Eutanasia
L’ordine dei medici USA respinge le proposte di suicidio assistito
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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
L’American Medical Association ha resistito alla spinta ad adottare una posizione di neutralità sul suicidio assistito e sull’eutanasia. Nella riunione provvisoria all’inizio di questo mese, i delegati hanno votato contro due risoluzioni che avrebbero sostanzialmente indebolito la tradizionale opposizione dell’AMA alla morte assistita di qualsiasi tipo.
Secondo un rapporto pubblicato su The Pulse dal dottor Tim Milea, la Camera dei Delegati ha deciso:
- Di non adottare una risoluzione per cambiare la posizione dell’AMA sul suicidio assistito dalla sua attuale opposizione a una posizione di neutralità.
- Di non adottare una proposta che avrebbe rimosso l’attuale posizione dell’AMA secondo cui essa «si oppone fermamente a qualsiasi disegno di legge volto a legalizzare il suicidio medicalmente assistito o l’eutanasia» (Politica AMA H 270.965).
- Di non adottare una proposta che avrebbe rimosso l’attuale posizione dell’AMA secondo cui il suicidio assistito «è fondamentalmente incoerente con il ruolo professionale del medico» (Politica AMA H 140.952).
Altre due proposte sono state deferite al Consiglio AMA per ulteriori studi:
- Creare una nuova politica AMA che si opponga alla criminalizzazione degli operatori sanitari che partecipano al suicidio assistito
- Cambiare la terminologia AMA dal suicidio medicalmente assistito al termine canadese «aiuto medico nel morire» (MAiD)
Una residente del primo anno, Emily Makhlouf, ha espresso la posizione di molti delegati. «Non rientra nell’ambito della medicina decidere quando entriamo in questo mondo e quando lo lasciamo. Questa è l’opera di Dio. In medicina si cerca di curare e quando la cura non è possibile si cerca di alleviare il più possibile la sofferenza. Uccidere i nostri pazienti non farà mai parte della nobile ricerca della medicina».
Il codice etico dell’AMA attualmente afferma che consentire ai medici di impegnarsi nel suicidio assistito «in definitiva causerebbe più danni che benefici».
«Il suicidio assistito dal medico è fondamentalmente incompatibile con il ruolo del medico come guaritore, sarebbe difficile o impossibile da controllare e porrebbe seri rischi per la società. Invece di impegnarsi nel suicidio assistito, i medici devono rispondere in modo aggressivo ai bisogni dei pazienti in fin di vita», si legge.
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Eutanasia
I dati sul suicidio assistito in Canada suggeriscono aumenti inquietanti
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Eutanasia
La «Tesla eutanatica» vietata in Isvizzera
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La Svizzera ha vietato un nuovo dispositivo per il suicidio assistito, soprannominato la «Tesla dell’eutanasia», poco prima del suo primo utilizzo, citando la mancanza di informazioni affidabili sul metodo impiegato, secondo quanto riportato dal quotidiano elvetico Blick.
La procura pubblica del cantone svizzero di Sciaffusa ha avvertito l’associazione per l’eutanasia Exit Switzerland, ideatrice del dispositivo, che il suo utilizzo potrebbe comportare «gravi conseguenze legali», come una pena detentiva fino a cinque anni, scrive Blick.
L’apparato di morte dall’aspetto avveniristico, chiamato Sarco – chiara abbreviazione di sarcofago – è progettato per far entrare una persona nel tecnologico baccello a forma di bara, sdraiarsi e premere un pulsante.
Il dispositivo, stampato in 3D, produce quindi una rapida diminuzione del livello di ossigeno, mantenendo al contempo un basso livello di CO2, fornendo così «le condizioni per una morte pacifica, persino euforica», secondo Exit Switzerland. Il design del baccello intendeva suggerire «un senso di occasione: di viaggio verso una “nuova destinazione”», si legge nella descrizione del dispositivo.
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Secondo quanto riferito, Sarco avrebbe dovuto essere utilizzato per la prima volta questo mese, nonostante i critici e gli attivisti pro-life abbiano avvertito che «rende affascinante» la morte.
«Non ci sono informazioni affidabili sul metodo di uccisione», afferma la testata citando la lettera dei procuratori. È quindi «completamente poco chiaro chi abbia il controllo su quale processo meccanico durante il processo di morte».
La politica decennale della Svizzera di consentire il suicidio assistito ha spinto i critici ad accusare il fenomeno del «turismo del suicidio» nel Paese, molto noto in Italia grazie a una serie di casi che anno avuto, forse programmaticamente, ampia eco nella politica, al punto da interessare plurime volte i tribunali e la Corte Costituzionale della Repubblica.
In Isvizzera, i mezzi per il suicidio assistito legale sono forniti ai malati terminali o a coloro che soffrono di malattie gravemente debilitanti per porre fine alla propria vita. Solo gli adulti in possesso di pieni poteri di giudizio e in grado di auto-somministrarsi la dose letale sono autorizzati a togliersi la vita.
Agli stranieri verrebbero addebitati costi compresi tra 7.500 e 12.000 dollari per «la gestione delle conseguenze della morte», come la dichiarazione alla polizia e alle autorità sanitarie, la cremazione o la sepoltura. Le cifre fornite dalle organizzazioni svizzere per l’eutanasia suggeriscono che l’interesse per il suicidio assistito è in costante aumento.
Secondo Exit, che opera nella Svizzera tedesca e si occupa solo di residenti svizzeri, nel 2023 1.252 persone hanno scelto di porre fine alla propria vita utilizzando i servizi dell’associazione. I numeri rappresentano un aumento dell’11% del suicidio assistito rispetto al 2022. I membri dell’associazione pagano quote associative che coprono le spese se alla fine si sceglie di porre fine alla propria vita.
Un’altra organizzazione svizzera per la morte assistita, Dignitas, ha segnalato un aumento dell’80% degli iscritti britannici nell’ultimo decennio. Gli altri membri dell’organizzazione sono prevalentemente tedeschi e francesi.
Come riportato da Renovatio 21, ancora sei anni fa lo Stato australiano del Vittoria ha autorizzato il Sarco. Della macchina di morte si era cominciato a parlare ancora nel 2017. Il progetto diventato realtà grazie al fisico-medico australiano Philip Nitschke, noto attivista eutanatico, e all’ingegnere olandese Alexander Bannink. Philip Nitschke è promotore dell’eutanasia sin dagli anni Novanta, una battaglia per la quale ha fondato l’associazione Exit International.
Last day of public display of Sarco Mk #1 euthanasia machine in Venice. Next chance to view Sarco will be @CubeDesignM in NL as part of the (Re)Design Death exhibition in 2020 https://t.co/3FX0gWqEbY pic.twitter.com/wdDcXlCK5j
— Philip Nitschke (@philipnitschke) November 25, 2019
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Il medico fu soprannominato «Dottor Morte» da quando, dal 1995 al 1997, procurò quattro soppressioni assistite sotto l’ombrello di una legge dei Territori del Nord dell’Australia, poi ritirata. Su internet si può trovare il vademecum Peacefule Pill Handbook, scritto proprio da lui e dalla dottoressa Fiona Stewart, altra pioniera australiana dell’eutanasia. Il testo fu pubblicato nel 2006 e aggiornato più e più volte, è acquistabile al prezzo di 85 dollari e in grado di fornire «informazioni pratiche sulle strategie di fine vita, come farmaci da banco e farmaci da prescrizione, gas e veleni».
Queste tecniche, però, secondo Nitzschke avrebbero creato troppi problemi di carattere legale. Ecco perché il concepimento di Sarco che, secondo il medico australiano, «porta il mondo ad un passo più vicino alla meta in cui ogni persona razionale può concludere la propria vita in modo pacifico e affidabile nel momento in cui sceglie di farlo».
Il dottor Nitschke ha comunque tenuto a specificare come il paziente che voglia usare la macchina per suicidarsi dovrà sottoporsi ad un test online per valutare la sua sanità mentale. Se il test verrà superato, al paziente sarà consegnato un codice personale valido per le 24 ore.
Ottenuto il codice, il candidato defunto entra, digita il codice e, grazie ad un dispositivo mobile, la cabina si riempie di azoto prosciugando l’ossigeno in pochi secondi. La capsula è ideata anche per rimanere intatta ed essere poi utilizzata direttamente per la sepoltura.
«Sarco non usa droghe e non richiede alcuna esperienza speciale come l’inserimento di un ago endovenoso… Chiunque superi il test di ingresso può entrare nella macchina e terminare la propria vita», ha sottolineato l’ideatore del sarcofago dopo che si erano diffuse le prime voci sulla macchina».
Come riportato da Renovatio 21, il contribuente americano può ottenere una detrazione fiscale per aver promosso il suicidio assistito per donazioni all’organizzazione di Nitschke Exit Generation creatrice del Sarco.
Nel 2019 un esemplare di Sarco fu presentato alla 58ª Biennale d’Arte di Venezia.
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Immagine di Ratel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Eutanasia
L’eutanasia è un tema delle elezioni britanniche
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