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Spazio

Il test anti-asteroide del 2022 ha causato una tempesta mortale di massi cosmici

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La NASA ha causato accidentalmente l’emergere di uno sciame di massi attorno all’asteroide Dimorphos dopo aver testato la navicella spaziale DART (Double Asteroid Redirection Test) che ne ha cambiato la traiettoria, è stato recentemente rivelato.

 

La tempesta di massi cosmici sarebbe stata prodotta lo scorso settembre quando l’organizzazione ha effettuato i test per la sua missione DART, che ha fatto gioire tanti in quanto primo passo verso un metodo concreto di difesa planetaria.

 

Tuttavia, alcuni astronomi ritengono che i massi possano essere già esistiti sulla superficie di Dimorphos e che il veicolo spaziale DART li abbia semplicemente liberati una volta che l’astronave si schiantata contro la superficie dell’asteroide per mutare la sua traiettoria.

 

In totale, il gruppo di scienziati dell’Università della California a Los Angeles (UCLA) ha individuato 37 massi che variano in varie dimensioni da 3 piedi a 22 piedi di larghezza e viaggiano a una velocità di 20.000 chilometri all’ora attraverso lo spazio. I ricercatori hanno notato che il peso totale dei detriti è stimato in circa 1.000 tonnellate.

 

David Jewitt, professore all’UCLA, afferma che la tempesta di macigni è «come una nuvola di schegge che si espande da una bomba a mano».

 

«Poiché quei grandi macigni sostanzialmente condividono la velocità dell’asteroide preso di mira, sono in grado di fare i propri danni», ha aggiunto il professor Jewitt, che ha continuato spiegando che un masso di 15 metri che colpisce la Terra, a una velocità di impatto tipica, potrebbe fornire tanta energia quanta la bomba atomica sganciata su Hiroshima.

 

Sebbene la missione DART si sia rivelata un successo, l’asteroide scelto per il test si trova a sei milioni di miglia dalla Terra ed è improbabile che rappresenti una minaccia per la Terra nel prossimo futuro.

 

Guardando a futuri esperimenti, gli esperti sperano di utilizzare il telescopio spaziale Hubble per rintracciare le traiettorie di eventuali massi futuri.

 

«Se seguiamo i massi nelle future osservazioni di Hubble, potremmo avere dati sufficienti per definire le traiettorie precise dei massi», ha aggiunto Jewitt. «E poi vedremo in quali direzioni sono stati lanciati dalla superficie e scopriremo esattamente come sono stati espulsi».

 

Come riportato da Renovatio 21, una donna francese nelle scorse settimane è stata colpita da un asteroide mentre beveva un caffè con un amico. È escluso quindi che si sia trattato di un frammento di Dimorphos colpito dall’astronave DART, tuttavia rimane possibile la minaccia del meteorite del giorno di San Valentino 2046.

 

Il 16 agosto, invocato da tutti dopo mesi di lockdown pandemico, un asteroide delle dimensioni di un’auto ha sfiorato la Terra, mancandola per soli 2.950 chilometri. Il bolide spaziale era stato scoperto solo all’ultimo.

 

«Attenzione, perché qui si entra nel campo delle preghiere esaudite» ammonì Renovatio 21. «Grazie ai commenti dei lettori, Renovatio 21, a differenza degli scienziati, l’ha sentito non solo arrivare, l’ha sentito invocare».

 

 

 

 

 

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Spazio

L’UE prepara uno scudo spaziale contro la Russia

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La Commissione europea ha annunciato che l’UE pianifica di sviluppare uno «scudo spaziale» per proteggere i propri satelliti dalla Russia.

 

La bozza della Defense Readiness Roadmap, presentata giovedì, descrive il progetto come una risposta al «panorama delle minacce in evoluzione» rappresentato da una «Russia militarizzata» e da altri «stati autoritari», mentre gli Stati Uniti riducono l’attenzione sull’Europa.

 

Secondo il documento, lo scudo spaziale sarà integrato con i sistemi satellitari di navigazione e comunicazione dell’UE, concentrandosi sulla consapevolezza del dominio spaziale, sulla lotta contro interferenze e spoofing, e su operazioni come il rifornimento in orbita, settori in cui «l’Europa mostra evidenti lacune e dipendenze».

 

Bruxelles non ha ancora reso noto il budget dell’iniziativa né specificato gli Stati membri o i partner industriali coinvolti.

 

Il piano segue le accuse di Regno Unito, Germania e Francia, secondo cui la Russia avrebbe spiato o tentato di interferire con i loro satelliti militari. Mosca non ha commentato direttamente, ma ha sempre ribadito la sua opposizione all’armamento dello spazio, sottolineando che le sue operazioni rispettano il diritto internazionale.

 

La tabella di marcia si inserisce nel pacchetto ReArm Europe, che punta a mobilitare fino a 800 miliardi di euro per rafforzare le forze armate dell’UE, con il pretesto di contrastare la presunta «minaccia russa».

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Oltre allo scudo spaziale, il piano prevede il rafforzamento del confine orientale dell’UE, la creazione di un sistema di difesa missilistica a livello europeo e l’istituzione di un «muro di droni», in risposta ad avvistamenti in diversi Stati membri, attribuiti senza prove alla Russia.

 

Il documento identifica l’Ucraina come la «prima linea di difesa» dell’UE, promettendo un «sostegno continuo», nonostante gli avvertimenti di Mosca, secondo cui gli aiuti militari stranieri prolungano il conflitto.

 

Il piano sarà discusso al vertice dei leader dell’UE la prossima settimana, con l’obiettivo di approvare la tabella di marcia entro la fine del 2025.

 

Come riportato da Renovatio 21, a inizio 2022, a poche settimane dallo scoppio della guerra ucraina, la NATO aveva pubblicato un documento ufficiale – NATO’s overarching Space Policy («Politica spaziale globale NATO») che introduce la dottrina spaziale del Patto Atlantico: le minacce spaziali devono essere incluse nell’articolo 5, la celeberrima clausola di mutua difesa della NATO che impegna a dare una risposta collettiva nel caso un singolo Paese venga attaccato. In precedenza, la NATO aveva già avviato un centro spaziale, parte del comando aereo di Ramstein, in Germania.

 

La Russia aveva risposto duramente definendo il documento «unilaterale ed incendiario». «Possiamo vedere dove si sta effettivamente dirigendo il mondo spaziale occidentale. Si sta dirigendo verso la guerra», aveva detto al canale televisivo Rossiya 24 in un’intervista l’allora direttore dell’agenzia russa spaziale Roskosmos Dmitrij Rogozin la scorsa estate.

 

La militarizzazione dello spazio è oramai una realtà globale con cui fare i conti.

 

Come riportato da Renovatio 21, un anno fa le forze armate cinesi avevano dichiarato che gli USA rappresentano la «massima minaccia alla sicurezza nello spazio». I vertici dei programmi spaziali americani negli anni hanno invece accusato che la Cina, che effettivamente vi ha piantato bandiera, potrebbe reclamare parti della Luna. Pochi mesi fa l’Esercito di Liberazione del Popolo era tornato ad attaccare come «militarizzazione dello spazio» il progetto Golden Dome di Trump.

 

Una guerra spaziale, va ricordato, potrebbe impedire all’umanità l’accesso allo spazio per secoli o millenni, a causa dei detriti e della conseguente sindrome di Kessler. Tuttavia, pare che gli eserciti si stiano davvero preparando alla guerra orbitale.

 

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Intelligenza Artificiale

Bezos vede data center nello spazio e prevede che la «bolla» dell’AI darà i suoi frutti come le dot-com

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In una visione futuristica che sembra uscita da un romanzo di fantascienza, il fondatore ed executive chairman di Amazon, Jeff Bezos, ha previsto che entro i prossimi 10-20 anni verranno costruiti nello spazio data center «su scala gigawatt», alimentati da energia solare illimitata e destinati, nel tempo, a superare in prestazioni le loro controparti terrestri.   L’intervento di Bezos si è tenuto all’Italian Tech Week di Torino, dove l’imprenditore ha delineato quello che considera il prossimo grande salto tecnologico: l’orbital computing, ossia il calcolo in orbita. Un’evoluzione che, secondo lui, avrà un impatto paragonabile a quello dell’esplosione di Internet negli anni Novanta — con tutto il suo carico di entusiasmo, bolle speculative e inevitabili vincitori.   «Questi giganteschi centri di addestramento saranno meglio costruiti nello spazio, perché lì abbiamo energia solare, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non ci sono nuvole, né pioggia, né maltempo», ha dichiarato Bezos in un’intervista pubblica con l’erede Agnelli John Elkann. «Saremo in grado di battere i costi dei data center terrestri nello spazio nei prossimi due decenni».   L’imprenditore americano ha spiegato che questa trasformazione rappresenta una tappa naturale nella migrazione dell’umanità verso infrastrutture spaziali. «È già successo con i satelliti meteorologici. È già successo con i satelliti per le comunicazioni. Il prossimo passo saranno i data center e poi altri tipi di produzione», ha affermato.  

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Il concetto di data center orbitali sta guadagnando consensi tra i giganti della tecnologia, preoccupati per l’enorme impatto ambientale delle strutture terrestri, che richiedono grandi quantità di elettricità e acqua per il raffreddamento dei server. In orbita, la disponibilità costante di energia solare e l’assenza di condizioni atmosferiche rendono lo spazio una prospettiva sempre più attraente, almeno sul piano teorico.   Bezos ha però riconosciuto che il percorso non sarà privo di ostacoli: manutenzione e aggiornamenti sarebbero molto più difficili in orbita, i lanci di razzi rimangono costosi e qualsiasi guasto potrebbe comportare la perdita di miliardi di dollari in hardware.   Nonostante ciò, il fondatore di Amazon è convinto che l’abbassamento dei costi di lancio e il rapido progresso tecnologico cambieranno presto l’equilibrio economico, rendendo lo spazio una scelta sempre più conveniente per l’elaborazione dei dati.   Bezos ha quindi affrontato il tema dell’Intelligenza Artificiale, definendola una forza di cambiamento da accogliere con ottimismo, pur riconoscendo l’attuale clima di euforia e incertezza.   «Dovremmo essere estremamente ottimisti sul fatto che le conseguenze sociali e benefiche dell’intelligenza artificiale, come quelle che abbiamo avuto con Internet 25 anni fa, siano reali e destinate a durare», ha affermato. «È importante distinguere le potenziali bolle e le conseguenze del loro scoppio, che potrebbero verificarsi o meno, dalla realtà effettiva».   Secondo il Bezos, anche se gli investimenti nel settore sembrano eccessivi, si tratta di una «bolla positiva», una fase di espansione industriale che favorisce l’innovazione piuttosto che la distruzione finanziaria.   «Si tratta di una sorta di bolla industriale, a differenza delle bolle finanziarie. Quelle industriali non sono poi così negative, anzi, possono essere addirittura positive. La società trae beneficio da queste invenzioni», ha affermato, aggiungendo: «Gli investitori di solito non danno a un team di sei persone un paio di miliardi di dollari senza alcun prodotto, e questo sta accadendo oggi».   Amazon non è nuova a progetti che riguardano il cielo e oltre.   Come scoperto anni fa da brevetti di Amazon, l’azienda vuole creare magazzini volanti, montati su dirigibili.   Un nuovo corso dei progetti spaziali del fu annunciato nel 2019 durante una presentazione tenuta personalmente da Jeff Bezos per Blue Origin, la sua compagnia aerospaziale fondata nel 2000, specializzata in razzi riutilizzabili.  

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I cinquanta minuti di discorso, che culminano con la rivelazione del modulo lunare Blue Moon, intrecciano ambizioni industriali e visioni filosofiche sullo spazio. Per chi non lo sapesse, Bezos trae ispirazione dal fisico Gerard K. O’Neill (1927-1992), contrario alla colonizzazione di Marte o altri pianeti (un obiettivo oggi perseguito con determinazione da Elon Musk). O’Neill riteneva che tali sforzi potessero al massimo raddoppiare la capacità di ospitare la popolazione umana, un tema cruciale negli anni Settanta.   In alternativa, O’Neill proponeva colonie spaziali orbitanti, enormi strutture tubolari posizionate nei punti di Lagrange, zone del cosmo stabili grazie ai campi gravitazionali di Terra e Luna.   Queste colonie, dove la gravità sarebbe generata dalla rotazione, potrebbero ospitare città a misura d’uomo, parchi naturali e complessi residenziali capaci di accogliere miliardi di persone.   Durante la presentazione, Bezos ha riproposto le illustrazioni originali di O’Neill, che oltre trent’anni fa ispirarono anche il regista giapponese Yoshiyuki Tomino per il celebre anime Gundam.   In sostanza, l’obiettivo è trasferire l’umanità nello spazio per «salvare il pianeta», preservando la Terra come un luogo «blu». Bezos sottolinea che non esiste un piano B per il nostro pianeta, poiché mantenere l’umanità in un unico luogo rappresenta, in termini informatici, un single point of failure.   Di più: nello spazio l’assenza di gravità rende i lavori pesanti (assemblare un’automobile, una petroliera) molto più semplici e meno dispendioso. Non è improbabile che quindi chi ha i mezzi stia ipotizzando uno spostamento della manifattura nello spazio. Il rientro delle merci spaziali sulla terra sarà in effetti un tema.

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Nucleare

Astronomo russo contro la militarizzazione dello spazio: usano la minaccia degli asteroidi per portare in orbite le atomiche

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Leonid Yelenin, ricercatore presso l’Istituto Keldysh di Matematica Applicata dell’Accademia Russa delle Scienze e autore di libri sugli asteroidi, ha parlato con l’agenzia stampa governativa russa TASS delle recenti discussioni all’interno della comunità scientifica sulla possibilità di utilizzare armi nucleari per distruggere un meteorite in avvicinamento che minacciava la Terra.

 

«Più seguo i miei colleghi occidentali, più mi convinco che questo sia un tentativo di spostare la finestra di Overton, per preparare l’umanità a consentire l’uso di armi nucleari nello spazio», ha detto Yelenin alla TASS. «Con il pretesto di proteggere la Terra dagli asteroidi, gli Stati Uniti sembrano rivendicare il diritto di schierare armi nucleari nello spazio. È fondamentale impedire a qualsiasi paese di ottenere tale diritto, perché non possiamo garantire come tali piani si svilupperebbero in seguito».

 

Di recente è emerso un articolo scientifico, non ancora sottoposto a revisione paritaria, che proponeva una soluzione del genere per impedire la collisione dell’asteroide 2024 YR4 con la Luna. Tale soluzione prevedeva l’utilizzo di due ordigni nucleari da 100 kilotoni puntati contro l’asteroide, ciascuno dei quali da cinque a otto volte più potente delle bombe atomiche sganciate su Nagasaki e Hiroshima nel 1945.

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Le sue preoccupazioni non sono infondate: negli anni Sessanta, una serie di esplosioni nucleari sperimentali furono condotte nell’alta atmosfera terrestre per determinarne gli effetti sulle comunicazioni e su altre attività. Chiamate «Starfish Prime», queste esplosioni causarono il caos su diversi satelliti, generando impulsi elettromagnetici (EMP) che misero fuori uso diverse strutture di comunicazione e causarono altri disturbi elettrici.

 

Nel 1963, un anno dopo l’ultimo test, Stati Uniti e URSS firmarono il Trattato per la messa al bando parziale degli esperimenti nucleari, che vietò tutti i test nucleari in superficie.

 

Sebbene sia una tecnologia sviluppatasi proprio parallelamente alla corsa allo spazio, il nucleare non è mai divenuto protagonista delle tecnologie in orbita, con l’eccezione del satellite sovietico ad alimentazione nucleare Kosmos 954, lanciato nel 1977 e poi schiantatosi nel 1978 in Canada con conseguente disastro ambientale per cui Ottawa chiese ed ottenne risarcimenti da Mosca.

 

Come riportato da Renovatio 21, il progetto di difesa dagli asteroidi DART ha effettuato con successo un esperimento l’anno passato ri-direzionando l’asteroide Dimorphos, tuttavia siamo solo agli inizi, e corpi celesti sfiorano di continuo la terra e minacciano pure il giorno di San Valentino, per la gioia di quanti non sopportano le cene di coppia inflitte agli uomini proprio quel giorno.

 

Come riportato da Renovatio 21, un sistema di armi atomiche contro gli asteroidi era stato proposto dagli scienziati della Repubblica Popolare Cinese lo scorso anno.

 

Come riportato da Renovatio 21, uno psicodramma spaziale internazionale si è sviluppato negli ultimi anni riguarda la possibilità del nucleare in orbita, con gli USA ad accusare Mosca di voler portare armi atomiche oltre l’atmosfera.

 

La NASA prevede di testare un razzo nucleare nello spazio entro il 2026. Tuttavia, a giugno si è data notizia di tagli alla NASA che minacciano la propulsione spaziale nucleare.

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Dopo aver detto a inizio 2024 che gli USA rappresentano la «massima minaccia alla sicurezza nello spazio», due settimane fa Pechino ha dichiarato che Washington costituisce la «più grande minaccia nucleare». Mesi fa Russia e Cina hanno firmato un accordo per una Stazione lunare.

 

A inizio 2022, a poche settimane dallo scoppio della guerra ucraina, la NATO aveva pubblicato un documento ufficiale – NATO’s overarching Space Policy («Politica spaziale globale NATO») che introduce la dottrina spaziale del Patto Atlantico: le minacce spaziali devono essere incluse nell’articolo 5, la celeberrima clausola di mutua difesa della NATO che impegna a dare una risposta collettiva nel caso un singolo Paese venga attaccato. In precedenza, la NATO aveva già avviato un centro spaziale, parte del comando aereo di Ramstein, in Germania.

La Russia aveva risposto duramente definendo il documento «unilaterale ed incendiario». «Possiamo vedere dove si sta effettivamente dirigendo il mondo spaziale occidentale. Si sta dirigendo verso la guerra», aveva detto al canale televisivo Rossiya 24 in un’intervista l’allora direttore dell’agenzia russa spaziale Roskosmos Dmitrij Rogozin la scorsa estate.

 

Una guerra spaziale, va ricordato, potrebbe impedire all’umanità l’accesso allo spazio per secoli o millenni, a causa dei detriti e della conseguente sindrome di Kessler. Tuttavia, pare che gli eserciti si stiano davvero preparando alla guerra orbitale.

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