Satira
Altro malore di autista a Mestre, punito l’autobus a batteria
Se il titolo qui sopra vi sembra strambo o sconnesso è un problema vostro: esso rappresenta precisamente la realtà.
Come avrete saputo, dopo la strage del bus caduto dal cavalcavia, Mestre si è trovata a fare i conti con un altro incidente ai mezzi di trasporto. Alle 21 del 14 ottobre l’autobus della linea 13 si è schiantato contro un porticato in via Carducci. L’incidente stavolta non ha provocato vittime, ma ci sono tredici persone ferite, nessuna in modo grave: la prognosi più dura è di 30 giorni. I passeggeri contusi sono stati tutti dimessi.
In ospedale è rimasto più a lungo l’autista, 60 anni. L’uomo avrebbe detto «ho visto tutto bianco, mi sentivo svenire ed ho perso il controllo del mezzo». La parola «malore» è dapprima ripetuta ovunque sui giornali.
«Questa volta non dovrebbero esserci dubbi: l’autista ha avuto un malore. C’è un referto medico, quello del pronto soccorso, che parla di episodio sincopale, dovuto forse a un improvviso calo di pressione» scrive Il Messaggero. Tutti i giornali nazionali, quindi, parlano di «malore dell’autista». Per poco, tuttavia.
Se pensavate che fosse arrivato finalmente il momento in cui si comincia ad analizzare questo nuovo, strano fenomeno dei malori di autisti di autobus e scuolabus, ovviamente, vi sbagliavate. E di grosso.
Perché i giornali già tornano sulla narrativa che avevamo visto con la strage del 3 ottobre: la colpa è dell’autobus, anzi, dell’autobus elettrico. È il Comune che detta la linea: «Ieri sera è avvenuto un secondo incidente che ha coinvolto un mezzo (…), un bus elettrico. Essendo dello stesso tipo di quello coinvolto nell’incidente del cavalcavia del 3 ottobre scorso, si è ritenuto di far sospendere il servizio di tutti gli autobus elettrici di questa azienda per effettuare un adeguato accertamento» ha dichiarato il sindaco Luigi Brugnaro, che parla di «una scelta prudenziale che abbiamo deciso di adottare e che ci sembra assolutamente doverosa».
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Ecco che si è riaperta la via per fuggire dalla versione del «malore», pure quando a testimoniarla è il diretto interessato. Attenzione perché a questo punto i giornalisti vengono sguinzagliati negli archivi: tutti in coro rivelano che a giugno un bus elettrico ha tamponato un camion.
«Un altro bus, uno Yutong E-12 elettrico, (…) fu infatti coinvolto nel pomeriggio dello scorso 16 giugno in un tamponamento lungo la statale Romea quando all’altezza di una rotatoria, a poche centinaia di metri dal centro commerciale, il mezzo finì contro un camion» ci informa Fanpage. «Fortunatamente a bordo non c’era nessuno».
Tre indizi fanno una prova: la colpa è degli infernali pulmini a batteria, falsi e imprevedibili, sadici e assassini come neanche in una storia di Steven King (Christine, oppure Brivido). È così: ma quale maggiordomo, l’autore del delitto è il bus. Agatha Christie attaccati al tram – ed è pure il caso di dirlo.
Pur di non affrontare il tema dei malori dei conducenti – e ci rendiamo conto dello sforzo che ci vuole, per ammettere questo rischio allucinante – parte il linciaggio del mezzo di trasporto, pure rasentando il politicamente scorretto: l’autobus è ecologico, come vuole il bon ton mondialista e pure il papa. Ed è pure cinese, ci dicono, ma qui però non scatta alcun razzismo: sono lontani i tempi del primo COVID, quello dell’«abbraccia un cinese a caso», con il presidente italiano e quello sinico che parlano di «amicizia eterna» tra le due Nazioni, una delle quali ha distrutto l’altra sifonandone via l’intera economia manifatturiera.
L’autobus, c’è da dire, era pure di colore rosa: ma al momento non risultano ancora commenti misogini e sessisti contro di esso, o, questo punto, di essa, o meglio, di ess*.
Avevamo visto le immagini dell’autobus assassino messo in castigo, in mezzo ad un deposito, solo, isolato, perché ancora armato e pericoloso (può scoppiare la batteria… alla faccia degli incentivi alle auto elettriche). Ora abbiamo capito che il linciaggio va ben oltre.
Di fatto, è già partita la retro marcia riguardo la strage di inizio ottobre: «Incidente di Mestre, nessuna evidenza di malore: ora avanza l’ipotesi del guasto al bus» titola il Corriere del Veneto. L’autista deceduto «potrebbe non aver avuto alcun malore», perché «pare che il primo esito dell’autopsia sia proprio la mancanza di evidenze chiare di un malore».
Insomma, il malessere improvviso esce di scena. Non tutti riescono a capire che razza di sospiro di sollievo devono tirare. E, guardate, che andranno avanti a ripetervelo, o meglio, a parlarvi delle colpe dei pulmini, guardrail, perfino – lo si sta facendo in queste ore – del dito rotto del conducente. Massì, è «il giallo del dito rotto dell’autista». In tanti ripeteranno: autobus, batteria, barriera di sicurezza, frattura al dito.
Non ascolteranno niente e nessuno, né i conducenti né le vittime, né la realtà e né il senso del ridicolo, perché continueranno a picchiare come fabbri su oggetti inerti, o qualsiasi altra cosa possa fungere da capro espiatorio e sviare la dissonanza cognitiva più micidiale del secolo: cosa sta succedendo? Perché la gente perde conoscenza d’improvviso mentre guida? Può capitare anche a me?
Niente importa, pur di non parlare dei malori improvvisi degli autisti, e dei piloti d’aereo, e dei conducenti dei treni – ai quali, ricordatevelo, bisogna affidare l’esistenza dei vostri figli.
Adessi quindi state zitti, prendete un bastone e venite anche voi a linciare un bus elettrico. Sarà catartico.
Roberto Dal Bosco
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Animali
«Pigcasso», il maiale pittore, è morto. L’arte contemporanea può rinascere nei porcili?
In loving memory of Pigcasso who has sadly passed away.
— Compassion in World Farming (@ciwf) March 7, 2024
Rescued from a factory farm in South Africa, Pigcasso changed the hearts and minds of so many, encouraging them to reconsider how they saw farmed animals. She will leave a lasting legacy.
Video: Farm Sanctuary SA pic.twitter.com/DYL1U8HVVx
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Satira
Avviso ai lettori: padre Pizzarro non esiste. Ma potrebbero farlo papa
Un breve comunicato ai lettori di Renovatio 21, dovuto all’alta quantità di lettere arrivateci negli scorsi giorni, specie dopo l’ultima Newslettera.
In molti, dopo aver letto l’articolo intitolato «Padre Pizzarro risponde a Beppe Grillo» ci hanno scritto chiedendoci se il sacerdote, del quale avevamo accluso un denso video che spiegava le nostre ragioni, fosse un personaggio comico o un prete reale.
Rassicuriamo tutti dicendo subito che padre Florestano Pizzarro è, in teoria, solo un’invenzione di uno dei massimi artisti italiani, il comico Corrado Guzzanti. Cioè, padre Pizzarro non esiste – sempre in teoria.
Don Pizzarro, le cui apparizioni TV risalgono a quasi due decenni fa, è uno dei vari personaggi religiosi inventati da Guzzanti durante la sua carriera. Di certo, è forse il più memorabile, perché racconta, non si sa quanto volontariamente, la realtà di una chiesa che non crede più a nulla.
Con una certa insofferenza per chi la contesta – magari le presentatrici di sinistra nelle cui trasmissioni padre Pizzarro appariva – senza rendersi conto di come stanno le cose nel profondo, il personaggio spiegava, quasi infastidito, la fatica di mandare avanti la baracca vaticana, più simile ad una serie TV che ad un’istituzione sacra, sotto l’avvenuto disincantamento del mondo perpetrato dalla scienza.
«Ma te hai vista ‘a robba che c’è llàfori? Mijardi e mijardi de galassie, de stelle, de pianeti, buchi neri, quasar, oceani de materia oscura, de fasci de neutrini».
Padre Pizzarro era oltre il modernismo, oltre il democristianismo: era un personaggio che, con il suo cinismo e la sua saggezza, cerca di tirare avanti un’organizzazione religiosa alla quale non crede più nessuno, lamentandosi pure con una certa insolenza romana di coloro che ancora ci credono.
Stamo ar medioevo» diceva in uno sketch. «Ha ragione mi’ fijo. Stamo al medioevo».
Come abbiamo scritto in altre occasioni, per noi padre Pizzarro è un maestro: da lui possiamo imparare moltissimo, perché egli, oggi, in effetti non è più davvero un personaggio comico, cioè caricaturale, incredibile – nel momento in cui al Dicastero per la Dottrina della Fede ci sta il «cardinale Orgasmo», padre Pizzarro diviene un personaggio realistico. Lo era già all’epoca, in verità, per molti che capiscono delle dinamiche intestine del vaticano infestato da un secolo di modernismo e occupato verticalmente dai tempi dell’ultimo Concilio.
Le posizioni del Pizzarro, davvero, non sono in fondo tanto diverse da quelle della CEI degli ultimi cinquant’anni. Anzi, se possiamo permetterci, sono in alcuni casi più conservatrici: la proposta di levare i punti della patente a quelle che abortiscono l’episcopato italiano non l’ha mai fatta, anzi, come sappiamo, anche oggi come sempre – forte dell’opera di Giorgia Meloni e di figure neodemocristiane infilate nel suo governo – difende la legge 194, cioè il libero aborto a spese del contribuente che versa anche l’8 per mille.
Padre Pizzarro immagina una sanzione, anche solo cinicamente simbolica, per l’uccisione degli innocenti. La CEI non sfiora nemmeno l’idea di punire il male, anzi lasciando pure la società libera di considerare l’aborto non solo come un diritto, ma finanche come una virtù
Per cui, concludiamo dicendo che, rebus sic stantibus, non sarebbe fuori dal regno probabilità se il prossimo conclave, riempito di cardinali creati dal Bergoglio (pensate: monsignor Fernandez è il preferito, quindi il migliore fra di essi?), eleggesse papa proprio padre Pizzarro.
Ciò detto, ricordiamo ai lettori di controllare sempre la categoria dell’articolo, in alto a sinistra, sopra foto e titolo: qui era, scritto evidenziato «Satira», parola che avevamo anche inserito nel testo, pensando che quelli che non conoscevano il personaggio fossero pochi, e ancora più nell’intimo, sperando che la percezione dei sacerdoti attuali non fosse arrivata a scambiare una caricatura per prete autentico.
Ci sbagliavano, e molto, e chiediamo perdono ai lettori.
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Arte
Comico americano va avanti con le battute contro la follia transgender
Dave Chappelle racconta un aneddoto su Jim Carrey per parlare del suo rapporto con i trans. pic.twitter.com/apd3yMvPpG
— Renovatio 21 (@21_renovatio) January 6, 2024
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