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Bioetica

Gene drive, la natura piegata dall’ingegneria genetica

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La principale tecnologia con la quale l’ingegneria genetica minaccia di dominare l’intero creato – sia esso nelle sue forme animali o vegetali – si chiama gene drive. L’italiano non ha ancora una traduzione unica per questo concetto, che possiamo tradurre come fa già il francese come«forzatura genetica», o lo spagnolo «genetica direzionata».

 

Per spiegare velocemente il funzionamento, facciamo un esempio: i genitori con gli occhi marroni a volte possono produrre un bambino con gli occhi azzurri, se solo se entrambi i genitori portano una copia del gene recessivo degli occhi azzurri. Il gene drive sarebbe uno strumento che in alcune specie potrebbe trasformare tali eventi in una quasi certezza.

 

Gene drive: l’italiano non ha ancora una traduzione unica per questo concetto, che possiamo tradurre come fa già il francese come«forzatura genetica», o lo spagnolo «genetica direzionata»

Per prima cosa, esso garantirebbe che un particolare gene sia ereditato, anche se solo un genitore lo avesse. E inserirebbe automaticamente il gene scelto in entrambe le copie del DNA della prole, trasformando efficacemente un tratto recessivo in un tratto dominante.

 

Ma non finisce qui. Ciò che rende il gene drive davvero strano e ragguardevole è il fatto che non si ferma con la prima prole. Di generazione in generazione, esso copia e incolla incessantemente il gene che trasporta, fino a quando non sia presente in ogni discendente

 

Si tratta in pratica di una forma di ingegneria genetica della linea germinale. La modificazione della specie giù per la sua discendenza.

 

Pochi mesi dopo la scoperta della tecnica nel 2014, racconta il New York Times,  il biologo dell’UCLA Anthony James ha progettato due zanzare per trasportare un gene drive legato a un gene di colore rosso fluorescente che avrebbe preso di mira gli occhi delle zanzare.

 

Si tratta in pratica di una forma di ingegneria genetica della linea germinale. La modificazione della specie giù per la sua discendenza

Poi ha messo ciascuno in una scatola con 30 normali zanzare dagli occhi viola. Quando le zanzare sono nate, hanno a loro volta prodotto prole: circa 3.900 dopo due generazioni, poiché le zanzare depongono molte uova.

 

Secondo le normali regole di eredità, ci sarebbe dovuto essere un numero uguale di zanzare con gli occhi rossi e con gli occhi viola. Invece, quando James aprì le scatole per controllare la prole, tutte tranne 25 delle 3.900 zanzare avevano gli occhi rossi.

 

Le leggi dell’ereditarietà erano state «hackerate» dall’uomo.

 

Le applicazioni previste, come sempre, suona utili e perfino nobili. Oltre a combattere la malaria, programmi di gene drive potrebbero essere utilizzate per alterare, o addirittura eliminare, altri insetti patogeni, dalle mosche che trasmettono la leishmaniosi alle zecche che portano la malattia di Lyme negli Stati Uniti.

 

Le leggi dell’ereditarietà erano state «hackerate» dall’uomo.

Poiché la diffusione di un tratto avviene per generazioni, un impulso genetico funziona meglio nelle specie che si riproducono rapidamente, come insetti e roditori, piuttosto che, per esempio, negli elefanti e nelle persone.

 

Programmi di gene drive potrebbero anche essere utilizzate per proteggere le specie in pericolo. Nelle Galápagos, gruppi ambientalisti hanno esplorato usando un impulso genetico «tutto maschile» – una modificazione genetica della linea germinale che ha come risultato solo una prole maschile – così da eliminare i ratti che stanno decimando le popolazioni native di uccelli e tartarughe, che sono attualmente gestiti con esche avvelenate.

 

Tra i ricercatori agricoli, proposte di gene drive sono state fatte come strategia per combattere i parassiti delle colture invasive, come la mosca della frutta ad ala maculata, senza pesticidi.

 

Tra i ricercatori agricoli, proposte di gene drive sono state fatte come strategia per combattere i parassiti delle colture invasive, come la mosca della frutta ad ala maculata, senza pesticidi

In un rapporto 2016, l’Accademia Nazionale delle Scienze USA avvertiva che «notevoli lacune nella conoscenza» rimangono intorno agli impatti ecologici ed evolutivi dei geni.

 

Un gene drive potrebbe fermare un virus ma aprire la strada a un altro più virulento? Potrebbe saltare da una specie a una correlata? Quali sarebbero gli effetti ambientali dell’alterazione dei geni di intere specie? E riguardo ai programmi di eliminare completamente una specie?

 

Perfino gli scienziati che lo stanno portando avanti si pongono domande terrificanti, per esempio di chiedono se un tale strumento potesse essere usato come arma. Immaginate il sabotaggio gli impollinatori che supportano l’agricoltura o l’alterazione di geni di innocui degli insetti selvatici in modo che essi possano diventare improvvisamente vettori di malattie.

 

Un gene drive potrebbe fermare un virus solo per aprire la strada a un altro, più virulento? Potrebbe saltare da una specie a una correlata? Quali sarebbero gli eventuali effetti ambientali dell’alterazione dei geni di intere specie? Che cosa pensare dei programmi di eliminare completamente una specie?

Gruppi come Target Malaria, un consorzio di ricerca senza scopo di lucro gestito dall’Imperial College di Londra e finanziato in parte dalla Bill e Melinda Gates Foundation, hanno sottolineato che che lo spiegamento di zanzare modificate tramite gene drive in Africa dovrebbe essere «una decisione africana».

 

Vi sono al contempo numerosi programmi di convincimento nei villaggi africani come nei piccoli comuni statunitensi, per persuadre la popolazione ad accettare il gene drive, come visibile nella serie di documentari Netflix Unnatural Selection.

 

Il primo posto in cui verrà probabilmente utilizzato un gene drive è il Burkina Faso, paese dell’Africa occidentale senza sbocco sul mare.

In collaborazione con Target Malaria finanziata da Bill Gates, il team di un biologo locale ha condotto ricerche e ha anche avviato un processo graduale di sensibilizzazione e istruzione, cioè di persuasione della popolazione locale.

 

Immaginate il sabotaggio gli impollinatori che supportano l’agricoltura o l’alterazione di geni di innocui degli insetti selvatici in modo che essi possano diventare improvvisamente vettori di malattie

La lingua locale, il Dioula, non ha parole per «gene» o «geneticamente modificato», quindi il team di Paré Toé ha anche lavorato con linguisti per sviluppare un lessico di termini. Anche questo dettaglio non ci rassicura sul fatto che le popolazioni locali sappiano davvero a cosa stanno andando incontro.

 

Al contempo Target Malaria ha iniziato a collaborare con le agenzie regolatorie del Paese, tra cui il Ministero dell’Ambiente, per creare un processo di approvazione graduale. Il primo passo, nel 2016, è stato l’importazione di 5.000 uova di zanzara modificate in modo che i maschi fossero sterili ma non fossero portatori di un gene.

 

Una liberazione di zanzare sterili nell’ambiente ha già avuto luogo a luglio.

 

In Burkina Faso una liberazione di zanzare sterili create con il gene drive ha già avuto luogo a luglio.

Supponendo che l’attuale processo continui, le prime zanzare gene drive verrebbero portate dai laboratori in Italia perché il Burkina Faso non ha le strutture di laboratorio che consentirebbero agli scienziati di sviluppare in modo sicuro le zanzare gene drive.

 

Per le entità che stanno portando avanti il progetto delle zanzare geneticamente modificate, un importante cambiamento è stato la collaborazione tra scienziati africani ed europei nello sviluppo della tecnologia, che ha contribuito a dissipare le accuse secondo cui Target Malaria sta praticando una sorta di «medicina coloniale» operando un lavaggio del cervello agli abitanti dei villaggi e ai leader africani – queste sono le accuse spesso mosse dalle ONG anti-OGM.

 

«È molto difficile valutare quale potrebbe essere l’impatto ambientale della rimozione di una specie o addirittura della sua modifica» scrive un po’ eufemisticamente il New York Times nel suo lungo reportage.

 

«Mentre gli ecosistemi tendono ad essere resilienti – molte specie si sono già estinte e ciò non ha portato a un collasso sistemico – essi sono anche complicate e difficili da modellare».

 

Una risposta la diamo noi di Renovatio 21, citando un articolo che abbiamo pubblicato qualche settimana fa, «Catastrofe genetica in Brasile».

 

In Brasile infatti un’azienda di ingegneria genetica anglo-americana ha liberato milioni di zanzare geneticamente modificate contenenti un gene letale. Dopo un’iniziale riduzione delle zanzare target nei primi mesi, «la popolazione è ricresciuta fino ai livelli precedenti». Ad oggi, gli scienziati non hanno idea dei rischi derivanti dalla mutazione. Zanzare geneticamente modificate sarebbero sfuggite al controllo umano dopo i test in Brasile e si stanno diffondendo nella zona. Le zanzare presentano un «vigore ibrido», cioè l’incrocio tra le zanzare naturali e quelle geneticamente modificate ha creato «una popolazione più robusta di quanto lo fosse prima del rilascio», resistente agli insetticidi, in poche parole «super-zanzare»

 

«Se un’azienda volesse usare un gene drive per “cancellare” la resistenza agli erbicidi che alcune erbacce hanno ora sviluppato, ciò sarebbe davvero vantaggioso per il pianeta – o solo l’azienda che ora può vendere più dell’erbicida che ha causato il problema?»

Ci sono belle domande a cui rispondere:

«Se un’azienda volesse usare un gene drive per “cancellare” la resistenza agli erbicidi che alcune erbacce hanno ora sviluppato, ciò sarebbe davvero vantaggioso per il pianeta – o solo l’azienda che ora può vendere più dell’erbicida che ha causato il problema?»

 

Ricordiamoci come tutto ha avuto inizio anni fa con il cibo geneticamente modificato. La tecnologia per il processo del cibo OGM era controllata principalmente dal colosso agricolo globale Monsanto, che non solo deteneva i brevetti per i nuovi semi, ma aveva avviato rapidamente anche una campagna di marketing globale aggressiva per convincere gli agricoltori a passare alle sue linee di semi con marchio.

 

Come noto, la Monsanto ora è stata acquisita dal colosso farmaceutico Bayer.

 

La salute, e la natura, possono essere affidate ad enti privati?

 

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Bioetica

Suicidio assistito e «male minore», ecco il solito trasformismo pro-life

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Sul tema caldo del suicidio assistito si sta assistendo ad un film già visto: il tentativo di una parte del mondo cattolico guidato dai vescovi italiani di appoggiare una legge di compromesso al fine di evitare, con il cosiddetto «male minore», un supposto «male maggiore».

 

Insomma, la solita storia che si ripete ormai da diversi decenni e che ha portato alle leggi sul divorzio, sull’aborto e sulla fecondazione artificiale. Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire.

 

A denunciare la sindrome di Tafazzi che colpisce ciclicamente la CEI e tutta la compagnia cantante dei cattolici adulti ci ha pensato La Nuova Bussola Quotidiana, la testata giornalistica diretta da Riccardo Cascioli. In un accorato editoriale il direttore ha condannato senza mezzi termini i vescovi, e non solo, accusandoli di sottomettere la verità al compromesso politico:

 

«Alcune recenti uscite su alcune testate cattoliche a proposito del disegno di legge sul suicidio assistito – vedi il Timone e Tempi – spinge a riaffermare con forza un principio fondamentale: non c’è opinabilità in materie dove il Magistero si è espresso in modo chiaro e definitivo (…) ma dare conto di una discussione che riguarda il Magistero della Chiesa senza spiegare cosa il Magistero afferma con chiarezza è nascondere un pezzo decisivo di informazione, ovvero significa seminare confusione e dubbio laddove c’è certezza».

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Allo scopo di dare forza e sostanza alle critiche mosse e al contempo delineare i contorni del Magistero perenne della Chiesa Cattolica, La Nuova Bussola Quotidiana ha pubblicato diversi articoli, tutti tesi a condannare la erronea dottrina del male minore

 

In particolare, ci preme porre all’attenzione del pubblico di Renovatio 21 (che ha la memoria lunga…) l’articolo di Tommaso Scandroglio dal titolo «Avvenire appoggia il Ddl sul suicidio assistito, travisando Wojtyla», in cui l’esperto in morale e bioetica ha efficacemente spiegato i termini della questione, offrendo al lettore la corretta interpretazione del n.73 dell’enciclica wojtyliana Evangelium Vitae.

 

«Nell’articolo di Avvenire, Menorello [Domenico, politico patavino già parlamentare con Scelta Civica di Mario Monti, ora componente del Comitato Nazionale di Bioetica, ndr] traccia questo iter argomentativo. Citando l’Evangelium Vitae (EV) di Giovanni Paolo II, ricorda che il suicidio e quindi l’aiuto al suicidio sono mali morali. Come tali non possono essere legittimati dallo Stato. Poi, però, Menorello chiama in causa il n. 73 dell’EV, come spessissimo fanno i cattolici per sostenere leggi ingiuste: “Il n.73 consente (anche) di ‘lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni’ di una situazione ingiusta e ciò anche quando si possa prevedere l’approvazione di una norma ancora peggiorativa dell’assetto attuale”».

 

«Per rispondere a Menorello prendiamo a prestito le parole di Paolo VI: “Non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali”. (Humanae vitae, 14). Non è moralmente lecito compiere il male. Mai, nemmeno in stato di necessità e nemmeno per un fine buono, come ad esempio limitare i danni. Tradotto nel nostro caso: non è lecito approvare una legge ingiusta anche per migliorare la situazione presente e/o per scongiurare una legge ancora più ingiusta che in futuro certamente sarà approvata».

 

A questo punto siamo un po’ confusi: ma è lo stesso Tommaso Scandroglio che sponsorizzava la proposta «Un Cuore che batte» proprio dalle pagine della NBQ e proprio tirando in ballo il n.73 di EV, come fa in questo caso il Menorello? Pare proprio di sì.

 

Ma le sorprese non sono finite: il nostro prosegue dimostrando che l’eventuale sostegno al Ddl sul suicidio assistito non potrebbe rientrare nei casi previsti dall’enciclica di Giovanni Paolo II e che comunque anche qualora vi rientrasse il Ddl non potrebbe essere votato:

 

«Facciamo finta che nell’attuale testo del Ddl non ci fosse, come in realtà c’è, l’indicazione dell’obbligatorietà del percorso delle cure palliative. Supponiamo che un parlamentare cattolico proponga un emendamento per introdurle. Sarebbe moralmente lecito votare a favore di questo emendamento? Sì, perché questo emendamento, di suo, non accetta la depenalizzazione del suicidio assistito, ma si limita a voler inserire un obbligo che renderebbe meno iniqua questa legge. In questo caso l’azione di limitazione del male è lecita (obbligo delle cure palliative)».

 

«Ciò detto, facciamo ancora finta che il testo così emendato arrivi al voto finale: il parlamentare autore dell’emendamento, così come tutti gli altri parlamentari, potrebbe votare a favore del testo così migliorato? No, perché il suo voto non riguarderebbe solo quell’obbligo da lui voluto, ma anche tutti gli articoli di legge che, mirando alla depenalizzazione di una condotta che invece meriterebbe di essere sanzionata, sarebbero ingiusti. Quindi il suo voto a favore significherebbe accettazione non solo di quell’elemento giusto da lui voluto, ma anche delle altre sezioni ingiuste. E non si può mai votare a favore dell’ingiustizia».

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Ora, il senso di confusione è totale: è sempre lo stesso prof. Scandroglio che nel caso della proposta di legge «Un cuore che batte» sosteneva che malgrado i suoi evidenti «difetti» tale iniziativa costituiva «un modo per superare un certo purismo di alcuni ambienti cattolici i quali non si cimentano in nessun progetto se non è tutto perfetto, se non c’è nessuna sbavatura, se nessun effetto lontanamente negativo potrà sporcare la proposta. Ma chi va al mulino si infarina. Tutto inoltre è perfettibile e alcuni risultati importanti, prima di incassarli, necessitano – sì, necessitano – di plurime sconfitte (…) Questa proposta di legge di iniziativa popolare è quindi, allo stato attuale, da appoggiare».

 

Ora, noi di Renovatio 21 eravamo evidentemente i puristi che criticavano la proposta di legge «Un cuore che batte» perché, per come era formulata, non rientrava nei casi previsti dal n 73 di EV; e facevamo anche presente che anche qualora vi fosse rientrata non avrebbe potuto essere votata, adducendo gli stessi identici motivi che ora adduce Scandroglio nel caso del Ddl sul suicidio assistito. 

 

Si potrebbe obiettare che le due questioni hanno un’importanza e una rilevanza pubblica diversa. Sarà, ma la sostanza non cambia: la dottrina e la morale non mutano a seconda del «peso specifico» dell’iniziativa che si intende portare avanti o sponsorizzare. La fedeltà al Magistero o è totale oppure non è. 

 

Anche perché, dare conto di una discussione che riguarda il Magistero della Chiesa senza spiegare cosa il Magistero afferma con chiarezza è nascondere un pezzo decisivo di informazione, ovvero significa seminare confusione e dubbio laddove c’è certezza

 

Alfredo De Matteo

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Bioetica

La pop star britannica Lily Allen ride mentre racconta i suoi molteplici aborti

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La cantante, cantautrice e attrice Lily Allen, candidata ai Grammy ha dichiarato in un recente podcast, di non ricordare quanti aborti ha avuto, mentre rideva sguaiatamente della materia.   In una puntata del podcast Miss Me? del 1° luglio, Allen ha parlato dettagliatamente della sua vita personale. «Ora ho una spirale», cioè dispositivo contraccettivo intrauterino (che di fatto è un abortivo e non un contraccettivo, perché uccide l’emrbione), ha detto alla co-conduttrice del podcast Miquita Oliver. «Credo di essere al terzo o quarto figlio e ricordo solo che prima era una zona disastrata. Rimanevo incinta di continuo».   La Allen, che ha una figlia di 13 anni e una di 11 con l’ex marito (il secondo marito è il robusto attore hollywoodiano David Harbour, noto per la serie Stranger Things e per le sue veementi sparate contro Trump; ma sembra si sia separata anche da questo) ha poi parlato dei bambini che ha abortito. «Aborti, ne ho avuti alcuni, ma d’altronde», ha cantato ridacchiando sulle note della nota canzone My Way di Frank Sinatra, poi rifatta dai Sex Pistols. «Non ricordo esattamente quanti. Non ricordo, sì. Penso forse cinque, quattro o cinque».    

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«Ricordo che una volta sono rimasta incinta e l’uomo mi ha pagato l’aborto, e io ho pensato che fosse così romantico», ha detto la cantante. Tuttavia, la donna da allora ha cambiato idea su quell’episodio in particolare. «Ti dico quanto è stato romantico: non credo che mi abbia scritto dopo. Giusto, a dire il vero. Ero una pazza stronza. Lo sono ancora».   Lungi dall’essere scioccata, l’intervistatrice Miquita Oliver ha risposto osservando che anche lei aveva avuto «circa cinque» aborti e che l’inserimento della spirale contraccettiva le aveva assicurato di «smettere di abortire», cosa che pare fosse divenuta diventata di routine. «Lo schema era: sfortunatamente, rimango incinta, non voglio esserlo, abortisco, poi mentre sono sedata durante l’aborto, mi mettono la spirale», ha detto. «Mi sentivo davvero in imbarazzo anche solo a dire di aver avuto più di un aborto, perché diavolo dovrei vergognarmi? Ne ho avuti diversi».   «Mi irrita davvero, e l’ho già detto apertamente. Ho visto meme in giro a volte, su Instagram, da account pro-aborto o altro, ogni volta che si parla di questo argomento, e all’improvviso si comincia a vedere gente che pubblica cose su motivi straordinari per abortire», ha ammesso Allen.   «Tipo: “Mia zia aveva una figlia con questa disabilità”, o qualcosa del genere, ‘Se fosse andata a termine la morte l’avrebbe uccisa, quindi dobbiamo farlo”», ha continuato. «È come dire: ‘Stai zitto!’ Semplicemente: “Non voglio un fottuto bambino in questo momento”. Letteralmente: “Non voglio un bambino” è una ragione sufficiente».   «In uno degli aborti che ho avuto, odiavo quell’uomo e non avevo assolutamente alcun interesse ad avere quel fottuto figlio», ha aggiunto Oliver. «Ho pensato: “Assolutamente no”, e come sapete, per tutti i miei 20 e 30 anni, avere un bambino non è stato poi così importante per me, e mi sarebbe dispiaciuto non avere la possibilità e la libertà di fare ciò che dovevo fare per la mia vita».   La Allen ha da tempo espresso apertamente la sua posizione pro-aborto. Nel 2012, mentre era incinta (di un bambino che aveva tenuto in grembo), rispose su Twitter al suggerimento del ministro della Salute britannico Jeremy Hunt di ridurre il limite di aborto a 12 settimane, scrivendo: «possono questi idioti dalla mente ristretta smettere di dire alle donne se hanno diritto o meno all’aborto, per favore?»   Nel 2022, è salita sul palco con Olivia Rodrigo al festival musicale di Glastonbury per cantare la sua hit Fuck You, per denunciare la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare la sentenza Roe v. Wade.   «Vorrei che la gente smettesse di pubblicare esempi di motivi eccezionali per abortire» aveva scritto su Instagram. «La maggior parte delle persone che conosco, me compresa, semplicemente non voleva avere un fottuto bambino. E questa è una ragione sufficiente! Non dobbiamo giustificarlo. Non dovrebbe essere necessario dirlo, e penso che tutti questi esempi facciano solo il gioco dei cattivi».

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Si tratta del libero aborto invocato dalle femministe – cioè senza alcuna remore, feticidio a comando, per capriccio, pure, magari pure pagato dallo Stato.   La realtà è che si sta andando oltre: le frange femministe, sempre più vecchie e inacidite (la vita «libera», cui aspiravano, che era di fatto solo mancanza di morale e odio della legge naturale, ha presentato il conto) stanno trasformando l’aborto da diritto a vero e proprio «sacramento» della vita moderna.   Ciò è in linea con varie realtà religiose, come le serque di sigle ebraiche (cui si sono aggiunti i satanisti organizzati) che hanno reagito alla sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson che defederalizzava il diritto di aborto dichiarando che il feticidio è un loro diritto religioso.   Guardiamo la realtà per quello che è: le popstar ridono del sacrificio umano, vi partecipano, ne difendono la continuazione. La situazione della cultura popolare oggi è questa. Sappiamo come chiamarla: la musica, il cinema, la TV e pure altre forme di intrattenimento come le letteratura, la filosofia, la politica, vivono sotto l’ombra della Necrocultura.

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Immagine di Justin Higuchi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic    
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Bioetica

«Rivolta spirituale contro l’Autore della Vita»: dichiarazione di mons. Strickland sull’aborto

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Renovatio 21 pubblica questo messaggio di monsignor Giuseppe Edoardo Strickland, vescovo emerito della diocesi di Tyler, Texas, apparso su LifeSiteNews.

 

Ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà,

 

Con profonda preoccupazione e incrollabile convinzione, scrivo in risposta all’ultimo rapporto del Comitato Nazionale per il Diritto alla Vita (NRLC), intitolato «Lo Stato dell’Aborto negli Stati Uniti: Edizione 2025», pubblicato a giugno 2025. Questo rapporto offre una valutazione chiara e seria del panorama nazionale dell’aborto nell’era post-Dobbs, e le sue conclusioni dovrebbero risvegliare ogni coscienza in America.

 

Secondo il rapporto, gli aborti chimici rappresentano ormai oltre il 60% di tutti gli aborti eseguiti negli Stati Uniti. Questi farmaci sono sempre più accessibili online, con conseguenze pericolose sia per i nascituri che per le donne vulnerabili. Il rapporto evidenzia anche l’ondata di «leggi scudo» sull’aborto, misure statali volte a proteggere gli operatori sanitari che praticano l’aborto da procedimenti giudiziari e a ostacolare l’applicazione a livello interstatale delle leggi pro-life.

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Ancora più preoccupante è la documentazione, contenuta nel rapporto, dell’aumento degli emendamenti costituzionali statali che sanciscono l’aborto come diritto fondamentale, inclusi gli sforzi in Michigan, California e Vermont, e movimenti simili ora in corso in diversi altri stati. Nel frattempo, a livello federale, leggi come il Women’s Health Protection Act minacciano di cancellare tutte le tutele pro-life a livello statale, mentre le tutele di coscienza per i professionisti medici e le istituzioni religiose incontrano una crescente ostilità.

 

L’NRLC definisce giustamente questo momento per quello che è: una battaglia cruciale per la difesa della vita umana.

 

Ma come vescovo cattolico, devo parlare chiaro e andare ancora oltre. Questa non è semplicemente una crisi politica: è una rivolta spirituale contro l’Autore della Vita. Non stiamo assistendo semplicemente a manovre legali o a divisioni partigiane. Stiamo assistendo al frutto di una cultura che ha rifiutato la legge di Dio e profanato la Sua immagine nel grembo materno.

 

«Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa».
— Papa San Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 62

 

«Ogni essere umano, anche il bambino nel seno materno, ha il diritto alla vita immediatamente da Dio, non dai genitori, né da qualsiasi società o autorità umana».
— Papa Pio XII

 

 

Il rapporto del NRLC è prezioso per spiegare nel dettaglio a che punto siamo. Ma come Chiesa, dobbiamo proclamare dove dobbiamo andare: verso l’abolizione totale dell’aborto, senza eccezioni, senza compromessi.

 

Non dobbiamo accontentarci di «ridurre» gli aborti o di regolamentare i metodi con cui vengono eseguiti. Ogni singolo aborto è un atto di omicidio. Ogni aborto uccide un bambino. E ogni legge che lo permette offende la giustizia divina.

 

Ai legislatori cattolici: non potete collaborare ad alcuna legge o votazione che estenda o protegga l’aborto: farlo è gravemente peccaminoso.

 

Agli elettori cattolici: il sostegno all’aborto è un fattore squalificante non negoziabile. Nessuna causa, nessun partito, nessuna personalità può giustificare la complicità nella Cultura della Morte.

 

Agli ospedali, alle scuole e alle istituzioni cattoliche: non indietreggiate di fronte alle minacce del governo. Rimanete saldi. Rifiutate la collaborazione. Date testimonianza.

 

A ogni madre che ha sofferto il dolore dell’aborto: torna a casa. La misericordia di Cristo ti aspetta. C’è guarigione. C’è speranza.

 

Questo rapporto lo dice chiaramente: la lotta non è finita. Si è semplicemente spostata in nuovi territori. Leggi-scudo, pillole per posta ed emendamenti costituzionali sono le armi più recenti. Ma la nostra risposta deve rimanere la stessa: verità senza paura, misericordia senza compromessi e un Vangelo della Vita proclamato senza scuse.

 

Affidiamo quest’opera a Nostra Signora di Guadalupe, che ha portato Gesù Bambino in grembo ed è apparsa in difesa dei nascituri. Possa lei intercedere per la nostra nazione, affinché possiamo risorgere da questa cultura di morte e tornare ad essere un popolo che sceglie la vita.

 

In Cristo Re della vita,

 

+ Joseph E. Strickland

Vescovo

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Immagine screenshot da YouTube

 

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