di sinistra, di destra, abortisti, pro-lifi.
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La narrazione, che perdura dai casi di feto nel cassonetto che avanza dagli anni Ottanta, vuole farci pensare che l’abominevole atto è un segno di degrado. Si tratta di persone povere, disperate. Forse una donna che non può permettersi di avere un bambino, o che non vuole averlo perché vive in un appartamento dove il patriarcato le imporrebbe di divenire madre. Cose così.
Insomma: lo shock del feto trovato nella spazzatura serviva a consolidare l’aborto di Stato, ad estenderlo: se la donna avesse abortito avremmo evitato di scandalizzare il netturbino («Ma mettetevi nei panni di chi / il cassonetto pulisce / mi trova e non capisce / il perché di tanta inciviltà / poi scende in piazza e sciopera / e la colpa è anche un po’ tua / se non ti batti per un mondo migliore / in cui una madre sappia dove gettare il bebè»: sono i realistici versi di Elio).
Logica ferrea: fai a pezzi il bambino dentro il grembo materno con il metodo Karman (facendolo diventare un rifiuto ospedaliero, o in certi casi materiale da esperimento) invece che farlo trovare poche settimane dopo nell’immondizia. Non una grinza: come diceva una filastrocca delle scuole medie, «era meglio morire da piccoli / con i…»
Il problema è che oggi tutta questa teoria non tiene più. Il bambino non è nato, è stato fatto uscire dalla madre prima, integro, quando era lungo poco più di un dito – eppure, già perfettamente umano, già Imago Dei.
L’aborto è libero, liberissimo: consentito dalle autorità anche senza essere incinte (è successo), celebrato come grande conquista sociale dalla stampa, dalla politica (tutta!), glorificato da fiction e serie TV. Perché mai allora, continuiamo a trovare feti nel cassonetto?
Se qualche voce «laica» ora si alza per dire che è per colpa del clima intollerante causato dalla chiesa cattolica, può tacersi anche subito: perché sappiamo come Roma non solo non abbia intenzione in alcun modo di andare contro la legge di figlicida (abbiamo cardinali che lo hanno pure dichiarato, e casi sussurrati di confessori che consigliano la procedura a fedeli disperate) ma come abbia fatto di tutto per infliggere il mondo un prodotto che dall’aborto è derivato, il vaccino COVID (e prima ancora, altri vaccini, tutti – come sa il lettore che ci segue negli anni 0 ottenuti con cellule di aborto). Il Vaticano sapeva, ma ha fatto spallucce.
E quindi? Se non si tratta di disagio, dramma sociologico, di repressione del diritto umano all’ammazzare la propria discendenza, cosa sono questi feti nei cassonetti?
Quello che pensiamo noi, adesso, è che siano essenzialmente dei segni. Non sono stati abbandonati, sono stati piazzati. Sono delle puntine su una mappa oscura, sono capitelli di un territorio letto secondo una mistica del male. Sono antenne, amuleti, sono prove di un sacrificio avvenuto sopra una determinata zona del Paese.
Chi li mette? Qualcuno che concepisce l’aborto, o meglio l’uccisione della vita umana innocente, come una realtà da rendere simbolo ripetibile distribuito sul territorio.
Immaginate tutte quelle vecchie chiesette, anche minuscole, ora deserte, che vedete un po’ ovunque. Immaginate che lì vi è un altare, che serve per il sacrificio di Dio per l’uomo. Invertite tutto: ecco che bisogna puntellare la Terra del segno del sacrificio dell’essere umano per il dio – o meglio, per il demone.
Si può trattare, quindi, di una sorta di pratica satanica, o forse perfino«post-satanica», di cui non abbiamo mai sentito nulla, perché tenuta davvero segreta da chi la pratica?
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Abbiamo ipotizzato questa spiegazione per la storia dei feti in barattolo rinvenuti nel corso di più decenni in vari luoghi improbabili, spesso nel verde: campi, argini dei fiumi, aiuole urbane, cimiteri. Probabilmente, siamo stati i primi a cercare di unire i puntini di questi casi: chi può avere interesse, nell’arco di trenta o quaranta anni, ad abbandonare vasetti con bambini dentro a Nord e Sud, in città e in campagna? Come può trattarsi di un unico soggetto che lo fa?
Ora stiamo cercando di allargare la medesima idea ai bimbi nei cassonetti. Forse non si tratta di donne disperate, a cui gli obiettori di coscienza cattivi hanno negato l’accesso al feticidio. Non si tratta di degrado sociale, non si tratta di quelle storie brutte che ci fanno allargare le braccia e dire «ma dove andremo a finire», così da spingerci sempre più dentro il nostro bozzolo domestico.
Forse non è una storia che potete ancora immaginare. Perché potrebbe essere talmente spaventosa da dover essere tenuta segreta – sia da chi la pratica, che da chi forse lo ha capito, ma non può dirlo, vuoi perché teme il panico sociale che potrebbe scatenare, vuoi perché forse qualcuno in alto desidera che continui, perché parte di un meccanismo, di un accordo indicibile.
Mentre meditate dentro questo abisso, abbiate una certezza: quella di non credere più, nemmeno per un secondo, a quanto vi dicono sull’aborto i politici, i giornali, i pregatori seriali, i pro-life a caccia dei vostri soldini.
Rifiutate del tutto chi vuole farvi fissare il dito invece che la luna di sangue che è sopra tutti noi.
Roberto Dal Bosco
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Autismo
Finestra di Overton per l’inarrestabile incremento dell’autismo: dal vaccino al sacrificio umano dell’eutanasia infantile
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«Abbiamo visto che eliminano completamente i down, perché la loro è una vita indegna di essere vissuta» dicevo indicando il caso dell’Islanda down-free. «E una vita indegna di essere vissuta, va eliminata… voi pensate che sia impossibile? Il re cattolico del Belgio nel 2014 ha firmato una legge per cui si può fare l’eutanasia del bambino, basta che il bambino sia “consenziente”… l’eutanasia infantile è arrivata… qualcuno lo chiama aborto post-natale» dicevo. Poi parlavo del caso di Charlie Gard, il bambino lasciato morire della Sanità inglese, e del suo messaggio, e cioè il «pensare che si possono ammazzare i bambini anche già nati… i bambini danneggiati si possono ammazzare». «Quindi io mi chiedo, e sono conscio della forza di questa mia domanda: quanti anni ci vorranno prima che i bambini autistici finiranno in questo calderone?» Ricordo il gelo che scese nella sala. Da persona che lavora con i teatri, so percepire la temperatura di una sala. Lì era precipitato tutto sottozero all’istante, al punto che mi fermai prima ancora di finire la frase. L’eutanasia dei bambini autistici sarà una proposta che la realtà globale comincerà a discutere, e ad accettare, a brevissimo. Il cittadino del futuro è dipendente, prevedibile, domestico – e soprattutto spendibile. Scartabile a piacere, eliminabile magari pure con l’assenso dei famigliari. Il capolavoro della Necrocultura di Satana è più visibile che mai: come con l’aborto – dove è la madre ad uccidere il suo figlio indifeso – anche qui l’eliminazione massiva di questa parte della popolazione in crescita verrà fatta passare per il consenso della famiglia, distruggendone, di fatto, ogni suo tessuto morale. La famiglia da luogo della vita, diventa luogo della Morte. La famiglia, la cellula primaria della società nella quale visse lo stesso Dio incarnato, il cuore della legge naturale, viene pervertita in modo sanguinario. È il Regno Sociale di Satana: parte dalle siringhe dei sieri e, dopo dolore e malattia, torna alle siringhe, ma dello sterminio biomedico di Stato. Dalla siringa al sacrificio umano. Lo Stato moderno fa così Quanto ci piacerebbe che la «consapevolezza sull’autismo», e le sue giornatone ONU pagate dal contribuente, parlasse di queste cose. Un’ultima cosa detta ai censori e ai «normalisti» che leggono queste righe e ridacchiano, o si scandalizzano, magari presi dalla voglia di segnalarci alle «autorità competenti» per «disinformazione»: ecco a voi il nostro dito medio, e ve lo siete meritato tutto, perché le vostre azioni stanno portando avanti nei decenni questo programma di morte e devastazione che usa i bambini come strumenti, come armi per la rivoluzione biologica che sta rovinando il mondo. Siatene consapevoli: la Necrocultura travolgerà anche voi e le vostre patetiche esistenze di volonterosi carnefici di Moloch. Svegliatevi. Convertitevi. Roberto Dal Bosco SOSTIENI RENOVATIO 21Autismo ed eutanasia infantile. Intervento di Roberto Dal Bosco dal convegno di Renovatio 21 «Vaccini fra obbligo e libertà di scelta», Reggio Emilia, 9 settembre 2017 pic.twitter.com/5aYBo27Gb8
— Renovatio 21 (@21_renovatio) April 17, 2024
Controllo delle nascite
Continua il crollo delle nascite in Italia
Il crollo delle nascite in Italia si è confermato nel corso del 2023, in Italia. Lo riporta l’agenzia ANSA.
L’ulteriore declino del numero dei bambini messi al mondo, come indicato dai dati demografici relativi a tale anno pubblicati oggi dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT).
Secondo le statistiche preliminari, il numero dei neonati residenti nel Paese si attesta a 379 mila, accompagnato da un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (rispetto al 6,7 per mille registrato nel 2022).
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Tale diminuzione delle nascite rispetto all’anno precedente si attesta a 14 mila unità, equivalenti al 3,6%.
Risalendo al 2008, ultimo anno di aumento delle nascite in Italia, si osserva un calo complessivo di 197 mila unità (-34,2%).
La media di figli per donna diminuisce da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi notevolmente al minimo storico di 1,19 figli riscontrato nel lontano 1995. L’Italia, come da imperativo della Necrocultura, si sta spopolando.
Gli articoli di stampa che analizzano tale numero non osa metterlo in relazione con l’altra quota ufficiale che la logica vorrebbe andasse subito citata: il numero degli aborti nel Paese. Il dato del 2021 è di un totale nel notificato di 63.653 «interruzioni volontarie di gravidanza», o IVG, termine della neolingua orwelliana per il feticidio di Stato.
In pratica, secondo il dato ufficiale, ogni sei bambini uno viene sacrificato a Moloch – e non sappiamo che fine possa fare il corpo dei piccoli assassinati, se smaltito con i residui ospedalieri, bruciato come rifiuto, smembrato e venduto per esperimenti e linee cellulari per le farmaceutiche (in America, lo sappiamo, succede: e i produttori di vaccini possono ringraziare) oppure finito misteriosamente in barattoli disseminati per le campagne, o ancora in enigmatici bidoni gialli abbandonati in depositi fuori città.
A chi si rallegra del continuo andamento in diminuzione dell’aborto (-4,2% rispetto al 2020) a partire dal 1983, vogliamo ricordare che il dato ufficiale rappresenta la punta dell’iceberg, e forse nemmeno quella.
I bambini di fatto oggi muoiono a causa di quella che chiama contraccezione, che crea il fenomeno della cosiddetta «microabortività»: alcuni anticoncezionali, come la cosiddetta spirale (o IUD), ostacolando l’annidamento dell’embrione, di fatto agiscono come sistemi di aborto permanente. Qualcuno ritiene quindi che i dispositivi intrauterini possono considerarsi in grado di procurare alla donna anche un aborto al mese: è l’infanticidio automatico, impiantato macchinalmente dentro il corpo stesso della donna. Capolavori della medicina moderna…
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Stesso discorso va fatto per il numero sommerso dei bambini uccisi dalla RU486, il pesticida umano utilizzato per l’aborto chimico: come usiamo ripetere, qui il feto viene espulso nel water e poi inviato con lo sciacquone nelle fogne dove sarà presumibilmente divorato da ratti, rane, pesci, insetti vari.
Esistendo un mercato nero diffuso della pillola dell’aborto – negli USA pure sostenuto da alcuni gruppi femministi specialmente dopo la defederalizzazione del «diritto di aborto» avvenuta con la sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson del 2022 – il numero di bambini trucidati con la pasticca assassina non è dato conoscerlo.
Vi va aggiunta, in ogni caso, anche la quantità di esseri umani terminati dalla pillola del giorno dopo, per la quale la stampa sincero-democratica si sgola da anni spiegando che non è aborto, quando invece lo è.
In questa sede, poi, non inizieremo nemmeno il discorso sulla quantità di embrioni prodotti e scartati con la riproduzione artificiale (sono centinaia di migliaia…), né il numero di esseri creati in provetta e poi congelati sotto azoto liquido in un limbo teologicamente, politicamente, legalmente biologicamente indefinito (sono vivi? Sono morti?).
Il numero dei bambini uccisi dallo Stato-Erode non è quindi di 65 mila individui, ma molto superiore. Non si tratta di una città di piccole dimensioni che sparisce ogni anno: forse è una metropoli, è una piccola regione che viene nuclearizzata nel grembo materno mentre la popolazione si contrae mostruosamente, e – molto causalmente – il Paese, anche sotto un sedicente governo nazionalista e sovranista, importa a spese del contribuente milionate di africani, le cui cifre sembrano decisamente essere quelle di una sostituzione vera e propria.
Caro lettore sincero-democratico, qualche campanello in testa ti si accende?
C’è qualcosa che vuoi fare, che non sia dare spago a danari a qualche stupido gruppo pro-life?
Roberto Dal Bosco
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