Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

L’ambasciatore israeliano critica gli ucronazisti, ma fino ad un certo punto

Pubblicato

il

Israele non è d’accordo con il fatto che Kiev onori autori dell’Olocausto della Seconda Guerra Mondiale come eroi nazionali, tuttavia la disputa non dovrebbe rappresentare una minaccia per il sostegno israeliano al governo ucraino, ha detto l’ambasciatore dello Stato Ebraico a Kiev Michael Brodsky. Lo riporta RT.

 

L’alto diplomatico ha affrontato la questione sabato in un’intervista a Iton TV, un canale online israeliano in lingua russa. Brodsky ha affermato che in Israele la percezione di personaggi storici, tra cui Stepan Bandera, Roman Shukhevich o Andrey Melnik, era molto diversa da quella in Ucraina.

 

«Quelli sostenevano l’ideologia del nazismo. Volevano vedere l’Ucraina senza ebrei come parte della loro lotta per l’indipendenza, così come senza polacchi, comunisti e probabilmente molti altri», ha riflettuto.

 

Mentre combatte la Russia, l’Ucraina potrebbe desiderare eroi nazionali mentre la sua società cerca un’identità nazionale, ha ragionato l’ambasciatore. Israele non è d’accordo sul fatto che quegli autori dell’Olocausto meritino il trattamento che gli viene accordato, ma non c’è molto che possa fare al riguardo, ha aggiunto.

 

«Ci sono strade Bandera in diverse città dell’Ucraina, così come in altre Nazioni, ad esempio negli Stati Uniti», ha sottolineato l’ambasciatore israeliano.

 

In passato Israele e Polonia si erano opposti con la diplomazia all’ultimo atto del governo filoccidentale di Viktor Yushenko, che onorò il Bandera con un premio postumo.

 

Le tre persone nominate dal funzionario israeliano erano figure di spicco dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN). Il movimento politico e militante si alleò con la Germania nazista nella speranza di cavalcare la sua invasione militare dell’URSS per creare un’Ucraina monoetnica e indipendente. Berlino non era d’accordo con il piano, tanto che mise in campo di concentramento lo stesso Bandera, per poi ritirarlo fuori alla bisogna – così come ora gli angloamericani hanno tirato fuori i suoi eredi ideologici, gli ucronazisti coltivati per decenni e decenni dai servizi occidentali.

 

I combattenti dell’OUN sono stati coinvolti in uccisioni di massa e altre atrocità. Shukhevich in particolare prestò servizio come ufficiale nel battaglione Nachtigall, un’unità militare tedesca che aveva come fanti di etnia ucraina e che svolse un ruolo chiave nel massacro di ebrei nella città di Leopoli nel 1941.

 

«Credo che questo processo non possa realisticamente essere fermato», ha detto Brodsky della celebrazione dei collaboratori nazisti ucraini. «E non credo che dovremmo condizionare il nostro sostegno all’Ucraina, il nostro aiuto all’Ucraina, al fatto che l’Ucraina smetta di rinominare le sue strade e di chiamare eroi» le figure dell’OUN, ha detto l’ambasciatore nel suo discorso dall’evidente dissonanza cognitiva.

 

Il cortocircuito di senso di vedere lo Stato Ebraico che vuole armare dei filonazisti era stato sottolineato mesi fa dall’ex presidente russo Medvedev, che commentava la possibilità di invii di armi a Kiev da parte di Tel Aviv: «la feccia di Bandera era nazista e lo è tuttora. Basta guardare i simboli dei loro moderni lacchè. Se Israele fornisce loro armi, allora è tempo che Israele dichiari Bandera e Shukhevich i loro eroi».

 

Come riportato da Renovatio 21, ad inizio del conflitto l’atteggiamento dello Stato Ebraico era diverso da quello che vediamo ora: dopo una visita al Cremlino, l’allora premier Naftali Bennet di fatto consigliò a Zelens’kyj di arrendersi; il Paese resisteva alle pressioni di Biden per la fornitura di armi agli ucraini, e l’immancabile collegamento dello Zelens’kyj (che è di origini ebraiche, come lo è il suo mentore, l’oligarca Igor Kolomojskij, cittadino israeliano che nel Paese fu visitato molteplici volte dal futuro presidente ucraino) con la Knesset, cioè il Parlamento israeliano, incontrò una certa freddezza.

 

Tuttavia, sei mesi fa abbiamo assistito alla visita di una delegazione del Battaglione Azov in Israele. Non deve sorprendere che gli ideologi dell’Azov abbiano dichiarato negli anni che i loro modelli sono etnostati come il Giappone e, sorpresa, Israele.

 

Come riportato da Renovatio 21, il culto del collaborazionista Bandera è stato attaccato con veemenza da Putin in un discorso della scorsa settimana.

 

Simboli banderisti, ad ogni modo, saltano fuori ovunque: negli incontri con il papa, nelle interviste di Luke Skywalker, nelle marcette dei ministri canadesi nel board del World Economic Forum.

 

Lo stesso slogan «Slava Ukraïni» è un saluto banderista che ora, in un incubo orwelliano svasticato, è stato ripetuto in coro perfino dentro l’Europarlamento quando vi era in visita lo Zelens’kyj.

 

 

 

 

 

 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr.

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Geopolitica

L’Ungheria definisce il premier polacco come «agente di Soros»

Pubblicato

il

Da

Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha definito il primo ministro polacco Donald Tusk un «agente» del finanziere miliardario George Soros, dopo che Tusk ha avvertito che il primo ministro ungherese Viktor Orban avrebbe dovuto affrontare delle «conseguenze» se avesse bloccato le nuove sanzioni dell’UE contro la Russia.

 

«Se Viktor Orban blocca davvero le sanzioni europee in un momento chiave per la guerra, sarà assolutamente chiaro che… sta giocando nella squadra di [il presidente russo Vladimir] Putin, non nella nostra», ha scritto Tusk in un post su X sabato. «Con tutte le conseguenze di questo fatto».

 

Lo Szijjarto ha risposto a Tusk su Facebook poco dopo. «Potrebbe essere difficile per l’agente di Soros capirlo, ma quando si tratta di squadre, giochiamo per la squadra ungherese», ha scritto. «Non vogliamo continuare a pagare il prezzo delle guerre altrui e non permetteremo a nessuno di mettere a repentaglio la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico, perché l’Ungheria viene prima di tutto per noi», ha aggiunto.

 

George Soros è un miliardario ungherese-americano noto per aver finanziato cause liberali e candidati politici in tutto il mondo occidentale. Il suo sostegno all’immigrazione di massa in Europa lo ha messo in contrasto con il governo conservatore ungherese e la Open Society Foundations di Soros si è trasferita da Budapest a Berlino nel 2018 dopo che l’Ungheria ha approvato una legge che criminalizza le ONG straniere che aiutano gli immigrati illegali.

Acquistate le Maglie Crociate

Soros ha una partecipazione in diversi giornali e stazioni radio polacche, tutti considerati pro-Tusk dall’opposizione conservatrice del Paese. Il figlio ed erede di Soros, Alex, ha affermato che la ONG della sua famiglia concentrerà gran parte del suo lavoro sulla Polonia nei prossimi anni, descrivendo il paese come un’«economia leader» che svolgerà un ruolo chiave nel determinare il «futuro di un governo responsabile e democratico in Europa».

 

L’avvertimento di Tusk a Orban è arrivato un giorno dopo che il primo ministro ungherese aveva minacciato di «tirare il freno a mano» sul rinnovo delle sanzioni dell’UE contro Mosca se Kiev non avesse riavviato un accordo di transito con la società energetica russa Gazprom per consentire al gas russo di fluire nell’UE attraverso l’Ucraina.

 

Dall’escalation del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022, l’UE ha imposto alla Russia 15 cicli di sanzioni economiche, che dovranno essere rinnovate ogni sei mesi con il consenso unanime di tutti i 27 Stati membri dell’UE, con la prossima scadenza il 31 gennaio.

 

Orban è un fermo critico di queste sanzioni, sostenendo che hanno danneggiato l’UE più di quanto abbiano danneggiato la Russia. Il leader ungherese ha accettato tutti i 15 pacchetti finora, ma solo dopo aver ricavato delle esenzioni per l’Ungheria, tra cui un’esenzione parziale dall’embargo petrolifero dell’UE e una garanzia che il suo settore nucleare non sarà influenzato dai pacchetti futuri.

 

Come riportato da Renovatio 21, la settimana scorsa Orban ha dichiarato che «Soros ha perso la battaglia in America», puntualizzando tuttavia che Bruxelles «è nelle mani» dello speculatore connazionale.

 

Orban in un lontano passato è stato studente di Soros, ma ora, come in un quadro edipico, ne è acerrimo nemico.

 

Come riportato da Renovatio 21, Orban varie volte ha dichiarato Trump come l’unico uomo che può salvare il mondo dalla catastrofe della guerra.

 

Due anni fa Orban aveva commentato la vittoria elettorale di Recep Tayyip Erdogan in Turchia come la sconfitta dell’«uomo di Soros», lo sfidante Kemal Kilicdaroglu.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Agencia de Noticias ANDES via Wikimedia pubblicata su licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

Continua a leggere

Geopolitica

Proteste antigoverno in Slovacchia, Fico punta il dito contro Kiev

Pubblicato

il

Da

Gli ucraini sono stati una forza importante dietro le dimostrazioni antigovernative tenutesi in Slovacchia, ha affermato sabato il Primo Ministro Robert Fico. Ha rilasciato il commento dopo che il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha appoggiato le proteste sui social media.   Venerdì fino a 100.000 persone hanno preso parte alle proteste in più di 20 città, di cui circa 60.000 a Bratislava, hanno riferito i media locali, citando il numero fornito dagli organizzatori.   I manifestanti chiedevano al governo di abbandonare le relazioni amichevoli con la Russia in favore di una più stretta cooperazione con l’UE e la NATO. Portavano cartelli con la scritta «Nessuna collaborazione con la Russia» e «Siamo Europa e non Russia». Alcuni portavano bandiere ucraine e cartelli con slogan pro-Kiev, tra cui un cartello con la scritta «Sono qui, sul Maidan», riferendosi alle proteste pro-occidentali di Euromaidan del 2013-14 in Ucraina.

Sostieni Renovatio 21

Secondo i media slovacchi, un gruppo chiamato «Pace per l’Ucraina» era una delle ONG che hanno organizzato le dimostrazioni. Zelensky ha sostenuto le proteste su X, scrivendo: «Bratislava non è Mosca, la Slovacchia è l’Europa».   Parlando all’emittente nazionale STVR, Fico ha affermato che «un terzo [dei manifestanti] sono ucraini contrari al governo slovacco». Ha accusato gli organizzatori di diffondere affermazioni «ingannevoli» secondo cui la Slovacchia sta per separarsi dall’UE.   «Nessuno lascerà l’UE. Il loro problema è la mia posizione sovrana sulle questioni di politica estera», ha detto Fico. «Non voglio che nessuno smantelli la repubblica perché non gli piacciono le opinioni di questo governo sull’Ucraina».   Fico ha respinto le richieste di dimissioni, affermando che il suo governo è «troppo esperto e stagionato» per essere rovesciato da ONG e attivisti, che secondo lui sono attivi anche in Ucraina e Georgia.   Dopo aver vinto le elezioni del 2023, Fico e il suo partito SMER-SD hanno ribaltato la decisione del precedente governo di inviare armi a Kiev. Da allora ha insistito sul fatto che il conflitto dovrebbe essere risolto tramite la diplomazia e ha criticato le sanzioni dell’UE alla Russia.   Fico ha minacciato di tagliare le forniture di elettricità all’Ucraina a meno che Kiev non riprenda il transito del gas naturale russo verso l’Europa centrale. La Slovacchia aveva ricevuto la maggior parte del suo gas attraverso un gasdotto dell’era sovietica che attraversa l’Ucraina, che ha rifiutato di rinnovare il suo contratto con la società energetica russa Gazprom, dopo di che il flusso si è interrotto il 1° gennaio.   Il primo ministro ha inoltre affermato che due recenti attacchi informatici contro agenzie statali slovacche sono stati orchestrati da forze straniere che hanno preso parte al colpo di Stato filo-occidentale del 2014 a Kiev detto «Maidan».   Come riportato da Renovatio 21, settimane fa Fico aveva aspramente criticato il presidente americano Joe Biden dichiarando che muovere le restrizioni all’uso da parte dell’Ucraina di missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti contro obiettivi in ​​territorio russo è insensato e controproducente. «Si tratta di un’escalation di tensioni senza precedenti», ha affermato Fico, definendola un tentativo di influenzare negativamente le politiche del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e di «frustrare e ritardare» qualsiasi colloquio di pace.   Mesi fa, dopo l’attentato, assicurando che la Slovacchia avrebbe posto il veto sull’entrata di Kiev nell’Alleanza Atlantica, Fico aveva detto che «l’adesione dell’Ucraina alla NATO significa una Terza Guerra Mondiale garantita».   Fico un mese ha predetto che l’Occidente «tradirà l’Ucraina».  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube
Continua a leggere

Geopolitica

Generale UE chiede truppe in Groenlandia

Pubblicato

il

Da

L’Unione Europea dovrebbe schierare forze militari in Groenlandia, ha affermato il presidente del Comitato militare dell’UE (EUMC), Gen. Robert Brieger, in un’intervista pubblicata sabato. Ha citato l’importanza geopolitica della Groenlandia e le «tensioni» con Russia e Cina come motivo del suo suggerimento. Ciò avviene mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta rivendicando l’isola.

 

«Avrebbe perfettamente senso non solo stazionare le forze statunitensi in Groenlandia, come è stato il caso fino ad oggi, ma anche prendere in considerazione di stazionare lì soldati dell’UE in futuro», ha detto il generale Brieger al giornale tedesco Die Welt, riferendosi a una grande base militare statunitense che si trova lì dall’inizio degli anni Quaranta.

 

Un simile spiegamento «manderebbe un forte segnale e potrebbe contribuire alla stabilità nella regione», ritiene l’ex capo di stato maggiore austriaco, che attualmente guida un organismo che include i capi di stato maggiore degli Stati membri dell’UE. Brieger ha affermato che, sebbene il territorio autonomo danese non faccia legalmente parte del blocco, «gli europei, proprio come gli Stati Uniti, hanno interessi in Groenlandia».

Acquista la t-shirt DONALD KRAKEN

Il generale ha citato i ricchi giacimenti di materie prime sull’isola e la sua vicinanza alle rotte commerciali internazionali, definendola un’area di «grande importanza dal punto di vista geopolitico», descrivendo il territorio come «altamente rilevante dal punto di vista della politica di sicurezza».

 

Riferendosi alle rivendicazioni degli Stati Uniti sull’isola, Brieger ha detto che si aspettava che Washington rispettasse l’integrità territoriale delle altre nazioni e la Carta delle Nazioni Unite. Invece, il generale ha attirato l’attenzione sulla potenziale «tensione con la Russia e forse la Cina» nell’area se le calotte polari continuano a sciogliersi a causa del cambiamento climatico.

 

La Groenlandia ha fatto notizia di recente, poiché Trump ha ripetutamente affermato che la proprietà dell’isola artica danese ricca di minerali è necessaria per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. All’inizio di questo mese, si è rifiutato di escludere una soluzione militare.

 

Bruxelles ha risposto ai commenti di Trump descrivendo un potenziale attacco degli Stati Uniti come una «questione altamente teorica». Il desiderio di Trump di acquisire l’isola avrebbe suscitato preoccupazione a Copenaghen.

 

Venerdì, il Financial Times ha riferito che il modo aggressivo del presidente degli Stati Uniti di promuovere l’idea in una telefonata con il primo ministro danese Mette Frederiksen all’inizio di questo mese ha scatenato il panico nella capitale della nazione nordica. Le fonti del giornale hanno descritto la conversazione di 45 minuti come «orrenda» e l’hanno paragonata a «una doccia fredda».

 

La Frederiksen avrebbe ribadito la posizione della Danimarca secondo cui l’isola non è in vendita.

 

Come riportato da Renovatio 21, all’inizio di questa settimana, un politico danese, Anders Vistisen, ha preso la parola al parlamento dell’UE a Strasburgo dicendo a Trump di «andarsene a fanculo», esprimendo la sua opposizione all’idea che gli Stati Uniti acquisiscano la Groenlandia.

 

Alcuni repubblicani al Congresso hanno almeno preso in considerazione l’idea. Il deputato repubblicano Andy Ogles ha presentato una proposta di legge per consentire a Trump di acquisire la Groenlandia, affermando che gli Stati Uniti dovrebbero essere il «predatore dominante». Ha soprannominato la proposta «Make Greenland Great Again». Anche Carla Sands, ex ambasciatrice di Trump in Danimarca, ha pubblicamente sostenuto la proposta, sostenendo che la Danimarca non può difendere adeguatamente l’isola e suggerendo che il controllo degli Stati Uniti sarebbe una «soluzione di buon senso».

Acquistate le Maglie Crociate

Come riportato da Renovatio 21, Trump ha dichiarato di non escludere l’uso della coercizione per conquistare il territorio artico danese.

Il primo ministro danese Mette Frederiksen e il governo pro-indipendenza della Groenlandia hanno escluso la vendita dell’isola autonoma agli Stati Uniti. Trump aveva originariamente proposto l’acquisto della Groenlandia durante il suo primo mandato.

 

Nel 2019, aveva annullato il suo viaggio in Danimarca dopo che Frederiksen aveva respinto l’idea.

 

Come riportato da Renovatio 21, il presidente del Comitato di difesa della Duma di Stato, Andrej Kartapolov ha dichiarato che gli USA costruiranno basi per caccia atomici in Groenlandia.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine di Belgrade Security Forum via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

Continua a leggere

Più popolari