Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

Zelens’kyj: gli ucraini sono il popolo eletto di Dio. Mosca: «overdose di droga»

Pubblicato

il

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha proclamato che Dio è un «alleato» dell’Ucraina nel conflitto con la Russia.  Mentre i cristiani ortodossi celebravano la Pasqua domenica, Zelens’kyj ha rilasciato un video discorso dalla cattedrale di Santa Sofia a Kiev, in cui accusava la Russia di «infrangere tutti i comandamenti». Lo riporta il sito governativo russo RT.

 

«Il mondo lo vede, Dio lo sa», ha detto. «E noi crediamo che Dio abbia sulla spalla un gallone con la bandiera ucraina. Quindi, con un simile alleato, la vita vincerà sicuramente sulla morte».

 

L’appello di Zelens’kyj ai cristiani è arrivato mentre il Parlamento ucraino esamina la legislazione che chiuderebbe la più grande chiesa cristiana del Paese, la Chiesa ortodossa ucraina (UOC). Mentre la legge è in parlamento da mesi, il governo di Zelens’kyj si è mosso per limitare l’attività della Chiesa dall’inizio del conflitto nel 2022.

Sostieni Renovatio 21

A stretto giro è arrivata anche la risposta di Mosca, che ha preso in giro ancora una volta il presidente ucraino.

 

Il presidente ucraino Zelens’kyj ha apparentemente perso il contatto con la realtà, ha suggerito la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che ha ridicolizzato la dichiarazione, suggerendo che fosse il risultato di una «overdose di droga».

 

«Un gallone sulla manica di Dio è la stessa storia dei rituali degli antichi ucraini eseguiti da loro da qualche parte in Mesopotamia nel momento in cui scoprirono l’America», ha detto la portavoce, riferendosi apparentemente ad alcuni meme circolanti su internet che si fanno beffe delle narrazioni di Kiev sulle origini della nazione.

 

Le dichiarazioni di Zelenskyj sono arrivate nel contesto della continua ritirata dell’esercito ucraino nel Donbass, nel mezzo dell’offensiva russa in corso. Domenica scorsa, il ministero della Difesa russo ha confermato che le forze di Mosca avevano preso il controllo del villaggio di Ocheretino, nel nord della Repubblica popolare di Donetsk, un importante centro logistico per le truppe di Kiev.

 

Secondo l’agenzia di stampa TASS, il Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU) ha aperto dozzine di procedimenti penali contro i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina, ha sanzionato i religiosi e ha privato della cittadinanza ucraina almeno 19 vescovi. Le proprietà della chiesa sono state sequestrate e i monaci sono stati sfrattati dal monastero della Lavra di Kiev, il più importante sito ortodosso in Ucraina.

 

La Chiesa ortodossa ucraina (UOC) ha profondi legami storici con la Chiesa ortodossa russa (ROC), alla quale tuttavia la prima ha rinunciato dopo che la Russia ha lanciato la sua operazione militare in Ucraina nel febbraio 2022.

 

Nonostante abbia dichiarato l’autonomia dalla Chiesa ortodossa russa (ROC), lo Zelens’kyj ha accusato la Chiesa ortodossa ucraina di agire come un «agente di Mosca», e ha promosso la Chiesa Ortodossa dell’Ucraina (OCU) creata dal governo in sua sostituzione. Organizzazione non canonica, l’OCU è stata istituita dal governo del presidente Petro Poroshenko dopo il colpo di Stato di Maidan del 2014, sostenuto dagli Stati Uniti.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

All’inizio di quest’anno, un gruppo di avvocati ha scritto al primo ministro britannico Rishi Sunak, avvertendolo che la messa al bando della UOC potrebbe causare «gravi danni agli ucraini ortodossi» e avere «terribili conseguenze per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea e il suo posto nel mondo occidentale».

 

Come riportato da Renovatio 21, Zelens’kyj a inizio anno aveva tolto la cittadinanza a sacerdoti dellaUOC. Vi era stato quindi un ordine di cacciata dalla cattedrale della Dormizione dell’Abbazia delle Grotte di Kiev proprio per il Natale ortodosso. Una tregua di Natale sul campo di battaglia proposta da Putin era stata sdegnosamente rifiutata da Kiev.

 

Il regime di Kiev si è spinto a vietare le preghiere in russo.

 

Il regime Zelens’kyj da mesi sostiene la repressione religiosa, annunciando nuove misure volte a vietare le istituzioni religiose ritenute avere legami con la Russia nel tentativo di salvaguardare «l’indipendenza spirituale» della nazione.

 

La repressione dalla chiesa ortodossa potrebbe essersi spostata a quella cattolica: come riporta Renovatio 21, un sacerdote greco-cattolico (cioè in comunione con il papa, ma di rito bizantino) della diocesi della città dell’Ucraina occidentale Uzhgorod è stato costretto a scusarsi dopo un’omelia in cui invocava il Signore per avere la pace tra il popolo russo e quello ucraino.

Aiuta Renovatio 21

Il credere che Dio sia schierato con il proprio Paese accomuna molte realtà nazionali coinvolte in qualche modo nella situazione. Gli americani hanno talvolta addotto il pensiero di essere «il Paese di Dio», e di qui quello che si chiama l’eccezionalismo americano, che se volete è il motivo per cui nessuno degli indagati americani per crimini commessi in Italia, dal Cermis a Meredith Kercher passando per gli stupri dei soldati USA nelle basi sul nostro territorio, passa il tempo qui in prigione.

 

Poi c’è Israele, che è una nazione messianica per definizione, lo Stato del popolo eletto, dove peraltro lo Zelens’kyj ha comperato casa per i genitori – il presidente ha notorie origini ebraiche – e dove andava a trovare spesse volte il suo mentore, l’oligarca ebreo-ucraino (con ulteriore passaporto cipriota) Igor Kolomojskij, ora caduto in disgrazia.

 

Nonostante il governo della Stella di David abbia talvolta rimbalzato lo Zelens’kyj, Israele è apertis verbis un modello di riferimento per Kiev, come Paese difeso e foraggiato ad oltranza dagli USA. Al contempo, come Paese monoetnico, è stato definito ideale anche dal battaglione Azov, i cui membri vi hanno compiuto viaggi «diplomatici».

 

Infine, un altro Paese, nel recente passato, anche quello amante di mostrine con rune e svastiche, diceva «Gott mit uns», «Dio è con noi». Di chi si tratterà mai? Chiedere a Giustino Trudeau, o a Marco Zuckerberg.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

 

 

Continua a leggere

Geopolitica

Zakharova e le sanzioni ai media russi: gli USA stanno diventando una «dittatura neoliberista»

Pubblicato

il

Da

Le ripetute sanzioni volte a limitare la libertà dei media russi negli Stati Uniti sono un segnale dell’erosione dei valori democratici a Washington, ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova.   La portavoce ha rilasciato queste dichiarazioni all’agenzia di stampa RIA Novosti a margine dell’Eastern Economic Forum tenutosi mercoledì a Vladivostok, poche ore dopo l’introduzione di un nuovo ciclo di sanzioni da parte degli Stati Uniti.   Washington ha imposto severe restrizioni ai media russi in passato, ha osservato Zakharova. L’imposizione di queste nuove sanzioni «testimonia l’irreversibile degrado dello stato democratico negli Stati Uniti e la sua trasformazione in una dittatura neoliberista totalitaria», ha affermato, aggiungendo che i notiziari sono diventati una «merce di scambio nelle dispute di parte e il pubblico è deliberatamente tratto in inganno da insinuazioni su mitiche interferenze nei “processi democratici”».

Iscriviti al canale Telegram

Gli attacchi ai media russi sono «il risultato di operazioni attentamente ponderate» pianificate dai servizi segreti e coordinate con i principali organi di informazione, ha affermato la Zakharova.   L’obiettivo, ha affermato, è «sterilizzare lo spazio informativo nazionale e, in futuro, globale da qualsiasi forma di opinione dissenziente». Questa nuova «caccia alle streghe» è volta a mantenere «la popolazione in uno stato di stress permanente», oltre a costruire l’immagine di «un nemico esterno», in questo caso la Russia, ha sottolineato la portavoce. Mercoledì, i dipartimenti di Giustizia, Stato e Tesoro hanno annunciato uno sforzo congiunto per colpire con sanzioni e accuse penali i media russi, tra cui il noto notiziario governativo Russia Today, e gli individui che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden afferma essere «tentativi sponsorizzati dal governo russo di manipolare l’opinione pubblica statunitense» in vista delle elezioni presidenziali di novembre.   Queste azioni degli Stati Uniti «contravvengono direttamente ai loro obblighi di garantire il libero accesso alle informazioni e il pluralismo dei media» e non rimarranno senza risposta, ha affermato la Zakharova.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Diana Robinson via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Continua a leggere

Geopolitica

La Russia dice che Israele usa i negoziati di Gaza come «cortina fumogena»

Pubblicato

il

Da

Israele sta sfruttando i negoziati di pace per fuorviare la comunità internazionale e nascondere le sue vere intenzioni a Gaza, ha affermato il vice inviato russo all’ONU, Dmitry Poljansky.

 

Parlando mercoledì al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Poljansky ha accusato Lo Stato Ebraico di «cercare ostinatamente una soluzione militare al problema, mentre tenta di ignorare le decisioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite».

 

«Il Consiglio di sicurezza è unito nel comprendere che il salvataggio dei restanti israeliani e stranieri con metodi militari è impossibile e che non c’è alternativa ai negoziati. Anche la società israeliana lo capisce e lo riconosce», ha affermato.

 

«Tuttavia, la leadership israeliana, sfortunatamente, continua a trattare i negoziati solo come una “cortina fumogena” progettata per distrarre la comunità internazionale».

 

Israele ha richiesto la riunione dell’UNSC dopo che i corpi di sei ostaggi rapiti da Hamas sono stati scoperti in un tunnel nella parte meridionale di Gaza. Secondo le Forze di difesa israeliane (IDF), i militanti palestinesi hanno giustiziato gli ostaggi diversi giorni prima che le truppe israeliane entrassero nel tunnel. Un cittadino russo, Aleksandr Lobanov, era tra gli uccisi.

Iscriviti al canale Telegram

Pur condannando la morte degli ostaggi, Poljansky ha sostenuto che «i prigionieri hanno meno possibilità di sopravvivenza finché è in corso l’operazione israeliana a Gaza».

 

«Oggi piangiamo non solo gli israeliani uccisi, ma tutte le persone morte a Gaza, siano essi israeliani, palestinesi o cittadini di altri Paesi».

 

A giugno, il Consiglio di sicurezza ha approvato la risoluzione 2735, che chiedeva «un cessate il fuoco immediato, pieno e completo con il rilascio degli ostaggi». Da allora, i negoziati si sono interrotti più volte, con entrambe le parti che si accusano a vicenda di avanzare richieste irrealistiche.

 

Il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu ha incolpato Hamas per il fallimento dei colloqui di pace, affermando che i militanti hanno «respinto tutto». Ha sottolineato che Israele non ha intenzione di rinunciare al controllo del Corridoio di Filadelfia, una striscia di terra nella striscia di Gaza meridionale vicino al confine con l’Egitto, sostenendo che la presenza dell’IDF è necessaria per prevenire ulteriori attacchi di Hamas.

 

«La gente diceva: questo ucciderà l’accordo. E io dico: un accordo del genere ucciderà noi», ha detto Netanyahu mercoledì, come citato dalla BBC.

 

Gli Stati Uniti hanno continuato a impegnarsi per mediare tra Israele e Hamas, con il Segretario di Stato Antony Blinken in viaggio in Medio Oriente questo mese. Netanyahu, tuttavia, ha respinto l’affermazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden secondo cui non stava «facendo abbastanza» per raggiungere un accordo di pace. «Hamas deve fare delle concessioni», ha affermato.

 

Rivolgendosi mercoledì al Consiglio di sicurezza, i funzionari delle Nazioni Unite hanno ribadito la loro richiesta di rilascio di tutti gli ostaggi e di un cessate il fuoco immediato.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Israel Defense Forces via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0

Continua a leggere

Geopolitica

Orban: il cessate il fuoco è il primo passo per la pace in Ucraina

Pubblicato

il

Da

Mosca e Kiev dovrebbero concordare un cessate il fuoco prima di elaborare un piano di pace dettagliato, ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orban. Intervenendo al Forum Ambrosetti a Cernobbio, sottolineando che entrambe le parti alla fine dovranno sedersi al tavolo delle trattative.   Perché qualsiasi tentativo di mediazione dia i suoi frutti, è necessario comunicare sia con la Russia che con l’Ucraina, ha detto Orban. «Se aspettiamo un piano di pace accettato da entrambe le parti, non ci sarà mai pace, perché il primo passo non è un piano di pace. Il primo passo è un cessate il fuoco», ha osservato.   «Prima serve la comunicazione, poi un cessate il fuoco e poi si può negoziare un piano di pace», ha sottolineato Orban.   A giugno, la Svizzera ha ospitato una conferenza di pace in Ucraina, alla quale la Russia non è stata invitata. L’evento era incentrato principalmente sulla «formula di pace» del leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj, che stabilisce che la Russia deve ritirare le sue forze da tutti i territori rivendicati dall’Ucraina, un piano che Mosca ha già liquidato come «distaccato dalla realtà».   Dopo che l’Ungheria ha assunto la presidenza di turno dell’UE a giugno, Orban ha visitato Kiev, Mosca, Pechino e Mar-a-Lago come parte del suo tour di «missione di pace». Il suo viaggio a Mosca e l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin hanno tuttavia irritato alcuni a Bruxelles, con i funzionari dell’UE che hanno preso le distanze dall’iniziativa.

Sostieni Renovatio 21

Budapest ha sostenuto a lungo la priorità di una risoluzione diplomatica del conflitto, piuttosto che fornire armi a Kiev. Orban è un fermo oppositore degli aiuti militari all’Ucraina e ha giurato di non trascinare l’Ungheria in una guerra a tutto campo con la Russia.   I negoziati di pace tra Russia e Ucraina si sono interrotti nella primavera del 2022, con entrambe le parti che si accusavano a vicenda di avanzare richieste irrealistiche. Secondo Putin, i negoziatori di Kiev avevano inizialmente concordato di trasformare l’Ucraina in un paese neutrale e di limitare le dimensioni del suo esercito, ma in seguito hanno bruscamente abbandonato i colloqui.   Putin ha ribadito giovedì che i sostenitori occidentali dell’Ucraina erano decisi a far sì che Kiev «combattesse fino all’ultimo ucraino» con l’obiettivo di infliggere «una sconfitta strategica» a Mosca. Ha sottolineato che qualsiasi futura trattativa dovrebbe basarsi sui documenti redatti durante i colloqui di Istanbul nel 2022.   Lo Zelens’kyj, nel frattempo, ha esortato l’Occidente a continuare a fare pressione sulla Russia affinché accetti le condizioni di Kiev. Parlando a un incontro con il Segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin alla base aerea di Ramstein in Germania venerdì, ha insistito sul fatto che Mosca deve essere costretta ad accettare una «vera pace» già da questo autunno.   Come riportato da Renovatio 21, l’UE ha sinora respinto con forza le proposte di pace di Orban sull’Ucraina. Il premier magiaro ha chiesto più volte a Bruxelles di parlare con la Russia, senza ottenere che l’europalazzo si muovesse di un millimetro. Anzi, l’Europa, specie per bocca del Commissario alle Relazioni Esterne Josep Borrell, ha raddoppiato la sua dose di belligeranza, con continue dichiarazioni e manovre miliardarie a favore dello sforzo militare di Kiev.   L’Ungheria è minacciata di espulsione dai B9, un gruppo di Paesi europei orientali e baltici. Orban è osteggiato fortemente dall’ambasciatore omosessuale americano a Budapest, che è arrivato a fare velate minacce contro il governo ungherese.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube
Continua a leggere

Più popolari