Satira
Massacro di Mestre, è stato l’autobus. O al massimo il guardrail
Quantità di articoli si stanno concentrando sul fatto che l’autobus di Mestre, caduto dal cavalcavia portandosi via una ventina di vite umane, era elettrico.
Ecco che in tantissimi – perfino dall’estero – si aggrappano in qualche modo alla nozione: è una strage dovuta al motore elettrico. Eccerto.
«Le caratteristiche del bus elettrico precipitato a Mestre» titolava ieri l’ANSA.
Ma attenzione, il giorno prima non poteva non arrivare immantinente lo spiegone di Open: «Cosa c’entrano le batterie elettriche dei pullman con l’incidente di Mestre».
Era entrato a gamba tesa anche il ministro dei Trasporti Matteo Salvini: «qualcuno dice che le batterie elettriche prendono fuoco più velocemente, io non so se sia così o no. Ma in un momento in cui si dice tutto elettrico, solo elettrico, forse uno spunto di riflessione bisogna trovarlo».
In pratica, il pullman è caduto a testa in giù – dalle foto sembra così – per decine di metri, ma la colpa sarebbe delle batterie. Ci stropicciamo gli occhi.
Li riapriamo: ecco le sconvolgenti immagini dal drone che riprendono il colpevole automezzo isolato, come un bimbo in castigo, come un no-vax senza green pass, in un piazzale dove era stato portato: ci dicono che bisognava fare così, perché avendo scelto di essere elettrico, l’autobus potrebbe prendere fuoco.
#Mestre Il pullman precipitato dal cavalcavia è stato portato in un luogo isolato a un paio di chilometri dal luogo dell'incidente. Trattandosi di un pullman elettrico, si teme che le batterie al litio possano nuovamente prendere fuoco pic.twitter.com/8W2TU4Gpx7
— Local Team (@localteamit) October 4, 2023
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Attenzione, perché anche avanza un altro possibile colpevole: il guardrail. Eh sì: qualora nel cittadino democratico sia rimasto un briciolo di logica e quindi non far filare via dritta la storia della batteria che provoca la caduta del veicolo dal cavalcavia, bisogna puntare il dito verso un altro imputato di metallo, un tizio che di fatto mai ci è piaciuto veramente. Ma qualcuno a cui son simpatici i guardrail, c’è?
Open è implacabile: «L’incidente di Mestre, il guardrail con il buco e il dossier del 2017 sui lavori: “Va cambiato”» è il titolo del pezzone del sitarello di Mentana. Ma la questione avanza anche su altre testate mainstream: «Strage Mestre, il procuratore di Venezia: “Guard rail sotto sequestro, serve perizia”». «La tragedia di Mestre, guardrail sotto osservazione: era vecchio. Aperta un’inchiesta» scrive Rainews. L’AGI scrive che il bus ha urtato il guardrail 27 volte prima di precipitare.
Del conducente, in pratica, non si parla praticamente più. E la parola «malore» sembrava sparita dai titoli dei giornali, se non fosse comparsa da qualche ora questa notizia interessante: «a rischio i risarcimenti in caso di malore del conducente» titola Skynews 24. «Incidente bus Mestre, se malore autista assicurazione non paga» è il titolo di un altro sito all-news.
Non siamo in grado di calcolare, in questo momento, le ramificazioni future di questo precedente – specie considerando che i malori dei conducenti di autobus e scuolabus non sono rarissimi, ultimamente – se leggete Renovatio 21 lo sapete bene.
Rallegriamoci, purtuttavia. Per una volta, non «hastatoPutin». Hastatoilpulmann. Hastatoilguardrail. Hastatolabatteriaelettrica.
L’importante è che qualcuno, nella massa vaccina, continui a crederci. Ci rendiamo conto che sono sempre meno. Forse se ne rendono conto anche quelli là.
Intanto chiedetevi se i figli in gita ce li volete mandare per davvero.
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Animali
«Pigcasso», il maiale pittore, è morto. L’arte contemporanea può rinascere nei porcili?
In loving memory of Pigcasso who has sadly passed away.
— Compassion in World Farming (@ciwf) March 7, 2024
Rescued from a factory farm in South Africa, Pigcasso changed the hearts and minds of so many, encouraging them to reconsider how they saw farmed animals. She will leave a lasting legacy.
Video: Farm Sanctuary SA pic.twitter.com/DYL1U8HVVx
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Satira
Avviso ai lettori: padre Pizzarro non esiste. Ma potrebbero farlo papa
Un breve comunicato ai lettori di Renovatio 21, dovuto all’alta quantità di lettere arrivateci negli scorsi giorni, specie dopo l’ultima Newslettera.
In molti, dopo aver letto l’articolo intitolato «Padre Pizzarro risponde a Beppe Grillo» ci hanno scritto chiedendoci se il sacerdote, del quale avevamo accluso un denso video che spiegava le nostre ragioni, fosse un personaggio comico o un prete reale.
Rassicuriamo tutti dicendo subito che padre Florestano Pizzarro è, in teoria, solo un’invenzione di uno dei massimi artisti italiani, il comico Corrado Guzzanti. Cioè, padre Pizzarro non esiste – sempre in teoria.
Don Pizzarro, le cui apparizioni TV risalgono a quasi due decenni fa, è uno dei vari personaggi religiosi inventati da Guzzanti durante la sua carriera. Di certo, è forse il più memorabile, perché racconta, non si sa quanto volontariamente, la realtà di una chiesa che non crede più a nulla.
Con una certa insofferenza per chi la contesta – magari le presentatrici di sinistra nelle cui trasmissioni padre Pizzarro appariva – senza rendersi conto di come stanno le cose nel profondo, il personaggio spiegava, quasi infastidito, la fatica di mandare avanti la baracca vaticana, più simile ad una serie TV che ad un’istituzione sacra, sotto l’avvenuto disincantamento del mondo perpetrato dalla scienza.
«Ma te hai vista ‘a robba che c’è llàfori? Mijardi e mijardi de galassie, de stelle, de pianeti, buchi neri, quasar, oceani de materia oscura, de fasci de neutrini».
Padre Pizzarro era oltre il modernismo, oltre il democristianismo: era un personaggio che, con il suo cinismo e la sua saggezza, cerca di tirare avanti un’organizzazione religiosa alla quale non crede più nessuno, lamentandosi pure con una certa insolenza romana di coloro che ancora ci credono.
Stamo ar medioevo» diceva in uno sketch. «Ha ragione mi’ fijo. Stamo al medioevo».
Come abbiamo scritto in altre occasioni, per noi padre Pizzarro è un maestro: da lui possiamo imparare moltissimo, perché egli, oggi, in effetti non è più davvero un personaggio comico, cioè caricaturale, incredibile – nel momento in cui al Dicastero per la Dottrina della Fede ci sta il «cardinale Orgasmo», padre Pizzarro diviene un personaggio realistico. Lo era già all’epoca, in verità, per molti che capiscono delle dinamiche intestine del vaticano infestato da un secolo di modernismo e occupato verticalmente dai tempi dell’ultimo Concilio.
Le posizioni del Pizzarro, davvero, non sono in fondo tanto diverse da quelle della CEI degli ultimi cinquant’anni. Anzi, se possiamo permetterci, sono in alcuni casi più conservatrici: la proposta di levare i punti della patente a quelle che abortiscono l’episcopato italiano non l’ha mai fatta, anzi, come sappiamo, anche oggi come sempre – forte dell’opera di Giorgia Meloni e di figure neodemocristiane infilate nel suo governo – difende la legge 194, cioè il libero aborto a spese del contribuente che versa anche l’8 per mille.
Padre Pizzarro immagina una sanzione, anche solo cinicamente simbolica, per l’uccisione degli innocenti. La CEI non sfiora nemmeno l’idea di punire il male, anzi lasciando pure la società libera di considerare l’aborto non solo come un diritto, ma finanche come una virtù
Per cui, concludiamo dicendo che, rebus sic stantibus, non sarebbe fuori dal regno probabilità se il prossimo conclave, riempito di cardinali creati dal Bergoglio (pensate: monsignor Fernandez è il preferito, quindi il migliore fra di essi?), eleggesse papa proprio padre Pizzarro.
Ciò detto, ricordiamo ai lettori di controllare sempre la categoria dell’articolo, in alto a sinistra, sopra foto e titolo: qui era, scritto evidenziato «Satira», parola che avevamo anche inserito nel testo, pensando che quelli che non conoscevano il personaggio fossero pochi, e ancora più nell’intimo, sperando che la percezione dei sacerdoti attuali non fosse arrivata a scambiare una caricatura per prete autentico.
Ci sbagliavano, e molto, e chiediamo perdono ai lettori.
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Arte
Comico americano va avanti con le battute contro la follia transgender
Dave Chappelle racconta un aneddoto su Jim Carrey per parlare del suo rapporto con i trans. pic.twitter.com/apd3yMvPpG
— Renovatio 21 (@21_renovatio) January 6, 2024
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