Pensiero
La menzogna della teoria dell’evoluzione: un libro per capire

Per i tipi delle Edizioni Piane è uscito un nuovo libro per orientarsi riguardo la fallacia della teoria dell’evoluzione, immane e contraddittoria menzogna ancora inflitta ai nostri figli a tutti i livelli delle scuole dell’obbligo. Si tratta di L’evoluzione in 100 domande e risposte di Dominique Tassot, un esperto del rapporto tra scienza e rivelazione.
Come scrive l’autore, «trasformando la visione che l’uomo ha di se stesso, e in particolare delle sue origini, l’evoluzione ha avuto ripercussioni su ogni aspetto delle nostre società. Ha dettato le grandi scelte delle ideologie politiche del XX secolo ed è servita da giustificazione tanto al liberismo economico che al collettivismo, entrambi attivi ancora oggi, con i loro eccessi e la conseguente disumanizzazione delle società».
Renovatio 21 ha intervistato il traduttore italiano dell’opera, Roberto Bonato, di cui in passato abbiamo pubblicato altri interventi e traduzioni.
Dottor Bonato, può raccontarci chi è l’autore del libro?
Dominique Tassot lo racconta nell’Introduzione: lui è un puro prodotto dell’educazione laïque et républicaine, un allievo dell’Ecôle des Mines, quella che in Francia forma dai tempi napoleonici l’élite ingegneristica nei campi della geologia, della fisica e della chimica: un po’ l’equivalente dei nostri politecnici.
Di estrazione cattolica, in gioventù subisce il fascino di Teilhard de Chardin e della sua «sintesi» tra la teoria dell’evoluzione e un fumoso misticismo pseudo-cristiano che vede in Cristo il «punto Omega» di un’evoluzione umana in perpetuo divenire.
In apparenza, tutto era in ordine, con scienza e fede a dividersi il campo della verità in ambiti ben delineati e incomunicabili. La fede, quello della realtà intima o psicologica (oggi diremmo del «benessere interiore»); la scienza ad occuparsi delle cose serie, delle verità oggettive: la traiettoria del tipico cattolico «adulto». Ma un giorno si imbatte in un libro dal titolo strano: L’evoluzione regressiva. Un testo che osa mettere in discussione il totem intoccabile della scienza moderna: la teoria dell’evoluzione. Scopre così che un certo numero di scienziati ha, da sempre, avanzato ottimi argomenti che smentiscono le affermazioni principali della teoria dell’evoluzione. Tassot non ha fatto che andare in fondo al ragionamento: se le basi di questa famosa teoria sono così traballanti, cos’è che la tiene in piedi?
La risposta è semplice, ma tremenda: l’odio per la Verità, l’odio per il dogma che ci rivela dalle pagine della Bibbia che siamo figli di un’Intelligenza Infinita, dell’Amore Infinito, e non del movimento casuale della materia che si sarebbe auto-organizzata o, ancora più assurdo, auto-creata.
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Per quali ragioni può essersi affermata la teoria dell’evoluzione?
Da un punto di vista storico, è bene ricordare qual era il contesto storico e sociale nel quale Darwin propose la sua teoria. Tanto il rapace capitalismo imperialista inglese (e francese, belga, tedesco, etc.), quanto il nascente socialismo, avevano bisogno di un paradigma intellettuale che giustificasse i loro peggiori eccessi, e che quindi potesse sbarazzarsi di diciotto secoli di morale cristiana.
L’uno e l’altro lo trovarono nella «lotta per la sopravvivenza»: perché se è questa la legge universale del progresso biologico, allora ogni mezzo diventa lecito (di più: inevitabile) per fare trionfare l’interesse superiore del «progresso della specie». Specie che, di volta in volta, sarà quella del laborioso colono inglese sul «primitivo» autoctono; quella del rispettabile borghese sull’analfabeta e malaticcio miserabile che affolla gli slums industriali che ha contribuito a creare; quella del forte proletario russo sull’imbelle capitalista sfruttatore e parassitario; o quella che, passando per il superuomo di Nietzsche, Hitler identificò nell’ariano germanico del suo Kampf (la lotta, per l’appunto) per lo «spazio vitale».
Non è un caso che, come documenta Tassot, Marx avesse chiesto a Darwin di scrivere la prefazione al Capitale (offerta che Darwin educatamente declinò), né che il primo libro del quale le Guardie Rosse cinesi imponessero la lettura nei villaggi occupati non fosse il Libro Rosso di Mao, ma L’origine delle specie. Nel mondo ottocentesco inebriato dai successi tecnologici dovuti alle nuove scoperte scientifiche, la teoria dell’evoluzione ne usurpò linguaggio e credibilità.
Ancora oggi la teoria dell’evoluzione è l’ampio paravento dietro al quale i padroni del discorso nascondono le loro mire inconfessabili, e la foglia di fico che copre le vergogne degli utili idioti al loro servizio: da quelli che difendono il diritto di fare a pezzi un bambino nel ventre della madre (il «grumo di cellule» è l’ultima metamorfosi linguistica della teoria – falsa – della «ricapitolazione evolutiva» attraverso la quale passerebbe il feto umano durante il suo sviluppo) a quelli che pensano che l’essere umano, animale come un altro, non valga di più di una mucca d’allevamento, e quindi vorrebbero obbligarlo a mangiare insetti, o, meglio ancora, a togliere il disturbo dalla faccia della terra: come per tutte le teorie false, se ne può trarre ogni sorta di conclusioni assurde.
Più in generale, penso che la sintesi più onesta del motivo principale all’origine del trionfo (molto più «mediatico» che scientifico) della teoria dell’evoluzione si trovi nel libro di uno dei suoi sostenitori più fanatici: L’orologiaio cieco del biologo Richard Dawkins, laddove questi afferma molto candidamente che la teoria dell’evoluzione ha fornito la giustificazione intellettuale che gli atei stavano aspettando.
Per la prima volta nella storia, sostenere che l’universo, quale l’esperienza e la vera scienza ce lo rivelano, sia frutto del caso, diventava intellettualmente rispettabile. Meglio: sofisticato e alla moda. Come direbbe Chesterton, lungi dall’essere un’idea nuova, la teoria dell’evoluzione è l’ennesimo, vecchio errore. Vecchio almeno di un paio di millenni: il materialista Epicuro ne parlava già intorno al III secolo a.C.
Ed esattamente come Epicuro, una tale teoria serve un unico fine: quello di liberarsi della presenza ingombrante di Dio. Perché se siamo figli del caso, non dobbiamo rispondere delle nostre azioni a nessuno: non serviam.
Come dicevo: niente di nuovo, ma solo la monotona, ripetitiva cantilena, ma ahimé quanto efficace, dai tempi di Adamo ed Eva.
Quali sono gli argomenti che ci spingono a confutarla?
C’è l’imbarazzo della scelta, e uno dei meriti del libro è quello di fornirne un elenco, implacabile quanto inoppugnabile, in tutti i campi, dalla fisica, alla paleontologia, alla teologia.
Per esempio: i famosi fossili dai quali Darwin aspettava ansiosamente la conferma dell’esistenza di anelli di congiunzione tra le specie, costituivano già ai suoi occhi un grosso ostacolo alla sua teoria, come ammetteva nella sua corrispondenza privata. I reperti disponibili ai suoi tempi raccontavano sempre una e una sola cosa: gli animali, anche quelli estinti, apparivano tutti perfettamente funzionanti, estremamente sofisticati, senza «mezze ali» o «proto-organi» che attestassero il passaggio attraverso remote fasi intermedie tra una specie e l’altra.
Darwin ne traeva la conclusione che all’epoca non si disponesse ancora di un numero sufficiente di testimonianze fossili. Sono passati 160 anni, e dei fossili delle forme di transizione continua a non trovarsi traccia. Questo è un fatto talmente incontrovertibile nell’ambito della paleontologia, che i rinomati evoluzionisti Jay Gould e Eldredge sono arrivati a formulare la teoria dell’evoluzione saltazionista o degli equilibri punteggiati: visto che dell’evoluzione non si trova traccia, significa che l’evoluzione avviene «a salti», per «botte di evoluzione», avvenute su tempi brevissimi, su popolazioni animali talmente ristrette, da non lasciare (guarda caso!) alcuna traccia documentata dal registro fossile.
Tutto molto scientifico. Come direbbe qualcuno: se i fatti contraddicono la teoria, tanto peggio per i fatti.
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Personalmente ricordo la mia modestissima, quanto tutt’ora inevasa, obiezione di studente prima al liceo, poi all’università, infine alla scuola di dottorato: com’è possibile che il secondo principio della termodinamica (anche noto come principio di entropia, o di Carnot), il principio più solido, più universalmente confermato di tutta la fisica, quello che ci insegna che ogni sistema naturale tende inevitabilmente verso uno stato di disordine progressivo, e che la teoria dell’evoluzione, quella che ci dice esattamente il contrario, ossia che il movimento aleatorio di atomi su durate sterminate di tempo produca ordine, organizzazione e informazione altamente strutturata, siano entrambi veri? Risposta: non è possibile.
Chieda pure a qualsiasi scienziato, o professore di scienze del liceo: immancabilmente bofonchierà qualcosa sui «sistemi aperti», e poi cambierà discorso. La realtà, ostinata, ci ripete sempre la stessa cosa, quella che le leggi della fisica formalizzano: il caos non produce l’ordine, checché ne dicano certi muratori in grembiule. O, come direbbe Tassot, il tempo non è causa di alcunché.
La teoria dell’evoluzione è incompatibile, prima ancora che con la fede cattolica, con la scienza empirica stessa.
A essere un po’ pedanti, si potrebbe dire che la teoria dell’evoluzione non può essere confutata, per il semplice motivo che non è scientifica nel senso popperiano del termine, ossia falsificabile. Ed è normale che sia così, perché Tassot mostra efficacemente in un altro suo libro che ho tradotto tempo fa (Il Darwinismo: un mito tenace smentito dalla scienza) che la teoria dell’evoluzione nasce molto prima di Darwin nel mondo della filosofia, della letteratura e dell’ideologia anti-cristiana: non è altro che la versione pseudo-scientifica del vecchio mito del progresso, quello che postula che ciò che viene «dopo» è necessariamente meglio di quello che c’era «prima».
Darwin le ha solo fornito una veste e una rispettabilità scientifica. E infatti questa favola per adulti, come ebbe a definirla il biologo Jean Rostand, poggia, non tanto su prove scientifiche, ma su narrazioni, veri e propri «miti» o «icone» che ormai hanno colonizzato l’immaginario collettivo: dalle falene di Manchester ai moscerini della frutta di Lansky; dalla sequenza evolutiva della balena o del cavallo, al collo della giraffa; dai batteri che «evolvono» per sopravvivere agli antibiotici, alla celeberrima sequenza che va dalla saltellante scimmietta Lucy al muscoloso homo sapiens.
Il tutto confondendo allegramente fenomeni accertati come adattamento e selezione, con il concetto totalmente ipotetico di evoluzione, estrapolando su durate di tempo sterminate fenomeni mai constatati su scala ridotta, avvitandosi in ragionamenti circolari nei quali si postula il fenomeno stesso che si dovrebbe dimostrare, o semplicemente inventando di sana pianta dati inesistenti, come accadde con i disegni di Haeckel sulla ricapitolazione evolutiva dell’embrione o frodi famose come quella del pitecantropo e dell’uomo di Java.
In cosa il pensiero del Tassot si distingue dagli altri?
Tassot non ha nessuna geniale, originalissima «sintesi» da proporre per «riconciliare scienza e fede». Perché, se per «scienza» si intende il Darwinismo, la fede cristiana non ha nessun bisogno di riconciliarsi con una falsità, tutt’altro.
Tassot non fa altro che ricordare e difendere la dottrina cattolica tradizionale sulla Creazione, quale è narrata nei primi capitoli della Genesi, e quale è costantemente confermata dall’esperienza empirica, che parla di specie stabili (per quanto non immutabili, anzi, talmente sofisticate da potersi adattare e differenziare rispetto a mutate condizioni ambientali), create per atto soprannaturale da un Creatore infinitamente intelligente, potente e amorevole.
Se c’è una particolarità di Tassot, è quella di avere la capacità, in quanto ingegnere e dottore in filosofia alla Sorbona, di analizzare il problema da tutte le angolazioni, e, nel corso degli anni, di aver saputo radunare attorno a sé e alla sua rivista Le Cep un gruppo di scienziati, storici e filosofi che combattono la stessa battaglia per la Verità. A questo unisce la verve del conferenziere consumato, capace di vivacizzare argomenti inoppugnabili con aneddoti storici, con un effetto di grande efficacia pedagogica.
L’evoluzione in 100 domande e risposte, strutturato in 10 capitoli che affrontano altrettanti aspetti del problema, è la sintesi di anni di lavoro e di contributi, e l’apparato bibliografico sarà utilissimo per approfondire i numerosi temi che per forza di cose possono essere affrontati, per quanto rigorosamente, solo per sommi capi.
Tassot si distingue per coerenza e onestà intellettuale anche dalla grande maggioranza degli scienziati «credenti»: quelli che, pur di salvare la propria rispettabilità di «scienziati seri» all’interno di istituzioni che pretendono fede assoluta nell’idolo evoluzionistico, ad esso devono inchinarsi, più o meno sinceramente, e dire che sì, che la teoria dell’evoluzione è vera, ma che tutte le sue innumerevoli contraddizioni sono risolte da un Dio che alla fine tira le fila dell’universo. Dicono di voler «conciliare scienza e fede», ma in realtà non fanno che stravolgere l’una e tradire l’altra, perché nel tentativo di salvare una teoria tanto mediaticamente trionfante, quanto scientificamente fallimentare, questi scienziati «concilianti» devono annacquare, «demitizzare» a tal punto la Rivelazione biblica e secoli di Tradizione, da rendere entrambe irrilevanti.
Come si evince dalla corrispondenza personale di padri dell’evoluzione come Darwin, Lyell, Huxley, Galton, essi vedevano in questo tipo di accomodamento teista all’evoluzionismo il loro alleato più prezioso, perché erano consapevoli che un Dio «evolutore» era perfettamente innocuo e funzionale alla loro agenda ideologica: il nemico da abbattere, ossia da sradicare dalle coscienze, era il Dio della Genesi, quello che si interessa alla sua creatura dal primo istante della sua esistenza terrena fino all’ultimo (e oltre), quello che crea l’universo intero per l’uomo.
A 160 anni dall’inizio ufficiale di questo attacco, possiamo ben dire: missione compiuta. Purtroppo.
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Oltre a quelle di Tassot, vi sono altre forme di opposizione alla teoria dell’evoluzione? Di recente contro di essa si sono mossi anche gli informatici…
Immagino che lei stia parlando del lavoro di William Dembsky. In quanto informatico, lo trovo estremamente interessante. Si tratta di una formalizzazione del concetto di «complessità irriducibile» introdotto per la prima volta da Michael Behe. L’esempio che si usa in questi casi è quello della trappola per topi, un congegno per il quale esiste un numero minimo di componenti indispensabili per svolgere la funzione, al di sotto del quale non si ha più una trappola: formaggio, molla, la barra che cala sul topo, etc.
Se UNA SOLA viene a mancare, o è incompleta, il resto della struttura è perfettamente inutile. Fuor di metafora in ambito biologico: il reticolo intricatissimo della retina umana non serve a nulla, se al termine delle connessioni neurali dell’occhio non esistessero aree dedicate della corteccia cerebrale, infinitamente più complesse, che possano decodificare i segnali inviati.
Le due componenti avrebbero dovuto evolvere parallelamente, per milioni di anni, senza alcuna utilità, oppure servendo a fare tutt’altro (ai tempi del mio liceo il concetto alla moda era serendipicità) fino al momento fatidico nel quale si sarebbero collegate (sempre per puro caso) e, che combinazione! Ecco servita la visione.
La teoria dell’evoluzione, anche nella sua incarnazione moderna del neo-darwinismo, che vede nelle mutazioni aleatorie del codice genetico il motore dell’evoluzione, non ha la minima risposta a questo tipo di problemi, se non l’ennesimo mito: quello che dice che quanto è impossibile su un tempo a scala umana, diventa «praticamente certo» su durate di tempo «infinite» (non proprio: miliardi e miliardi di anni). La prova? Inesistente.
Il lavoro di Dembsky è fondamentale perché si attacca al fulcro metafisico della questione, che è il superamento definitivo del paradigma riduzionista che in questo momento paralizza il progresso delle scienze, e che passa per l’introduzione dell’informazione come principio fisico fondamentale accanto a «massa» ed «energia».
Per tornare alla questione dell’opposizione al darwinismo, mi sembra che l’unica degna di nota della quale sono a conoscenza viene dal mondo americano: essenzialmente protestante, ma, ed è stata per me una rivelazione recente, anche da un certo mondo cattolico. Spiace dirlo, ma è una realtà che l’eresia protestante del sola scriptura, se da un lato è all’origine dell’estrema frammentazione di quel mondo in migliaia di denominations, paradossalmente ha preservato un’opposizione tenace ed efficace al dominio totale del pensiero evoluzionista, nel nome di un’adesione intransigente al significato letterale della Bibbia.
Invece, la fedeltà del popolo cattolico ai propri pastori, se lo ha protetto per secoli da ogni sorta di deviazione dottrinale, ha anche fatto sì che, quando la gerarchia ha vacillato di fronte all’avanzata delle armate darwiniste, esso fosse molto più permeabile agli insegnamenti spuri che ne sono derivati.
Negli USA la vicinanza, spesso antagonista o per lo meno «competitiva», con i protestanti, ha costretto i cattolici (per lo meno quelli che hanno ancora a cuore l’ortodossia) ad affrontarli sul loro stesso terreno della conoscenza e della fedeltà alle Sacre Scritture. Già da alcuni anni tanto io che Tassot collaboriamo con il Kolbe Center for the Study of Creation. Si tratta di un apostolato impegnato a ristabilire la verità cattolica sulle origini del mondo e della vita, che poco tempo fa ha prodotto la straordinaria serie di documentari Foundations Restored (disponibile con sottotitoli in italiano), un’opera monumentale che in 13 episodi analizza tutti gli aspetti della questione avvalendosi dei contributi di una ventina di esperti in fisica, chimica, biologia, teologia, storia, filosofia: il tutto alla luce degli insegnamenti delle Scritture e della Tradizione della Chiesa cattolica.
Dettaglio toccante: il fondatore, Hugh Owen, è il figlio convertito al cattolicesimo di Sir David Owen, politico inglese a suo tempo attivo propugnatore di politiche eugenetiche, già primo Segretario Generale dell’International Planned Parenthood Federation. Per quanto minoritaria, si, la resistenza esiste, anche cattolica, e si sta organizzando.
Quando essa è penetrata davvero nell’istruzione pubblica? Ci sono forme di resistenza all’interno di essa?
Non si può resistere a qualcosa che non si percepisce nemmeno più come un problema.
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Fino a che punto le scuole sono state invase dal darwinismo? È possibile esonerare il proprio figlio dalle ore di lezione in cui viene impartito agli studenti?
Vivo in Francia ormai da 20 anni, ammetto di conoscere poco la situazione attuale della scuola pubblica italiana, che però immagino non molto diversa da quella francese, della quale eredita l’origine laïque. Penso che poco sia cambiato in Italia dai tempi nei quali, alle medie come al liceo, mi sono ritrovato a studiare la teoria dell’ontogenesi di Haeckel (il primo traduttore di Darwin in tedesco), quella secondo la quale un embrione umano, durante il suo sviluppo fetale, «ricapitola» tutte le fasi della sua storia evolutiva, passando attraverso una fase «pesce», «rettile», etc.
Questa teoria, screditatissima da almeno un secolo, come è ben documentato nel libro, era ancora presentata nella scuola media e superiore italiana degli anni ‘80 come una delle «prove» più convincenti della validità della teoria dell’evoluzione, e i disegnini inventati di sana pianta da Haeckel occupavano un paio di pagine del mio testo di scienze: poco importa che siano una frode conclamata riconosciuta da tempo.
Ma non è un problema solo italiano: nel 2017 Jonathan Wells ha intitolato il suo libro Zombie Science proprio in relazione ai famigerati disegni: come uno zombie che non vuol saperne di morire, questi disegni fraudolenti continuano ad infestare i libri di scienze.
Il tutto accanto al paragrafo sull’ennesimo mito della vulgata evoluzionista, quello degli “organi vestigiali”, come l’appendice o le tonsille, che non sarebbero che rimasugli di organi del passato dimenticati lì dall’evoluzione, inutili se non dannosi. Ma se di organi vestigiali se ne annoveravano un centinaio agli inizi del ‘900, attualmente si contano sulle dita di una mano, perché di tutti gli altri nel frattempo si sono scoperte funzioni e utilità, e tutto porta a ritenere che non ce ne sia nessuno.
È la dimostrazione che la teoria dell’evoluzione rappresenta un vero e proprio ostacolo alla scienza, con gravi ricadute per esempio in ambito medico. Perché nel frattempo si è scoperto che l’infiammazione delle tonsille è sintomo di problemi di sviluppo della mandibola indotti dall’eccesso di cibi molli, e che l’appendice non è affatto un rumine atrofizzato, ma una vitale riserva di batteri, utilissima per ri-colonizzare l’intestino dopo un problema digestivo o una malattia che ne avesse compromessa la flora, con buona pace per le migliaia di ablazioni «preventive» effettuate per decenni: solo uno dei tanti esempi delle conseguenze deleterie molto concrete dell’orgoglioso accecamento indotto da questa teoria, che ci fa ritenere inutile qualcosa che semplicemente non comprendiamo ancora.
A proposito, a più di 150 anni dall’Origine delle Specie, mi saprebbe citare una sola invenzione, una sola previsione utile che la teoria evoluzionista avrebbe apportato al genere umano?
Non mi risulta che le lezioni di darwinismo possano essere rifiutate, ma ritengo che il modo più efficace di combatterlo sarebbe quello di presentarlo in classe nel modo più scientifico e intellettualmente onesto possibile (come raccomandava Humani generis), comprese le ideologie mortifere e devastanti che ha contribuito a ispirare: comunismo, nazismo, eugenismo, cultura della morte abortista ed eutanasica. Ed è proprio per questo che ho voluto tradurre in italiano il libro di Tassot, che è concepito principalmente come un sussidio per studenti ed educatori cattolici.
Perché questo è il nodo del problema: i cattolici, preti e laici, devono riprendere coscienza dell’insegnamento perenne della Chiesa su questi temi, e proclamarlo senza complessi di inferiorità che non hanno alcuna ragione di sussistere: L’evoluzione in 100 domande e risposte e Foundations Restored sono lì per ricordarlo.
Come stupirsi se i giovani «perdono la fede» all’adolescenza? Non è forse a quell’età che a scuola imparano che la «scienza ci insegna che la teoria dell’evoluzione spiega le origini dell’uomo»? Non è forse a quell’età che il prof di religione (quando c’è) spiega tutto gongolante che sì, Dio ha detto delle cose vere «in un certo senso» all’inizio della Bibbia, ma voleva dire altro, o forse è Mosè che, poverino, non era abbastanza «evoluto» per capire, anzi no, Mosè è un personaggio mitico, o «composito», sono i rabbini durante la cattività babilonese che hanno inventato delle storie per ingannare il tempo, ma in ogni caso poco importa, perché si tratta di storie buone e giuste, «ispirate», e a noi cattolici adulti non importa tanto il «come», ma il «perché».
C’è veramente da stupirsi se un giovane, con il bisogno vitale di Verità e di Assoluto che solo un adolescente può avere, trarrà da tale insegnamento ondivago e contraddittorio la conclusione che, siccome i primissimi capitoli della Bibbia sono, nel migliore dei casi, un mito, e nel peggiore una presa in giro, forse lo sia anche tutto il resto, Incarnazione, Passione, Morte, Resurrezione e Transustanziazione comprese?
E che per le cose «vere» ci si possa fidare solo della Scienza.
Quella che insegna che un embrione umano è solo una specie di girino, che veniamo dal caso, e che i comportamenti omosessuali sono normali, e infatti «lo fanno anche le scimmie»?
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Qual è il quadro generale dell’antievoluzionismo?
È un argomento vasto al quale Tassot dedica tutto un capitolo del libro, nel quale traccia brevemente la storia dell’opposizione tanto religiosa quanto puramente scientifica alla teoria. Direi che attualmente ci sono due correnti principali. Da un lato quella del Disegno Intelligente, o Intelligent Design, che accoglie l’evoluzione come un fatto accertato, ma che, di fronte alle insanabili contraddizioni teoriche, e alla mancanza delle evidenze empiriche, evoca l’azione di un Dio che interverrebbe costantemente a forza di miracoli per «dirigere» l’evoluzione là dove, lasciata a se stessa, non andrebbe mai. È una corrente che ha gioco facile nell’indicare tutto quello che non funziona nel darwinismo, ma che pare ancora intenta a salvare le apparenze di una spiegazione puramente naturalista (per quanto guidata da Dio «da lontano»), dell’origine della vita, l’unica ormai comprensibile dal mondo moderno.
L’altra è quella del creazionismo «classico», che riconosce che i primi capitoli della Genesi descrivono in modo succinto, ma esatto, le fasi della creazione del mondo, che procedono da altrettanti atti soprannaturali del Dio Creatore che ha voluto rivelarSi, e rivelare l’origine dell’uomo senza finzioni né «allegorie». Ed è questa la posizione pressoché universale della Tradizione Cattolica, e di tutti i padri della Chiesa: Sant’Agostino compreso, proprio quello che tanto a sproposito viene arruolato, insieme alle sue «cause seminali», nei ranghi degli evoluzionisti. E questa è la posizione di Tassot.
Purtroppo si tratta di una posizione che viene spesso irrisa come ingenua o ispirata dal «letteralismo protestante»: come se il povero Mosè, un tipo capace di guidare un milione di persone nel deserto per 40 anni, non fosse in grado di afferrare concetti come «nato da una scimmia» o «milione di anni», mentre noi, suoi evolutissimi pronipoti debitamente istruiti dai documentari di Piero Angela, avessimo capito che i primi capitoli della Genesi non sono che un’allegoria, un racconto morale tipo Mille e una notte.
Eppure è a questa visione che dobbiamo il paradigma culturale che ha reso possibile la nascita della scienza, quella vera, nel mondo occidentale. Perché se altre culture hanno accumulato conoscenze ed osservazioni empiriche e soluzioni tecniche puntuali, è solo nell’Occidente irrigato dalla confluenza tra la nozione ebraica di Creazione con quelle di lex romana e di logos greco, che la scienza moderna è stata resa possibile: il mondo non è governato dai moti casuali ed imprevedibili della materia, né dai capricci di divinità riottose, ma è opera di un Creatore, che se ne cura fin dall’inizio continuamente, la cui infinita intelligenza traspare nella mirabile armonia di leggi regolari e conoscibili, pallido ma esatto riflesso della Sua gloria infinita.
Qual è lo stato dell’antievoluzionismo in Italia?
A mia conoscenza, si tratta di opposizioni isolate e assolutamente minoritarie. Esistono le lodevoli eccezioni rappresentate da intellettuali come Giuseppe Sermonti, autore del coraggioso Dimenticare Darwin, e tutta l’opera meritevole di padre Alberto Strumia.
Come in Francia, il paradigma evoluzionista è talmente penetrato nella cultura, tanto a livello accademico che popolare, da essere ormai implicito, e quindi invisibile. Si pensi solo a quando in una discussione si evoca l’Homo sapiens, o il Neanderthal, o si parla di «cervello rettiliano».
Io stesso ho conosciuto per caso l’opera di Tassot in Francia, in età relativamente avanzata, e non avevo nemmeno mai potuto concepire che esistesse un’opposizione fondata a quanto a scuola il mio insegnante di scienze mi presentava come una grande conquista dello spirito umano, e quello di religione come salutare lezione di (falsa) umiltà: sapere che siamo solo delle scimmie senza peli.
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La chiesa postconciliare ha oramai accettato la storia dell’uomo derivante dalla scimmia?
Nel quartiere dove vivo, a Nizza, dopo l’attentato del 14 luglio 2016, il prete di un’importante chiesa situata a due passi dal luogo del massacro ha raccolto dei fondi per «offrire a Dio» un nuovo portale. Risultato: vi figurano due orrendi scimmioni che si scambiano una mela. Incurante del fatto che il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che i nostri due progenitori, Adamo ed Eva, furono creati perfetti, in stato di grazia, con i doni dell’immortalità, dell’impassibilità, dell’integrità e della scienza infusa, come da millenaria Tradizione di Dottori, Confessori e Martiri (oltre che di un numero sterminato di santi preti), il parroco non ha trovato nulla da eccepire a che fossero raffigurati secondo una vulgata pseudo-scientifica ispirata da un naturalista inglese ateo e ferocemente anti-religioso, che contraddice platealmente il buon senso cattolico, prima ancora che la fede.
Direi che è un esempio che riassume bene la situazione della Chiesa su questo fronte: una debacle totale, una ritirata disordinata nelle retrovie dell’evoluzionismo teista, con effetti che sarebbero grotteschi, se non fossero blasfemi. È importante sottolineare che l’ultimo pronunciamento al più alto grado di autorità del Magistero cattolico sull’argomento fu quello di Humani Generis (1950), che si limita ad autorizzare la «discussione» sulle origini dell’uomo, ma giustamente impone di non presentare mai l’evoluzione come un fatto accertato, e raccomanda agli insegnanti cattolici, sotto pena di peccato grave, di non mancare di segnalarne i punti incompatibili con la dottrina.
Ricordo che prima di Humanae Vitae, anche Paolo VI aprì un «periodo di discussione» durante il quale era permesso per un cattolico dibattere sulla liceità della contraccezione: e sappiamo come quel periodo si è concluso. Il resto, ovvero le dichiarazioni di papi (o dei loro collaboratori) personalmente convinti, come la stragrande maggioranza del clero attuale, che la scienza abbia accertato oltre ogni margine di dubbio la realtà dell’evoluzione, non sono assolutamente vincolanti, e non faranno che dimostrare alle future generazioni di storici della Chiesa a che punto in questi tempi oscuri le mistificazioni di questa vasta impostura intellettuale saranno riuscite a confondere anche i gradi più elevati della gerarchia cattolica.
La storia della famosa dichiarazione di Giovanni Paolo II sull’evoluzione «più che un’ipotesi» (che il Papa non scrisse di suo pugno, e che probabilmente neanche lesse) è molto istruttiva in questo senso, e meriterà un capitolo a parte, forse proprio dalle colonne di Renovatio 21.
D’altra parte, già nel 1907, nella Pascendi Dominici Gregis, il nostro conterraneo San Pio X, che univa il buon senso del parroco di campagna alla chiaroveggenza di un profeta dell’Antico Testamento, nel denunciare il modernismo aveva fatto «nomi e cognomi»:
«È lor [dei modernisti, ndr] principio generale che in una religione vivente tutto debba essere mutevole e mutarsi di fatto. Di qui fanno passo a quella che è delle principali fra le loro dottrine, vogliam dire all’evoluzione».
Ecco quella che mi sembra una buona definizione del modernismo: la teoria dell’evoluzione applicata alla teologia.
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Numeri sconosciuti, nessuno più risponde al telefono: la regressione della società continua

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🇷🇺 The FSB in Moscow stopped the activities of fraudulent call centers that acted in the interests of the Armed Forces of Ukraine on the territory of the Russian Federation. pic.twitter.com/DaQROgMTjg
— Sinnaig (@Sinnaig) April 26, 2023
The Russian version of the movie “The Beekeeper”. But in real life The FSB has shut down an entire international network of fraudulent call centers in Russia. Their daily income was $1 million. The scammers deceived about 100 thousand people from more than 50 countries. Since… pic.twitter.com/rFPVG1jIdU
— Vladi 🇷🇺🇺🇸 (@joiedevivre789) December 9, 2024
Lì ad un certo punto, per le telefonate moleste, Putin ha fatto qualcosa, e protetto il suo popolo. Qui invece abbiamo Giorgia e La Russa, più Mattarella. E la vostra attenzione – che è sacra, che il cuore della vostra produttività – interrotta continuamente da persone che vogliono, legalmente o illegalmente, solo i vostri soldi, e forse la vostra rovina. Roberto Dal BoscoThe Russian Security Services has announced that they have taken down three scam call centers in Moscow, which had defrauded people in more than 20 countries out of tens of millions of dollars. pic.twitter.com/WC4e8oqGBJ
— Breaking911 (@Breaking911) December 11, 2024
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Pensiero
Macron e il coca-gate, le fake news e le smentite (cioè: notizie date due volte)

Chiariamo subito che crediamo che quella non era cocaina, ma un semplice fazzoletto, probabilmente pieno di muco presidenziale: Macron non nasconde una bustina di polvere bianca, ma il frutto cartaceo di un raffreddore che ha colpito il suo naso, peraltro importante.
Stesso dicasi per il presunto «cucchiaino» di Merz, che ci sembra persona lontana anni luce dal vizio di narice; anzi, visto l’entusiasmo che irradia (primo cancelliere subito trombato al Bundestaggo!) ci sarebbe da sperare che usasse eccitanti di sorta.
È un fake – uno shallow-fake, direbbero (cioè un fake audivisivo senza la tecnologia machine learning dei deep fake), o forse neanche quello. Qualcuno ha dato un’interpretazione, che in rete ha attecchito. Poi è passato Alex Jones. Boom. Ecco il coca-gate.
DEVELOPING SCANDAL: Macron, Starmer, and Merz caught on video on their return from Kiev. A bag of white powder on the table. Macron quickly pockets it, Merz hides the spoon. No explanation given. Zelensky, known cocaine enthusiast, had just hosted them. All three of the “leaders”… pic.twitter.com/M2h5Fhzo5h
— Alex Jones (@RealAlexJones) May 11, 2025
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Non è possibile che il gruppetto sia stato colto di sorpresa in questo modo. Rifletteteci: quell’inquadratura quante volte l’avete vista? È praticamente un set fisso della guerra ucraina: il treno dove i leader europei si trovano, con spirito da Interrail post maturità, per andare a Kiev. (ecco, forse là invece…)
Avete visto, su quel treno, Draghi e Scholz, e tutti quanti, è il vagone-teatrino della farsa euro-NATO-ucraina. Nulla, su quel trenino, è lasciato al caso. Quindi no, non crediamo alle pippate ferroviarie transnazionali del presidente francese.
E non importa se impazzano le video compilation del Macron che porta la mano al naso.
Élysée Palace:
“France’s enemies are spreading dangerous misinformation about President Macron’s alleged cocaine use.”Emmanuel Macron: pic.twitter.com/X7XTKyTehl
— Dr. Simon Goddek (@goddeketal) May 12, 2025
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Si tratta di sussurri della rete complottista che in genere spariscono dans l’espace d’un matin. O almeno, pensavamo andasse così, fino a quando, molto drammaticamente, è arrivata la smentita ufficiale dell’Eliseo.
«Quando l’unità europea dà fastidio, la disinformazione arriva fino al punto da far passare un semplice fazzoletto per della droga, false informazioni diffuse dai nemici della Francia, siate vigili contro le manipolazioni» dice la nota diramata dal vertice francese.
Ora, c’è un vecchio detto nel mondo delle pubbliche relazioni: una smentita è una notizia data due volte. E ciò non va bene, soprattutto se la notizia è falsa. E si vuole far sapere che è falsa.
La verità è che non è la prima smentita che parte dal presidente Macron, un personaggio che, di anno in anno, rivela un lato sempre più bizzarro, oscuro.
Su Renovatio 21 siamo tra i pochi a ricordarsi quanto accadde alle elezioni presidenziali 2017.
Nel 2017, a pochi giorni dal ballottaggio presidenziale tra Macron e Marine Le Pen, la campagna di Macron avrebbe subito un attacco da parte di hacker – subito definiti «russi» – che portò alla luce anche dettagli scabrosi.
Tra le 20 mila email dei cosiddetti MacronLeaks, sarebbe contenuto un episodio che «coinvolgerebbe un deputato francese che avrebbe dato indicazioni al suo assistente di comprare della droga in bitcoin» scrisse all’epoca l’agenzia AGI. «La transazione e la consegna sembra siano poi avvenute, ma potrebbe essere una goccia del mare di manipolazioni che quei documenti potrebbero contenere». Secondo quanto trapelato, il deputato si sarebbe fatto arrivare la droga al suo ufficio parlamentare. La veridicità del documento è stata messa in discussione.
All’epoca, tuttavia, assistemmo ad uno spettacolo impressionante: il sistema aveva di fatto recepito quanto accaduto l’anno prima, durante la campagna presidenziale americana 2016 (Trump vs. Hillary), con i leak che devastarono il Partito Democratico USA e la campagna Clinton: ecco che i giornali di tutto il mondo praticamente tacitarono lo scandalo e additarono subito le email come propaganda russa: insomma, ma quale droga, hastatoPutin.
Ancora oggi, il lettore può verificare da sé, è difficile trovare in rete materiale sull’argomento, anche se i giornali all’epoca ne parlarono molto, ma per poco tempo, e soprattutto senza voler approfondire nulla, perché tanto la spiegazione era: «hacker russi».
La storia non riemerse nel mainstream nemmeno quando nel 2023 un senatore di area macroniana del partito Horizons fu arrestato con l’accusa di aver drogato una deputata. Non era nemmeno primo deputato macronista salito agli altari della cronaca per questioni di droga. Nel gennaio 2023, il sito francese Mediapart aveva rivelato che il deputato del partito di Macron Renaissance (ex En Marche) Emmanuel Pellerin avrebbe fatto uso di cocaina prima e dopo la sua elezione all’Assemblea nazionale. Il Pellerin si era giustificato parlando di «difficoltà personali e familiari». Il partito di Macron disse di voler proporre l’immediata esclusione del deputato, che si ritirò dal suo gruppo parlamentare e dal partito, per poi tornare nel luglio 2023, dopo l’archiviazione del suo caso.
All’epoca del mancato scandalo, nel 2017, circolavano comunque sui giornali le storie sulla presunta omosessualità del presidente, con alcuni che mormoravano riguardo ad un gruppetto di amici dediti a certo tipico débauche. Erano sparate, accuse, illazioni. O forse no: era materia di Stato, e forse non solo per Parigi.
Chi scrive ricorda a ridosso di quei fatti un corso di aggiornamento dell’Ordine dei giornalisti (obbligatorio se si vuole mantenere il tesserino professionale) di deontologia, tema: fake news. Qui veniva direttamente trattato, come esempio di bufala malevola, la storia della droga che sarebbe arrivata all’Eliseo. Dobbiamo confessare che il debunking, cioè la dimostrazione della falsità della storia, non deve averci convinto, perché non ricordiamo nessun argomento, forse nemmeno è stato fatto.
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Veniva detto semplicemente: guardate, questa è una fake news. Non è che il corso (che era online) si limitava a predicarlo in video: grande fu lo stupore quando, dinanzi al test finale a risposta multipla per capire se si era stati attenti, veniva posta la domanda: quale fake news ha riguardato il presidente francese? La risposta esatta era, andiamo a memoria, quella per cui sarebbe stato a capo di una banda di omosessuali.
Cioè: se credevi alla storia di Macron gay con i suoi amichetti, non eri un giornalista. La smentita diviene dogma mediatico, oltre che statale.
Il problema è che dopo pochi mesi scoppiò lo scandalo Benalla. Forse il lettore non ricorderà: nel 2018, i giornali francesi parlarono di un signore di origini maghrebine che si intrufolava tra le file della Gendarmeria nelle manifestazioni pubbliche e aggrediva le persone che protestavano. Si scoprì che Alexandre Benalla, giovane forte e prestante, era «collaboratore» della sicurezza dell’Eliseo, e molto vicino alla coppia presidenziale, al punto che, dissero, aveva accesso ad appartamenti «presidenziali».
Nel frattempo si moltiplicavano storie su vari passaporti diplomatici, rapporti diretti con leader africani, se non con oligarchi russi… tuttavia l’attenzione del grande pubblico era concentrata sullo spuntare qua e là delle immagini del moro virgulto in giro assieme al presidente sorridente. Eccoli insieme in strada, nei palazzi del potere, in bici. Dissero che partecipava, unico membro del gabinetto, a esclusive giornate sugli sci del presidente.
E quindi, cosa fa Macron? Parlando ai deputati della maggioranza riuniti alla Maison de l’Amérique Latine e dice: «Alexandre Benalla non è il mio amante e non ha i codici nucleari».
Eccola lì: un’altra bella smentita. Cioè, una notizia data due volte. Una notizia che, secondo il corso di deontologia giornalistica, era da ritenersi come quintessenza della fake news.
C’è tuttavia una smentita che Macron non ha ancora dato, o almeno, non del tutto: quello sulla storia, allucinante e anche questa non esattamente credibile, secondo cui la première dame Brigitte Macron sarebbe nata uomo. L’8 marzo 2024, festa della donna, Macron parla ad un evento a favore dell’aborto in Place Vendome: «il peggio sono le false informazioni e gli scenari montati ad arte, con gente che finisce per crederci e ti attacca, incluso, nella tua intimità».
«Contro questo machismo bisogna ricorrere al diritto, alla giustizia», ha tuonato nella piazza abortista il presidente francese, chiedendo l’istituzione dell’«ordine pubblico sul web». «Un formidabile luogo di espressione dei più pazzi», ha aggiunto Macron, assicurando che purtroppo la rete è ancora «senza regole».
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Nell’aria aleggiava la storia scioccante, portata avanti da qualche soggetto (un giornalista, qualche blogger, etc.), secondo cui la moglie del presidente in realtà sarebbe un transessuale. Erano partite delle denunce da parte dell’interessata, stufa di questa accusa pazzesca, tale da aprire abissi sul potere francese tutto. Alcuni, tuttavia, ricordavano che il racconto della loro storia d’amore, lui studente di liceo di 15 anni (ma l’età cambia a seconda di chi ne parla) e lei professoressa più vecchia di un quarto di secolo, era già di per sé inquietante.
Poi arriva Candace Owens, e le cose si complicano. La podcaster afroamericana, recentemente convertitasi al cattolicesimo tradizionalista (come il marito, il lord britannico George Farmer), dedica al caso una puntata del suo show, quando ancora era parte del network del Daily Wire dell’opinionista ebreo sionista Ben Shapiro. A seguito della posizione della Owens su Israele e Gaza, la Owens viene licenziata, e la puntata su Brigitte Macron tolta.
Fattasi la sua trasmissione indipendente su YouTube, la Owens torna sul tema, vuole fare uno speciale ulteriore sul caso Macron, e lo annuncia. A quel punto, prima che l’episodio andasse in onda, riceve una lettera dei legali della coppia presidenziale francese: così racconta Candace, che dice di essere rimasta sorpresa, e di aver trovato la motivazione per fare non un episodio, ma una serie intera. Il suo sito – cioè il luogo di prima distribuzione dei video – nel frattempo è stato oggetto di attacchi DDoS massivi, ha detto.
La serie Becoming Brigitte è andata in onda comunque: personaggi di estrema rilevanza mediata mondiale come il podcaster Joe Rogan e il giornalista Tucker Carlson dicono di averla vista e di essere convinti degli argomenti addotti dalla Owens. Carlson dice che pensava fosse una follia nella quale non poteva seguire Candace, per quanto le volesse bene. E invece…
Lei fa il giro delle trasmissioni su internet, e spiega i retroscena: dice di aver ringraziato per la lettera, così, attraverso i legali, ora ha un canale di comunicazione sicuro con i Macron. Ha quindi preparato alcune domande semplici e fattuali sulla questione, come se è vero o falso che sarebbe nata con quest’altro nome, «Brigitte Macron ha dato alla luce 3 figli?», etc.
BREAKING NEWS: Emmanuel and Brigitte Macron has sent me ANOTHER strongly worded legal letter.
Truly, if I did not recognize the name of the law firm they have employed, I would be convinced I was being trolled.
The letter is much shorter than the first— just a page and a half… pic.twitter.com/lg0tiwv3q5
— Candace Owens (@RealCandaceO) February 4, 2025
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Lì la smentita alla Owens ci sarebbe stata tutta. Non c’è però stata, o almeno non alle domande diretta della giornalista nera. Sarebbe arrivata, invece, un’altra lettera dei legali. Nessuna risposta, e in più viene ignorata la proposta di Candace di andare in Francia ad intervistare direttamente la première dame.
E quindi: no, non crediamo a nessuna di queste storie pazzesche: coca sul treno per Kiev, omosessuali intorno al presidente droga all’Eliseo, un transessuale sul trono di Francia (neanche fosse il sogno realizzato dei templari adoratori del Bafometto androgino, quelli massacrati dal re tanti anni fa… ma divaghiamo).
Non crediamo a nulla. È nostro diritto. Ci sa però che ci obbligheranno a credere, a breve, alle smentite di Stato.
Nel frattempo, c’è una cosa che possiamo fare per convincerci che in Francia tout va bien. Riguardarci, in loop, la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024.
Da lì è chiaro tutto. Costituzionalizzazione dell’aborto, lancio della corsa della Francia verso l’eutanasia, proposta di truppe NATO in Ucraina, e solo negli ultimi mesi. Ciò che Macron fa è perfettamente normale. No?
Roberto Dal Bosco
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Immagine screenshot da YouTube
Pensiero
«Criminali votati all’Anticristo»: piano mondialista contro la Chiesa. Steve Bannon intervista mons. Viganò

Steve Bannon: Recentemente, un gruppo di Cattolici americani ha chiesto al presidente Trump di indagare se il governo degli Stati Uniti fosse coinvolto nella sequenza di eventi che hanno portato alle dimissioni di papa Benedetto XVI l’11 febbraio 2013 e al Conclave che ha eletto papa Francesco I il 13 marzo 2013. Di recente Ella ha chiesto al Direttore della CIA di Trump di «indagare sul piano del deep state per eliminare Benedetto XVI». Crede che l’amministrazione Obama/Biden abbia interferito nell’abdicazione di papa Benedetto XVI e nell’elezione di Jorge Bergoglio? Se è così, perché?
Carlo Maria Viganò: Se non stessimo parlando della Chiesa – o meglio: del Vaticano – ma di uno Stato qualsiasi, l’evidenza di un colpo di Stato non sarebbe messa in dubbio da nessuno. D’altra parte, sappiamo che il deep state ha interferito più volte nel governo di molte nazioni, e che continua tuttora a farlo tramite i suoi emissari (lo scorso 28 Aprile il card. Burke ha denunciato il tentativo del «presidente» Macron di fare pressioni sul collegio cardinalizio per scongiurare l’elezione di un papa conservatore che metta in discussione le politiche dell’Unione Europea).
Dalle email di John Podesta diffuse da Wikileaks sappiamo che lo schema adottato in ambito civile per fomentare «rivoluzioni colorate» è stato replicato pedissequamente anche in ambito ecclesiastico.
Il modus operandi è lo stesso: il deep state finanzia mediante USAID e altre agenzie governative movimenti ideologici e gruppi di pressione sociale per simulare un dissenso nei confronti del Magistero della Chiesa Cattolica e poter così fare pressione sulla Gerarchia affinché adotti riforme in senso progressista. Contestualmente, la parte della Gerarchia che è complice di questa operazione eversiva si avvale di questo dissenso «virtuale» per legittimare le riforme che nessuno chiede: sacerdozio femminile, legittimazione della sodomia, apparente democratizzazione dell’autorità mediante la «sinodalizzazione» del papato monarchico, etc.
Tutto si basa quindi sulla falsa premessa che vi sia un problema (mentre esso è creato artificialmente e non è assolutamente percepito dal popolo cristiano), al quale porre rimedio con la soluzione offerta (che in condizioni ordinarie non potrebbe nemmeno essere presa in considerazione).
Queste interferenze nel governo della Chiesa Cattolica sono giunte a teorizzare la necessità di sostituire il pontefice regnante, Benedetto XVI, con un emissario del deep state che portasse a compimento il proprio piano eversivo. Ed è esattamente quello che di lì a poco è effettivamente accaduto: Benedetto XVI è stato costretto alle dimissioni; al Conclave è stato fatto eleggere Jorge Mario Bergoglio e questo gesuita argentino ha effettivamente eseguito gli ordini ricevuti.
(…)
È quindi assolutamente indispensabile che la nuova Amministrazione americana – nella quale il vicepresidente JD Vance è un cattolico praticante – indaghi su questi aspetti e porti alla luce le responsabilità delle precedenti Amministrazioni, che sappiamo essere state complici e promotrici non solo del golpe vaticano, ma anche di altre analoghe operazioni estere e interne – penso anzitutto alla frode elettorale del 2020.
Una volta che si avranno le prove e i nomi dei colpevoli, la Gerarchia cattolica non potrà ignorare fatti di rilevanza politica, con la scusa che si tratta di questioni canoniche.
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Chi pensa che abbia avuto un ruolo fondamentale in quel colpo di Stato? In che modo le prove di interferenza straniera in un’elezione papale influenzerebbero la Chiesa cattolica praticamente e canonicamente?
Questo colpo di stato fa parte di un golpe globale organizzato dalla lobby eversiva della sinistra woke (sul fronte ideologico) e del World Economic Forum (sul fronte finanziario). Lo scopo è la distruzione di ogni forma di resistenza all’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale, la costituzione di governi totalmente controllati da un’élite di tecnocrati e la costituzione di una nuova Religione dell’Umanità che dia basi dottrinali e morali alla distopia globalista.
Nella mente di questi criminali votati all’Anticristo – perché è del regno dell’Anticristo che stiamo parlando – Bergoglio doveva costituire il primo «papa» della nuova chiesa ecumenica e sinodale preparata sin dal Vaticano II. Ed è proprio per questa totale eterogeneità anche rispetto ai suoi immediati predecessori (anche i più progressisti) che Bergoglio non può essere considerato papa della Chiesa Cattolica.
È evidente che, nel momento in cui venisse dimostrata questa interferenza nell’elezione del papa, ciò comporterebbe la nullità dell’elezione e l’illegittimità del papato di Bergoglio. Questo sarebbe a tutti gli effetti un great reset, perché annullerebbe tutti gli atti di magistero e di governo di Bergoglio, dalle Encicliche eretiche alle nomine dei vescovi e dei cardinali.
Prima che inizi il Conclave è indispensabile verificare che i membri del Collegio Cardinalizio siano effettivamente legittimi, perché chiunque uscisse eletto papa dal Conclave vedrebbe altrimenti pregiudicata la propria legittimità.
Il 1° luglio 2025, l’Arcidiocesi di Detroit chiuderà 28 fiorenti chiese in cui si celebra la Messa in latino per ordine dell’Arcivescovo appena nominato Edward Weisenburger. Cosa consiglierebbe ai Cattolici tradizionali che partecipano a quelle Messe? Con la diffusa soppressione delle fiorenti Messe in latino negli Stati Uniti e in tutto il mondo, come devono rispondere i cattolici? Dovrebbero resistere?
L’odio per la Messa tradizionale è uno dei segni distintivi dei nemici di Cristo. Questo odio è certamente motivato dal fatto che la Messa in latino non lascia alcuno spazio agli errori e alle eresie che si oppongono alle verità del Dogma cattolico.
È significativo che siano proprio vescovi e cardinali ossessivamente fissati con la «sinodalità» a calpestare la volontà di milioni di cattolici che chiedono solo di poter avere la Messa di sempre. Questo smaschera l’inganno di chi si riempie la bocca con slogan altisonanti sulla partecipazione attiva dei fedeli («actuosa participatio») e sul ruolo dei laici nella Chiesa – tanto declamati dal Concilio – al solo scopo di togliere autorità ai buoni Pastori e trasferirla a nuovi tiranni.
I fedeli cattolici – e con essi sacerdoti, vescovi e religiosi – hanno il diritto di non essere defraudati della Messa Apostolica, che Nostro Signore ha affidato alla Chiesa perché fosse custodita e trasmessa senza cambiamenti arbitrari. Questo diritto esisteva prima dell’imposizione del Novus Ordo da parte di Paolo VI, ed è stato ribadito dal Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, che non a caso Bergoglio ha praticamente soppresso con Traditionis Custodes.
Ricordo ai cattolici che uno degli strumenti più efficaci per costringere i propri Pastori consiste nel destinare le offerte solo a quelle Diocesi e comunità in cui sia loro data realmente la possibilità di rimanere Cattolici. Nel momento in cui le Loro Eccellenze si trovano senza i soldi dei fedeli da una parte e senza i finanziamenti governativi di USAID dall’altra, saranno costretti a scegliere ciò che sarebbe stato comunque loro dovere fare sin dal principio.
Nel 2023, l’amministrazione Biden attraverso l’FBI ha lanciato una campagna contro i Cattolici tradizionali che partecipano alla Messa in latino, etichettandoli come «estremisti violenti motivati razzialmente o etnicamente (RMVE) in cattolici radicali tradizionalisti (RTC), un’ideologia che quasi certamente presenta opportunità per la mitigazione delle minacce attraverso l’esplorazione di nuove strade per ricostruire e sviluppare le fonti». Secondo Lei, perché le forze dell’ordine federali dovrebbero prendere di mira i Cattolici tradizionali pacifici come estremisti violenti? Quale potrebbe essere il motivo per cui le forze dell’ordine per prendere di mira sistematicamente i partecipanti alla messa latina? Questa molestia potrebbe derivare dalle Traditions Custodes di Bergoglio e dalla sua soppressione della Messa in latino? C’è una connessione?
San Pio X diceva che i veri Cattolici sono quelli fedeli alla Tradizione, e aveva perfettamente ragione; tant’è vero che sono anche i soli a non piacere ai nemici della Chiesa, mentre sono apprezzatissimi i sedicenti «cattolici adulti», i progressisti, i «cattolici liberali», i «cattolici woke». Se Bergoglio è riuscito ad ottenere tanta ammirazione da chi detesta la Chiesa Cattolica e il papato è perché l’élite lo considera «uno di loro», altrettanto rivoluzionario, altrettanto imbevuto di filantropismo massonico, altrettanto ecumenico, sincretista, inclusivo, green e woke.
Siamo giunti al paradosso nel quale il potere civile usurpato da traditori del deep state è alleato al potere religioso usurpato da traditori della deep church. Non c’è dunque da stupirsi se il «braccio secolare» viene in aiuto della chiesa bergogliana, prendendo di mira i nemici di Bergoglio – ossia i veri Cattolici – perché li considera anche nemici della società woke e dell’élite globalista.
Ora però, con l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti d’America, la macchina infernale del Nuovo Ordine Mondiale si è in qualche modo inceppata, mettendo in crisi un sistema di corruzione, conflitti di interesse e ricatti che sembrava funzionare perfettamente. Nel momento in cui il deep state perde potere nella società civile, anche la deep church arretra nella Chiesa cattolica, perché sono due facce della stessa medaglia. Sta ai cittadini e ai fedeli sostenere i buoni governanti e i buoni Pastori, perché facciano finalmente giustizia di questo colpo di stato globale che minaccia l’intera umanità.
Qual è stato l’impatto sui paesi cattolici, come l’Irlanda, dell’invasione di massa degli immigrati dai Paesi islamici? Questo afflusso di migrazioni incontrollate fa parte di un piano globalista strategico per sradicare il Cristianesimo? È questo il risultato di una perdita di fede? Il Vaticano II ha avuto un impatto sulla decristianizzazione dell’Europa? Perché Bergoglio dovrebbe sostenere la distruzione della cultura cristiana in Europa e altrove con frontiere aperte?
È in corso una lotta epocale tra Bene e Male, tra Dio e Satana, tra chi riconosce Cristo come Re e chi invece opera per l’instaurazione del regno dell’Anticristo. Questa lotta sta giungendo alla fase finale, ma è stata preparata da tempo, soprattutto da quando i nemici di Cristo si sono organizzati in un’anti-chiesa, ossia nella Massoneria, che è intrinsecamente anticattolica, perché anticristica e votata a Satana.
Lo scopo della Massoneria – e quindi del Nuovo Ordine Mondiale – è la cancellazione di Cristo mediante la cancellazione della società cristiana, della cultura cristiana, della civiltà cristiana e, ovviamente, della Religione cattolica. Satana non accetta la sconfitta inflittagli da Nostro Signore sul Golgota e, non potendo vincere Colui che lo ha già vinto per sempre, si rivale sugli uomini, cercando di trascinarne quanti più possibile all’Inferno.
Per cancellare la presenza di Cristo dalla vita di ciascuno di noi occorre agire su più fronti: quello pubblico e quello privato, quello della famiglia e quello dell’educazione, quello della cultura e dell’intrattenimento, della scienza e della finanza. Tutte le nostre azioni – che in una società cristiana sono orientate al Bene – devono dunque essere corrotte fino a rendere quasi impossibile a chiunque di compiere buone azioni, di seguire il Vangelo, di obbedire ai Comandamenti, di trasmettere i principi della nostra Fede e della nostra Morale.
Non si tratta solo di farci accettare come «legittimo» il fatto che altri possano «legittimamente» compiere il male – ad esempio con l’aborto – ma di far sentire ciascuno di noi in colpa perché si ostina a non voler compiere il male, a non voler considerare «diritto umano» fare a pezzi un innocente nel ventre materno o mutilare un adolescente con la transizione di genere. È la mentalità del Chi sono io per giudicare? che Bergoglio ha tradotto in principio morale fin dall’inizio del suo «pontificato».
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Per giungere a questa distruzione di ogni principio religioso occorreva però avere dalla propria parte i vertici della Gerarchia cattolica, in modo che la Chiesa di Roma – notoriamente antirivoluzionaria, antiliberale e antimassonica – diventasse alleata e complice di quelli che fino a ieri considerava i suoi più temibili nemici. Senza le condanne dei papi della Massoneria, del liberalismo, del materialismo ateo, del modernismo, la Chiesa poteva e doveva diventare – nel piano della Massoneria – non più la custode della Verità contro l’errore, ma la propagatrice dell’errore contro la Verità, usando la propria autorità spirituale per perdere le anime.
Il Concilio Vaticano II è servito esattamente a questo scopo: scardinare i principi tradizionali e insinuare nella Chiesa cattolica i principi rivoluzionari contro cui la Chiesa si era sempre strenuamente battuta. L’ecumenismo del Vaticano II ha posto le basi dottrinali all’immigrazionismo, perché questa era la necessaria premessa per legittimare l’invasione incontrollata dell’Europa da parte di orde di islamici, senza suscitare alcuna reazione nei popoli invasi.
I nostri governanti – civili e religiosi – ci hanno traditi, ordinandoci di accogliere coloro che a breve rappresenteranno la maggioranza della popolazione in età militare e che leggi sciagurate arruolano addirittura nelle nostre forze armate. Siamo davanti ad una sostituzione etnica imposta dall’élite eversiva dell’ONU e dell’Unione Europea: una islamizzazione forzata nella quale alcuni governi giungono a incarcerare i propri cittadini perché si lamentano del degrado e della criminalità importati dai nuovi barbari, e ad assolvere sistematicamente qualsiasi immigrato, a prescindere dalla gravità dei suoi delitti.
È evidente che in questo piano di distruzione sociale la complicità della chiesa bergogliana è stata determinante, e di questo egli dovrà rispondere dinanzi a Dio e al tribunale della storia.
Non solo. Gli islamici che vengono in Europa credendo di poterla sottomettere alla Sharia ignorano che vi è un terzo protagonista – che ben conosciamo – il quale provoca intenzionalmente uno scontro etnico e religioso tra Cristianità e Islam, perché una guerra civile e religiosa nei Paesi occidentali legittimi ulteriori restrizioni delle libertà fondamentali e permetta di vietare qualsiasi forma di culto esteriore, in nome del «reciproco rispetto».
Nella Sua lunga carriera di diplomatico del Vaticano, ha mai visto un papa denigrare pubblicamente un leader politico, come ha fatto Bergoglio, quando ha definito Trump «non cristiano» nel bel mezzo di una campagna politica? Crede che quella dichiarazione fosse parte di una strategia globalista per minare le elezioni di Trump o semplicemente un’opinione personale di Bergoglio?
Bergoglio ha dimostrato la propria totale alienità al papato Romano non solo negli aspetti dottrinali, morali e liturgici, ma anche in quelli più banali, dal modo in cui si vestiva al linguaggio che adottava. In Vaticano era noto per le sue scenate furiose e per le espressioni scurrili cui ricorreva. Ogni gesto di Bergoglio era pensato per suscitare imbarazzo e scandalo, per infrangere il protocollo, per creare un precedente a nuove e più gravi violazioni del cerimoniale.
Il suo parlare in modo apparentemente spontaneo gli serviva per togliere formalità – e quindi autorevolezza – alle dichiarazioni del papa e attribuirle a se stesso, in modo che non fosse il papa a parlare, ma lui. Allo stesso tempo, le enormità e gli spropositi che gli abbiamo sentito pronunciare – non ultimi gli attacchi nemmeno dissimulati al Presidente Trump – avevano sempre la «scusante» di non essere parte ufficiale dei documenti papali, così da far passare il messaggio senza doversene poi assumere pienamente la responsabilità.
Un parlare doppio che ripugna al cattolico e che dimostra ancora una volta che Bergoglio stesso considerava il proprio «papato» come una proprietà che egli si riteneva autorizzato a usare contro il papato cattolico.
Bergoglio ci è stato imposto come papa dell’élite, come capo dell’anti-chiesa globalista, e come tale egli ha sempre preteso obbedienza e sottomissione. È stato il predicatore dell’indifferentismo religioso, del relativismo morale, delle rivendicazioni pauperiste della «chiesa amazzonica», della lobby LGBTQ.
Quando Bergoglio apriva bocca, parlava il ventriloquo di Davos. Le sue condanne non sono condanne cattoliche, così come i suoi endorsement a dittatori, criminali, abortisti e pervertiti di ogni genere non rappresentano un’approvazione cattolica. Essere oggetto delle invettive di Bergoglio è dunque un motivo di vanto, e i cattolici americani lo hanno capito benissimo, votando per Trump nonostante la propaganda dei gesuiti, della USCCB [Conferenza Episcopale USA, ndr] e delle ONG sedicenti cattoliche.
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Qual è il modo migliore per gestire l’attuale crisi nella Chiesa cattolica creata dal tumultuoso regime di dodici anni di Jorge Bergoglio? Dato l’imminente Conclave, quali azioni dovrebbero intraprendere i Cardinali elettori per evitare di ripetere il regime di Bergoglio? Ha motivo di credere che una Mafia di San Gallo 2.0 manipolerà il Conclave per eleggere un candidato che continui la distruzione radicale sinodale della Chiesa cattolica?
Ciò che Bergoglio e i suoi complici sono riusciti a fare in questi dodici anni costituisce un disastro di proporzioni immani, anche se la distruzione dell’edificio cattolico è iniziata ben prima. Bergoglio ha portato alle estreme conseguenze i principi del Vaticano II: la sua «sinodalità» è la versione aggiornata della «collegialità episcopale» di Lumen Gentium. Per questo Bergoglio si è sempre orgogliosamente considerato un fedele esecutore del Concilio, dal momento che anch’esso – come Bergoglio – è riuscito ad imporsi «per via pastorale», ossia proprio nel momento in cui si dichiarava non dogmaticamente vincolante per i fedeli cattolici.
Il maggior danno che egli ha fatto è stato sotto il profilo delle nomine: tutta la Curia Romana e le Conferenze Episcopali sono infestate da suoi cortigiani, protetti dalla cricca di McCarrick e dai Gesuiti. Questa lobby eversiva ha gettato la maschera, e ciò ha aperto gli occhi a molte persone che non sono più disposte a ratificare le decisioni di un’autorità che non risponde né a Dio né al corpo ecclesiale.
Per risolvere la crisi presente occorre anzitutto indagare sulle interferenze nel Conclave del 2013, per appurare se l’elezione di Bergoglio è stata manipolata dal deep state americano e dalla Mafia di San Gallo. Se ciò fosse vero, Bergoglio non sarebbe mai stato papa e quindi gli attuali 136 Elettori scenderebbero a 28 (un numero superiore a quello indicato dal regolamento del Conclave), cioè solo quelli creati da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.
La ritrovata legittimità canonica del Conclave darebbe maggiore autorevolezza al papa eletto, sul quale non graverebbe più il dubbio circa la sua nomina. Finché le ombre che pesano sulla legittimità di Bergoglio non saranno dissipate, il Conclave vedrà pregiudicata la propria autorità.
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Secondo Lei, qual è la grande minaccia che gli Stati Uniti devono oggi affrontare?
La più grave minaccia che incombe sugli Stati Uniti d’America è di non fare tesoro di quanto accaduto sinora. Che i cittadini non si rendano conto del pericolo che hanno scampato eleggendo Donald Trump e non Kamala Harris. Che il governo si lasci intimidire dalle lobby internazionali e ammorbidisca le riforme che invece sono indifferibili, ad iniziare dallo strapotere delle multinazionali soprattutto nei riguardi dei cittadini.
Non basta combattere le manifestazioni più folli dell’ideologia woke: occorre ricostruire, e ricostruire iniziando dalla famiglia, dalla morale, dalla Religione, dalla cultura. Occorre far ripartire un modello sociale a misura d’uomo, conforme al progetto di Dio e alla legge evangelica. E bisogna insegnare ai nostri figli a combattere e a morire per i diritti di Dio, prima che per i presunti diritti dell’uomo.
Dobbiamo imparare che è folle per l’uomo farsi dio, quando Dio si è fatto uomo e si è offerto per noi. Solo una Nazione che si riconosce under God può sperare di prosperare, perché tutto ciò che le serve viene da Dio e il Signore benedice sempre coloro che Lo temono e Lo servono.
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Raid del governo USA contro i criminali pedo-satanisti. Che esistono, e minacciano i vostri figli
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Vaccini2 settimane fa
La sanità USA lancia un progetto da 500 milioni di dollari per sviluppare vaccini universali contro i virus «a rischio pandemia»
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Spirito1 settimana fa
Prevost dietro la rimozione di monsignor Strickland?