Necrocultura
Montini ha aiutato la bomba atomica. Bergoglio la bomba a mRNA

Sta per finire anche questo triduo atomico 2022. Non è una ricorrenza molto sentita qui, ci rendiamo conto: il bombardamento di Hiroshima il 6 agosto 1945 e di Nagasaki tre giorni dopo non colpisce l’immaginario di tutti – solo di qualche apocalittico che realizza la portata del fenomeno, ossia l’introduzione del concetto di potenziale annientamento dell’intero genere umano. In pratica, sì, l’apocalisse.
In questi tre giorni, a Hiroshima c’è una grande manifestazione serale, capeggiata dal sindaco, dove tutti, hibakusha (i «sopravvissuti alla bomba») in testa, depongono origami lungo il fiume, a lato del genbaku dome, un palazzo liberty che hanno lasciato devastato per farne un simbolo del martirio atomico della città.
A Nagasaki, la città cattolica, è diverso – malgrado la distruzione sia stata perfino maggiore, e assuma uno strano sapore religioso: la bomba cadde sulla cattedrale di Urakami, durante l’orario delle confessioni. Pochi metri più in là, la piazzetta dove trovarono il martirio decine di cristiani giapponesi – tra cui alcuni bambini – tra il XVI e il XVII secolo. Nagasaki, per qualche motivo, non pare intaccata del «dolorismo» che si respira ad Hiroshima.
Tuttavia, dico che sono rimasto ore a fissare, nel museo sotto la cattedrale ricostruita, un rosario dissolto dalla bomba atomica.
A pochi importa, perché in fondo la maggior parte delle persone ha confinato la possibilità di sterminio termonucleare alle due città giapponesi bombardate dal massone Truman. Al massimo, c’era da avere un po’ di paura durante la Guerra Fredda. Ma ora? Tutto è alle spalle. Giusto?
La realtà è che un uomo che possa dirsi tale non può non pensare alla possibilità di distruzione del mondo, anche più volte al giorno.
Quindi, non è lecito abbandonare il monito mostruoso di Hiroshima e Nagasaki.
Noi lo facciamo a modo nostro. Ogni anno, ripubblichiamo un articolo in particolare (quest’anno lo abbiamo segnalato nella Newslettera di sabato), quello secondo cui il Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, avrebbe stoppato il canale per gli accordi di pace che Tokyo voleva creare con Washington per tramite della Santa Sede, in cui da pochi mesi (abbiamo visto pochi anni fa una cerimonia per il 75° delle relazioni: un rito pagano in Vaticano) il Giappone aveva un ambasciatore, Ken Harada, e un rappresentante piuttosto operativo, Masahide Kanayama. La storia dice, più o meno, che gli sforzi dei diplomatici nipponici si scontrarono contro il muro di Montini, noto per essere vicino al capo dei servizi americani James Jesus Angleton.
In pratica, il futuro papa, che all’epoca sostituto della Segreteria di Stato, non trasmise il programma di pace giapponese a Pio XII – il risultato fu la continuazione della guerra fino al suo doppio climax nucleare, una trovata americana utile a spaventare l’Unione Sovietica che da pochissimi giorni (cose che molti non sanno…) aveva dichiarato guerra al Giappone, preparandosi con probabilità ad invadere la grande isola settentrionale dell’Hokkaido.
Il destino del Giappone poteva quindi essere quello di una Paese diviso in due da una spartizione delle superpotenze, come la Germania, e poi la Corea, il Vietnam, etc.
Ciò non accadde, perché la dimostrazione della potenza dell’atomo diede agli americani un vantaggio militare e decisionale sulla nuova epoca.
Quindi, qualcuno può arrivare a dire che, con le sue azioni volte forse a favorire gli USA, il Montini aprì la strada alla distruzione atomica delle due cittadine giapponesi, una delle quali pure l’unica cattolica in tutto il Sol Levante.
Si tratta di una visione storica abissale: un futuro papa… responsabile dello distruzione nucleare? Qualche studioso americano ammicca. Quali forse i motivi del favore concesso da Montini agli uomini di Washington, è motivo di speculazione. Ci sono quelli che, convinti, ricordano che si tratta del Paese con la bandiera piena di stelle a 5 punte, e che un identico pentacolo si trova anche nella mano della sue effigie scolpita in bronzo sulla Porta del Bene e del Male posta in uno degli ingressi del Vaticano.
Questa storia di Vaticano atomico, che in Italia praticamente abbiamo raccontato solo noi, ci è costata vari attacchi, lettere infuocate di persone indignate, qualche insulto.
È comprensibile. Se ciò fosse vero, riconosciamo quanto potrebbe essere difficile da accettare. Un uomo che diviene papa non può aver lavorato per la morte di centinaia di migliaia di persone – non è possibile.
Tuttavia, è un pensiero che deve tornarci in mente oggi, quasi 80 anni dopo.
Bergoglio, a quanto possiamo sapere, non ha tramato per accelerare l’annientamento cattolico di alcune città, tuttavia è innegabile che si sia speso, anche apertamente, per una bomba dagli effetti ancora più massivi: la bomba all’mRNA.
In molti hanno sottolineato che la campagna di vaccinazione mondiale, fatta senza conoscere i rischi a lungo termine di una tecnologia di modifica genetica mai prima provata sull’uomo, possa dirsi una potenziale «bomba ad orologeria».
Non sappiamo quando scoppierà: al momento possiamo solo, come tentiamo di fare qui, registrare il numero impressionante di morti e feriti, dati che trovano la loro via nonostante la spirale del silenzio dei media, della politica e dell’infame classe medica che ora, per spiegare il massacro in corso, si è inventata la «morte in culla» per adulti.
Possiamo ritenere, tuttavia, che siamo solo all’inizio. Potremmo vedere altri effetti nei prossimi mesi, o anni. Per esempio, un calo delle nascite, dovuto al fatto oramai certo – nonostante i mesi di smentite dall’alto – che il vaccino possa interferire con il ciclo delle donne.
La bomba mRNA, quindi, possiamo dire che è bella che innescata.
Sappiamo come il Bergoglio abbia dato una grande mano. Ha cacciato chi in Vaticano si opponeva al siero genico. Ha creato il primo volo interamente vaccinato della storia, quello che lo ha portato in Iraq. Ha incontrato in segreto due volte Albert Bourla, il CEO di Pfizer. Ha fatto campagna per il vaccino in ogni modo, al punto da sembrare, come è stato detto, un piazzista di Big Pharma.
Soprattutto, Bergoglio ha agito con lo strumento definitivo per vaccinare tutti: il silenzio.
Il silenzio papale sull’origine maligna del siero – l’uso di linee cellulare da feto abortito – ha disintegrato l’unico scudo rimasto a chi voleva evitare la siringa, l’obiezione di coscienza. Questa grande foglia di fico della morale moderna, a cui però grati si sarebbero attaccati in milioni in tutto il mondo.
Non avvicinandosi nemmeno al tema, il papa ha direttamente reso inservibile l’argomento: medici, infermieri, soldati, in Italia come negli USA e ovunque, si sono visti così rigettate le proprie richieste di esenzione. È inutile ricordare che non era mai successo: l’obiezione di coscienza, qui come oltreoceano, era una vacca sacra, una riserva indiana che il potere della Cultura della Morte aveva deciso di lasciare intatta.
Ora, grazie a Francesco, non è più così.
Una parte considerevole dell’umanità, grazie al papa, è ora stata iniettata con una sostanza sintetica, che in natura è talmente potente da poter trasformare il bruco in farfalla: l’mRNA. Ossia, una molecola della vita, sempre più vicina a quella utilizzata dal Signore per creare l’uomo e la natura, che nei preti dovrebbe quindi incutere riverenza e timore.
Sappiamo dalle gole profonde scappate dalla filiera intorno a Pfizer quanto i laboratori reputassero importante quel che pensava la gerarchia cattolica, e quindi non è un mistero che la storia delle linee cellulari da aborto sia stata occultata, o passata nei media come una fake news. Non lo è.
Possiamo dire, di nostro, che questo è il lavoro che nel 2017, 2018 e 2019 aveva cominciato a fare Renovatio 21: spingere il mondo cattolico, cardinali inclusi, a rendersi conto del problema etico dei vaccini fatti con pezzi di bambino innocente. Se avessimo avuto successo, se dall’altra parte non vi fosse stato solo un Vaticano quasi interamente occupato dalle forze del male, possiamo dire che avremo dato un contributo nemmeno piccolo alla follia del 2021: sarebbe bastata una parola, da parte cattolica, e le esenzioni di milioni di persone in tutto il mondo sarebbero divenute valide.
Non è andata così. Abbiamo fallito noi. Soprattutto, però ci siamo scontrati ingenuamente con un piano che il papa stava già portando avanti da anni, visibilmente, per quanto ci riguarda, dal 2017, quando vescovi e preti si buttarono a pesce a difendere la legge Lorenzin.
Il papa aveva un suo disegno da portare avanti, evidentemente. Voleva arrivare, abbiamo scritto, a universalizzare quel «battesimo di Satana» che è il vaccino.
Ci è riuscito.
La bomba genetica è detonata in tutto il pianeta, in larga parte grazie a lui, che non ha concesso ai suoi fedeli di obiettare secondo lo Spirito.
Ora, se dovessimo fare un calcolo utilitarista… Montini e le bombe atomiche che (forse) avrebbe contribuito più o meno involontariamente ad organizzare, oppure Bergoglio, e i suoi spot in mondovisione al siero genico, la sua protervia nel punire i non vaccinati, la sua insistenza nell’infettare il gregge con l’mRNA alieno… ?
Ecco, non vogliamo dare una risposta. Il lettore se la dia da sé.
L’importante per noi era significare che c’è la bomba atomica, ma c’è anche la bomba genica. Non c’è solo la distruzione nucleare, ma anche la distruzione biomolecolare. E il papa ha decisamente le sue responsabilità in materia.
Il tema, ad ogni modo, è sempre lo stesso: la Necrocultura, che ha sovvertito anche i palazzi della divina istituzione fondata per combatterla.
Scrivevamo, all’inizio di questo articolo, di quegli uomini che, in quanto uomini, temono l’apocalisse.
Vi sono, con evidenza, uomini che l’apocalisse la desiderano.
Chi servono?
Roberto Dal Bosco
Immagine di Dark-Wayfarer via Deviantart pubblicata su licenza Attribution-NonCommercial-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-NC-SA 3.0); immagine modificata nel colore.
Necrocultura
Materialismo e Necrocultura: il disastro italiano nelle relazioni personali

In un mondo dove la nostra religione cristiana sembra un accessorio sempre meno presente nelle nostre vite e i cattolici italiani sono in drastico calo e non conoscono più la loro fede, prende sempre più corpo una società fondata sul materialismo, una società che inneggia direttamente alla Necrocultura e a una visione orizzontale della vita, senza avere quella percezione verticale di trascendenza e spiritualità che ha caratterizzato, fino a qualche decennio fa, le precedenti generazioni.
Possiamo osservare un gretto materialismo individualista, dove tra i meno giovani, quando ci si confronta nell’ordinario, si tende a porre l’accento su quel primo obiettivo (e spesso come fosse un vanto) che è la posizione sociale e lavorativa, che viene misurata in quello che percepiamo in busta paga a fine mese.
È sempre più raro affermarsi nella nostra comunità per quello che effettivamente facciamo, per una prospettiva di crescita umana, culturale o spirituale. Conta solo il danaro che illude di essere migliori del prossimo. Una visione effimera, che colma, all’atto pratico, i nostri desideri più bassi quali le vacanze, la bella macchina, un abito firmato, un orologio o un gioiello, ma di certo non riempie in alcun modo il vuoto morale e culturale che ci portiamo dentro.
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Il materialismo della quotidianità sfocia anche nell’egoismo tradotto nell’individualismo «devo avere il diritto di vivere la mia vita» o del «devo rifarmi una vita». Quante volte abbiamo udito queste frasi che ci risuonano fin troppo spesso durante la pausa caffè con i nostri colleghi o seduti per un irrinunciabile aperitivo. Di fatto poi la vita ci pone dinanzi a delle responsabilità familiari. Gli obblighi morali verso nostra moglie, verso i figli e gli altri familiari.
Non vorrei addentrarmi nel discorso della disgregazione delle unioni sentimentali – che oggi più che mai ci appare come una nuova normalità – ma mi limito a citare i dati ISTAT relativi all’anno 2023: 139.887 matrimoni e 82.392 separazioni. Lascio a voi stilare la percentuale, ma il «diritto» a «rifarsi una vita» evidentemente è ben più forte del cercare di mantenere unita la famiglia.
Di contro abbiamo un «femminismo sfrenato» che urla le proprie libertà appoggiando incondizionatamente il «diritto all’aborto», in quanto sostiene che sia più importante il vivere in libertà la vita della donna, che la vita del figlio che brevemente si porta in grembo. Le istituzioni oggi avvallano questi «desideri», come in Inghilterra, dove il reato di aborto è stato definitivamente abrogato, capitolo recente dell’ascesa del gius-edonismo, «il diritto al piacere» prima di ogni altra cosa, caposaldo dell’utilitarismo.
L’utilitarismo si esprime anche in quella ricerca di felicità effimera tramite prolungamenti di una «movida» che non esiste più (parlo soprattutto della generazione dei quarantenni e cinquantenni), di «diversamente giovani» che tentano di allungare un periodo della loro esistenza che giocoforza appartiene al passato, perché è figlio di un’altra età oramai tramontata, che aveva la sua massima espressione in quegli anni leggeri e spensierati.
Riprodurre fasi giovanili della vita da over quaranta potrebbe risultare patetico e anacronistico, ma orde di cinquantenni sembrano non arrendersi e riempiono locali e bar dove si beve, si balla e si tenta una sorta di socializzazione – che, va detto, altrimenti è sostituita dai social network con la loro narrazione deviata della realtà, una visione patinata della realtà che si basa sull’invidia e il risentimento per il prossimo, ostentando in reel e stories foto di un effimero benessere.
Quel benessere deve essere perseguito a ogni costo e nel perseguirlo scorgiamo una società ipocrita nel suo professare carità e benevolenza nei confronti dei deboli e dei fragili, ma non accettando le difficoltà della vita.
Sempre più frequentemente – in una società che vive un inverno demografico senza precedenti e destinata inesorabilmente ad invecchiare – ci troviamo alle prese con l’anzianità dei nostri cari, i quali necessitano di compagnia, di affetto e di cure.
Nel 2022 il 2,6% degli ultra sessantacinque ha usufruito di un servizio residenziale all’interno di una RSA e un altro 3,2% ha ricevuto Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Se consideriamo gli over settantacinque siamo rispettivamente al 4,6% e al 5,3% di persone che sono state assistite. Dal 2017 al 2022 siamo passati dalle 296 mila persone con oltre sessantacinque anni residenti in RSA alle 362 mila.
In Italia, la solitudine degli anziani rappresenta una vera e propria emergenza sociale sottaciuta e nascosta, che con il passare degli anni rischia un sensibile peggioramento. Al momento, dati alla mano, circa 2,5 milioni di persone oltre i settantaquattro anni vivono da sole, una condizione che riguarda ben il 40% di essi. Viste le condizioni e il trend, i dati sono destinati a crescere nei prossimi anni.
Evidentemente molti figli o nipoti preferiscono le loro libertà, la loro indipendenza, la loro «crescita sociale», piuttosto che vivere o fare compagnia ai propri cari.
Troppe volte gli anziani appaiono come un peso, un ostacolo ai nostri desideri, un impiccio alla soddisfazione dei nostri effimeri egoismi. L’egoismo come ragion d’essere; «io voglio vivere la mia vita», «pretendo di vivere la mia vita», oscurati da qualsiasi afflato di bontà e carità verso il prossimo.
La disumanità che ci vede lasciare «i fragili» abbandonati a loro stessi, senza una telefonata, senza una visita, senza una carezza, senza una parola di conforto. Tutto questo in una società «moderna e inclusiva» è del tutto inaccettabile, ma evidentemente l’inclusività non deve ledere le libertà personali.
Coloro che oggi non si prendono cura dei propri nonni o dei genitori, domani che invecchieranno anche loro, chi li aiuterà e li sosterrà? Ci sono forti possibilità che il problema non gli si ponga, in quanto l’eutanasia, o meglio la «dolce morte» o il suicidio assistito – secondo la neo lingua del politicamente corretto – gli venga in soccorso.
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Uno Stato illuminato come il Canada si fa portabandiera della nuova necropolitica sociale e i dati ufficiali del governo ci mostrano che circa la metà dei cittadini che non sono malati terminali, desideravano porre fine alla propria vita tramite il suicidio assistito autorizzato dallo Stato (che laggiù chiamano MAiD), perché affermavano di sentirsi soli.
L’Europa si allinea agli echi d’oltreoceano, tanto che in il presidente del più grande fondo sanitario belga, Christian Mutualities (CM), ha chiesto una soluzione radicale al problema dell’invecchiamento della popolazione, dichiarando ai media che alle persone stanche della vita dovrebbe essere permesso di porvi fine.
Come riportato da Renovatio 21, in Olanda invece, il rapporto annuale per il 2023 dei comitati regionali di revisione dell’eutanasia (RTE), identificano un aumento del 4% delle eutanasie rispetto al 2022. Va ricordato che in quel Paese il termine eutanasia comprende l’iniezione letale e suicidio assistito. I 9.068 decessi rappresentano il 5,4% del totale dei deceduti.
Quando non siamo più utili a questo schema sociale, possiamo tranquillamente morire. Ce lo insegna bene il rock n’ roll, che nel corso delle ultime decadi ci ha educato con il suo spirito falsamente libero e ribelle. Le «vecchie cariatidi musicali», quando divengono anacronistiche per stare su un palco e non possono più gozzovigliare a loro piacimento, ecco che decidono di farsi un bel funerale laico prima della morte, che sia indotta o naturale.
«Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto chi può far perdere nella Geenna e anima e corpo» (Mt 10, 28).
Sempre con maggior enfasi la Necrocultura prolifera sui social con numerosi post della «generazione di mezzo» che esaltano l’eroismo di chi ha deciso di mettere fine alla propria vita. Una magnificazione della morte in antitesi con la nostra religione che ci dice che la morte non è altro che un passaggio verso la vita eterna.
Francesco Rondolini
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Gender
Pedofilo omosessuale ottiene un bambino tramite maternità surrogata. Bisogna stupirsi?

Unless a miracle happens, this child has almost no chance at a normal life. pic.twitter.com/dwwXaH4Nbi
— Derek Blighe (@BligheDerek) July 27, 2025
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«Concepire un bambino con l’intenzione di affidarlo a una famiglia senza madre per farlo crescere da queste due creature», ha scritto il commentatore cattolico youtuber Matt Walsh su X. «Assolutamente orribile. Una malvagità indescrivibile».How do sick degenerates like this get approved to be the guardian of a child?
As far as I’m concerned, anyone involved in their approval process should be in prison. https://t.co/j8blpeoLGY pic.twitter.com/mqKU0kwnYv — Riley Gaines (@Riley_Gaines_) July 28, 2025
Secondo quanto scrive Lifesite, non solo la coppia è riuscita ad ottenere il bambino nonostante i trascorsi sessuali criminali dell’uomo, ma pare che abbiano utilizzato l’app di crowdfunding GoFundMe per aiutarlo. «È stato rivelato che una coppia gay che ha finanziato tramite crowdfunding il proprio percorso di maternità surrogata ora ha la custodia di un bambino, nonostante uno dei partner (…) sia stato condannato per reati sessuali su minori, sfruttando una scappatoia della Pennsylvania per la maternità surrogata che aggira le restrizioni statali sull’adozione per i predatori registrati», ha riportato Right Angle News Network su X. «Orribile», ha scritto l’attivista pro-life Lila Rose, fondatrice di LiveAction. «Dopo la diffusione virale di un video di due uomini che baciavano un neonato acquistato tramite crowdsourcing, fecondazione in vitro e madre surrogata, gli investigatori di internet hanno scoperto che uno degli uomini era un molestatore sessuale registrato».Turns out this might be a surrogacy situation. That’s even worse. Conceiving a child with the intention of placing him in a motherless home to be raised by these two creatures. Absolutely horrifying. Evil beyond description.
— Matt Walsh (@MattWalshBlog) July 28, 2025
«Non è richiesto alcun processo di verifica per la maternità surrogata. Chiunque abbia soldi può comprare un bambino», ha detto Rose. «Non solo questo bambino è stato privato di una madre intenzionalmente, ma non sono stati messi in atto meccanismi di sicurezza per proteggerlo. I bambini non sono merci». «Vietate la maternità surrogata», ha aggiunto la Rose. La deputata repubblicana degli Stati Uniti Anna Paulina Luna ha chiesto al procuratore generale della Pennsylvania: «perché a questo molestatore di bambini è consentito adottare un bambino?» «Il fatto che quest’uomo stia sfruttando una scappatoia che consente l’adozione tramite maternità surrogata, pur essendo un molestatore sessuale registrato, è disgustoso. Dovrebbe essere FUORILEGGE», ha dichiarato. «Non mi interessa chi sei, qual è la tua razza o il tuo genere: se sei un molestatore sessuale registrato, non ti dovrebbe essere permesso di avvicinarti ai bambini, figuriamoci adottarli», ha detto la Luna.Horrific.
After a viral video of two men kissing a little baby boy who they bought via crowdsourcing, IVF and a surrogate, internet sleuths discovered one of the men was a registered sex offender. No vetting process is required for surrogacy. Anyone with money can buy a child.… pic.twitter.com/AkBYxJLy5I — Lila Rose (@LilaGraceRose) July 29, 2025
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Bioetica
La pop star britannica Lily Allen ride mentre racconta i suoi molteplici aborti

La cantante, cantautrice e attrice Lily Allen, candidata ai Grammy ha dichiarato in un recente podcast, di non ricordare quanti aborti ha avuto, mentre rideva sguaiatamente della materia.
In una puntata del podcast Miss Me? del 1° luglio, Allen ha parlato dettagliatamente della sua vita personale. «Ora ho una spirale», cioè dispositivo contraccettivo intrauterino (che di fatto è un abortivo e non un contraccettivo, perché uccide l’emrbione), ha detto alla co-conduttrice del podcast Miquita Oliver. «Credo di essere al terzo o quarto figlio e ricordo solo che prima era una zona disastrata. Rimanevo incinta di continuo».
La Allen, che ha una figlia di 13 anni e una di 11 con l’ex marito (il secondo marito è il robusto attore hollywoodiano David Harbour, noto per la serie Stranger Things e per le sue veementi sparate contro Trump; ma sembra si sia separata anche da questo) ha poi parlato dei bambini che ha abortito. «Aborti, ne ho avuti alcuni, ma d’altronde», ha cantato ridacchiando sulle note della nota canzone My Way di Frank Sinatra, poi rifatta dai Sex Pistols. «Non ricordo esattamente quanti. Non ricordo, sì. Penso forse cinque, quattro o cinque».
This is sad. But what I find disgusting is that Allen pretended one of her abortions was a miscarriage. She chose to end the life of her unborn baby. Women don’t choose to miscarry. pic.twitter.com/ldJoB3l3hy
— Fleur Elizabeth (@fleurmeston) July 3, 2025
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«Ricordo che una volta sono rimasta incinta e l’uomo mi ha pagato l’aborto, e io ho pensato che fosse così romantico», ha detto la cantante. Tuttavia, la donna da allora ha cambiato idea su quell’episodio in particolare. «Ti dico quanto è stato romantico: non credo che mi abbia scritto dopo. Giusto, a dire il vero. Ero una pazza stronza. Lo sono ancora».
Lungi dall’essere scioccata, l’intervistatrice Miquita Oliver ha risposto osservando che anche lei aveva avuto «circa cinque» aborti e che l’inserimento della spirale contraccettiva le aveva assicurato di «smettere di abortire», cosa che pare fosse divenuta diventata di routine. «Lo schema era: sfortunatamente, rimango incinta, non voglio esserlo, abortisco, poi mentre sono sedata durante l’aborto, mi mettono la spirale», ha detto. «Mi sentivo davvero in imbarazzo anche solo a dire di aver avuto più di un aborto, perché diavolo dovrei vergognarmi? Ne ho avuti diversi».
«Mi irrita davvero, e l’ho già detto apertamente. Ho visto meme in giro a volte, su Instagram, da account pro-aborto o altro, ogni volta che si parla di questo argomento, e all’improvviso si comincia a vedere gente che pubblica cose su motivi straordinari per abortire», ha ammesso Allen.
«Tipo: “Mia zia aveva una figlia con questa disabilità”, o qualcosa del genere, ‘Se fosse andata a termine la morte l’avrebbe uccisa, quindi dobbiamo farlo”», ha continuato. «È come dire: ‘Stai zitto!’ Semplicemente: “Non voglio un fottuto bambino in questo momento”. Letteralmente: “Non voglio un bambino” è una ragione sufficiente».
«In uno degli aborti che ho avuto, odiavo quell’uomo e non avevo assolutamente alcun interesse ad avere quel fottuto figlio», ha aggiunto Oliver. «Ho pensato: “Assolutamente no”, e come sapete, per tutti i miei 20 e 30 anni, avere un bambino non è stato poi così importante per me, e mi sarebbe dispiaciuto non avere la possibilità e la libertà di fare ciò che dovevo fare per la mia vita».
La Allen ha da tempo espresso apertamente la sua posizione pro-aborto. Nel 2012, mentre era incinta (di un bambino che aveva tenuto in grembo), rispose su Twitter al suggerimento del ministro della Salute britannico Jeremy Hunt di ridurre il limite di aborto a 12 settimane, scrivendo: «possono questi idioti dalla mente ristretta smettere di dire alle donne se hanno diritto o meno all’aborto, per favore?»
Nel 2022, è salita sul palco con Olivia Rodrigo al festival musicale di Glastonbury per cantare la sua hit Fuck You, per denunciare la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare la sentenza Roe v. Wade.
«Vorrei che la gente smettesse di pubblicare esempi di motivi eccezionali per abortire» aveva scritto su Instagram. «La maggior parte delle persone che conosco, me compresa, semplicemente non voleva avere un fottuto bambino. E questa è una ragione sufficiente! Non dobbiamo giustificarlo. Non dovrebbe essere necessario dirlo, e penso che tutti questi esempi facciano solo il gioco dei cattivi».
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Si tratta del libero aborto invocato dalle femministe – cioè senza alcuna remore, feticidio a comando, per capriccio, pure, magari pure pagato dallo Stato.
La realtà è che si sta andando oltre: le frange femministe, sempre più vecchie e inacidite (la vita «libera», cui aspiravano, che era di fatto solo mancanza di morale e odio della legge naturale, ha presentato il conto) stanno trasformando l’aborto da diritto a vero e proprio «sacramento» della vita moderna.
Ciò è in linea con varie realtà religiose, come le serque di sigle ebraiche (cui si sono aggiunti i satanisti organizzati) che hanno reagito alla sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson che defederalizzava il diritto di aborto dichiarando che il feticidio è un loro diritto religioso.
Guardiamo la realtà per quello che è: le popstar ridono del sacrificio umano, vi partecipano, ne difendono la continuazione. La situazione della cultura popolare oggi è questa. Sappiamo come chiamarla: la musica, il cinema, la TV e pure altre forme di intrattenimento come le letteratura, la filosofia, la politica, vivono sotto l’ombra della Necrocultura.
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Immagine di Justin Higuchi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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