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«Omini verdi russi in Europa»: il capo dell’Intelligence tedesca dice che la Russia potrebbe attaccare la NATO

La Russia potrebbe attaccare i paesi della NATO una volta terminato il conflitto in Ucraina, ha affermato il capo dell’agenzia di Intelligence estera tedesca (BND), nel tentativo di difendere un enorme aumento della spesa per l’esercito del paese.
«Siamo fiduciosi e disponiamo di dati di intelligence che indicano che l’Ucraina è solo un passo nel percorso verso l’Occidente», ha dichiarato Bruno Kahl quando gli è stato chiesto perché i tedeschi dovrebbero accettare di contrarre «debiti aggiuntivi» per finanziare il programma di riarmo e potenzialmente reintrodurre la coscrizione.
«Ci sono persone a Mosca che non credono più che l’Articolo 5 della NATO verrebbe rispettato e vorrebbero metterlo alla prova», ha detto il capo delle spie. Ha sostenuto che la Russia è scettica sulla determinazione dell’America a difendere i suoi alleati e a inviare truppe «attraverso l’Atlantico a morire per Tallinn, Riga o Vilnius».
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La Russia potrebbe «inviare omini verdi in Estonia» con il pretesto di proteggere la minoranza russofona dello Stato baltico, ha affermato Kahl. I media occidentali hanno usato il termine «omini verdi» per descrivere i commando inviati a proteggere la popolazione della Crimea prima del referendum del 2014, in cui l’ex regione ucraina ha respinto l’esito di un colpo di stato armato a Kiev sostenuto dagli Stati Uniti e ha votato per il rientro in Russia.
Il Kahl ha ipotizzato che l’obiettivo finale della Russia sia quello di «riportare la NATO al punto in cui si trovava alla fine degli anni Novanta» e cacciare gli Stati Uniti dall’Europa.
Mosca considera l’espansione verso est del blocco militare guidato dagli Stati Uniti una minaccia e l’ha citata come una delle cause profonde del conflitto ucraino. Il presidente Vladimir Putin, tuttavia, ha affermato che la Russia non ha intenzione di attaccare gli stati della NATO a meno che non venga attaccata per prima.
La Russia ha anche avvertito che gli aiuti militari occidentali a Kiev rendono di fatto la NATO «un partecipante diretto» al conflitto.
La Germania ha intensificato la sua retorica ostile nei confronti della Russia sotto la guida del nuovo cancelliere, Friedrich Merz, che il mese scorso ha dichiarato che l’Ucraina potrebbe ricevere missili da crociera a lungo raggio Taurus. Si è inoltre impegnato ad assistere l’Ucraina nella produzione delle proprie armi a lungo raggio.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva risposto accusando la Germania di minare il processo di pace.
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Il Kahl non è nuovo a dichiarazioni allarmanti sulla Russia.
Come riportato da Renovatio 21, nell’ottobre 2024 Kahl aveva detto ai Parlamentari del Bundestag che la Russia ha superato gli stati della NATO in termini di spesa militare e che il presidente Vladimir Putin «continuerà a mettere alla prova le linee rosse dell’Occidente e ad intensificare ulteriormente il confronto». «Il confronto militare diretto con la NATO è diventato un’opzione per Mosca», aveva affermato.
Il capo dell’Intelligence germanica aveva affermato che l’obiettivo finale del leader russo è quello di «spingere gli USA fuori dall’Europa» e riportare la NATO ai suoi confini di fine anni Novanta. Mosca cerca di formare una «sfera di influenza russa» e stabilire un «nuovo ordine mondiale», ha detto.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Perché il caso Epstein non andrà mai da nessuna parte

Journalist Nick Bryant explains why the federal government actively covers up the Jeffrey Epstein case:
“Epstein had cameras in all of his homes. Epstein was definitely a blackmail artist.” “The government wants to make sure that that does not come out. A huge part of our… pic.twitter.com/5cyMe2EAHp — Collin Rugg (@CollinRugg) July 8, 2025
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Intelligence
I servizi segreti britannici hanno infiltrato l’agenzia atomica ONU

Un agente dei servizi segreti britannici si sarebbe infiltrato presso l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) per coordinare le sanzioni occidentali contro l’Iran. Lo riporta la testata investigativa americana The Grayzone. La notizia circola nel circuito di informazione russo ma è introvabile presso testate occidentali.
Il sito di informazione statunitense ha citato documenti trapelati che descrivono un agente dell’MI6 e il suo ruolo all’interno dell’organismo di controllo delle Nazioni Unite.
Il curriculum dell’agente sarebbe emerso da una serie di documenti riservati trapelati, che dettagliavano le operazioni di Torchlight, un’organizzazione di intelligence britannica. L’individuo sarebbe stato coinvolto persino nella copertura del ruolo dell’intelligence britannica nella morte della principessa Diana (!) e accusato dalle autorità greche di aver orchestrato il rapimento e la tortura di immigrati pakistani ad Atene.
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Secondo quanto riportato dal suo curriculum, l’uomo avrebbe anche «guidato grandi team interagenzia per identificare e contrastare la diffusione della tecnologia delle armi nucleari, chimiche e biologiche», anche attraverso «il supporto all’AIEA e all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW)».
L’agente avrebbe avuto un ruolo chiave nell’organizzare le sanzioni contro l’Iran, secondo quanto riportato, «costruendo relazioni altamente efficaci e di reciproco sostegno tra il governo e con i principali colleghi statunitensi, europei, mediorientali ed estremo-orientali per la strategia» tra il 2010 e il 2012. Si attribuisce inoltre il merito di aver reso possibile «l’importante successo diplomatico dell’accordo sul nucleare e sulle sanzioni iraniano».
Durante il periodo in cui l’agente ha operato presso il Centro Antiproliferazione del Ministero degli Esteri britannico, si sarebbe verificato un aumento significativo delle sanzioni occidentali e delle operazioni segrete contro gli scienziati iraniani. In quel tempo, gli omicidi e i sabotaggi israeliani si intensificarono, mentre Stati Uniti e Unione Europea applicavano dure sanzioni economiche.
L’Iran ha a lungo accusato l’AIEA di collaborare con i suoi avversari, sostenendo che l’agenzia abbia fornito a Israele informazioni sensibili, come l’identità di scienziati nucleari e dettagli su infrastrutture strategiche, colpite il mese scorso da attacchi aerei israeliani e americani.
Il 12 giugno, l’AIEA ha accusato l’Iran di aver violato il Trattato di non proliferazione nucleare, senza però fornire prove concrete di un programma di armamento nucleare. Il giorno successivo, Israele ha condotto attacchi contro scienziati nucleari iraniani e impianti di arricchimento dell’uranio. L’Iran ha respinto le accuse e ha risposto agli attacchi.
Il 22 giugno, gli Stati Uniti hanno partecipato all’operazione israeliana. Il conflitto, durato 12 giorni, si è concluso la settimana scorsa con un cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti, finora rispettato.
In risposta, Teheran ha interrotto la collaborazione con l’AIEA, vietando l’ingresso nel Paese al Direttore Generale Rafael Grossi e decidendo di sospendere il monitoraggio regolare dei suoi siti nucleari. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha criticato Grossi per aver pubblicato un «rapporto fazioso», utilizzato da Israele come pretesto per il suo attacco «illegale».
Particolare la parte che parla della morte della principessa Diana. The Grayzone riporta un articolo del 2001 che sosteneva che l’uomo sarebbe «arrivato a Parigi settimane prima del fatale incidente automobilistico della principessa Diana in città il 31 agosto 1997, e fu successivamente accusato di aver condotto “operazioni di informazione” per deviare le diffuse speculazioni pubbliche sul fatto che l’Intelligence britannica fosse responsabile della sua morte».
Il mistero della morte di Lady Diana, che un tempo tanto appassionava il pubblico mondiale, è oramai una realtà totalmente dimenticata, nonostante le continue rivelazioni uscite negli anni.
A quel tempo era legittimo parlare di «complotti»: bisogna ricordare comi perfino in certa stampa mainstream, di dubbi ve ne fossero pochi: la morte di Diana fu innescata dal suo matrimonio programmato con il jetsetter musulmano Dodi al-Fayed, figlio di un controverso ricco imprenditore egiziano attivo a Londra e di Samira Khasoggi, sorella di Adnan Khashoggi, trafficante d’armi saudita e playboy internazionale (con prede ambitissime come Farrah Fawcett, Raquel Welch, Brooke Shields e Lory Del Santo) che fu per un certo periodo considerato l’uomo più ricco del mondo.
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Secondo alcuni Kashoggi gestiva nel suo yacht (poi comprato da Donald Trump…) un sistema di ricatto internazionale, con belle signorine che incontravano i potenti della Terra – in pratica il modello Esptein, una costante del mondo dell’Intelligence. Dodi era quindi cugino di primo grado di Jamal Khashoggi, l’editorialista del Washington Post che secondo la CIA fu squartato al consolato saudita di Istanbul su ordine del principe di Riyadh Mohammed bin Salman, il celebre amico di Matteo Renzi.
La famiglia Khashoggi, prima di cadere in disgrazia con l’ascesa di MbS, era stata praticamente tra le più potenti in Arabia Saudita, con rapporti eccellenti, grazie ai traffici di zio Adnan, con elementi dello Stato profondo americano (fu coinvolto nello scandalo Iran-Contra) e con mezzo mondo – per esempio con le Filippine del presidente Ferdinand Marcos.
Diana, quindi, in casa non si stava portando solo un boyfriend islamico, ma un pezzo di finanza e di geopolitica enorme, con accenti wahabiti e statunitensi.
Ma questa è una storia passata. Altre attività, magari portate avanti dagli stessi soggetti, ora impegnano il mondo delle ombre tra Albione e il resto del pianeta.
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Immagine di IAEA Imagebank via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Il nonno del nuovo capo dei servizi segreti britannici MI6 era un «macellaio» nazista ucraino

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