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Il figlio drogato di Biden caricava i suoi video su Pornhub?

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Hunter Biden, figlio di Joe presidente USA, sta affrontando un forsennato tour di riabilitazione dell’immagine grazie all’aver dato alle stampe un libro autobiografico che sta ora spingendo in miriadi di interviste televisive sui canali amichevoli (quelli cioè che avevano puntato tutto sulla vittoria del padre ignorando gli scandali che lo riguardavano in prima persona).

 

Il progetto propagandistico alla base dell’immane sforzo mediatico è semplicissimo: invocare pietà per le abitudini del figlio del presidente, il quale alla fine ha solo avuto una qualche passione per il crack e le prostitute.

 

«Hunter sembrava essere ossessionato dal fare e recitare in film porno con prostitute, mostrano i video e foto nel suo programma portatile» scrive la testata londinese. «Il disco rigido contiene centinaia di immagini di donne nude e selfie nudi di Hunter, oltre a dozzine di video»

Non tutti i media però stanno al gioco. Il britannico Daily Mail ora racconta il resto della storia riguardo ai contenuti del suo famoso «laptop from hell» (il computer portatile dall’inferno, come lo chiamava Giuliani), il pc, per mesi ignorato da FBI e censurato dai media (con Twitter che arrivò a bloccare il profilo del New York Post, il quarto giornale del Paese, perché aveva osato parlarne), che ora Hunter, intervistato dalla CBS, dichiara potrebbe essere suo.

 

Dal laptop uscirono non solo quantità di foto allucinanti di nudità e veri e propri sex tapes (recentementi rilasciati in rete dall’ambiguo miliardario cinese in esilio Guo Wengui), ma anche quantità di email compromettanti riguardo ai suoi affari con losche entità straniere (in Ucraina, in Russia, in Cina) in cui può essere stato coinvolto, sostengono alcuni, anche il padre Joe.

 

Il britannico Mail ha ottenuto oltre 100.000 messaggi di testo, 154.000 e-mail e oltre 2.000 foto che sono state verificate dai migliori esperti forensi, che rivelano che Joe «era diventato un sacco da boxe per gli sproloqui alimentati dalla droga di Hunter» e che l’oggi presidente «pagava le spese per i suoi nipoti quando Hunter prosciugava i suoi conti bancari con prostitute e crack».

 

«Hunter sembrava essere ossessionato dal fare e recitare in film porno con prostitute, mostrano i video e foto nel suo programma portatile» scrive la testata londinese. «Il disco rigido contiene centinaia di immagini di donne nude e selfie nudi di Hunter, oltre a dozzine di video».

 

«Hunter ha fotografato e filmato se stesso, spesso con due prostitute alla volta , in video espliciti che ha poi pubblicato sul sito web per adulti Pornhub con il nome utente “RHEast”»

«Hunter ha fotografato e filmato se stesso, spesso con due prostitute alla volta , in video espliciti che ha poi pubblicato sul sito web per adulti Pornhub con il nome utente “RHEast”».

 

«Hunter si è filmato con le donne dalla webcam del suo laptop, a volte scattando da diverse angolazioni usando un iPad e un telefono cellulare».

 

Si rimane scioccati: davvero il figlio del presidente, già un uomo più che maturo e non un ragazzino, caricava filmati sulla piattaforma di video pornagrafici più nota al mondo?

 

«Hunter si è filmato con le donne dalla webcam del suo laptop, a volte scattando da diverse angolazioni usando un iPad e un telefono cellulare»

Le rivelazioni pare non siano finite.

 

«Il laptop di Hunter è una scatola di pandora di rivelazioni scioccanti, foto esplicite e comunicazioni intime. Nei giorni seguenti, DailyMail.com pubblicherà storie più scioccanti dal laptop di Hunter» viene annunciato.

 

Hunter Biden, cooptato nel board del colosso del gas ucraino Burisma senza un motivo preciso se non il fatto di essere figlio di suo padre, pare essere al centro solo di storie controverse se non proprio perverse: egli divenne amante della vedova del fratello, ma non durò a lungo, visto che nel laptop emergono messaggi in cui la donna si lamenta del suo comportamento osceno nei confronti dei nipoti.

 

Su un piano politico, diverse fonti cinesi hanno segnalato la «vicinanza» del Partito Comunista con l’amministrazione Biden per tramite del figlio. Questo è forse il motivo per cui al figliolo è perdonata ogni cosa.

 

Si attaglia bene il nome affibbiatole dal solito Giuliani: the Biden Crime Family

Recentemente è emerso che Hunter avrebbe mentito ai controlli per acquistare una pistola e che i servizi segreti americani sarebbero intervenuti, non si capisce a che titolo, per risolvere un problema ingenerato dalla cognata/amante che gli aveva buttato via una pistola.

 

Al figlio del Presidente, però, pare tutto permesso. Casa Biden peggio di Casa Windsor: e la stampa muta.

 

Si attaglia bene il nome affibbiatole dal solito Giuliani: the Biden Crime Family.

 

 

 

 

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Ketamina prescritta alle donne incinte, spesso non avvertite dei gravi rischi

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La ketamina, che può creare dipendenza, attraversa «prontamente e rapidamente» la barriera placentare e può causare gravi difetti alla nascita se assunta da donne incinte. Il suo uso è in aumento, ma i medici che prescrivono il farmaco non riescono ad avvertire le donne dei rischi, ha scoperto un nuovo studio.

 

Secondo un nuovo studio dell’Università del Michigan, le cliniche che somministrano ketamina per problemi di salute mentale spesso non avvertono adeguatamente i pazienti del grave rischio che la ketamina rappresenta per le donne incinte.

 

È noto da tempo che la ketamina, che può creare dipendenza, attraversa «prontamente e rapidamente» la barriera placentare.

 

La ricerca sugli animali ha mostrato gravi effetti neurotossici nella prole esposta alla ketamina in utero. Questi effetti includono la morte delle cellule neuronali, uno sviluppo cerebrale anomalo e gravi anomalie comportamentali, cognitive e affettive che rispecchiano la schizofrenia, tra gli altri problemi.

 

Gli autori dello studio hanno affermato che la ketamina non dovrebbe essere usata durante la gravidanza. Raccomandano di effettuare test di gravidanza prima del trattamento e di usare metodi contraccettivi durante il trattamento, e hanno affermato che il trattamento dovrebbe terminare se una donna rimane incinta.

 

Il National Institutes of Health (NIH) segnala che quasi la metà delle gravidanze negli Stati Uniti non sono pianificate. Molte persone che vengono curate con ketamina per malattie psichiatriche sono donne che potrebbero rimanere incinte.

 

Lo studio, pubblicato sul Journal of Clinical Psychiatry, ha scoperto che i prescrittori di ketamina non prestano sufficiente attenzione a questo rischio. Gli autori hanno concluso che è necessario fare di più per garantire che le pazienti che assumono ketamina non siano incinte e non rimangano incinte durante il trattamento.

 

I ricercatori hanno intervistato le cliniche che forniscono ketamina in tutto il Paese e hanno analizzato i documenti di consenso informato reperibili online.

 

Hanno inoltre esaminato le cartelle cliniche di pazienti di una clinica medica dell’Università del Michigan per verificare se le donne a cui era stata somministrata ketamina avessero effettuato test di gravidanza e utilizzato metodi contraccettivi durante il trattamento.

 

Gli autori dello studio hanno riscontrato un’ampia variazione nelle politiche, nelle pratiche e negli avvertimenti sulla ketamina e sulla gravidanza tra le 119 cliniche che hanno risposto al loro sondaggio. Complessivamente, le cliniche curano più di 7.000 pazienti al mese, circa un terzo dei quali sono donne in età fertile.

 

L’autrice principale, la Dott.ssa Rachel Pacilio, ha dichiarato a Science Daily:

 

«Questi dati suggeriscono che una vasta popolazione di pazienti potrebbe essere incinta, o potrebbe rimanere incinta, durante la terapia con ketamina tramite più vie di somministrazione. Questo rischio aumenta con la durata della terapia che può durare settimane per il ciclo iniziale e un anno o più per il mantenimento».

 

«Molte pazienti non sanno di essere incinte nelle prime settimane e gli studi sulla ketamina condotti sugli animali sono molto preoccupanti per i potenziali danni al feto durante questo periodo».

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Aumento dell’uso di ketamina

Negli ultimi anni, la ketamina ha guadagnato popolarità come promettente terapia alternativa per la depressione resistente ai trattamenti, il disturbo da stress post-traumatico e altri problemi di salute mentale che non hanno risposto ad altri trattamenti.

 

Secondo il documento, il farmaco è «generalmente considerato sicuro», ma ci sono «lacune significative nella conoscenza» sui suoi effetti in «popolazioni di pazienti speciali», come le donne incinte.

 

Ma la terapia è molto nuova, così come lo sono i dati scientifici che supportano la sua sicurezza ed efficacia.

 

Le 119 cliniche che hanno risposto allo studio rappresentano una piccola percentuale delle 500-700 cliniche di ketamina che, secondo quanto riportato da KFF Health News, sono recentemente «spuntate» negli Stati Uniti. Si prevede che il settore, valutato 3,1 miliardi di dollari nel 2022, raddoppierà fino a raggiungere i 6,9 miliardi di dollari entro il 2030.

 

La ketamina è un farmaco di Classe III, il che la rende facilmente reperibile quanto il Tylenol con codeina.

 

La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha approvato il farmaco per l’anestesia generale durante gli interventi chirurgici e come sedativo in alcuni contesti.

 

Solo una formulazione, l’esketamina intranasale, venduta con il marchio Spravato, è approvata per la depressione resistente al trattamento. Tuttavia, le forme generiche del farmaco sono comunemente utilizzate off-label per trattare disturbi psichiatrici.

 

L’uso comune off-label significa che non ci sono protocolli standard su come somministrare il farmaco in modo sicuro. Le linee guida basate sulle prove sono limitate e il trattamento può variare significativamente in termini di dose, frequenza, metodo di somministrazione e durata del trattamento, secondo il documento.

 

Le cliniche che offrono ketamina per via endovenosa o la versione nasale approvata dalla FDA spesso richiedono un monitoraggio di persona dopo la somministrazione, per garantire la sicurezza e impedire al paziente di guidare dopo la somministrazione.

 

Tuttavia, altre cliniche prescrivono la ketamina sublinguale per uso domestico e i protocolli di sicurezza sono sconosciuti. Anche servizi online come Mindbloom e Nue Life offrono il farmaco a domicilio, senza una visita di persona a un medico prescrittore, spesso sotto forma di pastiglie spedite da farmacie specializzate, ha riportato MedPage Today. Questi tipi di medici prescrittori non sono stati inclusi nello studio.

 

Secondo Pacilio, il programma di riduzione del rischio della FDA, volto a garantire che i benefici superino i rischi per i farmaci con gravi problemi di sicurezza, non prevede disposizioni per l’uso di Spravato durante la gravidanza.

 

L’anno scorso l’agenzia ha diffuso un avviso sui pericoli della ketamina composta, ma non ha detto nulla sulla gravidanza.

 

Le informazioni di prescrizione per la forma approvata del farmaco indicano che i prescrittori dovrebbero specificamente informare i pazienti sul potenziale rischio di danno fetale derivante dall’esposizione in utero alla ketamina. Tuttavia, ai prescrittori non vengono fornite informazioni su come consigliare efficacemente le donne, ha scoperto lo studio.

 

La recente controversia sulla morte dell’attore Matthew Perry ha inoltre rivelato che il potenziale di dipendenza della ketamina è sconosciuto e che sempre più persone ne abusano, poiché la sua diffusione è sempre più ampia.

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«Il settore ha davvero bisogno di standardizzazione»

Oltre il 75% delle cliniche che hanno risposto al sondaggio hanno dichiarato di avere un processo formale di screening della gravidanza, ma solo circa il 20% ha richiesto un test di gravidanza.

 

Tuttavia, meno del 50% delle cliniche ha avvisato le pazienti di evitare la gravidanza durante il trattamento o ha spiegato ai pazienti i rischi specifici correlati all’esposizione alla gravidanza. I documenti di consenso informato di quelle cliniche contenevano un avviso di gravidanza solo circa la metà delle volte.

 

Esaminando i documenti di consenso informato presenti sui siti web di altre 70 cliniche che forniscono ketamina, i ricercatori hanno scoperto che il 39% non includeva nei propri documenti informazioni sulla gravidanza e quelli che lo facevano erano generalmente vaghi.

 

Per quanto riguarda la consulenza sulla contraccezione, solo il 26% delle cliniche intervistate ha affermato di discutere della necessità della contraccezione e meno del 15% delle cliniche raccomanda la contraccezione durante il trattamento.

 

Questi risultati sono particolarmente preoccupanti, secondo i ricercatori, perché la maggior parte delle cliniche prescrive cicli di trattamento con ketamina a lungo termine, che vanno da sei mesi a più di un anno.

 

L’analisi delle cartelle cliniche di 24 donne sottoposte a trattamento con ketamina presso la clinica dell’Università del Michigan ha evidenziato che tutte avevano effettuato un test di gravidanza prima del trattamento, ma solo la metà di loro aveva documentazione relativa alla contraccezione nella propria cartella clinica.

 

Lo studio ha concluso che, poiché il trattamento con ketamina diventa sempre più disponibile e prescritto, è sempre più necessario informare le donne sui gravi rischi che comporta durante la gravidanza.

 

«La variabilità nella pratica che vediamo tra le cliniche nella comunità in questo studio è evidente», ha affermato Pacilio.

 

«Il settore ha davvero bisogno di una standardizzazione per quanto riguarda la consulenza riproduttiva, i test di gravidanza e la raccomandazione per la contraccezione durante il trattamento con ketamina».

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 5 settembre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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Narcos cinesi riciclano il danaro del fentanyl in Canada per il Partito Comunista Cinese

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Narcotrafficanti delle triadi, la mafia cinese, riciclerebbero danaro presso banche di Toronto, in Canada, in combutta con il partito Comunista Cinese (PCC) in operazioni finanziarie globali di lavaggio di denaro sporco e traffico di droga che coinvolgono i cartelli messicani che inondano gli Stati Uniti di droghe illecite. Lo riporta il giornalista investigativo Sam Cooper sul suo Substack, chiamato The Bureau.   Cooper ha intervistato David Asher, un ex investigatore senior del dipartimento di Stato, che ha spiegato che il centro di comando e controllo cinese per il riciclaggio di denaro sporco nordamericano è controllato da leader della Triade cinese come Tse Chi Lop. L’ex funzionario ha dichiarato che tutto questo fa parte della strategia del PCC di usare i cartelli della droga come armi contro i Paesi occidentali.   Asher ha osservato che la banca che parrebbe implicata «è davvero la punta di un iceberg profondo, è così che lo metterei a verbale. Cosa ne sa la dirigenza (…) in Canada di ciò che stava accadendo negli Stati Uniti? E poi la domanda è, questi sono gli Stati Uniti. Quindi che diavolo sta succedendo con la banca in Canada? Non lo sappiamo».

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«Quindi il governo cinese sta sostenendo la guerra dell’oppio al contrario, e lo sappiamo con certezza», ha spiegato Asher, riecheggiando la nota teoria per cui i cinesi con il traffico di fentanyl (operato dai cartelli messicani) starebbero ripagando gli anglofoni di quanto subito nel XIX secolo con le cosiddette Guerre dell’oppio, dove i britannici piegarono la Cina manu militari al consumo della potente droga che dà dipendenza.   «E la maggior parte di ciò che stiamo vedendo proviene da questo caso, e c’è molto di più. Vedremo quale delle quattro grandi banche statunitensi verrà nominata la prossima volta».   Nell’intervista viene detto che esisterebbe un nesso diretto tra Stato cinese e triade: Asher sostiene che le triadi cinesi come la 14K e la Sun Yee On sono state cooptate dal PCC per facilitare il riciclaggio di denaro e il traffico di droga a livello globale.   Viene quindi raccontato che studenti cinesi internazionali sarebbero usati come «muli»: incaricati dall’organo di influenza estera di Pechino, il Dipartimento del lavoro del Fronte Unito, gli studenti cinesi vengono sistematicamente utilizzati per depositare denaro contante legato al fentanyl per le Triadi e i cartelli messicani nelle banche nordamericane, ha affermato Asher. Gli investigatori ritengono che le istituzioni finanziarie abbiano consentito a cittadini internazionali «provenienti dalla Cina con visti per studenti di versare miliardi di dollari al mese in tutte le più grandi banche degli Stati Uniti».   L’Asher critica il governo canadese per l’inadeguata cooperazione nelle indagini sul Tse Chi Lop e più in generale sul traffico di fentanyl e sul riciclaggio di denaro della Triade e suggerisce che possibili influenze politiche e finanziarie stanno ostacolando l’efficace applicazione della legge.   L’incapacità di smantellare queste reti sta contribuendo all’attuale crisi del fentanyl, dice l’intervistato, che ogni anno miete decine di migliaia di vittime negli Stati Uniti e in Canada.   Asher aggiunge quindi che Pechino sovvenzionerebbe anche il traffico di metanfetamine, rivelando che gli investigatori del Congresso degli Stati Uniti sostengono che la Repubblica Popolare non sta solo incentivando le esportazioni di precursori del fentanyl, ma anche le vendite di metanfetamine.   Copper ha detto al sito ZeroHedge che il suo reportage a Vancouver ha scoperto come le Triadi avrebbero inizialmente utilizzato studenti cinesi per trasportare sacchi di denaro contante derivante dalla droga nei casinò, e i casinò avrebbero riciclato questi fondi dal fentanyl in lussuosi appartamenti e ville, causando la crisi dell’accessibilità economica degli alloggi in Canada, insieme alle morti per fentanyl.   Tuttavia, quando il COVID fece chiudere i casinò canadesi, le Triadi si sono semplicemente evolute, facendo sì che gli studenti aprissero conti bancari e trasportassero mazzette di denaro derivante dal fentanyl direttamente nei depositi bancari, in tutto il Nord America.

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Almeno cinquanta volte più potente dell’eroina, e quindi più facile da contrabbandare in quantità e altamente più letale, il fentanyl è considerato da alcuni come una vera arma di distruzione di massa.   Come riportato da Renovatio 21, i cartelli della droga messicani portano in Nordamerica il fentanyl (di fabbricazione cinese) tramite la massa di migranti e pure con incursioni di droni, che utilizzano talvolta pure in versione armata.   La pandemia ha portato un aumento delle morti per overdose tale che tra il 2020 e il 2021 si è raggiunta la cifra di 100 mila morti: una vera ecatombe. Già due anni fa era chiarissimo che le morti per droga di cittadini statunitensi superavano quelle per il COVID.   Il fentanil può provenire da laboratori in Messico che utilizzano sostanze chimiche fornite dalla Cina. Altre volte, pare che il fentanyl arrivi direttamente negli USA dalla Cina, addirittura tramite ordini che è possibile piazzare online. I cartelli messicani possono produrre fentanyl, ma la materia prima o il prodotto già pronto arriva decisamente dalle coste cinesi.   «Dal 2013, la Cina è stata la principale fonte del fentanyl che ha inondato il mercato delle droghe illecite degli Stati Uniti (…) alimentando l’epidemia di droga più mortale nella storia degli Stati Uniti. Sia l’amministrazione Obama che quella Trump hanno dedicato un significativo capitale diplomatico per convincere la Cina a reprimere la fornitura di fentanyl dalla Cina agli Stati Uniti, con la Cina che ha finalmente annunciato nell’aprile 2019 che la produzione, la vendita e l’esportazione di tutti i farmaci di classe fentanyl sono vietate, ad eccezione delle aziende autorizzate a cui il governo cinese ha concesso licenze speciali» scrive un saggio della Brookings Institution intitolato Fentanyl and geopolitics: Controlling opioid supply from China.   «Nonostante il fatto che la Cina sia orgogliosa di avere una forte posizione e reputazione antidroga – scriveva nel suo essay Vanda Felbab-Brown – è altamente improbabile che la Cina inizi una cooperazione antidroga con gli Stati Uniti (…) a meno che non inizi a sperimentare la propria epidemia di oppioidi sintetici. Inoltre, il significativo deterioramento delle relazioni USA-Cina potrebbe minare ulteriormente la volontà della Cina di applicare diligentemente il nuovo regolamento sul fentanyl».   La diffusione mortale del fentanil pare essere un corollario della cosiddetta «crisi degli oppioidi» ingenerata dalle prescrizioni mediche spinte con forza dalla multinazionale farmaceutica Purdue, con un arricchimento tale da rendere la famiglia ebrea che ne è a capo, i Sackler, una delle più abbienti degli USA.   Come riportato da Renovatio 21il Pentagono sta finanziando un vaccino contro il fentanil – si tratterebbe del primo caso di vaccino comportamentale, una porta che si apre su una società del controllo biologico sempre più distopica.   La sostanza mortale sembra che sia ora arrivata anche in Italia, dove di fatto è già presente come farmaco ospedaliero.

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Immagine di Paulo Barcellos Jr. via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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Droga e pena di morte, incremento delle esecuzioni in Arabia Saudita

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Vi è un aumento dell’esecuzione della pena di morte in Arabia Saudita, nonostante le promesse dei regnanti di finire la pratica, sostengono alcune ONG. Lo riporta la testata araba Middle East Eye.

 

L’Organizzazione europeo-saudita per i diritti umani (ESOHR) ha dichiarato giovedì che tra maggio e agosto si è registrato un forte aumento del ricorso alla pena di morte, con le esecuzioni che hanno raggiunto quota 30 entro il 22 agosto.

 

Solo nella prigione generale di Tabuk, almeno 50 persone rischiano l’esecuzione. Secondo ESOHR, 34 egiziani sono tra i condannati a morte in prigione, insieme ad altri stranieri, tra cui giordani e siriani.

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Due cittadini egiziani, Walid al-Baqi e Youssef Khudair, sono stati giustiziati il ​​13 agosto con l’accusa di contrabbando di marijuana e anfetamine, ha affermato l’organizzazione per i diritti umani.

 

L’ESOHR ha inoltre documentato gli abusi subiti dagli egiziani nel braccio della morte nella prigione di Tabuk, tra cui l’assenza dell’ambasciata egiziana nel regno, la negazione del loro diritto a una difesa adeguata, la mancata nomina di avvocati e casi di tortura e maltrattamenti.

 

Tra il 2020 e il 2022, l’Arabia Saudita aveva sospeso le esecuzioni per reati di droga. Tuttavia, sono riprese a dicembre 2022, provocando le proteste degli attivisti.

 

Negli ultimi anni il regno ha giustiziato centinaia di persone per vari reati, tra cui il dissenso politico.

 

Nel 2023, un rapporto congiunto di ESOHR e Reprieve ha rivelato che il tasso di esecuzioni di Riyadh è quasi raddoppiato da quando re Salman e suo figlio, Mohammed bin Salman, sono saliti al potere nel 2015. Tra il 2015 e il 2022, le esecuzioni sono aumentate dell’82 percento.

 

A febbraio di quest’anno, sette uomini sauditi sono stati uccisi in un’esecuzione di massa, il numero più alto di persone giustiziate in un giorno da quando ne furono uccisi 81 nel marzo 2022.

 

Come riportato da Renovatio 21, ad inizio marzo 2022 furono giustiziate 81 persone condannate per crimini che vanno dall’omicidio all’appartenenza a gruppi militanti, in quella che si ricorda come la più grande esecuzione di massa conosciuta nel regno nella sua storia moderna: il numero di giustiziati ha superato persino il bilancio di un’esecuzione di massa del gennaio 1980 per i 63 militanti condannati per aver sequestrato la Grande Moschea della Mecca nel 1979, il peggior attacco di sempre contro il regno e il luogo più sacro dell’Islam. Tra i giustiziati c’erano 73 sauditi, sette yemeniti e un siriano.

 

Nel 2019, il regno ha decapitato 37 cittadini sauditi, la maggior parte dei quali minoranze sciite, in un’esecuzione di massa in tutto il Paese per presunti crimini legati al terrorismo. Ha anche inchiodato pubblicamente a un palo il corpo mozzato e la testa di un condannato come avvertimento per gli altri. Tali crocifissioni dopo l’esecuzione, sebbene rare, si verificano nel regno.

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Secondo Reprieve, i cittadini stranieri, tra cui le lavoratrici domestiche e i tossicodipendenti, sono presi di mira in modo «sproporzionato».

 

Nonostante l’impegno assunto dal principe ereditario in un’intervista del 2018 di ridurre al minimo le esecuzioni, l’Arabia Saudita rimane uno dei Paesi con il maggior numero di esecuzioni al mondo.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel marzo 2023 un immigrato giordano fu giustiziato per narcotraffico. Secondo quanto riportato, avrebbe offerto una confessione forzata.

 

Piazza Deera, nel centro di Riyadh, conosciuta localmente come «piazza Chop-chop», è il luogo delle decapitazioni pubbliche.

 

Come scriveva nel 2015 un intervento sul New York Times: «Arabia Saudita, un ISIS che ce l’ha fatta».

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