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Eutanasia

Gli psichiatri canadesi difendono l’eutanasia per le malattie mentali

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

In Canada il dibattito sull’imminente inclusione della malattia mentale come motivo per l’assistenza medica in caso di morte si sta infiammando.

 

Un potente editoriale del Globe and Mail ha recentemente sostenuto che il Parlamento dovrebbe revocare la sua approvazione. «Ci sono troppe incertezze, soprattutto l’incapacità di determinare chi soffre di una malattia mentale veramente irrimediabile e chi si riprenderà con abbastanza tempo, cure e speranza», ha affermato.

 

Sedici psichiatri provenienti da tutto il Canada hanno risposto nel blog Impact Ethics. Hanno sostenuto che MAiD è attualmente disponibile per le persone la cui morte non è prevedibile e che soffrono di una «condizione medica grave e irrimediabile».

 

Anche la morte per malattie mentali non è prevedibile, ma a questi pazienti viene negato un diritto che hanno altri canadesi. Essi scrivono:

 

«La discriminazione contro le persone con disturbi mentali si basa sul presupposto paternalistico che non possano prendere decisioni autonome in materia di assistenza sanitaria e sull’errata convinzione che l’idoneità al MAiD non possa mai essere stabilita per le persone con disturbi mentali. I disturbi mentali gravi, incessanti e refrattari al trattamento sono fortunatamente rari, ma coloro che ne soffrono meritano le stesse opzioni e la stessa compassione di tutti gli altri canadesi che soffrono di patologie croniche».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Eutanasia

I dati sul suicidio assistito in Canada suggeriscono aumenti inquietanti

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La scorsa settimana la provincia canadese della Columbia Britannica ha pubblicato i dati provinciali 2023 sull’eutanasia, che in Canada si chiama MAiD («medical assistance in Dying», o morte medica assistita).   Secondo il rapporto BC Medical Assistance in Dying 2023, sono stati segnalati 2.767 decessi assistiti, il 10% in più rispetto ai 2.515 del 2022.   Le «altre condizioni» rappresenterebbero il 32,9% dei decessi per morte assistita nel territorio. Altre condizioni sono state segnalate nelle categorie malattia autoimmune (2,4%), dolore cronico (24,8%), Diabete 9,8%, Fragilità 60,5%, Altre comorbilità* 52,1%.

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La legge canadese MAiD non richiede che una persona sia malata terminale. Diabete, fragilità, dolore cronico e condizioni autoimmuni sono solitamente condizioni croniche e non terminali.   Il rapporto non indica le condizioni che comprendono «altre comorbilità», ma indica che i disturbi mentali, in quanto comorbilità, rientrano in tale categoria.   In Canada l’eutanasia non è consentita solo per disturbi mentali, ma se una persona soffre di un disturbo mentale e di un’altra condizione di comorbilità, allora può essere idonea ad essere uccisa tramite MAiD.   Il rapporto sanitario esclude qualsiasi informazione importante, come un’analisi di morti sospette o un’ulteriore analisi del motivo per cui una persona ha effettivamente chiesto di essere uccisa, ma ne include solo le condizioni.   Sulla base dei dati di Ontario, Quebec, British Columbia, Manitoba, Alberta e Nuova Scozia, si prevede che nel 2023 ci saranno circa 15.280 decessi per eutanasia in Canada, scrive su LifeSiteNews l’associazione Euthanasia Prevention Coalition.   Di fatto, un canadese ogni 25 viene oggi ucciso dall’eutanasia. L’aumento negli ultimi anni è stato semplicemente vertiginoso. E la classe medica, oramai totalmente traditrice di Ippocrate e venduta all’utilitarismo più sadico e tetro, insiste che va tutto bene.   Come riportato da Renovatio 21, qualche mese fa un’altra veterana dell’esercito, divenuta disabile, ha riportato che alcuni funzionari statali avevano risposto alla sua richiesta di avere in casa una rampa per la sedie a rotelle offrendole invece la possibilità di accedere al MAiD – cioè di ucciderla.   Ma non è il caso più folle del degrado assassino raggiunto dallo Stato canadese: ecco l’ecologista che chiede di essere ucciso per la sua ansia cronica riguardo al Cambiamento Climatico, ecco i pazienti che chiedono di essere terminati perché stanchi di lockdown, ecco le proposte di uccisione dei malati di mente consenzienti, e magari pure dei neonati. Il tutto, ovviamente, con il corollario industriale, della predazione degli organi, di cui il Paese ora detiene il record mondiale.   Il Canada del governo Trudeau – dove il World Economic Forum regna, come rivendicato boriosamente da Klaus Schwab – è il Paese dell’avanguardia della Necrocultura. Se lo Stato può ucciderti, ferirti, degradarti, lo fa subito, e legalmente. Magari pure con spot mistico propalato da grandi società private in linea con il dettato di morte. L’anno scorso in Canada un decesso ogni 25 era dovuto all’eutanasia, che viene servita anche alle pompe funebri.

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A febbraio l’eutanasia è stata offerta anche ad una signora riconosciuta come danneggiata da vaccino COVID.   Secondo alcuni, l’eutanasia in Canada – che si muove verso i bambini – sta divenendo come una sorta di principio «sacro» dello Stato moderno.   Come abbiamo ripetuto tante volte: lo Stato moderno è fondato sulla Cultura della Morte. La Necrocultura è, incontrovertibilmente, il suo unico sistema operativo. Aborto ed eutanasia (e fecondazione in vitro, e vaccinazioni, anche e soprattutto geniche) sono quindi sue primarie linee di comando.   Il Canada, che è all’avanguardia anche grazie alla potente penetrazione nel suo gabinetto pure rivendicata dal World Economic Forum, è quindi un vero esempio dello Stato basato sempre più sull’eugenetica – cioè sul dominio totale sull’essere umano e l’annientamento della sua dignità di creatura figlia di Dio.

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Eutanasia

La «Tesla eutanatica» vietata in Isvizzera

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La Svizzera ha vietato un nuovo dispositivo per il suicidio assistito, soprannominato la «Tesla dell’eutanasia», poco prima del suo primo utilizzo, citando la mancanza di informazioni affidabili sul metodo impiegato, secondo quanto riportato dal quotidiano elvetico Blick.

 

La procura pubblica del cantone svizzero di Sciaffusa ha avvertito l’associazione per l’eutanasia Exit Switzerland, ideatrice del dispositivo, che il suo utilizzo potrebbe comportare «gravi conseguenze legali», come una pena detentiva fino a cinque anni, scrive Blick.

 

L’apparato di morte dall’aspetto avveniristico, chiamato Sarco – chiara abbreviazione di sarcofago – è progettato per far entrare una persona nel tecnologico baccello a forma di bara, sdraiarsi e premere un pulsante.

 

Il dispositivo, stampato in 3D, produce quindi una rapida diminuzione del livello di ossigeno, mantenendo al contempo un basso livello di CO2, fornendo così «le condizioni per una morte pacifica, persino euforica», secondo Exit Switzerland. Il design del baccello intendeva suggerire «un senso di occasione: di viaggio verso una “nuova destinazione”», si legge nella descrizione del dispositivo.

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Secondo quanto riferito, Sarco avrebbe dovuto essere utilizzato per la prima volta questo mese, nonostante i critici e gli attivisti pro-life abbiano avvertito che «rende affascinante» la morte.

 

«Non ci sono informazioni affidabili sul metodo di uccisione», afferma la testata citando la lettera dei procuratori. È quindi «completamente poco chiaro chi abbia il controllo su quale processo meccanico durante il processo di morte».

 

La politica decennale della Svizzera di consentire il suicidio assistito ha spinto i critici ad accusare il fenomeno del «turismo del suicidio» nel Paese, molto noto in Italia grazie a una serie di casi che anno avuto, forse programmaticamente, ampia eco nella politica, al punto da interessare plurime volte i tribunali e la Corte Costituzionale della Repubblica.

 

In Isvizzera, i mezzi per il suicidio assistito legale sono forniti ai malati terminali o a coloro che soffrono di malattie gravemente debilitanti per porre fine alla propria vita. Solo gli adulti in possesso di pieni poteri di giudizio e in grado di auto-somministrarsi la dose letale sono autorizzati a togliersi la vita.

 

Agli stranieri verrebbero addebitati costi compresi tra 7.500 e 12.000 dollari per «la gestione delle conseguenze della morte», come la dichiarazione alla polizia e alle autorità sanitarie, la cremazione o la sepoltura. Le cifre fornite dalle organizzazioni svizzere per l’eutanasia suggeriscono che l’interesse per il suicidio assistito è in costante aumento.

 

Secondo Exit, che opera nella Svizzera tedesca e si occupa solo di residenti svizzeri, nel 2023 1.252 persone hanno scelto di porre fine alla propria vita utilizzando i servizi dell’associazione. I numeri rappresentano un aumento dell’11% del suicidio assistito rispetto al 2022. I membri dell’associazione pagano quote associative che coprono le spese se alla fine si sceglie di porre fine alla propria vita.

 

Un’altra organizzazione svizzera per la morte assistita, Dignitas, ha segnalato un aumento dell’80% degli iscritti britannici nell’ultimo decennio. Gli altri membri dell’organizzazione sono prevalentemente tedeschi e francesi.

 

Come riportato da Renovatio 21, ancora sei anni fa lo Stato australiano del Vittoria ha autorizzato il Sarco. Della macchina di morte si era cominciato a parlare ancora nel 2017. Il progetto diventato realtà grazie al fisico-medico australiano Philip Nitschke, noto attivista eutanatico, e all’ingegnere olandese Alexander Bannink. Philip Nitschke è promotore dell’eutanasia sin dagli anni Novanta, una battaglia per la quale ha fondato l’associazione Exit International.

 


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Il medico fu soprannominato «Dottor Morte» da quando, dal 1995 al 1997, procurò quattro soppressioni assistite sotto l’ombrello di una legge dei Territori del Nord dell’Australia, poi ritirata. Su internet si può trovare il vademecum Peacefule Pill Handbook, scritto proprio da lui e dalla dottoressa Fiona Stewart, altra pioniera australiana dell’eutanasia. Il testo fu pubblicato nel 2006 e aggiornato più e più volte, è acquistabile al prezzo di 85 dollari e in grado di fornire «informazioni pratiche sulle strategie di fine vita, come farmaci da banco e farmaci da prescrizione, gas e veleni».

 

Queste tecniche, però, secondo Nitzschke avrebbero creato troppi problemi di carattere legale. Ecco perché il concepimento di Sarco che, secondo il medico australiano, «porta il mondo ad un passo più vicino alla meta in cui ogni persona razionale può concludere la propria vita in modo pacifico e affidabile nel momento in cui sceglie di farlo».

 

Il dottor Nitschke ha comunque tenuto a specificare come il paziente che voglia usare la macchina per suicidarsi dovrà sottoporsi ad un test online per valutare la sua sanità mentale. Se il test verrà superato, al paziente sarà consegnato un codice personale valido per le 24 ore.

 

Ottenuto il codice, il candidato defunto entra, digita il codice e, grazie ad un dispositivo mobile, la cabina si riempie di azoto prosciugando l’ossigeno in pochi secondi. La capsula è ideata anche per rimanere intatta ed essere poi utilizzata direttamente per la sepoltura.

 

«Sarco non usa droghe e non richiede alcuna esperienza speciale come l’inserimento di un ago endovenoso… Chiunque superi il test di ingresso può entrare nella macchina e terminare la propria vita», ha sottolineato l’ideatore del sarcofago dopo che si erano diffuse le prime voci sulla macchina».

 

Come riportato da Renovatio 21, il contribuente americano può ottenere una detrazione fiscale per aver promosso il suicidio assistito per donazioni all’organizzazione di Nitschke Exit Generation creatrice del Sarco.

 

Nel 2019 un esemplare di Sarco fu presentato alla 58ª Biennale d’Arte di Venezia.

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Immagine di Ratel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Eutanasia

L’eutanasia è un tema delle elezioni britanniche

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Anche se nel Regno Unito è meno avanzato che in Francia, il dibattito sull’eutanasia si fa sempre più intenso con il passare dei mesi, man mano che si avvicina il voto del 4 luglio 2024, al termine del quale il Re potrebbe nominare un nuovo ministro Carlo III.   La morte assistita – non si parla più di suicidio assistito in Inghilterra – è punibile con «una pena fino a quattordici anni di reclusione», nota Care. Ma le più recenti direttive, emanate nel 2010 dall’autorità giudiziaria, incoraggiano l’indulgenza quando l’atto è compiuto per «misericordia».   Come in Francia, la morte in guanti bianchi ha i suoi «influencer», sufficientemente presenti sui media britannici per cercare di commuovere l’opinione pubblica: così nota Le Monde, «Lady Esther Rantzen, 83 anni, nota figura della BBC, soffre di cancro in stadio avanzato, chiede la legalizzazione dell’eutanasia e annuncia che finirà la sua vita in un istituto specializzato in Svizzera».   D’altro canto, «la campionessa paralimpica Lady Tanni Grey-Thompson, membro della Camera dei Lord», denuncia un falso «diritto alla morte» che nasconderebbe un «dovere di morire», «esercitato consapevolmente o meno nei confronti delle persone con disabilità o gravemente malato, ha fretta di porvi fine per non costituire più un presunto peso per la società», constata Le Monde. Chiede maggiori risorse per le cure palliative.   Ma lo stato d’opinione sta cambiando nelle isole britanniche: «secondo un sondaggio IPSOS del 2023, due terzi degli intervistati nel Regno Unito erano favorevoli alla morte assistita per gli adulti incurabili che ne facevano richiesta», cita lo stesso giornale. In questo contesto, i due principali partiti – i Conservatori (Tory) e il Partito Laburista (Labour) – camminano sulle uova.   Il primo ministro uscente Rishi Sunak, messo male nei sondaggi, dichiara ora di «non opporsi» a una modifica della legge sull’eutanasia, assicurando che, se fosse rieletto, organizzerà un voto sulla depenalizzazione del suicidio assistito al fine di regolamentare la pratica, rileva Care.

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Il suo principale avversario, il laburista Keir Starmer, cerca di smussare la sua immagine per renderla meno divisiva per i conservatori: anche se non nasconde il desiderio di legalizzare l’eutanasia, il leader laburista «ha promesso che lascerà liberi i suoi deputati votare», secondo Le Monde.   Nel 2015, ricorda lo stesso quotidiano, «Keir Starmer votò a favore della morte assistita quando in Parlamento fu votato un primo disegno di legge proposto dalla baronessa Molly Meacher, membro della Camera dei Lord». Ma il testo venne in gran parte respinto.   Ma un terzo uomo si è lanciato nella corsa per il 10 di Downing Street: il brexiter Nigel Farage, oggi leader del partito Reform UK, sta dando una scossa alla campagna elettorale in vista delle elezioni legislative del 4 luglio. «I conservatori hanno causato un tale caos!» accusa.   Mentre alcuni sondaggi lo collocano al secondo posto, dietro al candidato laburista. Nigel Farage, anche se discreto sulle questioni del diritto alla vita, è ben lungi dal fare della liberalizzazione dell’eutanasia il suo cavallo di battaglia.   Da parte loro, i vescovi cattolici del Regno Unito invitano gli elettori a tenere conto di questa questione quando eserciteranno il loro diritto di voto il 4 luglio 2024: «Tra le tante questioni politiche, quella dell’eutanasia è centrale: almeno un leader di partito ha indicato che prenderà in considerazione la possibilità di rivolgersi al Parlamento per modificare la legge», ha detto mons. Mark Davies, vescovo di Shrewsbury, prendendo di mira in particolare il leader laburista, riportato da Crux.   «Chiedo ai cattolici di mobilitarsi. Non lasciarti convincere dagli argomenti emotivi nei media. Prendete posizione contro questa sinistra proposta», ha dichiarato da parte sua mons. Philip Egan, vescovo di Portsmouth, sempre a Crux, il quale ricorda che «la morte non dovrebbe essere vista come un sollievo dal dolore, ma come un passaggio alla nuova vita gloriosa in cielo con Dio nostro Padre e Creatore». Se almeno uno muore in stato di grazia.   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Katie Chan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International       
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