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Geopolitica

Trump ribadisce: «porrei fine in 24 ore alla guerra in Ucraina» voluta dall’«establishment malato di Washington»

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In un videomessaggio del 16 giugno l’ex presidente americano Donald Trump ha ribadito con forza la sua opposizione alla politica di guerra di quello che ha definito «l’establishment malato di Washington».

 

«Tucker Carlson, un bravissimo ragazzo, ha perfettamente ragione. Il motivo numero uno per cui l’amministrazione Biden totalmente corrotta e l’establishment malato di Washington mi inseguono è perché mi oppongo al loro programma di politica estera fallito».

 

«L’unica cosa che Washington non può perdonare è che io metto l’America al primo posto, metto sempre l’America al primo posto. Non potrei mai farne a meno. Devo farlo per rendere di nuovo grande l’America. Respingo le loro sciocche e disastrose guerre straniere, i loro orribili accordi commerciali globalisti, le loro catastrofi ai confini aperti, la loro corruzione del nostro sistema di intelligence – e non è mai stato più corrotto – e tutti i tradimenti del popolo americano».

 

«Di recente i guerrafondai, i globalisti e i membri del Deep State sono furiosi perché mi rifiuto di piegare il ginocchio alla loro prossima guerra senza fine in Ucraina».

 

«Voglio la pace. Vogliono soldi e vogliono conflitti, anche se questo significa portarci sull’orlo della terza guerra mondiale, cosa che francamente sta facendo, e lo sta facendo rapidamente. Voglio che le persone smettano di morire. Voglio porre fine a quella guerra. Metterò fine a quella guerra tra quei due Paesi in 24 ore, non ci vorrà nemmeno tanto tempo».

 

«Farò finire la guerra. Impedirò a tutte quelle vite di essere sprecate e perdute e non ci saranno più bombardamenti sull’Ucraina. Non ci saranno più bombardamenti sulla Russia. E tutti saranno felici».

 

 

«Ecco perché, nonostante gli enormi crimini e la corruzione dei Clinton, dei Biden, degli Obama e di tutti gli altri, nessuno di loro è mai stato incriminato o mai indagato. Sono totalmente protetti da un sistema falso e disgustoso. Ma ho fatto tutto bene e il sistema cerca di sbattermi dritto in galera».

 

«Non possono battermi alle urne, quindi sono là fuori che cercano di farmi fuori con altri mezzi, qualsiasi cosa gli venga in mente. Queste persone non amano il nostro Paese. Come ho detto prima, se rinuncio alle mie convinzioni, o se rimango in silenzio, la persecuzione finirebbe. Se non mi fossi candidato o se non fossi stato molto in vantaggio, tutto sarebbe finito, e sarebbe finito molto bene. Avrei una vita molto più facile. Ma non posso farlo e non lo farò. Il fatto è che siamo molto in vantaggio perché loro stanno facendo un pessimo lavoro».

 

Come riportato da Renovatio 21, le parole delle scorse settimane di Trump su una pace ottenibile rapidamente hanno irritato il presidente ucraino Zelens’kyj.

 

«Perché non l’ha fatto prima? Era presidente quando qui c’era la guerra» è sbottato lo Zelens’kyj, implicitamente  riconoscendo, infine, che la guerra è iniziata prima dell’operazione militare speciale della Russia il 24 febbraio 2022 – e cioè con le operazioni «anti-terrorismo» ucraine che hanno martoriato la popolazione russofona del Donbass per otto anni, cagionando 14 mila morti nel più totale sprezzo degli accordi di Minsk.

 

Di queste ore la notizia che la neocon Victoria Nuland, sottosegretario di Stato considerata la grande «pupara» dei decenni di caos ucraino che ci ha portato fin qui, potrebbe essere promossa all’interno del Dipartimento di Stato.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Nuland è stata attaccata direttamente in un videomessaggio precedente di Donald Trump.

 

 

 

 

 

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Geopolitica

Pakistan e India estendono il cessate il fuoco

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Pakistan e India hanno concordato di estendere il cessate il fuoco fino al 18 maggio, ha dichiarato giovedì il ministro degli Esteri pakistano Ishaq Dar. In una dichiarazione al parlamento pakistano, Dar ha affermato che si è svolto un colloquio militare tra i due Paesi, in cui hanno deciso di estendere il cessate il fuoco, secondo quanto riportato da Dawn News.

 

Il Dar ha affermato che il Pakistan non ha chiesto un cessate il fuoco con l’India, ma ha aggiunto che Islamabad ha cercato un «dialogo composito» con Nuova Delhi per mettere a tacere tutte le questioni controverse.

 

Sebbene non vi sia stata alcuna dichiarazione ufficiale da parte indiana in merito all’estensione del cessate il fuoco, l’organo di stampa indiano News18 ha citato fonti che confermano che continuerà fino al 18 maggio. Il Direttore Generale delle Operazioni Militari (DGMO) di entrambi i Paesi terrà presto dei colloqui, hanno riferito le fonti all’organo di stampa.

 

 

«In seguito all’intesa tra i due DGMO del 10 maggio 2025, è stato deciso di continuare le misure di rafforzamento della fiducia al fine di ridurre il livello di allerta», ha affermato l’esercito indiano in una dichiarazione di giovedì.

 

Il cessate il fuoco è stato raggiunto il 10 maggio, dopo quattro giorni di intensi attacchi transfrontalieri avvenuti in seguito a un mortale attacco terroristico nel territorio dell’Unione indiana di Jammu e Kashmir, la cui responsabilità è stata attribuita dall’India al Pakistan.

 

«L’attuale cessate il fuoco significa che l’India ha tenuto il Pakistan in libertà vigilata sulla base del suo comportamento», ha dichiarato venerdì il ministro della Difesa indiano Rajnath Singh. «Se il comportamento migliora, va bene; ma se ci saranno disordini, saranno inflitte punizioni più severe», ha aggiunto.

 

Il giorno prima, Singh aveva affermato che le armi nucleari del Pakistan avrebbero dovuto essere poste sotto la sorveglianza dell’AIEA. «Le armi nucleari sono al sicuro nelle mani di una nazione così irresponsabile e canaglia?», aveva chiesto.

 

Come riportato da Renovatio 21, la settimana scorsa il presidente americano Donaldo Trump si era preso il merito della stipula di un «cessate il fuoco immediato» tra le due superpotenze atomiche sudasiatiche.

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Geopolitica

Trump: «miliardi di dollari sprecati» per gli aiuti all’Ucraina

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di essere preoccupato per lo spreco di miliardi di dollari americani in aiuti all’Ucraina.   In un’intervista andata in onda venerdì, il conduttore di Fox News Bret Baier ha chiesto a Trump se ritenesse che il presidente russo Vladimir Putin fosse un “ostacolo alla pace” tra Mosca e Kiev. Trump ha invece rivolto critiche al leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj.   «Ho avuto una sessione davvero dura con Zelensky perché non mi piaceva quello che diceva. Non rendeva le cose facili. E ho sempre detto che non ha le carte in regola», ha detto il presidente degli Stati Uniti.

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Ha poi criticato aspramente gli aiuti inviati a Kiev dal suo predecessore, l’ex presidente Joe Biden. «I soldi sono soldi. Quello che mi ha dato fastidio è che odiavo vedere la situazione in quel modo, sapete – scusate – incasinata. Odiavo vedere assegni da 60 miliardi di dollari», ha detto Trump. «Penso che Zelens’kyj sia il più grande venditore del mondo, molto più bravo di me. Viene a Washington e se ne va con cento milioni ogni volta».   «Il Congresso è molto arrabbiato. Sai, si chiedono: dove vanno a finire tutti questi soldi?», ha aggiunto Trump. Ha tuttavia affermato che la capacità di Zelens’kyj di fare lobbying per ottenere aiuti americani si è «ridotta» nel tempo.   Dal 2022 gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina circa 128 miliardi di dollari, di cui 66,5 miliardi di dollari in assistenza militare.   Sebbene Trump abbia criticato in passato sia Zelens’kyj che Putin, la colpa del conflitto in corso con la Russia è principalmente attribuita all’Ucraina e all’amministrazione Biden.   Durante un acceso scambio di battute nello Studio Ovale a febbraio, Trump ha accusato Zelensky di essere ingrato per il sostegno degli Stati Uniti e ha affermato che il leader ucraino stava «giocando con la Terza Guerra Mondiale». Da allora, il presidente ha attenuato la sua retorica nei confronti dell’Ucraina e ha minacciato di imporre ulteriori sanzioni a Mosca se non si raggiungerà un accordo di pace.   Venerdì, Russia e Ucraina hanno tenuto a Istanbul i loro primi colloqui diretti in tre anni. Il capo della squadra negoziale russa, Vladimir Medinsky, ha affermato che le due parti hanno concordato uno scambio di prigionieri 1.000 contro 1.000, nonché la formulazione di una «visione di un possibile futuro cessate il fuoco».

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Zelens’kyj in Turchia: l’Ucraina non riconoscerà mai i territori occupati come Russia

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha affermato che Kiev non riconoscerà mai le parti dell’Ucraina attualmente occupate come parte della Russia, confermando che i colloqui di pace sono destinati a proseguire.

 

«In tutte le discussioni – e lo sottolineo – e questa è la mia posizione incrollabile – non riconosciamo legalmente nessuno dei nostri territori temporaneamente occupati come russo. Questa è terra ucraina», ha detto Zelens’kyj ai giornalisti.

 

Zelens’kyj è sembrato come uso mandare un segnale a Trump, per mantenere l’America come principale sostenitore degli armamenti di Kiev. «Nonostante il livello relativamente basso della delegazione russa, per rispetto del presidente Trump, per rispetto dell’alto livello della delegazione turca e del presidente Erdogan, vogliamo comunque cercare di compiere almeno i primi passi verso un cessate il fuoco, quindi ho deciso di inviare la nostra delegazione a Istanbul ora», ha aggiunto il leader di Kiev.

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Kirill Dmitrev, inviato per gli investimenti e stretto collaboratore del presidente russo Vladimir Putin, ha elogiato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver organizzato colloqui di pace tra Russia e Ucraina a Istanbul, il primo dialogo diretto di questo tipo tra i paesi in guerra dall’inizio del 2022.

 

Trump e il suo team hanno «reso possibile l’impossibile» portando Mosca e Kiev al tavolo delle trattative. Dmitriev ha inoltre scritto su X che l’incontro di Istanbul si sta svolgendo «contro ogni previsione/forte resistenza» e che se «non fosse ostacolato all’ultimo minuto, questo potrebbe rappresentare un passo storico verso la pace».

 

Dmitrev ha anche specificamente nominato il vicepresidente J.D. Vance, l’inviato speciale di Trump Steve Witkoff e il Segretario di Stato Marco Rubio – questi ultimi due presenti a Istanbul – come principali contributori allo sforzo di mediazione. Il Cremlino aveva trascorso i primi anni del conflitto criticando duramente l’amministrazione Biden per aver costantemente alimentato la guerra e ostacolato il dialogo, portando le relazioni Washington-Mosca a nuovi minimi storici.

 

Zelensky è arrivato a definire «falsa» la delegazione russa, composta in gran parte da funzionari di basso livello. Nel frattempo, durante una riunione in Qatar, un giornalista ha chiesto al presidente Trump perché il leader americano non fosse presente in Turchia per i colloqui: «Perché dovrebbe andare se non ci vado io?» «Non avevo intenzione di andarci e non pensavo che l’avrebbe fatto se non ci fossi andato io» «Ma abbiamo delle persone lì. Marco sta facendo un lavoro fantastico, Marco è lì…»

 

Putin ha poche ragioni o incentivi per andarci, con gli analisti di guerra che riconoscono ampiamente che rimane al posto di comando dal punto di vista militare, e con le forze ucraine alle corde.

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