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Bioetica

Gene drive, la natura piegata dall’ingegneria genetica

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La principale tecnologia con la quale l’ingegneria genetica minaccia di dominare l’intero creato – sia esso nelle sue forme animali o vegetali – si chiama gene drive. L’italiano non ha ancora una traduzione unica per questo concetto, che possiamo tradurre come fa già il francese come«forzatura genetica», o lo spagnolo «genetica direzionata».

 

Per spiegare velocemente il funzionamento, facciamo un esempio: i genitori con gli occhi marroni a volte possono produrre un bambino con gli occhi azzurri, se solo se entrambi i genitori portano una copia del gene recessivo degli occhi azzurri. Il gene drive sarebbe uno strumento che in alcune specie potrebbe trasformare tali eventi in una quasi certezza.

 

Gene drive: l’italiano non ha ancora una traduzione unica per questo concetto, che possiamo tradurre come fa già il francese come«forzatura genetica», o lo spagnolo «genetica direzionata»

Per prima cosa, esso garantirebbe che un particolare gene sia ereditato, anche se solo un genitore lo avesse. E inserirebbe automaticamente il gene scelto in entrambe le copie del DNA della prole, trasformando efficacemente un tratto recessivo in un tratto dominante.

 

Ma non finisce qui. Ciò che rende il gene drive davvero strano e ragguardevole è il fatto che non si ferma con la prima prole. Di generazione in generazione, esso copia e incolla incessantemente il gene che trasporta, fino a quando non sia presente in ogni discendente

 

Si tratta in pratica di una forma di ingegneria genetica della linea germinale. La modificazione della specie giù per la sua discendenza.

 

Pochi mesi dopo la scoperta della tecnica nel 2014, racconta il New York Times,  il biologo dell’UCLA Anthony James ha progettato due zanzare per trasportare un gene drive legato a un gene di colore rosso fluorescente che avrebbe preso di mira gli occhi delle zanzare.

 

Si tratta in pratica di una forma di ingegneria genetica della linea germinale. La modificazione della specie giù per la sua discendenza

Poi ha messo ciascuno in una scatola con 30 normali zanzare dagli occhi viola. Quando le zanzare sono nate, hanno a loro volta prodotto prole: circa 3.900 dopo due generazioni, poiché le zanzare depongono molte uova.

 

Secondo le normali regole di eredità, ci sarebbe dovuto essere un numero uguale di zanzare con gli occhi rossi e con gli occhi viola. Invece, quando James aprì le scatole per controllare la prole, tutte tranne 25 delle 3.900 zanzare avevano gli occhi rossi.

 

Le leggi dell’ereditarietà erano state «hackerate» dall’uomo.

 

Le applicazioni previste, come sempre, suona utili e perfino nobili. Oltre a combattere la malaria, programmi di gene drive potrebbero essere utilizzate per alterare, o addirittura eliminare, altri insetti patogeni, dalle mosche che trasmettono la leishmaniosi alle zecche che portano la malattia di Lyme negli Stati Uniti.

 

Le leggi dell’ereditarietà erano state «hackerate» dall’uomo.

Poiché la diffusione di un tratto avviene per generazioni, un impulso genetico funziona meglio nelle specie che si riproducono rapidamente, come insetti e roditori, piuttosto che, per esempio, negli elefanti e nelle persone.

 

Programmi di gene drive potrebbero anche essere utilizzate per proteggere le specie in pericolo. Nelle Galápagos, gruppi ambientalisti hanno esplorato usando un impulso genetico «tutto maschile» – una modificazione genetica della linea germinale che ha come risultato solo una prole maschile – così da eliminare i ratti che stanno decimando le popolazioni native di uccelli e tartarughe, che sono attualmente gestiti con esche avvelenate.

 

Tra i ricercatori agricoli, proposte di gene drive sono state fatte come strategia per combattere i parassiti delle colture invasive, come la mosca della frutta ad ala maculata, senza pesticidi.

 

Tra i ricercatori agricoli, proposte di gene drive sono state fatte come strategia per combattere i parassiti delle colture invasive, come la mosca della frutta ad ala maculata, senza pesticidi

In un rapporto 2016, l’Accademia Nazionale delle Scienze USA avvertiva che «notevoli lacune nella conoscenza» rimangono intorno agli impatti ecologici ed evolutivi dei geni.

 

Un gene drive potrebbe fermare un virus ma aprire la strada a un altro più virulento? Potrebbe saltare da una specie a una correlata? Quali sarebbero gli effetti ambientali dell’alterazione dei geni di intere specie? E riguardo ai programmi di eliminare completamente una specie?

 

Perfino gli scienziati che lo stanno portando avanti si pongono domande terrificanti, per esempio di chiedono se un tale strumento potesse essere usato come arma. Immaginate il sabotaggio gli impollinatori che supportano l’agricoltura o l’alterazione di geni di innocui degli insetti selvatici in modo che essi possano diventare improvvisamente vettori di malattie.

 

Un gene drive potrebbe fermare un virus solo per aprire la strada a un altro, più virulento? Potrebbe saltare da una specie a una correlata? Quali sarebbero gli eventuali effetti ambientali dell’alterazione dei geni di intere specie? Che cosa pensare dei programmi di eliminare completamente una specie?

Gruppi come Target Malaria, un consorzio di ricerca senza scopo di lucro gestito dall’Imperial College di Londra e finanziato in parte dalla Bill e Melinda Gates Foundation, hanno sottolineato che che lo spiegamento di zanzare modificate tramite gene drive in Africa dovrebbe essere «una decisione africana».

 

Vi sono al contempo numerosi programmi di convincimento nei villaggi africani come nei piccoli comuni statunitensi, per persuadre la popolazione ad accettare il gene drive, come visibile nella serie di documentari Netflix Unnatural Selection.

 

Il primo posto in cui verrà probabilmente utilizzato un gene drive è il Burkina Faso, paese dell’Africa occidentale senza sbocco sul mare.

In collaborazione con Target Malaria finanziata da Bill Gates, il team di un biologo locale ha condotto ricerche e ha anche avviato un processo graduale di sensibilizzazione e istruzione, cioè di persuasione della popolazione locale.

 

Immaginate il sabotaggio gli impollinatori che supportano l’agricoltura o l’alterazione di geni di innocui degli insetti selvatici in modo che essi possano diventare improvvisamente vettori di malattie

La lingua locale, il Dioula, non ha parole per «gene» o «geneticamente modificato», quindi il team di Paré Toé ha anche lavorato con linguisti per sviluppare un lessico di termini. Anche questo dettaglio non ci rassicura sul fatto che le popolazioni locali sappiano davvero a cosa stanno andando incontro.

 

Al contempo Target Malaria ha iniziato a collaborare con le agenzie regolatorie del Paese, tra cui il Ministero dell’Ambiente, per creare un processo di approvazione graduale. Il primo passo, nel 2016, è stato l’importazione di 5.000 uova di zanzara modificate in modo che i maschi fossero sterili ma non fossero portatori di un gene.

 

Una liberazione di zanzare sterili nell’ambiente ha già avuto luogo a luglio.

 

In Burkina Faso una liberazione di zanzare sterili create con il gene drive ha già avuto luogo a luglio.

Supponendo che l’attuale processo continui, le prime zanzare gene drive verrebbero portate dai laboratori in Italia perché il Burkina Faso non ha le strutture di laboratorio che consentirebbero agli scienziati di sviluppare in modo sicuro le zanzare gene drive.

 

Per le entità che stanno portando avanti il progetto delle zanzare geneticamente modificate, un importante cambiamento è stato la collaborazione tra scienziati africani ed europei nello sviluppo della tecnologia, che ha contribuito a dissipare le accuse secondo cui Target Malaria sta praticando una sorta di «medicina coloniale» operando un lavaggio del cervello agli abitanti dei villaggi e ai leader africani – queste sono le accuse spesso mosse dalle ONG anti-OGM.

 

«È molto difficile valutare quale potrebbe essere l’impatto ambientale della rimozione di una specie o addirittura della sua modifica» scrive un po’ eufemisticamente il New York Times nel suo lungo reportage.

 

«Mentre gli ecosistemi tendono ad essere resilienti – molte specie si sono già estinte e ciò non ha portato a un collasso sistemico – essi sono anche complicate e difficili da modellare».

 

Una risposta la diamo noi di Renovatio 21, citando un articolo che abbiamo pubblicato qualche settimana fa, «Catastrofe genetica in Brasile».

 

In Brasile infatti un’azienda di ingegneria genetica anglo-americana ha liberato milioni di zanzare geneticamente modificate contenenti un gene letale. Dopo un’iniziale riduzione delle zanzare target nei primi mesi, «la popolazione è ricresciuta fino ai livelli precedenti». Ad oggi, gli scienziati non hanno idea dei rischi derivanti dalla mutazione. Zanzare geneticamente modificate sarebbero sfuggite al controllo umano dopo i test in Brasile e si stanno diffondendo nella zona. Le zanzare presentano un «vigore ibrido», cioè l’incrocio tra le zanzare naturali e quelle geneticamente modificate ha creato «una popolazione più robusta di quanto lo fosse prima del rilascio», resistente agli insetticidi, in poche parole «super-zanzare»

 

«Se un’azienda volesse usare un gene drive per “cancellare” la resistenza agli erbicidi che alcune erbacce hanno ora sviluppato, ciò sarebbe davvero vantaggioso per il pianeta – o solo l’azienda che ora può vendere più dell’erbicida che ha causato il problema?»

Ci sono belle domande a cui rispondere:

«Se un’azienda volesse usare un gene drive per “cancellare” la resistenza agli erbicidi che alcune erbacce hanno ora sviluppato, ciò sarebbe davvero vantaggioso per il pianeta – o solo l’azienda che ora può vendere più dell’erbicida che ha causato il problema?»

 

Ricordiamoci come tutto ha avuto inizio anni fa con il cibo geneticamente modificato. La tecnologia per il processo del cibo OGM era controllata principalmente dal colosso agricolo globale Monsanto, che non solo deteneva i brevetti per i nuovi semi, ma aveva avviato rapidamente anche una campagna di marketing globale aggressiva per convincere gli agricoltori a passare alle sue linee di semi con marchio.

 

Come noto, la Monsanto ora è stata acquisita dal colosso farmaceutico Bayer.

 

La salute, e la natura, possono essere affidate ad enti privati?

 

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Bioetica

Melania si dichiara abortista: «diritto fondamentale»

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In un libro di memorie intitolato Melania che verrà pubblicato un mese prima delle elezioni, la moglie del presidente Melania Trump si è dichiarata favorevole all’aborto come «diritto fondamentale». Lo riporta il giornale britannico Guardian, che ha ottenuto una copia delle memorie.

 

«È fondamentale garantire che le donne abbiano autonomia nel decidere la loro preferenza di avere figli, in base alle proprie convinzioni, libere da qualsiasi intervento o pressione da parte del governo. Perché qualcuno diverso dalla donna stessa dovrebbe avere il potere di determinare cosa fare con il proprio corpo?» scrive Melania nel libro, usando un puro, frusto linguaggio femminista.

 

«Il diritto fondamentale di una donna alla libertà individuale, alla propria vita, le garantisce l’autorità di interrompere la gravidanza se lo desidera. Limitare il diritto di una donna di scegliere se interrompere una gravidanza indesiderata equivale a negarle il controllo sul proprio corpo. Ho portato questa convinzione con me per tutta la mia vita adulta».

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Il libro si concentra principalmente sull’infanzia in Slovenia e sul lavoro come modella di Nuova York, per cui la dichiarazione pare introdotta quasi a forza. Tuttavia la posizione è molto articolata, toccando tutti i noti punti della propaganda feticida.

 

Nonostante sia cattolica, scrive che il suo sostegno all’aborto fa parte del suo «insieme di principi fondamentali» che includono «libertà personale» e «libertà individuale», e aggiunge che su queste questioni, non c’è «spazio per la negoziazione».

 

«Ho sempre creduto che sia fondamentale per le persone prendersi cura di sé stesse per prime. È un concetto molto semplice; infatti, nasciamo tutti con una serie di diritti fondamentali, tra cui il diritto di goderci la vita. Abbiamo tutti il ​​diritto di mantenere un’esistenza gratificante e dignitosa. Questo approccio di buon senso si applica al diritto naturale di una donna di prendere decisioni sul proprio corpo e sulla propria salute».

 

Dopo aver elencato le numerose ragioni per cui ritiene che l’aborto legale sia necessario, tra cui stupro, incesto, «difetti congeniti alla nascita», «gravi condizioni mediche» o pericolo per la salute della madre, continua a difendere anche l’aborto tardivo, ripetendo quasi alla lettera i punti standard del discorso di Planned Parenthood:

 

«È importante notare che storicamente, la maggior parte degli aborti condotti durante le fasi avanzate della gravidanza erano il risultato di gravi anomalie fetali che probabilmente avrebbero portato alla morte o alla morte in utero del bambino. Forse anche alla morte della madre. Questi casi erano estremamente rari e si verificavano in genere dopo diverse consultazioni tra la donna e il suo medico. Come comunità, dovremmo abbracciare questi standard di buon senso. Ancora una volta, la tempistica è importante».

 

La posizione della bella First Lady non è quindi distinguibile da quella di Kamala Harris, Hillary Clinton e ogni altro avversario del marito.

 

«Molte donne optano per l’aborto per preoccupazioni mediche personali. Queste situazioni con implicazioni morali significative pesano molto sulla donna e sulla sua famiglia e meritano la nostra empatia. Si consideri, ad esempio, la complessità insita nella decisione se la madre debba rischiare la propria vita per partorire. Quando si trovano di fronte a una gravidanza inaspettata, le giovani donne spesso provano sentimenti di isolamento e stress significativo. Io, come la maggior parte degli americani, sono a favore del requisito che le minorenni ottengano il consenso dei genitori prima di sottoporsi a un aborto. Mi rendo conto che questo potrebbe non essere sempre possibile. La nostra prossima generazione deve essere dotata di conoscenza, sicurezza, protezione e conforto, e lo stigma culturale associato all’aborto deve essere rimosso».

 

La decisione di Melania di sostenere la posizione democratica sull’aborto è un altro colpo per i pro-life, e un’ulteriore prova che la famiglia Trump non è mai stata pro-life, nota LifeSite. «È vero che Donald Trump ha onorato il suo accordo con il movimento pro-life nel 2016; è anche vero che Eric Trump ha detto alla stampa durante la Convention Nazionale Repubblicana che suo padre era sempre rimasto a favore dell’aborto, nonostante tutto. Anche la moglie di Eric, Lara, attuale co-presidente della Convention nazionale repubblicana, è fermamente nel campo pro-aborto. Quando è stato chiesto loro di esprimere le loro opinioni, Donald Jr. ed Eric hanno fatto attenzione a condannare solo l’aborto tardivo».

 

Lo stesso Donald Trump pare aver invertito la sua carica pro-life, che lo aveva portato ad essere il primo presidente americano a parlare alla March for Life di Washington. Sulla scia del dibattito vice-presidenziale ha affermato, in una dichiarazione in maiuscolo su X, che porrà il veto a qualsiasi legge federale sull’aborto che gli capiti sulla scrivania.

 


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«Se la famiglia Trump continua a dirigere il Partito Repubblicano, sembra chiaro che intendono trasformare il GOP in un partito pro-aborto. Melania ha certamente sostenuto questa tesi» scrive Jonathon Von Maren.

 

La situazione potrebbe essere più complessa di così, ed avere ragioni politiche, e non solo.

 

Grossa parte del Partito Repubblicano USA è convinta che le ultime elezioni midterm, che erano stata annunciate come una red wave, cioè una vittoria a valanga dei repubblicani, abbiano penalizzato il Partito a causa del rovesciamento della sentenza Roe v. Wade (1973) che garantiva l’aborto come diritto federale in tutti gli Stati. Secondo vari analisti, a rivoltarsi contro il partito di Trump sarebbero state le donne borghesi di mezza età che vivono nelle periferie dove usa risiedere la classe media americana – in pratica le stesse che, effettivamente, possono guardare positivamente a Melania come esempio di donna elegante e moglie perbene.

 

Che il libro di Melania non contenga manovre elettorali da spendere proprio in questi giorni, con l’uscita che coincide con le elezioni, è ingenuo pensarlo.

 

Così come è impossibile non riconoscere che, dopo decenni di presidenti repubblicani (Reagan, i Bush), la fine di Roe v. Wade, cioè del libero aborto in tutta l’America, è arrivata con Trump, o appena dopo, secondo i giudici della Corte Suprema da lui scelti.

 

Non ha torto chi si domanda: forse Trump è uno strumento più grande delle sue stesse idee, della sua stessa persona, della sua stessa famiglia?

 

I numeri dei bambini salvati dall’aborto in questi anni potrebbero dare risposta affermativa.

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Bioetica

Feto sorride dopo aver sentito la voce del papà durante l’ecografia

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Un video virale di una bambina ancora nel ventre materno che reagisce alla voce del padre mette in luce la bellezza assoluta della riproduzione naturale umana.   Il video caricato dal giornale neoeboraceno New York Post, mostra una bambina non nata di 32 settimane sorridere quando sente il padre parlarle durante un’ecografia in un ospedale di Xanxere, in Brasile.  

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I bambini non nati , che sono persone umane dal momento del concepimento, possono iniziare a sentire i suoni all’interno del corpo della madre a circa 18 settimane. Entro le 27-29 settimane, i bambini possono sentire voci esterne al corpo della madre, come la sua voce e le voci di chi le sta intorno.   Infatti, se il padre parla al suo bambino nel grembo materno, il bambino spesso riesce a riconoscere la sua voce quando nasce. La ricerca ha dimostrato che i bambini non ancora nati possono iniziare a riconoscere la voce del padre già a 32 settimane.   «Il bambino sicuramente ascolta se la famiglia parla a casa… e inizieranno a identificarli», ha spiegato il medico che ha eseguito l’ecografia a Xanxere.   Come scrive LifeSite, il video, caricato il 12 agosto, non solo dimostra l’umanità dei bambini non ancora nati, ma anche la gioia che portano a tutti coloro che li circondano, mentre la stanza si riempie di risate quando la bambina sorride nel grembo materno.   «Fatto in modo meraviglioso e meraviglioso», ha commentato un utente sotto il video. «Chiunque dica che non è un essere umano, non è umano lui stesso», ha scritto un altro utente.   Femministe, abortisti, mostri vari: fatevi avanti, e diteci che non esiste dialogo tra il feto e la madre – e il padre! –, diteci che quello è un ammasso di cellule di cui potete decidere la morte a piacimento.   Diteci che questo non è un essere umano.   Chi ha programmato l’introduzione dell’aborto nella società lo sa perfettamente: ed è proprio per questo che il suo sacrificio – il sacrificio umano – è divenuto così centrale per lo Stato moderno.   Maledetto, assassino sin dal principio!

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Bioetica

La relazione tra Tinder e la multinazionale dell’aborto Planned Parenthood

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L’applicazione per smartphone dedita all’organizzazione di incontri tra sconosciuti – spesso di natura sessuale – Tinder stringe accordi con la multinazionale dell’aborto Planned Parenthood. Lo riporta LifeSiteNews.

 

Secondo Teen Vogue, Planned Parenthood and Area, un marchio di abbigliamento, ha stretto una partnership con Tinder per lanciare una maglietta alla New York Fashion Week che promuove l’aborto.

 

La maglietta nera presenta lo slogan «Bans Off Our Bodies», il logo fiammeggiante di Tinder sul petto e, dettaglio bizzarro, due mani rosso sangue che sembrano allungarsi verso la cintura di chi la indossa. Tre attivisti di Planned Parenthood si sono aggiudicati posti in prima fila alla sfilata di moda.

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«La relazione tra app di incontri come Tinder e l’industria dell’aborto è sempre stata implicita» scrive Lifesite. «La digitalizzazione della cultura dell’incontro (scorri verso sinistra, scorri verso destra, incontrati per sesso) ha semplificato il panorama degli appuntamenti per coloro che cercano relazioni occasionali. Dal suo lancio nel 2012, Tinder facilita 1,5 milioni di “appuntamenti” settimanali e ha oltre 60 milioni di utenti. Mentre alcuni usano sicuramente Tinder per cercare relazioni a lungo termine, la sua funzione principale è quella di mercato sessuale».

 

Secondo un recente studio australiano «gli utenti di Tinder hanno mostrato una minore aderenza a rigidi standard sessuali e un livello più alto di permissività sessuale rispetto ai non utenti. Ciò suggerisce che gli utenti di Tinder sono più inclini ad accettare incontri sessuali occasionali. In particolare, gli utenti di Tinder erano più propensi a non essere d’accordo con affermazioni come “Ho difficoltà a rispettare una ragazza che fa sesso occasionale” e più propensi a essere d’accordo con affermazioni come “Il sesso occasionale è accettabile”».

 

Con milioni di persone che si incontrano per incontri sessuali occasionali, è inevitabile che alcune di loro scoprano che l’atto di concepire un bambino ha prodotto un bambino. È anche inevitabile che molte di quelle che rimangono incinte di sconosciuti cerchino di abortire.

 

Nel 2021, la società madre di Tinder, Match Group, si era opposta pubblicamente alle leggi pro-life in Texas. Nel 2022, ha riferito il Guardian, la società è andata oltre: «Match Group è stato un acceso sostenitore dei diritti all’aborto, soprattutto dopo la sentenza della corte suprema di giugno. Martedì, la società ha annunciato che avrebbe aggiunto un badge “pro-choice” alle opzioni del profilo degli utenti. Match Group supporta anche Planned Parenthood e Bansoff.org tramite promozioni in-app».

 

Match Group offre inoltre ai propri dipendenti una copertura completa in caso di aborto, compresi i viaggi in stati senza restrizioni sull’aborto per i dipendenti che vivono in stati con tutele pro-life, così come hanno fatto le app di incontri Bumble e Match, scrive LSN.

 

Pertanto, non sorprende che Tinder stia rendendo formale e pubblica la sua relazione con il più grande fornitore di servizi di aborto negli Stati Uniti.

 

«Gli stilisti hanno detto, “Questo sembra proprio perfetto”, ed erano così entusiasti», ha detto Melissa Hobley, Chief Marketing Officer di Tinder. «Siamo davvero appassionati di libertà riproduttiva. Stiamo parlando a gran voce di questo più di quanto non lo siamo mai stati. Abbiamo pensato a chi sarebbe stato il partner giusto». Planned Parenthood e «Area, hanno un punto di vista sull’identità. Hanno un punto di vista sull’inclusività. Hanno un punto di vista sulla riduzione dello stigma».

 

La Hobley «si riferisce, ovviamente, alla riduzione dello stigma che circonda l’uccisione di un bambino nell’utero; la loro partnership di moda è arrivata con una donazione di 25.000 dollari a Planned Parenthood» scrive LifeSite.

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Come riporta Live Action News, la posizione di Tinder potrebbe essere tanto pragmatica quanto di principio. Tinder ha collaborato con il Kinsey Institute per uno studio che ha scoperto che «l’87% degli utenti ha affermato che il proprio atteggiamento e comportamento negli appuntamenti è cambiato» dopo la sentenza Dobbs v. Jackson, il pronunciamento della Corte Suprema USA che ha defederalizzato l’aborto. «Vediamo cosa questo fa alla connessione», ha affermato Hobley. «E siamo incazzati, preoccupati, empatici».

 

«Esistono ricerche sostanziali che dimostrano che le restrizioni all’aborto sono associate a tassi di gravidanze indesiderate più bassi» scrive Monica Snyder di Secular Pro-Lifein un articolo intitolato «I divieti di aborto non portano a un surplus di bambini indesiderati». «L’idea è che molte persone vedano l’aborto come un piano di riserva o una polizza assicurativa; quando una popolazione sa in anticipo che l’aborto è meno facilmente accessibile, prende più precauzioni per evitare la gravidanza in primo luogo».

 

«In seguito alle nuove restrizioni sull’aborto, tassi di gravidanza più bassi coesistono con tassi di natalità più alti, perché è vero che le persone sono più attente a evitare la gravidanza ma, se rimangono incinte, è meno probabile che ricorrano all’aborto».

 

«Tinder ha sempre fornito un canale di donne incinte a Planned Parenthood, che esiste in gran parte per eliminare i bambini prenatali derivanti dall’atto riproduttivo. Questa relazione è stata implicita, ma ovvia» sostiene Jonathon Von Mare di LifeSite. «Ora è su una maglietta e Tinder sta dando soldi all’industria dell’aborto per fare pressione contro le protezioni pro-life. Le leggi pro-life non salvano solo i bambini, ma riducono anche il business sulle app di incontri. Questo, per Tinder, è semplicemente inaccettabile».

 

Qualcuno sostiene che le applicazioni di incontri casuali come Tinder derivino di fatto da Grindr, app per incontri casuali nella popolazione omosessuale.

 

La storia di Grindr è significativa, e Renovatio 21 ha sostenuto a più riprese che potrebbe aver influito pesantemente in questioni fondamentali come il rapporto tra il Vaticano e Pechino.

 

Grindr è stata la prima app di incontri ad usare estensivamente la geolocalizzazione. Vista la velocità e la frequenza con cui i gay cercano il contatto, la app è stata immediatamente un successo.

 

Gli incontri omo-clandestini in luoghi determinati (secondo la vulgata: i bagni pubblici, il tal cespuglio del tal parco, l’area di sosta in autostrada) subirono così la disruption di un social media che permette di incontrare sconosciuti in un batter d’occhio: l’applicazione ti dice esattamente chi ti sta intorno, che faccia ha, a cosa è disposto, etc.

 

All’altezza del 2018, Grindr indicava perfino se l’utente fosse sieropositivo o meno: la feature venne ritirata, perché i giornali sinceri e democratici rabbrividirono per mancanza di privacy sanitaria (cosa che adesso fa ridere…), senza capire che probabilmente dietro a questa nuova spunta poteva schiudersi il mondo dei bugchasers e dei giftgivers, coloro che volontariamente contagiano o si fanno contagiare con l’HIV.

 

Nata a Los Angeles nel 2009, Grindr per un periodo finì nelle mani dei cinesi, che acquistarono la società. Nel 2016 la società aveva venduto una quota del 60% nella società per 93 di dollari milioni a un gruppo di sviluppo di videogiochi cinese, Kunlun Tech Co.

 

L’acquisizione di una tale massa di dati sensibili non passò inosservata. Nel 2019 governo Trump chiese alla Cina di farla tornare in mano americana, perché i servizi USA paventavano che le informazioni contenute in quella app mettessero a rischio la sicurezza nazionale: quante persone, nell’esercito e nella pubblica amministrazione, nel governo e nelle grandi aziende, potevano essere ricattate? Quanti funzionari, generali, ministri, soldati, uomini delle pulizie hanno una doppia vita e quindi possono essere manipolati?

 

Ad ogni modo la cosa incredibile è che i cinesi accettarono l’ordine di Trump. Il gruppo Kunlun cercò un compratore per liberarsi dell’applicazione. Nel marzo 2020, Kunlun annunciò che avrebbe venduto la sua quota del 98,59% in Grindr alla San Vicente Acquisition LLC con sede negli Stati Uniti per 608,5 milioni di dollari. Il lead investor, Raymond Zage, viene dall’Illinois ma ha base ora a Singapore – un luogo dove gli interessi della Cina Popolare non sono sconosciuti.

 

È degno di nota, tuttavia, ricordare che vi fu un’offerta italiana per comprare Grindr. Ad offrire la non comune cifra di 206 milioni fu la software house milanese Bending Spoons, l’azienda scelta dal governo per l’app di tracciamento dei cittadini ai tempi del Coronavirus, la celeberrima «Immuni». La startup risultava partecipata dalla holding H14 (che fa capo a Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi) e Nuo Capital, che è un fondo guidato da un ex top manager di Banca Imi, ma, si lesse sui giornali, «con capitale asiatico».

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Su Grindr si dice che siano presenti quantità massive di sacerdoti. Il fatto è tornato alla ribalta di recente con il caso di un sacerdote USA, noto per le posizioni intransigenti verso lo sdoganamento cattolico di Sodoma, beccato sulla piattaforma. Ma anche in Italia sarebbero stati trovati consacrati di un certo spessore. Di uno in particolare, scriveva il Giornale, che raccoglieva il sussurro di Dagospia: «nella sua seconda vita si dava alle droghe (ecstasy, ma anche crack, Ghb e chetamina) e alla conquista di amanti (rigorosamente di sesso maschile) su Grindr». Una storia con parole che sembrano riemergere anche ora.

 

L’uso intensivo della app di incontri gay da parte perfino dei seminaristi è raccontato da un recente libro del sociologo Marco Marzano, La casta dei casti.

 

Si dice che la questione dei compromessi pederastici cattolici potrebbe essere alla base dell’accordo sino-vaticano, ossia l’indicibile patto con Pechino stipulato dall’amministrazione Bergoglio che così, di fatto, pugnala alle spalle decine di milioni di veri cattolici cinesi che vivono nella persecuzione. Nell’arco di decine di anni, l’uomo di collegamento fra la Cina e il Papato fu Theodore McCarrick, il cardinale accusato di sodomia con innumeri novizi e pure con ragazzini.

 

Grazie a Wikileaks (un cablo del 2006) sappiamo che in almeno due viaggi, McCarrick dormì in un seminario di Pechino della Chiesa Patriottica, cioè la copia-pacco della Chiesa cattolica, che non risponde a Roma ma al potere pechinese.

 

McCarrick che dorme in un seminario cinese… Ma non è solo McCarrick. Pensiamo alle diecine, centinaia, migliaia di membri della gerarchia religiosa che potrebbero essere compromessi dai dati in mano dei cinesi.

 

In pratica: la politica dello Stato del Vaticano potrebbe essere stata guidata da una mano esterna, tramite ricatti ottenuti via Grindr.

 

Ma non vi sono solo i preti e vescovi. Grindr è in grado di compromettere chiunque. Secondo alcuni sarebbe stata usata per organizzare il festino gay che portò scandalo al social media manager (il dominus di quella che allora si chiamava «la Bestia» ed era invidiata da tutti i politici italiani) di Matteo Salvini.

 

La cultura della promiscuità sessuale digitalizzata porta sventura e morte – a tutti.

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Immagine di Ivan Radic via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0

 

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